Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 December 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari


1 – L’Unione Sarda
Pagina 24 – Cagliari
Il prof divide Progetto Sardegna
Ecco Manconi il naif: «Correrò sino alla fine»
Quando iniziò la sua carriera universitaria, Paolo Emilio Manconi lavorava in un piccolo sottoscala di via Porcell. Gianluigi Gessa era già uno ricercatore di fama internazionale e nello stesso palazzo aveva «spazi ampi ai piani alti». Oggi Manconi è ordinario di Medicina interna al Policlinico ed ha «una bella struttura» e Gessa, che anche questa volta è arrivato prima, ha un ruolo importante in consiglio regionale. Il neuroscienziato gli ha voluto attestare la sua stima chiedendogli di candidarsi alle primarie con la targa di Progetto Cagliari, il circolo nato attorno al suo nome. Manconi ha riflettuto e «un giorno, mentre rientravo da Berlino e ho visto Cagliari dall’alto ho accettato». Strade diverseOra che ha detto sì, «correrò sino alla fine», garantisce. E questa è un’affermazione importante. Perché Manconi è il candidato di Progetto Cagliari ma non di Progetto Sardegna, almeno non ancora. Progetto Sardegna, ha precisato ieri il capogruppo in consiglio regionale Chicco Porcu, «guarda al Partito democratico con Ds, Margherita e Sdi e sottoporrà la candidatura di Manconi agli alleati». Che, è evidente, hanno altri obiettivi. Dunque strade diverse. Le conseguenze? Gessa, che ammette «sono in politica da un anno e ho perfino imparato a dire bugie», ne dice subito una: «Sarà una competizione tra amici». Da vedere. Il programmaManconi si definisce un «naif della Politica» e lo dimostra subito: «Non ne so nulla», sorride. Sa, però, molte cose della città: «Ho lavorato in carcere per 12 anni. Quando mi dicono: non hai idea di che mondo di serpenti sia la politica rispondo: ho visto di peggio». Intende dire che dei mille ragazzi che ha visto morire di Aids e dei 600 sieropositivi che ha in cura ha conosciuto angosce e disagi, «quelli di una città dimenticata». Dice che «Cagliari è una città depressa», ma ha un antidepressivo: lui. Il programma: di sicuro attiverà strumenti di democrazia diretta previsti nello statuto comunale e promuoverà, su temi importanti, il referendum consultivo cittadino. Il resto? Da costruire. (f. ma.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 39 – Provincia di Cagliari
Il fatto. Allarme degli studiosi sullo stato di abbandono degli insediamenti archeologici
Capoterra, la storia calpestata
Bacchialinu: nel degrado uno straordinario villaggio romano
Sono troppi gli insediamenti archeologi abbandonati. Anni di incuria hanno permesso l’opera devastatrice dei tombaroli.
Gli archeologi lanciano l’allarme: Capoterra rischia di perdere una fetta della sua storia, un patrimonio antico che, se valorizzato a dovere, potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità di sviluppo turistico. I dati, secondo gli studiosi, sono allarmanti. «Più dell’ottanta per cento degli insediamenti antichi del nostro territorio sono in totale abbandono», ha denunciato Maria Grazia Melis, ricercatrice dell’Università di Sassari. Fu proprio la studiosa, nel 2001, a depositare in Municipio un censimento dei siti. Ma da allora la situazione è pressoché immutata. «Solo il venti per cento dei siti è in uno stato accettabile, il restante sessantacinque è in uno stato conservativo di mediocre e il quindici per cento è stato praticamente distrutto». Lo scempioQuesta sorta di catastrofe culturale è stata illustrata durante il convegno organizzato dal Comune per il 350° anniversario della rifondazione di Capoterra: un’occasione per recuperare la propria memoria storica che nei decenni scorsi è stata sistematicamente calpestata. Emblematico il caso ricordato da Melis. «Trent’anni fa, per ampliare le saline, venne completamente distrutto l’insediamento preistorico di Cuccuru Ibba, con relativo nuraghe». Ma i casi sono innumerevoli: «Negli anni Settanta», ricorda l’archeologo Mauro Dadea, «per edificare Torre degli Ulivi venne devastata una sontuosa villa romana che aveva mosaici eccezionali, di cui rimangono solo le foto». Oggi, al suo posto, ci sono le piscine condominiali. Disastri perpetrati ininterrottamente fino ai giorni nostri. «Meno di vent’anni fa l’enorme nuraghe polilobato di Cuccureddus, alla periferia di Capoterra, venne inghiottito da una cava privata», prosegue Dadea, «e meno di dieci anni fa venero demoliti i resti imponenti della chiesa medievale della Maddalena, con ciò che rimaneva di Caput Terrae». Caput TerraeCapoterra infatti sorgeva sulla costa, ma, distrutta nel 1355, fu rifondata nel sito attuale solo nel 1655. «È inutile dichiarare che si vuole recuperare la memoria storica del nostro territorio, se poi se ne distruggono le testimonianze», osserva Dadea. «E per evitare gli errori del passato bisogna anzitutto sconfiggere l’indifferenza». La maggior parte dei capoterresi, infatti, non è consapevole della quantità e dell’importanza dei siti presenti nel territorio. «Ad esempio, pochi sanno che in località Bacchialinu, immerso nella boscaglia, esiste uno straordinario villaggio romano, di età imperiale, molto esteso e praticamente intatto, abitato dai minatori che estraevano il ferro dalle antiche miniere di Sant’Antonio». Un insediamento che rappresenterebbe un’opportunità di sviluppo economico per tutta la zona, considerato che quello archeologico è diventato in questi anni uno dei turismi più redditizi. «Si parla tanto della vocazione turistica di Capoterra, ma poi non si fa nulla per valorizzare quello che abbiamo». Ad esempio, dei villaggi di Bidd’e mores, Mitza Faneuas e Proccargius. Il futuroInteressantissimi - secondo Dadea - perché verosimilmente vi abitavano quelle tribù di predoni berberi esiliate in Sardegna dai Vandali, che noi conosciamo col nome di maureddi. «Tutto ciò coronato dai due villaggi medievali di Santa Barbara e San Gerolamo, che andrebbero tutelati ad ogni costo», conclude Dadea. «C’è il rischio che altri siti, poco conosciuti, vengano distrutti dalla speculazione edilizia, sotto il nostro naso. Nell’area adiacente alla Residenza del Poggio vi sono i resti di un villaggio romano, con tanto di sepolture: se andassero avanti i progetti di lottizzazione di quell’area, si compierebbe l’ennesimo disastro archeologico».
Giuseppe Elia Monni
 
 

3 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Nuovo stop per la casa dello studente
Ex Brigata, l’Ersu è senza guida e il progetto va ancora approvato
SASSARI. Un foglio di carta rischia di far crollare la casa dello studente. L’ostello per universitari che doveva nascere negli ex locali della Brigata Sassari potrebbe restare un sogno. Manca un atto formale del consiglio di amministrazione dell’Ersu che deve approvare una modifica al progetto originario. Senza il via libera del cda la Regione non può dare i fondi, fermi dal 1996. Se entro la fine dell’anno i vertici dell’Ersu non approveranno la variazione, i 4 milioni di euro stanziati per il recupero dell’edificio verranno persi.
 Una corsa contro il tempo che sembra destinata al fallimento. Il consiglio di amministrazione non è stato ancora scelto. A maggio sono stati eletti il rappresentante dei docenti, Giorgio Pintore, e quello degli studenti, Simone Campus. Mancano i tre membri di nomina politica. Il presidente della giunta regionale Soru deve decidere chi occuperà la poltrona più prestigiosa dell’ente. Il nome del candidato viene di solito indicato dal rettore. Gli altri due sono scelti dal consiglio. Un’attesa che si prolunga da tre mesi. Il 19 settembre è stato sciolto il precedente direttivo e da allora non è stato trovato l’accordo. L’Ersu naviga senza una direzione politica e molti atti indispensabili per far girare la macchina amministrativa dell’università sono bloccati. L’ingranaggio si è inceppato e tra le prime conseguenze ci potrebbe essere la perdita dei fondi per il recupero dei locali della Brigata.
 Nell’edificio doveva nascere una nuova casa dello studente con 90 posti letto. La Regione aveva messo a disposizione 4 milioni di euro nel 1996. Un budget striminzito che a dieci anni di distanza dal finanziamento era diventato insufficiente per completare i lavori. La richiesta di altri euro fatta dall’università è caduta nel vuoto. Da Cagliari i rubinetti sono rimasti chiusi. Unica possibilità offerta era la rimodulazione dei lavori. In altre parole, un ridimensionamento dell’opera. Gli uffici dell’ateneo hanno tagliato il numero dei posti letto, ridotto i bagni e ripiegato per un allestimento spartano su tutto il progetto. Ma la versione low cost della nuova casa dello studente deve essere approvata dal cda dell’Ersu entro la fine dell’anno e ritornare per il via libera definitivo alla Regione.
 Dal fallimento dell’operazione potrebbe rimetterci anche Palazzo Ducale. Il Comune è il proprietario della struttura di via Carlo Felice. L’amministrazione ha già preparato l’atto di vendita ed è pronto a incassare quasi due milioni di euro. Soldi che potrebbero non arrivare mai. Senza i 4 milioni di euro l’ateneo non potrà acquistare l’edificio.
 Ma a rischio sono anche le borse di studio. A lanciare l’allarme è il rappresentate dei docenti all’Ersu, Giorgio Pintore. «Se entro il 31 dicembre il cda non farà la variazione di bilancio non potranno essere finanziate le borse di studio - spiega Pintore -. Di solito tutti i fondi non spesi durante l’anno vengono rastrellati e destinati ai contributi per gli studenti più meritevoli. Senza questo passaggio per il 2006 il capitolo resterà senza copertura». Per ora tutte le scelte amministrative sono portate avanti dalla direzione generale, ma manca un indirizzo politico sulle decisioni future.
Luca Rojch
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
L’INTERVENTO
«La liberatio approda in tribunale, a rischio una tradizione importante»
Liberatio sì, liberatio no. Questo è il dilemma. La festa delle «matricole» approda in tribunale per la denuncia del preside del liceo «Spano» che accusa gli universitari di essere entrati nella scuola senza autorizzazione, e di aver «liberato» gli studenti. Insomma, li si accusa di interruzione di pubblico servizio. E non è cosa da poco. Eccesso di zelo da parte del preside? Intolleranza? Non credo. Tutti in gioventù, vuoi da studenti delle superiori, vuoi da universitari matricole, abbiamo usufruito di questo «servizio» o lo abbiamo praticato. È certo che i tempi sono cambiati, e forse la festa delle «matricole» può apparire fuori luogo. Eppure, il fatto che tanti giovani muniti di fischietto e con i cappelli di diverso colore si presentino nelle scuole per festeggiare assieme ai loro colleghi più piccoli, ha sempre avuto il suo significato, e racchiuso, più o meno in modo mal celato, i suoi aspetti positivi. Vi è sottesa, forse inconsciamente, la volontà di colmare un vuoto, che per alcuni studenti delle scuole superiori, i futuri studenti universitari, può assumere le dimensioni di un fossato. A parte le motivazioni personali, è risaputo che la scelta della facoltà, presso la quale iscriversi dopo la maturità, rappresenta un momento importante e delicato per il futuro dello studente, e che le problematiche che ne potrebbero derivare, dagli abbandoni, ai fuori corso, al cambio di facoltà, assumono una rilevanza economica e sociale di proporzioni molto difficili da circoscrivere. Tanto è vero che l’università ha istituito il Centro orientamento, con l’obiettivo, per quanto possibile, di indurre gli studenti a una scelta ponderata della facoltà alla quale approdare. Ma, qual è il contributo che la scuola superiore è capace di fornire agli studenti sassaresi in questa prospettiva, quali requisiti è capace di trasmettere, quale preparazione viene in qualche modo programmata e impartita per poter ben figurare nei concorsi di ammissione alla facoltà scelta. Le competizioni negli anni a venire avverranno a livello nazionale, e la attuale posizione in graduatoria dei giovani della nostra città, se riferita appunto a livello nazionale, impone una seria riflessione. Sicuramente, bisogna fare i conti, occorre stabilire una più stretta collaborazione fra università e scuola superiore. Utilizzare un collante in questa direzione potrebbe forse aiutare a colmare un divario, che oggi è più nella mente dei giovani studenti che intendono affrontare la realtà universitaria, che nelle pur obiettive difficoltà che essa propone. La festa delle «matricole», allora, pur nei suoi tradizionali aspetti di rilevanza «goliardica» che la sostengono, potrebbe essere un prodotto di prima qualità, una prima porta di accesso alla società del domani guardandola dal basso. Ma, ancora una volta, ci appelliamo alla buona volontà! E comunque, si spera nella clemenza della «Corte», perché una città che soffoca l’entusiasmo dei suoi giovani non ha e non può aver futuro.
Eusebio Tolu componente del comitato scientifico per l’Orientamento università di Sassari
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Sassari
ARCHITETTURA
Conferenza con Carles Muro
ALGHERO. Una nuova conferenza della facoltà di Architettura è in programma per domani con Carles Muro, architetto catalano, docente nella locale facoltà universitaria, che interverrà su”Progetto e contrainte”. La conferenza si terrà nella sede del lungomare Garibaldi.Il lavoro dell’architetto è condizionato da molteplici variabili come il contesto, il clima, il programma, le tecniche e i regolamenti, che sembrano limitarne l’immaginazione e la creatività,verrà evidenziato nella conferenza, ma tali costrizioni non vengono percepite come vincoli e restrizioni ma, al contrario, come condizioni necessarie e propizie che costituiscono l’essenza stessa dell’architettura.(s.o.)

Questionnaire and social

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