Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 October 2005
UFFICIO STAMPA
Università degli Studi di Cagliari
 
01 – L’UNIONE SARDA
Pagina 23 – Cagliari
Più potere agli studenti
Studenti più forti al Senato accademico dell’Università di Cagliari. Nelle prossime elezioni per il rinnovo delle rappresentanze studentesche, ufficializzate per il prossimo 29 e 30 novembre, saranno eletti cinque studenti che entreranno nel Senato universitario, contro i tre attualmente in carica. Un risultato importante, conseguito nell’ultima seduta del Senato accademico allargato che ha approvato all’unanimità (con un solo astenuto) la proposta del Consiglio degli studenti per la modifica dell’articolo 13 dello statuto. Quello appunto per l’aumento dei rappresentati. «Siamo molto soddisfatti ? spiega il presidente del Consiglio, Gianluigi Piras ? perché nell’organo più importante dell’ateneo cagliaritano, il Senato accademico, saremo rappresentati in maniera maggiore». A questo si aggiunge il positivo aspetto politico: l’unità di tutte le liste studentesche (Azione universitaria, Sinistra universitaria, Studenti a sinistra, Udu, Uniti e liberi, Università per gli studenti) nell’appoggiare la proposta. «Come Consiglio ? aggiunge Piras ? ringraziamo i rappresentanti nel Senato accademico allargato, Silvia Corda, Fabrizio Demontis, Gianfranco Moro, Fabiola Nucifora, Gianpaolo Pintus, Bernardo Pisano, Manuela Urru, per il loro impegno. La compattezza del fronte studentesco ha dato i suoi frutti nel perseguire una battaglia che va a favore degli interessi di tutti gli studenti». Dunque aumentano i posti disponibili nella prossima tornata elettorale di fine novembre, che chiamerà al voto i circa 40 mila iscritti all’Università di Cagliari. Proprio nei prossimi giorni il rettore, Pasquale Mistretta, dovrebbe emanare il decreto per l’indizione delle elezioni. Il primo avversario da sconfiggere per tutte le liste che si presenteranno al via sarà l’astensionismo: tradizionalmente sono sempre pochi gli studenti che vanno alle urne. (m.v.)
 
02 – L’UNIONE SARDA
Pagina 43 – Cultura
Archeologia
Un’equipe dell’università inizia lo scavo per scoprire i ruderi fenici
Il mistero del tempio dell’amore in cima alla Sella del diavolo
Sul promontorio del Poetto sorgeva il luogo sacro dedicato alla dea Astarte
di CARLO FIGARI
Il nome di Cagliari nasce proprio qui in cima alla Sella del diavolo da dove si abbraccia il panorama più affascinante della città. Sul promontorio che divide in due il Golfo degli Angeli si trovano le tracce di una storia plurimillenaria. Dai primissimi insediamenti dell’uomo preistorico e nuragico nell’area cagliaritana (6000 a. C.) all’arrivo dei fenici, dai punici ai romani, dai pisani del Duecento agli spagnoli del Seicento, per chiudere con le postazioni militari dell’ultima guerra. La Sella delle leggende (l’ultima vuole che nel suo ventre nasconda una misteriosa base per sommergibili nucleari, in realtà ci sono solo depositi di carburante della Marina) è un libro aperto sulla storia di Cagliari. Oggi la vetta è coperta da una fitta vegetazione di essenze mediterranee da cui spiccano le agavi giganti portate dagli spagnoli di ritorno dall’America nel 1600. Tra arbusti e cespugli emergono i resti in buone condizioni della torre pisana, due cisterne punico-romane e probabilmente gli unici segni della chiesetta seicentesca intitolata a Sant’Elia e crollata nel Settecento. Qualche devoto visitatore ha ricostruito una piccola nicchia di pietre e ci ha sistemato due madonnine di gesso e una croce di legno. Da questa chiesetta, come in un romanzo di Umberto Eco, parte l’intreccio che ha condotto gli archeologi sul promontorio alla ricerca del tempio fenicio dedicato alla Dea Astarte, protettrice dei marinai,. e ristrutturato in età romana per il culto di Venere. Dopo numerosi sopralluoghi sono convinti di aver individuato il luogo esatto, proprio davanti alla nicchia e ben nascosto nell’impenetrabile macchione. «È qui, non c’è dubbio», dicono. Sul promontorio sono arrivati gli archeologi Simonetta Angiolillo, Marco Giuman e Maria Adele Ibba dell’Università, Donatella Mureddu della Soprintendenza e Alfonso Stiglitz. Lavoreranno nello scavo che si aprirà a novembre. Un intervento difficile e faticoso, ma entusiasmante perché c’è la prospettiva che la leggenda metropolitana sul tempio di Astarte si trasformi in storia. Proprio oggi il sindaco Floris, l’assessore alla cultura Pellegrini e il soprintendente Santoni annunceranno il via al cantiere sul colle. NissardiIl primo a parlarne fu l’ispettore Filippo Nissardi che nel 1870 tra i ruderi della chiesetta di Elia scoprì un’epigrafe fenicia. Mostrava due righe: una incomprensibile, l’altra con la dedica di un altare alla dea Astarte, definita con le lettere RK. Come si sa, l’alfabeto fenicio non comprende le vocali, ma questo basta per portare gli studiosi sulle tracce di Astarte. «Esistono due tesi: la prima fa ricondurre il nome RK ad Erice, in Sicilia, dove sorgeva il famoso tempio di Astarte citato nelle fonti antiche», racconta Stiglitz, uno dei maggiori esperti del periodo: «Una seconda interpretazione riporta alla parola "madre" protettrice dei naviganti, come la Madonna di Bonaria in epoca moderna. Su questa ipotesi alcuni autori ritengono che il tempio fosse dedicato ad Astarte madre e non ad Astarte ericina. In ogni caso sul promontorio c’era un luogo sacro legato alla navigazione». I feniciIl golfo degli Angeli sin dall’ottavo secolo avanti Cristo - cioè all’epoca delle prime colonie fenicie - era una meta importante sulle rotte nel Mediterraneo occidentale. «I fenici - riprende Stiglitz - lo conoscevano benissimo e lo frequentavano con le loro navi che davano la fonda proprio davanti al borgo di Sant’Elia. In linea d’aria da qui possiamo vedere a levante il nuraghe Diana di Is Mortorius dove è probabile ci fosse uno scalo nuragico, frequentato anche in tempi successivi. Mentre sull’altro versante - sottolinea l’archeologo - la vista arriva sino a Sarroch dove di fronte alla raffineria si erge su una collina il nuraghe Antigori. Nel sito furono trovate tracce di ogni epoca, anche micenee. In mezzo al golfo i navigatori fenici, come riferimento costiero, potevano contare sulla Sella del Diavolo dove svettava il tempio utilizzato anche come faro secondo una vecchia ipotesi del compianto studioso Gianni Tore». Il mitoDi Astarte ci parla il grande viaggiatore e storico greco Erodoto che descrive il tempio dedicato alla divinità a Babilonia. Accanto al luogo sacro si trovava il lupanare con le prostitute che si offrivano ai pellegrini. «Era usanza - racconta Simonetta Angiolillo, docente di archeologia greca e romana nella facoltà di Lettere - che le giovani dei villaggi e della città dovessero concedersi ai marinai e a quanti si recassero al tempio per pregare e rendere omaggio alla Dea. Erodoto dice che ciascuna ragazza doveva stare nel lupanare sino a quando non avesse avuto almeno un rapporto. Il denaro veniva versato alle casse dello Stato e la giovane poteva rientrare a casa». Si può immaginare che una bella ragazza se la sbrigasse con la prima nave, ma per le bruttine c’era il rischio di trascorrere mesi nel lupanare. Anche sulla Sella del Diavolo, assicurano i ricercatori, si praticava la prostituzione sacra. In vetta
Il celebre archeologo Ferruccio Barreca ritenne di individuare l’accesso al tempio attraverso una stradina che sale lungo l’attuale zona militare sul lato di Marina Piccola. Oggi, invece, per arrivare in cima ci si deve arrampicare sul costone che si affaccia sul versante di ponente, cioè da Calamosca. Una scalata di mezzora e si giunge sulla punta da cui si gode il fantastico panorama. «Questo promontorio sino a seimila anni fa (nel Neolitico antico), era un’isola. Poi il mare si ritirò e si formò l’attuale laguna con le saline», riprende Stiglitz: «All’epoca fenicia era sicuramente un luogo lontano dalla città che si stendeva in riva allo stagno di Santa Gilla e rimase isolato anche nei secoli della colonizzazione punica e romana». Mentre indagano tra i ruderi uno del gruppo scorge tra le pietre un coccio. «Non c’è dubbio, è punico» sostiene Maria Adele Ibba. GrotteNella zona militare che si affaccia su Marina Piccola, nascoste tra i pini, si trovano ancora le grotte esplorate dal professor Enrico Atzeni dove furono rinvenuti reperti preistorici: crani, ceramica e persino resti di cibo. La frequentazione è continuata in epoca storica, prima con i fenici che edificarono il tempio di Astarte, poi con i punici e i romani. Nel 1600 fu restaurata dai Carmelitani la chiesetta di Elia su un precedente edificio dei monaci Vittorini (attestato da una carta giudicale del 1089).. «Probabilmente - ritengono gli archeologi - sul punto esatto dove sorgeva il tempio». Due cisterneA documentare il periodo fenicio, punico e romano sono rimaste le due cisterne. Una piccola vasca circolare e l’altra, poco più giù, di notevoli dimensioni: 27 metri di lunghezza, profonda cinque. «L’unico esempio simile si trova a Tharros nei pressi del tempio dedicato a Melqart, come sappiamo l’altra divinità classica dei fenici. Un’ulteriore conferma che ci debba essere il tempio di Astarte citato dalla famosa iscrizione». KaralisE qui salta fuori, secondo Stiglitz, la verosimile ipotesi sull’origine del nome di Cagliari, in antichità chiamata Karali, Karalis o Carales. «Togliendo le vocali troviamo le lettere KR, esattamente le stesse dell’iscrizione del tempio di Astarte. Il suffisso "KR" in lingua fenicia indica la roccia, mentre "AL" significa qualcosa di collettivo, come gruppo, mucchio. Quindi Krly vorrebbe dire un mucchio di roccia, cioè il promontorio della Sella del diavolo. Cosa potrebbe dedursi? Intanto che il nome ha un’origine orientale. E soprattutto che i fenici potevano contare su un vero portolano con indicati porti, cale per la fonda e fari». Il cantiereFra breve aprirà lo scavo. Un lavoro impegnativo perché si dovrà operare in un macchione impervio. «Con noi ci saranno botanici e gli uomini della Forestale che ci dovranno dire come ripulire la zona interessata dallo scavo», sottolinea Donatella Mureddu. La Soprintendenza alle antichità ha dato la concessione al Dipartimento di scienze archeologiche e artistiche dell’Università, mentre il Comune metterà i soldi (70 mila euro) per gli operai. La torre spagnolaMa non c’è solo il tempio. La torre pisana è ancora in piedi sulla vetta, seppure con un lato diroccato. Molte pietre sono state riutilizzate per una costruzione moderna. Mentre per la torre del Seicento, che si trova a picco sul mare nel costone sul Poetto, ci sono poche speranze: è destinata a sbriciolarsi. Irrecuperabile? Chissà. C’è chi dice che il nome del Poetto derivi proprio da questa torre, un’altra leggenda legata ai misteri della Sella.
 
03 – L’UNIONE SARDA
Pagina 38 –Olbia
Olbia, l’istituto religioso diventerà "libera Università"
Euromediterraneo, a breve la sede Il Comune ha individuato uno stabile
Apertura dell’anno accademico con buone notizie sulla nuova sede dell’Istituto Euromediterraneo che punta a ottenere il riconoscimento di libera Università. «Si muovono i primi passi in questa direzione ? ha detto ieri in sala giunta il sindaco Settimo Nizzi ? e l’amministrazione sta cercando di trovare una sede stabile da donare all’istituto». In effetti, un edificio è stato individuato: la palazzina liberty in via Salvatore Petta, ovvero l’ex torre di controllo della pista che un tempo stava al Fausto Noce. Dovrebbe essere questa la futura sede dell’istituto di scienze religiose. «Ci stiamo impegnando a trovare i soldi per la ristrutturazione», aggiunge il direttore dell’Istituto don Gianfranco Saba. «Solo con l’aiuto e la collaborazione di tutti ? continua don Saba - arriveremo ad ottenere il riconoscimento: vogliamo puntare sulla specificità della nostra scuola, senza per questo voler competere con gli altri atenei». Mercoledì alle 16 nella sala congressi dell’Expò ci sarà anche l’arcivescovo di Sassari, monsignor Paolo Atzei, che parlerà della formazione teologica nell’Isola. Nell’occasione Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, esporrà la tesi sul dialogo delle religioni nel bacino del Mediterraneo. «Col nostro lavoro vorremmo, tra le altre cose, riscoprire le radici cristiane della Gallura e di Olbia», ha sottolineato il direttore dell’istituto. Nel suo quarto anno accademico, l’Euromediterraneo promuove le iscrizioni all’associazione "amici dell’Istituto": «una rete di collegamento tra il territorio e la scuola», ha detto il vicedirettore Angelo Setzi. Per mercoledì è prevista anche la firma del protocollo d’intesa con la provincia gallurese e l’università di Malta. All’Expò saranno esposte le opere degli studenti che nel biennio precedente hanno partecipato al corso di Iconografia, diretto da Giuseppe Achkarjian. (a. m.)
 
 
 

 
04 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 22 - Sassari
UNIVERSITA’
Oggi giornata di protesta dei docenti contro il disegno di legge della Moratti
SASSARI. Oggi anche nell’ateneo sassarese è in programma una giornata di mobilitazione contro il disegno di legge del ministro Letizia Moratti sul reclutamento e lo stato giuridico dei docenti, in concomitanza con la manifestazione nazionale indetta a Roma, davanti alla Camera dei deputati. L’iniziativa di protesta è fissata questa mattina, alle 11, nella sede centrale d’ateneo, in piazza Università.
«In concomitanza con la giornata di lotta di tutto il mondo universitario indetta a Roma per il ritiro del disegno di legge Moratti - viene sottolineato in un comunicato delle organizzazioni sindacali e delle associazioni della docenza, sottoscritto da Cnu, Flc-Cgil e Cisl Università - si invita all’adesione all’iniziativa di protesta fissata a Sassari nella sede dell’ateneo centrale. Questa giornata di mobilitazione, che vedrà a Roma anche una rappresentanza dell’ateneo turritano, fa seguito anche alla recente presa di posizione del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione dell’università di Sassari, fortemente critica sul disegno di legge, e ai rilievi effettuati dalla commissione Affari istituzionali della Camera in merito alla incostituzionalità di parte del provvedimento, dopo i numerosi appunti espressi dal Comitato per la legislazione». (m.d.)
 
05 - LA NUOVA SARDEGNA
Una nuova sede per Università e Provveditorato
ORISTANO. Chiostro del Carmine addio. L’Università si trasferisce in quella che diventerà la sua vera sede, lasciando così i locali del centro storico dov’era nata. Ieri mattina sono scaduti i termini per la presentazione delle offerte e giovedì saranno aperte le buste con le offerte delle ditte che hanno deciso di partecipare all’asta per l’aggiudicazione dell’appalto, bandito dalla Provincia.
Si parte da una base d’asta di un milione e 800mila euro, anche se poi l’importo complessivo dell’appalto sarà di circa 2 milioni e 400mila euro. Chi presenterà l’offerta migliore si aggidicherà un appalto che dovrà essere portato a termine entro 545 giorni dalla data in cui avverrà la consegna dei lavori, che per ovii motivi burocratici, è prevista tra qualche mese. Non prima di gennaio, secondo le previsioni dell’assessore ai lavori pubblici Franco Serra. Quindi prima di salutare gli ormai storici locali bisognerà attendere ancora qualche anno.
I lavori prevedono la costruzione di un edificio a tre piani che sorgerà nell’area già identificata diverso tempo fa, esattamente nella zona vicina alla sede della Provincia in via Carboni. È insomma la stessa area prescelta per ospitare i locali dell’ex provveditorato agli studi.
Sarà quindi un doppio trasferimento, perché, nei locali del primi due piani saranno ospitati le aule e gli uffici dell’Università, mentre il terzo piano previsto dal progetto sarà destinato ad ospitare proprio gli uffici del Provveditorato agli studi.
I lavori saranno finanziati con i fondi messi a disposizione dalla Provincia e in parte con l’accensione di un mutuo concesso dalla Cassa depositi e prestiti. (e.c.)
 
06 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 2 - Oristano
Inaugurazione dell’anno accademico
Sarà inaugurato domani, nell’Auditorium San Domenico di via Lamarmora, l’anno accademico 2005/2006. Il programma prevede alle 9,30 i saluti del sindaco Antonio Barberio (che è anche presidente del Consorzio Uno, che in città gestisce i corsi universitari) e del presidente dell’amministrazione provinciale Pasquale Onida; quindi gli interventi, dalle 10, di Pasquale Mistretta e Alessandro Maida, rettori rispettivamente delle Università di Cagliari e Sassari; di Elisabetta Pilia, assessore regionale alla pubblica istruzione. Alle 11,30 cerimonia di premiazione degli studenti che hanno conseguito la laurea nell’anno accademico 2004/2005.
 
07 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 3 - Olbia
L’Euromediterraneo riparte
L’obiettivo è ottenere il titolo di Libera Università
L’Istituto inaugura l’anno accademico, domani un convegno di studi all’Expò
OLBIA. Si apre un nuovo anno accademico per l’Istituto Euromediterraneo, una realtà ormai radicata nel territorio che mira a diventare libera Università. La Scuola internazionale di formazione, ricerca e specializzazione darà il via al quarto anno accademico con un convegno di studi che si svolgerà domani alle 16 nella sala congressi dell’Expò. Una novità per Olbia che ospita per la prima volta l’avvio del nuovo anno: scelta presa non a caso, ma dettata dalla peculiarità della realtà culturale olbiese, che per la sua posizione è terreno fertile di interculturalità.
Interculturalità che sarà un elemento ampiamente presente nei programmi dei corsi del nuovo anno accademico. A presentare il convegno inaugurale e i progetti dell’Istituto Euromediterraneo sono stati ieri il sindaco Settimo Nizzi e il direttore don Gianfranco Saba accompagnato dal vice direttore Angelo Setzi e dal responsabile marketing Antonello Tumminello.
Pur essendo nato a Tempio, dove si trova la struttura centrale, l’Istituto Euromediterraneo (che conta attualmente 116 iscritti) è ben radicato anche in Gallura e in Anglona dove sono presenti due sedi, una a Nulvi e l’altra a Olbia. A questo proposito il sindaco Nizzi, oltre a confermare l’impegno dell’amministrazione nel sostenere questa realtà, ha annunciato la consegna di un edificio che accoglierà stabilmente l’Istituto, ora ospitato nella scuola media di via Nanni. Consegna che avverrà al massimo ai primi del 2006: la struttura è già stata individuata, e si trova in via Salvatore Petta, nel quartiere San Nicola.
Durante la presentazione, don Gian Franco Saba ha sottolineato l’importanza della collaborazione con i vari soggetti sociali, a cominciare dal Comune e dalla Provincia, necessari anche a rafforzare il percorso intrapreso dall’Istituto che mira a ottenere il riconoscimento della libera Università. «Non vogliamo entrare in competizione con le Università presenti - ha subito rimarcato - ma intendiamo portare la nostra specificità di chiara matrice cristiana». Tra le altre novità, c’è da evidenziare la nascita dell’associazione Amici dell’Istituto Euromediterraneo «che - ha spiegato il vice presidente - si propone di dare supporto alla scuola su vari fronti: da quello economico a quello relativo alla visibilità, dalla programmazione didattica, all’ animazione culturale con la creazione di occasioni di incontro e di confronto».
Il programma dell’Istituto con le opportunità di studio e di qualificazione proposte, verranno illustrati nell’appuntamento di domani, a cui parteciperanno docenti e studiosi di alto livello come Marco Impagliazzo presidente della Comunità di Sant’Egidio, Peter Saracino dell’Università di Malta, monsignor Bruno Stenco, direttore dell’Ufficio Cei e monsignor Nunzio Galantino, responsabile del Comitato Cei. Sarà presente anche l’arcivescovo Paolo Atzei, presidente onorario dell’Istituto Euromediterraneo. Un momento particolarmente importante sarà rappresentato dalla firma del protocollo d’intesa con la Provincia Olbia-Tempio e con il Mediterranean Institute University di Malta. Nell’occasione si potrà visitare la mostra iconografica degli studenti del corso biennale di iconografia diretto da don Giuseppe Achkarjian.
Tiziana Simula
 
 
 

 
08 - CORRIERE DELLA SERA
Mattinata con corteo e sit-in nel centro
Sindacati, associazioni di docenti, ricercatori, studenti delle scuole superiori, Crui (conferenza dei rettori): tutte le principali sigle del mondo scolastico e universitario prenderanno parte oggi al corteo e al sit-in. Il primo si muoverà dalle 10 da piazza della Repubblica in direzione piazza Navona, percorrendo via Cavour, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, piazza del Gesù, Torre Argentina, corso Vittorio Emanuele II. La questura non ha autorizzato alcuna deviazione in piazza Montecitorio, dove invece si svolgerà, dalle 11, il sit in contro il «ddl» indetto da sindacati e associazione dei ricercatori. Le forze dell’ordine metteranno in campo 500 uomini. Molti i pullman e i treni di manifestanti provenienti da ogni parte d’Italia. L’Atac ha annunciato la deviazione delle principali linee di autobus che percorrono le zone coinvolte dalle manifestazioni. Due rettori su tre (Finazzi Agrò, Tor Vergata, e Guido Fabiani, Roma 3) non saranno presenti alle mobilitazioni. Mentre Guarini, rettore della «Sapienza», ha confermato la sua partecipazione al sit-in di piazza Montecitorio. Qualche preoccupazione per la probabile presenza alle manifestazioni di esponenti dei «No global» e sulla volontà di alcuni membri dei collettivi di raggiungere comunque la Camera.
Anche tra i docenti c’è chi è perplesso sulle modalità della protesta. Ieri a Tor Vergata alcune lezioni si sono svolte sui prati
Contro la riforma, divisi sulle occupazioni
Studenti compatti sul «no» al ddl. Ma molti sono contrari al blocco della didattica
Un corteo da piazza della Repubblica a piazza Navona. E un sit in piazza Montecitorio. Stesso orario, più o meno (il primo parte alle 10, il secondo si svolge dalle 11, ma entrambi i raduni inizieranno alle nove). E stesso obiettivo: protestare contro il disegno di legge Moratti che riforma lo stato giuridico della docenza universitaria. Dopo le mozioni, le assemblee, le manifestazioni, i blocchi della didattica e le occupazioni, è dunque arrivato il giorno clou della protesta contro il contestato ddl del ministro dell’Istruzione, già approvato in Senato e in dirittura di arrivo (forse già oggi) alla Camera. Il mondo accademico sfilerà in tutte le sue componenti: professori, ricercatori, studenti (anche quelli delle scuole), personale amministrativo. Anche se il corteo dovrebbe essere più a «vocazione studentesca», mentre al sit in potrebbe prevalere la componente dei docenti. L’«unità della protesta», comunque, su cui molto insistono gli organizzatori, ha in realtà mille anime: una parte degli studenti, ad esempio, quelli che hanno promosso occupazioni in tutte e tre gli atenei pubblici della Capitale, oltre che contro il decreto Moratti (che nello specifico riguarda la docenza), protestano contro un più generale stato di crisi dell’università, coinvolgendo nella mobilitazione anche le precedenti riforme (in primis quella del cosiddetto «3?2»).
Ed è proprio sul fronte occupazioni (ultima in ordine di tempo, quella di giovedì scorso a Lettere-Tor Vergata) che si registra una spaccatura piuttosto netta tra studenti favorevoli ad occupare, e molti altri contrari (compresi alcuni docenti). Ieri proprio a Tor Vergata (dove il Consiglio di facoltà aveva deliberato soltanto la sospensione della didattica per oggi, in modo da favorire la partecipazione al corteo) gli occupanti hanno boicottato la lezione di alcuni professori decisi comunque a fare didattica. Due di loro si sono infatti spostati, con studenti al seguito, sul prato di fronte alla facoltà di Lettere. Ma a quel punto gli occupanti, per disturbarli, hanno «sparato» musica a tutto volume amplificata da due enormi casse, le stesse utilizzate anche per una festa ieri sera. «Le occupazioni mi lasciano perplesso - ha commentato il preside della facoltà Franco Salvatori - e credo che anche la maggioranza degli studenti le contesti. Penso però sia giusto protestare contro il ddl». Compattezza dunque, almeno nel centro-sinistra, contro la riforma-Moratti (con l’eccezione dei movimenti vicini a Fi e An), ma divisioni sulle occupazioni: che infatti hanno dilagato alla «Sapienza» (ieri, a Fisica, si è svolto un incontro tra studenti e l’assessore regionale Silvia Costa sul futuro di mense, residenze e diritto allo studio), restando minoritarie a Tor Vergata e a Roma 3.
Edoardo Sassi
 
09 - CORRIERE DELLA SERA
Gli studenti contro Cofferati: incidenti e feriti
Bologna, tentano di entrare in Consiglio mentre si parla di legalità. Rifondazione: ora rapporti più difficili
BOLOGNA - La piazza rossa contro il Cinese. A Palazzo d’Accursio, cuore politico della città, i giovani ultrasinistri dei «Collettivi universitari» che stanno occupando la facoltà di Lettere cercano di forzare il portone per irrompere in Consiglio comunale. Il bersaglio simbolico è Sergio Cofferati, considerato un sindaco sceriffo, un Tex Willer, un nemico dei baraccati sul fiume Reno e dei lavavetri. Non solo striscioni, non solo grida: «Vieni giù», «Sei solo un ospite della città», «Bologna rossa, rossa di vergogna». Tanto che la polizia fa due cariche, per stoppare il tentativo di faccia a faccia tra il primo cittadino e i suoi avversari. Cofferati: «Li avrei ricevuti, ma non volevano parlarmi».
Bilancio della doppia scaramuccia: quattro feriti (leggeri, se la sono cavata solo con qualche medicazione). Due ragazze, uno studente e Tiziano Loreti, segretario di Rifondazione comunista, colpito alla testa mentre cerca di far prevalere la ragione fra i contendenti.
I giovani dei collettivi si sono trattenuti fino a tarda serata in via Zamboni, poi si sono mossi alla volta della stazione ferroviaria. Da lì, in treno, hanno raggiunto Roma, dove oggi prenderanno parte alla manifestazione contro la riforma Moratti.

IL CASO-BOLOGNA - Ormai Bologna è un «caso nazionale». La polemica rimbalza dalle Due Torri a Roma. E forse non ci vuole Pico della Mirandola per ricordare la recente promessa fatta, guardando a Bologna, dal leader di Rifondazione, Fausto Bertinotti: bisogna organizzare manifestazioni contro la linea del sindaco iperlegalitario.
Bologna «caso nazionale» anche per il coordinatore dei Verdi Paolo Cento, che usa l’espressione come un ultimatum a Cofferati, accusato di brandire la legalità solo contro i poveracci. Ma l’ex gran capo della Cgil non ripiega e rinforza il suo sentirsi colpito da una manovra preannunciata: «Nemmeno Biancaneve crederebbe alla presenza casuale di Cento in piazza».
L’AUT AUT - Un Cinese sarcastico e tranquillo anche durante i momenti più caldi, con i duecento giovani urlanti e i manganelli a far da diga. L’arma dell’ultimatum gli piace, infatti è stato lui a dare un clamoroso aut aut : la legge è uguale per tutti, chi non è d’accordo può uscire dalla mia giunta. Sergio il tranquillo, che per i no global è un Tarquinio il superbo, sta limando l’ordine del giorno sul tema della legalità che presenterà ai suoi assessori il prossimo 2 novembre. La protesta e i conseguenti scontri non l’hanno impressionato. Infatti ha mostrato ancor più i muscoli. Le critiche? «Approssimative e dovute a scarsa conoscenza delle leggi, che vanno rispettate, compresa la Bossi-Fini».
Non avrà la stella da sceriffo sul petto, come sostengono invece gli antagonisti. Ma è certo che da quando indossa la fascia tricolore, Sergio Cofferati è un intransigente difensore del «la legge è uguale per tutti». Clandestini compresi, lavavetri compresi, baraccati compresi.
LO SCONTRO - La ruspa che spiana un accampamento abusivo è di destra o di sinistra? In città si dibatte, alcuni intellettuali si schierano con Sergio, altri lo punzecchiano, la Chiesa vuole il rispetto della legge ma in parallelo con la carità cristiana, i Ds con il capogruppo Claudio Meriggi mettono un punto fermo a favore del sindaco: la casa va data a chi ne ha diritto. Un sindaco che fa anche il buonista: «Chi si rivolge a noi troverà sempre protezione».
Il «caso Bologna» si è dunque infuocato. Non solo sotto la spinta vociante dei collettivi che sostengono gli immigrati: «La casa è un diritto per tutti, l’affitto una rapina». Posizioni che spingono la maggioranza, anche silenziosa, dei bolognesi verso Cofferati quando chiama «clandestini» i clandestini, aggiungendo però che per loro «la maggior sofferenza è rimanere in condizioni di illegalità e di pericolo». Un sindaco che con i lavavetri ha promesso la mano dura ma con risultati piuttosto morbidi: finora solo tredici multe.
Vittorio Monti
 
10 - CORRIERE DELLA SERA
Lo sfogo del sindaco: la protesta? Fausto li ha chiamati, eccoli qua
«Fausto ha chiamato la manifestazione, e la manifestazione è subito arrivata. Contento lui...». Alla fine dell’ennesima giornata agitata, Sergio Cofferati indica Roma, nel senso di Bertinotti, come l’ispiratore del variegato corteo che ha circondato piazza Maggiore, rimandando - ma molto in minore - ad altre giornate bolognesi, a un ’77 dove la sinistra veniva contestata da sinistra. Ma questo non è un nuovo 1977, e i carrarmati non torneranno in piazza Maggiore. Non è uno scontro tra due sinistre, ma uno scontro ad personam . Ieri il sindaco è uscito dal municipio sul tardi, faccia scura, perché questa scaramuccia porta con sé il profumo delle giornate difficili che stanno per arrivare. E’ una certa sinistra contro Cofferati, è una fetta bella grossa di città che ancora non ha metabolizzato il primo cittadino «straniero». Il sindaco decisionista non è mai stato solo come oggi. Il variegato pattuglione dei duecento universitari, vecchi autonomi e punkabbestia che ha dato l’assalto al palazzo non ha fatto altro che mettere in risalto la difficoltà di Cofferati. L’unica decisione condivisa della suo travagliato governo è stata l’introduzione di «Sirio», il sitema di telecamere per il controllo del centro. Il resto è stato tutto un deliberare in continuo conflitto con i pezzi della sua maggioranza.
I dissidi con la Margherita cominciarono con le nomine ai vertici delle Società municipalizzate, primo strappo deciso al consociativismo che da sempre costituisce la via emiliana al buongoverno. «Voglio decidere io, e rompere i patti taciti di questa città», ha detto Cofferati in una intervista al Sole 24 Ore . Il prezzo da pagare è una solitudine rivendicata con orgoglio, ma anche la coabitazione in un Consiglio comunale dove anche i Ds, gli alleati più stretti - per amore ma soprattutto per forza - hanno sempre manifestato perplessità davanti a metodi nuovi per Bologna.
La legalità è tema ormai centrale nella politica di Cofferati. Ma anche la materia più delicata, perché riguarda questioni di principio. «Ne voglio fare una questione nazionale», ha ripetuto anche ieri sera. Ormai lo è diventata. Secondo il sindaco, la manifestazione di ieri dimostra che, da Roma, Verdi e Rifondazione «gestiscono» e usano la piazza bolognese, facilmente infiammabile. Se così fosse, è la dimostrazione che l’obiettivo dell’ex segretario della Cgil è stato raggiunto. Ma non è detto che sia un bene. Fino a quando la legalità declinata da sinistra veniva agitata verso i Disobbedienti che avevano occupato una casa privata, c’erano solo Rifondazione e i Verdi a protestare. Ma un’uscita spontanea sui lavavetri, ha fatto scivolare tutto sul versante della solidarietà, sulla tutela dei più deboli, urtando sensibilità cattoliche - che in città sono forti - e la sinistra compassionevole. Lo smarcamento della Margherita è stato ancora più evidente. E anche la roccaforte Ds ha vacillato.
Ieri Cofferati ha indicato Bertinotti come ispiratore della protesta annunciata. Ma al tempo stesso non può nascondersi che le duecento persone che formavano il gruppo dei contestatari era riconducibile alla sinistra della sinistra, non erano emanazione diretta di un partito, ma piccole isole diverse tra loro. Un gruppo così variegato da non riuscire neppure a mettersi d’accordo sui cinque nomi della delegazione che avrebbe dovuto espugnare il «Palazzo». «Qui c’è un gran casino», aveva detto il consigliere comunale che ha avvisato Cofferati di quello che ieri pomeriggio stava accadendo in piazza Maggiore. Aveva ragione. Nei giorni prossimi a Bologna ci sarà un gran movimento, e Cofferati non ci arriva in grande forma. Decidere, continuerà a decidere. Ma amministrare una città, è faccenda più complessa, ancora più difficile da sbrigare quando si è isolati.
Marco Imarisio

Questionnaire and social

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