Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 March 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati  6 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 55 – Cultura
Il romanzo della luce: la scienza e la creatività
Incontro con il fisico Paolo Di Trapani: «Mettiamo in scena lo spettacolo della natura»
La luce, prima divinità, poi prodigio. E solo in tempi recenti svelata nella sua intima natura: quella doppia sembianza di onda e particella, che tanto si discosta dal senso comune. Da sempre fonte d'ispirazione per scienziati e artisti, quella dei fenomeni luminosi è una storia travolgente, anche solo a limitarsi al periodo storico compreso tra Leonardo e l'epoca attuale. Come ha fatto Richard J. Weiss nel suo Breve storia della luce. Arte e scienza dal Rinascimento a oggi (Dedalo, 2005). Un libro molto stimolante, in cui la carrellata di vicende umane, artistiche e scientifiche, appassiona come un romanzo. «Ogni giorno ? scrive Weiss, scienziato e commediografo ? siamo stimolati da immagini con un'infinita varietà di forme e colori. La luce ci guida attraverso i piaceri dell'estetica e ci accorgiamo di aver sviluppato nei secoli un desiderio innato di esplorare i segreti più nascosti. Anche gli Impressionisti, nelle loro ricerche sul colore, svilupparono una specie di schema quantizzato, ma non si può parlare di una collaborazione con la comunità scientifica. Il compito dei fisici ? decifrare il mondo dell'infinitamente piccolo ? era relativamente semplice, giacché gli atomi si comportavano seguendo determinate regole. Gli artisti, al contrario, vivono in un mondo privo di regole; per loro, dunque, le possibilità sono virtualmente infinite». La luce è al centro della manifestazione "Due giorni di arte e scienza" organizzata dall'associazione Tascusì e incentrata su un tema che riserva ancora molto da esplorare: la creatività. Ieri la prima giornata, al Dipartimento di Fisica dell'Università di Cagliari con il seminario di Paolo Di Trapani, docente di Laboratorio di Fisica all'Università di Como, sul tema "Localizzazione della luce e onde coniche, per applicazioni nelle tecnologie ottiche". Di Trapani ha presentato anche un altro frutto del suo lavoro: la mostra artistico-scientifica "Di luce in luce" che sarà esposta a Cagliari il primo aprile, alla Vetreria di Pirri: esposizioni e allestimenti artistici, installazioni, giochi scientifici per bambini, una tavola rotonda sulla creatività nella mente dell'artista e dello scienziato e lo spettacolo di teatro-danza di Tascusì Fisica-Mente. Ma cos'è l'ottica non lineare? «Studia ? risponde Paolo Di Trapani ? l'interazione tra luce e materia quando la luce è così intensa da cambiare le proprietà ottiche della materia stessa. Per esempio il colore della pelle che cambia con l'esposizione al sole. Di grande interesse applicativo sono quei processi non lineari ultrarapidi che si sviluppano su tempi scala di pochi femtosecondi: milionesimi di miliardesimi di secondo. Come l'elettronica controlla elettroni e segnali elettrici mediante altri elettroni, pensiamo al transistor, la "fotonica" è l'arte di controllare fotoni con fotoni, la luce con la luce. I vantaggi sono i tempi scala più brevi, i minori ingombri dei dispositivi e i ridotti consumi di energia. Tra tutti i fenomeni ottici nonlineari, il più spettacolare è quello in cui la luce, vincendo la sua naturale tendenza a disperdersi, controlla se stessa auto-localizzandosi, comportandosi cioè come una particella. Questa nuova luce potrà essere usata per caratterizzare la materia, con la microscopia, per modificarla, con la microlavorazione laser, o per essere trasformata in altre forme di luce: dalla regione dei raggi X a quelle delle onde ai tera Hertz, in modo molto più efficace di quanto oggi possibile con metodi tradizionali». Come reagisce lo spettatore di fronte alla mostra? «Abbiamo messo in scena lo spettacolo della scienza proponendo ricostruzioni in scala di spettacolari fenomeni legati alla luce nell'ambiente naturale: il colore dell'aria e dell'ombra, la luce del cielo e del sole, gli effetti delle nubi e dei temporali d'estate, gli arcobaleni. Il pubblico è impressionato dal contributo originale alla comprensione delle opere pittoriche che emerge dall'osservazione delle installazioni sperimentali. A Genova, sei mesi fa, è stata tra le cinque mostre più visitate del "Festival della Scienza": 8000 persone con punte di circa mille visitatori al giorno». Quali sezioni della mostra vedremo a Cagliari? «Metteremo in scena la variazione dei colori del cielo nelle diverse ore del giorno e al variare delle condizioni meteorologiche, usando vasche illuminate contenenti acqua e polvere di vetro per simulare l'atmosfera. Poi illustreremo i risultati di uno studio sui quadri di Monet dedicati alla Cattedrale di Rouen. Per farlo abbiamo illuminato un modellino della cattedrale con sette fari in modo da determinare un effetto corrispondente a quello riprodotto da Monet. La scoperta è che cielo e sole sono entrambe sorgenti che illuminano e colorano la scena e questa evidenza permane non solo nella pittura descrittiva ma anche in quella più astratta». Con quale intento è stato cercato l'incontro tra scienza e arte? «Agli allestimenti sperimentali sono accostate rappresentazioni di opere pittoriche e fotografie che mostrano come scienziati e artisti siano entrambi maestri nel cogliere i medesimi aspetti del fenomeno luce». Ma con la "messa in scena" di scienza e arte non si rischia di eccedere nella spettacolarizzazione? «No, al contrario. Ci si avvicina meglio all'aspetto più quotidiano dell'esperienza visiva, mostrando come essa, da sempre, porti a sviluppare un produttivo interesse sia verso la scienza propriamente detta, sia verso l'arte, con l'obiettivo di un rapporto migliore con la natura».
Andrea Mameli
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 18 – Lavoro
Iniziativa della Camera di commercio per studi e ricerche
Imprese oristanesi, premi a due tesi
Le domande di partecipazione alla terza edizione del concorso della Camera di commercio di Oristano (che premierà due tesi di laurea o dottorato di ricerca sull'economia del territorio e il sistema di imprese provinciali) possono essere presentate entro mezzogiorno di domenica 30 aprile prossimo. Il concorso assegnerà 1.600 euro al vincitore, mentre al secondo classificato andranno 1.200 euro. Potranno partecipare i laureati in Università dell'Ue che, nell'anno solare 2005, abbiano discusso la tesi, inedita e originale, i cui contenuti «valorizzino o approfondiscano la conoscenza del sistema delle imprese e dell'economia dell'Oristanese». La domanda va inoltrata alla segreteria della Camera di commercio di Oristano, via Carducci 23, II Palazzo Saia, 09170 Oristano, dove si può anche prendere visione del bando. La domanda potrà essere inviata allo stesso indirizzo anche per posta e in questo caso farà fede il timbro postale. Maggiori informazioni si potranno richiedere negli uffici camerali, telefono 0783.21431 o all'indirizzo di posta elettronica massimo.murru@or.camcom.it. (m.b.d.g.)
 
3 - L’Unione Sarda
Pagina 18 – Lavoro
Procedure di valutazione in 5 Università
Atenei, a concorso 83 posti di ricercatori
Gli Atenei italiani sono alla caccia di ricercatori da inserire negli organici. Cinque università hanno infatti indetto i bandi per le procedure di valutazione comparativa per la copertura di 83 posti. BolognaNel dettaglio le selezioni sono così distribuite: 5 assunzioni sono state offerte dalla "Alma mater studiorum" di Bologna, da destinare alle facoltà di architettura, economia e lettere e filosofia. Il testo del bando, con la relativa modulistica, è disponibile nel sito www.unibo.it/. LecceL'Università degli studi di Lecce offre, invece, 14 posti per la facoltà di economia, giurisprudenza, ingegneria, lettere e filosofia, lingue e letterature straniere, scienze della formazione e per la Scuola superiore Isufi. Il testo completo del bando, con allegato il facsimile della domanda e l'indicazione dei requisiti richiesti e delle modalità per partecipare alla selezione, è consultabile nel sito web www.unile.it/areaconcorsiweb. milanoIl terzo bando è del Politecnico di Milano che mette a concorso 32 posti per le facoltà di design, architettura e società e civile, ingegneria dei sistemi, industriale, dei processi industriali, dell'informazione, edile-architettura. Il testo del bando di concorso è disponibile nel sito del Politecnico www.polimi.it. emilia romagnaAltri 7 posti sono offerti dall'Università di Modena e Reggio Emilia. I ricercatori assunti saranno destinati alle facoltà di economia "Marco Biagi", farmacia, scienze matematiche fisiche e naturali. Il testo integrale del bando è consultabile nel sito internet dell'Ateneo modenese www.unimore.it, alla voce "bandi/concorsi e gare". Per ulteriori informazioni rivolgersi all'Ufficio selezione e assunzione del personale dell'Università, telefono 059.205.6503-6506-6504, e-mail: ufficio.concorsidocenti@unimore.it. padovaIl quinto e ultimo concorso, per un totale di 25 posti, è stato indetto dall'Università di Padova. I neo assunti saranno assegnati alle facoltà di giurisprudenza (compresa la sede di Treviso), ingegneria (anche per la sede di Vicenza), lettere e filosofia, medicina e chirurgia (con le sedi di Rovigo e Treviso), scienze matematiche fisiche e naturali. Il decreto rettorale del bando è disponibile nel sito internet www.unipd.it/. scadenzaPer tutti i bandi le domande di ammissione a ciascun concorso devono essere inviate, improrogabilmente, entro giovedì 13 aprile. Gli avviso dei rispettivi bandi sono stati pubblicati nella Gazzetta ufficiale numero 20 di martedì 14 marzo.
Giuseppe Deplano

 
 
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Campus alla Sem, la Legacoop ha vinto
Nel 2002 il negoziato si arenò sul prezzo di palazzo Vivanet
59 milioni dalla Regione per mille posti-letto nell’area dei mulini Sem
 CAGLIARI. A quattro anni di distanza sembra realizzarsi il sogno di Romano Fanti, imprenditore con grandi interessi nel campo dei rifiuti, e della Legacoop: un campus universitario da mille posti-letto nell’area che fu della Sem, la semoleria storica della famiglia Cellino. Interrotte a maggio 2002 le trattative con l’Ersu per la fermezza dell’allora presidente Luigi Sotgiu, che non voleva svendere palazzo Vivanet, ora è la Regione a correre in soccorso di Fanti finanziando con 59 milioni di euro l’acquisizione del centro che la società Edilia, cui faceva capo anche alla Lega delle Cooperative, non era riuscita a realizzare.
 Il finanziamento è compreso nel maxi-collegato alla finanziaria con l’emendamento 141 e rappresenta la via d’uscita ideale per una vicenda piuttosto intricata, con ampie sfumature politiche. Il presidente Soru si è impegnato anche a favorire un accordo con l’imprenditore Gualtiero Cualbu per la realizzazione di altri 500 posti-letto per gli studenti universitari a Tuvixeddu. Altri 29 milioni sono disponibili nelle casse dell’Ersu e ulteriori risorse potrebbero arrivare con la permuta dei locali ex Cis di proprietà dell’ente universitario nel corso Vittorio Emanuele. Il campus è indicato come una soluzione ideale per i problemi di alloggio degli studenti fuorisede in città: oltre ai posti-letto - all’origine erano 244, adesso si parla di mille - il centro da costruire nell’area ex Sem dovrebbe garantire strutture ricreative, biblioteca, impianti sportivi e comfort di qualità per gli universitari in una zona centralissima e vicina alle stazioni ferroviarie e dei pullman Arst.
 Ora si tratterà di capire a chi andranno i benefici maggiori legati al business che nasce attorno al campus di viale La Playa e se dal polo universitario sarà scorporato l’ex hotel Moderno, come pretendeva a suo tempo Fanti. La trattativa con l’Ersu infatti si arenò su questo punto. Valutato il progetto, il presidente Sotgiu aveva accettato di appoggiare l’operazione: una struttura ricettiva in pieno centro sarebbe stata perfetta per completare l’offerta di servizi all’Ateneo. La trattativa - erano in ballo 20 milioni di euro, in parte destinati alla compravendita dell’area - si fermò bruscamente quando Fanti fece pressioni sul consiglio d’amministrazione dell’Ersu perchè accettasse di vendere a Edilia anche il palazzo Vivanet, oggi Casa dello studente. Sotgiu si era dichiarato disponibile, ma a un prezzo rivalutato di un milione di euro rispetto a quello pagato dall’Ersu per l’acquisto dalla famiglia Cannas, titolare del Moderno: sette milioni e mezzo anzichè sei e mezzo. Il braccio di ferro, con episodi di una certa asprezza, si chiuse con un nulla di fatto: il Moderno restò all’Ersu e la società Edilia prese tempo. Comunque preferì non investire immediatamente sull’area della Sem. Come se l’obbiettivo reale dell’operazione fosse il Moderno. Con Silvaldo Gadoni commissario, l’Ersu cambò successivamente rotta e decise di investre su un’area nella zona di via Is Maglias.
 Luigi Sotgiu fece poi riferimento a questa vicenda per spiegare la scelta del centro-sinistra di non designarlo per un nuovo mandato ai vertici dell’Ersu, malgrado l’ottimo lavoro svolto negli anni, un lavoro riconosciuto soprattutto dagli studenti: il suo siluramento sarebbe stato deciso all’interno dei Ds, da parte di aree legate a Fanti. Le smentite fioccarono, ma a distanza di quattro anni quel progetto ritorna di moda solo perchè la Regione ha deciso di finanziarlo, considerandolo strategico per i servizi universitari. (m.l)
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Sardegna
Cinquantaduemila studenti distribuiti in ventun facoltà. Duemila professori. ...
La gran parte degli stanziamenti arriva da Ministero e Regione: ecco come vengono usate entrate pari a 163 milioni
 SASSARI. Cinquantaduemila studenti distribuiti in ventun facoltà. Duemila professori. Quasi altrettanti fra tecnici e impiegati. Bilanci da centinaia di milioni di euro. E uno sterminato patrimonio di risorse, centri di ricerca, dipartimenti, istituti scientifici. Bastano pochi dati, e subito balza in evidenza il rilievo che le due università sarde hanno per una economia asfittica come quella regionale. Anche a voler restare su un livello di esclusiva valutazione finanziaria e trascurando ogni preminente aspetto culturale, a tutti gli effetti gli atenei di Sassari e Cagliari equivalgono a un’industria. Industria di medie dimensioni in una scala di valori europea, molto più consistente se inserita nel contesto sardo. Ma il paragone regge in parte. Di una fabbrica è facile individuare la tipologia delle merci, i diversi aspetti collegati con la produzione, le entrate e le uscite. Le stesse analisi non sono invece applicabili in modo del tutto automatico alle università.
 Per motivi complessi, lo sviluppo culturale è però un elemento che non sempre può essere interpretato con gli schemi tradizionali. Di qui la difficoltà di fotografare in maniera oggettiva sotto il profilo economico le due realtà accademiche. Ma quali sono, in ogni caso, i saldi negativi e positivi delle università di Cagliari e Sassari? Come vengono garantite ricerca e didattica? E attraverso che genere di strumenti finanziari? Rispondere, spesso, non è semplice. Soprattutto se si vuole fare una comparazione tra atenei. Ma è possibile comunque fornire una serie d’informazioni per un quadro generale.
 Con un’inchiesta in tre puntate, che comincia oggi, si cercherà così di dare un panorama quanto più analitico possibile della situazione. Partendo oggi dall’università di Sassari. Passando poi a quella cagliaritana. E affrontando, nell’ultima parte, gli elementi di raffronto. Con una avvertenza: vista l’impossibilità di monitorare tutto, la scelta cadrà sull’esame delle risorse rispetto alle forze in campo.
(pgp)
 
La scommessa di Sassari: più fondi per la sfida europea
Un’inchiesta in tre puntate sui canali di finanziamento degli atenei sardi: i dati raffrontati con la didattica e la ricerca
 
PIER GIORGIO PINNA
 SASSARI. E’ uno degli atenei più antichi: nelle scorse settimane, con l’inaugurazione dell’anno accademico, ha festeggiato quasi quattro secoli e mezzo di vita. Oggi l’università di Sassari, proiettata verso il futuro senza dimenticare un passato carico di prestigio, è pronta ad affrontare nuove sfide. Tutte molto dure. In qualche caso persino proibitive.
 Dalla periferia non è semplice reggere la concorrenza. Soprattutto di istituzioni prestigiose in posizione strategica nel cuore d’Europa. Eppure, prof e studenti sono pronti a scommettere sul domani. A un patto, però: che le risorse continuino a non mancare. Anzi, che i flussi finanziari restino proporzionati al lavoro di ricerca e didattica. Ecco perché è importante, innanzitutto, capire con esattezza quali siano i punti fermi negli attivi di bilancio. Vediamoli.
 I dati 2005-2006 riportano diverse fonti di finanziamento. La principale - ben oltre il 60% del totale-entrate, pari a 163 milioni di euro - fa capo al ministero dell’Istruzione, università e ricerca (chiamato per semplicità Miur). Dalle tasse pagate dai quasi sedicimila studenti distribuiti in undici facoltà arriva un ulteriore 6%. La Regione, sempre annualmente, assegna a Sassari poco meno di 15 milioni, pari a circa l’11% degli attivi. Rappresenta grosso modo il 35% delle somme stanziate dalla Giunta Soru per gli atenei dell’isola. A Cagliari va dunque la fetta maggiore, all’incirca il 65%.
 Nel complesso sono conti e numeri impensabili sino a qualche tempo fa. Oggi sarebbe difficile persino immaginare alcuni dei protagonisti dell’ateneo nel Novecento - dal Nobel per la Medicina del 1957 Daniel Bovet ai due presidenti della Repubblica Antonio Segni e Francesco Cossiga che insegnarono a lungo diritto - districarsi nei meandri di un’accademia trasformata in holding finanziaria. Con ricadute sulle cliniche, sulle aziende di Agraria e Veterinaria, sui rapporti con le Asl. E con giri di denaro vorticosi, frenetici.
 Ma come viene usata questa non disprezzabile quantità di soldi? E’ presto detto. La gran parte serve per pagare gli stipendi e per versare i contributi previdenziali: ogni anno se ne vanno così più di 77 milioni. Costoso anche assicurare l’amministrazione ordinaria, l’acquisto di beni e la gestione di servizi: per l’esattezza, poco meno di 23 milioni, pari al 17% dell’importo finale delle uscite. Il resto viene impiegato in attività di studio, nell’ammortamento degli investimenti pluriennali, nel rimborso dei prestiti.
 Più in generale, gli stanziamenti del Miur sono di due tipi. Uno ordinario, che comprende anche la ricerca, e un altro più specifico destinato solo a quest’attività e che vive di progetti scientifici mirati. Mentre il primo corre dunque in ogni caso, il secondo dipende dalle capacità propositive delle singole facoltà. Stesso criterio che, a larghe spanne, segue l’Ue per i suoi finanziamenti. In questo senso, si valorizzano competitività e fantasia di pianificazione. Quasi inutile sottolineare che, in una situazione economica disastrosa come quella sarda, le collaborazioni con le imprese private sono invece contenute. In realtà, sotto quest’aspetto è un po’ come il gatto che si morde la coda: le imprese non investono in tecnologia e ricerca, per questo non si rivolgono all’università e così gli studi accademici sono spesso svincolati dal contesto economico-sociale al quale sarebbero in parte destinati.
 Qualche altra informazione per capire meglio. A Sassari lavorano 730 professori (il rettore è Alessandro Maida). Da parte di tutti è considerata d’importanza strategica una alleanza con Comune e Provincia. Per diversi motivi. Primo: consentire l’alta formazione e la ricerca. Secondo: rendere più appetibili certi servizi, come gli alloggi per gli studenti. Terzo: garantire efficienti trasporti per i pendolari. Quarto, ma altri se ne potrebbero aggiungere: fare di Sassari una città con un appeal tale da diventare sempre più un punto di riferimento nel terziario. In questa scacchiera giocano ruoli di supporto l’Accademia di belle arti, l’Istituto superiore di scienze religiose e il Conservatorio musicale.
 Un recente dossier curato dal Censis e dal quotidiano «La Repubblica» dà giudizi lusinghieri sull’attività svolta fin qui. Infatti, nella classifica che comprende i piccoli atenei, l’università di Sassari è inserita al quarto posto su diciassette: segue Trento, la Politecnica delle Marche e Macerata, ma precede istituzioni dal passato glorioso e di grande autorevolezza come Ca’ Foscari, Ferrara e Modena. Il punteggio finale assegnato a Sassari è pari a 93,8 su un parametro di riferimento compreso tra 66 e 110. Queste, in una graduatoria che oscilla da uno a cinque, le valutazioni nei diversi campi d’intervento. Cinque - il massimo, appunto - al settore delle strutture: l’indicatore tiene conto del numero di posti nelle aule, nei laboratori, nelle biblioteche, nelle sale riservate allo studio. Tre ai servizi: si fa riferimento al calcolo dei pasti erogati nella mensa universitaria, agli alloggi e agli impianti sportivi. Quattro, poi, alle borse di studio e di collaborazione part time. E tre, infine, al web. A proposito dei servizi informatici e delle possibilità garantite dal sito va però precisato come la valutazione sia ormai superata: negli ultimi mesi l’attività connessa alle chance offerte dalla Rete si è estesa, intensificandosi a tal punto che oggi chiunque si colleghi con www.uniss.it può facilmente scoprire una miniera d’informazioni dettagliatissime, quasi inesauribili.
 Giudizi favorevoli sono stati poi espressi nel «Primo esercizio nazionale di valutazione triennale della ricerca». I buoni voti interessano le scienze economiche e statistiche, l’area delle discipline biologiche e fisiche, l’antichità e i settori filologico-letterari e storico-artistico. Stavolta non si tratta soltanto di curiosità giornalistiche, di notizie utili per chi deve iscriversi in una facoltà o di analisi sociologiche. Le performance vengono infatti prese in considerazione ai fini di un’erogazione più o meno consistente di una parte dei finanziamenti stabili. I giudizi dati dal Civr si basano su un sistema innovativo per l’Italia. Un metodo ripreso, per la prima volta, dalla Gran Bretagna. Le votazioni riguardano i prodotti rappresentativi della ricerca: su 167 presentati il 19,16% è stato ritenuto eccellente sotto il profilo scientifico, il 49,10% buono, il 27,54% accettabile, il 4,19% limitato. La lettura - particolare non secondario - è stata fatta da due diversi osservatori indipendenti. Obiettivo: «pesare» non tanto la quantità quanto la qualità.
 Colpisce dunque un dato di analisi su tutti. Un esame approfondito del sistema-università, a Sassari, non può basarsi su pochi dati, come quelli legati al trinomio studenti-facolta-docenti. In campo, oltre a quelli già esaminati, entrano altri fattori. Dall’attività dei dipartimenti e delle gemmazioni fuori sede alle sinergie col Cnr. Dai master alle specializzazioni. Dai tirocini e stage agli accordi di collaborazione con altri atenei.
 In definitiva ci si trova di fronte a una macchina complessa, difficile da far marciare. E, soprattutto, in grado di funzionare bene quando funzionano tutti gli ingranaggi. Compresi gli equilibri tra facoltà. E altri delicati meccanismi ancora: quelli stessi che spiegano come attorno all’antico palazzo universitario nel centro storico della città che fu dei Berlinguer e ai moderni istituti sparsi in un capoluogo oggi guidato da una nuova classe dirigente si scatenino spesso lotte di potere per l’accaparramento dei fondi. (1. Continua)
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Sassari
La storia degli antichi feudi sardi di Oliva
Comunità montana, i risultati di una ricerca tra i testi medievali
 OZIERI. Appuntamento di ordine storico e culturale di grande richiamo e interesse per venerdì prossimo nella sala convegni della Comunità montana Monte Acuto. L’occasione è fornita dalla giornata di studio organizzata dallo stesso ente che accorpa (almeno ancora per qualche mese) i comuni di Ozieri, Nughedu S.N., Pattada, Buddusò, Alà dei Sardi, Tula, Oschiri, Berchidda, Ittireddu, Mores e Ardara.
 L’argomento che sarà trattato nel corso della manifestazione, i cui lavori si apriranno alle 10,30, si incentra sui risultati scaturiti da una approfondita ricerca per il recupero dei documenti sui Feudi sardi di Oliva (Monte Acuto, Anglona, Marghine, Osilo, Coghinas). Ciò ha portato all’acquisizione di oltre 32 mila pagine in fotoriproduzione, riferite ai secoli XV-XIX, provenienti in gran parte da archivi spagnoli, ma anche italiani. L’intera raccolta nella prospettiva di un suo utilizzo dinamico è stata digitalizzata. La presidente della Cm6 Maria Antonietta Mazzone ha seguito sin dal primo momento la ricerca. L’amministratrice ribadisce che il convegno si pone come principale obiettivo quello di illustrare al meglio la documentazione disponibile e di verificare la possibilità di nuove iniziative per un suo più opportuno utilizzo e diffusione a livello scolastico, ma non solo. Il programma del convegno che sarà coordinato dallp storico dell’università di Cagliari, Francesco Cesare Casula, prevede la relazione del professor Italo Bussa (che guidato la ricerca), sul tema «La documentazione sui Feudi di Oliva: importanza e prospettive di utilizzo». Interverranno poi i professori Pinuccia Simbula del dipartimento di Storia dell’università di Sassari e il professor Gianfranco Tore dell’ateneo cagliaritano. Concluderanno i lavori gli interventi di Elisabetta Pilia, assessore regionale alla Pubblica istruzione e il presidente del consiglio regionale della Sardegna Giacomo Spissu.
Gerolamo Squintu
 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie