Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
1 – L’Unione Sarda Una piazza per il rettore dell’Università che è stato anche sindaco di Cagliari. Domani alle
Pagina 20 – Cagliari
Domani mattina la cerimonia
Piazza per Gaetano Orrù sindaco e rettore nell’800
Sergio Atzeni
2 – L’Unione Sarda La Sardegna perde pezzi. Piccoli, piccolissimi frammenti verdi, tessere minime di quel mosaico naturale chiamato biodiversità. A lanciare l’allarme è l’Unione mondiale della conservazione: nell’Isola ci sono cinque delle cinquanta piante a rischio di estinzione nelle cinquemila isole del Mediterraneo. Averle individuate può, e deve, essere il primo passo per evitare che l’Aquilegia barbaricina e quella Nuragica scompaiano per sempre dal pianeta insieme alla Lamyropsis microcephala, alla Polygala sinisica e al Ribes sardoum. Se riusciranno a sopravvivere sarà grazie a decisioni prese molto lontano, dall’altra parte del mondo, in quella conferenza di Rio che, nel ’92, portò alla firma della Convenzione sulla biodiversità che stabili di salvaguardare le specie in estinzione. Trattato rapidamente recepito dall’Unione europea che lo stesso anno emanò una direttiva, e stanziò i finanziamenti, per il monitoraggio della flora a rischio e la stesura di una lista di priorità d’interventi per la salvaguardia delle specie e del loro habitat. In Sardegna ne sono state individuate ventuno e da queste l’Unione mondiale della conservazione ha selezionato le cinque inserite nella Top 50 delle isole mediterranee. «Con una scelta che non mi trova del tutto d’accordo», osserva il professor Gianluigi Bacchetta dell’istituto di Botanica dell’Università di Cagliari che ha curata la parte sarda delle Liste rosse e blu della flora italiana, lo studio di base da cui è scaturita la lista delle Top 50. «Oltre a quelle indicate dall’Unione mondiale della conservazione, ce ne sono altre ancora più a rischio come
Pollice verde. Un hobby ma anche una terapia dell’anima per tantissimi appassionati
Pagina 43 – Cultura
C’è una Sardegna verde che rischia di scomparire
DI STEFANO LENZA
Con
Un piccolo vaso sul balcone o qualcosa di più in terrazza o nel giardino: ognuno si arrangia come può ma sono tantissimi gli appassionati del verde. Vuoi perché far del bene fa bene anche quando si rivolge l’attenzione alle piante. Curarle, ma forse è meglio dire coccolarle, è una vera terapia contro lo stress. Potare, concimare, veder crescere i rami, spuntare le gemme sbocciare i fiori gratifica e rilassa. Imparare non è difficile e oggi il mercato del fai da te offre una vastissima gamma di possibilità e le tante riviste specializzate aiutano alla formazione di una cultura di base. Ma se la passione si incanala verso la curiosità scientifica bisogna fare una salto di qualità. Il che non significa necessariamente lanciarsi nello studio di testi specializzati. La sezione sarda della Società botanica italiana ha un’intensa attività sociale con proposte non riservate esclusivamente agli addetti ai lavori. In questi giorni ha varato il programma delle iniziative per il 2006 che inizieranno il 26 gennaio a Cagliari con una conferenza su "Boschi e boscaglie ripariali della Sardegna meridionale" (alle 18 al dipartimento di Scienze botaniche dell’Università). Appuntamento il 2 marzo, a Sassari, per una conferenza sulla "Biodiversità vegetale negli habitat umidi temporanei dell’Isola" (Dipartimento di botanica ed ecologia, ore 18). A seguire vari incontri, visite ed escursioni fino a dicembre. Tra le varie mete, la banca del germoplasma (Cagliari, 30 marzo) o il Montiferru (16-19 maggio). Maggiori informazioni sul sito della Società botanica italiana (www.societabotanicaitaliana.it) o del Centro conservazione biodiversità dell’Università di Cagliari (www.ccb-sardegna.it). Il mese scorso, a Sassari,
3 – L’Unione Sarda Come l’araba fenice. Cus Cagliari 1947, dalle ceneri della guerra l’anima di un gruppo che ancora oggi concede grandi momenti di sport agli appassionati e agli sportivi cagliaritani. Una polisportiva con un’anima pubblica, sport e agonismo, vittorie e grandi atleti, come l’Amsicora, il Cagliari o
Pagina 22 – Sport
Otto le discipline praticate negli impianti dell’ateneo
Cus, lo sport ancora fa rima con università
ANDREA MASSIDDA
SASSARI. Ammesso che non si estinguano pure loro a causa del riscaldamento dei ghiacciai del Polo Nord, saranno gli orsi bianchi dell’isola di Spitsbergen a vigilare sulla nostra agricoltura. Entro il 2007, sotto quella gelida terra ancora definita «no man’s land», perché prima della sua scoperta, nel XVI secolo, non era mai stata abitata, il governo norvegese immagazzinerà due milioni di tipi semi. Salviamo il cardo e i fiori del Sinis CHIARAMARIA PINNA
SASSARI. Si chiamano Aquilegia barbaricina, Aquilegia nuragica, Lamyropsis microcephala, Polygala sinisica, Ribes sardum. Hanno fiorellini piccoli, bianchi, violetti, o frutti mignon rossi. Solo una è spinosa, eppure anche lei,
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Pagina 4 – Sardegna
Un’arca di Noè verde custodirà i semi di due milioni di piante
Un bunker antiatomico nelle Spitsbergen a nord della Norvegia
Il motivo? Preservare tutte le forme vegetali da poco probabili - ma ahinoi sempre possibili - catastrofi ambientali, attacchi terroristici o qualsiasi altro scenario apocalittico la mente umana possa immaginare. Quella che si sta allestendo è una sorta di Arcà di Noè che «servirà a riportare in vita l’agricoltura nel pianeta nel caso il Nostro dovesse collassarsi».
In questo grande freezer (un forziere antiatomico con controllo computerizzato) troveranno spazio tutte le specie di semi e di piante per l’alimentazione umana e animale provenienti da ogni angolo del mondo. Sarà il regno delle biodiversità. Dalle piante quasi sconosciute sino a quelle fondamentali per la nostra nutrizione, come frumento, orzo, riso o mais, per esempio. Un posto in prima fila sarà riservato al fagiolo, che secondo Umberto Eco, grazie al suo alto valore nutritivo e all’elevato contenuto di proteine, va considerato «l’invenzione» più importante del secondo millennio («Senza i fagioli - scrisse qualche anno fa il semiologo - la popolazione europea non sarebbe raddoppiata in pochi secoli»).
Ora ai promotori di questo che è stato battezzato con il poco rassicurante nome di «Deposito dell’Apocalisse» non resta che organizzare la raccolta. «Un’iniziativa così si avvale non solo del sostegno dei vari governi interessati al progetto, ma anche di grandi organizzazioni che vanno dall’Unesco all’Ipgri, l’Istituto internationale di ricerca genetica sulle piante», spiega Innocenza Chessa, direttrice, all’università di Sassari, del Centro per la conservazione e la valorizzazione delle biodiversità vegetali -. Anche se siamo solo all’inizio, una raccolta del genere la facciamo anche a Sassari con i colleghi botanici. Ci occupiamo delle piante sarde, sia di quelle coltivate sia di quelle non coltivate».
Ma quanto è importante salvaguardare le biodiversità vegetali? «Intanto, come ricorda sempre
Per un Paese occidentale come l’Italia, relativamente ricco, è invece importante proteggere le produzioni da eventuali agenti patogeni. «Un esempio che facciamo sempre è quello della patata irlandese - continua l’esperta - colpita da una malattia che portò prima alla distruzione di tutti i campi di patate e poi a una tristemente celebre carestia». Qualcosa del genere accadde anche alla nostra vite, vittima della «peronospora», un fungo microscopico che colpisce foglie, germogli e grappoli. «Una malattia - aggiunge Chessa - che ci ha costretto a riconvertire la viticoltura con l’innesto sulle viti americane, perché quelle europee erano troppo sensibili a questo agente patogeno».
Il timore, quindi, non sarebbe solo quello delle catastrofi naturali. «Molto spesso - spiega ancora la professoressa Chessa - l’agricoltura intensiva, di per sé non negativa, tende a uniformare i prodotti a discapito della diversificazione. Conservare i semi, dunque, è sempre necessario».
La direttrice del Centro per la conservazione e la valorizzazione delle biodiversità vegetali, infine, allarga il discorso anche alla tradizione. «Non bisogna mai dimenticare che dietro questi semi e queste piante ci siamo noi, la gente - spiega -. E ci sono i nostri agricoltori che lavorano le terre, sperimentano, selezionano il prodotto migliore, si scambiano i semi e saperi. Un patrimonio che va preservato, perché è così che si sono formate le specie coltivabili».
A rischio cinque specie endemiche della flora della Sardegna
A lanciare l’Sos è l’Unione mondiale per la conservazione con uno studio sul Mediterraneo
Come in ogni situazione d’allarme la prima domanda è: di chi è la colpa? Come spesso accade la risposta è una: dell’uomo. Perchè se a strappare e ingoiare le cento piante di ribes sono le capre, che comunque risparmiano gli arbusti, a passare con le ruspe, a spianare, a ripulire bene bene i terreni sono le squadre di operai della forestale che nella strettissima penisola del Sinis hanno impiantato una pineta facendo scempio della Poligala, e quanti hanno costruito seconde case e aperto accessi al mare. «Di lei sono rimaste tracce solo nei costoni, su scogliere inacessibili» - spiega il professor Ignazio Camarda del dipartimento di botanica dell’università di Sassari che ha coordinato lo studio svolto in Sardegna - e se prima gli esemplari erano pochi, e radicavano solo su una manciata di ettari ora sono rarissimi».
Rari sì, ma mai quanto l’Aquilegia nuragica, endemica come la sfortunata Polygala. Di Aquilegia, oggi, sul Gennargentu, se ne contano a malapena 15 esemplari, arroccati. Se manterranno il numero è esclusivamente perchè sono su una delle creste più alte di Su Gorroppu. «Le basta un goccio d’acqua per vivere - spiega il professo Camarda - e lo ricevono dallo stillicidio della roccia». Il suo habitat è piccolo quanto un monolocale: appena
La cugina Aquilegia Barbaricina ha un futuro altrettanto grigio: appena 50 piantine di questa parente dei ranuncoli sul Monte Spada dove i sardi hanno scoperto il turismo e dove le agenzie trascinano chi vorrebbe vedere solo
Ma sul Gennargentu a trovare gustosa
«Come si vede, a rischio sono soprattutto aree di interesse turistico - sottolinea Camarda - e se la gente dovrà imparare a fare attenzione, le istituzioni devono mettere in atto i piani di gestione per la tutela del territorio». Un discorso che viene da lontano quello del docente che a costo di impopolarità, come presidente del parco della Maddalena ebbe il coraggio di imporre il biglietto d’accesso e preservare dagli assalti
La stessa ricetta vale per le altre isole del Mare Nostrum dove molte delle 25.000 piante autoctone del Mediterraneo, che fanno della regione una dei 34 «hot spots», i punti caldi della biodiversità mondiale, stanno scomparendo.
Lo studio della Iucn mira a invertire il declino di questi tesori naturali, fornendo ai governi uno strumento fondamentale di conoscenza per definire politiche appropriate di conservazione: in particolare a Paesi come l’Italia,
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IGLESIAS. Nuove ed importanti prospettive per la ricerca si intravvedono per l’università del Sulcis Iglesiente di Monteponi. In questi giorni la facoltà di farmacia dell’università di Cagliari ha incontrato i rappresentanti sindacali, delle categorie datoriali e delle parti sociali per un parere sull’istituzione del corso di laurea in Biotecnologie farmaceutiche. L’interesse dell’ateneo cagliaritano a realizzare nel Sulcis Iglesiente un nuovo corso di studi è confermato dalla partecipazione all’incontro, che si è tenuto nella sede dell’Api Sarda a Elmas, dei professori Gaetano Di Chiara, preside della falcoltà di Farmacia, Giuseppe Loy, Maria Teresa Sanna Raffaello Pompei, Marinella Melis e Riccardi Sanna, manager didattico della facoltà. Indubbiamente le parti sociali hanno espresso la propria disponibilità ad favorire l’iniziativa che potrebbe essere di supporto alle esigenze del sistema produttivo dell’area di Cagliari. «Non possiamo che condividere questa proposta - ha detto Vincenzo Panio, segretario generale dell’Api sarda. - Il corso di studi in biotecnologie industriali non è presente a Cagliari ma dovrà differenziarsi da quello di Oristano dove non vengono svolte le lezioni di biotecnologie farmaceutiche, come farmacologia, tecnica farmaceutica e chimica farmaceutica». Le parti hanno dichiarato la massima disponibilità a collaborare per adeguare il profilo professionale del laureato in biotecnologie farmaceutiche alle esigenze del mercato. C’è già l’impegno reciproco di sottoscrivere un protocollo d’intesa per lo sviluppo di progetti comuni. All’importante incontro era anche presente, per l’Api sarda, Gilberto Marras, responsabile centro studi e ricerche, Silvana Manuritta, responsabile dell’ufficio economico.(e.a.)
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UNIVERSITÀ DEL SULCIS
Un corso di laurea in Biotecnologie farmaceutiche