Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 September 2006

Segnalati 3 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna




1 – L’Unione Sarda
Pagina 57 – Provincia di Sassari
Castelsardo
Risorgono dal passato le mura del castello dei Doria

Il castello dei Doria ha adesso le sue mura originali. Con una campagna di scavi nella zona di Mangaledda (sotto la cattedrale) durata cinque settimane e coordinata da Marco Milanese, insigne archeologo dell’università di Sassari con la collaborazione degli atenei di Cagliari, Pisa, Napoli, Viterbo ed altri, con il patrocinio del Comune di Castelsardo sono venute fuori le mura del 1300 relative al castello originale. Studenti di tutta l’isola e di gran parte d’Europa hanno lavorato sodo per riportare alla luce un tesoro inestimabile. «Le antiche mura visibili oggi - afferma Milanese - sono relative al 1600. Siamo risaliti a tale periodo tramite i ritrovamenti fatti attorno al perimetro del Castello: poco più avanti rispetto alle mura attualmente visibili sono state ritrovate le originali mura del 1300 e vicino ceramiche metalli e monete del 1500 nonché una moneta araba e un antico medaglione del 1000 avanti Cristo (complessivamente circa un milione di reperti). Il tutto porta a riconsiderare almeno parzialmente la storia di Castelsardo. «Dopo i Doria vi furono circa 300 anni di disuso del castello - continua Milanese - e quando nel 1600 vi fu l’avvento degli spagnoli gli abitanti di alcune zone come Bosa e Castelsardo chiesero al viceré di Sardegna di innalzare delle mura di difesa. Tali scavi per ora sono terminati ma potrebbero riprendere a breve, anche perché la giunta guidata da Franco Cuccureddu si dice intenzionata a valorizzare al massimo tali ritrovamenti. «Si realizzerà un percorso archeologico di notevole importanza - assicura il sindaco - che servirà a lanciare Castelsardo verso i suoi prossimi 900 anni». Un progetto importante per il paese che valorizzerà tutta la storia dell’antico borgo. Un progetto di recupero molto affascinante che proseguirà anche nei prossimi mesi con nuove campagne di scavi.
Paolo Pasca

 


 



2 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Sassari
I test per Medicina e i soliti raccomandati
Scrivo a proposito del problema che tutti gli anni in questo periodo assilla centinaia di giovani neodiplomati e le loro famiglie: l’esame d’ammissione alle facoltà a numero chiuso presso l’ateneo sassarese. E’ mai possibile che non si voglia far nulla per evitare che attempati signori con laurea o brillanti studenti al terzo anno di ingegneria siedano accanto a diciottenni per sostenere la prova di ammissione a quelle facoltà? E che dire del fatto che negli ultimi tre anni la risposta esatta agli 80 quiz a risposta multipla del test di ammissione sia stata sempre la risposta A? Forse nelle facoltà suddette si aggira un virus difficilissimo da debellare: il virus della “raccomandatio patris” e del “pastrocchius vulgaris italicus”. Mia figlia sosterrà la prova nei prossimi giorni, ma non andrà accompagnata né da suo padre né da sua sorella prossima alla laurea in medicina, che potrebbero darle una mano. Se supererà le prove potrà andare in giro a testa alta perchè non avrà niente di cui vergognarsi. Se non le supererà non avrà niente da rimproverarsi. Il preside della facoltà di medicina è intervenuto sulla annosa questione proprio sulle pagine della Nuova. Mi permetto di dargli un umile suggerimento: faccia “stivare” i candidati attempati in una stanza, ma soprattutto lanci un messaggio alle commissioni d’esame affinché mettano da parte il vizio tutto italico delle raccomandazioni e vinca finalmente la trasparenza. Ne va del buon nome dell’Università di Sassari.
Lettera firmata

3 – La Nuova Sardegna
Cronaca di Sassari
Per sempre ragazzi
Sono più di 150 i giovani che chiedono di restare in cura al centro pediatrico
SASSARI. Terapia insulinica continuamente aggiornata da diabetologi preparatissimi, mentre il resto lascia ancora a desiderare. Se l’Associazione diabete mellito e celiachia è critica circa l’approccio della sanità pubblica al paziente diabetico, quando la malattia diventa cronica, basta confrontare i servizi offerti con il protocollo diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità per rendersi conto che in effetti molto potrebbe essere migliorato. Si comincia con una costante consulenza medica e psicologica che aiuti i malati e le loro famiglie ad affrontare vita, scuola e lavoro con serenità.
«Sentiamo la mancanza di questo supporto - si lamenta Michele Calvisi - che, invece, potrebbe adeguatamente essere garantito da un servizio unico di Diabetologia dove potrebbero lavorare tutte le figure professionali indispensabili». Il diabetologo, com’è ovvio, ma anche il nutrizionista e lo psicologo. Tutte figure previste per il diabete mellito dalle linee guida dell’Oms sull’educazione terapeutica nelle malattie croniche. In quel protocollo non si parla solo di diabete ma, anche per le altre malattie, alla base di tutto c’è la filosofia della prevenzione e del coinvolgimento delle famiglie per migliorare la qualità della vita del paziente cronico.
Oltre alla terapia insulinica costantemente verificata e modificata in base alle esigenze del singolo paziente, l’approccio alle persone diabetiche prevede una corretta alimentazione, adeguata attività fisica, la giusta educazione terapeutica da sottoporre a verifica continua degli obiettivi fissati e dei risultati raggiunti. Ultime nell’elenco, ma dovrebbero essere messe in cima alla lista delle cose da fare, ci sono la prevenzione, la diagnosi precoce e il trattamento tempestivo delle complicanze. Perché, pur consentendo una vita perfettamente normale se correttamente trattato, in caso contrario il diabete può provocare altre patologie ed è spesso associato a malattie autoimmuni: microalbuminuria, retinopatia, neuropatia periferica, tiroide autoimmune e celiachia.
Il programma di informazione e prevenzione dovrebbe cominciare sui banchi di scuola ed è per questo, annuncia Michele Calvisi, che nei prossimi mesi la sua associazione utilizzerà i cinquantamila euro ricevuti in donazione da Sisa per organizzare corsi di formazione del personale docente negli istituti sassaresi. «Preferiamo rivolgerci direttamente agli insegnanti - spiega Calvisi - perché abbiamo verificato sul campo che il dialogo diretto con i ragazzi non è sempre proficuo».
Se i coetanei sani preferiscono ignorare il problema, i ragazzi affetti da diebete sembrano non volere mai crescere. Sono più di centocinquanta, infatti, i giovani che continuano a farsi curare nel centro di Diabetologia pediatrica dell’Università nonostante abbiano compiuto da un pezzo i diciotto anni. Segno che non vogliono affrontare la realtà del diabetico adulto, oppure voglia di mantenere un rapporto fiduciario instaurato negli anni con i pediatri. All’Adms preferiscono la prima ipotesi e avvertono il pericolo della istituzione, pare attualmente al vaglio dell’Azienda sanitaria locale, di un ambulatorio di transizione dal centro pediatrico a quello adulto. La proposta lascia perplessi i responsabili dell’Adms «perché - spiegano - comporterebbe solo nuove spese. Per quale motivo creare un ambulatorio per traghettare i giovanissimi alla diabetologia degli aduti quando sarebbe più semplice creare un unico centro che si occupi di tutti i pazienti e di tutte le età?».(d.s.)

NUMERI
SASSARI. Sono 356 i pazienti pediatrici con diabete di tipo 1 seguiti nel centro di Diabetologia pediatrica dell’Università sassarese. Dal 1981 ad oggi, i casi (più di 20 all’anno, con un picco di 29 nel 2004) sono stati scrupolosamente registrati dai sanitari. Ad agosto i pediatri avevano diagnosticato dieci nuovi dieci casi. In aumento anche i casi di celiachia, provocata dalla intolleranza al glutine, che sono attualmente 240. Sono invece oltre sessanta i bambini e i ragazzi con problemi di obesità e di sovrappeso che, spesso, portano come conseguenza il diabete.

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie