Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 September 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
1 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
Ateneo. Dei 170 posti disponibili nella facoltà più della metà finirebbero a esterni
Cagliaritani ultimi nei test di Medicina
Nella simulazione nazionale promossi soltanto in 74
Da Medicina e Chirurgia l'allarme: «Pensiamo a dei corsi nelle scuole superiori per preparare i ragazzi ai test di ammissione».
Dopo Odontoiatria arriva la mazzata di Medicina e Chirurgia: studenti cagliaritani ancora una volta ultimi in classifica. Dei 170 posti a disposizione nella facoltà di Cagliari, dopo i test di ammissione della settimana scorsa, verrebbero ammessi soltanto 74 studenti locali, che non coprirebbero neanche la metà dei posti disponibili. Il condizionale è d'obbligo: per quest'anno in Medicina e Chirurgia non verrà applicata la graduatoria nazionale. Ma l'allarme non va trascurato. Lo sanno bene i vertici del corso universitario: «È necessario preparare i ragazzi ai test nell'ultimo anno delle scuole, superiori». ultimo postoLa simulazione predisposta dal Ced di Medicina è spietata: soltanto il 43,5 per cento dei posti disponibili nella facoltà cagliaritana verrebbero occupati da studenti locali. Un dato disastroso, peggiore di quello dell'anno scorso, quando sarebbero stati 80 gli ammessi (47 per cento). La media voto dei 984 partecipanti è stata di 26,1 punti. Hanno fatto peggio soltanto gli studenti della facoltà di Catanzaro con 24,7. il miglioramento«Inutile nasconderlo - commenta Amedeo Columbano, presidente del corso di Medicina, - non riusciamo a reggere il confronto nazionale. Peccato perché un miglioramento c'è stato: l'ultimo dei 170 che ha passato il concorso a Cagliari ha preso 35,5. Sette punti in più rispetto all'ultimo degli ammessi dell'anno scorso. Speravo fosse una risposta al flop di Odontoiatria. Invece probabilmente i test sono risultati semplicemente più accessibili». Un miglioramento in ogni caso relativo: soltanto 19 partecipanti su 984 hanno superato la sufficienza (48 punti). «Si deve intervenire già da quest'anno - conclude Columbano - con dei corsi rivolti a quei ragazzi che a febbraio avranno già scelto di seguire gli studi universitari basate su materie scientifiche». (m. v.)

2 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Cagliari
Studenti. L'accordo di locazione garantisce prezzi bassi ma quasi nessuno lo applica
Affitto agevolato, un sogno per pochi
Firmati solo 500 contratti concordati per i 16 mila fuori sede
In città, su 16.000 studenti fuori sede solo 500 hanno stipulato il contratto concordato che garantisce affitti delle case più bassi
 
Affittasi camera, solo studenti, magari senza contratto. La proposta tipo, per molti dei 16.000 universitari fuori sede, è questa. Bisognerebbe aggiungere le condizioni fatiscenti delle case e il salasso garantito. Eppure, una soluzione ci sarebbe, ma non interessa a nessuno. Si chiama contratto concordato: frutto di un accordo tra comune di Cagliari, organizzazioni sindacali di inquilini e padroni di casa, è fatto apposta per gli universitari. È in vigore da quasi due anni e stabilisce vantaggi per entrambe le parti, ma nel 2004 l'hanno firmato in 500. Perché così pochi? Non certo per il timore di vincoli eccessivi, visto che la durata minima dell'accordo è di sei mesi, quella massima di 36. Per gli studentiI vantaggi per gli studenti sono molti. In primo luogo sul fronte affitti. Il canone degli appartamenti, infatti, non è lasciato all'arbitrio del proprietario, ma varia a seconda della collocazione urbanistica dell'immobile. La città, in virtù dell'accordo tra le parti, è stata divisa in tre zone: centro storico, semicentrale e periferica. In ciascuna di queste aree, poi, i costi cambiano in base ai metri quadri della casa e della qualità dell'immobile. Un esempio: chi prende in affitto un appartamento di 80 metri quadri, in condizioni accettabili e in via Is Mirrionis, deve pagare 4640 euro annui, cioè 386 euro mensili. Se poi consideriamo che un immobile di questa grandezza ha come minimo tre stanze abitabili, arriviamo a circa 130 euro per camera. Un prezzo più basso di almeno 40 euro rispetto a quelli a cui sono abituati gli studenti che vivono in zona. Con il vantaggio di una situazione stabile, senza il rischio di trovarsi sulla strada da un giorno all'altro. Per i proprietari Il tornaconto c'è anche per i proprietari che magari perdono qualche euro d'affitto, ma beneficiano di uno sconto Irpef del 40,5 per cento sul canone percepito. Con l'ulteriore garanzia di un contratto capace di difenderli da eventuali danni alla casa. Come farePer stipulare l'accordo basta un modello ministeriale e, naturalmente, la registrazione, a carico di entrambe le parti. I controlliLe condizioni contrattuali, dunque, sono favorevoli. Soprattutto, però, aiutano a evitare sorprese come la visita della Finanza. Visita spiacevole per gli inquilini: le multe per gli affitti in nero le pagano anche loro, a metà con i proprietari.
Francesco Pala

«Conviene anche a noi»
Affittare a studenti con il contratto concordato conviene. Ma i proprietari delle case non se ne accorgono. «C'è poca informazione - sostiene Stefano Tolu, segretario regionale dell'Associazione piccoli proprietari di case - il contratto esiste da tempo, ma molti non lo sanno. Eppure, i vantaggi sono garantiti: tutele legali, durate non eccessive e, soprattutto, sgravi fiscali. L'unica spesa è per la registrazione del contratto, ma anche in questo caso c'è uno sconto sull'imposta di registro pari al 30 per cento». Una prospettiva favorevole anche per i tanti studenti alle prese con affitti alle stelle. Su questo fronte, stesso problema: quasi nessuno conosce il contratto concordato. E molti pagano canoni in nero. «Mancano i controlli - dice Francesco Tocco del Sunia - tanti appartamenti risultano sfitti e invece sono abitati da studenti. Quest'anno abbiamo avuto un lieve incremento di contratti concordati, ma nulla di veramente significativo. Gli universitari devono sapere che firmare un accordo li può solo garantire da aumenti improvvisi del canone e dalle multe della finanza». (f. pal.)
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Lettere
I PARCHEGGI IN CASTELLO
L’Università scippa i residenti
Pensavo che una Ztl che vieta l’accesso dall’una di notte alle sei del mattino fosse il massimo pegno che dovevo pagare come residente di Castello. Oggi dobbiamo anche rinunciare a metà di via Cammino Nuovo. Un lato è stato infatti consegnato all’Università. Non durante
le ore lavorative ma, crepi l’avarizia, per tutto il giorno. C’è pure qualcuno che annota febbrilmente le targhe degli “abusivi” cosicché il quartiere, notoriamente disertato da vigili urbani o altre forze dell’ordine, è visitato con una certa regolarità dal carro-attrezzi. Ora scopro che per tenere in vita questo sistema così efficiente sarò costretto anche a pagare cartellino e trasponder, dicono, per giunta, perfettamente falsificabili. Nel frattempo le fogne scoppiano, la prostituzione prospera, il trenino ci affumica, i turisti si aggirano spaesati. Bisogna prenderla come una esercitazione di sopravvivenza.
ANDREA MACIS
Cagliari
 
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Fatto del giorno
I pensieri del professore nel primo giorno di lezione
 
di Manlio Brigaglia
 
Settembre, andiamo. E’ tempo di tornare. Domani in terra di Sardegna i miei (ex) colleghi lasciano il mare, riaprono il registro.
 Tema.”Il mio primo giorno di scuola”. Svolgimento. Di primi giorni di scuola ne ho vissuto a decine. A occhio, qualcosa come ottanta. Un tredici nelle scuole grandi e piccole, quattro da studente universitario, trenta da professore di Liceo, altri trenta (una decina in contemporanea con quegli altri) all’Università. Quando si parla di questo fatidico primo giorno si pensa sempre ai bambini: immagini di scolaretti infiocchettati (il grembiule si usa ancora, o la parola è scomparsa anche dal dizionario?), ragazzine di primo petto, giovinette con l’ombelico al vento, ragazzi di capellatura rifatta pari pari sui telefilm americani. Ma c’è anche il primo giorno dei professori.
Anche loro si arrampicano sulle scalinate d’ingresso sospirando come i discepoli: solo che quelli hanno l’allegria di qualche scherzo da classe di leva, un tempo era un’orgia di bombolette di schiuma da barba anche per quelli che la barba non ce l’avevano ancora. Con che pensieri va a scuola il professore, il primo giorno di scuola? Ha davanti a sé non tanto un anno di fatica, quanto quei trenta (ma al Liceo possono essere anche ottanta-novanta) figli part-time con cui dovrà vivere e convivere e condividere un anno: chiuso fra queste quattro mura, come diceva il professor Aristogitone in una cosa di Arbore. C’era quel verso del Foscolo, con una signora che stava a «spiar ne’ guardi medici» la speranza di cavarsela.
 Attenti, ragazzi: anche i professori vi guardano. Vi spiano negli occhi (e anche, perché no?, nell’abbigliamento, nella postura, nel moto spesso irrefrenabile dei glutei sulla scomodità del banco). Vogliono trarre qualche auspicio.
 Gli indovini romani studiavano le viscere: se la moda globale continuerà a estendere i suoi territori, un giorno anche noi professori potremo fare i tarocchi dal colon trasverso.
 Dal primo giorno i professori dividono (mentalmente, ma non meno rigorosamente) la classe in tre plotoni: quelli che non daranno fastidio, giovani che magari non credono più nella scuola ma accettano la seccatura; quelli che guardano il calendario e già al primo giorno contano quanti ce ne vogliono a finire: faranno un silente patto di non aggressione, tu non mi cerchi io non ti disturbo; quelli che andranno tenuti d’occhio, magari già segnati con un immaginario «wanted» dai professori dell’anno prima. Dalla variazione percentuale fra i tre gruppi dipende l’annata che ci aspetta.
 C’è una silenziosa sfida nell’OK Corral dell’aula: per qualche voto in più i cow boy dell’ultimo banco, per qualche giornata senza patemi il Doc Holliday che sta sulla cattedra. Un tempo sulla sua testa sfavillavano i segni del potere: il crocifisso (e su quello le polemiche torneranno con le ultime foglie), il re (era piccolo e nero, ma sempre meglio dell’ultimo discendente), il duce (che ti guatava con occhi d’aquila, magari ancora col colletto inamidato del giorno dei Patti Lateranensi).
 C’era un professore, all’«Azuni», che ogni tanto lo facevano uscire dai gàngheri, che peraltro aveva molto mobili: e lui abbandonava l’aula gridando: «Se non avete rispetto per me, abbiatelo almeno per gli Appesi!». Deh, perché non son io co’ i miei colleghi? (e magari anche con quelle centinaia di masnadieri che mi davano da domare).
 
 

5 - Corriere della Sera
Università, programmi mirati per attrarre i giovani talenti
Nella società globale la competizione internazionale per accaparrarsi le menti migliori è sempre più agguerrita
Nei giorni in cui gli atenei si rianimano dopo la pausa estiva, si parla molto spesso di «giovani talenti». I talenti sono persone motivate, dotate di valori, di progettualità, con competenze elevate, persone insomma che danno una marcia in più a un intero sistema. È naturale quindi che, quando pensiamo alla futura classe dirigente di Milano e della nostra regione, guardiamo a loro con grande attenzione.
Il nostro territorio sa coltivare i giovani talenti? In passato sapeva farlo. Milano è stata da sempre un polo di attrazione nazionale. I giovani delle altre regioni si iscrivevano alle università locali e qui cominciavano a lavorare in un sistema industriale che sapeva valorizzarli.
Questa capacità però si sta affievolendo. Nella società globale la competizione internazionale per accaparrarsi i migliori talenti è sempre più agguerrita, e noi fatichiamo ad attrarre studenti stranieri.
Anche per i giovani di altre regioni italiane è sempre più conveniente studiare all’estero piuttosto che a Milano, basti citare le tariffe aeree verso le grandi capitali europee spesso più basse di quelle nazionali, tanto che perfino per un talento lombardo diventa sempre più allettante l'alternativa di espatriare.
Come rispondere a questa minaccia crescente? Occorre prima di tutto intervenire sulla formazione universitaria. A vent' anni un giovane ha la maggiore propensione a muoversi. In questa fase è molto facile attrarre talenti, ma è anche più facile perderli irrimediabilmente.
Se vogliamo coltivarli dobbiamo perciò pensare a programmi di studio a loro mirati, che affianchino e integrino la normale offerta universitaria.
Alcune iniziative pensate appositamente per loro stanno finalmente nascendo. Due esempi sono il Collegio di Milano e l'Alta Scuola Politecnica.
Entrambi sono accomunati da una caratteristica fondamentale: la multidisciplinarietà, in quanto il talento nasce dall’incontro tra culture diverse.
Il Collegio di Milano ospita studenti iscritti in tutti gli atenei milanesi. L'Alta Scuola Politecnica, fondata dai Politecnici di Milano e Torino, unisce in un'unica classe centocinquanta studenti delle facoltà di ingegneria, architettura e design provenienti da tutto il mondo.
Si dice spesso che la nostra regione manca di progettualità. Questi esempi testimoniano come i progetti esistano e l'interesse che stanno raccogliendo evidenzia la vitalità che la nostra città sa esprimere.
Spetta ora alle istituzioni e alle imprese locali nutrirli e soprattutto farli crescere, per dare una futura classe dirigente alla nostra regione.
 
Roberto Verganti
Direttore Alta Scuola Politecnica
  
6 - Corriere della Sera
LA FINANZIARIA / La lista delle riduzioni di spesa della Ragioneria, fino a 6 miliardi, va dall’Università agli aiuti internazionali
Il Tesoro studia tagli per auto blu e militari
Ma è scontro sulla copertura. Maroni e la Cgil a Siniscalco: niente anticipo sulle pensioni
ROMA - Ci sono i tagli ai finanziamenti delle authority e quelli agli aiuti ai Paesi in via di sviluppo; il contenimento delle spese per le consulenze e quello per le autovetture, la sforbiciata alle risorse per le forze armate e la riduzione dei potenziali accompagnatori di invalidi civili. L’elenco delle coperture «possibili» della Finanziaria 2006, stilato dalla Ragioneria generale dello Stato per il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, è ampio e articolato. Le cifre indicate hanno subito animato il confronto politico. E la scelta non sarà facile, soprattutto nell’ipotesi che, oltre ai 21,3 miliardi della manovra, possano spuntare altri oneri aggiuntivi quantificati in 4,6 miliardi.

AUTO & AIUTI - Nei 6.120 milioni che sarebbero recuperabili dalle tabelle del bilancio dello Stato non ci sono solo il taglio del 30% sulla spesa per i consumi intermedi e il 30% degli investimenti fissi, ma anche 150 milioni sottratti agli aiuti destinati ai Paesi in via di sviluppo e altrettanti al Fondo unico dello spettacolo. La Ragioneria suggerisce interventi per 85 milioni sull’autofinanziamento di Authorities e agenzie fiscali; per 70 milioni sulle spese per studi e incarichi di consulenza e spese di rappresentanza (-50%); per 30 milioni sulle spese per le auto blu.


LE CURE DELLO STATALE - Ma è il comparto del pubblico impiego quello che sembra offrire maggiori spunti: dal blocco delle assunzioni nell’Università 2006-2007 (38 milioni), al massiccio contenimento del ricorso ai contratti a termine (550 milioni) pari al 70% della spesa del 2003, fino alla riduzione del 20% delle spese per gli organismi collegiali (15 milioni). Vicino alla voce «limitazione spese di cura dei dipendenti pubblici», che sembrerebbe alludere alle cure termali, non c’è invece una cifra perché «la valutazione è ancora in corso». Il divieto di adeguare indennità e compensi al costo della vita viene stimato 70 milioni. Altri 14 potrebbero essere risparmiati sulle missioni dei funzionari degli Esteri.


RISPARMI CON LE STELLETTE - C’è poi tutto un capitolo delicato contrassegnato da un asterisco: «Misure che presentano il massimo grado di criticità in quanto incidono in maniera significativa per categorie e materie fortemente sensibili». Riguardano la contrattazione integrativa (372 milioni); la riduzione della sostituzione dei carabinieri (50) e quella relativa alla professionalizzazione delle forze armate (20). Viene ipotizzato anche il differimento di un anno degli automatismi stipendiali (230); la riduzione del 3% dell’organico di docenti e ausiliari per il 2006 (114) e minori risorse per i docenti di sostegno (17). Il capitolo previdenza comprende infine l’introduzione del requisito del reddito per ottenere l’indennità d’accompagnamento degli invalidi civili. Valore: 140 milioni.
Antonella Baccaro
  

Questionnaire and social

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