Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 December 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 8 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, Il Sardegna, altravoce.net e Sardegna Oggi

1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 19
L’università di Cagliari cambia volto
Per gli atenei sardi sono in arrivo 135.700.000 euro per progetti che potenzieranno i centri per l’alta formazione e la ricerca nell’Isola e garantiranno agli studenti più diritti e servizi, a cominciare dall’aumento dei posti letto nelle residenze universitarie degli Ersu di Sassari e Cagliari. Ieri a Roma è stato firmato l’Accordo di programma quadro (Apq) in materia di istruzione, che rafforza la politica della Giunta regionale a sostegno della formazione universitaria con interventi per 50.450.000 euro di fondi Cipe, cui si aggiungono altri fondi della Regione, dell’Università di Sassari e dell’Ersu di Cagliari. Questi i punti qualificanti dell’accordo. POLO TECNOLOGICO L’intervento previsto è di 10 milioni di fondi Cipe di euro per il Polo tecnologico in via Is Maglias. È prevista la costruzione di alcuni edifici per il potenziamento e la qualificazione delle strutture universitarie dedicate alla didattica, con specifico orientamento verso gli aspetti tecnologici. L’obiettivo generale è favorire una didattica innovativa, rivolta sia agli studenti delle facoltà tecniche e scientifiche (Ingegneria e Architettura), sia al sistema delle imprese e dei servizi operanti in Sardegna che necessitano di attività formativa e di riqualificazione. STRUTTURE RESIDENZIALI L’intervento per le strutture residenziali dell’ateneo cagliaritano, gestite dall’Ersu, è di 90.500.000, di cui 15 milioni di fondi Cipe, 12.500.000 di fondi regionali, 63 milioni di fondi Ersu e permute. Riguarda la realizzazione di 1.500 nuovi posti letto, nell’area della Ex Sem per un migliaio di posti letto e per un’altra area - ancora da individuare - per il Polo ingegneristico e di Sa Duchessa con altri 500 posti letto e una mensa. Un intervento di 100 mila euro è stato destinato allo studio di fattibilità per un sistema regionale di residenze universitarie a Cagliari e Sassari, che dovrà valutare il patrimonio edilizio nelle due città più adatto a ospitare le residenze. POLO DI ALTA FORMAZIONE Un intervento da 100 mila euro è previsto per uno studio di fattibilità per la realizzazione di un Polo di alta formazione dedicato all’area economica del Mediterraneo, che acquista un valore strategico dal momento che nei prossimi sei anni la Regione ricoprirà l’incarico di Autorità unica di gestione del programma ENPI dell’Unione Europea, per la cooperazione nel Mediterraneo. il resto dell’isola L’intesa prevede il potenziamento del polo di Bonassai per la ricerca e la formazione in agraria e veterinaria dell’università di Sassari, con 30 milioni di euro, di cui 20 milioni di fondi Cipe e 10 milioni dell’ateneo sassarse. Un milione 200.000 euro di fondi Cipe, infine, sono stati destinati al potenziamento di una rete di scuole di eccellenza per il turismo, che comprende gli istituti alberghieri di Arzachena, Oristano, Alghero.

 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 8 - Sardegna
Sottoscritto a Roma un accordo con il ministero 
Nuovi interventi per la ricerca, 135 milioni alle università 
CAGLIARI. Per l’Università sarda sono in arrivo 135 milioni di euro per progetti che potenzieranno i centri per l’alta formazione e la ricerca e garantiranno agli studenti maggiori diritti e servizi, a partire dall’aumento dei posti letto nelle residenze universitarie degli Ersu di Sassari e Cagliari. Ieri mattina, a Roma, è stato firmato l’accordo di programma quadro in materia di Istruzione che «rafforza - è detto in una nota - la politica della giunta regionale a sostegno della formazione universitaria con interventi per 50.450.000 euro di fondi Cipe, cui si aggiungono altri fondi della Regione, dell’Università di Sassari e dell’Ersu di Cagliari. Il direttore generale dell’assessorato Pubblica Istruzione, Franco Sardi, ha sottoscritto l’accordo negli uffici del ministero per lo Sviluppo Economico. L’accordo prevede intervento per il polo di Bonassai e per il polo tecnologico universitario di Cagliari, più le strutture residenziali nelle due città universitarie. Previsti inoltre interventi per un «Polo di alta formazione area economica Mediterraneo» e inoltre una «Rete di scuole di eccellenza per il turismo».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 39 - Cultura e Spettacoli
L’editore Il Maestrale ripubblica una raccolta di saggi ormai introvabili del grande antropologo 
Cirese, lezione ancora viva 
«L’isola dei sardi», uno sguardo senza pregiudizi 
Perplessità problematica, un dubbio doloroso 
«Fanno ormai cinquanta anni da che vidi per la prima volta l’Isola dei Sardi. (Così, invece che col suo nome corrente, l’Ulisse dantesco indicò la Sardegna nel racconto del suo folle volo)».
 Questo è l’incipit della premessa al libro «All’isola dei sardi» fresco di stampa (ma si tratta di una raccolta di saggi per festeggiare un cinquantenario personale, usciti tra il 1956 e il 2006), che l’editore Il Maestrale presenta al pubblico non solo specialistico del grande etnografo Alberto Mario Cirese, docente di Antropologia culturale dal 1956 al 1971 all’Università di Cagliari, poi di Siena (1971-1973) e successivamente di Roma (1973-1992).
 La riproposta di queste pagine deve considerarsi particolarmente propizia nell’attuale momento della vita culturale isolana, in cui certi temi capitali quali l’identità, l’etnia, la specialità regionale, la stessa idea nazionalitaria sembrano piegati nella vulgata corrente ad una formula strumentale e riduttiva, tutta circoscritta in se stessa a dispetto delle opposte dichiarazioni di principio, che evocano dialogo e apertura. Una formula che tende a restringere piuttosto che allargare lo spettro della realtà storica e che per colmo di paradosso viene invece da molti salutata come cifra della riappropriazione del “filo rosso” dell’autonomia.
 Rileggere la lezione di Cirese, specie del Cirese degli anni cagliaritani, sarà dunque un utile correttivo topico a certe distorsioni e semplificazioni ideologiche, che vengono ormai propagandate come oro colato della ritrovata genuina sardità.
 Gli anni Cinquanta e seguenti furono anni di buona semina, fertili di ricerca delle implicazioni storiche delle cosiddette “radici”. Allora in Sardegna si visse un’intensa stagione di grande confronto tra le intelligenze interne ed esterne e la realtà isolana. Alcuni tra i maggiori studiosi italiani, tra cui appunto il Cirese, il Bianchi Bandinelli, il De Martino, il Petronio, il Maltese (per citare solo qualche nome), chiamati a insegnare nelle università sarde, a contatto col mondo appartato della nostra regione, applicarono generosamente le loro indagini alla storia locale e alle sue testimonianze, scoprendo sempre più insospettate parentele tra l’Isola e la Penisola anzitutto, e poi più in generale tra l’Isola e le culture del Mediterraneo.
 Quella stagione segnò davvero, per dirla con le parole di Cirese, “il ‘recupero’ della Sardegna alla storia europea”. Un recupero che era iniziato in qualche misura già nell’Ottocento.
 Si ruppe così l’incantesimo del mito, il sortilegio dell’autoctonia, la fascinazione del primitivo. Si indicarono e illustrarono i rapporti, gli intrecci, i depositi e i lasciti del passato, la nostra eredità: alla luce delle concrete risultanze storiche e non più di una supposta, quanto romantica, idea di “natura”. Superando così definitivamente quell’impasse delle “due classi” in cui si dividevano tradizionalmente gli osservatori delle cose sarde: quella dei “panegiristi” e quella dei “detrattori”.
 Questo significava vedere in maniera più veridica le peculiarità straordinarie della Sardegna in quanto “zona conservativa”, proprio perché “meno esposta alle comunicazioni” epperò non “immobile”. Dove dunque l’”arcaicità” non aveva più nulla di mitico e autoctono, non appariva frutto di “anima” o “etnos”, bensì “risultato di una vicenda storica “ solo più vischiosa che in altre aree dell’Europa.
 Era la “smentita” definitiva a “ogni pretesa assolutezza sia dell’isolamento che della conservazione”.
 E’ pur vero che quell’”assolutezza”, “smentita” e confutata nelle analisi storiche di Cirese e di altri maestri del Novecento, rispuntava nell’Isola in molti casi attraverso strane ma non inopinabili metamorfosi. Camuffandosi ad esempio sotto le specie della teoria del “filo rosso” dell’autonomia.
 E questo è precisamente il motivo per cui sarebbe oggi da auspicarsi davvero un sistematico “ritorno ai testi” originali di simili maestri. Per fugare o smascherare le provocazioni locali di chi nell’Isola continua a confondere ingenuamente o in malafede le relazioni e intermediazioni storiche tra dominati e dominanti magari con un’opera nefanda da “collaborazionisti” o “canes de isterzu”.
Fare storia locale con spirito non localistico: questa è stata la grande lezione che ancora dobbiamo assimilare di quegli autori oggi non poco trascurati o dimenticati o snobbati da parte di certi novissimi predicatori di microstoria “alternativa”.
 Un aspetto ad esempio che certi dottrinari del “filo rosso” tendono a mettere tra parentesi è la accentuata “differenziazione presente all’interno stesso della Sardegna”, sulla cui importanza insiste viceversa a più riprese, fra gli altri, Cirese.
 Una “differenziazione” che certo ai “nazionalisti” o “etnicisti” sardi non piace riconoscere. Differenziazione d’impronta culturale e dialettale, spia inconfondibile di una vicenda storica più articolata e movimentata di quanto presumano o siano disposti ad ammettere i “regional-fusionisti” e “tradizional-autoctonisti”.
 Non per questo Cirese si nascondeva un fondamentale carattere della realtà antropologico-culturale sarda. E cioè che la propria “differenziazione interna” non negava ipso facto la propria contestuale “differenziazione verso l’esterno”, e dunque in qualche misura la propria relativa “unitarietà interna”: quale la stessa qualificazione forte del termine “sardo” del resto comporta e comprova.
Cirese insomma accoglieva in qualche misura la “concezione di una ‘nazionalità’ verticale cioè scavalcante le distinzioni di classe (vale a dire superante il livello del folklore, cioè dei dislivelli interni di cultura tra gruppi egemonici e gruppi subalterni), rivestendo così una qualche valenza ‘nazional-regionale’”. Che però, si badi bene, lo stesso Cirese considerava un “atteggiamento soggettivo”, sia pur non disgiunto da “buone ragioni oggettive”, “coniugato ormai tendenzialmente al passato”.
 Oggi invece si tenta di renderlo presente e futuribile. Si pretende di somministrarlo “pedagogicamente” alle nuove generazioni. Accoppiando magari ex abrupto il locale al globale: scavalcando e rifiutando cioè la mediazione e la sintesi da parte di una più ampia comunità nazionale, rappresentata dalla cultura dell’intero Paese oltre che dal senso dello stato (italiano: è appena il caso di sottolinearlo) nelle sue articolazioni non periferiche.
“Affrontare le tradizioni sarde come fatti storici”. Sembra un assunto assolutamente evidente e di piena semplicità. Eppure tutto il “difficoltoso” succo della lezione di antropologi culturali della stoffa di Cirese consiste esattamente in ciò. La difficoltà in questione ha per nome perlopiù certa resistenza locale a riconoscere come propria parte integrante e coessenziale un significativo prestito o un’influenza, un retaggio esterno: insomma, un apporto extra-isolano.
 Ma Cirese non si nasconde i nodi più inquietanti della ricerca etnografica: “Il problema più arduo e complesso resta però quello di stabilire razionalmente se e in che cosa trovi oggettivo fondamento l’impressione di peculiarità che i fatti tradizionali sardi suscitano anche quando se ne conoscano i riscontri esterni e le variazioni interne”.
E’ il problema capitale del “senso” delle tradizioni sarde. Ma attenzione. Proprio “qui, come è ovvio, si fa gravissimo il rischio del mito e della mistificazione”.
 Il compito del vero antropologo è quello di individuare, dentro le costanti, le varianti che determinano appunto il senso della “specializzazione culturale”. Mantenendo peraltro sempre vigile la coscienza della sostanziale e preliminare distinzione tra “classismo” ed “etnicismo”.
 Semmai quello che si può osservare nel pensiero di Cirese è talvolta una perplessità problematica, quasi un dubbio doloroso circa i confini delle due polarità. Che però la grande onestà intellettuale dello studioso scompone rigorosamente, non dissolvendole mai nella confusione tattica.
 Diversamente da quanto è accaduto e accade purtroppo nell’esperienza di certi scenari attuali. 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
ANM E AVVOCATI 
Europa e diritto: oggi un convegno 
CAGLIARI. ‘Diritto penale e integrazione comunitaria’ è il tema delle due giornate di studio organizzate dall’Associazione nazionale magistrati, dal Csm e dall’Ordine degli avvocati per oggi e domani nell’aula magna del palazzo di giustizia. I lavori si apriranno alle 16.30 con la relazione dell’avvocato e docente di diritto penale Luigi Concas su ‘Principio di legalità e fonti comunitarie’. A seguire Giovanni Grasso dell’Università di Catania sul tema che dà il titolo alle giornate di studio. Domani alle 9.30 sarà la volta della relazione di Rosaria Sicurella dell’Università di Catania, che parlerà su ‘Giurisprudenza comunitaria e diritto penale’. Chiuderà il ciclo di relazioni il giudice milanese Paolo Ielo. 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Restauro, scuola d’eccellenza 
Al via un progetto di Soprintendenza e università 
SASSARI. Ore 10, Centro di restauro, lezione di Archeologia. In cattedra il soprintendente Vincenzo Santoni, davanti una folta delegazione dell’amministrazione di Palazzo Sciuti. Per alcuni è una novità assoluta, altri sono già stati in quella sede avveniristica a metà strada tra Sassari e Porto Torres. A fare gli onori di casa pensano le archeologhe Antonietta Boninu e Daniela Rovina, che dirigono la struttura. L’incontro di ieri fra la Soprintendenza e la Provincia è la conferma di un rapporto di collaborazione avviato nei primi anni Ottanta.
 L’area, di proprietà della Provincia, era destinata in origine ad accogliere un nuovo ospedale psichiatrico che dopo l’approvazione della legge Basaglia non è mai decollato. Così, quattro anni fa, la giunta che governava Palazzo Sciuti, d’intesa con la Soprintendenza, aveva deciso di trasferire personale e attrezzature dalla sede angusta di viale Umberto. Oggi il Centro di restauro di Li Punti è una struttura d’eccellenza unica in Italia oltre a quella di Firenze. Una ventina di esperti lavora per restituire alla storia reperti rinvenuti durante le campagne di scavo realizzate nei siti di tutta la Sardegna. Di recente, nelle sale del Centro della Soprintendenza, sono state ricoverate le statue di Monti ‘e Prama, circa quattromila reperti che per la loro datazione potrebbero riscrivere pagine importanti di storia sarda. Fra questi, ci sono le statue di 27 guerrieri, 365 modellini di nuraghe e 13 teste che dovranno essere trattati dalle mani sapienti dei restauratori e non solo. Il cuore pulsante del Centro è la sezione diagnostica diretta da Alba Canu, dotata di un sofisticatissimo microscopio elettronico a scansione che per le elevate prestazioni viene spesso utilizzato, previa autorizzazione della Soprintendenza, anche dal personale medico e biologico dell’università. La delegazione della Provincia, guidata dal vicepresidente Franco Borghetto e dagli assessori Pinuccio Vacca (Affari generali) e Laura Paoni (Istruzione) segue con attenzione le lezioni improvvisate davanti agli enormi tavoloni in cui sono adagiati i reperti: alcuni prendono appunti, altri scattano fotografie con le digitali. La visita riveste particolare importanza in un momento delicato, proprio quando si profila il trasferimento della titolarità delle competenze, dallo stato alla Regione, nella gestione dei beni culturali. Sulla struttura di Li Punti, che ospita anche il nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri, comandato dal capitano Gianfilippo Manconi, c’è un progetto importante in cui la Provincia è capofila. L’intento è farne un’area d’eccellenza per i beni culturali con la collaborazione di alcuni enti, fra cui il Comune, l’università e il Cnr. A questo si aggiunge l’altro progetto, la creazione di una scuola di alta formazione per il restauro, tappa obbligata nel curriculum del personale di Soprintendenza e università.
Antonio Meloni 
1 – Il Sardegna
Grande Cagliari – pagina 26
Parentopoli. Ricercatori, professori associati, docenti di ruolo: nelle facoltà a regnare sono le “dinastie”
Una Università di santi e di baroni: puntano intere famiglie di docenti
I Corrias in cattedra sono addirittura cinque in tre dipartimenti diversi: un vero record
Una Università di santi, di poeti e di “baroni”. E di intere famiglie che occupano le poltrone del potere, gli scranni della docenza nelle facoltà più frequentate. Parentopoli è davvero “Unica” perché su 2500 dipendenti si vedono intere famiglie al lavoro e alberi genealogici che si intrecciano. Tra nobiltà e pezzi pregiati che nascono e si formano, curiosamente, spesso all’interno delle stesse famiglie. Gli studenti lo sanno: diventare ricercatore universitario è più difficile, per chi non ha un cognome illustre alle spalle. Uno, due, tre, quattro, cinque docenti universitari che fanno parte di una sola famiglia: al campanello c’è scritto Corrias.Un cognome ben conosciuto sia dagli studenti di Giurisprudenza che da quelli di Economia e Scienze politiche. Un puzzle familiare dagli incastri perfetti: la mamma è Maria Corona Corrias, che è sorella di Giovanni Corona, docente di Trasporti e presidente del Ctm di Cagliari. Lei, che insegna storia delle dottrine politiche in Scienze politiche, è sposata con Piergiorgio Corrias, docente di diritto del lavoro, uno degli esami più “tosti” della facoltà. A lor volta mamma Corrias e papà Corrias hanno due figli, col sangue del docente universitario: Paolo Corrias insegna Diritto delle assicurazioni, un esame che invece è nato proprio in coincidenza col suo arrivo in viale Fra Ignazio. Mentre Massimo Corrias inculca il diritto del lavoro negli studenti della vicina facoltà di Economia e commercio. MA LA FAMIGLIA Corrias non è certo l’unica nell’Università dei “baroni ”.
Ad esempio Carla Seatzu, classe 1971, è ricercatrice presso il dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica. Giovanissima come il fratello Francesco Seatzu, che invece è già docente di diritto internazionale, ma nella facoltà di Giurisprudenza. E dietro c’è anche un papà che la carriera universitaria la conosce bene: Sebastiano Seatzu è infatti professore ordinario di analisi nel dipartimento di matematica e informatica, in Ingegneria come la figlia. Forse allora ha ragione il rettore Mistretta che ieri aveva detto: «Ci sono moltissimi parenti all’Università, spesso è una questione di fiducia: se sono validi, perché non assumerli? Spesso i figli illustri finiscono nel tunnel della droga per complessi di inferiorità nei confronti dei padri. Io stesso ho un figlio che è ricercatore in Ingegneria, ma non l’ho mai favorito e non è neanche professore associato». INTANTO Maria Concetta Pisano, nella Parentopoli di Unica, precisa la posizione delle sue due figlieValeria e Stefania asia. «Faccio parte del Senato accademico- aggiunge- ma a differenza di molti altri le mie figlie sono entrate all’Università con contratti a tempo determinato e con regolari selezioni pubbliche. Valeria è una pedagogista esperta, ha fatto anche master all’estero, è una tutor nel settore della disabilità, è stata assunta con un cococo dopo un concorso nel quale si era piazzata decima. Stefania invece lavora alla segreteria studenti e anche lei è stata presa dopo una selezione, e ha un contratto a tempo. La verità è che nell’università cagliaritana ci sono oltre 400 precari, e io al Senato accademico sono la prima a combattere il precariato». E forse proprio quei precari si chiedono come mai ci siano così tanti parenti, nell’organico dell’ateneo cagliaritano. E molti qualificati neo laureati restano fuori dai dottorati, dove- anche in questo caso- gli assegni volano spesso per i parenti illustri. E c’è chi giura che l’elenco delle genealogie sia ancora pieno di sorprese.
Jacopo Norfo  

1 - L’altra voce.net

Arrivano 136 milioni per le Università
La fetta maggiore ai campus dell’Ersu
Quasi 136 milioni di euro da investire nelle Università sarde: per far crescere i centri per l’alta formazione e la ricerca, per migliorare le strutture per la didattica, per garantire agli studenti servizi più efficienti. Ieri mattina, a Roma, è stato firmato l’Accordo di Programma Quadro in materia di istruzione, che rafforza la politica della Giunta regionale a sostegno della formazione universitaria. Gli interventi potranno contare su 50,4 milioni di fondi Cipe (il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica), ai quali si aggiungono altri fondi della Regione, dell’Università di Sassari e dell’Ersu di Cagliari. Franco Sardi, direttore generale dell’assessorato della Pubblica Istruzione, ha sottoscritto l’accordo negli uffici del ministero per lo Sviluppo economico.  
Grandi novità in particolare per le strutture residenziali destinate agli studenti, che saranno ampliate e arricchite. L’intervento per le residenze dell’Ateneo cagliaritano, gestite dall’Ersu, è di 90,5 milioni di euro (15 milioni di fondi Cipe, 12,5 di fondi regionali, 63 milioni di fondi Ersu e permute). Tradotto: 1.500 posti letto nuovi di zecca, da realizzare fra l’area della Ex Sem in viale La Playa e un’altra area - ancora da individuare - per il Polo ingegneristico e di Sa Duchessa. Per le residenze universitarie dell’Ersu di Sassari sono disponibili 4 milioni di euro. Saranno acquistate una o due unità immobiliari, preferibilmente nel centro storico, per complessivi 70/80 posti. Da segnalare, anche due investimenti minori: 100 mila euro sono stati destinati allo studio di fattibilità per un sistema regionale di residenze universitarie a Cagliari e Sassari, che individuerà gli edifici cittadini più idonei a ospitare le case degli studenti. 
La fetta maggiore dei finanziamenti sarà divisa fra Cagliari e Sassari, ma ci sono progetti importanti un po’ in tutta la Sardegna. A Cagliari, tanto per cominciare, è previsto un intervento da 10 milioni di fondi Cipe per potenziare il polo tecnologico di via Is Maglias, a Tuvixeddu. Saranno costruiti alcuni edifici per migliorare le strutture universitarie dedicate alla didattica. Al centro degli investimenti vi sarà la valorizzazione dell’elemento tecnologico, presupposto fondamentale per favorire una didattica innovativa rivolta sia agli studenti delle facoltà tecniche e scientifiche (Ingegneria e Architettura), sia al sistema delle imprese e dei servizi operanti in Sardegna. 
Un altro intervento di grande rilevanza riguarderà il polo di Bonassai dell’Università di Sassari per la ricerca e la formazione in agraria e veterinaria, cui saranno destinati 30 milioni di euro. Il Polo sassarese verrà dotato di strutture di elevata qualità tecnologica e funzionale, con impiego di forme architettoniche adeguate al contesto paesaggistico territoriale e soluzioni energetiche volte all’utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile. In comune fra le due Facoltà di Agraria e Veterinaria sono previsti il centro didattico, la biblioteca interfacoltà, il centro servizi e la foresteria. Per quanto concerne le competenze medico-veterinarie è in programma la costruzione dell’Ospedale veterinario, del mattatoio didattico, dell’inceneritore, dei laboratori dedicati, delle sale di dissezione, degli spazi di studio e per la didattica avanzata (specializzazioni, master, dottorati, formazione continua). 
Per le competenze strettamente di agraria sono previste le serre didattico-sperimentali, i ricoveri macchine e attrezzi, gli ombrari, la cantina didattica, il deposito prodotti chimici e microbiologici, il deposito smaltimento rifiuti speciali, i laboratori, gli spazi di studio e per la didattica avanzata. Risultano invece già finanziati nell’APQ il Centro di ricerca veterinario e i laboratori del centro di biodiversità animale: queste strutture saranno inserite nell’attività scientifica e di ricerca del polo. 
Un occhio di riguardo è stato riservato agli istituti a vocazione turistica: 1,2 milioni di euro potenzieranno una rete di scuole di eccellenza, che comprende gli istituti alberghieri di Arzachena, Oristano e Alghero. Gli edifici verranno rimessi a nuovo e dotati di laboratori e ambienti attrezzati per le attività pratiche.  
Altri 100mila euro verranno utilizzati per realizzare un polo di alta formazione dedicato all’area economica del Mediterraneo: il progetto assume una valenza fortemente strategica, se si tiene conto che nei prossimi sei anni la Regione Sardegna rivestirà l’incarico di Autorità unica di gestione del programma ENPI della UE per la cooperazione nel Mediterraneo.
 
Mistretta: «Tutto bene, ma quei 10 milioni…»
Il rettore dell’Università di Cagliari Pasquale Mistretta promuove l’accordo firmato a Roma. Ma non senza qualche riserva: «Naturalmente si tratta di un significativo passo in avanti per l’università sarda: più risorse vengono messe a disposizione, meglio è. Purtroppo, però, non tutto è andato come speravo». Il cruccio di Mistretta, per la verità confessato con molta pacatezza, riguarda il repentino taglio di parte dei finanziamenti destinati all’Università di Cagliari, dirottati nelle tasche dell’Ersu: «La delibera della Giunta regionale del 30 marzo 2006 prevedeva che il polo universitario cagliaritano avrebbe dovuto usufruire di 20 milioni di euro. Ma il 21 novembre scorso, quindi a pochissima distanza dalla prevista firma dell’accordo a Roma, è stata formulata una nuova delibera: 10 milioni di euro sono stati spostati dall’Università all’Ersu. In pratica, si è scelto di investire sugli alloggi anziché sulle strutture per la didattica».
I 10 milioni smarriti rispetto al testo della prima delibera sarebbero stati molto utili per rimettere a posto, in particolare, i poli di Sa Duchessa e di viale fra’ Ignazio. «A questo punto non vorrei», continua Mistretta, «che gli studenti finissero per abitare in camere più confortevoli e accoglienti ma trovassero aule fatiscenti o tecnologicamente inidonee nelle loro facoltà».
 (m.bo.)
1 – Sardegna Oggi
Università sarda: in arrivo 135 milioni di euro
Per l’Università sarda sono in arrivo 135.700.000 euro per progetti che potenzieranno i centri per l’alta formazione e la ricerca nell’Isola e garantiranno agli studenti maggiori diritti e servizi, a partire dall’aumento dei posti letto nelle residenze universitarie degli Ersu di Sassari e Cagliari. E' stato firmato l’Accordo di Programma Quadro in materia di Istruzione che rafforza la politica della Giunta regionale a sostegno della formazione universitaria con interventi per 50.450.000 euro di fondi Cipe, cui si aggiungono altri fondi della Regione, dell’Università di Sassari e dell’Ersu di Cagliari. Il direttore generale dell’assessorato Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione,Spettacolo, Sport, Franco Sardi, ha sottoscritto l’accordo negli uffici del ministero per lo Sviluppo Economico.
 
ROMA - L’APQ Istruzione prevede il potenziamento del polo di Bonassai per la ricerca e la formazione in agraria e veterinaria dell’Università di Sassari, con un intervento di 30 milioni di euro, di cui 20 milioni di fondi Cipe e 10 milioni dell’Università di Sassari. Altri 50 mila euro sono stati destinati allo studio di fattibilità. Il Polo di Bonassai avrà strutture insediative di elevata qualità tecnologica e funzionale, con impiego di forme architettoniche adeguate al contesto paesaggistico territoriale e soluzioni energetiche volte all’utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile. In comune fra le due Facoltà di Agraria e Veterinaria sono previsti il Centro didattico, la Biblioteca interfacoltà, il centro servizi e foresteria. Per le competenze di natura strettamente medico veterinarie è prevista la costruzione dell’Ospedale veterinario, del Mattatoio didattico, dell’Inceneritore, dei laboratori dedicati, delle sale di dissezione, degli spazi di studio e per la didattica avanzata (specializzazioni, master, dottorati, formazione continua). Per le competenze strettamente di agraria sono previste le serre didattico sperimentali, i ricoveri macchine e attrezzi, gli ombrari, la cantina didattica, il deposito prodotti chimici e microbiologici, il deposito smaltimento rifiuti speciali, i laboratori, gli spazi di studio e per la didattica avanzata. Gli insediamenti che costituiranno espressione della sinergia fra le due facoltà comprendono: lo stabile del Dipartimento di Scienze dell’allevamento animale, con annessi laboratori, spazi di studio e per la didattica avanzata, il mangimificio, il caseificio sperimentale, gli stabulari e i ricoveri per animali in sperimentazione, l’edificio di sorveglianza. Risultano già finanziati nell’APQ in materia di ricerca scientifica e innovazione tecnologica, il Centro di ricerca veterinario con annessa azienda zootecnico sperimentale e i laboratori del centro i biodiversità animale, strutture che verranno inserite nell’attività scientifica e di ricerca del Polo.
 
Verrà potenziato inoltre il Polo tecnologico dell'Università di Cagliari: l’intervento previsto è di 10 milioni di fondi Cipe di euro per le strutture localizzate in via Is Maglias, località Tuvixeddu. E’ prevista la costruzione di alcuni edifici per il potenziamento e la qualificazione delle strutture universitarie dedicate alla didattica, con specifico orientamento verso gli aspetti tecnologici. L’obiettivo generale è di favorire una didattica innovativa, rivolta sia agli studenti delle facoltà tecniche e scientifiche (Ingegneria e Architettura), sia al sistema delle imprese e dei servizi operanti in Sardegna che necessitano di attività formativa e di riqualificazione. La vicinanza del Polo tecnologico con le facoltà del polo umanistico e del polo economico-politico-giuridico consentirà di coinvolgere anche gli studenti e i docenti di tali presìdi universitari nelle attività didattiche e nei processi di trasferimento tecnologico che si attiveranno all’interno del Polo, per promuovere una formazione interdisciplinare.
 
L’intervento per le strutture residenziali dell’Ateneo cagliaritano, gestite dall’Ersu, è di 90.500.000, di cui 15 milioni di fondi Cipe, 12.500.000 di fondi regionali, 63 milioni di fondi Ersu e permute. Riguarda la realizzazione di 1500 nuovi posti letto, nell’area della Ex Sem in viale La Playa per un migliaio di posti letto e per un’altra area – ancora da individuare – per il Polo ingegneristico e di Sa Duchessa con altri 500 posti letto e una mensa. Per le residenze universitarie dell’Ersu di Sassari sono disponibili 4 milioni di euro di fondi Cipe. E’ previsto l’acquisto di una o due unità immobiliari, preferibilmente nel centro storico, per complessivi 70/80 posti. Un intervento di 100 mila è stato destinato allo studio di fattibilità per un sistema regionale di residenze universitarie a Cagliari e Sassari, che dovrà valutare il patrimonio edilizio esistente nelle due città, più adatto a ospitare le residenze, oltre a individuare la gamma dei servizi da erogare agli studenti e a proporre il modello gestionale più vantaggioso per rapporto costi/benefici.
 
Un intervento da 100 mila euro è previsto per uno studio di fattibilità per la realizzazione di un Polo di alta formazione dedicato all’area economica del Mediterraneo, che acquista un valore strategico dal momento che nei prossimi sei anni la Regione Sardegna ricoprirà l’incarico di Autorità unica di gestione del programma ENPI dell’Unione Europea, per la cooperazione nel Mediterraneo. Un 1.200.000 euro di fondi Cipe sono stati destinati al potenziamento di una rete di scuole di eccellenza per il turismo, che comprende gli istituti alberghieri di Arzachena, Oristano, Alghero che hanno una popolazione scolastica di 1440 unità.. E’ prevista la riqualificazione degli istituti, con particolare riguardo alla dotazione di laboratori e ambienti attrezzati per le attività pratiche.

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