Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 December 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari


1 - L’UNIONE SARDA
Pagina 21 - Cagliari e Provincia
«L’intervento chirurgico era ad alto rischio»
Malasanità. Consegnato al pm il referto medico legale: dodici i camici bianchi sotto inchiesta
Il paziente morto in sala operatoria debilitato da un’infezione polmonare
L’infezione polmonare avrebbe dovuto convincere i medici a rinviare l’intervento. Non solo: alcune alterazioni cardiopolmonari sarebbero dovute emergere durante le analisi che hanno preceduto l’operazione. Il referto medico legale consegnato al sostituto procuratore Giangiacomo Pilia che indaga sulla morte di Pancrazio Azzena, due giorni dopo un intervento al Policlinico universitario di Monserrato per l’asportazione di un’ernia addominale, segnala diversi profili. A partire dalla perforazione intestinale che molto probabilmente è stata provocata dal bisturi. E poi c’è l’emorragia cerebrale che, secondo il medico legale, potrebbe essere legata al farmaco somministrato per l’anestesia. Ecco perché sono dodici gli indagati per omicidio colposo: il professor Angelo Nicolosi, capo dell’équipe che ha eseguito l’intervento, i chirurghi Diego Ribuffo, Pietro Giorgio Calò e Federico Corrias, il primario anestesista Gabriele Finco, gli anestesisti Alberto Orrù, Antonio Marchi e Mario Musu (che ha seguito il paziente durante il trasporto all’ospedale Binaghi), il primario di Fisiopatologia respiratoria Plinio Carta (anch’egli ha seguito Azzena sull’ambulanza che lo trasferiva in Rianimazione), il cardiologo Carmela Montis, l’ecografista Alessandro Melis e il radiologo Antonio Argiolas: gli ultimi tre sono i medici che hanno effettuato gli esami diagnostici prima dell’intervento chirurgico. Pancrazio Azzena, 53 anni, sposato, una figlia, da circa un mese era in lista d’attesa e il via libera era arrivato il 5 dicembre. Era stato ricoverato al Policlinico universitario dove era stato sottoposto a ventiquattr’ore di esami. Il giorno successivo era entrato in sala operatoria. Ma qualcosa era andato storto dal momento che, subito dopo l’intervento il paziente era stato caricato su un’ambulanza e trasportata a tutta velocità al Binaghi. Il Policlinico infatti non è dotato di un reparto Rianimazione di lì la decisione immediata del trasporto. Al Binaghi il paziente era arrivato in condizioni gravissime e, nonostante gli sforzi dei medici per tentare di salvargli la vita, dopo due giorni Azzena aveva cessato di vivere. La direzione sanitaria aveva deciso di effettuare un riscontro diagnostico per accertare le cause della morte, così la salma era stata trasportata all’Oncologico perché il Binaghi non è attrezzato per quel tipo di operazioni. Il medico aveva però interrotto il riscontro diagnostico perché si era accorto della perforazione di un’ansa intestinale. Dall’ospedale era dunque partita una segnalazione per la Procura: il pm Pilia aveva chiesto al medico legale Francesco Paribello di seguire l’autopsia. Nel frattempo il magistrato aveva ordinato alla Guardia di Finanza l’acquisizione delle cartelle cliniche del paziente, quindi aveva chiesto i nomi dei medici che si erano occupati di Azzena. Lunedì il pm incaricherà un’equipe medico-legale di effettuare gli accertamenti e, per consentire ai medici di nominare i loro consulenti, ha spedito dodici avvisi di garanzia.
 
 


2 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 11 - Sardegna
«Con le ideologie in crisi le virtù sono la via maestra»
Laurea ad honorem a Sassari in scienze della comunicazione
SASSARI. Gli operatori dell’informazione devono riscoprire l’etica delle virtù. È questa la strada maestra della comunicazione moderna indicata da Francesco Cossiga che, alle sue innumerevoli cariche e onorificenze, da ieri può aggiungere la laurea honoris causa in Scienze della Comunicazione e giornalismo conferitagli dalla facoltà di Scienze politiche dell’Università sassarese.
Un ritorno nella sua città e nell’ateneo che lo vide studente e giovane docente, per il presidente emerito della Repubblica. Un Francesco Cossiga in forma smagliante e di ottimo umore ha tradotto in parole l’emozione ritrovata dell’uomo che nell’ottobre 1948, a soli vent’anni, conseguì la laurea in Giurisprudenza nella stessa aula magna ieri affollatissima in suo onore.
Se Sassari ha rispettato l’appuntamento con il suo illustre concittadino, Francesco Cossiga ha onorato la sua città senza tradire la sua fama di comunicatore imprevedibile e controcorrente. Il senatore a vita ha calamitato per un’ora e mezza l’attenzione dell’uditorio, rompendo gli schemi accademici della cerimonia. La sua lectio doctoralis, «scritta, perché mi piace parlare e so quanto è pericoloso mettermi di fronte a un microfono», è stata un fiume in piena ricco di affluenti. Ricordi, aneddoti, riflessioni, valutazioni politiche si sono inseriti nel discorso senza spezzarlo. Dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, che questa ventitreesima laurea ad honorem è stata conquistata sul campo dal grande esternatore. «Mi manca la laurea in Medicina - ha scherzato Cossiga -, eppure pensavo di meritarla per tutte le malattie che ho avuto e le ventuno anestesie generali subite».
Il titolo della lectio doctoralis di Cossiga era «La comunicazione e le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza». Chi non si è lasciato intimidire dall’argomento ha potuto riflettere insieme al relatore sul valore dell’etica delle virtù, una etica naturale che prescinde dalle scelte religiose, «per un recupero di umanità che nei media sembra talora smarrita».
Pur ammettendo di essere un comunicatore nato, «avendo la capacità istintiva di capire l’importanza dell’informazione, prima la radio, poi la televisione, poi le agenzie unificate che uso tuttora», il presidente e giornalista pubblicista Francesco Cossiga considera negativa la realtà dove la comunicazione alimenta se stessa. «Un grande direttore di giornale appassionato di filosofia mi disse che la notizia non segue il fatto, ma lo precede e lo determina - ha spiegato -. Per me questo è un male perché crea un mondo finto, distaccato dalla realtà. Un mondo che finisce per avere sempre più spesso, in modo particolare sui più giovani, il sopravvento sul mondo reale determinando effetti diseducativi se non alienanti».
Che fare per ritornare alla normalità? Secondo Cossiga, che ha invitato chi lo ascoltava a non stupirsi che proprio un uomo di Stato come lui facesse queste affermazioni, è necessario ritornare sulla strada maestra della «etica delle virtù». «Le sole - ha avvertito il neo dottore in Scienza della comunicazione - praticabili nei periodi di crisi delle ideologie. Anche la democrazia bipolare deve basarsi sulla condivisione di valori etici, se non si vuole andare a schieramenti contrapposti dalle posizioni inconciliabili dove l’altro è il male assoluto». «Il patrimonio comune delle convinzioni morali - ha proseguito Cossiga - è fondamento della democrazia, che pronuncio con la minuscola come le parole libertà, giustizia e verità. Non mi piacciono questi termini con le maiuscole, invece, perché aprono la porta a cose terribili».
Dal suo osservatorio privilegiato, Francesco Cossiga diffida della legge applicata alla comunicazione. «Tra un difetto e un eccesso di comunicazione - ha detto - preferisco senza dubbio e sempre il secondo. La libertà di stampa è essenziale in un regime democratico. Ecco perché sono arrivato alla convinzione che più delle leggi servano le virtù: la temperanza e la fortezza chiamate a fare da registe, non da padrone; la giustizia a regolare i rapporti tra gli uomini per conferire a ciascuno ciò che gli spetta. La prudenza, infine, è indispensabile per scegliere la via più adatta al raggiungimento del fine».
Secondo il presidente emerito della Repubblica - che ha citato Martin Heidegger, Tomaso d’Aquino e Paolo VI - uno dei più grandi esempi di etica delle virtù applicata alla comunicazione è stato papa Wojtyla «che - ha detto il relatore - ha trasformato la sua vita e perfino la sua morte in un messaggio, riuscendo come Giona a entrare e uscire dal ventre della balena dei media. Il sistema dell’informazione credeva di usarlo, invece era lui a usare la comunicazione per trasmettere il suo messaggio con una forza comunicativa che non ritroveremo più per molti anni ancora».
Cossiga poco prima non si era sottratto alla polemica politica quando, dialogando con i giornalisti in attesa della cerimonia, aveva ribadito le sue critiche al concittadino Arturo Parisi («e mi dispiace molto, perché tutto sommato è un bravo ragazzo») e «agli altri prodiani» per le critiche «malaccorte» rivolte ai ds nella vicenda Unipol-Bnl. «Difendo - ha detto Cossiga - i ds e insieme ad essi un pezzo importante della storia democratica del paese».
Daniela Scano
 
Studenti delusi, l’aula magna per loro era pressoché off limits
SASSARI. È arrivato su un’auto blu in una piazza Università semivuota. Ad aspettarlo, verso le 17,30, decine di agenti. Sulla soglia della «sua» università, Francesco Cossiga è stato accolto dal rettore Alessandro Maida e dal preside della facoltà di Scienze politiche, Virgilio Mura.
 Il Presidente ha percorso un tappeto rosso incollato male e traditore e, senza imprevisti, è salito fino al primo piano. Alla vista di Francesco Cossiga, è tuonato l’applauso dei tantissimi studenti universitari che lo attendevano, i sorrisi stampati in faccia. A quel punto è cominciata la corsa, inutile, per trovare un posto nell’aula magna, dove si è svolta la cerimonia. Quasi la metà dei posti a sedere era riservata alle autorità e ai professori universitari di Sassari e Cagliari, la parte restante era occupata da ore.
 Prima che cominciasse la presentazione di Virgilio Mura, molti degli studenti si sono sentiti vicini a Francesco Cossiga, «in fondo è un nostro “collega” che si sta per laureare», ha detto una studentessa di Medicina. Ma quando il preside della facoltà di Scienze Politiche ha cominciato a presentare Cossiga, la distanza tra il «neo dottore» e i giovanissimi studenti è diventata siderale: il presidente emerito si è laureato in Giurisprudenza nel 1948, con 110 e lode, quando aveva appena compiuto vent’anni (avrebbe finito a 19 anni, se non si fosse impegnato nella campagna elettorale per le politiche). E quella di ieri è stata la sua ventitreesima laurea ad honorem. «Un mostro», lo ha definito una studentessa di Macomer che studia Giurisprudenza.
 Nella mezz’ora prima dell’inizio della cerimonia, Cossiga è stato accolto nelle stanze del rettore, dove ha salutato tutti i membri del senato accademico e le autorità cittadine, dall’arcivescovo al prefetto, dal sindaco al presidente della Provincia di Sassari.
 Poco prima delle 18 è arrivato il presidente della Regione, Renato Soru, reduce da un incontro in città con Tom Barrack e Franco Carraro (anche loro presenti alla consegna della laurea).
 Quando è cominciata la cerimonia, le decine di persone rimaste fuori dall’aula magna si sono riversate nel piano di sotto (tra giardino e ingresso) dove erano stati allestiti tre maxischermi. Tutti, così, hanno potuto seguire in diretta l’evento (problemi di audio a parte).
 L’intervento di Virgilio Mura, durato parecchi minuti, è stato seguito con impazienza, soprattutto dai giovani studenti: attendevano che prendesse la parola il Presidente della Repubblica di quando erano bambini. Ma durante il discorso di Cossiga, durato un’ora e mezza, è andata via oltre la metà degli spettatori del piano terra: quelli che non avevano avuto accesso all’aula magna. Tra questi anche Barisone Quinto, il pontefice massimo dell’associazione goliardica universitaria. «Abbiamo ricevuto l’invito ufficiale dall’università - ha detto - Ma siamo rimasti fuori. Speriamo almeno nel buffet».
 Gli universitari che non si sono voluti perdere la cerimonia di Cossiga, rappresentavano praticamente tutte le facoltà cittadine. Nessuno di loro, però, è stato «invitato» (o costretto) dai professori a seguire l’avvenimento.
 «Siamo venute qui di nostra iniziativa - hanno spiegato tre ventunenni di Santa Maria Navarrese e di Orune, tutte iscritte in Scienze della comunicazione -. Abbiamo cercato in tutti i modi di entrare nella stanza del rettore per salutare il presidente e stringergli la mano, ma il responsabile del servizio d’ordine non ci ha lasciate passare. Comunque è un onore sapere che una persona della nostra terra è arrivata a tanto».
 Gli spettatori del piano di sotto, che hanno resistito al freddo per ore, hanno applaudito con entusiasmo la fine del discorso di Cossiga. «Dopo avere aspettato tanto - ha detto uno studente di Tortolì -, non potevamo andare via senza vedere la fine».
Federico Spano
 
3 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 21 - Sardegna
Fare impresa col mondo baby
Progetto per il Sud del ministero Pari opportunità
Coinvolti gli atenei sardi e di sei regioni meridionali
ROMA. Imprenditoria femminile. Prende il via il progetto «I servizi della cura per l’infanzia: una leva per lo sviluppo». Il progetto, della durata di un anno, coinvolgerà le università di Cagliari e Sassari e di altre 6 regioni del centro sud Italia dove l’offerta di servizi di cura per l’infanzia è minore della domanda ed il tasso di disoccupazione femminile è più alto.
Il progetto nasce da una convenzione firmata dal Ministero per le Pari Opportunità e da Sviluppo Italia. In seguito ad una selezione, che inizierà a gennaio 2006, verranno scelte venti donne per ogni ateneo coinvolto, tra laureate e laureande in discipline umanistiche e psico-pedagogiche, che saranno inserite nei percorsi di orientamento, formazione e accompagnamento, il cui scopo è quello di ampliare le competenze già acquisite, grazie ai corsi di laurea tradizionali, integrandole con competenze di tipo manageriale e imprenditoriale. I percorsi formativi forniranno alle partecipanti gli strumenti necessari per valutare in maniera consapevole le nuove opportunità di accesso al mercato del lavoro indipendente e le accompagneranno nell’elaborazione e nella stesura del proprio piano d’impresa, per avviare attività imprenditoriali autonome come asili, ludoteche, baby parking. L’idea di sostenere nuove imprese femminili nel settore dei servizi di cura per l’infanzia nasce, da un lato, per stimolare l’autoimprenditorialità, e dall’altro per dare risposta alle mutate esigenze delle donne che chiedono sempre più servizi e strutture che permettano loro di riuscire a conciliare famiglia e professione.
Il progetto prevede anche un’azione di sensibilizzazione, nei soggetti locali, per sviluppare consapevolezza sul tema della conciliazione, come leva per lo sviluppo socio-economico che coinvolge tutti gli attori sociali e non solo le donne.
“Il progetto - spiega il Ministro per le Pari Opportunità Stefania Prestigiacomo - coniuga due esigenze forti e socialmente rilevanti: quella di incrementare i servizi per la prima infanzia al sud dove forte è la richiesta e spesso carenti le strutture pubbliche e quella di promuovere il lavoro e l’imprenditorialità femminile».
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 13 - Sardegna
Il preside denuncia gli universitari
Sassari: il capo d’istituto del liceo scientifico «Spano» contro la liberatio
SASSARI. Gli alunni abbandonano la scuola dopo l’irruzione degli universitari che hanno celebrato la prima giornata della liberatio, ma il preside non ci sta. Ieri mattina il professor Franco Accardo dello Scientifico Spano quindi ha presentato una denuncia contro ignoti.
 Il preside del liceo però non vuole essere indicato come un guasta feste. «Da parte mia c’è massima tolleranza per queste situazioni - afferma il preside - ma non si può fare finta di non capire che le condizioni ambientali e sociali sono cambiate negli ultimi anni. Tutti abbiamo partecipato alla festa delle matricole, ma le condizioni erano diverse. Quella giornata era una delle poche in cui ci si poteva assentare, ma oggi, per un motivo o per l’altro, gli studenti frequentano davvero poco. E questo non va certo a vantaggio della qualità dell’istruzione». Il preside del liceo sottolinea soprattutto la necessità di chiarire i rischi che corrono i ragazzi delle medie e delle superiori in queste giornate «quando a migliaia, contemporaneamente, vengono fatti uscire dalle scuole e proiettati per le strade di una città dove anche per il traffico i rischi sono aumentati». Accardo mette l’accento in questo modo sulla responsabilità che la scuola ha comunque sugli studenti durante l’orario regolare di lezione.
 
Gli universitari svuotano il liceo e il preside presenta denuncia
Il dirigente spiega: «Massima tolleranza, io non faccio barricate ma si apra un confronto sulle responsabilità»
SASSARI. Gli universitari svuotano le scuole per la gioia degli studenti che - come tradizione - hanno da tempo segnato in calendario il rito della liberatio. Le incursioni goliardiche, però, devono fare i conti con qualche piccolo incidente di percorso. Il preside del liceo scientifico «Spano», ieri mattina, ha presentato una denuncia contro ignoti, segnalando che «alcune persone con cappello e fischietto sono entrate a scuola senza autorizzazione e hanno fatto uscire gli studenti».
La denuncia depositata in questura non è stata catalogata come una querela vera e propria. Verrà comunque trasmessa alla procura della Repubblica «per le eventuali valutazioni ritenute opportune».
 Il preside del liceo, Francesco Accardo, però non vuole passare come il «pierino» di turno che cerca di rovinare la festa degli universitari. Anche se sa che il suo gesto farà sicuramente discutere.
«Da parte mia massima tolleranza in queste situazioni - afferma il preside - ma non si può fare finta di non capire che le condizioni ambientali e sociali sono cambiate. Per la festa delle matricole ci siamo passati tutti, per carità, ma allora le opportunità per assentarsi dalle lezioni non erano così numerose come oggi. Attualmente succede che nel primo quadrimestre, per un motivo o per l’altro, gli studenti frequentino davvero poco. E questo non va certo a vantaggio della qualità dell’istruzione».
 Insomma, l’iniziativa del preside che scuote la festa degli universitari fa discutere, ma l’interessato nega che l’obiettivo sia proprio la liberatio. E non ci sta a essere indicato come il dirigente scolastico bacchettone che vuole escludere i suoi studenti dalla tre giorni di vacanza che anticipa, poi, la lunga striscia natalizia e di fine anno.
«Interpellato sull’argomento - ha spiegato il professor Accardo - io mi ero limitato a diramare una circolare per ricordare che quelli del 15, 16 e 17 dicembre sono giorni effettivi di lezione. Cosa avrei dovuto rispondere? Poi so bene che la tradizione delle matricole andrà avanti sino alla fine dei tempi».
Il preside del liceo, però, fa emergere la necessità di chiarire meglio certe situazioni, anche a tutela degli studenti «che a migliaia, contemporaneamente, vengono fatti uscire dalle scuole e proiettati per le strade di una città dove il traffico è già particolarmente intenso e i rischi sono ovviamente aumentati».
 Ieri gli universitari sono entrati al liceo passando da una porta antipanico, a poco è servito chiudere gli altri ingressi. La liberatio è riuscita. Annunciati dal suono dei fischietti i goliardi si sono presentati puntuali all’appuntamento per la gioia degli studenti. E oggi la storia si ripeterà.
«Io non posso farci niente - ha concluso Francesco Accardo - non faccio barricate, non chiamo la polizia. Chiedo solo che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Io devo tutelare i ragazzi».
Gianni Bazzoni

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie