Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 November 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi

1 – L’UNIONE SARDA
Pagina 19 - Cronaca di Cagliari
Studenti iscritti ma non registrati: elezioni nel caos
Università. Nei seggi
«Non risulta iscritto, mi dispiace ma non può votare». La prima giornata di elezioni all’Università per le rappresentanze studentesche, non è iniziata nel migliore dei modi: sono molti gli studenti che sono dovuti uscire dal seggio senza aver votato. Immediate le proteste da parte di tutti i candidati: «Sono le elezioni più caotiche che si siano mai viste». Il problema, sollevato nei giorni scorsi dallo stesso ufficio elettorale, è la coincidenza tra elezioni e iscrizione per il nuovo anno accademico. Difficile avere il quadro aggiornato del pagamento delle tasse da parte di tutto il corpo studenti (circa 35 mila universitari). Gli elenchi in mano ai presidenti dei seggi non sono dunque aggiornati, e le disposizioni sono chiare: se uno studente (ma è capitato anche ad alcuni candidati) non è presente nell’elenco, ma è iscritto, deve andare nella segreteria della propria facoltà e farsi rilasciare un certificato che attesti il pagamento delle tasse (a meno che non abbia con se la ricevuta del bollettino pagato). A questo punto si deve recare all’ufficio elettorale che rilascerà un foglio valido per andare a votare. «Una complicazione burocratica che scoraggia molti studenti», evidenziano tutti i rappresentanti di lista e i candidati. Se si fosse trattato di pochi casi isolati la situazione sarebbe stata comprensibile, ma ieri sono stati tanti i ragazzi costretti al tour negli uffici dell’Università per ottenere il via libera per votare. Molti altri, forse la maggior parte, hanno invece rinunciato. Con l’elevata percentuale d’astensionismo che ha sempre caratterizzato le elezioni universitarie, questo intoppo non ha facilitato certamente a portare più ragazzi ai seggi. Nonostante tutto, tra i rappresentanti delle liste c’è ottimismo: l’obiettivo è superare di diversi punti percentuali la soglia del 20. Tra le altre note negative della prima giornata di votazioni (oggi si concluderà, con i seggi aperti dalle 8,30 alle 17), la difficoltà per un ragazzo diversamente abile di accedere al seggio per la presenza delle solite barriere architettoniche (è capitato in Giurisprudenza) e le accuse di una lista a un’altra concorrente per affissione irregolare. Alla chiusura dei seggi inizieranno le operazioni di spoglio delle schede. I risultati si dovrebbero conoscere domani. Risultati sempre provvisori: dovrà infatti essere verificata la regolare iscrizione.
Matteo Vercelli

2 – L’UNIONE SARDA
Pagina 20 - Cronaca di Cagliari
Tiroide, raro intervento al Policlinico universitario
Salva una donna affetta da una disfunzione incurabile
La donna, 41 anni, affetta da una grave disfunzione tiroidea e che versava in gravi condizioni a causa di una tireotossicosi è stata operata con successo con un intervento mai svolto prima in Italia.
Una donna affetta da una grave disfunzione tiroidea e che versava in gravi condizioni a causa di una tireotossicosi è stata operata con successo ieri con un intervento mai svolto prima in Italia da un’équipe del Policlinico universitario in collaborazione con medici del Brotzu. La donna, 41 anni, era stata male a marzo. Un improvviso mal di testa, tachicardia, palpitazioni. La diagnosi è immediata: iperattività ormonale causata dalla disfuzione della tiroide, una patologia piuttosto diffusa nell’Isola. In genere il problema viene tenuto sotto controllo con una terapia farmacologica e solo in rari casi i pazienti non rispondono alle cure. È il caso della quarantunenne che per otto mesi si rivolge a tutti gli ospedali sardi, in nessuno dei quali si riesce a trovare una cura efficace. Tre mesi fa si rivolge a Stefano Mariotti, endocrinologo del Policlinico, che prova una serie di sistemi, «anche fuori dalla prassi». Nessun risultato. La pressione sistolica continua a oscillare tra 260 e 300, il cuore pulsa alla media di 200 battiti al minuto, con il passare del tempo il rischio di infarto, ictus, emorragia cerebrale cresce. La strada dell’intervento chirurgico sembra l’unica percorribile. Ma occorre il consenso del paziente, considerato il rischio, il via libera del Comitato etico dell’Università, facoltà di Medicina e quello di Gabriele Finco, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione. Ottenute tutte le autorizzazioni si prepara l’intervento. Complicato dal fatto che la paziente è in stato di tireotossicosi, «dunque aveva il 70 - 80 per cento di possibilità di morire», spiega Finco. È a questo punto che i medici fanno la scelta vincente. Il giorno dell’intervento, di primo mattino, la donna viene trasportata al Brotzu dove viene sottoposta a una seduta di plasmaferesi, cioè una pulizia degli ormoni in circolo nel sangue. Così quando torna al policlinico le sue condizioni cardiocircolatorie e metaboliche sono più controllabili. A metà mattina viene portata in sala operatoria, anestetizzata e operata dal professor Antonio Nicolosi con un risultato soddisfacente. «È fuori pericolo, le è già stata fatta una rapida rieducazione e già cammina», riferisce il responsabile di Anestesia. Per avere la certezza assoluta della guarigione bisognerà attendere il referto istologico che svelerà che cosa aveva esattamente alla tiroide. «La rarità dell’intervento sta, appunto, nella specificità del caso. Prima di procedere abbiamo cercato report in letteratura e non abbiamo trovato niente in Italia, tre casi in Germania e 4 in paesi anglosassoni», spiega ancora Finco. Che ringrazia tutti per la collaborazione: Mariotti e Nicolosi, Antonio Marchi, Mario Musu e le colleghe del Brotzu Rosa Manconi, Alberta Orrù e il loro primario, Pani.
(f. ma.)

3 – L’UNIONE SARDA
Pagina 17 - Nuoro e Provincia
Laurea breve a rischio di estinzione. Inutile il titolo di studio triennale in Gestione della fauna
Università. Tre anni di lezioni per conseguire un diploma che non viene riconosciuto neanche dalla Regione
Dopo il bacio accademico e la cosiddetta "laurea breve" si scopre che quel titolo di studio non ha alcun valore. Diploma universitario alla mano sono esperti in "Gestione e protezione della fauna".
Hanno conseguito con profitto una laurea specialistica ma ad oggi non hanno alcuna possibilità di accedere ai concorsi regionali. Sono i trenta specializzati in "Gestione e protezione della fauna", corso di laurea triennale attivato a Nuoro nel 2001 e sostituito quest’anno dal corso in "Scienza delle produzioni animali" dipendente, come il precedente, dalla facoltà di Veterinaria di Sassari. Eppure basterebbe modificare una direttiva regionale per consentire a questi ragazzi secondo un percorso di studio individuato - si era detto nella presentazione - sulle esigenze di sviluppo di un territorio dalla forte vocazione ambientale e sulle scelte strategiche dei vari enti che hanno bisogno di tecnici preparati per predisporre i piani di gestione delle oasi, piani faunistici e le zone di ripopolamento e cattura. Un vero e proprio paradosso: prima, infatti, la pubblica amministrazione istituisce un corso di laurea con ingenti investimenti, ma poi non riconosce il titolo di studio. Per risolvere il problema nei giorni scorsi si sono mossi anche cinque consiglieri regionali eletti nel nuorese. A ruota è arrivata la presa di posizione dell’assessore provinciale all’Ambiente Rocco Celentano che ha segnalato l’assurdità di una direttiva che esclude l’impiego dei giovani laureati a Nuoro. Giovani traditi«È assurdo investire le proprie energie in un settore ben specifico sposando un progetto didattico e formativo per poi sbattere sulle porte chiuse dalle istituzioni», dicono in coro Claudio Ibba, Danilo Basoccu, Raimondo Testoni e Giovanni Bassu, laurea breve conseguita l’anno scorso. Nessuno di loro vuole poi cambiare indirizzo di studio e tantomeno settore soprattutto dopo aver approfondito alcune materie specialistiche su tutela e conservazione della fauna. EmigrareEppure sia nella provincia di Nuoro che in quella dell’Ogliastra, gli amministratori continuano a guardare all’ambiente come a una priorità. «Dei nostri colleghi, i pochi che oggi stanno lavorando, lo stanno facendo in altri settori - sottolinea Danilo Basoccu di Villagrande - alcuni sono anche andati all’estero per trovare le giuste gratificazioni. Non vorremo anche noi emigrare». Eppure in Sardegna, dove non mancano le iniziative da parte dei diversi enti, le occasioni ci sarebbero. «La Regione, ma anche le Province ed altri soggetti istituzionali - ribadiscono i tecnici in "Gestione e protezione della fauna" - continuano a produrre progetti che ignorano le nostre competenze. Fino ad oggi le uniche esperienze concrete e formative sul campo le abbiamo avute con associazioni come Legambiente e similari». Università dimezzataPer Bachisio Porru, presidente del Consorzio universitario nuorese (1200 studenti in cinque corsi di laurea triennali e due corsi di laurea specialistica) il problema sta nell’autonomia da i due poli accademici "forti" di Cagliari e Sassari. «Abbiamo più volte denunciato la cosa - dice Porru - le professionalità formate nel corso triennale in "Gestione e protezione della fauna" devono trovare la loro giusta collocazione. Purtroppo fino a questo momento i nostri appelli sono rimasti inascoltati».
Luca Urgu (Unioneonline)

il commento - L’illusione dell’università fatta in casa Michele Tatti
E adesso chi ha il coraggio di dire che tutto è sbagliato e tutto da rifare ai ragazzi che hanno deciso di frequentare il corso di "Gestione e protezione della fauna"? L’Università fatta in casa, si rivela l’ennesima illusione tradita e da tradire. Tutti pronti ad insegnare ai giovani barbaricini come, dove, quando possono (e devono) studiare. Nessuno poi esce dal guscio di leggi e regolamenti, delle troppe lauree brevi senza riscontro sul mondo del lavoro. E nessuno, all’atto dell’iscrizione, ha l’ardire di spiegare che se proprio vuoi la laurea, quella vera, devi emigrare. Meglio, molto meglio, quando i giovani coscritti erano costretti a partire per "fare il militare". Almeno, allora, il contratto era chiaro: un anno da regalare allo Stato, in divisa, ma almeno potevi per dodici mesi vivere in un mondo fatto non solo da pecore da mungere, terra da zappare o pesci da pescare. Oggi tutti ti spiegano che la vera frontiera è il sapere. Salvo poi arrampicarsi sugli specchi per dirti che il tuo diploma, quel diploma universitario sbandierato in conferenza stampa o nelle inserzioni pubblicitarie a pagamento, vale zero e riporto zero. Arrivederci al prossimo master.
 
 
 


4 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 2 - Cagliari
Università: elezioni tra caos e irregolarità
Spariti dalle liste ufficiali i nomi di molti studenti Controlli-zero alle urne. «Mistretta deve andare via»
CAGLIARI. Che sarebbe stato caos qualcuno lo aveva intuito settimane fa. E ieri, prima giornata di urne aperte per l’elezione dei rappresentanti degli studenti negli organismi universitari, le previsioni hanno trovato conferma: nomi di elettori di cui negli elenchi dell’università non c’era traccia, candidati che hanno scoperto di essere ineleggibili, persino gruppi studenteschi che a pochi passi dal seggio continuavano la loro campagna elettorale. Per farli smettere c’è chi ha dovuto chiamare il 112. Insomma: non è cominciata nel migliore dei modi la tornata elettorale (si voterà ancora oggi) attesa da quasi un anno, che ha chiamato alle urne i 35 mila studenti dell’Università. A farla da padrona è stata la confusione.
Gli studenti devono eleggere i loro rappresentanti nel consiglio di amministrazione, nel senato accademico e nel senato accademico allargato, nel Cus (Comitato sportivo universitario) e nei diversi consigli di facoltà e di classe. Poco prima delle 14, da un seggio all’altro la constatazione era una sola: bassa affluenza alle urne. Chissà, sarà stata forse la pioggia a tenere lontani gli studenti-elettori. Ma se questo era un elemento comunque da mettere in conto, a far montare la rabbia sono stati altri problemi. A partire degli elenchi con i nomi degli elettori: incompleti. «Una vergogna, un fatto gravissimo per cui credo il nostro Rettore, Pasquale Mistretta, debba dimettersi - sbotta un inferocito Matteo Murgia, rappresentante degli studenti nel Cda dell’Ersu, tra le menti del gruppo Sinistra universitaria - abbiamo lavorato un mese per preparare queste elezioni. Abbiamo perso un mese di studio. E questa è la ricompensa?».
Voci polemiche arrivano anche da Gianluigi Piras, presidente del consiglio degli studenti, che critica le modalità con cui i presunti “irregolari” (non compaiono nelle liste perché non avrebbero pagato la tassa d’iscrizione) possono rimediare: «Bisogna farsi rilasciare dalle segreterie studenti un certificato che comprovi l’iscrizione e farlo convalidare in Rettorato - spiega - in concreto significa perdere una giornata: chi è disposto al sacrificio? I candidati forse, ma non gli elettori che a queste condizioni preferiscono tornarsene a casa».
Fosse solo questo: «Nelle sedi di seggio - è l’ennesimo attacco di Matteo Murgia - non c’è neppure una guardia giurata. Chi garantisce la serenità delle elezioni?». Così, fuori da ogni controllo, ieri diversi gruppi accalappiavano ignari studenti chiedendogli di «dare una mano». Nella sede della facoltà di Scienze della formazione si è arrivati persino a momenti di tensione. Con studenti che chiedevano aiuto da una parte e altri dall’altra, che con cartelli e secondo alcuni slogan offensivi invitavano a diffidare di chi in quel momento rompeva le regole del gioco.
A metà mattina qualcuno ha chiamato il 112 perché si ponesse fine alla squallida scena. Ma poco dopo le 13.30 la storia si ripeteva. Non è andata meglio negli uffici dei servizi elettorali, in Rettorato: «Se le elezioni fossero state fatte ad iscrizioni chiuse, per esempio in aprile, gli elenchi sarebbero stati corretti al 99,9 per cento - dice, voce trafelata, il dirigente dell’ufficio Sebastiano Caria - le iscrizioni invece sono ancora aperte e questo è il risultato». Ma la vera colpa, secondo Caria, sta in una certa negligenza degli studenti: «L’elenco degli iscritti nelle liste elettorali era disponibile sin da fine ottobre - avverte - chiunque in questo mese poteva consultarlo e presentare osservazioni». Invece nessuno s’è mosso ed ora, conclude Caria «sono arrivati i guai».
Sabrina Zedda
 
5 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 6 - Cagliari
L’informatica al servizio dell’ambiente
Portoscuso, un nuovo modello del Crs4 per l’analisi delle acque sotterranee
Un sistema che dialoga con i computer degli enti e analizza i dati della rete di monitoraggio dell’area industriale
PULA. Informatica “made in Sardinia” per supportare le scelte degli amministratori e delle imprese sul fronte del risanamento ambientale e per comprendere in tempo reale come evolve un sistema industriale, e naturale complesso come quello di Portoscuso. Ieri a Polaris, il parco scientifico e tecnologico della Sardegna di Piscina Manna, il Crs4 ha presentato un modello computazionale destinato ad analizzare le acque sotterranee della zona industriale più inquinata della Sardegna.
Il sistema è aperto e disponibile a tutti, ma sinora gli enti pubblici hanno ignorato il lavoro degli esperti informatici, tutti giovani e rigorosamente sardi. Portoscuso, 2050.
Un sistema informatizzato che dialoga con i computer di tutti gli enti interessati, riceve analizza e riporta su una cartina tutti i dati riguardanti la rete di monitoraggio delle acque sotterranee e della vasta (trecentocinquanta ettari) area industriale di Portovesme.
In tempo reale, chi è interessato vede come si muove la falda, quali sono gli inquinanti che agiscono, come sarà in un futuro più o meno prossimo il sistema idrologico del territorio sottoposto al controllo, quali interventi sono fattibili per ridurre al minimo l’inquinamento e prevenire disastri ambientali.
Contemporaneamente, un efficace sistema di monitoraggio dell’area, analizza tutti i possibili punti di inquinamento e prevedendo le infinite variazioni meteo verifica la ricaduta degli inquinanti sul territorio, secondo per secondo, individuando, come nel primo caso subito chi e come è fuoriuscito dai parametri di guardia, senza perdere attimi preziosi.
Adesso svegliatevi e tornate sulla terra, inquinata, rossa e puzzolente, di Portoscuso e capirete perché la tecnologia fatica così tanto per trovare applicazione in un territorio che dovrebbe fare dell’innovazione e della ricerca la sua arma vincente per essere pulito dal punto di vista ambientale.
Ieri mattina, tre giovani ricercatori, Pierluigi Cau e Simone Manca del Crs4 e Alessandro Mazzella, del consorzio Digita dell’Università di Cagliari, hanno presentato un complesso sistema informatico per la gestione delle acque sotterranee, applicando il progetto all’agglomerato industriale di Portoscuso. La presentazione, destinata soprattutto agli addetti ai lavori, studenti e ricercatori universitari, ma alla quale hanno assistito anche alcuni dirigenti della Regione, ha riservato qualche sorpresa, soprattutto con le simulazioni sugli effetti degli inquinanti nel terreno e, quindi, nelle falde sotterranee.
«La rete di monitoraggio oggi presente nel territorio, per motivi che non sta a noi ricercare, non serve a verificare il livello di inquinamento della falda.
Abbiamo verificato che i dati indicano solo ciò che sta nel pozzo, non nella falda.
Le nostre simulazioni ci hanno fatto scoprire che anche dopo 72 mesi (e cioè dopo sei anni) dalla emissione di un inquinante, il territorio effettivamente controllato è ancora limitato a una area ristretta. I pozzi sono poco più che dei punti di controllo - precisa Pierluigi Cau, 32 anni, look informale e esperienze informatiche in giro per il mondo - per assurdo abbiamo molte informazioni là dove non servono, ma siamo completamente scoperti nella “vita” della falda. Il nostro modello, aperto sia nel caricamento dati, con adeguati protocolli, che nella sua gestione, e soprattutto nella lettura degli stessi, consente agli utenti di capire esattamente dove e come l’acqua è inquinata».
Gli informatici del Crs4, con i modellini matematici hanno riprodotto virtualmente, anche su scala tridimensionale, l’intera area di Portoscuso; hanno inserito tutti i dati relativi alla conformazione del territorio e alla falda, e poi hanno dato vita alla stessa.
Il risultato è stato una specie di set fotografico dove si vede come l’inquinante si muove una volta sversato nella falda, a seconda del punto voluto; il modello matematico prevede sia una emissione costante, che puntiforme, legata cioè a specifici momenti.
Insomma una realtà virtuale nella quale le emissioni inquinanti possono essere controllate.
Sembra banale, ma nell’area industriale di Portoscuso, reduce dai disastri delle partecipazioni statali e protagonista da meno di dieci anni di una nuova stagione, figlia delle multinazionali, tutto questo fa parte ancora del futuro.
Giuseppe Centore
 
6 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 52 - Cultura e Spettacoli
Il Crs4 verso la rifondazione - Nuovi impegni di Carlo Rubbia e Paolo Zanella
Alla telematica e alla fluidodinamica si aggiunge la ricerca nel campo della bioinformatica
Riprende slancio la progettualità avviata 15 anni fa per lo sviluppo e la modernizzazione della Sardegna
La bioinformatica e l’energia solare ad alta concentrazione sono le nuove frontiere del Crs4, il centro di ricerca avanzata interno al parco scientifico Polaris. Ma andiamo per gradi.
«Poco più di quindici anni fa venni avvicinato da un ingegnere, Giuseppe Teofilatto, che faceva parte di una società incaricata dalla Regione di esplorare nuove iniziative di sviluppo», spiega Paolo Zanella, allora responsabile del centro di informatica del Cern, il Centro europeo per la ricerca nucleare, e docente alla Normale di Pisa. «In quei giorni mi trovavo a Pisa - continua - Teofilatto, forse con l’aiuto di una buona cena, mi stimolò parlandomi dell’ipotesi di un centro di ricerca avanzata da costruire in Sardegna». Poi Zanella ne parlò col premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, a quel tempo direttore del Cern. E alla fine, dopo una serie di viaggi in Sardegna, esattamente il 30 novembre 1990, nacque il Crs4: una sigla ambiziosa, acronimo di Centro di ricerche e sviluppo e studi superiori in Sardegna (da cui l’s4 finale).
 L’obiettivo era dare un contributo per uscire dall’impasse dello sviluppo. La politica dei poli aveva fatto il suo tempo: pur lasciando alcuni grossi insediamenti produttivi, non aveva creato la così detta verticalizzazione, lo sviluppo di un indotto per le lavorazioni derivate. Nello stesso tempo il problema dei trasporti restava un nodo non risolto. Da qui l’idea di esplorare altre strade per produzioni diverse, in grado di creare alto valore aggiunto.
Rubbia fu il primo presidente del Crs4 e Zanella il suo vice. Quest’ultimo portò a Cagliari la sua esperienza maturata nel settore informatico e telematico. Rubbia la sua autorevolezza di fisico. La nuova struttura fece incetta di ricercatori internazionali formando una squadra altamente qualificata. Col tempo diversi di questi sono stati persi, ma resta ancora una compagine di un’ottantina di scienziati.
Allora, nel 1990, in tanti storsero il naso. Chi appoggiò subito l’iniziativa aveva in mente il discorso dei parchi scientifici e tecnologici che si erano sviluppati in altre parti del mondo sulla scia dell’esperienza della ormai mitica Silicon Valley della baia di San Francisco. Inoltre alla fine degli anni Ottanta iniziava l’esperienza di Limerick in Irlanda, nello stesso periodo fece i primi passi il parco scientifico realizzato a sud della Costa Azzurra e nei primi anni Novanta partì la Finlandia, oggi tra i leader mondiali dei telefonini.
 L’atmosfera era quella giusta. Attorno però sarebbe dovuto sorgere il parco regionale. Ma dopo l’iniziale entusiasmo, in pochi vi credettero, i finanziamenti rallentarono e pure la sua corsa, tanto che il parco Polaris nacque formalmente solo nel 2003. Intanto però il Crs4 qualche frutto l’ha dato. Nel 1994 prese il via a Cagliari e grazie a una collaborazione col Crs4, l’esperienza di VideoOnLine (fondata da Nicola Grauso), una delle prime società mondiali a operare ad ampio raggio nel nella rete telematica. Poi nel 1995 Renato Soru acquistò da Grauso una licenza per operare nel web in Cecoslovacchia. Anche lui, poco dopo, iniziò una collaborazione col Crs4. E nel 1997 nacque Tiscali, oggi il secondo internet provider europeo. Probabilmente senza la struttura di ricerca avanzata fondata da Rubbia e Zanella, la creatura di Soru non esisterebbe. Ma la favola bella della ricerca si arenò nei lacci e lacciuoli della burocrazia e del politichese. E Rubbia e Zanella se ne andarono: il primo a presiedere l’Enea, il secondo a fondare il primo centro europeo di bioinformatica a Cambridge. Ma dal 2004, la coppia di ricercatori è di nuovo al timone del Crs4: il premio Nobel alla presidenza, Zanella come vice e responsabile della ricerca.
Ora i due responsabili hanno deciso che il Crs4 va rifondato. E in concomitanza coi primi quindici anni di vita, l’ex professore della Normale ha usato il termine «anno zero» per indicare la fase di passaggio dal prima al dopo: una struttura più agile e flessibile. Inoltre ai settori di ricerca tradizionali del Crs4 (dalla telematica all’informatica delle telecomunicazioni, dall’elettronica ai nuovi materiali e ai nanomateriali, dalla fluidodinamica alla modellistica, dalla simulazione alla progettazione di automazione nei sistemi industriali) si stanno aggiungendo un comparto per la bionformatica, già finanziato e guidato da Zanella, che ha portato a Cagliari l’esperienza di Cambridge; e uno per l’energia solare con sistemi concentrati in grado di realizzare delle vere e proprie centrali, diretto da Rubbia. Un settore, quest’ultimo, ricchissimo di prospettive.
Con l’approfondimento degli studi sul gemoma umano, l’informatica diventa sempre più indispensabile per affrontare la complessità del Dna, da qui la nascita della bioinformatica. Settore che potrà anche contribuire ad aumentare le sinergie con l’università. «Noi - informa Gavino Faa, preside della facoltà di Medicina dell’ateneo di Cagliari - abbiamo già iniziato una collaborazione col Crs4 per la medicina simulata. In particolare il centro di Rubbia ha realizzato, con la realtà virtuale, un occhio che risponde a tutte le stimolazioni e che permette di simulare anche delicati interventi. Aspetto molto importante per la didattica e su cui continueremo a collaborare».
Con un costo di circa sette milioni di euro all’anno, il Crs4 punta alla creazione di elementi di ricerca e sviluppo, di pre-applicazione industriale, in grado di attirare industrie e di svilupparne altre locali. «Bisogna - sottolinea Roberto Crnjar, preside della facoltà di Scienze del capoluogo dell’isola - che il Crs4 aiuti l’università nell’aspetto in cui la ricerca italiana è più debole: la produzione di brevetti. I centri di ricerca pubblici restano come grandi fucine di idee, il Crs4 può funzionare come spin off per l’applicazione industriale».
Ma «occorre che gli enti pubblici e la Regione in primo luogo ci credano - afferma Giuseppe Usai, già amministratore delegato del Crs4 dal 2001 al 2003 e docente di economia e gestionen delle imprese a Cagliari - questa struttura ha bisogno di fondi. Dal mercato può ricavare il 50 per cento del suo fabbisogno, il resto deve venire dalla Regione o dagli enti locali. Recentemente però il Crs4 è diventato una Srl con un unico azionista, il Consorzio 21, la struttura di proprietà della Regione che gestisce il parco scientifico. Prima c’erano anche i privati: non vorrei, però, che la loro uscita sia un passo indietro. Il Crs4 è importante perché la ricerca e sviluppo è il motore dell’industria contemporanea».
Roberto Paracchini

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