Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 November 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 16 – Lavoro
Finanziamenti dell’Università di Cagliari
Attività culturali, contributi ai progetti
L’università di Cagliari ha stanziato 80 mila euro per favorire la realizzazione di iniziative e attività culturali e sociali. Per questo motivo è stato istituito, per l’anno accademico in corso, un bando per l’assegnazione dei contributi alle associazioni studentesche dell’Ateneo come previsto dalla legge 429 del 1985. Le categorie che possono presentare la richiesta di finanziamento sono le associazioni studentesche che hanno rappresentanza nei consigli di facoltà e le associazioni studentesche e gruppi che abbiano come associati almeno 50 studenti regolarmente iscritti e che siano in corso oppure fuori corso da non più di un anno. Le iniziative che potranno usufruire del contributo dovranno essere destinate agli studenti universitari e, in alcuni casi, allargate a persone qualificate. Comunque la partecipazione alle iniziative dovrà essere gratuita. Le attività culturali e sociali che godranno del finanziamento dovranno svolgersi in un arco di tempo limitato e dovranno concludersi entro il 30 giugno dell’anno prossimo. Ci sono tre tipi di iniziative che non rientrano nei finanziamenti e sono: la pubblicazione di guide, notiziari e bollettini istituzionali; gli acquisti non direttamente connessi con lo svolgimento dell’iniziativa finanziata e le attività istituzionali. La commissione che assegnerà il contributo utilizzerà tre criteri: il 20 per cento del finanziamento totale sarà distribuito in parti uguali fra tutte le associazioni e gruppi che abbiano presentato iniziative ritenute meritevoli di finanziamento; il 70 per cento del finanziamento sarà distribuito tra le iniziative valutate dal punto di vista dell’interesse per gli studenti in base a parametri prestabiliti; il restante 10 per cento sarà infine destinato al finanziamento dei progetti valutati particolarmente interessanti, originali e idonei per gli studenti. Quest’ultima quota dovrà essere destinata a non più di sei progetti e sarà assegnata dopo la verifica dell’effettiva corrispondenza fra attività svolte e progetti presentati. La richiesta di finanziamento dovrà essere indirizzata al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari, segreteria del Rettore, via Università 40, 09124 Cagliari, e dovrà essere consegnata in busta chiusa all’Ufficio protocollo dell’Ateneo oppure spedita con raccomandata con avviso di ricevimento. Il termine per la presentazione delle domande è stato fissato per il 15 dicembre prossimo. Tutte le informazioni e il modulo per compilare la domanda sono reperibili sul sito internet della facoltà www.unica.it.
Eugenia Rinaldi
  
2 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Sanità Tagli al Policlinico, denuncia della Cisl
Aumentano i soldi a disposizione degli organi istituzionali, diminuiscono quelli per il personale. Questa la denuncia della Cisl dell’Università di Cagliari nell’analisi al documento di variazione di bilancio 2005 del Policlinico universitario, approvato di recente con delibera del Direttore generale e portato all’attenzione del Consiglio di consulenza e indirizzo. «Il capitolo relativo alle competenze agli organi istituzionali ? sottolinea in una nota il segretario della Cisl, Tomaso Demontis, - è aumentato di 647 mila euro, passando da 356 mila euro a oltre un milione. Per contro, sono stati diminuiti i compensi ai dirigenti medici, (meno 50 mila euro), non medici (329 mila) e del comparto (242 mila) ». In diminuzione anche i fondi dei compensi accessori. Tagli anche sull’acquisto di divise e biancheria: meno 12 mila euro. «In altri termini ? conclude ironico l’esponente della Cisl ? le divise ognuno se le compra con i propri soldi». (m. v.)
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 50 – Cultura
«Alleviamo la sofferenza ma non spegniamo la vita»
Confronto nell’Isola dopo le dichiarazioni di Umberto Veronesi sul diritto all’eutanasia
Il confine è sottilissimo, una linea d’ombra tra l’alleviare la sofferenza e porre fine alla vita. Umberto Veronesi, ex ministro della Salute e oncologo non ha dubbi: «Negli ospedali italiani l’eutanasia viene praticata. Nessuno lo confesserà mai eppure esiste». Per lui, la dolce morte non è un omicidio ma «raccogliere un appello alla pietà». Lo ha detto in un’intervista a "La Repubblica", confessando il ricorso non raro a una soluzione estrema al dolore che per la legge italiana è un reato assimilabile all’omicidio volontario o, se si riesce a dimostrare il consenso del malato, omicidio del consenziente, con pene che vanno dai sei ai quindici anni di galera. Veronesi è da tempo schierato a favore dell’eutanasia («non è più un tabù», dichiarò da ministro»), che considera «un diritto fondamentale». Achille Tarquini, chirurgo e per anni direttore dell’Istituto di oncologia dell’Università di Cagliari prende le distanze dalle rivelazioni del collega milanese. «Sono amico di Umberto, lo stimo ma non condivido le sue idee. Ho combattuto tutta la vita per salvare altre vite e ritengo inammissibile provocare la morte. In casi eccezionali, ho visto pazienti, dati per spacciati, migliorare e guarire. Riprese inspiegabili per la medicina, se non con risorse dell’uomo a noi ancora sconosciute». Paolo Gungui, primario all’Ospedale Oncologico di Cagliari, dà una diversa interpretazione alle affermazioni dell’ex ministro. «È una vecchia storia. Nei nostri ospedali l’eutanasia vera e propria non viene mai applicata. Se un malato ha dei dolori spaventosi si interviene aumentando le dosi di morfina per alleviare la sofferenza. Senza mai arrivare all’insufficienza respiratoria che causa il decesso. Assolutamente, non so di nessuno che abbia facilitato la morte, anche se talvolta sia i familiari che il paziente ci implorano di farlo». Responsabile del Centro di terapia antalgica e cura palliativa dello Zonchello di Nuoro, Antioca Sias nega il ricorso all’eutanasia ma ammette che, con il consenso del malato, si abbrevia la fase terminale della sua esistenza per migliorarne la qualità. «L’eutanasia non ha senso nelle cure palliative: il malato non ha più desiderio di morire perché gli si garantisce una vita accettabile». Con questo obiettivo, allo Zonchello hanno creato il centro da lei diretto. «Parliamo ore e ore con il paziente, gli spieghiamo tutto, chiariamo che il trattamento del dolore può avere effetti collaterali capaci di abbreviare il tempo di quel che gli resta da vivere. Se lui è d’accordo si fa, altrimenti no. Anche nell’alleviare la sofferenza bisogna rispettare la persona, la sua volontà. Sotto un altro profilo, quello della deontologia professionale, ritengo fondamentale richiamarsi al concetto di intenzione nella bioetica: se quel che fai, lo fai per ridurre il dolore, sei a posto. Perfino la Chiesa riconosce che è doveroso alleviare la sofferenza, se necessario anche abbreviando la vita». Parlare di eutanasia, in senso generico, lascia un discreto margine di ambiguità. Per porre fine all’agonia si può intervenire in modi fondamentalmente diversi. Passivo, quando cioè ci si astiene dal tenere in vita ricorrendo a quello che tanti bollano come accanimento terapeutico. L’eutanasia attiva si ha invece se è il medico a provocare la morte. L’eutanasia attiva diventa volontaria quando è esplicitamente richiesta dal malato. Nel suicidio assistito, invece, la morte deriva da un atto autonomo compiuto dal paziente in presenza di un medico e con mezzi da lui forniti. In Italia non esiste una normativa sulla dolce morte. L’eutanasia attiva, come detto, resta assimilata all’omicidio volontario, tutt’al più con attenuanti se c’è l’assenso del malato. Anche il suicidio assistito è considerato un reato, così come l’eutanasia passiva che resta comunque più difficile da dimostrare. Nel resto del mondo sono differenti le leggi sull’argomento. Negli Stati Uniti le norme variano da uno stato all’altro. I Paesi Bassi, per primi, hanno approvato nel 2000 la legalizzazione dell’eutanasia, entrata in vigore nell’aprile del 2002. La Svezia e il Belgio hanno scelto la depenalizzazione. In altri stati hanno invece valore legale le direttive anticipate, cioè il consenso espresso consapevolmente dal malato. Su questa linea di sono schierati gli stati di Manitoba e Ontario in Canada, alcuni dell’Australia, la Danimarca. In Germania e in Svizzera non è reato il suicidio assistito, purché il malato sia cosciente delle proprie azioni e il medico si limiti a fornirgli i farmaci. In Cina, una legge del ’98 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali. Che in Colombia è consentita in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale ma non è mai stata approvata con un apposita legge. Ritornando all’Italia, numerose sono le associazioni che si battono per la legalizzazione e che ora si pongono come traguardo soprattutto il valore legale delle direttive anticipate. In pratica, una manifestazione di volontà sui comportamenti da tenere qualora l’interessato dovesse trovarsi nelle condizioni di non potersi pronunciare sulle cure ricevute. A questa visione del problema si contrappone radicalmente la Chiesa cattolica che boccia l’eutanasia come omicidio ma lascia aperta la possibilità di sospensione delle cure.
Stefano Lenza
  
4 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Oristano
I risultati di un dossier curato dall’assessorato alla Cultura
Una provincia di pendolari: dalla materna all’università
Studenti oristanesi, un popolo in movimento. È ciò che emerge dalle ricerche sul pendolarismo curate dal professor Salvatore Ferraro e pubblicate in un Dossier dall’Assessorato alla Cultura e dal Centro Servizi Amministrativi di Oristano. Per la distribuzione delle scuole nel territorio e per la scarsa popolazione provinciale, il pendolarismo è un fenomeno a cui gli studenti devono abituarsi già nella scuola dell’infanzia. Sono 78 i comuni della provincia, di questi solo 43 sono dotati di scuole materne statali, 59 di scuole elementari e 47 di scuole medie. Ma molti ragazzi, pur avendo nel loro comune la scuola media, frequentano le due sedi del capoluogo, spinti dalla volontà dei genitori più che dalla loro, perché la scuola dei paesi viene ritenuta poco adatta alle esigenze dei propri figli. Gli Istituti superiori sono 16, di cui uno paritario, quasi tutti concentrati nel capoluogo Oristano, ma anche collocati in altre sedi come Ghilarza, Cuglieri, Terralba, Ales\Mogoro e Samugheo, più le due newentry di Bosa e Laconi. Lo studio sul pendolarismo fatto attraverso la suddivisione della provincia in questi ambiti ha fatto emergere che in tutte le zone vi è una forte attrazione per gli Istituti del capoluogo. Gli indirizzi scolastici distribuiti nel territorio nella maggior parte dei casi non sono del tutto rispondenti alle reali esigenze del territorio in cui operano. Nell’ambito Ghilarzese, che offre un Liceo Scientifico e un Istituto Professionale, i ragazzi che viaggiano per studiare nelle scuole oristanesi sono il 54,2%, molti dei quali frequentano il Liceo. Questo dimostra che l’offerta liceale ghilarzese esercita poca attrazione, o che i collegamenti non sono predisposti per trasportare gli studenti verso Ghilarza. Infatti spesso la coniugazione fra offerta formativa e buon livello di collegamento viario, costituisce un polo di attrazione capace di determinare la scelta degli utenti. Per la sua posizione centrale, i flussi delle comunicazioni hanno quasi tutte come punto d’arrivo Oristano, sia che si tratti di trasporto su gomma che su rotaie. Ma gli studenti pendolari come vivono questa esperienza? La maggioranza trova riscontri negativi sia sull’umore che nel rendimento scolastico. Ma c’è anche chi trova il lato positivo affermando che viaggiare tutti i giorni influisce positivamente nei rapporti interpersonali e, se si riesce ad utilizzare il tempo per ripassare le lezioni, anche nel rendimento scolastico.
Giorgia Salis
  
5 – L’Unione Sarda
Pagina 13 – Economia
Via libera del Governo agli aumenti salariali, ma serve il benestare della Corte dei Conti
Cento euro per la Befana degli statali
Ritocchi limitati a scuola, ministeri e aziende autonome
Potrebbero arrivare entro l’anno o comunque entro la Befana gli aumenti salariali in busta paga per quasi un milione e mezzo di dipendenti pubblici. L’annuncio è stato dato ieri dal ministro della Funzione pubblica, Mario Baccini, soddisfatto per il via libera del Consiglio dei ministri agli accordi per la scuola, i ministeri e le aziende autonome. Per i lavoratori di questi comparti potrebbero arrivare gli aumenti già entro Natale (100 euro al mese in più in media) ma per gli altri dipendenti pubblici (sanità, enti locali, agenzie fiscali e università e ricerca) ci sarà ancora da aspettare qualche mese visto che per alcuni non sono ancora cominciate le trattative all’Aran, mentre per altri mancano ancora le direttive. L’ostacoloPer poter erogare gli aumenti ai lavoratori è necessario il parere della Corte dei Conti, per il quale c’è un tempo massimo di 15 giorni e un nuovo passaggio al Consiglio dei ministri. Ma i sindacati hanno confermato l’estensione dello sciopero del 25 novembre di 4 ore a 8 ore a causa dei ritardi nei rinnovi. La scuola, invece, ha deciso di limitare lo stop a una sola ora dopo l’approvazione del contratto da parte del Cdm. I rinnovi riguardano il biennio economico 2004-2005, quindi i contratti appena rinnovati scadranno di nuovo. Per dare l’intero aumento medio previsto (il 5,01%) bisognerà attendere l’approvazione della Finanziaria 2006, visto che solo le risorse per erogare il 4,3% erano state stanziate nella Finanziaria 2005, mentre lo 0,7% sarà stanziato con la manovra 2006. Il Governo«Stiamo lavorando», ha detto il ministro Baccini, «perché la parte economica possa arrivare entro fine anno ai lavoratori. Stiamo accelerando i tempi. I tempi tecnici sono quelli legati alla Corte dei conti, 15 giorni al massimo. Spero che tutto ciò possa avvenire entro quest’anno, se non sarà possibile entro la prima settimana di gennaio». I sindacati«Do atto a Baccini di aver svolto un ruolo positivo», ha detto Rino Tarelli della Cisl. «Oggi è stato superato un ostacolo importante, ma manca ancora il via libera della Corte dei Conti e poi un ulteriore passaggio al Consiglio dei ministri». Chiede di stringere i tempi per tutti i comparti sui quali era stata firmata la preintesa anche Antonio Foccillo della Uil. Soddisfazione per il via libera ai contratti dei ministeri è stato espresso dalla responsabile del settore per l’Ugl Paola Saraceni.
 
 
 

  
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Cagliari
MONSERRATO
Cinque medici palestinesi
MONSERRATO. La facoltà di Medicina dell’Università di Cagliari apre agli studenti palestinesi e senegalesi con cinque posti annuali.
 L’importante accordo è stato stipulato nell’aula consiliare, in piazza Maria Vergine, tra Tonio Vacca, il sindaco di Qabatia Issam Nazzal, e in rappresentanza del primo cittadino di San Louis, dal vice sindaco Amadou Tourè. Presenti alla cerimonia il preside della facoltà di Medicina, Gavino Faa e il direttore del Dipartimento di medicina interna del Policlinico universitario, Francesco Marongiu. Comune e Università hanno deciso di impegnarsi per trovare nuove forme di collaborazione che consentano l’inserimento degli studenti stranieri nella comunità isolana e la formazione di personale sanitario. Previsto anche lo scambio di studenti tra l’ateneo cagliaritano e le facoltà universitarie palestinesi e senegalesi per favorire il dialogo scientifico e culturale. «È un accordo internazionale di grande rilevanza, all’insegna della pace, della cooperazione e dello sviluppo», ha detto il sindaco Tonio Vacca. (ps)
  
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
Navigare sulla rotta in sicurezza
Pronte nel 2007 carte climatologiche che avranno altissima risoluzione
Un progetto europeo (si chiama Wermed) al quale partecipa anche l’assessorato regionale ai trasporti
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Una mappa dei venti e dei moti ondosi nel Mediterraneo occidentale che, quasi di miglio in miglio, suggerisce o scoraggia la navigazione di una petroliera o, perché no, di un panfilo d’altobordo. Il risultato di una navigazione con la rotta corretta su necessità metereologiche rilevate al momento.
 Questo obiettivo, almeno sulla carta, è assolutamente da perseguire: calerebbero drasticamente i rischi di incidenti con disastro ambientale annesso, i costi per spingere una nave che si ritrova contro venti impetuosi ed onde conseguenti, l’inquinamento connesso con l’uso moltiplicato dei carburanti. Nel caso di una nave passeggeri, poi, ridurrebbe il disagio perché è meglio un tragitto un po’ più lungo, ma calmo, piuttosto che quello regolare in mezzo alla tempesta.
 Questa meraviglia della scienza e della tecnologia sarà pronta fra due anni con un progetto europeo (si chiama Wermed), cui partecipa l’assessorato regionale ai trasporti assieme a Sar e Crs4 (esperti di calcolo, fisica ecc.), i partner sono l’università di Malta, l’osservatorio nazionale di Atene, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente ligure, l’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente e i servizi tecnici, il Cinfai, organismo capofila, che è il Consorzio interuniversitario per la fisica dell’atmosfera e delle idrosfere. Ieri mattina Antonio Speranza del Cinfai e Alessandro Delitala del Sar hanno illustrato scopo e sbocchi del software che gli esperti ingaggiati andranno a mettere a punto per il Mediterraneo occidentale. Il futuro di questo progetto può essere una rete di assistenza alle imbarcazioni lungo tutto il tragitto per aiutare i comandanti a evitare le rotte sulle quali il tempo è meno favorevole. Secondo gli esperti che hanno parlato ieri mattina, c’è da credere che ci sarà chi lavorerà a uno sviluppo del genere: il progetto Wermed (Weatherrouting dans la Méditerranée Occidentale) è un «Interreg» «un lavoro condotto fra regioni il cui primo obbiettivo - spiegava il professor Speranza - è promuovere accordi regionali e il progetto sarà divulgato e messo a disposizione delle comunità». «Il motore - diceva ieri Alessandro Delitala - ha liberato la navigazione dalla necessità di avere il vento a favore, comunque le condizioni climatiche possono rappresentare ancora un problema serio per chi naviga.
 Noi intendiamo elaborare un modello per calcolare rotte alternative a quella in cui ci si trova. Tecniche del genere si usano nell’Atlantico, ma le adottano soltanto alcuni. La nostra idea è portare questa possibilità nel Mediterraneo, alla fine dei due anni avremo una scheda climatologica ad alta risoluzione. Per ora, chi ha bisogno di conoscere le condizioni del nostro mare si serve di schemi vecchi che indicano la situazione in appena quattro punti del Mediterraneo.
 Noi daremo indicazioni di venti chilometri in venti chilometri e quindi sarà possibile pianificare rotte in modo accurato risparmiando così su combustibili e lubrificanti». La prospettiva di un servizio di assistenza per le navi paragonabile a quello che in tutto il mondo esiste per gli aerei, è lontana ma, nei ministeri per i trasporti di vari paesi europei, Italia compresa, «ci si sta muovendo verso l’idea di creare un servizio coordinato», diceva ieri Delitala.
 I finanziamenti saranno 110 mila euro sul Fesr (Fondo europeo per lo sviluppo regionale), 67 mila degli stati coinvolti e 92 mila dei partner.

Questionnaire and social

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