Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
26 July 2020

L'Unione Sarda




 

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 luglio 2020 / CAGLIARI - Pagina 26
Università. Tesi sul cyberbullismo
CONTENUTI MULTIMEDIALI, PRIMO LAUREATO DEL NUOVO CORSO

Marco Marras è il primo laureato in Scienze della produzione multimediale all'Università di Cagliari. Ha concluso venerdì pomeriggio il suo percorso di studio. Si tratta del corso di laurea magistrale coordinato da Antioco Floris, nato esattamente due anni fa per volontà del rettore Maria Del Zompo con l'intento di offrire competenze di alto livello in uno degli ambiti professionali in forte sviluppo. Marco Marras ha conseguito il titolo discutendo una tesi dal titolo “#Educhiamociaprevenire: la Media Education nella prevenzione del bullismo e del cyberbullismo”, un lavoro impegnativo di ricerca e di approfondimento in cui è stato seguito dai docenti Diego Cavallotti e Maria Luisa Pedditzi. Marras, che ha 23 anni, ha sviluppato un progetto a carattere sperimentale in cui la componente di ricerca sul campo si è coniugata con la realizzazione di strumenti multimediali capaci di intervenire per controllare le consuetudini di cyberbullismo, quella forma di bullismo che si pratica nel web e in particolare sui social media, la nuova agorà dei rapporti interpersonali del mondo contemporaneo. Il neodottore ha fatto emergere l'importanza della figura del media educator come un nuovo professionista che può operare per migliorare i processi di partecipazione alla vita contemporanea. Intanto sui social dell'ateneo cagliaritano continua a spopolare la rubrica #unicalaurea: le studentesse e gli studenti che si laureano stanno condividendo foto e commenti, con post che raggiungono un numero elevatissimo di like e condivisioni.





 

La Nuova Sardegna

 

 

 

 

2 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2020 / PRIMA PAGINA
L’attrice al Filming Italy Sardegna Festival
GERINI: “MILLENNIAL SARDI VISIONARI”
Presidente di giuria dei corti girati da liceali e universitari

Arrivata al Forte per presiedere la regia che sceglierà il miglior corto realizzato dagli studenti, Claudia Gerini si racconta. La quarantena trascorsa rivedendo vecchi film, la passione per il taekwondo, l’amore per la musica e i progetti per il futuro. Intanto, in attesa di proclamare il vincitore, nel soggiorno sardo c’è il tempo anche per la fregola e il porcetto.  FRONGIA A PAGINA 21

LA MIA ISOLA ESTATE - Pagg. 21/22/23
L'intervista
CLAUDIA GERINI: «SUL SET HO IMPARATO A COMBATTERE»

Cosa possono avere in comune la ruspante Jessica di "Famolo strano" con la feroce dark lady di "Suburra", Sara Monaschi? Una cifra di strepitosa serietà, tono e animo signorile. Claudia Gerini, la star della porta accanto. Maschera di gioia, drammi, svago. Coccole e sensualità più una spruzzata di romanità. Infaticabile e pignola, sul set e nella vita. «Quando scelgo un personaggio ci metto tutta me stessa, sono molto generosa e do tutto quello che posso perché voglio che il sogno nella testa del regista sia realizzato completamente». Presidentessa della sezione corti al Filming Italy Sardegna Festival, musa e partner su piccolo e grande schermo di Gianni Boncompagni e Carlo Verdone, moglie di Pilato in «La passione di Cristo» di Mel Gibson, sfrontata e sensibile in Beatrice di «A casa tutti bene» di Gabriele Muccino e nei panni della giornalista di Repubblica, Federica Angeli, sottoscorta per aver scritto della malavita di Ostia in «A mano disarmata», incarna un'energia che piace. E conquista. Romana, 48 anni, Nastri d'Argento e David di Donatello a più riprese, ma anche i Premi Nino Manfredi (per "Ammore e malavita" e "A casa tutti bene"), Flaiano ("Sono pazzo di Iris Blond", "Il mio domani" e "Com'è bello far l'amore") e Ciak d'oro ("Diverso da chi?" e "Ammore e malavita").
CLAUDIA GERINI
«IO, CINTURA NERA DALL'ANIMO ZEN»

segue dalla copertina
È stata anche Ufficiale della Repubblica su iniziativa del presidente Sergio Mattarella: «Indimenticabile - ricorda Gerini - . Se ci penso sento un brivido». Insomma, da "Robe da ricchi" di Sergio Corbucci del 1987 a "Hammamet" di Gianni Amelio, una carriera decisamente sontuosa. Trentatré anni di ritratti, lacrime, ironia: «Una dote innata. Ho sempre cercato di diversificare il più possibile le mie scelte, di cambiare per non annoiare il pubblico, peccato capitale. Mi piace misurarmi con nuovi ruoli, ho rifiutato copioni con personaggi collaudati e simili al passato». Comunque sia, narrazioni forti e convincenti. Umane, toccanti, coinvolgenti. Claudia nel 2003 presenta Sanremo, va a Mai dire gol, al Concerto del primo maggio e Zelig. Canta con Ornella Vanoni, Lele Marchitelli, Tiromancino e Claudio Baglioni, firma videoclip con Arisa e Raoul Bova, viene diretta, tra i tanti, da Sergio Rubini, Michela Andreozzi, Sergio Castellito, Silvio Soldini, Paolo Genovese, Lina Wertmuller. «Cinema, teatro o tv? Lavorare in tv è difficile e faticoso, ti risucchia le energie: la televisione è fatta di numeri e momenti di pubblicità, non ti dà né tempo né il contatto col pubblico».
Al Forte è arrivata con un gruppo di amici. Tra la Spa, la palestra, il menu sardo: «Buonissima la fregola ai frutti di mare e il porcetto arrosto». La chiacchierata precede l'incontro dei giurati per il miglior corto dei ragazzi dell'Università e dei licei Dettori e Convitto di Cagliari. «Cose interessanti. Non mi aspettavo profondità su ambiente, sport, etica. Ci sono visionari ed ecologisti».
Il Covid ha avuto spazio? «Sì. Un ragazzo ha costruito ritratti al tempo della pandemia. Ci sono pezzi potenti e aggressive con bastonate arrivano al nostro povero pianeta».
I corti dei millenial, qual è l'indicazione? «Propongono una fotografia del nostro tempo, né troppo ottimismo ma neanche un pessimismo talebano».
Cos'è stata la pandemia per Claudia Gerini? «Per natura sono molto ottimista, non mi lascio abbattere facilmente. Ho preso il buono che c'era da prendere, nel dolore e lo spavento per quello che abbiamo vissuto».
Come ha sfruttato il lockdown? «Ho seguito talenti sconosciuti e messo in primo piano le cose lasciate dietro. Adesso, mi metto dalle parte di chi deve ripartire. Serve forza per andare avanti».
Che cosa le ha lasciato il taekwondo? «Ho la cintura nera ma sono pacifista con animo zen. Adesso, mi muovo molto tra ballo, danza e ginnastica».
Che cosa ha visto da chiusa in casa? «Tanti bei film che non vedevo da tempo. Mi ha colpito tanto "C'eravamo tanto amati" di Scola. E anche "Lacrime di gioia" con Anna Magnani e Totò: meraviglioso».
Cosa passa di nuovo? «Ho visto i film "Gli infedeli" e "Il testimone invisibile" di Stefano Mordini: mi sono piaciuti moltissimo». Canzoni, videoclip, live: per lei la musica che ruolo ha? «Sono onnivora. Seguo una radio francese che passa jazz, rock, rap e pop. E adoro Mina, Mariah Carey, Bioncé».
Al maschile, quali sono i riferimenti? «Mi piacciono i graffi di Bruce Springsteen, ma mi godo anche il mondo di Francesco De Gregori».
Piove, è di malumore, cosa ascolta? «Frank Sinatra. Nella quotidianità non si può fare a meno di tanti tipi di voci».
Torniamo sul set. Cosa succede in Suburra 3? «Abbiamo terminato le riprese. Sara Monaschi si sporca le mani, è ambiziosa, passa sopra tutto e tutti per avere quel che vuole. Cinica, va dove meglio prende e guadagna».
Pare la vita di tutti i giorni. «Suburra non ha personaggi positivi, sappiamo che spesso la realtà è pure peggio».
Qual è il bilancio del Festival? «Perfetto. Tiziana Rocca è bravissima, il Forte è Covid free, ci hanno testati, tutti negativi».
Com'è Matt Dillon visto da vicino? «Simpatico, un mio mito da ragazzina. Sta con una mia amica coreografa che stimo, Roberta Mastromichele».
Da chi vorrebbe essere diretta? «Dal regista di Moulin Rouge, Baz Luhrmann».
Il partner? «Johnny Depp».
Chi sceglie tra Susan Sarandon e Meryl Streep? «Bingo! Prendiamole tutte e due. Esempi di attrici potenti con forza interpretativa, personalità e talento. Le amo».
Claudia, risponda a bruciapelo: qual è il primo obiettivo da centrare che le viene in mente? «Vorrei restituire le fortune che ho avuto, le cose che ho imparato».







 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 luglio 2020 / SASSARI - Pagina 18
Niente tocco di gomito: il Conservatorio ha "brevettato" un saluto sicuro che sarà preso a modello

IL "CIAO" POST COVID È DEL CANEPA
Uno sguardo e un movimento simbolico e distante delle mani. Università e scuole prenderanno esempio da questa modalità di interazione sociale

SASSARI A meno di due mesi dalla riapertura delle scuole, Sassari detta la linea sulle modalità di interazione post Covid e si pone come riferimento per gli altri istituti. Infatti il Conservatorio Canepa e la Luiss stanno lavorando ora per diffondere il "modello Sassari", come viene ormai definito, nelle università e nelle scuole della penisola in occasione di un possibile riavvio autunnale della didattica. Non gomiti o piedi che si toccano, ma il gesto del "saluto discreto e sicuro, con lo sguardo e il movimento simbolico e distante delle mani", come previsto tra le tante disposizioni del decreto conservatoriale pubblicato a fine giugno sul sito del Canepa http://www.conservatorio.sassari.it/decreto-presidenziale-n-192020/.Il Conservatorio di Sassari è il solo ente pubblico italiano ad aver disciplinato un modello nazionale sulle modalità di interazione e di saluto post Covid. Se le attività didattiche riprenderanno a partire da settembre, le previsioni normative interne, contenute nel decreto del presidente Ivano Iai del 21 giugno scorso, potrebbero così essere estese alle università e alle scuole della Penisola. Sullo sfondo il successo di un'iniziativa che nei mesi scorsi aveva portato il Canepa all'attenzione dei media nazionali e dei social come protagonista di un progetto "Salutiamoci Bene", una nuova modalità di saluto senza contatto fisico e affidato allo sguardo e alla gestualità rigorosamente a distanza. Promosso da alcuni studenti della "Luiss Guido Carli", lo studio basato sulle neuroscienze, ha coinvolto, appunto, gli studenti del Canepa e di altri 5 atenei italiani coordinati da Angelo Monoriti, avvocato e docente di negoziazione. Il progetto ha avuto ampio spazio nei giorni scorsi anche all'interno del Tg di Rai 2 nella rubrica di approfondimento condotta da Laura Vaccarezza "Tutto il Bello che c'è". «Il Conservatorio di Sassari - spiega il presidente Ivano Iai - ha disciplinato con specifiche disposizioni regolamentari interne le modalità di interazione e di rapporto umano, integrando le ben più note prescrizioni sul distanziamento, in una prospettiva di educazione dei giovani e degli adulti finalizzata a realizzare modelli comportamentali omogenei e condivisi che oltre a comportare il rispetto delle cautele di sicurezza sanitaria siano, al tempo stesso, di stimolo al riconoscimento dell'eguaglianza di genere e alla sostanziale neutralità del saluto». Tra i principali istituti interessati al "modello Sassari" il liceo Galilei di Roma, che ha preso parte all'incontro di alcuni giorni fa presso la Luiss anche in rappresentanza di altre scuole, manifestando interesse all'applicazione delle direttive del modello nazionale contenute nel decreto firmato dal presidente Iai, condiviso dal direttore Mariano Meloni e dal consiglio di amministrazione. Un decreto, quello che parte da Sassari, concreto e operativo tanto da aver già varcato la soglia degli uffici ministeriali che stanno affrontando lo studio di linee guida e direttive articolate per la regolamentazione della riapertura agli utenti e al pubblico delle sedi didattiche e che, grazie alle disposizioni del "Canepa", saranno di ausilio per la ripresa, in generale, di quelle istituzionali della pubblica amministrazione. I primi segnali di un "modello Sassari" da imitare erano già arrivati durante il lockdown quando una decina di provvedimenti del Canepa, adottati per fronteggiare l'emergenza epidemica e regolamentare la didattica e le prestazioni dei docenti e dei dipendenti, furono presi a modello da diverse istituzioni italiane di alta formazione musicale e accademica. (r.cr.)

 

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