Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 November 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 01 – L’UNIONE SARDA
Lavoro e Previdenza - Pagina 12
la novità
Dal 2008 sparisce l’anzianità: previste alcune eccezioni dopo 60 anni
Rientrano nel sistema contributivo quanti hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Anche se sono passati pochi anni dalla sua applicazione, il governo Berlusconi ha drasticamente modificato l’attuale normativa. Fino al 2007 non c’è distinzione tra anzianità e vecchiaia in quanto gli uomini e le donne possono andare in pensione dal compimento del 57° anno di età con almeno 5 anni di contributi sempre che l’importo della pensione così calcolato sia pari almeno all’assegno sociale maggiorato del 20% (450 euro nel 2005). Le modificheLa riforma già attuata e che sarà operante dal 1° gennaio 2008 ha drasticamente cambiato i requisiti richiesti. Da questa data infatti i limiti di età saranno innalzati a 65 anni per gli uomini e a 60 anni per le donne equiparandoli così a quelli previsti per la pensione di vecchiaia dei lavoratori dipendenti e autonomi che sono agganciati al sistema retributivo. Pensione prima dell’età Sempre a decorrere dal 2008 la riforma prevede una alternativa all’uscita dal lavoro. La pensione di vecchiaia, infatti, potrà essere richiesta da chi ha maturato almeno 35 anni di contribuzione e a 60 anni di età per il biennio 2008/2009 e a 61 anni di età dal 2010 al 2013 e a 62 anni dal 2014. Questi requisiti ovviamente, sono riferiti ai soli uomini; infatti, come nel sistema retributivo, le donne potranno andare in pensione di vecchiaia al 60° anno di età e quindi ad una età decisamente più favorevole rispetto all’anzianità. Altro escamotage per evitare l’ostacolo dell’età pensionabile, è dato dalla possibilità del pensionamento di vecchiaia a qualsiasi età, una volta però raggiunto il tetto di 40 anni di contribuzione. Anche in questo caso attenti ai trabocchetti: nel raggiungimento dell’anzianità infatti, non sono compresi né il riscatto del periodo di laurea né i versamenti volontari.
 
02 – L’UNIONE SARDA
Agevolazioni - Pagina 10
La tecnologia rafforza le strutture già esistenti
Le aziende chiedono un rafforzamento tra istituti di ricerca e nuove attività
Molte politiche industriali sono indirizzate al sostegno e all’ammodernamento delle imprese attraverso la ricerca e l’innovazione anche se in gran parte, almeno in questi ultimi due decenni, queste politiche si sono tradotte nel rafforzamento della struttura produttiva esistente. In effetti, le leggi di incentivazione per la ricerca e l’innovazione sono congegnate per sostenere con contributi finanziari gli investimenti e le spese sostenute nella ricerca aziendale e nell’introduzione di miglioramenti tecnologici che continuano comunque ad essere molto bassi in Italia e soprattutto in Sardegna. In particolare, finanziano in parte i costi del personale dedicato alla ricerca, i servizi e i prototipi, la cui efficacia, secondo gli analisti, è piuttosto dubbia. cosa serveL’investimento in ricerca e sviluppo non è l’unico fattore importante, ma sono altrettanto decisivi la presenza di un adeguato capitale umano (in Italia e in Sardegna la produzione e l’occupazione di laureati in ambito scientifico e tecnologico è insufficiente) e la stabilità delle politiche. Le terapie utilizzate a livello nazionale sono concentrate nell’aumentare il livello tecnologico dell’esistente e nel promuovere la nascita di nuove imprese tecnologiche. Sono ben tre i ministeri che si occupano di ricerca e innovazione: il Map, il Miur e il Ministero dell’innovazione, ma la cooperazione tra centri di ricerca pubblici e imprese non solo per ridurre i costi di laboratorio, ma per mettere a valore i risultati della ricerca, è troppo sporadica e più annunciata che perseguita. A livello europeo, intanto, si avvia il settimo programma quadro di ricerca e si crea un nuovo programma quadro per la competitività e l’innovazione, investendo il doppio delle risorse del precedente programma. (g. c.)
 
 
 

 
03 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 17 - Cronaca
Al Centro della Scienza, per divertirsi 
Il fisico Pegna lancia l’idea di una struttura altrove molto diffusa 
«In Sardegna ci sono competenze e volontà» Ora tocca alla politica
CAGLIARI. L’intervento che riportiamo di seguito ricalca il testo di una lettera spedita dal fisico Guido Pegna, che è anche direttore del museo di fisica di Cagliari, al sindaco Emilio Floris sulla necessità di costruire un Centro per la scienza in città. A suo tempo il primo cittadino aveva mostrato interesse alla proposta, tanto che andò anche a Napoli per visitare il Centro analogo della capitale partenopea. Poi, però, l’ipotesi cadde nel dimenticatoio.
Intanto le iscrizioni nella facoltà di Scienze sono aumentate anche grazie a iniziative promosse da Pegna assieme all’Associazione degli insegnanti di fisica: fra le altre Pegna organizza tutti gli anni la manifestazione che si sta svolgendo in questi giorni e che si chiama «Scienza, società, scienza». Un modo per mostrare come la scienza sia non solo conoscenza teorica e attività pratica, ma sia anche un’occasione di divertimento.
Come funziona un ascensore? Perché soffiamo sul caffè per raffreddarlo? Perché non provare a costruire una radio con la quale ricevere le comunicazioni che avvengono fra aerei? E possiamo costruirci un telescopio per osservare le lune di Giove?
A questa e a mille altre domande rispondono, nel mondo, una miriade di “Centri della Scienza”. In essi i ragazzi e i grandi vengono a contatto con la scienza e con un modo di fare scienza che è piacevole, accattivante, fonte di curiosità, incentivo al fare. Nei Centri della Scienza, così come si sono sviluppati negli ultimi venti o trenta anni soprattutto nel mondo anglosassone, uno può trascorrere intere giornate divertenti e interessanti. Può interagire con gli esperimenti che trova a sua disposizione, può assistere a film scientifici o storici, può stare in biblioteca per studiare o per preparare relazioni e ricerche, può assistere a conferenze con dimostrazioni sperimentali su tutti i campi del sapere scientifico.
I ragazzi possono assistere ad un esperimento su come si incanta un serpente velenosissimo con un flauto, su cosa succede quando si fa ruotare velocemente una persona che sta su una piattaforma girevole, o penetrare all’interno di un modello di atomo per vedere come è fatto.
In Italia esistono già una quarantina di “Centri della Scienza”, fra grandi e piccoli, in alcune regioni più di uno. Importanti sono quelli di Napoli, di Trieste, di Genova. E’ in fase di progetto un grosso Centro della Scienza a Roma, per il quale è stata emanata una legge speciale ed è previsto un finanziamento dell’ordine delle migliaia di miliardi.
La Sardegna non ha ancora un posto in tale quadro.
Da qualche anno un gruppo di docenti universitari di varie discipline scientifiche e di associazioni di docenti di scuole secondarie, sta portando avanti l’idea della possibilità di avere anche in Sardegna di un “Centro per la Diffusione della Cultura Scientifica” di livello europeo.
Lo scopo è quello di fare in modo che il pubblico possa venire a contatto con la scienza e con un modo di fare scienza che sia piacevole, accattivante, fonte di curiosità e quindi, si diceva, incentivo al fare. Tale progetto si differenzia dai modi della divulgazione tipici dei “Centri della Scienza” di tipo anglosassone per due aspetti: a) attenzione agli aspetti storici, sociali, filosofici peculiari della cultura europea; b) grande enfasi all’idea che si capisce facendo, e non solamente stando a guardare cosa accade in un esperimento creato ed eseguito da altri.
L’evoluzione dei Musei scientifici verso strutture con forti componenti interattive è un processo che è iniziato nel mondo anglosassone già da almeno mezzo secolo, con enormi benefici: si ritiene che causa non secondaria della leadership statunitense nel campo della scienza e della tecnologia sia dovuta alla grande diffusione ed efficacia comunicativa degli “Science Center” di cui quella nazione si è dotata. Tali centri attraggono annualmente enormi masse di visitatori, prevalentemente giovani, e svolgono un ruolo non secondario nel produrre curiosità, familiarità con la scienza e le tecnologie e nell’indirizzare giovani motivati verso studi e carriere scientifiche.
In Italia tale processo è iniziato da pochissimi anni, e molto lavoro deve essere fatto per ricuperare il ritardo.
In Sardegna esistono le competenze, le idee, la volontà per la creazione di un importante “Centro per la Diffusione della Cultura Scientifica”. Se è vero che, come viene detto, la Sardegna si sta avviando ad essere la “Silicon Valley” italiana grazie alle nuove tecnologie della comunicazione, allora assumono importanza strategica determinante le strutture educative e di diffusione della cultura scientifica.
Una struttura permanente come quella qui prospettata è fonte oltre che di cultura diffusa sul territorio, anche di posti di lavoro, sia per il funzionamento della struttura stessa (animatori, progettisti e realizzatori di strutture museali, grafici, sorveglianti ecc.) che nell’indotto turistico e artigianale in generale. Un “Centro della Scienza” è, infine, anche un centro organizzato per fornire servizi come sale attrezzate per tenere riunioni e per svolgere congressi, per la proiezione di film scientifici, per conferenze, per corsi di aggiornamento di docenti, per laboratori creativi ecc.
Guido Pegna
docente fisica sperimentale corso di laurea in Fisica
 
04 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 14 - Cronaca
ISTITUTO BIOETICO SARDO 
Nuovi master universitari e altre 3 sedi
OLBIA. Cresce l’istituto bioetico sardo Sandalyon. E non solo per quanto riguarda l’offerta formativa. Dopo la sede centrale di Olbia (aperta nell’ottobre 2004) adesso ne sono state aperte altre tre: a Sassari, a Torino e a Milano.
Nelle aule di via del Centenario (traversa di via Gabriele d’Annunzio), si lavora sodo, si va avanti con i corsi e si preparano nuovi master universitari.
E’ appena partito il primo corso di bioetica (40 gli iscritti, ma si accettano ritardatari: oggi comincerà anche il master di scienze ambientali (primo livello) e il 18 novembre quello di psicologia di consultazione (sempre primo livello). Tre invece i master che prenderanno il via il 10 dicembre: handicap e integrazione, educazione professionale delle migrazioni e scienze delle migrazioni. A gennaio l’istituto bioetico sardo si concentrerà sul diritto del lavoro mentre sempre nel mese di novembre (ma in questo caso le date non sono state stabilite) si terranno le lezione per i master midiform. Gli argomenti: finanza gestionale, gestione personale, gestione d’impresa, controllo contabile e revisione aziendale e avvocato d’affati.
Giovanna Oggiano, fondatrice dell’istituto, dà subito qualche dettaglio: «Per partecipare ai master di primo livello è necessaria almeno una laurea triennale. Si tratta comunque di corsi che rilasciano sessanta crediti formativi universitari. Per il secondo livello, invece, serve una laurea quadriennale, oppure basta la triennale se si è in possesso di un altro master di primo livello. Per i midiform, invece, non serve la laurea eccetto ovviamente per il master destinato agli avvocati. Per accedere invece all’istituto di scienze religiose (che rilascia il titolo di magistero in scienze religiose) è sufficiente il diploma di scuola media superiore».
C’è un’altra cosa che Giovanna Oggiano vuole ricordare: «Quella di Olbia - che dispone di due aule dotate di teleconferenze - è l’unica sede dell’istituto bioetico accredita per gli esami di tre regioni: Sardegna, Piemonte e Lombardia. Soltanto le tesi di discutono a Roma».
A metà aprile infine si svolgerà il corso di preparazione all’esame scritto di Stato per avvocati.
 
05 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 6 - Sardegna
Il tedesco dei giovani nuoresi
Laurea in lingue con una tesi sperimentale sul sistema vocalico
SASSARI. Noemi Piredda è nata a Sassari nel 1979. Di origini thiesine, appartiene a una famiglia di poeti. Suo nonno paterno - Antoni Piredda, nato a Thiesi nel 1905 e morto a Sassari nel 1984 - è stato uno degli estemporanei più valorosi nella storia delle gare poetiche logudoresi. Due fratelli dell’avo - Luisi e Gavinu - erano poeti apprezzati: Luisi di meditazione, Gavinu anche di improvvisazione. Tiu Antoni verrà commemorato nel mese di dicembre a Thiesi, nel centenario della nascita.
Noemi ha studiato al liceo scientifico “Marconi” e si è laureata nell’Ateneo sassarese in Lingue e letterature straniere, indirizzo filologico. La sua tesi di laurea, relatore il professor Carlo Schirru, ha per titolo “Il tedesco dei nuoresi, indagine sperimentale sul sistema vocalico”.
Come mai una tesi così singolare, per non dire strana? Ecco la spiegazione: «Avevo fatto un’indagine sull’apprendimento del tedesco da parte dei nuoresi e le difficoltà che comporta. Avevo scelto una zona di lavoro, quasi a caso. Volevo un territorio dove il sardo fosse conservativo. I ragazzi che poi ho intervistato venivano quasi tutti dai paesi del circondario di Nuoro: l’indagine è risultata ancora più interessante perché i miei interlocutori subivano tutti un forte influsso dal dialetto».
Andiamo avanti. Ancora Noemi Piredda: «Nel sistema vocalico dell’italiano ci sono sette vocali, nel sardo ce ne sono cinque tranne alcuni casi eccezionali. Al di là di questi casi, comunque, le vocali sarde sono cinque. In latino erano dieci, nella lingua sarda sono diventate cinque e hanno perso tutti i timbri. In tedesco il sistema vocalico è costituito da dodici vocali e di queste alcuni sono quei suoni chiamati con i due puntini: per intenderci, la dieresi».
Ne deriva che? Risponde Noemi: «Gran parte dei suoni del tedesco sono sconosciuti in italiano ma sono ancora meno conosciuti per un sardo. Alla fine del mio lavoro di laurea ho osservato quanto la difficoltà di un sardo sia maggiore, nel riprodurre quel genere di suoni. Siccome non esistono, automaticamente anche nel sentirli non si riesce ad identificarli perché non si conoscono e vengono idealizzati in maniera sbagliata. La mia era tutta una serie di studi prettamente di fonetica e quindi con analisi acustiche».
A quale scopo pratico? «Uno scopo glotto-didattico. Era emerso che i sardi avevano una maggiore difficoltà. In parole povere, la domanda che ne risultava era questa: volete che si apprendano le lingue, volete che in Sardegna ci sia un insegnamento migliore? Dovete curare questi aspetti. Nello specifico, laddove c’è una maggiore difficoltà per un sardo che debba imparare quella lingua. La difficoltà maggiore, in questo sistema vocalico, sta nel creare suoni con la dieresi. Dimostrata la difficoltà, adesso sta a voi trarne le conseguenze».
Noemi Piredda ha maturato la decisione di continuare la ricerca «proprio a seguito di questo lavoro. All’inizio volevo continuare sulla fonetica perché l’istituto di fonetica di Monaco è veramente ben organizzato. È stupendo lavorare in quell’istituto, non c’è problema, si ottiene ogni possibile aiuto».
 
06 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 59 - Cultura e Spettacoli
Le biblioteche entrano in rete 
Dopo Google tocca a Microsoft: il colosso informatico mette in internet l’intero patrimonio della British Library. Gli editori americani in rivolta: questa è concorrenza sleale 
Venticinque milioni di pagine, equivalenti a centomila libri dell’immenso patrimonio della British Library saranno scannerizzati e messi a disposizione del pubblico su Internet grazie ad un accordo fra l’istituzione britannica e Microsoft di cui si è avuto notizia ieri a Londra. La partnership strategica con la British Library - come l’ha definita l’amministratore delegato Alistair Baker - è il tentativo del colosso mondiale del software di riguadagnare il terreno perduto nella battaglia con Google che proprio l’altro ieri ha annunciato la messa on line della prima mandata di testi nella sua cyberbiblioteca, un progetto grandioso frutto di un accordo fra il motore di ricerca più usato del Web e cinque fra le più importanti biblioteche del mondo. L’accordo prevede che le versioni digitali di libri, giornali, mappe e manoscritti siano disponibili sul sito della British Library e su Msn (il portale Microsoft) già dal prossimo anno. Le modalità di accesso non sono state ancora decise, ma si prevede che sarà offerta una combinazione di servizi gratuiti (finanziati dalla pubblicità) e aree a pagamento. Inizialmente Microsoft investirà nel progetto circa 2 milioni di euro. «La partnership con Microsoft ci aiuta - ha sottolineato l’amministratore delegato della British Library Lynne Brindley - a realizzare il nostro obiettivo di promuovere un facile accesso alle nostre collezioni a chiunque voglia utilizzarle». Il lavoro sarà condotto in collaborazione con Open Content Alliance, un consorzio di gruppi non-profit e for-profit guidato da Yahoo. La British Library, che è la biblioteca nazionale del Regno Unito, afferma di avere nei suoi scaffali una copia di tutto quello che è stato pubblicato in Gran Bretagna ed in Irlanda. Le sue collezioni comprendono 13 milioni di libri, sette milioni di manoscritti, 4,5 milioni di mappe, 3,5 milioni di registrazioni, 8 milioni di francobolli e 58 milioni di giornali in vari formati.
Da Microsoft a Google. Romanzi di Henry James, monografie sulla Guerra Civile, atti del Congresso e biografie di ricchi newyorchesi: questi alcuni dei volumi già accessibili grazie all’accordo tra Google, quattro università e una biblioteca pubblica. Il materiale che il mega-motore di ricerca mondiale ha messo sul web è quello non protetto dal copyright e non coinvolto nelle azioni legali su quali testi possano essere scannerizzate dalle istituzioni che partecipano all’iniziativa: la New York Public Library e le università di Stanford, Harvard, Oxford e la University of Michigan. Si tratta dunque di una piccola parte dell’enorme mole di pagine che il portale ha intenzione di mettere in rete. Google vorrebbe creare una versione digitale di milioni di libri dalle cinque collezioni. L’obiettivo è di far transitare un maggior numero di persone «da New York a New Delhi» sul sito del progetto Google Print, ha detto la vicepresidente Susan Wojcicki. L’iniziativa è contestata dal sindacato degli autori, Authors Guild, e da cinque importanti case editrici, che vogliono sbarrare la strada al materiale protetto dal copyright che non abbia ricevuto esplicito permesso da chi detiene i diritti.
Per il momento il servizio offerto, come al solito gratuitamente, da Google, è limitato ai testi in inglese, per lo più pubblicazioni negli Stati Uniti. Ma Google ha lanciato un appelllo anche agli editori europei, italiani compresi.
 

Questionnaire and social

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