Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 November 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
Due giorni di analisi ed esperimenti sul campo su un settore «tutto da razionalizzare»
Turismo, l’Università boccia il fai da te
L’offerta ai visitatori studiata dai docenti "croceristi per caso"
Più pianificazione per far decollare un settore che oggi produce solo il 7% del pil sardo
Una berlina con il motore ingolfato. È quel che viene in mente a sentire il turismo sardo descritto dai relatori del convegno che lunedì e martedì approfondirà uno dei misteri della nostra economia: come è possibile che un terra ricca di attrattive come la nostra ricavi da questo settore solo il 7 per cento del suo prodotto interno lordo. Un paradosso solo apparente, dicevano ieri gli organizzatori di "accessibilità al territorio e accessibilità all’informazione nel mercato del turismo", la due giorni che avrà inizio alle 9,30 di lunedì nella sala convegni dell’autorità portuale e proseguirà il giorno dopo all’hotel I Lecci di Villanovaforru. Un’iniziativa di studio, quella organizzata dall’Università di Cagliari, dall’autorità portuale e dal centro interuniversitario Ricerche Economiche e Mobilità con la partecipazione del master in economia del turismo della Bocconi, con tanto di esperimenti sul campo: martedì mattina alle 8,00 i convegnisti verranno caricati su un pullman e - nei panni dei croceristi appena sbarcati nel capoluogo - andranno alla scoperta dell’archeologia di Villanovaforru. Un test per capire dal vivo che cosa funziona nella nostra organizzazione e quali possono essere i punti dolenti. Quanto a questi ultimi, il più dannoso «è senz’altro la mancanza di pianificazione attiva e di armonizzazione: se nella località costiera dove vado in vacanza funzionano gli alberghi ma non la raccolta dei rifiuti, e la domenica trovo i cumuli di spazzatura nella piazza centrale, è evidente che c’è qualcosa che non funziona», per dirla con l’esempio pratico portato da Paolo Fadda, docente di Ingegneria dei trasporti che ieri ha illustrato l’iniziativa insieme al vicepresidente nazionale del Cts Andrea Gorini. Il problema messo a fuoco da Fadda è complesso e parte dall’offerta turistica indistinta che regna in terra sarda, «con tante cose diverse messe insieme, mentre occorrerebbero proposte turistiche mirate con target ben precisi e, soprattutto con la possibilità di verificare le carenze e i punti di forza di una programmazione che coinvolga tutti i soggetti che entrano in gioco». Per intendersi, è «dalla consultazione dei depliant e dei siti internet che comincia la vendita di un periodo di vacanza, di un’offerta turistica, per poi svilupparsi attraverso molti settori che vanno appunto armonizzati e messi a regime: dagli orari dei musei al sistema dei trasporti, dall’erogazione di acqua e luce nei comuni alla qualità ambientale e culturale, proseguendo con l’accessibilità e la promozione». Una serie di componenti che è indispensabile sottoporre non solo a un coordinamente, ma anche e soprattutto a un severo controllo di qualità, per poter poi tirare le somme e valutare - ad esempio - come sfruttare al meglio l’apporto delle compagnie low cost, come ragionare in termini di destagionalizzazione. Anche perché, come sottolineava Gorini, non si può indicare come trainante un settore che lavora per un mese e mezzo all’anno e immagina di scommettere sul modello Costa Smeralda. Vale a dire un modello che funziona, beninteso, ma può riguardare non più di due aree in tuta l’Isola: solo chiarendosi le idee e pianificando l’offerta (cioè capendo a chi "vendere" la Sardegna e in quali periodi) sarà possibile rincorrere Malta, le isole greche, l’emergente Cipro e proporre sei, sette mesi di Sardegna, a prezzi diversi, con caratteristiche diverse, con un ventaglio ampio che valorizzi i parchi come le spiagge. A confrontarsi su «questo volano che decolla e non decolla» - come ha riassunto il presidente dell’autorità portuale, Nino Granara - e a ragionare su come indurre operatori, ristoratori e amministratori pubblici a fare sistema, lunedì e martedì saranno l’assessore regionale al Turismo Luisanna Depau, il professor Giuseppe Loy Puddu (coordinatore dell’area di politica del Turismo nel master della Bocconi), la professoressa Magda Antonioli Corigliano (direttore del master), la responsabile marketing dell’autorità portuale Valeria Mangiarotti, il presidente provinciale della Federalberghi Antonio Mundula e il ricercatore del Cirem Gianfranco Fancello.
Celestino Tabasso 
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 50 – Gallura
aree marine
Tavolo tecnico tra Regione e Governo
Non poteva concludersi meglio, il dibattito di venerdì sera, della sedicesima rassegna del mare. Dalle parole ai fatti, la giornata di lavoro ha portato i primi frutti in materia di tutela ambientale. A fine lavori, l’assessore regionale all’ambiente Tonino Dessì, il sottosegretario del ministero Roberto Tortoli e i rappresentanti dell’Area Marina protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo hanno siglato il "Protocollo d’intesa del sistema integrato delle aree protette della Regione Autonoma della Sardegna". Il documento, oltre alle funzioni operative, avrà lo scopo di omogeneizzare e coordinare la gestione delle aree protette, permettendo il completamento degli strumenti legislativi di base, ancora troppo carenti per garantire a pieno il funzionamento degli enti. Inoltre, l’accordo permetterà l’avvio di nuovi programmi di promozione, comunicazione e formazione in materia di salvaguardia ambientale e una serie di strategie di partenariato con altri enti ed università. «E’ un traguardo assolutamente importante ? spiega Augusto Navone, dirigente dell’Area marina protetta di Tavolara ? perché, per la prima volta si sono incontrati tre livelli istituzionali, che condividono delle finalità e hanno permesso di dare avvio ad un tavolo tecnico politico sul quale poter affrontare tutti quegli argomenti inerenti alla gestione delle aree marine protette più volte rimarcati in questi giorni di dibattito». Sempre nella giornata di venerdì è stata stipulata una convenzione con la Regione, l’Amp penisola del Sinis Isola di Mal di Ventre che permetterà l’attivazione di un centro regionale per il coordinamento ed il recupero della fauna marina in difficoltà nel mare della Sardegna. M.Me.
  
3 - L’Unione Sarda
Pagina 42 – Oristano
Nasce un centro di ricerca per studiare l’economia turistica
La costituzione di un Centro di ricerca universitaria sull’economia turistica ad Oristano promosso dal Consorzio Uno e dalla Facoltà di Economia dell’Università di Cagliari è stata annunciata da Eugenio Aymerich (direttore), e da Roberto Malavasi (preside) durante la prima conferenza sul turismo in provincia di Oristano. «Vi lavoreranno tre ricercatori stabilmente», dice Malavasi, «e 35 professori che si impegneranno a studiare e pubblicare ricerche sull’economia turistica locale, nazionale ed europea». La sala era gremita, con la defezione di due presenze attese: l’assessore regionale al turismo Luisanna Depau e il presidente Renato Soru che hanno dato forfait all’invito del presidente della Provincia Pasquale Onida. Eppure "l’idea cardine", elaborata dal Sil e dalla Provincia con studi avanzati sul turismo sostenibile, di puntare su un turismo "culturale, naturale e distintivo di eccellenza", forse, non sarebbe dispiaciuta agli esponenti della giunta regionale. Anna Paola Iacuzzi, direttore generale della Provincia, ha cercato di legare in un filo logico i diversi interventi degli imprenditori turistici. Ettore Giacchino, patron di Horse Country, ha distinto "il prodotto turistico", dalla "costruzione di un albergo". «Fra sei mesi, noi inizieremo a fatturare 16 milioni all’anno con 220 mila presenze ( attualmente le presenze dell’intera provincia sono circa 190 mila), occupando 250 persone (dopo aver creato 300 nuovi posti letto) che si aggiungono ai mille dell’Ala Birdi di Arborea». Su una idea di progetto turistico diverso, più edile che di servizi, si è espresso Antonio Ledda di Bosa Sviluppo, che intende investire 235 milioni di euro per fare 4 mila e 500 posti letto a Bosa. Sulla stessa linea Salvatore Poddi, presidente del Consorzio Sardegna Ovest, altri 129 milioni di euro di investimenti, 3 mila e 682 posti letto, occupazione attesa 836 diretta e 506 indiretta. Piero Pellò offre anche lui un prodotto turistico come il Golf di Is Arenas e fra un po’, nonostante le opposizioni ambientali, un albergo da 80 camere. Numeri. Necessari «per fare massa critica e fare sistema» dicono. Stefano Cenci, esperto di marketing, spiazza la linea basata sulle costruzioni: "questo andava fatto dieci anni fa" . Oggi i turismi chiedono: unicità, utilizzo delle costruzione esistenti, qualità, ed il rapporto diretto con i clienti attraverso i nuovi mezzi di comunicazione.
Gabriele Calvisi
 
 
 

 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Mentre in tutta la Sardegna si registra un incremento del 30 per cento, in città tutto è fermo
Turismo, Cagliari fanalino di coda
Due giorni di convegno per tracciare nuove linee di sviluppo
CAGLIARI. Altro che città turistica, punto di riferimento per l’intera isola, e addirittura per il Mediterraneo: se negli ultimi anni in Sardegna la voce “turismo” ha registrato un incremento pari al 30 per cento, il dato non è riferibile a Cagliari che invece è rimasta ferma. Il motivo? Manca una vera volontà di pianificare.
 A dirlo è Giuseppe Loy Puddu, coordinatore dell’area di Politica del turismo all’università Bocconi di Milano, che domani interverrà in “Accessibilità al territorio e accessibilità all’informazione nel mercato del turismo”, convegno in programma anche martedì, organizzato da Università di Cagliari, Cirem (Centro universitario ricerche economiche e mobilità), Autorità portuale e Regione.
 Un incontro per fare il punto sulla situazione del comparto turistico, in cui più che trovare soluzioni ai problemi, si cercherà soprattutto di parlare di metodologie, intese come strategie da adottare perché il turismo diventi un vero volano dello sviluppo economico isolano, e non solo un affare per pochi e pochi mesi all’anno.
‹‹Dopo un 2001- 2002 un po’ piatto - dice Paolo Fadda del Cirem - dal 2003 per la Sardegna, e per il resto del Mezzogiorno, il comparto turistico ha subito una crescita››.
 Trenta per cento in più, dicono le tabelle mostrate da Fadda. Ma Cagliari non contribuisce affatto. E il motivo lo spiega Loy Puddu, raggiunto poco dopo telefonicamente per svelare il mistero: Cagliari è la provincia meno organizzata dal punto di vista turistico, dice il professore. Soprattutto manca la volontà di pianificare, e quella di tenersi stretto il potenziale cliente. Edicole chiuse dopo l’una, orari dei musei impossibili, scarse attrattive. Per il capoluogo della regione così proprio non va.
 Più in generale tuttavia, è nell’intera isola che, nonostante i progressi, la situazione va migliorata. Ma senza bisogno d’inventarsi una nuova offerta, perché quella c’è già.
‹‹Mare, coste, spiagge, porti, passando per costumi e archeologia: la Sardegna ha già quel che interessa al turista - dice Andrea Gorini, vicepresidente del Cts - E’ necessario però definire un target, ci sono tanti mercati che non ci conoscono››.
 Un target che non deve essere per forza medio- alto, anche perché, dice Gorini, ‹‹l’esempio fortunato della Costa Smeralda credo possa essere ripetuto in una o due zone››.
Ecco allora alcune idee che potrebbero funzionare da chiave di volta: ‹‹Guardare agli esempi forniti da zone come Cipro o Malta, dove la stagione turistica dura anche sette mesi l’anno››, dice Gorini, ma anche ‹‹imparare a farsi conoscere: i tedeschi si sono dimenticati di noi, gli scandinavi non ci conoscono affatto, gli italiani sono turisti mordi e fuggi››. E questo anche per la presenza di alcuni grandi scogli: ‹‹collegamenti, trasporti interni, prezzi spenna clienti››. Un’altra strategia potrebbe essere quella dell’integrazione: ‹‹Prodotti distinti possono integrarsi molto bene - dice Paolo Fadda - L’importante è non subire il turismo, cioè quel turismo fatto come viene viene››. Alla due giorni di lavori parteciperanno, tra gli altri, l’assessore regionale al Turismo, Luisanna Depau, e il presidente dell’Autorità portuale Nino Granara, che parlerà dei lavori in corso al molo Ichnusa per la costruzione della Stazione marittima crociere.
 Sabrina Zedda
  
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
LA STORIA
La torre della sofferenza ha 700 anni
San Pancrazio, domani giornata di studio sull’ex carcere di Castello
CAGLIARI. Quando il re Carlo V fece tappa al porto di Cagliari, nel viaggio che doveva portarlo con la sua flotta a Tunisi, le definì le più belle d’Europa. Parlava delle torri pisane, oggi simbolo della città ma anche ricordo indistruttibile di sofferenze e dominazioni: in quei tempi, era l’anno 1535, sul quartiere alto svettava la torre dell’Aquila, insieme a San Pancrazio e all’Elefante. Tre torri vicine una all’altra, un lusso per una Sardegna non certo ricchissima di fortificazioni militari che il sensibile sovrano spagnolo non mancò di rilevare con ammirazione. Poco meno di due secoli dopo la terza torre progettata e realizzata dal grande architetto Giovanni Capula si sgretolò in buona parte cedendo al peso micidiale delle bombarde spagnole, durante l’assedio del 1717. Non era la prima volta: già anni prima la fortificazione-monumento aveva vacillato sotto i cannoni della flotta anglo-olandese dell’ammiraglio Lake. Il colpo di grazia glielo diedero i francesi del contrammiraglio Truguet nel 1793. Così, con i resti dell’Aquila inglobati fra le stanze dell’antico palazzo Boyl, le torri sono rimaste due. Monumenti di una Cagliari medievale crocevia di traffici marittimi e di guerre, ma non amatissime dai cagliaritani, che forse le sentono ancora legate a passaggi storici non esaltanti oltre che segnati dal dolore. D’altronde quelle torri sono state a lungo le prigioni della città e certe memorie, malgrado il tempo passi, si cancellano a fatica.
 Ora l’associazione culturale ‘Centro studi della città e del territorio-Sardegna’ d’intesa con l’associazione ‘Storia della città di Roma’ e con il dipartimento di architettura dell’Università si prepara a celebrare il 700º anno dalla costruzione della torre di San Pancrazio mettendo a confronto le ipotesi di ricerca e le tesi di storici dell’architettura e della città con quelle di storici del medioevo, di archeologi e di storici dell’arte. L’idea di fondo - come informa una nota - è di sottolineare il significato del monumento e del suo contesto, con l’obbiettivo di far seguire a quest’appuntamento la preparazione di un convegno a carattere internazionale per il 700º anniversario della torre dell’Elefante, nel 2007. Un’idea di grande interesse e di massima attualità, perchè si realizza in una fase di intenso dibattito sul futuro del quartiere medievale. A chi vorrebbe collegarlo con tappeti elettrici e percorsi meccanizzati ai quartieri bassi si contrappongono le proteste di chi al contrario lotta perchè il Castello rimanga quello che è sempre stato: la città alta, da raggiungere a piedi, silenziosa quanto può essere silenzioso un rione storico nel 2005.
 San Pancrazio - restaurata e ristrutturata di recente - venne realizzata dall’architetto Capula e ospitò le regie carceri finchè non furono trasferite al colle di Buoncammino. I ricordi legati a San Pancrazio non sono felici: i documenti dell’epoca raccontano di quando dalla torre partiva il rintocco de sa campana mala, quello che accompagnava i condannati al patibolo. Accadeva spesso, in tempi in cui non si perdeva troppo tempo ad approfondire indagini e imputazioni.
 Ma è sempre dalla sommità di San Pancrazio - come riferisce Antonello Angioni nella sua ‘Guida alla città di Cagliari’ edita da Gia - che il generale piemontese Alberto Ferrero Della Marmora eseguì nel 1835 i rilievi trigonometrici poi illustrati nella sua ‘Carta della Sardegna’. La scelta non era stata certo casuale: dalla torre - che raggiunge i 129 metri sul livello del mare - lo sguardo può arrivare fino al massiccio del Gennargentu e al monti Ferru di Santulussurgiu. Il che rende l’idea dell’importanza che una struttura militare di quel tipo poteva avere in tempi in cui la vigilanza sul pericolo era affidata soltanto alla vista.
 L’appuntamento con la giornata di studio sulla torre di San Pancrazio è per domani, nell’aula magna del dipartimento di architettura, in via Corte d’Appello. L’apertura dei lavori è in programma per le 15.30. Parleranno Marco Cadinu (“La torre di San Pancrazio e la città”), Donatella Salvi (“Il contributo dell’archeologia alla storia del quartiere di Castello”), Corrado Zedda (“La Saredgna nella politica del comune di Pisa all’inizio del quattordicesimo secolo”), Rossana Martorelli (“Le mura urbiche indicatore del vissuto quotidiano nella Cagliari medievale”), Manuela Mattana (“La torre di San Pancrazio nel circuito murario del Castello di Cagliari”), Roberto Coroneo (“Simbologia e valore apotropaico degli animali a guardia delle mura e delle torri”) e Raimondo Pinna (“La torre di San Pancrazio nel processo di patrimonializzazione della città”).
 
 6 - La Nuova Sardegna
Pagina 51 - Cultura e Spettacoli
Gianluigi Gessa: «Alcune pratiche religiose fanno bene, ma non sono l’unico percorso possibile»
La via laica alla beatitudine
I meccanismi neurologici coinvolti nella meditazione
La preghiera rinforza i neurotrasmettitori del benessere psico-fisico
ROBERTO PARACCHINI
Quasi un guanto di sfida. «Oggi c’è bisogno di serenità e loro, i mistici di religioni vecchie e nuove, la vendono al posto dell’immaginetta o delle acque sante. Offrono anche competenze e conoscenze per raggiungerla: tecniche di meditazione e di preghiera (“volete imparare i nostri metodi? Fanno bene”), ma il concetto non cambia, bisogna pagare: «E’ un business» afferma tra il divertito e il preoccupato Gian Luigi Gessa, già fondatore e presidente della Società italiana di neuroscienze. Gli strali dell’animatore di una delle scuole di eccellenza nazionali (quella di neurofarmacologia di Cagliari) prendono spunto dalle affermazioni di chi «vorrebbe dimostrare scientificamente che bisogna meditare e pregare perchè fa bene».
 La meditazione - affermano alcuni scienziati - sviluppa una parte del cervello che stimola la concentrazione. La preghiera - precisano altri - rinforza una serie di neurotrasmettitori interessati al benessere psico-fisico. E non si tratta di parole al vento, ma di risultati di ricerche pubblicate su riviste considerate autorevoli come il British Medical Journal, Lancet, gli Annales of Internal Medicine e il Jounal of he American Medical Association. «Come dire, in una boutade, prega che ti passa», commenta Gessa.
 - Lei non è d’accordo? Eppure Tenzin Gyatzo, il quattordicesimo Dalai Lama (la massima espressione del buddismo tibetano) è intevenuto nei giorni scorsi al meeting annuale della Società di neuroscienze, a Washington. Nella sua relazione (pubblicata da la Repubblica lunedì scorso) Gyatzo ha citato una ricerca di un neurologo dell’università del Wisconsin, Richard Davidson, affermando che questo scienziato «ha scoperto che durante la meditazione alcune aree cerebrali che si ritiene siano da mettere in relazione alla sensazione di felicità aumentano la loro attività e ha altersì scoperto che tanto più a lungo una persona si è dedicata alla meditazione, tanto più intensa è l’attività che interessa quelle aree». Che cosa ne pensa?
 
«Ricordo, alcuni anni fa in India, a un convengo di fisiologi, tra le offerte a pagamento c’era anche quella di un corso intensivo di meditazione trascendentale. Mi dissero che permetteva di rallentare la frequenza cardiaca e di diminuire la pressione arteriosa. Ma non l’ho seguito perchè iniziava alle sei di mattina...».
 - Però alcune ricerche dicono che sia la meditazione che la preghiera fanno bene...
 
«Sì, lo so. Le cose che hanno dimostrato sono abbastanza convincenti, benchè molto limitate per il numero di persone esaminate. Ma il discorso è un altro, sono tante le attività che fanno bene: dallo jogging a infinite altre forme di movimento o di esercizio intellettuale. Leggere un libro, ad esempio, ti può cambiare la vita. E questo perchè in alcune aree del cervello può produrre degli effetti permanenti, molto maggiori della preghiera. Il problema non è tanto quello di negare alcuni risultati benefici di quest’ultima, bensì quello di nasconderne tanti altri, molto più importanti».
 - Insomma il gioco del Sudoku, tanto per fare un esempio, o le parole incrociate o altro ancora, possono avere un effetto salutare per il nostro cervello, forse maggiore della preghiera?
 
«Esatto e senza forse. Il problema è, semmai, quello di capire che cosa capita nella nostra mente quando si fanno con una certa assiduità cose che stimolano i nostri neuroni creando sollievo o piacere, intellettuale o meno».
 - Ce lo spieghi.
 
«Il cervello, contrariamente a quello che si pensava, produce un fenomeno che si chiama plasticità. In altri termini: il numero dei nosri neuroni è relativamente stabile alla nascita, circa cento miliardi. E questo numero ce lo portiamo dietro sino a quando queste cellule cominceranno a morire. Ma quello che si è scoperto è che questi neuroni non sono immobili, statici, ma parlano tra di loro. E anche molto e lo fanno in modo chimico, costruendo di continuo un’infinta rete di ramificazioni, innumervoli strade di comunicazione. Ed è questa la plasticità neuronale, che cresce e si sviluppa a seconda degli stimoli esterni. Oppure, se questi diminuiscono, si riduce».
 - E se una persona di ferma, che cosa capita?
 
«Allora le strade vengono piano piano sbaraccate. Se vai in pensione, ad esempio, e smetti la tua attività intellettuale o anche pratica, rallenti le interazioni: blocchi il dialogo tra i vari neuroni».
 - Ma come si dimostra che alcune attività sviluppano la così detta plasticità neuronale?
 
«Oggi vi sono sofisticati strumenti, come la risonanza magnetica per immagini, che permettono di vedere tridimensionalmente in aree anche piccolissime, come una capocchia di spillo, del nostro cervello. In questo modo è possibile verificare il livello di plasticità neuronale, che produce una sorta di ispessimento. Così abbiamo che se alcune attività, come la lettura di un libro o lo studio, ad esempio, vengono fatte in maniera continua, si ha un ispessimento maggiore».
 - E questo capita anche per la preghiera?
 
«Certo, ma in maniera molto minore che nella lettura di un bel libro. Chi ha scoperto il fenomeno della plasticità neuronale, Erich Kandel, è partito da una particolare lumaca, l’Aplysia, scelta per il numero limitato di neuroni. E per questi studi ha avuto il premio Nobel. Poi le ricerche sono passate ad animali più complessi, come i topi. Infine all’uomo. Il dogma dell’immobilità delle cellule neuronali è stato infranto, sia in positivo che in negativo. Se a esempio uso sempre una calcolatrice per fare i calcoli, alla fine - non utilizzandola - avrò atrofizzata la mia parte del cervello che serve per questa funzione. Uno studio pubblicato su l’autorevole Scienze mostra come i tassisti di New York abbiano l’ippocampo (un’area del cervello preposta alla memoria visiva) più sviluppata degli altri. Quindi pregare va bene, ma leggere un libro è meglio».
 - Ma lei crede in Dio?
 
«Grazie a Dio sono ateo. Ricordo che l’ex arcivescono di Cagliari, Ottorino Alberti, sapendo della mia riluttanza mistica a rischio d’inferno, mi disse, quasi a confortarmi, di non preoccuparmi: che probabilmente ci sarebbe stato un paradiso anche per me. Allarmato gli risposi: e sei poi vi trovo Baget Bozzo? “Non si preoccupi”, fu la risposta. Però preferisco sempre leggere un bel libro».
  
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Fatto del giorno
Viaggi della speranza con molti limiti
«Regione e Asl dovranno evitare la mobilità inutile e costosa»
di Stefania Puorro
OLBIA. «Sbaglia chi dice che non verranno più consentiti i viaggi della speranza. Io vorrei che non ci fossero, perché i centri di eccellenza dovrebbero trovarsi ovunque. Ma nessuno impedisce a un olbiese di andare a curarsi a Milano». Il ministro alla Salute affronta così, a Olbia, il tema del “turismo sanitario”. Ma i timori restano. Chi non è ricco, quei viaggi potrà permetterseli? E soprattutto: con la devolution sarà possibile che le Regioni povere possano avere strutture sanitarie di alto livello?
 Francesco Storace è arrivato ieri mattina in città per presiedere la Consulta della sanità di An. E ha subito fatto riferimento alla Finanziaria già approvata dal Senato. Il testo è chiaro: le Regioni non devono superare un certo tetto per i pazienti che vogliono ricorrere alle cure in altri centri.
 «Ma non viene limitata la mobilità per prestazioni come quelle oncologiche - protesta il ministro -. Ma che senso ha, se io ho un reparto di ortopedia che funziona bene, andare al Rizzoli? Dunque: le Asl sono invitate a evitare la mobilità inutile e costosa e la stessa cosa deve valere per lo Stato».
 Storace ribadisce che «a tutte le Regioni devono essere garantite strutture eccellenti», ma non chiarisce chi sosterrà i costi: con la devolution, ciascuna Regione dovrà provvedere con i soldi che ha. E per quelle povere, come la Sardegna, i guai potrebbero aumentare. Nel 2004 l’isola ha avuto un saldo negativo di 9mila pazienti: sono di più quelli che si sono curati fuori. «Ma - evidenzia Storace - la Finanziaria non impedirà a nessuno di andare in qualunque ospedale del nostro paese». Pagando di tasca propria, se la Regione dovrà rispettare il limite nei rimborsi.
 Sulle ingiustizie sanitarie che la devolution rischia di acuire, come denunciano le Regioni, il ministro ha una sua versione: «La tutela della salute fa capo allo Stato che deve intervenire sulle Regioni anche a tutela dell’interesse nazionale. Questo è spaccare l’Italia? Non credo».
 Storace ha invece preferito mettere l’accento su un altro aspetto: «Il vero scandalo, secondo me, è questo: io, medico del nord, vado in Calabria due volte la settimana e poi dico al paziente di venire a curarsi nel centro dove lavoro. Mi dispiace, ma così non si andrà avanti».
 La ricerca: «L’attenzione è alta, all’interno della Finanziaria», ha aggiunto il ministro. E proprio a Olbia, da 15 anni, don Verzè sta cercando di aprire il suo San Raffaele sardo anche con l’obiettivo di portare in Sardegna le specialità che mancano. La Regione ha definito l’accordo con il prete-manager (che prevede una collaborazione con le università sarde), ma il ministro è caduto dalle nuvole. «Questa vicenda - ha detto - non l’ho ancora affrontata».
 Una giornata tutta olbiese, quella di ieri, per Storace.
Prima ha partecipato alla riunione della consulta nazionale della sanità, poi ha incontrato medici e politici all’hotel Luna Lughente. Tre le tappe del pomeriggio: la visita alla comunità “Arcobaleno” di don Andrea Raffatellu, poi una scappata a Telti (per il via ai lavori del centro storico) e una breve apparizione davanti all’ospedale pubblico: il ministro lo ha visto, illuminato e ormai in parte finito, solo dall’esterno.
 Ma quasi tutto il suo tempo lo ha trascorso per approfondire i temi nazionali più discussi. Sulla pillola abortiva, Storace segue a ruota il cardinale Ruini, capo dei vescovi italiani: «Antiabortisti nei consultori. Su questo nessun dubbio. Credo che la legge sull’aborto debba essere applicata tutta. A cominciare dalle norme che prevedono la prevenzione e il diritto di nascere. Domani terrò una riunione tecnica sull’articolo 2 della 194, quello che riguarda i consultori e le convenzioni con l’associazionismo. Casini dice che la legge sull’aborto non si discute? Lo dico pure io. A metterla in discussione è la sinistra. Sapete cosa c’è di curioso? Lo Stato, attraverso la sua Finanziaria, si preoccupa di trovare risorse per incentivare le famiglie a fare figli, invece le Regioni fanno a gara per spingere a non farli».
 Storace ha parlato di liste d’attesa ospedaliere, di farmaci generici e di aviaria, con l’emergenza ancora forte. «Anzi, c’è più emergenza di prima - ha concluso Storace -. Al G7 più il Messico ci è stato detto che la pandemia è destinata ad esplodere, anche se non si sa quando. E gli Stati si stanno allertando a fronteggiare il rischio. Stiamo lavorando per coordinare i piani pandemici, e la richiesta dell’Italia è di intensificare il lavoro della sanità veterinaria per prevenire il virus sulle malattie animali. Ho sentito racconti di ospedali nelle zone del Sud Est in cui non ci sono reparti infettivi: il malato lo mettono in una stanza e chiudono la porta».
 
 8 - La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
«Ma chi paga l’università?»
Bufera in consiglio comunale per l’attivazione dei corsi
Frattura all’interno della maggioranza Dure polemiche per il licenziamento del vicesindaco e assessore Sgarangella
OZIERI. Sull’attivazione del corso universitario la maggioranza di centrodestra supera la prova ma nel contempo ufficializza la traumatica frattura al proprio interno. Questi, in estrema sintesi, i dati certi emersi dalla seduta consiliare di avantieri, svoltasi in un clima di grande incertezza per il licenziamento, da parte del Sindaco Cubeddu, del suo vice Antonello Sgarangella. L’incontro, richiesto dalla minoranza di centrosinistra, per far luce sulle modalità di finanziamento del corso triennale sulla gestione dell’allevamento equino, si è sviluppato secondo le previsioni della vigilia.
 La minoranza, attraverso gli interventi di Vincenzo Lai, Mattia Pericu, Uccio Farina, Angelo Pala, Michelino Pala e Carmelo Lostia, pur ritenendo positiva l’iniziativa didattica, ha ribadito le proprie perplessità sull’iter seguito per il decollo della stessa. Viva preoccupazione desta nei gruppi di opposizione, il fatto che in attesa dei finanziamenti statali e regionali le risorse necessarie siano state impegnate sul bilancio comunale. Un altro rilievo è stato mosso per il mancato coinvolgimento del consiglio comunale sull’intera vicenda. Di diverso avviso, naturalmente, lo schieramento di maggioranza. Antonio Doneddu, Franco Murru, Antonio Fantasia, Nanni Terrosu e Leonardo Taras nonchè il sindaco Cubeddu, hanno ritenuto le critiche strumentali e tese ad impoverire una delle poche conquiste della città negli ultimi lustri. Nel complesso, nel corso dei lavori, sono state riproposte le divergenti posizioni già emerse dal dibattito sviluppatosi sugli organi di stampa. Per l’opposizione la procedura seguita, peraltro con eccessiva autonomia dal capo dell’amministrazione, espone il Comune al rischio di vedersi addossare le spese relative all’attivazione e alla gestione del corso. La convenzione con l’università, siglata in assenza di una copertura finanziaria certa, per via di clausole penalizzanti comporterebbe impegni troppo onerosi e a lunga scadenza per il bilancio dell’ente locale. Su questo specifico argomento, il centrodestra ha criticato l’attegiamento discriminatorio della Regione, che molto prodiga con gli altri centri che ospitano sedi universitarie gemmate, non ha riconosciuto alcun contributo per Ozieri. Ma a dirla con il sindaco Cubeddu, la situazione è tutt’altro che compromessa. Una volta ricevuti i finanziamenti consolidati concessi dal Ministero e con la definizione dell’apposito consorzio, le preoccupazioni di carattere finanziario non avrebbero motivo di esistere. Ma per la validità dell’investimento che il corso rappresenta, a parere del centrodestra, non sarebbe la fine del mondo se fosse il Comune a dover far fronte parzialmente ai costi iniziali. Il dibattito, sviluppatosi per circa due ore, non ha nella sostanza modificato le posizioni iniziali dei due schieramenti. Ma la seduta consiliare, giungendo a quarant’ottore di distanza dal provvedimento di revoca delle deleghe di vicesindaco e di assessore alle Attività produttive sin qui detenute da Antonello Sgarangella, era attesa anche per i risvolti di carattere politico.
 Su questo punto, l’opposizione è stata molto dura. Per Vincenzo Lai, il predetto dimissionamento, la mozione presentata dal gruppo di An per congelare la pianta organica comunale e le sempre più evidenti fratture interne della coalizione di maggioranza deporrebbero per la fine anticipata della legislatura e con la restituzione del mandato politico amministrativo all’elettorato. A riprendere tale argomento è stato Antonio Fantasia. Nel definire «incomprensibile e immotivato» il provvedimento emesso dal sindaco, ha sostenuto l’assoluta lealtà al centrodestra di Sgarangella e ha auspicato il suo immediato rientro nell’esecutivo.
 Fantasia ha sostenuto l’urgenza di un chiarimento interno. Gli stessi argomenti sono stati ripresi da Ottaviano Contu. Come noto, alla base del siluramento dell’ex assessore, vi è il passaggio all’Udeur di gran parte del gruppo Pps.
 Per An, partito leader della maggioranza, tale mutamento non è tollerabile o quanto meno non è sufficiente la dichiarata volontà del solo Sgarangella a rimanere nel centrodestra.
Miuccio Farina 

Questionnaire and social

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