Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 March 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 16 articoli delle testate: L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, Il Giornale di Sardegna, Il Nord Sardegna

 

1 - L’Unione Sarda
Pagina 18 - Cronaca di Cagliari
Una rivoluzione contro il mal di testa
Sanità. La sperimentazione va avanti dal 2004 nella clinica di neuropsichiatria
Finisce l’era delle pastiglie: pronto il dispositivo anticefalea
Un sistema per sconfiggere il mal di testa. Lo stanno mettendo a punto nella clinica di neuropsichiatria e i primi risultati sono incoraggianti.
Curare il mal di testa limitando al massimo l’utilizzo dei farmaci. È questo l’obiettivo della sperimentazione iniziata nel settembre del 2004 nella clinica di neuropsichiatria dell’Università di Cagliari, messa in piedi da una équipe coordinata dal professor Carlo Cianchetti e dal dottor Yousef Hmaidan. Al centro degli studi un nuovo sistema di intervento sui pazienti affetti da cefalea. Non più i tradizionali farmaci antidolorifici, bensì pressioni in particolari punti della scatola cranica che, stando ai primi esiti della ricerca, risultano alleviare o bloccare il dolore, consentendo così al paziente di limitare l’uso di medicinali. «Si tratta» spiegano i responsabili della ricerca, «di effettuare una prolungata compressione su alcuni precisi punti del cranio. Compressione che può essere praticata manualmente oppure attraverso un apposito dispositivo che recentemente è stato messo a punto da una ditta sarda specializzata». A partire dall’ottobre 2004 sono oltre un centinaio i casi in cui è stato effettuato il trattamento. Tre sono i più comuni tipi di mal di testa. L’emicrania: si manifesta con un dolore pulsante, spesso limitato ad una sola metà del capo, solitamente accompagnato da nausea, vomito, intolleranza al rumore e alla luce. L’altro mal di testa molto frequente è la cefalea tensiva: dolori non lancianti come nell’emicrania, ma continui soprattutto alla nuca e al vertice del capo. Assai più rara la cefalea a grappolo, così denominata perché le crisi si raggruppano in periodi («grappoli») di settimane o mesi: durante i quali si verificano anche più volte al giorno: sono di durata relativamente breve (in genere attorno ad un’ora), ma con dolore talora così violento da far pensare al suicidio per liberarsene. Nei giorni scorsi, gli esiti della prima sperimentazione effettuata dall’équipe cagliaritana della clinica universitaria sono stati pubblicati nel Journal of Neurology (organo ufficiale della European Neurological Society). La pubblicazione riporta i dati della prima esperienza con un buon numero di pazienti che ha risposto al trattamento. Questo consente di ridurre nettamente il consumo di farmaci antidolore e antiemicranici. Intanto, a Marrubiu una società specializzata ha messo a punto il semplice dispositivo che permette la prolungata compressione prevista dalla terapia. «Vogliamo consolidare i dati continuando la sperimentazione sulla cefalea tensiva» concludono i due responsabili dall’équipe medica, «e cercare i meccanismi per cui si ottiene questo genere di effetti. In ogni caso, la compressione deve essere prolungata per diversi minuti». Nei prossimi giorni, il prototipo del dispositivo progettato dallo staff di neurologi universitari e realizzato in pochi esemplari dall’azienda oristanese potrebbe già essere utilizzato sui pazienti selezionati per la seconda fase della sperimentazione. Studi e ricerche sui benefici della compressione contro il mal di testa sono già stati effettuati in passato da varie università, ma i ricercatori cagliaritani hanno concentrato l’attenzione su terapie prolungate. E i risultati, almeno secondo quanto pubblicato nella prestigiosa rivista europea, sembrano soddisfacenti. Numerosi pazienti hanno confermato una netta riduzione del consumo di medicinali specifici e antidolorifici. Le tecniche terapeutiche saranno ora perfezionate nel corso della seconda fase di sperimentazione che l’equipe universitaria ha già avviato in questi gironi.
Francesco Pinna
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 43 - Cultura
Educazione, il valore senza prezzo
Educazione e verità. Un rischio necessario: 23 febbraio, pomeriggio inoltrato, l’aula magna del Corpo aggiunto della Facoltà di Scienze della Formazione è gremita all’inverosimile da giovani e meno giovani, da insegnanti e genitori. L’occasione del convegno è un appello a comprendere che in Italia l’emergenza più grande non è quella politica e neppure quella economica, ma quella dell’educazione, poiché da essa dipendono anche la politica e l’economia. L’appello si svolge in concomitanza alla ripubblicazione di un famoso libro di Luigi Giussani, Il rischio educativo. Qui si elogia il valore della tradizione e dell’autorità, ma si tratta di un vero e proprio manifesto contro ogni idea di educazione autoritaria e possessiva. Tradizione e autorità, infatti, sono un’ipotesi di lavoro in vista di una verifica personale. Molti pensano di sapere cosa sia l’educazione, ma, alla prova dei fatti, esprimono solo delle idee vaghe, certo insufficienti. Non si deve frettolosamente considerare l’educazione come una possibile applicazione della psicologia, neanche è riducibile a una questione di buone maniere. Più in profondità si può dire che l’educazione è una forma di cura perché la persona possa introdursi consapevolmente e liberamente nella realtà, e quindi nel suo significato, verificando di persona il patrimonio che viene dalla propria tradizione culturale. Non è solo una questione di scuola o di addetti ai lavori, ma una responsabilità di tutti. Il punto è che l’azione educativa non è né pensabile né praticabile se tutto è uguale e niente ha valore, fuorché i soldi, il potere e la posizione sociale. Se questa triste visione non si contesta radicalmente, si spegne la possibilità della speranza di un significato positivo della vita. Ma senza una ragionevole tensione ideale "rischia di crescere una generazione di ragazzi che si sentono orfani, senza padri e senza maestri, costretti a camminare come sulle sabbie mobili, bloccati di fronte alla vita, annoiati e a volte violenti, comunque in balia delle mode e del potere". Così è scritto nell’appello sull’educazione. Il tedio nei confronti di ogni valore distrugge soprattutto chi è più fragile. Molti adulti riescono a resistere al peso schiacciante del non senso, grazie alla loro coriacea indifferenza, o all’alienazione di un lavoro assorbente. Ma queste armi del nulla mancano all’adolescente; se tutto è relativa vanità, la vita può incombere sul cuore come un’assurdità insopportabile. Facile allora affondare dentro uno scetticismo senza grandezza e senza lucidità. Una rinnovata consapevolezza del valore dei maestri e dell’autorità educativa non significa il cedimento nei confronti del dispotismo. Contro una simile deriva si deve sempre vigorosamente sorvegliare, per non deformare l’educazione in una vera e propria manipolazione dell’educando. Da qui la necessità di ripensare il rapporto tra educazione e verità. Sul tema ha svolto una magistrale lezione il Professore Alberto Granese. L’educazione finisce per essere impensabile e impraticabile se l’unica verità disponibile è quella della razionalità avalutativa, tipica del positivismo. Quando la ricerca tratta dell’uomo, rileva Granese, vale la pena non perdere di vista questa osservazione di Wittgenstein, da cui traspare l’estrema povertà della razionalità positivista: «Noi sentiamo che, anche se tutte le possibili domande scientifiche avessero una risposta, i nostri problemi vitali non sarebbero neppure sfiorati». L’esperienza e la storia della pedagogia aiutano la riflessione a problematizzare le strettoie dei vari positivismi, in vista di un uso della ragione più duttile e più confacente all’educazione che, come tale, si presenta sempre come una scommessa. Non si tratta di rinunciare alla ragione, ma di difenderla dal fanatismo delle certezze indebite e dall’agnosticismo dell’indifferenza.
Felice Nuvoli - Docente di pedagogia generale - Università di Cagliari
 
3 - L’Unione Sarda
Pagina 43 - Cultura
Studiare meglio o più a lungo? Ritorno al futuro dell’Università
Due modelli confrontati da Marco Pitzalis, docente a Cagliari e ricercatore a Parigi
I nuovi atenei tra il dovere di allargare l’istruzione e il rischio di inflazionarla
Parigi, Salle des actes dell’ École Normale Supérieur de la Rue d’Ulm: convegno internazionale sull’università in Europa. Studiosi di numerosi paesi europei si confrontano sui processi di cambiamento che interessano gli atenei europei e per rispondere alla domanda: l’università ha ancora un futuro in Europa? Marco Pitzalis, docente dell’università di Cagliari, dottore di ricerca dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales è intervenuto per presentare un’analisi dei cambiamenti che stanno interessando l’università in Italia, tema peraltro di un suo libro. Lei ha studiato e insegnato in Francia, può descrivere la differenza tra l’università italiana e quella francese? «Ho condotto i miei studi in un’istituzione un po’ speciale: l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Si tratta del tempio delle scienze dell’uomo. E un tempio è aperto solo agli iniziati. L’unico livello di formazione ammesso, almeno fino agli ultimi recenti tentativi di riforma, è quello del master (Dea) e del dottorato di ricerca. Mentre ho insegnato in un’università di banlieue, a venti chilometri di Parigi, frequentata soprattutto da ragazzi delle classi popolari e da figli di immigrati». Quindi ha conosciuto i due poli del sistema universitario francese, estremamente gerarchico e meritocratico. Questa stratificazione scolastica esiste anche in Italia? «Non in questi termini. In Francia, abbiamo un sistema diviso in tre tronconi principali: le grandes écoles, le università, e gli istituti universitari di tecnologia (Iut). Le grandi scuole sono altamente selettive e aperte ad un’élite destinata a essere cooptata in quella che Pierre Bourdieu definisce la Nobiltà di Stato. Le università sono aperte a tutti e danno una formazione che ha un valore molto inferiore sul mercato del lavoro. Abbiamo poi gli Iut che danno una formazione professionale e per quanto siano nati per accogliere un pubblico non destinato agli studi universitari, grazie al numero chiuso, hanno finito per accogliere dei buoni studenti». E in Italia? «Abbiamo un sistema nominalmente ugualitario. In realtà è fortemente stratificato. La probabilità di concludere con successo studi universitari è legata alle risorse culturali ed economiche della famiglia di origine. Il sistema universitario, così come la scuola secondaria, tende a riprodurre la stratificazione sociale». Le università in Europa sono interessate a un processo di convergenza che prende il nome di "processo di Bologna", questo vuol dire che le università francesi e quelle italiane ora si assomigliano di più? «In effetti l’obiettivo dei governi europei è costruire uno spazio comune europeo dell’educazione, in modo che gli studenti possano trasferirsi facilmente da un’università all’altra». A che punto siamo? «La situazione è contraddittoria. Il processo di Bologna indicava come modello comune quello del cosiddetto 3+2 (+3), cioè una laurea breve di tre anni seguita da un corso di specializzazione di due anni, seguito dal dottorato di ricerca. In Inghilterra il 3+2 esiste già. Per questa ragione si ritiene che vi sia una convergenza verso il modello inglese e che non ci siano ragioni di cambiare ciò che già esiste. In Francia, la situazione è ancora più complicata, perché le resistenze al nuovo modello sono molto forti, soprattutto nelle Grandes écoles che temono di perdere la loro specificità, ma sono presenti in tutto il sistema universitario. L’Italia è stata uno dei paesi più solerti nell’applicazione dei principi del processo di Bologna, grazie alla riforma Berlinguer, ma si trova ora in una situazione di forte incertezza a causa della riforma Moratti». L’università italiana finora conservatrice ora è dunque all’avanguardia nel processo di cambiamento? «In parte è vero, l’università italiana è interessata da processi vorticosi di cambiamento e il mondo universitario che nel corso dei precedenti quarant’anni aveva frenato ogni riforma oggi invece tende ad accettare in maniera piuttosto passiva cambiamenti dell’organizzazione e del lavoro universitario fino a pochi anni fa impensabili». È dunque un ritorno al futuro? «Con non poche preoccupazioni. Al di là degli slogan, dobbiamo interrogarci sulla missione dell’università. Per esempio, uno degli obiettivi della riforma è portare il numero dei laureati dal 20% al 40% di ogni classe d’età. A questo proposito però sorgono alcuni dubbi. Allora, domando, cosa implica per gli studenti questo processo di formazione lungo? Offre maggiori possibilità di inserimento lavorativo? Offre maggiore cultura per tutti? È un vero dilemma che propongo a tutti i miei colleghi impegnati nell’applicazione della riforma Moratti. La domanda dunque è "a chi giova la riforma?" «Nel corso degli anni ’90, in Italia abbiamo conseguito un risultato importante: la scuola secondaria diploma oggi oltre il 70% degli studenti di ogni classe d’età. I dati delle ricerche internazionali mostrano che questo risultato ha avuto un prezzo: si è abbassato il livello della formazione. Una formazione più lunga dunque non coincide necessariamente con un sapere più approfondito». La maggior parte degli interessati afferma il contrario. «Evidentemente gli insegnanti hanno interesse a dire il contrario, perché in un periodo di calo demografico, le politiche scolastiche adottate negli anni ’90 hanno consentito di mantenere pressoché costante il numero di studenti e di posti di lavoro nella scuola. Per quanto riguarda il valore del diploma di scuola secondaria sul mercato del lavoro, il risultato è certamente devastante. Un titolo di studio inflazionato non ha alcun valore. La competizione per le occupazioni prestigiose si sposta al livello successivo. In questo processo la laurea breve diventa una sorta di nuova maturità. Quindi significa che aumentano i livelli di formazione della popolazione. Non è un dato positivo? «È questo il dilemma di cui parlavo prima. Aumenta il numero di laureati, aumenta il numero di diplomati, ma questo vuol dire che abbiamo realizzato una redistribuzione egualitaria del sapere?».
Alessandra Fanari
 
4 - L’Unione Sarda
Pagina 22 - Carbonia
Alla scoperta della storia cittadina
Un corso post universitario per 19 giovani laureati
Dalle aule universitarie ai banchi di un corso particolare in cui si insegna la storia della città. A compiere il viaggio per conoscere le origini e gli avvenimenti accaduti in passato in città sono in questi giorni 19 giovani laureati. Dopo aver conseguito la laurea in diversi corsi hanno deciso di diventare Operatori culturali in ambito di sviluppo locale. La storia e la cultura locale è tra le materie più interessanti del corso organizzato dall’Issa nell’ambito di un Programma operativo regionale della linea Diogene. «Spesso si conosce benissimo la storia italiana e quella mondiale - spiega Silvia Broccia, docente di "Territorio di Carbonia" - ma si ignora quella di casa propria. Non per scarsa volontà ma perché non si insegna a scuola ed è difficile trovare testi specifici». I documenti su cui si studia provengono dagli archivi pubblici e privati. «Spesso sono "non conevenzionali" - spiega Broccia - magari sono lettere o racconti orali». Sono informazioni preziose che potranno spendere una volta ottenuto l’attestato per organizzare eventi e manifestazioni, per vendere la cultura e l’identità locale anche ai turisti. Il corso dura in totale 150 ore. «Sono persone preparate che seguono le lezioni con interesse ? spiega Paolo Serra, Tutor per conto della Società Umanitaria che attua il corso ? che sapranno investire le nozioni che stanno acquisendo per contribuire allo sviluppo culturale e economico del territorio».
(m. v.)
 
5 - L’Unione Sarda
Pagina 25 - Provincia di Cagliari
Con il condono edilizio arrivano 150 mila euro
Soldi al Municipio dagli abusivi
Quasi seicento abusi edilizi si trasformano in 150 mila euro in più nelle casse comunali. Il Consiglio ha approvato una variazione di bilancio per l’anno in corso. Tra le cifre più rappresentative, spiccano appunto i 150 mila euro che l’amministrazione è pronta a incassare dai cittadini che hanno presentato domanda di condono edilizio durante lo scorso anno. Case di campagna abusive, piani rialzati che non hanno mai avuto l’autorizzazione per essere costruiti, ma anche balconi o piccole stanze che durante l’ultimo condono statale potranno diventare "legali": queste le richieste arrivate in Municipio da poco meno di seicento cittadini. Il Comune prevede di ricavare circa 150 mila euro, che saranno, come la legge impone, suddivisi in varie parti. L’ottanta per cento sarà riservato ai costi delle istruttorie, il dieci per cento agli interventi per gli edifici di culto, il restante dieci per cento sarà utilizzato per interventi di manutenzione, ma anche di demolizione di case abusive per le quali non è stato richiesto il condono. La variante al bilancio prevede anche 220 mila euro trasferiti dalla Regione per realizzare il piano strategico comunale. Il progetto dovrà essere elaborato, discusso e approvato dal Consiglio entro l’anno: sarà certamente compito della nuova assemblea civica che sarà eletta in primavera, e prevede una programmazione dello scenario futuro della città basandosi su due aspetti importanti: lo sviluppo e le potenzialità che offre il territorio. Il Comune ha individuato gli attori coinvolti nella stesura del progetto: l’Università e il Policlinico, le Ferrovie della Sardegna, la Provincia, la cantina sociale, l’Asl, le scuole, le piccole imprese agricole e le associazioni culturali e sportive. Infine, quindicimila euro sono stati destinati al progetto, coofinanziato dalla Regione, per la costruzione di impianti termici solari negli edifici comunali. Portata a termine l’installazione dei pannelli solari negli asili nido e nelle scuole materne ed elementari, adesso l’amministrazione doterà di impianti per il risparmio energetico anche gli altri edifici comunali.
Serena Sequi
 
6 - L’Unione Sarda
Pagina 25 - Provincia di Cagliari
Villasimius. Uno staff di architetti ripensa tutto il paese
Va avanti il progetto "Laboratorio di architettura", organizzato dal Comune di Villasimius con il dipartimento di Architettura dell’Università di Cagliari, Diarch. Le lezioni e l’attività di campo in paese e in periferia proseguiranno fino a domenica per lo studio del territorio e per nuove proposte urbanistiche. In campo docenti di architettura di diverse Università d’Europa e del Messico, che si muovono con venti studenti e neolaureati. In programma "Esperienze di architettura", laboratorio di progettazione, discussioni collettive. Gli elaborati finali saranno acquisiti dal Comune. L’intero progetto e i docenti sono stati presentati durante un incontro in Municipio. Per Villasimius è un appuntamento attesissimo. Fino a domenica il paese e il suo entroterra saranno al centro di un vero e proprio check-up ambientale e architettonico.
(ant. ser.)
 
7 - L’Unione Sarda
Pagina 36 - Provincia di Sassari
Sassari Gli amministratori locali ritornano in aula
Le Università di Sassari e Cagliari mandano a lezione gli amministratori degli enti locali: maxi corso di formazione per 650 amministratori e funzionari pubblici, per istruire i dirigenti del futuro sulla gestione delle risorse territoriali. Si chiama progetto Itaca, ma non ha nulla da spartire con la figura di Ulisse. Itaca è l’acronimo di Interventi di trasferimento di attività e competenze ambientali. È messo in atto dalle Università di Sassari e Cagliari unite in un’Associazione temporanea di scopo. Il piano di alta formazione sarà illustrato ai 650 partecipanti il prossimo 14 marzo, al centro congressi di Ala Birdi, giornata nella quale saranno presenti anche numerose autorità regionali. Il corso, coofinanziato dalla Comunità europea, mira a formare all’interno della pubblica amministrazione abilità progettuali e di gestione e controllo delle trasformazioni delle risorse territoriali con particolare riferimento al sistema paesaggistico-ambientale. Il progetto, che dispone di un budget di 6,5 milioni di euro, è patrocinato dall’assessorato del Lavoro della Regione Sardegna e dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
(v. g.)
 
8 - L’Unione Sarda
Pagina 18 - Cronaca di Nuoro
La Regione cede Solotti
La colonia di Solotti, attualmente della Regione, diventerà presto di proprietà dell’amministrazione a costo zero. La Regione ha deciso, infatti, il passaggio gratuito al Comune della struttura sul monte Ortobene che dovrebbe diventare centro di ricerca di geografia ambientale. L’iniziativa suscita naturalmente grande soddisfazione in Comune. «Si tratta di un fatto storico per la città e per la sua amministrazione che da tempo aspettava di entrare in pieno possesso di questa zona del monte Ortobene», commenta l’assessore al Bilancio, patrimonio e tributi Gianni Angioi dopo la comunicazione ricevuta dall’assessore agli Enti locali, Gianvalerio Sanna, della inclusione della colonia di Solotti nei beni che la Regione passerà a titolo gratuito al comune di Nuoro. «Dobbiamo attendere - spiega Angioi - che venga approvata la legge finanziaria regionale. Al momento della approvazione la colonia di Solotti sarà di nostra proprietà. È il segno ? conclude l’assessore della Margherita ? di una continua e proficua collaborazione con la Regione che conferma la propria attenzione al nostro territorio». Anche il sindaco Mario Demuru Zidda, appena ha avuto la notizia, ha espresso la propria soddisfazione per la decisione regionale. E ha colto l’occasione per ribadire anche le intenzioni della amministrazione comunale sulla destinazione futura della ex colonia di Solotti. «Nei nostri propositi ? spiega il primo cittadino ? la colonia di Solotti è destinata a diventare un polo di geografia ambientale che possa costituire un centro di ricerca da amministrare e valorizzare in collaborazione con il polo universitario nuorese». «La notizia della acquisizione al patrimonio comunale ? conclude il sindaco ? si inserisce in un processo di recupero e di valorizzazione del Monte che trova nella piena attuazione dell’accordo di programma dell’ottobre 2002 lo strumento ideale per perseguire nella realizzazione dei progetti di infrastrutturazione, di salvaguardia e di sicurezza che abbiamo posto a base della restituzione dell’Ortobene ai nuoresi». A questo punto gli amministratori, dopo l’annuncio di Sanna, attendono l’approvazione della Finanziaria per il passaggio definitivo al Comune.
 
9 - L’Unione Sarda
Pagina 14 - Lavoro e Opportunità
Formazione di operatori esperti a Cagliari Orientamento e tutor, master all’Università
La facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Cagliari ha attivato due master di primo livello in "Operatori esperti in tecniche e metodi di orientamento" e in "Operatori esperti in tutor e tutorship. Lo sviluppo delle risorse umane nelle organizzazioni". L’obiettivoI corsi, in programma per l’anno accademico 2005-2006, hanno lo scopo di formare operatori tecnici dell’orientamento scolastico e professionale, in grado di operare nei momenti di transizione scuola-scuola e scuola-lavoro, con interventi di consulenza e sostegno orientativo per l’intero arco di vita. Oppure, per quanto concerne il secondo master, di formare operatori esperti in tutor e tutorship potenziando le competenze tecnico-professionali finalizzate alla gestione e allo sviluppo delle risorse umane nelle organizzazioni. AMMISSIONE. Il master in "Operatori esperti in tecniche e metodi di orientamento" è rivolto ai candidati in possesso del diploma di laurea di primo livello delle facoltà di Scienze della formazione e Scienze politiche; laureati nelle medesime facoltà secondo gli ordinamenti didattici antecedenti D.M. 509/99; operatori laureati già attivi nel settore di riferimento. Il master in "Operatori esperti in tutor e tutorship. Lo sviluppo delle risorse umane nelle organizzazioni" è invece rivolto ai candidati in possesso del diploma di laurea di primo livello delle facoltà di Scienze della formazione, Lettere e filosofia e Scienze politiche; laureati nelle medesime facoltà secondo gli ordinamenti didattici antecedenti D.M. 509/99; operatori laureati già attivi nel settore di riferimento. DIDATTICA. L’attività didattica, che prevede 360 ore di lezione, 250 ore di tirocinio e una prova finale, si svolgerà nel dipartimento di Psicologia da aprile a ottobre di quest’anno. La frequenza è obbligatoria e il numero massimo di assenze non può superare il 20 per cento del monte ore complessivo. ISCRIZIONI. Le pre-iscrizioni ai master sono aperte e scadranno un mese dopo la pubblicazione del bando nel sito dell’Università: www.unica.it/postlauream. Per richiedere il modulo è possibile contattare la dottoressa Maria Grazia Rubanu (cell. 348.0074352, e-mail masterorientamento@tiscali.it); oppure la dottoressa Carla Cappai (cell. 339.3936352, e-mail mastertutorship@tiscali.it). L’ammissione al corso è subordinata al superamento della selezione che consisterà nella valutazione dei titoli, una prova scritta e un colloquio. La quota di iscrizione è di 2.000 euro.
(d. m.)
 

 

10 - La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
L’assessore Dirindin illustra le novità dell’azienda mista 
Sanità. Oggi un dibattito organizzato dai Ds 
SASSARI. I Ds si confrontano con l’assessore regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, sullo sviluppo di un polo sanitario sassarese di eccellenza regionale. L’incontro, organizzato dalla commissione Sanità dei Ds con la segreteria della federazione cittadina, si svolgerà questo pomeriggio alle 16 alla Camera di commercio. Parteciperanno il sindaco Gianfranco Ganau, il presidente del consiglio regionale Giacomo Spissu, il responsabile della Sanità Ds Mario Pala, Silvio Lai (componente della commissione Sanità in consiglio regionale), Giulio Rosati (preside della facoltà di Medicina), e Bruno Zanaroli (direttore generale Asl 1). Il dibattito sarà concluso dall’assessore Nerina Dirindin.
 L’appuntamento precede l’approvazione della legge di riforma del servizio sanitario regionale che prevede l’introduzione della normativa che consente l’attivazione dell’azienda mista ospedaliera-universitaria che dovrà avvenire entro il 30 giugno 2006.
 Su questo argomento, intanto, precisa la sua posizione il sindaco Gianfranco Ganau.
 «L’assemblea che si è svolta con i sanitari del presidio ospedaliero di Sassari può essere posta costruttivamente come base di ragionamento per un rilancio della sanità nel territorio del Sassarese - dice il sindaco -.
Questo può avvenire solo se i localismi e le visioni particolari vengono superate. Solo allora sarà possibile abbracciare il problema nella sua complessità con la certezza dell’obiettivo: un miglioramento della qualità dell’offerta sanitaria a favore dei cittadini. Le politiche sanitarie contenute nel piano regionale vanno nella stessa direzione con il grande privilegio di restituire finalmente regole e riferimenti precisi, dopo oltre 20 anni di assenza di strategie e pianificazione (caso unico in italia). Sassari e il suo territorio però - sottolinea Ganau - devono rivendicare con forza il ruolo di secondo polo sanitario regionale che compete loro per storia e capacità professionali ed organizzative. La sanità sassarese è caratterizzata da sempre dalla presenza di due componenti, quella universitaria e quella ospedaliera che hanno espresso qualità e eccellenze nei diversi settori. La razionalizzazione delle strutture sanitarie è una necessità imprescindibile e il mancato adeguamento alle norme nazionali in materia, compresa la riduzione dei posti letto - aggiunge il sindaco - comporterebbe la perdita dei finanziamenti statali e un ulteriore impoverimento delle risorse disponibili, compresa la qualità dei servizi. Va inoltre sottolineato che a questo processo deve necessariamente seguire una razionalizzazione delle reti ospedaliere, così come è previsto all’interno del piano sanitario regionale. Ero convinto allora e lo sono anche oggi, che la scelta di non arrivare alla costituzione di un’unica azienda ospedaliero universitaria fosse un errore e sono stato con pochi altri a sostenere sino alla fine questa tesi. Oggi - dice ancora il sindaco - si va alla costituzione dell’azienda mista, dove la componente ospedaliera è costituita esclusivamente dal personale che già lavora presso la struttura universitaria e l‘ospedale Santissima Annunziata, che resta presidio aziendale con una divisione di ruoli e strutture ancora da definirsi nel dettaglio».
 Secondo il primo cittadino, il protocollo d’intesa sottoscritto tra Regione e Università «può rappresentare il punto di partenza, con possibili margini migliorativi che devono rispondere alle esigenze di efficienza e qualità. Ogni dubbio va posto e sciolto in tempi brevissimi - conclude Ganau - perché il perdurare di una situazione di stallo come quella attuale, genera di fatto un arretramento generale della sanità del nord Sardegna, rispetto ai poli e alle strutture che invece non vivono questi livelli di conflittualità».
 
11 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
Solotti al Comune, stavolta sul serio 
La Regione cede la proprietà del complesso che l’ente credeva suo 
Il sindaco Mario Zidda: con l’università ne faremo un centro di ricerca 
NUORO. L’ex colonia estiva di Solotti, sul Monte Ortobene, sarà acquisita al patrimonio immobiliare del Comune a costo zero. Lo ha comunicato l’assessore regionale agli enti locali Gian Valerio Sanna al responsabile comunale del patrimonio, bilancio e tributi Gianni Angioi. Per la formalizzazione dell’atto ufficiale bisognerà attendere l’approvazione della finanziaria regionale. Subito dopo il complesso, che una volta ospitava i bambini e gli anziani di molti comuni del territorio provinciale, diventerà di proprietà dell’ente civico che vuole farne un centro di ricerca insieme all’Università.
È curioso, ma il Comune era perfettamente convinto da sempre di essere proprietario dell’importante complesso. Addirittura a partire dall’indomani della caduta del fascismo. Già, perché l’ex colonia era stata costruita dalla federazione nuorese dei fasci di combattimento nel 1936.
Con la caduta del regime e l’avvento della prima Repubblica democratica, i beni immobili furono trasferiti allo Stato e, con la nascita delle Regioni, a quella autonoma della Sardegna. Nella fattispecie, l’ex colonia di Solotti era di proprietà della Gil (Gioventù italiana del littorio).
Il ministero delle finanze, all’atto della liquidazione dei beni del regime, aveva assegnato il complesso alla Regione Sarda che però non si era preoccupata di notificarlo al Comune di Nuoro. Quest’ultimo, dal canto suo, ha continuato a gestire il complesso come se gli appartenesse, visto insiste sull’area di Solotti, nel Monte Ortobene.
Per anni, in collaborazione con l’Amministrazione aiuti internazionali (un ente nato subito dopo la seconda guerra mondiale per dare assistenza socio-economica alle famiglie meno abbienti della provincia) il Comune di Nuoro gestì la colonia estiva, senza che nessuno eccepisse alcunché.
Una ventina di anni fa l’ente civico, sempre convinto di averne la proprietà, approvò un progetto di ristrutturazione del complesso. Appaltati e consegnati i lavori alla società vincitrice, si dette il via alla demolizione dei padiglioni, con l’obiettivo di riedificarli ex novo. Purtroppo il progetto naufragò miseramente dopo un lunghissimo contenzioso tra l’amministrazione comunale e l’impresa aggiudicataria, che nel frattempo fu dichiarata fallita. Il colpo di scena vero, però, è di qualche anno fa quando il Comune ha scoperto che la titolarietà della colonia era ancora della Regione Sarda. Da quel momento gli amministratori dell’ente civico si sono subito mossi per entrarne definitivamente in possesso.
 La notizia del prossimo trasferimento del ben al comune è di ieri. L’assessore Gianni Angioi e il sindaco Mario Zidda non hanno mancato di manifestare la propria soddisfazione. «È nostra intenzione - ha detto il primo cittadino - trasformare l’ex colonia in un centro di ricerca ambientale da gestire in collaborazione con l’Università nuorese. L’iniziativa s’inserisce in un processo di recupero e di valorizzazione del Monte, che trova nella piena attuazione dell’accordo di programma del 2002 lo strumento ideale per perseguire nella realizzazione dei progetti di infrastrutturazione, salvaguardia e sicurezza che abbiano posto a base della restituzione dell’Ortobene ai nuoresi».
Antonio Bassu 
 
12 - La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
BREVI
Master universitario
Asef. Venerdì 3, con inizio alle 16, nell’aula magna della facoltà di Lettere e Lingue, in via Roma 151 (3º piano), si svolgerà la conferenza conclusiva del master universitario di 2º livello per analisti di sistemi educativi e formativi. Il titolo è “Promuovere la qualità delle scuole nel sistema delle autonomie”. Durante l’incontro sarà illustrato l’esito del master e sarà presentato il cd-rom di documentazione delle attività formative e di analisi realizzate. Si parlerà inoltre di partenariato scolastico.
 

 

13 - Giornale di Sardegna
Pagina 33 - Territori
Infermieri, l’Università apre una nuova scuola
Carbonia. In città nascerà una scuola infermieristica universitaria. L’ha annunciato la giunta municipale. Per questo sono  cominciati i lavori di adeguamento delle scuole elementari di via Liguria. I lavori costeranno, per questo motivo, dodici  per cento in più del costo originario. Si tratta senz’altro di un servizio che potrà soddisfare molte attese dei disoccupati.
M. C.

 

14 - Il Nord Sardegna
Pagina 41 – Agenda
Lussu, identità e storia
Aula magna, da giovedì a sabato
Sassari. Per il trentunesimo anniversario della morte di Emilio Lussu (il 5 marzo del 1975), l’università degli studi di Sassari e l’Istituto sardo per la storia della resistenza organizzano una tre giorni di convegno di studi. Parteciperanno  docenti ed esperti di storia, tra cui Manlio Brigaglia e Gian Giacomo Ortu.
 
15 - Il Nord Sardegna
Pagina 41 – Agenda
Iscrizioni entro lunedì
Master Giurisprudenza
Sassari. Sono aperti i termini per la presentazione delle domande di ammissione al Master Universitario di Primo Livello  in Tecniche di Mediazione e Procedure Alternative di Risoluzione delle Controversie, anno accademico 2005/2006, organizzato dalla Facoltà di Giurisprudenza di Sassari in collaborazione con la Camera di Commercio di Sassari. Le domande dovranno pervenire entro il 6 marzo 2006. Il bando e la domanda di ammissione possono essere scaricati dal  sito http://www.giuriss.it/. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria: 079.228891 – mail masterlex@uniss.it.
 
16 - Il Nord Sardegna
Pagina 11 – Lettori
Un diritto che ci spetta
Sassari. Tasse sempre più onerose per un servizio deludente
Sono una studentessa della Facoltà di Scienze Politiche che come tanti altri si ritrova, alla fine dei suoi studi, a fare  domanda per il tirocinio. Dopo tante mattinate trascorse tra le code della segreteria e gli uffici dei docenti, l’unica risposta  alla mia richiesta di tirocinio è stata: i tirocini sono sospesi perché non c’è nessuno che "al momento" se ne occupa, dovrai recuperare i tuoi crediti da qualche altra parte! Ora gli studenti si chiedono quanto durerà questo "momento" e perché si pagano tasse onerose se non c’è il servizio di un diritto che ci spetta. Credo sia necessario fare di più per la  nostra università soprattutto per la completa disinformazione delle segreterie e degli studenti, i quali non hanno ancora  capito se, per il conseguimento della laurea, siano più importanti i crediti formativi o la media dei voti raggiunta. Giudicate voi.
Lettera firmata
 

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