Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 October 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
01 – L’UNIONE SARDA
Pagina 11 - Artigianato e Pmi
Pmi Formazione: in arrivo un bando da 3 milioni
«Entro la fine di ottobre sarà varato un bando per il progetto di formazione alle imprese con una dotazione finanziaria di tre milioni di euro, di cui saranno beneficiarie le organizzazioni nazionali delle imprese, tra le quali la Confartigianato». È quanto annunciato dal ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, intervenuto a Firenze ai lavori dell’Assemblea nazionale dei giovani imprenditori di Confartigianato. Scopo dell’iniziativa è quello di promuovere la competitività aziendale attraverso specifici programmi di formazione rivolti agli imprenditori e ai manager delle Pmi. Con il corso si vogliono anche creare e consolidare reti nazionali di supporto alle imprese attraverso il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali e delle università. Il progetto si aggiunge a un altro specifico per le imprese artigiane varato nei mesi scorsi dal Comitato dei ministri per la società dell’informazione, con una dotazione sempre di tre milioni di euro.
 
02 – L’UNIONE SARDA
Pagina 11 - Artigianato e Pmi
Non solo ingegneri edili
«Inarcassa aprirà anche ai dipendenti delle aziende»
La cassa di previdenza degli ingegneri e architetti (Inarcassa) dovrebbe aprire le porte anche ai liberi professionisti impegnati in attività sinora escluse dalla possibilità di versare i contributi all’istituto. Ne è convinto il vicepresidente dell’istituto Mauro di Martino, cagliaritano, 58 anni, laureato in ingegneria edile, libero professionista e dal 2000 ai vertici di Inarcassa, dove ha ricoperto anche il ruolo di delegato provinciale e componente del consiglio di amministrazione. Inarcassa sta infatti studiando la possibilità di allargare le iscrizioni anche alle nuove categorie che «non svolgono la professione in senso proprio». Quali queste nuove professioni? «Si tratta, ad esempio, degli architetti che si occupano di moda, design, grafica e comunicazione, ma anche gli ingegneri che lavorano nel campo della gestione, dell’informatica e della consulenza». E gli sbocchi tradizionali? «Le opportunità, dalla libera professione all’impiego pubblico, sono un po’ in crisi a causa della fase negativa dell’economia, ma anche dell’eccessivo numero di laureati sfornati dalle università». Perché ritenete opportuno l’allargamento? «I giovani sardi hanno capito che bisogna puntare sulle piccole imprese ad alta tecnologia che producono soprattutto beni immateriali: il discorso vale anche per altre realtà dove il livello di industrializzazione è basso e il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione ha un suo peso. Noi, come Cassa, vogliamo incoraggiare questo valore aggiunto, questa evoluzione della libera professione». Altre riforme in cantiere? «Ce ne sono alcune che puntano a garantire la sostenibilità finanziaria nel lungo periodo, correggendo eventuali disparità di trattamento tra giovani e meno giovani». Quanti sono gli architetti e ingegneri che si sono formati nell’Isola? «Secondo i dati del 2004 sono oltre 4 mila, di cui 805 architetti e 3.298 ingegneri». Quanti sono gli iscritti sardi a Inarcassa? «Al 30 settembre di quest’anno gli architetti iscritti sono 595, gli ingegneri 2.102. Si noti che negli ultimi 5 anni gli ingegneri iscritti sono praticamente raddoppiati. Negli ultimi 4 anni, il numero degli architetti è invece aumentato del 35%». E i giovani? «Sono tanti. La Sardegna è in testa tra le regioni: basti pensare che il 60% degli ingegneri ha meno di 40 anni». Inarcassa non si occupa solo di pensioni. «Oltre all’erogazione delle pensioni offre una serie di servizi di assistenza che vanno dalle polizze sanitarie (di base totalmente gratuita e integrative a carico dell’iscritto, anche per i familiari) a quella professionale, fino all’espletamento delle pratiche on-line attraverso il nostro call-center». Sono previste altre prestazioni aggiuntive? «Una modifica statutaria approvata nel 2004 dal ministero del Welfare consente a Inarcassa lo stanziamento di provvidenze per gli iscritti colpiti da inabilità temporanea. L’obiettivo è allargare la tutela dell’associato da una dimensione meramente previdenziale a una familiare e sociale». Consigli e strumenti per migliorare gli studi professionali? «Inarcassa è in grado di stanziare oltre 500 mila euro all’anno di finanziamenti per l’aiuto allo sviluppo della professione. Questo non è solo uno strumento per i giovani nella fase di start-up dello studio professionale (come l’acquisto di beni e la formazione), ma anche per i professionisti che intendono espandere la propria attività». Anche quelli sardi? «Soprattutto. Fornire i mezzi per ingrandire l’attività è fondamentale per reggere la concorrenza agguerrita degli studi di grosse dimensioni che si trovano nel resto d’Italia». Nicola Perrotti (Unioneonline)

03 – L’UNIONE SARDA
Pagina 10 – Agevolazioni
la spesa Le imprese investono poco in ricerca
È veramente marginale la spesa in ricerca e sviluppo da parte delle imprese sarde: nel 2003 hanno investito solo 15,86 milioni di euro, occupando 247 ricercatori. La spesa complessiva in Sardegna é di 203 milioni e ha impegnato 2.683 ricercatori e addetti. Ma soprattutto, per la gran parte, viene condotta da Università e centri di ricerca pubblici (il 92% circa). Nel sistema delle imprese sarde, durante il 2004, hanno optato per gli incentivi su innovazione e ricerca il 9,7% delle aziende rispetto al 19,4% della media nazionale. (g. c.)
 
04 – L’UNIONE SARDA
Pagina 10 – Agevolazioni
Innovazione industriale, 50 milioni dal Ministero
Per agevolare programmi di investimento sul fronte dell’innovazione, il ministero delle Attività produttive ha stanziato 50 milioni di euro
I progetti devono riguardare settori produttivi ad alta tecnologia
Aiuti alle imprese che investono in innovazione. Per agevolare programmi di sviluppo precompetitivo finalizzati alla realizzazione di innovazione di prodotti nei settori di alta e medio-alta tecnologia, il ministero delle Attività produttive, ha firmato un decreto (il 28 settembre), che destina alle piccole imprese o in fase di avvio (start-up), aiuti per 50 milioni di euro del fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica (Fit). Le imprese, dal 30° e fino al 90° giorno dalla data (non ancora avvenuta) di pubblicazione del decreto nella Gazzetta ufficiale, potranno presentare le domande secondo i moduli e il software scaricabile dal sito del Map: www.attivitaproduttive.gov.it. I beneficiariPossono presentare domanda le imprese industriali, di trasporto, agroindustriali e artigianali anche congiuntamente con le Università ed enti pubblici di ricerca. Ammesse anche le richieste di centri di ricerca costituiti da imprese industriali, di trasporto e agroindustriali, oltre che di consorzi e società consortili (costituite o da costituirsi), a condizione che la partecipazione al fondo o al capitale sociale delle imprese dei settori di attività sia superiore al 50% in generale e al 30% per le imprese delle aree depresse (Obiettivo 1 tra cui la Sardegna). I programmiI progetti dovranno prevedere un costo superiore a un milione di euro e inferiore a tre milioni, e con una durata superiore a 18 mesi, ma che non vada oltre i 36. I programmi di sviluppo precompetitivo dovranno rientrare nei settori ad alta e medio-alta tecnologia secondo i criteri stabiliti dall’Ocse e in particolare: prodotti chimici, fibre chimiche ed artificiali, macchine ed apparecchi meccanici, macchine elettriche, elettroniche ed ottiche, informatica e attività annesse, autoveicoli, costruzioni di locomotive e materiale ferroviario, motociclette e biciclette e altri mezzi di trasporto. L’agevolazione consiste in un finanziamento agevolato integrato da un contributo in conto spese. I criteriI punteggi che determineranno la graduatoria dipendono dall’innovazione di prodotto. Verrà valutata l’originalità e complessità, oltre che la necessità di utilizzare uno o più brevetti per la realizzazione del progetto. Infine, si terrà conto dell’utilizzo prevalente di personale interno all’impresa rispetto alle prestazioni di terzi. Altre premialità sono previste in funzione del rapporto con le università ed i centri di ricerca. Gabriele Calvisi
 
 

 
05 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 16 - Cronaca
Un corso tenuto da docenti di Cagliari, Sassari e Roma 
Trenta lezioni e dibattiti per riscoprire la politica
CAGLIARI. Mentre tutti parlano male della politica, un gruppo di giovani si adopera, attraverso 30 lezioni ad alto livello e dibattiti, perché tale giudizio cambi e la scienza e l’arte di governare diventino possibilmente - come voleva Paolo VI - un’esigente forma di carità. Idealisti o rivoluzionari, questi giovani dell’Associazione onlus “Pro libera civitate” per il sesto anno consecutivo organizzano il corso di formazione politica tenuto da docenti delle Università di Cagliari, Sassari e Roma e da esponenti di primo piano del mondo politico, economico e sindacale.
 “Troppo spesso - dice Federico Ibba, presidente dell’associazione - la politica è vista come espressione di un mondo dove gli interessi personali e materiali rinchiudono l’uomo nel ristretto cerchio del suo egoismo. Con le tematiche giuridiche, storiche, economiche, sociali ed etiche vogliamo sensibilizzare la classe politica alle esigenze dei cittadini e del territorio e trasmettere valori”.
L’obiettivo è, dunque, ambizioso: “Ridare dignità alla politica - aggiunge Ibba - e restituire alla gente fiducia nei suoi interpreti, oggi che nell’intendimento comune la politica è considerata simbolo della decadenza dei costumi, di inefficienza e scarsa professionalità. Vogliamo nel contempo favorire maggiore consapevolezza dei cittadini sulle questioni che li riguardano, perché spesso non vengono recepite in quanto appannaggio di un’elite sempre più lontana dai problemi della gente”.
Destinatari delle lezioni sono studenti universitari, dipendenti pubblici, amministratori locali, cittadini contrari alla politica dello struzzo, che si ritroveranno nei locali degli ex allievi salesiani, in viale sant’Ignazio, per due ore di lezione settimanale: la prima frontale, la seconda di dibattito e confronto col docente di turno. Niente di improvvisato, ma tutto strutturato da una programmazione corsuale-doc, garantita da un comitato scientifico presieduto da Francesco Sitzia, preside della Facoltà di Giurisprudenza, di cui fanno parte anche Vittorio Dettori, Gianni Filippini e Gianfranco Sabatini.
Il programma, tranne qualche eccezione, è articolato per cicli di argomenti. Giovedì scorso Benedetto Ballero, docente di Diritto regionale nell’ateneo cagliaritano e in passato consigliere e assessore regionale, ha dato il via alle lezioni sulle riforme istituzionali.
 Seguiranno le presentazioni dei partiti e dei sindacati. Da dicembre a gennaio nel corso prevarranno le tematiche economiche. Febbraio sarà caratterizzato da tre grandi finestre sulla storia della Democrazia cristiana nell’isola, l’industria chimica di Ottana e le relazioni tra chiesa cattolica e Islam.
 Nel mese di marzo largo alla storia: del Risorgimento, del periodo giolittiano, del primo e secondo dopoguerra.
 Si chiuderà con un omaggio all’Europa e alla sua nuova costituzione con una lezione del presidente del comitato scientifico, Francesco Sitzia. (m.g.)
 
06 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 16 - Cronaca
Formazione, protesta alla Regione
Nuovo sit-in dei docenti contro la riforma Moratti
CAGLIARI. Un sit in di protesta promosso dal coordinamento docenti contro la riforma Moratti comincerà oggi dalle 12 e fino alle 13.30 davanti alla direzione scolastica regionale in viale Regina Margherita angolo via Roma. Si chiede l’abrogazione integrale della legge 53 del 2003 e di tutti i decreti, che colpiscono duramente tutti i settori della scuola pubblica. All’assemblea sono invitati associazioni, movimenti e forze politiche contrari alla controriforma della scuola. I lavoratori della formazione professionale, organizzati dalla Cgil e dalla Uil, si ritroveranno invece alle 10 davanti al palazzo della presidenza della giunra regionale, in viale Trento.
 
07 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 63 - Provincia di Sassari
Sassari Il pensiero moderno di Mazzini
Comincia oggi la due giorni di studi sulla "Sassari mazziniana" organizzata dal Dipartimento di storia dell’Università di Sassari e dal Comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Il convegno, presieduto da Antonello Mattone, direttore del Dipartimento di storia, comincerà alle 9 e 30 nell’aula magna dell’Ateneo sassarese. La prima relazione, dedicata a "L’impegno sociale di Mazzini", verrà svolta da Angelo Varni dell’Università di Bologna. Seguiranno altri cinque interventi uno dei quali di Assunta Trova dedicato a "Sassari e il suo Risorgimento". Nel pomeriggio i lavori riprenderanno con Roberto Martucci dell’Università di Macerata che parlerà della "Diaspora mazziniana dopo la guerra di Crimea" e si concluderanno con l’intervento di Aldo Accardo dell’Università di Cagliari su "La corrispondenza Tuveri-Mazzini". Domani il convegno si sposterà nella sala conferenze della Camera di Commercio. La gran parte degli interventi sarà incentrata sulla realtà sassarese nel periodo mazziniano.
 
08 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 15 – Sassari
MEDAGLIE E GIURAMENTI
La 50ª giornata del medico
SASSARI. Si svolgerà domani la cinquantesima “Giornata del medico”, promossa dall’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri. La manifestazione, che si terrà domani alle ore 16,30 nell’aula magna dell’Università, prevede la consegna della medaglia d’oro di benemerenza ai medici che hanno compiuto i 50 anni di laurea e il giuramento deontologico dei neo iscritti all’albo professionale.
 
 
 

 
09 – CORRIERE DELLA SERA
NOTTI D’OCCUPAZIONE
IL DISSENSO
Cresce in questo inizio d’autunno la protesta contro la riforma Moratti: i sindacati nazionali della docenza decidono il blocco della didattica dal 10 al 15 ottobre, negli atenei romani l’adesione è massiccia.
FISICA
La prima facoltà ad essere occupata quest’anno è Fisica alla Sapienza, con cortei interni all’ateneo e «lezioni» in piazza Montecitorio contro il ddl Moratti.
LE ALTRE
La scorsa settimana vengono occupate anche Lettere, Matematica e Chimica e Scienze politiche, sempre alla Sapienza, Mentre a Scienze della Comunicazione e a Sociologia vengono bloccate, «simbolicamente» e con l’avallo dei presidi, solo le presidenze.

10 – CORRIERE DELLA SERA
Non solo la Moratti: sotto tiro pure Ortensio
«Lo sai che, col sistema dei crediti e degli esoneri, oggi ci si può laureare in storia senza aver mai letto un manuale degno di questo nome?». Se non fossimo ridotti così male, le parole di Angela Rananda dovrebbero far sobbalzare sugli scranni non solo i diretti responsabili dello scempio culturale in cui siamo sprofondati, ma chiunque nutra ancora qualche speranza sulle magnifiche sorti e progressive del nostro Bel Paese.
 
11 – CORRIERE DELLA SERA
Oltre alla Moratti anche Zecchino sotto tiro
Tra i ragazzi alla festa dell’occupazione: critiche pure per il centrosinistra
Indignati, punk, pragmatici
Nella notte della Sapienza insulti a Letizia e Ortensio
Siamo seduti sulla scalinata della Sapienza, la più grande cittadella universitaria italiana: centocinquantamila iscritti non sono uno scherzo. A pochi metri da noi, sotto la giraffa di pezza che scruta il laghetto ornamentale, innaffiato di vino rosso all’inizio della protesta, spicca lo scriscione: «Il Miracolo della Moratti. La Minerva piange sangue». E’ la notte delle occupazioni: davanti alle facoltà presidiate dagli studenti, nella festa amara delle promesse mancate e delle passioni tradite, stanno suonando i gruppi post punk filosovietici, i Cani di Sara, i P.38 Bunks: schegge di storia bruciata negli amplificatori del sound system. Li avevo chiamati già nel pomeriggio, Elisa Coccia e Giorgio Sestili, ma erano impegnati nella marcia contro la liberalizzazione dei servizi imposta nella nuova Europa dal decreto Bolkestein. Li vedo adesso, nei viali accademici invasi dai loro coetanei. Sono alcuni coordinatori dei collettivi in lotta per affermare un’idea dell’università distante mille miglia da quella a cui hanno dovuto sottostare. Ora che il decreto voluto dalla Moratti giunge in dirittura d’arrivo, gli studenti accademici capitolini alzano la voce e chiedono udienza.
Giorgio studia fisica, è figlio di insegnanti e sprizza indignazione da tutti i pori: «Secondo le nuove norme dovrebbe sparire la fascia dei ricercatori, sulle cui spalle ancora oggi pesa gran parte della didattica. I contratti a tempo indeterminato subirebbero un taglio netto anche per i professori associati. Solo gli ordinari confermati resterebbero a tempo inderminato. Sai cosa significa? Via libera alla privatizzazione e al precariato. Le risorse che lo Stato destina alla ricerca sono già molto più basse rispetto alle quote previste da altre nazioni». Vedendolo così carico, mi viene voglia di fare l’avvocato del diavolo.
Cosa risponderesti a chi ti dicesse che lo Stato produce assistenzialismo, docenti inadeguati, ritardi, polvere e ragnatele? «Noi vogliamo un’università pubblica. Lo Stato dovrebbe finanziarla senza disperdere i fondi nei rigagnoli burocratici. Non intendiamo tornare al passato. E neppure vagheggiamo il Sol dell’avvenire. Sappiamo che bisogna cambiare qui ed ora: lo scadimento della didattica è diventato intollerabile».
Ecco il punto essenziale. Angela me l’ha fatto capire bene: molte lezioni sembrano riti formali, le prove vengono effettuate una dopo l’altra senza possibilità di riflettere. Il processo di apprendimento, che una volta poteva assicurare, almeno ai più meritevoli, «virtude e canoscenza», oggi assomiglia a un’operazione contabile. Trionfa lo specialismo. Addio spirito critico! Abbiamo trasformato l’esame universitario in un quiz a punti.
A parere degli studenti che ho sentito, il degrado ha un nome e cognome: Ortensio Zecchino, il quale, sei anni fa, firmò la famigerata legge di riordino dei cicli: la 3?2. Intendiamo riferirci alla cosiddetta laurea breve, importata dalla Gran Bretagna, il cui fallimento è ormai da tutti riconosciuto. Zecchino, insieme a Luigi Berlinguer, faceva parte del governo di centro sinistra. Ed oggi, negli slogan dei cortei e nei blog in Rete, si vede accumunato alla Moratti. Non è questione di destra e sinistra. Ortensio e Letizia vanno a braccetto: bocciati entrambi senza appello dai ragazzi della Sapienza.
Entro nell’aula trasformata in accampamento dagli studenti che si apprestano a trascorrere la notte in facoltà. Francesco Brancaccio frequenta Scienze Politiche. A lui chiedo lumi nel tentativo di comprendere le differenze fra questo movimento studentesco e quelli trascorsi. «Vorremmo un sapere accessibile a tutti, che non dipenda dal mercato, docenti che si aggiornino, studenti chiamati a partecipare, strutture efficienti, un’università da vivere anche come spazio sociale». Pragmatici e concreti.
Col disincanto di chi sa di avere alle spalle tutti i rottami dei paradisi perduti.
Eraldo Affinati
 
12 – CORRIERE DELLA SERA
L’ateneo parte con tre facoltà ed è riconosciuto dallo Stato
Studio e volontariato, nasce l’università Uer
Un Master sulla donna
Tre corsi di laurea (Giurisprudenza, Psicologia e Scienze storiche) e un motto tratto da una frase di San Paolo: «Vince in bono malum», «Vinci il male nel bene». E’ stata inaugurata l’Università Europea di Roma: è in via degli Aldobrandeschi, sull’Aurelia, è riconosciuta dallo Stato e appartiene alla rete dei Legionari di Cristo. Il metodo dell’Uer tende a fornire una «preparazione basata sull’etica della responsabilità e della competenza professionale», tanto che agli studenti verrà proposto anche l’impegno in opere di volontariato. In coooperazione con l’Uer e l’ateneo pontificio Regina apostolorum, partirà il 16 novembre anche la nuova edizione del Master Donna Cultura e Società, curato dall’Istituto di Studi superiori sulla donna. L’obiettivo? Studiare la condizione femminile in Italia e nel mondo e «valorizzare la vera identità della donna, la sua influenza nella società, i suoi diritti, il suo essere portatrice di valori umani fondamentali».
 
13 – CORRIERE DELLA SERA
Statali, scontro sul rinvio degli aumenti
Soldi entro Natale ai dipendenti della scuola. Ritardi per gli altri
Roma. Il governo cerca di minimizzare, ma il rischio che i quasi tre milioni di dipendenti pubblici non ricevano entro la fine dell’anno gli aumenti salariali pattuiti e, soprattutto, gli arretrati, visto che si parla del biennio 2004-2005, è assai concreto. Non per scelta politica, cosa che il governo esclude. Né per mancanza di fondi: 6,5 miliardi di euro già disponibili dal primo gennaio del 2005 per il previsto aumento del 4,3% e altri ancora nel disegno di legge della Finanziaria 2006, stanziati per rispettare un impegno solenne preso con i sindacati a maggio, per l’ulteriore aumento dello 0,7%. La brutta sorpresa dipenderebbe semplicemente dai ritardi che si sono accumulati un po’ dovunque negli infiniti passaggi di una procedura che tutte le parti coinvolte, per quanto assurdo possa sembrare, definiscono inutilmente complessa.
IL CASO POLITICO - I mancati aumenti, in ogni caso, sono già diventati un «caso politico», nonché materia per un relativo scambio di accuse.
Gianni Alemanno, ministro dell’Agricoltura di Alleanza Nazionale.chiederà lumi al vertice di maggioranza previsto martedì sulla Finanziaria. Mario Baccini, ministro Udc della Funzione pubblica, sdrammatizza, ma fa sapere che interverrà oggi stesso sull’ Aran , l’agenzia del governo delegata alla contrattazione con i sindacati, per un sollecito. L’ Aran lamenta la complessità delle procedure e i ritardi del governo. I sindacati parlano di accordo tradito. Ma anche loro, secondo la Funzione pubblica, avrebbero creato qualche difficoltà nel corso dell’estate.
Fatto sta che gli unici «fortunati» quasi certi di ottenere entro Natale aumenti e arretrati, pari a circa 2.600 euro lordi (l’aumento in media è di 100 euro al mese e c’è un arretrato di 24 mesi) sono i 990 mila dipendenti della scuola. Per loro, dopo l’atto di indirizzo inviato il 4 agosto scorso dal governo all’ Aran (l’accordo definitivo con i sindacati c’era stato a maggio) tutti i passaggi sono quasi ultimati. La trattativa all’ Aran si è conclusa il 20 settembre e si attende solo il via libera della Corte dei Conti, che richiederà una quindicina di giorni.
NESSUNA SPERANZA - Benché il negoziato all’ Aran sia stato chiuso tra fine settembre e inizio ottobre anche per i quasi 300 mila dipendenti dei ministeri, i 70 mila delle agenzie fiscali e i 40 mila delle aziende pubbliche (sostanzialmente i Vigili del fuoco), per loro le probabilità sono decisamente più scarse. L’ Aran deve ancora predisporre la relazione tecnica e la Corte dei Conti verificare la correttezza dei conteggi.
Per tutti gli altri dipendenti pubblici, a meno di un miracolo, non c’è alcuna possibilità di ricevere entro l’anno il dovuto. Niente da fare, quindi, per i dipendenti della Sanità, degli enti locali, degli enti pubblici non economici. Per non parlare di quelli del comparto Università, della Ricerca e per i 4.500 dipendenti della Presidenza del Consiglio, per i quali il governo non ha ancora emanato la direttiva all’Agenzia per la negoziazione dei contratti. Il ministero della Funzione pubblica ha fatto sapere, ieri, che l’atto di indirizzo per il contratto di questi ultimi lavoratori sarà portato al prossimo Consiglio dei ministri, in programma venerdì.
Mario Sensini
 
14 – CORRIERE DELLA SERA
Francesco Fortugno
IL PERSONAGGIO
Medico e cacciatore, era stato il più votato
«L’ho visto giovedì, era sereno - ricorda Nicodemo Oliverio, calabrese, parlamentare della Margherita -. Tornava dagli Usa, era stato al Columbus Day e aveva promosso un gemellaggio tra la Calabria e il West Virginia. Era contento, perché aveva incontrato tanti emigrati calabresi». E’ stata una delle ultime iniziative di Francesco Fortugno, il medico prestato alla politica assassinato ieri a Locri. Nato nel ’51 a Brancaleone, Reggio Calabria, Fortugno era specialista in chirurgia generale e medicina legale e primario (in aspettativa) del pronto soccorso dell’ospedale di Locri. Collaborava con la facoltà di medicina dell’università Magna Graecia di Catanzaro, da professore a contratto. Sposato con Maria Grazia Laganà, anche lei primario e figlia dell’ex parlamentare Dc Mario Laganà, aveva due figli, un ragazzo di 22 anni e una ragazza di 19. E’ morto da vicepresidente del Consiglio regionale: il punto più alto di un percorso politico iniziato negli anni ’90. Prima consigliere comunale Dc e vicepresidente dell’assemblea dell’Usl di Melito Porto Salvo, poi segretario regionale aggiunto nella Cisl medici di Reggio e membro dell’esecutivo nazionale Cisl medici. Nel 2001 era arrivato in Consiglio regionale subentrando a Luigi Meduri, eletto deputato. La conferma ad aprile 2005, primo degli eletti della Margherita a Reggio con 8.548 voti. Lo ricordano tutti come «un uomo mite, piacevole da frequentare, con il quale era impossibile litigare anche se la si pensava diversamente». Il suo hobby era la caccia, la domenica si alzava presto e andava nei boschi. Franco Bruno, coordinatore regionale della Margherita, non sa spiegarsi la sua morte: «Aveva un ruolo prestigioso, ma non era molto coinvolto nell’amministrazione». Oliverio la spiega così: «Ci sono zone in Calabria dove impegnarsi nel politico e nel sociale è rischioso. E’ un martire di questa terra».
Ma. Po.
 
15 – CORRIERE DELLA SERA
Diliberto illustra a Pechino il Codice di Giustiniano
Pechino. Caro e vecchio Giustiniano. La nuova Cina si inchina all’Imperatore d’Oriente padre del diritto romano. Una svolta tira l’altra. E questa lascia un bel segno. La monumentale codificazione in dodici libri compiuta nel 534 di tutta la giurisprudenza romana è la pietra sulla quale si reggerà il sistema cinese postcomunista. Il rifugio dentro al quale il Regno di Mezzo ha deciso di proteggersi dal disordine economico e dall’anarchia da Far West.
La Cina capitalista avrà un corpo di regole che interviene sui rapporti contrattuali privati, che tutela i cittadini in materia di responsabilità, che suggerisce una composizione dei conflitti, che governa le assicurazioni, che sottrae la concessione delle terre ager publicus all’arbitrio, che fa funzionare le società per azioni e tutto ciò grazie al Domini Nostri Sacratissimi Principis Iustiniani Codex , fonte di ispirazione. E, aggiungiamo, grazie a Triboniano, il giurista-ministro che in dieci anni su mandato dello stesso Giustiniano coordinò il gruppo incaricato di sistematizzare il Corpus iuris.
La «romanizzazione» della Cina è un processo che lentamente è stato messo in moto negli anni Novanta ma che ha avuto in questi ultimi mesi una non scontata accelerazione. Anche nei meccanismi complessi dei commerci internazionali, nella rifondazione dei processi produttivi globalizzati non vi può essere sviluppo se non si trovano basi solide e stabili. Se una filosofia che riconosce diritti, obblighi e doveri non si trasmette in norme chiare ed efficaci. Così per consolidare la sua adesione all’economia aperta la Cina ha cercato e adesso ha trovato il porto di approdo di una rotta tormentata.
La collaborazione scientifica avviata fra l’Università Tor Vergata di Roma e l’Università di Scienze Politiche e Giurisprudenza di Pechino alla quale appartengono molti professori che stanno lavorando alle leggi sulle società e sui contratti (tappa vicinissima in quanto la commissione della Assemblea Nazionale le dovrebbe definitivamente varare entro Natale per poi passarle al plenum) si è trasformata in una «scuola di formazione» per ricercatori cinesi e addirittura per magistrati e procuratori dello Stato. Sono stati tradotti dal latino al cinese il Corporis Iuris Civilis fragmenta selecta e dall’italiano il Codice civile, infine si è passati alla fase dei seminari e dei gruppi di studio.
Ultima occasione i due giorni appena trascorsi che hanno visto una delegazione di giuristi italiani (a guidarla il professor Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale e attuale presidente emerito, e il professor Sandro Schipani) richiamare a «lezione» il vice presidente del Tribunale Popolare Supremo, il presidente dell’Associazione cinese degli studi di diritto civile, il vice procuratore generale della Procura Popolare Suprema e il vice presidente della Commissione per il lavoro giuridico della Assemblea Popolare. Insomma, una bella fetta del vertice della giustizia cinese.
Spogliati o quasi delle loro funzioni politiche e indossati i vestiti di docenti, quali sono, anche un senatore della maggioranza, Giuseppe Valditara, e un deputato dell’opposizione, l’ex ministro della giustizia Oliviero Diliberto. Il quale, fresco di polemica in patria sulla legittimità di iscrizione di un magistrato al circolo dei Lions, ha consegnato una relazione che spiega ai cinesi come e che cosa imparare dai saggi romani. I quali già duemila anni fa si trovarono alle prese con il problema di distribuire l’ ager publicus , la terra. Assegnarla in proprietà ai privati o concederla in solo possesso, solo in disponibilità materiale? Questo era il dilemma. Più o meno lo stesso che i cinesi devono risolvere nel terzo millennio. E ha suggerito, Diliberto, il rimedio. Enfiteusi. Ossia diritto reale di godimento dietro pagamento di un tributo, il vectigal latino. Altro che le comuni di Mao. La rivoluzione culturale nelle campagne la fa Giustiniano.
Fabio Cavalera
 
 

 
16 – IL MATTINO
Università a distanza, Campania in rimonta
Il decreto che ha dato il via libera alle università a distanza risale al 2003. Fu allora che il ministro dell’istruzione Moratti e quello per l’innovazione tecnologica Stanca dettarono le regole per l’e-learning, il sistema di lezioni a distanza che consente di conseguire un titolo accademico senza spostarsi da casa propria. Secondo il piano della Moratti «l’università a distanza consente di estendere l’insegnamento universitario all’intero arco di vita (life long learning) raggiungendo anche fasce di popolazione che per diversi motivi sono impossibilitate ad accedere alla formazione universitaria, quali - ad esempio - gli studenti-lavoratori, gli anziani, i malati ed i soggetti deboli ed emarginati». Il tutto considerando che «l’e-learning è una delle cinque aree che l’Unione Europea ha posto come fondamentali per lo sviluppo dell’Information Society». La legge stabilisce anzitutto che i corsi di studio a distanza «sono istituiti ed attivati dalle università negli studi statali e non statali ed utilizzano le tecnologie informatiche e telematiche in conformità alle prescrizioni tecniche». I corsi di studio a distanza sono caratterizzati da diversi aspetti: l’utilizzo della connessione in rete per la fruizione dei materiali didattici e lo sviluppo di attività formative basate sull’interattività con i docenti-tutor e con gli altri studenti; l’impiego del personal computer; monitoraggio continuo del livello di apprendimento. Infine «la valutazione degli studenti delle Università telematiche è svolta nelle sedi degli stessi atenei e tramite verifiche di profitto». Impossibile avvicinarsi all’istruzione a distanza senza fissare alcuni termini tecnici. Primo tra tutti il concetto di network, la piattaforma/canale che ospita le lezioni a distanza dell’ateneo. Il canale più diffuso in Italia è Nettuno (appunto Network per l’università ovunque) che conta 39 università italiane consorziate e 40 partner internazionali (indirizzo web www.uninettuno.it). Venti gli atenei che erogano i titoli, con 27 corsi di laurea e ventiquattromila studenti iscritti. Oltre ai contatti on-line Nettuno produce anche lezioni trasmesse in televisione da canali digitali come Rai Nettuno Sat (1 e 2) e da Rai Due a partire dall’una e trenta di notte. Fondato nel 1993, il network ha avuto come università consorziate sin dall’inizio i politecnici di Torino e Milano e la Federico II di Napoli. Tra gli atenei che, in seguito, si sono consorziati ci sono anche Salerno, con particolare attenzione ai corsi di Economia, e la Sun di Caserta. Per la Federico II le lauree a distanza sono in Ingegneria informatica, delle telecomunicazioni e meccanica con il polo d’ascolto in via Claudio (tel. 081-7683647, mail nettuno@unina.it, indirizzo web www.nettuno.unina.it)o Segreteria del Polo 081/5931557. Nessuna sede in Campania, invece, per i corsi dell’Università cattolica del Sacro Cuore (www.unicat.it), una delle prime università private a scommettere sull’e-learning. Quattro le sedi (Milano, Piacenza, Brescia e Roma) corsi di laurea in Economia, Attività turistiche, Scienze sociali, Scienze della formazione, Scienze infiermeristiche. Al sud attive i centri di Potenza, Campobasso, Comiso e Taranto. A Maddaloni, presso il Villaggio dei Ragazzi, è possibile seguire i corsi dell’Upra (www.upra.org) l’Università pontificia Regina Apostolorum. Diversi i master organizzati come quello in Bioetica, Responsabilità sociale d’impresa e Scienze ambientali. Ancora in Campania la Parthenope ha attivato un corso di perfezionamento a distanza in gestione del risparmio che vede coinvolte anche gli atenei di Lecce, Parma e Tor Vergata. L’università del Sannio è invece capofila nei progetti del «Centro di competenza dell’Itc» previsto dalla Regione e che lavora su un canale di formazione e didattica a distanza. All’avanguardia, quindi, la facoltà di Ingegneria dell’ateneo beneventano. Destinato al dopo laurea il percorso a distanza del Suor Orsola Benincasa che ha bandito un master in «Programmazione, gestione e valutazione degli interventi educativi». Infine l’Usad dell’Orientale, la piattaforma che l’ateneo di Palazzo Giusso sta testando per avviare progetti di e-learning.
Salvo Sapio

17 – IL MATTINO
Come si può surrogare il rapporto con il prof
La formazione a distanza (FAD), non è certamente cosa nuova dei nostri tempi: la gloriosa Open University ha consentito a numerosi sudditi del Commonwealth di accedere a livelli di educazione altrimenti irraggiungibili, ed in vari paesi dai vasti territori disabitati, come l’Australia ed il Canada, questo tipo di istruzione è praticata con profitto da tempo. Ma con lo svilupparsi delle moderne tecnologie della comunicazione (radio e televisione prima e computer ed internet successivamente) la situazione è radicalmente cambiata: piuttosto che un surrogato di altre forme d’insegnamento, la didattica a distanza è diventata una possibilità concreta che va presa in considerazione accanto a tutte le altre. Anzi, i risultati migliori si hanno quando essa riesce ad integrarsi con le forme d’insegnamento più tradizionali. L’Università Federico II si è lanciata fin dall’inizio in questa avventura partecipando, come socio fondatore, al Consorzio Nettuno, voluto, nei primi degli anni novanta, dall’allora ministro Antonio Ruberti. Oggi la Federico II eroga, in questa modalità, diversi corsi di laurea. La particolarità del Consorzio Nettuno consiste nel fatto che non è un’Università a sé stante, bensì un produttore e distributore di materiali didattici, organizzati in corsi di laurea, e prodotti dagli stessi docenti delle Università consorziate. Le Università, se lo ritengono, possono consentire a propri allievi di iscriversi a tali corsi, con l’impegno di sostenere presso di loro le prove di accertamento del profitto. Con questo meccanismo si ottiene che il titolo finale venga rilasciato da una delle tradizionali Università italiane. Molto diversa è invece la situazione attuale a seguito della nuova legge sulle Università Telematiche. In base a questa legge possono nascere università telematiche (e ne abbiamo già due operative attualmente), che rilasciano titoli con validità nazionale, totalmente indipendenti dal tradizionale sistema universitario, purché esse soddisfino alcuni criteri che fanno essenzialmente riferimento ad aspetti di organizzazione tecnologica dell’erogazione dei corsi. A nostro avviso questo è un errore grave che rischia di creare delle realtà di formazione che non possono appoggiarsi in maniera adeguata ad un background di ricerca, che è premessa indispensabile di ogni buona alta formazione. L’Università di Napoli non si è limitata alla sola partecipazione al Consorzio Nettuno; sotto la guida del professor Angelo Chianese, infatti, ha portato avanti anche una sperimentazione avanzata sull’uso delle nuove tecnologie della rete. In ogni caso, a nostro avviso, gli aspetti tecnologici, anche se importanti, sono secondari rispetto al problema centrale della formazione a distanza che rimane quello di trovare e sperimentare metodologie che consentano di veicolare al meglio i contenuti educativi attraverso i nuovi mezzi, cercando di surrogare l’assenza di rapporto diretto docente-discente.
Luciano De Menna
Dipartimento Ingegneria elettrica Federico II
 
 
 

 
18 – IL TEMPO
Il ministero della Salute invita alla calma
La situazione è sotto controllo. La conferma arrivata ieri mattina della presenza del virus H5N1 in Romania e la segnalazione del passaggio del virus da uomo a uomo avvenuto nel febbraio scorso in Vietnam, segnalato sulla rivista Nature, non fanno sostanzialmente modificare le misure di sanità pubblica finora adottate. «Sicuramente siamo attenti a queste notizie, ma è ancora presto per dire che il virus sia passato da uomo a uomo», ha detto ieri il ministro della Salute. Il passaggio del virus dell’influenza dei polli da uomo a uomo è finora avvenuto tre volte negli ultimi due anni. Sono stati casi isolati e sporadici. Si tratta di episodi «estremamente rari e assolutamente improbabili», ha detto il microbiologo Michele La Placa, dell’università di Bologna. Le cose sarebbero andate molto diversamente se il virus si fosse trasformato in modo da adattarsi all’organismo umano: il virus avrebbe cominciato a trasmettersi con regolarità da un individuo all’altro e sarebbe stato l’inizio della pandemia. Ma perchè questo accada deve cambiare qualcosa in una delle due proteine che rivestono il virus: la parte terminale della proteina chiamata emoagglutinina (indicata con la lettera H), che funziona come il grimaldello con cui il virus entra nelle cellule, deve diventare capace di legarsi ai recettori presenti sulle cellule umane. «A questi recettori riescono a legarsi solo il virus dell’influenza umana oppure un virus dell’influenza aviaria umanizzato», ha osservato la Placa. Nell’uomo sono presenti però anche pochissimi recettori ai quali possono legarsi virus influenzali non umani. Ma «perchè avvenga il contagio deve esserci un’infezione massiccia: se l’infezione arriva da milioni di particelle virali, prima o poi una di queste riuscirà a legarsi ai rari recettori presenti nell’uomo», ha detto La Placa. «Per questo motivo - ha concluso - finora l’infezione è stata trasmessa in pochissimi casi da uomo a uomo e solo in seguito all’esposizione a dosi massicce del virus».
 
 

  
19 – MARKETPRESS.info
Garantire la qualità delle università europee
Bruxelles, 17 ottobre 2005 - Garantire la qualità dell’insegnamento superiore nell’Ue e favorire il riconoscimento reciproco dei sistemi nazionali di valutazione della qualità. Erano questi gli obiettivi di una cooperazione lanciata nel 1998. La relazione parlamentare di Ljudmila Novak propone ulteriori progressi. La posta in gioco è importante: il sapere dovrebbe essere alla base della società europea. Gli studenti europei, e non, devono essere sicuri che l’insegnamento che ricevono nell’Ue è di elevata qualità. D’accordo con la Commissione, i deputati ritengono che occorre migliorare ulteriormente il funzionamento dell’istruzione superiore europea, «soprattutto per quanto riguarda la qualità». Tuttavia, piuttosto che «esigere», come proponeva l’Esecutivo, che le agenzie di certificazione o accreditamento «siano indipendenti nelle loro valutazioni», i deputati chiedono agli Stati membri di «incoraggiare» quelle operanti nel loro territorio ad esserlo. Inoltre, queste agenzie dovrebbero essere spronate ad applicare i criteri di certificazione della qualità definiti dalla precedente raccomandazione del 1998 e ad applicare la serie di norme generali e indirizzi comuni adottata a Bergen ai fini della valutazione. Tali norme, d’altra parte, andrebbero applicate in modo «da tutelare e promuovere la diversità e l’innovazione». Per i deputati, poi, oltre alle agenzie di certificazione, anche i rappresentanti delle autorità nazionali e il settore dell’istruzione superiore andrebbero incitati a creare, con le parti sociali, un registro europeo delle agenzie di certificazione di qualità, «basato su una valutazione nazionale». D’altra parte hanno soppresso la richiesta rivolta agli Stati membri di accettare le valutazioni effettuate da tutte le agenzie di certificazione iscritte nel registro europeo «come base di decisione per la concessione di licenze e sovvenzioni agli istituti di istruzione superiore». Per promuovere la loro reputazione internazionale, i deputati chiedono di consentire alle università di mirare a una valutazione complementare da parte di un’altra agenzia iscritta nel registro europeo. Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero promuovere la cooperazione tra agenzie «in modo da aumentare la fiducia reciproca e il riconoscimento delle valutazioni», contribuendo così «al riconoscimento delle qualifiche ai fini di studio o di lavoro in un altro paese».

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie