Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 September 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate Agenzia Giornalistica Italia, L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

ATENEO CAGLIARI: CORSI DI LINGUA PER UNIVERSITARI ED ESTERNI
(AGI) - Cagliari, 11 set. - Questo mese iniziera' il terzo ciclo dei corsi di lingua del Centro linguistico dell'ateneo di Cagliari. Avranno una durata di 50 ore in classi di massimo 28/30 studenti. L'insegnamento delle lingue (inglese, francese, tedesco, portoghese, arabo, cinese, giapponese, russo, catalano e spagnolo) sara' impartito a tutti i livelli. Possono iscriversi ai corsi tutti gli studenti dei corsi di laurea dell'ateneo, gli specializzandi, i dottorandi, gli assegnisti di ricerca, il personale docente e non docente dell'Universita' degli Studi di Cagliari e gli esterni in una percentuale del 30% per corso. Il centro, che dispone di cinque laboratori linguistici con supporti multimediali, organizza 3 cicli di corsi all'anno Gennaio/Marzo, Maggio/Luglio e Settembre/Dicembre. Gli interessati possono rivolgersi alla segreteria del Centro linguistico in viale S.Vincenzo (di fianco al n. 57) a Cagliari. (Tel. 070 6757183 6757390-91-92 Fax 070 273131). (AGI) Com-
 

 
 
 1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 11
Tutte le ipotesi di riconversione dei 16 mila metri quadrati dell’ex fabbrica di sigarette
Dieci idee per l’ex Manifattura
Dopo la Fabbrica della creatività ecco la Città dei giovani
La facoltà di architettura, la Fabbrica della creatività, la Città della scienza, un museo archeologico industriale, la Città dei giovani
La sede della facoltà di architettura, la Fabbrica della creatività, la Città della scienza, un centro congressi, la biblioteca del Consiglio regionale, un museo archeologico industriale, la Città dei giovani, ultima ipotesi del sindaco. O tutto questo insieme. Di sicuro uno spazio aperto 365 giorni all’anno. Non sono le idee il problema della Manifattura tabacchi (nel 2001 Floris pensò a un casinò), semmai la definizione della proprietà e i soldi per farne un luogo degno della sua storia. Chiusa nel 2001 dopo 150 anni di vita, salvata tre anni fa dalla vendita all’asta grazie allo Statuto sardo e a una straordinaria mobilitazione collettiva, affidata alla Regione in custodia giudiziaria in attesa della definizione della causa davanti al Tar intentata dalla giunta Pili, l’ex fabbrica, che fu il convento dove morì San Salvatore da Horta nel 1567, aspetta i giudici. In attesa delle sentenze, è giusto che torni al centro del dibattito cittadino. La proposta dell’assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pila di farne Fabbrica della creatività ha contribuito a riportarla al centro dell’attenzione ma ha anche acceso qualche polemica con il Comune, che chiede di non essere escluso dalle decisioni (vedi articolo a lato). spazio strategicoIn attesa di conoscere nel dettaglio dalla proponente che cosa intende per Fabbrica della creatività, sui 16 mila metri quadrati dell’area c’è una proposta concreta. Paolo Matta, uno dei 200 operai della fabbrica, da anni propone «un Museo archeologico industriale, con percorsi illustrativi della lavorazione del tabacco in due secoli di vita (luoghi, macchinari, utensili, documenti, testimonianze, ecc.), ampie sale multimediali per conferenze, sale espositive per mostre; un sito di culto religioso (ci sono la vecchia cappella interna e la celletta dove morì San Salvatore da Horta) oltre ad altre diverse attività culturali e ricreative. Gli ex lavoratori della Manifattura Tabacchi», scrive Matta, «credono nella proposta perché è di alto spessore educativo e crea cultura, rispetto e occupazione. Non recuperare un luogo simbolo della città sul piano sociale, industriale, storico e religioso, sarebbe imperdonabile». concorso di ideeL’ex operaio propone un concorso di idee per una riqualificazione dello stabile, che tenga conto della salvaguardia della memoria storica e industriale. Un’idea già sperimentata per l’ex ospedale Marino che piace anche a Emilio Floris. Che, tra le ipotesi, avanza anche quella di una Città dei giovani, un luogo che diventi un punto di riferimento e un contenitore di servizi per i 40 mila studenti universitari ma anche per 20 mila delle superiori. Fabbrica della creatività, Città dei giovani, luogo della memoria. Che sia questo il destino migliore di un posto straordinario? (f. ma.)
 
2 - L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 34
Studiosi dell’università al lavoro nel Sulcis Iglesiente
Scavi a Sirai e nell’antica Solki
Si è conclusa la campagna di scavi 2006 effettuata a nel centro storico di Sant’Antioco e Monte Sirai a Carbonia. I cantieri, diretti dal professor Piero Bartoloni, ordinario di Archeologia Fenicio-punica dell’Università di Sassari, hanno coinvolto anche una cinquantina di studenti in archeologia provenienti da diverse università. A Monte Sirai a i lavori sono stati diretti dall’archeologo Michele Guirguis. Nel corso della campagna sono state scavate venti nuove tombe che fanno da corona ad una più grande. Tra le anfore, piatti e vassoi degli arredi funebri, sono stati rinvenuti degli scarabei di pregevole fattura greco egizia provenienti dal delta del Nilo. A Sant’Antioco si è continuato a scavare nell’area del Cronicario. «Gli scavi hanno restituito uno spaccato della storia di Sant’Antioco dall’età romana all’epoca fenicia e oltre - ha sottolineato il professore Piero Bartoloni ? a conferma che dal 775 avanti Cristo Solky si pone come l’agglomerato urbano più antico della Sardegna». In particolare all’interno di quello che doveva essere un magazzino adibito alla conservazione di derrate alimentari, di epoca romana databile ai primi del II secolo avanti Cristo, sono stati trovati alcuni recipienti anforici con resti ittici. Ancora più sotto sono stati individuati diversi battuti di età fenicia con evidenti tracce di lavorazione del pescato. Tra i cocci di vasellame di importazione sono stati rinvenuti alcuni frammenti di ceramica euboica e una brocca greca.
Tito Siddi
 
3 – L’Unione Sarda
Provincia Medio Camp Pagina 18
Un’iniziativa di Legambiente
A Montevecchio il campo natura
Hanno scoperto la Sardegna su Internet e hanno deciso di partecipare al campo di volontariato internazionale organizzato dalla sezione di Legambiente di Guspini. Sono arrivati a Montevecchio da tutte le parti del mondo venti volontari che trascorrono le giornate lavorando per il ripristino di sentieri, la pulizia di spiagge, la tinteggiatura di vecchi edifici, il monitoraggio della tartaruga Caretta Caretta. Il tutto alla scoperta di una delle zone più affascinanti della Sardegna dove nel raggio di venti chilometri è possibile trovare spiagge incontaminate come Scivu e Piscinas e un ambiente minerario come quello di Montevecchio dove i cervi, ormai non più a rischio di estinzione, si avvistano facilmente. Per tutti il quartiere generale è il Centro di educazione ambientale di Montevecchio, una ex scuola del comune riutilizzata dalla sezione di Legambiente presieduta da Ruggero Ruggeri, un docente di matematica e scienze in pensione da pochi giorni. Tobioka Kohsaku, Shinji Hashimoto e Akiko Hosokawa sono giunti dal Giappone. Dalla Corea del Sud arriva Anna Cho: «Questo campo - racconta - è molto bello, permette di incontrare persone provenienti da tutto il mondo e di conoscere luoghi stupendi». È entusiasta anche Céline Favier: «Vengo dal Belgio, sono partita da Bruxelles, avevo fatto altri campi con Legambiente in Corsica e in Sicilia, ma la Sardegna è la terra più incontaminata, conserva un fascino e un mistero senza paragoni». La pensa allo stesso modo anche Benoit Briard proveniente dalla Normandia: «Mare, montagna, fauna e flora: è tutto molto bello». Le giornate trascorrono tra lavoro e la scoperta di questo angolo di paradiso. La sveglia è alle 7.30, poi la colazione e quattro ore di lavoro al mattino. Il pomeriggio e la sera sono sempre liberi per escursioni, gite al mare, relax e momenti di socializzazione. In cucina, tra un sorriso e l’altro, Klara Cisarovska (Repubblica Ceca) lava i piatti del pranzo aiutata dalla connazionale Lenka Maxova e da uno staff di italiani, coreani e giapponesi. «Mi piace - dice Klara, che studia architettura a Praga - comunicare con tutti gli altri, mi diverto tantissimo, è un modo per conoscere il mondo spendendo poco». Il campo è un’esperienza da ripetere anche per le francesi Marion Demay e Mathilde Zenzius e per Stephanie Boelter proveniente da Berlino. Nel campo di Legambiente ci sono altri volontari provenenti da tutta Italia come Marco Spanò di Milano, il siciliano Vincenzo Impellizeri, fresco di laurea in lingue e ancora i tanti volontari sardi come Laura Frau e Chiara Angheleddu di Nuoro, Roberto Musu di Arbus i guspinesi Luisella Zanda, Manuela Virdis, Tonina Zanda, Silvana Frau e Andrea Olla. «Il campo internazionale - evidenzia Ruggero Ruggeri - termina venerdì, ma stiamo già pensando alla prossima edizione. È un modo per far conoscere la bellezze della Sardegna in tutto il mondo, educando al rispetto dell’ambiente».
Gigi Pittau
 
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano Pagina 19
Sedilo
Via libera del Consiglio comunale al piano acustico
Votano all’unanimità tutti i punti all’ordine del giorno maggioranza e minoranza di Sedilo. Si discute, prima di tutto, del piano di zonizzazione acustico dell’intero territorio: è stato illustrato dagli autori, tecnici della "Mediterranea progetti" di Oristano. Quasi tutto il territorio è suddiviso in classe 3. A chiedere chiarimenti è Pino Meloni della maggioranza: vorrebbe che una zona del paese (classificata fra i Siti di interesse comunitario) ricadesse in zona 1: richiesta impossibile secondo il sindaco perché l’area è vicina alla 131 Dcn e il rumore è consistente. Il Consiglio è stato, poi, chiamato a esaminare la richiesta di un cittadino che vorrebbe acquistare e sistemare, a sue spese, in piazza Regina Margherita, una statua di Padre Pio. Permesso accordato. Per quel che riguarda le cifre più consistenti delle variazioni al bilancio, da segnalare le maggiori somme trasferite dalla Regione per i servizi socioassistenziali, i 110 mila euro per l’ampliamento del cimitero, i 53.270 euro arrivati per Sardegna fatti bella (la quota di coofinanziamento è di 17 mila euro). Per quest’ultimo intervento la minoranza ha chiesto se i lavori fossero partiti. È stato spiegato che si è nella fase della progettazione preliminare. L’Assemblea ha infine approvato il protocollo d’intesa con l’Università per portare avanti, insieme ai Comuni che aderiscono a Titulos (l’aggregazione, che vede capofila Mandas, era nata alcuni anni fa con un protocollo d’intesa) il progetto che prevede la partecipazione al bando regionale per la riqualificazione dei centri storici.
Alessia Orbana
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
«I retabli sardi itinerario per un turismo alternativo» 
Da Santulussurgiu ad Ardara e Ozieri il tour di due studiose d’arte spagnole offre nuovi spunti per vacanze diverse 
Le vacanze sarde di due aragonesi dell’università di Saragozza sono diventate un “recorrido”, un itinerario d’arte tra domus de janas e nuraghi, tra il romanico il gotico e il rinascimento, il Campidano e la Marmilla, Ogliastra e Sulcis, Gallura e Barbagia, le querce imponenti del Montiferru e del Supramonte. I boschi tra Santulussurgiu, Seneghe e Cuglieri? «Ricordano i pre-Pirenei, con la loro lussureggiante vegetazione», dice Marìcarmen Lacarra y Ducay, prima donna cattedratica di Storia dell’arte medievale in Spagna. Dall’alto Oristanese a Orgosolo, nell’eden del Supramonte: «Mi ricorda la nostra Estremadura, qui e lì si incontrano branchi di suini allo stato brado, incrociati anche con i cinghiali. Ma questo Supramonte ha vette più alte, chissà perché ma mi intriga di più», aggiunge una raggiante Carmen Morte y García, studiosa dell’arte rinascimentale in Aragona, Catalogna, Francia e Italia, soprattutto a Napoli, Roma, Firenze, Venezia. A San Giovanni i forestali offrono il loro pranzo. È un trionfo di sapori, il timo profuma l’aria.
 Con le ospiti tre ciceroni d’eccezione: Giampaolo Mele, di Santulussurgiu, docente di Storia della musica medioevale e rinascimentale all’università di Sassari, direttore scientifico dell’Istar (Istituto Storico Arborense), frequentemente in Spagna a tener conferenze e seminari sulla musica medioevale. Con Mele il presidente dell’associazione “Ortoben’Essere” Graziano Costa e il notaio di Seneghe, Gianluigi Salaris che lavora a Merano dove roga atti in tedesco. Mele, Costa e Salaris sono promoter di tutto rispetto: “vendono” le zone interne dell’isola ciascuno secondo le proprie competenze. Del Continente-Sardegna c’è da esaltare geologia e flora, c’è chi indica vallate e fiumi, strapiombi a picco sul mare dalla costa ogliastrina fino al Pan di Zucchero di Nebida.
 Seguire questo quintetto è come proporre, senza troppe consulenze a libro paga, un tour culturale per una vacanza tutta sarda, lontana da discoteche e billionaire annessi. Le due docenti di Saragozza visitano la Sardegna vera, quella uguale per 356 giorni all’anno, conoscono bene i tesori dell’isola. Lacarra ha studiato le relazioni tra pittori aragonesi e la Sardegna, ha indagato i resti di quello che fu il retablo dell’Annunciazione, opera di Juan Mates, attivo tra il 1391 e il 1431, conservato nella pinacoteca di Cagliari dopo essere stato a lungo nel convento francescano di Stampace, è vedova di Rafael Conde y Delgado de Molina, direttore dell’Archivio della Corona d’Aragona, profondamente legato all’isola.
Carmen Morte è incantata della costa di Bosa, ammira la chiesa di San Pietro, ma esplode quando percorre l’Orientale sarda, fra Baunei e Dorgali, sfiorando la forra di Gorroppu: «Quizás una de las carreteras más hermosas del Mediterráneo, forse è una delle strade più belle di tutto il bacino del Mediterraneo». Camminando nel Supramonte di San Giovanni, dopo aver lasciato la zona di Pratobello, è Graziano Costa a spiegare che in questi sentieri così aspri «si era impigliato in maniera ridicola un carro armato dell’esercito italiano inviato per combattere il banditismo». Tutti a sorridere, soprattutto perché Orgosolo dopo i silenzi sta conoscendo il dialogo, e sta uscendo, pian piano, dai drammi di un’epoca buia, fatta di stragi e di croci. «Oggi Orgosolo progetta il suo futuro in forme moderne», aggiunge Mele. Le spagnole: «Il Supramonte è un paradiso, una joya del Mediterraneo, spetta alla gente che ci vive tutelarlo, ma facendolo conoscere al mondo».
 Dai monti al mare. Ma si torna alle similitudini, nel bene e nel male, con la Spagna. L’occhio si ferma su alcune lottizzazioni in Gallura e nel Sarrabus. «Sono le stesse brutture della Costa Brava, delle Baleari, anche nelle falde dei Pirenei. La Sardegna - dice Carmen Morte - deve evitare l’errore successo in zone a suo tempo incontaminate dalla penisola iberica. Oggi sono infestate da un turismo volgare, privo di concezioni culturali». Marìcarmen Lacarra parla del turismo come fatto economico e culturale. Dice che è «un arma de doble filo. Perché da un lato serve per diffondere la cultura, avvicinare popoli diversi, favorisce l’integrazione. Dall’altro lato può uccidere il paesaggio che è l’essenza prima del turismo». Vorrebbe, per Spagna e Sardegna, un turismo sensibile. Perché «un turismo non educato e insensibile può uccidere, puede destrozar el patrimonio cultural nel significato più profondo della parola, nel mas amplio sentido de la palabra».
Ma la vera ragione della vacanza sarda delle due studiose di Saragozza - viste le loro competenze professionali - ha avuto un’altra potente calamita: quella di un ipotetico tour dei retabli, cioè di quelle opere della pittura sarda nel Quattrocento e nel Cinquecento che costituiscono un patrimonio ancora assolutamente nascosto e non valorizzato. Non sono bastate le intuizioni e le scoperte di Renata Serra - massima esperta e decana degli studi di storia dell’arte e della sua scuola oggi autorevolmente rappresentata da Roberto Coroneo e Aldo Sari - per creare un turismo culturale che garantisca ricadute economiche nei territori che i retabli ospitano.
 Retabli sardi, arte romanica e gotica, rinascimentale e barocca. E non c’è solo il gioiello della Pinacoteca nazionale di Cagliari con «Nostra Signora dei Sette Dolori» di Pietro Cavaro, o il «Retablo di San Bernardino» di Juan Figuerra e Rafael Thomas o il «Trittico della Consolazione» di Michele Cavaro. Nei retabli c’è l’essenza, la radice storico-culturale dell’isola. Scrive la Serra in «Retabli pittorici in Sardegna nel Quattrocento e nel Cinquecento» (pubblicato dalla Cassa di Risparmio di Torino, foto di Mario Carrieri e Paolo Vandrasch): «Una storia del retablo pittorico in Sardegna può essere tracciata dall’effettiva penetrazione della cultura catalana nell’Isola. Questo si verificò, seppure non proprio posteriormente alla conquista dell’intero territorio sardo da parte degli Aragonesi, in seguito alla loro vittoria sugli Arborensi con la battaglia di Macomer del 1478. Gli Aragonesi trovarono la bella chiesa del convento francescano di Stampace e, ancora in fabbrica, l’ampliamento del Duomo, Santa Maria di Castello. Per circa un secolo, ma non prima delle fine del Trecento, la pittura in Sardegna sarà tutta d’importazione, sia che i dipinti richiesti giungessero dal Levante spagnolo sia che fossero i pittori levantini a immigrare per eseguire i retabli».
 Sono tanti questi retabli, sono le opere dei Mantegna o dei Raffaello sardi assurdamente sconosciuti ai più. Ecco perché il «tour dei retabli», proposto dalla Serra e oggi rilanciato dalle sue colleghe di Saragozza, può dare valore aggiunto al turismo. Visitata la Pinacoteca di Cagliari («val la pena un’intera vacanza», dicono Morte e Lacarra), ci si può inoltrare per la Marmilla: a Villamar, nella parrocchiale di San Giovanni Battista, c’è il grandioso “Retablo della Vergine” eseguito nel 1518 da Pietro Cavaro, «il più grande dei pittori della cosiddetta scuola di Stampace». A pochi chilometri c’è Tuili col “Retablo di San Pietro” del maestro di Castelsardo, con una stupenda crocifissione, l’arcangelo Michele, un San Giacomo e un San Paolo. E poi quelli di Ardara e Sanluri. «Costituiscono senz’altro - dice Renata Serra - i monumenti più espliciti a favore della possibilità di individuare una corrente di pittura sardo-iberica che affiori con caratteristiche peculiari. C’è una sintesi della tradizione gotico-fiamminga con istanze rinascimentali italiane, anche esse in gran parte acquisite per il tramite catalano».
Marìcarmen Lacarra y Ducay e Carmen Morte - questa volta col cicerone Mele - arrivano a Gonnostramatza e Dolianova, alla Chiesa del Collegio di Iglesias con l’Anunciazione del Maestro di Sanluri, vanno a Suelli e Gergei. Molte tappe nella Sardegna del Nord: intanto Ardara, e poi Castelsardo per ammirare “I santi Filippo e Bartolomeo, Mattia e Matteo”, a Sassari - Museo nazionale - il “Retablo di Saccargia” di un Anonimo sardo e poi l’Anonimo catalano di San Pietro in Silki. Un giorno anche per Ploaghe (retablo con “San Francesco che riceve le stigmate” per la firma di Michele Cavaro o la “Sacra Famiglia” del maestro di Ozieri). E ancora la cattedrale di Ozieri per una Crocefissione, fra le più significative di tutta l’Isola. Giampaolo Mele insiste: «Andiamo a Benetutti, c’è il retablo di Sant’Elena con la Prova della Vera Croce, uno dei capolavori del Maestro d’Ozieri». E ancora a Olbia e Oristano (è custodita qui la collezione di libri medioevali più ricca della Sardegna, con un vasto campionario di scritture gotiche, grafie musicali, oltre 150 miniature, anche in oro, provenienti da scuole toscane e liguri, nonché svariate migliaia di iniziali filigranate). Stesse suggestioni a Bortigali e Perfugas. Metteteci le chiese romaniche: Uta e Tratalias, Ottana e Bonarcado, San Pietro di Sorres e la chiesa Siete Fuentes, Tergu e Oschiri con quell’incanto della chiesa sul lago.
 Torniamo ai retabli. Dice Lacarra: «Tra quelli spagnoli e quelli sardi c’è una marcata unità cultura mediterranea, è lo stesso stile del gotico internazionale della prima metà del 400. Siamo entusiaste di questa vacanza. Porteremo qui i nostri studenti di Saragozza». Potrebbe essere un “recorrido” infinito. Aggiungete che “la base” delle due studiose era Santulussurgiu dove agosto e settembre sono stati caratterizzati da un’attività culturale di qualità. Ogni sera dibattiti su libri o attualità tra i contrafforti della chiesa di Santa Maria degli Angeli restaturata dall’architetto Giovanna Pira. Un’estate con “l’Isola del teatro” e laboratori per professionisti, allievi, principianti e bambini. Trovate Gilles Coullet, Gioele Dix, Aurora Simeone col suo Otello secondo Desdemona, Corrado Licheri e Stefano Ledda o “La fisica del gioco” di Pietro Olla perché «la fisica del gioco è un progetto di educazione alla scienza». C’è “L’Isola proiettata” con Cainà, Furriadroxius, il cinema di animazione con Bepi Vigna. Mostre con Paolo Licheri, Paolo Corso, Massimo Murru ed Erica Olmetto. E poi “L’Isola raccontata” con le letture di Nicola Simeone e Giannina Canu sui libri di Maria Giacobbe, Nicola Lecca, Andrea Pubusa, Franco Madau, Radhouan Ben Amar, Pier Giorgio Pinna, Nadia Cavalera e Marcello Fois. I libri di Antonio Turnu presentati ancora da Giampaolo Mele. Sempre presente l’assessore alla Cultura del Comune Mariella Pani docente di economia agli istituti superiori. Dal liceo classico “De Castro” di Oristano ha commentato libri Caterina Pes. E perché non ricordare la tre giorni dell’Isola della scienza con Andrea Bisicchia e Andrea Possenti e le interpretazioni del Teatro del sale, di Macondo, del Crogiuolo? E poi canti, con “Su cuncordu ‘e su Rosariu”.
 Viene da chiedersi se questo tipo di vacanza è proponibile su larga scala. Se il “tour dei retabli” può garantire business a Villamar e Tuili, Olzai e Gergei, Ploaghe e Ardara, Ozieri e Iglesias. I piccoli paesi, quelli che si spopolano, non sono pronti a questa sfida che è culturale. Ma va persa in partenza? Non va neanche tentata? Santulussurgiu accoglie turisti, con loro crea fatturato, c’è cultura e albergo diffuso. È il turismo che, col mare, può contribuire a salvare le zone interne.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
Brevi
PROVINCIA
Master sulla droga
CAGLIARI. «Rischio sociale della droga in Sardegna: operatore di prevenzione primaria e secondaria» è il master di secondo livello che nasce dalla collaborazione tra Provincia e Università e che ha l’obbiettivo di approfondire le conoscenze in materia di prevenzione delle tossicodipendenti.
 

Questionnaire and social

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