Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 August 2006
Segnalati 4 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
Cagliaritani. Parla l'imprenditore con interessi nell'edilizia, nel turismo e nel campo alimentare
Gualtiero Cualbu: «Il mio canto libero»
Per cambiare la città serve un elettroshock, i rapporti con Soru
Gualtiero Cualbu parla di investimenti e turismo. E nega un accordo segreto col presidente Soru.
«Interessato al bando per l'ex ospedale Marino, ma non c'è una trattativa con la Regione»
 
di PAOLO PAOLINI

«La città ha bisogno di un elettroshock, non c'è altra strada». Gualtiero Cualbu declina una personalissima, dura legge dell'imprenditoria nella quiete ovattata della sala riunioni, quarto piano del quartier generale di via Galassi. Sul panorama di facciate verde stinto e tegole rosse spicca il T-Hotel, che poi è solo uno degli interessi di questo imprenditore: «Dietro la holding Minoter c'è una miriade di società e centosettanta dipendenti. Gestiamo un villaggio a Cortina, realizziamo centri commerciali chiavi in mano, facciamo risanamento ambientale e produzione di proteine dal latte ovino, fino all'energia eolica. Lavoriamo a Siracusa come a Napoli, a Milano e nel Veneto, in Brasile insieme ad altri soci». A Cala Granu, Costa Smeralda, un imprenditore sardo ha creato un ecomostro. Siamo al punto di dover gioire per Barrack? «Il problema non è che sia sardo, tra l'altro quel gruppo imprenditoriale è molto grande. Comunque noi facciamo solo cose di qualità, è il nostro stile». Altri non se ne curano? «Ho vissuto la Costa Smeralda del 1984-85. Con l'Aga Khan c'era un altro clima, la classe e il livello erano straordinari. Il gruppo di Barrack ha un potere finanziario forte, deve rendere conto agli azionisti e ha come obiettivo quello di massimizzare il risultato. Sta utilizzando appieno ciò che già esiste, credo che abbia avuto alcune licenze per il completamento edilizio. Personalmente non vado lì da alcuni anni». Vuol dire che la Costa Smeralda è da buttare? «Resta la fortuna della Sardegna, un biglietto da visita nel mondo». La Regione ha bloccato l'intervento a Tuvixeddu. Come reagirà? «Questo benedetto provvedimento è stato pubblicato il 18 agosto, io l'ho visto il 22. Il progetto è nato dopo dibattiti ampi, confronti in ogni sede, sono stati firmati due accordi di programma e una convenzione. La Regione anche nel 2005 ha finanziato alcune opere». Non se ne farà nulla? «Nel decreto c'è scritto che forse bisognerà rimodulare alcuni punti, se ne guardano bene dal parlare di blocco. Il punto è che Comune, Regione, altri privati, la Sovrintendenza e la nostra azienda hanno firmato un contratto, per modificarlo ci vuole l'accordo di tutti. E somme cospicue sono state già investite, il parco urbano è al 61 per cento della realizzazione, più o meno la stessa percentuale vale per quello archeologico». Da parte vostra solo dichiarazioni di circostanza. «I nostri avvocati torneranno dalle ferie la prossima settimana, e non sono per nulla preoccupato». Avete accusato il Comune di aver taciuto davanti alla decisione della Regione. «Anche il Comune era in vacanza, da lunedì prenderà in esame la pratica, ne sono sicuro». Dicono che la sua nomina nel consiglio d'amministrazione dell'Ente lirico e la realizzazione del parco della musica siano la contropartita per il blocco di Tuvixeddu. «È irrealistico. Faccio l'imprenditore, non ho bisogno di incarichi e ruoli». Stranamente la nomina è arrivata insieme al decreto regionale. «Non ho mosso uno spillo, l'ho saputo il giorno prima. Se sarà una scelta serena, bene, altrimenti ho tante altre cose da fare. Ne parleremo più avanti. Resta il teatro, che stava diventando di serie A e adesso non sta andando così bene. L'imperativo era pareggiare i bilanci, ci si è riusciti». Impossibile volare alto senza sponsor privati. «Se lo possono permettere quattro-cinque aziende, ma non disperiamo». In cambio dello stop a Tuvixeddu ha avuto il via libera per l'ex ospedale Marino? «Stiamo valutando il bando per l'ex ospedale, a settembre vedremo. Però il contesto è frutto di illazioni». Ha buoni rapporti con Soru? «Di stima sul piano personale, lo conosco da tanto tempo. Alcuni provvedimenti li condivido, altri no. Ho un grado di libertà che mi consente di parlarci liberamente». La soddisfa la legge salvacoste? «Condivisibile l'idea di tutela, ma non com'è stata fatta. I presidenti passano e le coste restano, quando si sposa una via radicale può capitare che arrivi un altro presidente e faccia l'esatto contrario». La legge è stata fatta proprio per bloccare la speculazione sulle coste. «La tutela non si fa a chilometri, due, sei o quattro. Il ragionamento di Soru è questo: i Comuni hanno fatto scempi, bisogna bloccarli. Magari è così, ma devi dettare le regole, non svuotarli di competenze». Ormai a Cagliari si costruiscono solo case costosissime. È una città per ricchi? «Sì, sostanzialmente sì. Anni fa scelse di mandare via i suoi abitanti, col distacco delle frazioni, l'alto costo dei terreni, degli oneri di urbanizzazione primaria. I frutti si raccolgono oggi». Ha comprato palazzo Zapata. Prepara un'Opa su Castello? «Lo sto ristrutturando per fini esclusivamente familiari». A Cagliari città turistica credono in pochi. E lei? «Fare turismo qui è estremamente difficile. È indispensabile una cultura che non c'è. Ci vuole una scelta politica, che non è stata fatta. Non basta l'assessore di turno. Basta pensare al parco di Molentargius: è finito, ogni tanto ci fanno vedere un fenicottero mezzo morto, ma nessuno pensa a come utilizzarlo». Per adesso la Easy jet fa i bagagli: niente più voli per Londra. «Ci hanno detto: a parte voi, dove li mandiamo i turisti? Aggiungo che il divorzio da Alitalia causerà un danno enorme al turismo congressuale». Quali sono le colpe degli imprenditori? «Alcuni non sono abituati a correre rischi, ma specializzati nel prendere contributi pubblici». Il sindaco dice che Cagliari è la capitale del Mediterraneo, il suo collega Gianni Onorato parla di capitale degli intrallazzi. «Onorato è notoriamente in rotta col sindaco. Alla fin fine stiamo parlando di beghe per un ristorante. Io mi riferisco a problemi un po' più complessi. Prendiamo l'università: ha 42 mila studenti, qualcuno si è accorto che viviamo in una città universitaria?» Politicamente è vicino a Forza Italia? «Ho amici in Forza Italia come dentro Rifondazione, tra i leghisti no, perché qui non ci sono. Sono amico di Mauro Pili, di Graziano Milia e tanti altri. Ho una fortuna che non ha prezzo: sono un uomo libero».
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Provincia di Cagliari
Isili. Operazione della Guardia di finanzia. La Soprintendenza: i reperti sono autentici
Ritrovato l'antico tesoro di Is Paras
Anfore, olle e brocche erano nascoste accanto al nuraghe
Un'anfora di terracotta del periodo tardo antico, olle risalenti all'età del ferro, brocche di età romana imperiale: sono alcuni dei trenta reperti recuperati l'altro ieri dai militari della Guardia di finanza di Isili all'ombra del nuraghe Is Paras. L'operazione è scattata proprio mentre i giovani archeologi dell'università erano impegnati negli scavi del nuraghe Asusa, dall'altra parte del paese, non lontano dal nuraghe Is Paras. Il ritrovamento I finanzieri hanno ritrovato gli oggetti nel corso di un controllo del territorio per la prevenzione e la repressione delle violazioni del patrimonio artistico ed archeologico. I militari non sono nuovi a questo tipo di interventi, visto anche il grosso patrimonio archeologico che il territorio può vantare. Gli oggetti, risalenti a diverse epoche storiche, sono stati recuperati nelle zone circostanti l'area archeologica denominata "Is Paras" dove sorge il famoso nuraghe. Anche sul monumento sono in corso in questi giorni degli interventi di salvaguardia. L'operazione I militari della Brigata, secondo indiscrezioni, avrebbero ritrovato i pezzi all'interno di una scatola. Non si esclude dunque che qualcuno gli abbia trafugati e possa aver approfittato degli scavi in corso nel vicino Nuraghe Is Paras, per liberarsene. I reperti I reperti recuperati sono un' anfora di terracotta del periodo tardo antico, 2 olle di terracotta scura risalenti all'età del ferro, 2 brocche dello stesso materiale di età romana imperiale, un'altra brocca priva di parte del collo di età romana, 2 ciotole dello stesso periodo, 7 cocci di terracotta uno dei quali di del periodo nuragico, 3 pezzi di ossidiana, 7 affibbiagli di bronzo risalenti all'epoca vandalico-bizantina, una pistola a doppia canna e doppio grilletto in disuso del tardo '800 inizio '900 di particolare interesse storico, inoltre un oggetto in metallo non meglio identificato e risalente all'epoca medievale. Alcuni reperti presentano anche dei parziali restauri eseguiti, vista la fattura, presumibilmente da persone non esperte. L'esame I materiali rinvenuti sono stati subito sottoposti ad una preliminare perizia da parte di Maria Ausilia Fadda, direttrice della Soprintendenza archeologica di Nuoro. I reperti sono risultati autentici e di importante interesse storico e archeologico. Si è proceduto al loro sequestro e oggi sono visionabili negli uffici della Guardia di Finanza di Isili. Intanto continuano le indagini dei militari per individuare il sito di provenienza dei reperti e degli eventuali autori del trafugamento.
Sonia Gioia

 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Olbia
Gallura colonizzata dai còrsi già nel 1500
Uno studio retrodata di 200 anni il ripopolamento dall’isola gemella
GIOVANNI GELSOMINO
TEMPIO. La frequentazione della Gallura da parte dei còrsi è più antica di quanto non si sia creduto fino a pochi anni fa. Un rapporto intenso che Mauro Maxia, professore a contratto di Onomastica della Sardegna presso l’Università di Sassari, ha rintracciato anche nei cognomi in uso a Tempio, dei quali parla diffusamente nell’ultimo numero di “Almanacco Gallurese”, da qualche mese in edicola; un saggio, quello di Maxia, che sta suscitato notevole interesse tra i lettori.
 Grazie a Maxia si viene a sapere che la prima testimonianza di un individuo di probabile origine còrsa in Gallura risale a un documento del 1173 che ricorda un abitante di Tempio denominato Malusennu. «Probabilmente - spiega Maxia - si tratta di un soprannome, il cui significato “mal senno” corrisponde in senso letterale a quello del celebre nome medioevale Malatesta, attestato dal 1136 nel Montefeltro». La localizzazione a Tempio di Malusennu consente di ipotizzare che si trattasse di un immigrato o di un oriundo còrso. Questo personaggio, secondo Mauro Maxia, è il primo e unico individuo tempiese conosciuto sino al 1388 e, tuttavia, niente vieta di pensare che gruppi di còrsi fossero stabiliti in Gallura fin dal periodo giudicale. Ma, se dobbiamo attenerci alle testimonianze certe, la prima documentazione sicura della presenza di pastori corsi nella Gallura risale al 1358, quando il Compartiment de Sardenya attesta che nel salto di Cassari «los Corsos e altres homenes...tenen acqui bestiar». «Di probabile origine corsa - afferma Maxia - appare lo stesso capitano della Gallura, Miquel Martines de Puyo, il quale venne assassinato a Terranova nel 1329-1329. In effetti è probabile che sotto questa grafia catalanizzante si celi un Michele Martino de Poggio».
 Una serie di toponimi nonché l’epigrafe quattrocentesca della chiesa di Santa Vittoria del Sassu, ai confini con l’Anglona (se ne è parlato diffusamente due anni fa sempre sull’Almanacco Gallurese), offre una conferma indiretta circa una presenza còrsa più attiva di quanto non traspaia dalla relativa storiografia. «Nel Cinquecento - scrive Maxia - la documentata presenza di stazzi nel territorio di Aggius e Tempio e la disponibilità di ben 400 còrsi armati residenti in Gallura, attestano che il numero di immigrati dalla Corsica era divenuto ormai cospicuo al punto da competere con l’elemento locale o addirittura da sopravanzarlo». Un semplice calcolo permette infatti di stabilire che 400 uomini armarti corrispondono a una popolazione stimabile intorno alle 2mila unità. Una grossa quota se si pensa che nel Cinquecento la Gallura difficilmente si superva le 5mila unità.
 Un importante e inedito documento del 1563 riferendosi alla Gallura afferma che: «La maggior parte di essa è abitata da Corsi». «Questo atto - secondo Maxia - rappresenta la prima chiara attestazione che fin dalla metà del Cinquecento nella maggior parte della Gallura i còrsi costituivano la maggioranza della popolazione, con conseguenze anche sul piano linguistico».
 Ad Aggius la prima documentazione di un cognome còrso risale alla famiglia Carcopino nel 1550. E’ del 1450 invece il caso di un tal Bartolo Galdulazo, attestato a Terranova. Un altro documento del 1563 (è di un anno prima un documento che contiene la prima esplicita testimonianza dell’esistenza degli stazzi) ricorda un abitante di Tempio: Gerolamo de Peregino alias Zambaldo «Il cui cognome - precisa Maxia - corrisponde all’odierno cognome corso Peregino, Paresini attestatosi successivamente a Luras con la forma Pirisino. La stessa considerazione deve farsi per il tempiese Garrucho o Garrutxi, cognome di origine còrsa che corrisponde all’odierno Garrucciu, il quale è attestato nel medesimo anno».
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Maria Grazia Caligaris
«No ai “tagli” sui docenti di sostegno»
CAGLIARI. Corsi di specializzazione per l’abilitazione degli insegnanti di sostegno: dopo il grido di dolore della Cgil scuola, contro il decreto del ministero dell’Università, che non attribuisce alcun posto nell’isola, si schiera anche la consigliera regionale dello Sdi-Rosa nel pugno, Maria Grazia Caligaris, che ora chiede l’intervento dell’assessore alla Pubblica istruzione Elisabetta Pilia. «Il decreto con cui il ministero dell’Università ha definito i posti disponibili per i corsi di sostegno nelle scuole di specializzazione - si legge in una nota della Caligaris- penalizza i docenti sardi. Occorre un immediato intervento dell’assessore Pilia, per evitare che la già difficile situazione s’aggravi ulteriormente».
 La cattiva notizia per il mondo dell’istruzione isolano s’è diffusa nei giorni scorsi, quando con un decreto il ministro dell’Università, Fabio Mussi, ha fatto sapere in che modo erano suddivisi in tutta Italia i più di tre mila posti per i corsi Siss, che avrebbero dovuto sfornare nuovi insegnanti di sostegno: settecento nelle università della Sicilia, osserva Maria Grazia Caligaris, seicento in quelle pugliesi, cinquecento cinquanta negli atenei della Campania e quattrocento in quelli della Toscana, ma nessuno nelle università di Cagliari e Sassari. «Un fatto che desta davvero sorpresa - precisa Caligaris - anche perché nella nostra regione gli insegnanti di sostegno sono costantemente in numero inadeguato rispetto agli effettivi bisogni da tutti riconosciuti». (s.z.)
 

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