Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 October 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
1 – L’UNIONE SARDA
Pagina 55 – Sassari
Ozieri «La Provincia non ha snobbato l’università»
«La Provincia non snobba proprio nessuno e non cerca di creare divisioni nel suo territorio». Non solo. «Mi è parso che il cardinale Pompedda, nel suo intervento, abbia fatto riferimento solo all’assenza della Regione. Altrimenti, dato che ero lì per rappresentare l’amministrazione provinciale, avrei replicato». All’assessore provinciale all’Agricoltura, Pino Ortu, l’idea di essere finito al centro di un caso istituzionale proprio non va giù. Avesse davvero snobbato l’inaugurazione del corso universitario di Scienze animali, avvenuto a Ozieri qualche sera fa, avrebbe capito. «Ma io c’ero, ed ero lì proprio per dimostrare che la Provincia voleva porsi al di là delle polemiche interne al mondo accademico, che hanno animato la vigilia della cerimonia», è la sua replica. L’assessore Ortu, comunque, la prende con ironia. «Non mi è parso che il cardinale abbia puntato il dito contro la Provincia di Sassari», ribadisce. «Di sicuro, se il sindaco di Ozieri si fosse preso la briga di farmi intervenire alla cerimonia, proprio come era previsto, o se almeno mi avesse salutato nel corso del suo intervento, l’istituzione che rappresento non sarebbe passata inosservata agli occhi di nessuno».
 
 

2 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 22 - Sassari
Ponte di cultura tra Sardegna e Africa
In aula magna il rettore incontra il ministro del Ciad
SASSARI. Un incontro multietnico domani alle 16 nell’aula magna dell’università. Sarà presentato il libro di Marco Bertoni «I musei, miti favole e credenze del Ciad».
 Bertoni è docente di Antropologia culturale all’università di Milano. Al convegno di studi che lancia un ponte tra la Sardegna e il Ciad parteciperanno il rettore Alessandro Maida, l’assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pilia, il ministro dello Sport del Ciad Avocksouma Djona Atchénémou, il direttore dell’istituto nazionale delle scienze umane del Ciad Mahamat Moukhtar Djibrine, e il vescovo di Doba, nel Ciad, monsignor Michele Russo.
 nell’incontro Piero Cappuccinelli, presidente della commissione per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo, presenterà la convenzione tra l’università di Sassari e quella di N’Djaména.
 
3 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 43 - Cultura e Spettacoli
Decolla, per iniziativa della Regione e dell’Università, un progetto di cooperazione con il Ciad
Un ponte tra Sardegna e Africa
Da domani a Sassari una mostra e un convegno
MARCELLO MADAU
Si apre domani a Sassari una serie di incontri e giornate dedicate al progetto «Ambienti e culture in Ciad», risultati della convenzione in atto dal 1998 fra Università di Sassari e Università di N’Djamena.
 La mostra fotografica «Dalla Savana al Sahara attraverso il Sahel», con inaugurazione alle 12 nei locali del Maseddu, alla presenza delle autorità provinciali, comunali e accademiche e dello stesso governo del Ciad, sarà visitabile sino a domenica prossima. Essa costituisce una suggestiva ed efficace documentazione del lavoro mediante pannelli fotografici e testi sui temi dell’archeologia, dell’ambiente e delle comunità residenti. Curatori Giuseppe Brundu, Ignazio Camarda e Alberto Moravetti, dell’Università di Sassari, con fotografie degli stessi, di Antonio Melis e di Antonio Ulzega. Progetto espositivo e coordinamento di Antonella Camarda, realizzazione grafica a cura di Composita.
 Vedendo per la prima volta le immagini si coglie come il senso radicato del viaggio e dell’esplorazione debba lasciare spazio - senza perdere l’incanto indicibile dei luoghi - alla conoscenza problematica dell’altro e alla scommessa, che si fa scelta, dell’incontro. Queste giornate indicano come le relazioni fra i popoli mediante la cultura e la ricerca suggeriscano strade e possibilità ben diverse da quelle della conquista, dell’esclusione e della repressione.
 Il Ciad, gigantesco (l’immenso lago, oggi incredibilmente ridotto a un decimo della sua originaria estensione, era grande quanto la Sardegna intera), è Africa, Africa centrale, centro delle rotte transahariane. Il deserto con la sua potente azione, avanza verso le zone umide trovando nuovi alleati nell’effetto serra e nell’azione coloniale dei nuovi poteri, pronti a rinnovati prelievi e collassi ambientali.
 L’archeologia propone - sino a toccare la paleontologia - le prime vicende umane grazie all’Australopiteco e - ancora prima - del Sahelanthropus tchadiensis, soprannominato Tomai, “speranza di vita” in lingua locale, datato circa 7 milioni di anni.
 Sono in particolare le testimonianze preistoriche a proporre una messe di informazioni e di reperti, talora eccezionali. La documentazione visiva delle pitture in grotta offre alle letture antropologiche dei veri e propri tesori scientifici, arricchendo il dossier della cosiddetta art parietal: figure graffite e dipinte raccontano le vicende di orde e comunità; alle classiche figure bovine e alla immancabile ‘dea madre’, se ne affiancano alcune propriamente caratterizzanti i contesti paleo-ambientali dell’area come i dromedari. La capacità di rappresentare figure in movimento e torsioni dinamiche la dice lunga sulla lettura evolutiva degli stili artistici, consegnando alla possibilità di una ripetuta osservazione e al tempo libero disponibile, assieme agli intenti comunicativi, iconografie e cifra stilistica.
 In questo tesoro di acquisizioni, che documenta complesse e articolate vicende umane, si pone l’eccezionalità del contesto ma anche i rischi ai quali è attualmente esposto.
 Le ricerche svolte hanno permesso di individuare, ad esempio, duemilatrecento specie vegetali, e la valutazione sembra essere nettamente inferiore alla realtà; ma la foresta tropicale, che ancora resiste, è in pericolo. Così le splendide savane, che ospitano alberi sacri alle genti, o le acque lacustri attraversate da barche di papiro simili a quelle degli stagni oristanesi. Ambiente e archeologia disegnano contesti mirabili, degni di un dossier e di una tutela da parte dell’Unesco. Ma la povertà affligge il Ciad, grande nazione composta da diversi gruppi etnici (al nord Arabi, Gorane, Zaghawa, Kanembou, Ouaddaï, Baguirmi, Hadjerai, Fulbe, Kotoko, Hausa, Boulala, e Maba; al sud: Sarah, Moundang, Musey, Masa; circa 1.000 cittadini francesi) e multi-religiosa (51% musulmani, 35% cristiani, 7% animasti). Oggi, a fianco delle importantissime e millenarie tradizioni, emergono interessanti dinamismi nel campo dell’innovazione tecnologica, dell’arte e della ricerca.
 Nel pomeriggio nell’aula magna dell’Università (ore 16) si prosegue con l’incontro di studio «Ambienti e culture in Ciad». Sottotitolo: l’etnia Musey, al centro di un momento importante di riflessione, studi antropologici e considerazioni sulla cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo. E’ prevista la partecipazione del rettore Alessandro Maida, di Elisabetta Pilia, assessore regionale alla pubblica Istruzione, di Piero Cappuccinelli (presidente della Commissione per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo), di Avocksouma Djona Atchénémou (ministro dell’Educatione nazionale della Repubblica del Ciad), di Mahamat Moukhtar Djibrine (direttore de l’Institut national des sciences humaines dell’Université de N’Djaména), di Michele Russo (vescovo della diocesi di Doba), di Mario Atzori e di Roberto Ajello (Università di Sassari e Pisa) e di Ugo Fabietti (Università di Milano).
 Il cuore e la ragione, innamorati del Ciad, sono messi a dura prova dal pesante degrado ambientale, dalla storia dell’acqua, così centrale per queste popolazioni, che propone scenari semi-apocalittici: il grande lago destinato a diventare una gigantesca palude acquitrinosa, le migliaia di bio-diversità che saranno conseguentemente messe a repentaglio, i modi di vivere e relazionarsi di milioni di persone, colpiti nei loro sistemi economici ed insediativi, attratti ineluttabilmente e tumultuosamente negli aggregati urbani. Quanto scritto dai curatori scientifici è meritorio segno di attenzione più generale ai gravi problemi legati a uno sviluppo ancora troppo condizionato dagli interessi delle multinazionali petrolifere e del legname, sino alle sistematiche violazioni dei diritti umani delle popolazioni locali denunciati di recente da Amnesty International e da importanti settori dell’impegno cristiano (tra gli altri Mani Tese e Rete Lilliput), che hanno ben colto la necessità di una denuncia della situazione in atto. Che ne sarà del territorio nell’eventualità che si realizzi il progetto di oleodotto così caro ai paesi del G8 (quelli che raccolgono, nel loro approccio caritatevole, i proclami di Bob Geldorf)? Mentre plaudiamo all’iniziativa integrata e di collaborazione fra Ciad e Sardegna, in particolare Ciad e Università degli Studi di Sassari, non sfugge l’importanza dell’impegno delle giovani generazioni, grazie a quanto operato dai giovani dello Scientifico di Sassari.
 

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