Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
06 January 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Iglesias
La proposta dei sindacati al direttore generale dell’Asl numero 7
Nell’ospedale Crobu la scuola infermieri
Un centro servizi e la scuola per la formazione degli infermieri professionali all’ospedale Crobu di Iglesias. È la richiesta che i rappresentanti della Camera del lavoro del Sulcis Iglesiente hanno presentato l’altra sera al direttore generale dell’Asl 7 Benedetto Barranu. Una proposta presentata dopo che i sindacati hanno appreso dallo stesso manager che «nessun reparto sarà chiuso nel Sulcis Iglesiente». «Premesso che siamo contrari alla chiusura di un solo reparto e inoltre è necessario potenziare quelli esistenti - spiega Marco Grecu, segretario della Camera del Lavoro - è bene ricordare che la struttura che ospita l’ospedale pediatrico Fratelli Crobu può diventare a nostro parere un punto di riferimento per la formazione del personale che andrà a lavorare nel mondo sanitario del Sulcis Iglesiente e del resto della Sardegna». «È necessario e indispensabile che tra l’Azienda sanitaria e l’Università e l’Amministrazione comunale di Iglesias venga stipulato un accordo per portare avanti questo progetto - aggiunge ancora il sindacalista - che offrirebbe e garantirebbe alla stessa città un nuovo servizio, la scuola per la formazione e aggiornamento di tutto il personale infermieristico. L’idea sarebbe quella di far diventare il Crobu punto di riferimento per tutto il sistema sanitario dell’Isola». La proposta sarà discussa nei prossimi giorni nel corso di un incontro con le amministrazioni comunali. È cronaca di ieri inoltre la richiesta presentata dalla conferenza sanitaria del Sulcis Iglesiente di una «maggiore attenzione da parte dell’Asl dei problemi dei Comuni che fanno parte del Sulcis Iglesiente».
Davide Madeddu
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 45 – Cultura
Dopo oltre trent’anni di estenuanti lavori lunedì si inaugura la ricca collezione archeologica del Sulcis
Quei leoni di pietra a guardia del nuovo museo
A Sant’Antioco il simbolo della civiltà fenicia nella Sardegna antica
Il 1988 fu l’anno della riscoperta dei Fenici in Italia. La grande esposizione, organizzata nelle sale di Palazzo Grassi, portò a Venezia ottocentomila visitatori che ammirarono i tesori e le testimonianze della civiltà fenicia nel mondo antico. Navigatori e commercianti provenienti dal Libano, tra l’ottavo e il sesto secolo avanti Cristo, fondarono fiorenti colonie sulle coste del Mediterraneo lungo le rotte che toccavano in un continuo andare e venire tra il Medio Oriente e l’Occidente. La Sardegna fu una di queste tappe, fondamentale sulla rotta che portava dalla Tunisia alla Corsica e da lì alla Francia e alla Spagna. E Sulci, l’attuale Sant’Antioco, tra i tanti scali fenici sparsi nell’Isola era sicuramente il più ricco e popoloso. Non a caso uno dei simboli scelti per la grande mostra di Venezia furono i due leoni di pietra trovati a Sant’Antioco e che oggi rappresentano un richiamo irresistibile per i visitatori che passano da queste parti. Ma non solo i leoni di pietra. Statue, monili, ceramiche, fanno parte del tesoro che da lunedì sarà in mostra nel nuovo museo di Sant’Antioco. Nuovo solo perché fra breve (si parla di pochi mesi) verrà inaugurato ufficialmente, ma per l’anagrafe dei beni culturali conta già 33 anni. Lunedì, in realtà, è in programma una sorta di pre-inaugurazione con un’esposizione didascalica che illustra la storia e l’allestimento del museo tra passato e presente. Il museo è intitolato all’indimenticato Ferruccio Barreca, lo scopritore della civiltà fenicio punica in Sardegna che ha dato impulso, stimolato anche dal grande Sabatino Moscati, agli studi su questo periodo. L’attuale realizzazione si deve alla tenacia degli epigoni di Barreca, gli archeologi Paolo Bernardini e Piero Bartoloni che, oltre a scavare e a studiare i reperti, si sono battuti per portare avanti un progetto estenuante. Finanziamenti annunciati e mai arrivati, lavori iniziati e lasciati a metà, necessità di continui aggiornamenti dei sistemi di sicurezza: in oltre trent’anni tutto sembrava complottare per evitare che si aprisse il museo voluto proprio da Barreca. «Nel 1956 - spiega l’archeologo Piero Bartoloni, professore dell’Università di Sassari e direttore scientifico del museo - quando iniziarono gli scavi archeologici del tofet fenicio e della necropoli ipogea punica, la grande quantità e l’importanza storico-artistica del materiale rinvenuto avrebbero suggerito un immediato trasporto nel museo nazionale di Cagliari. Ma fu per espresso desiderio di Ferruccio Barreca che gli oggetti rinvenuti furono conservati nella stessa Sant’Antioco. Lo studioso allestì un magazzino con una piccola sala espositiva, che costituì il nucleo originario dell’attuale museo». «La ricchezza e la potenza dell’antico capoluogo sulcitano - aggiunge Bartoloni - hanno permesso che fosse tramandato un più che considerevole bagaglio di antiche testimonianze, le quali fanno del museo di Sant’Antioco un luogo privilegiato per la conoscenza della civiltà fenicia e punica e, in ogni caso, delle diverse civiltà che si sono succedute nel territorio». Secondo il collega Paolo Bernardini, coordinatore territoriale della Soprintendenza, il nuovo museo rappresenta «una delle collezioni di maggiore importanza nel Mediterraneo. Sicuramente - sottolinea - di rilievo internazionale». C’è molta attesa per il taglio del nastro di lunedì che premette all’imminente e - si spera - definitiva apertura.
Carlo Figari
 
 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Oristano
Interrogazione di Rc sul corso di laurea in Ingegneria
Che fine ha fatto la nostra richiesta? L’Othoca aspetta risposte dalla Regione
Che fine ha fatto la richiesta avanzata dall’istituto tecnico industriate statale "Othoca" per ottenere il patrocinio e il sostegno economico della Regione per il centro di ascolto universitario relativo al corso di laurea di primo livello in ingegneria meccatronica del Politecnico di Torino? Se lo domanda il consigliere regionale di Rifondazione comunista Ignazio Paolo Pisu che, per saperne di più ha scritto all’assessore regionale alla pubblica istruzione Elisabetta Pilia. Caldeggiando la richiesta dell’istituto, il consigliere regionale sottolinea il fatto che «la realtà socio economica della provincia di Oristano soffre, fra l’altro, della assenza di strutture universitarie e che gli atenei isolani non soddisfano le richieste provenienti dal territorio provinciale, costringendo gli studenti oristanesi ad allontanarsi dal proprio territorio, recandosi nella penisola, o più spesso, a rinunciare alla prosecuzione degli studi». L’esponente di Rifondazione fa notare all’assessore che «l’Istituto Othoca si è reso promotore di una iniziativa finalizzata a consentire, agli studenti provenienti dagli istituti secondari superiori, il completamento del corso di studi con l’apertura di nuove prospettive nel mondo del lavoro». Sottolinea inoltre che «attraverso il centro di ascolto universitario l’Its di Oristano è in grado di fornire servizi a quanti si iscrivono al corso universitario a distanza attivato presso il polo tecnologico previsto. Gli sbocchi occupazionali previsti», aggiunge, «sono principalmente quelli della progettazione, installazione, manutenzione e gestione di apparecchiature e sistemi con elevata integrazione tra le parti meccaniche ed elettroniche. In altri termini», conclude, «vengono formati esperti nei vari campi della robotica». La richiesta del patrocinio della Regione era stata fatta dal dirigente scolastico dell’Istituto Angelo Mura il 12 settembre sollecitando «un contributo, quello massimo disponibile, da ripartirsi in borse di studio da assegnare agli studenti». (e. f.)
 
 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 – Oristano
Corsi all’Othoca, Sos alla Regione
ORISTANO. Una delle ambizioni (o speranze) dell’Istituto tecnico industriale”Othoca” e quella di riuscire a far decollare il progetto per un “Centro di ascolto universitario”, relativo al “Corso di laurea di primo livello in ingegneria elettronica” istituito d’accordo con il Politecnico di Torino. Progetto che necessita di un adeguato sostegno economico e che ha spinto il consigliere regionale del Prc Ignazio Paolo Pisu, già sindaco di Laconi, a scrivere all’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Elisabetta Pilia, chiedendole apertamente di sostenere l’iniziativa dell’“Othoca”. Richiesta che l’esponente di Rifondazione motiva, in parte, così: «Le è certamente ben nota la realtà socio-economica dell’Oristanese, che soffre, tra l’altro, dell’assenza di strutture universitarie, atteso che gli atenei isolani non soddisfano le richieste provenienti dal territorio provinciale, costringendo gli studenti oristanesi ad allontanarsi dal proprio territorio, recandosi nella Penisola o, più spesso, a rinunciare al proseguimento degli studi».
 
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 – Sardegna
LUNEDI’ L’INAUGURAZIONE
SANT’ANTIOCO HA IL SUO MUSEO
Dopo trentatrè anni di attesa, lunedì 9 gennaio verrà inaugurato il museo archeologico di Sant’Antioco, una struttura che ospiterà importanti testimonianze risalenti alla civiltà fenicio-punica. A tagliare il nastro sarà l’assessore regionale della Pubblica Istruzione, Elisabetta Pilia; alla cerimonia saranno presenti centinaia di persone, tra cui assessori regionali, provinciali e sindaci di tutta l’isola. Il museo è intitolato all’archeologo Ferruccio Barreca. «Nel 1956 - spiega l’archeologo Piero Bartoloni, professore dell’Università di Sassari e direttore scientifico del museo - quando iniziarono gli scavi archeologici del tofet fenicio e della necropoli ipogea punica, la grande quantità e l’importanza storico-artistica del materiale rinvenuto avrebbero suggerito un immediato trasporto nel museo nazionale di Cagliari. Ma fu proprio per espresso desiderio di Ferruccio Barreca che gli oggetti rinvenuti furono conservati nella stessa Sant’Antioco. Lo studioso allestì un magazzino con una piccola sala espositiva, che costituì il nucleo originario dell’attuale museo». «La ricchezza e la potenza dell’antico capoluogo sulcitano - aggiunge Bartoloni - hanno permesso che fosse tramandato un bagaglio di antiche testimonianze, le quali fanno del museo di Sant’Antioco un luogo privilegiato per la conoscenza della civiltà fenicia e punica».

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