Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
13 July 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 13 luglio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 3

L’allarme. In arrivo la proroga delle misure anti Covid e più accertamenti

IL GIRO DI VITE DIETRO L'ANGOLO «ORA C'È TROPPA IMPRUDENZA»
Il microbiologo Manzin: il coronavirus non è ancora scomparso

Assembramenti, baci e abbracci, le mascherine consegnate al museo della pandemia. In troppi sembrano aver dimenticato i circa 35mila morti (di cui 134 in Sardegna) a causa del coronavirus e le 243mila persone (1.372 nell'Isola) che hanno contratto il virus Sars-CoV-2. E in troppi sembrano ignorare che in molti Paesi del mondo globalizzato, Stati Uniti e Brasile in primis, il Covid è in preoccupante ascesa e che forse in Italia si è solo nascosto.

I numerosi focolai che si sono accesi in tutto il Paese lo testimoniano e per questo il Governo si appresta a confermare molte delle misure in scadenza domani, a proclamare lo stato d'emergenza (sul quale la maggioranza al Governo è spaccata), sino alla fine dell'anno e ad inasprire i controlli, finora molto leggeri.

Il virus non è scomparso

Del resto «il virus non è scomparso», come fa notare Aldo Manzin, docente di Microbiologia e Immunologia alla facoltà di Medicina dell'università di Cagliari, che non approverebbe nuove chiusure generalizzate ma sollecita, semmai, «l'uso del buonsenso», sia da parte della politica che dei cittadini. «Le situazioni da liberi tutti e di imprudenza c'erano prima e continuano ad esserci ma per fortuna accanto a qualche irresponsabile vedo consapevolezza e comportamenti in generale più razionali». Non sempre, a dire il vero. Né in Sardegna e nemmeno nel resto d'Italia dove nei luoghi della movida e nelle spiagge libere sembra che il virus non sia mai esistito. E dei controlli annunciati non c'è traccia, spesso per mancanza di personale.

Che cosa accadrà

Nel decreto che dovrebbe essere varato domani dal Consiglio dei ministri ci sarà la conferma di gran parte delle misure di sicurezza in vigore da marzo e qualche inasprimento.

Resterà l'obbligo di indossare le mascherine nei luoghi chiusi quando non si può garantire il distanziamento di almeno un metro, sarà ancora necessario sistemare gli erogatori di disinfettante negli uffici, nelle attività commerciali e in tutti i luoghi frequentati dal pubblico, si dovranno ancora sanificare i locali e i prodotti in vendita, si dovrà usare il termoscanner per misurare la temperatura a tutti i lavoratori e ai clienti dei negozi.

Basta assembramenti

Non che le regole sugli assembramenti non siano chiare, ma il Governo ne ribadirà il divieto ovunque, anche nelle spiagge, soprattutto quelle libere, e durante gli eventi e le sagre. Si annuncia anche un inasprimento dei controlli, anche se non è chiaro chi dovrà effettuarli. Ricordate l'annuncio del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia di un bando per il reclutamento di 60mila assistenti civici che avrebbero dovuto intimare agli incivili il rispetto delle regole anti contagio? Nessuna traccia.

Stop ai voli

Dovrebbe slittare, invece, la riapertura delle discoteche prevista per domani. A meno che le Regioni non dispongano diversamente. Quanto ai voli sarà confermato che chi arriva in Italia dagli Stati Uniti dovrà osservare l'isolamento di 14 giorni e che non potranno arrivare nel territorio nazionale passeggeri provenienti da Armenia, Brasile, Bahrein, Banghladesh, Perù, Kuwait, Oman, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Moldova, Cile, Panama, Repubblica Dominicana.

«Differenziare le misure»

Per Manzin «le misure di contenimento del virus e di distanziamento sociale non devono essere generalizzate ma devono essere tarate a seconda delle situazioni. Anche le mascherine non hanno sempre senso ma, certo, vanno utilizzate nei locali chiusi quando non è possibile mantenere le distanze». C'è poi il tema del ritorno del virus sul quale gli esperti sono divisi. «Ciò che posso dire è che dal punto di vista biologico e virologico qualsiasi previsione si faccia non è basata su studi scientifici ma», aggiunge il microbiologo, «è evidente che, come altri virus, possa ricomparire nel corso della stagione fredda».

Fabio Manca



 

La Nuova Sardegna


 

 

2 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 13 luglio 2020 / PRIMA PAGINA
Emergenza clima Nuovi progetti per la gestione dell’acqua
DUE MILIARDI DI DANNI IN VENT’ANNI DI SICCITÀ

Sardegna tra le regioni italiane più colpite, Università di Sassari e aziende impegnate in una ricerca sui sensori per l’irrigazione
I soldi investiti oggi in ricerca, infrastrutture, organizzazione delle risorse idriche saranno ripagati domani in minori danni sul sistema agricolo sardo: anche la nostra isola è infatti alle prese con i cambiamenti climatici planetari. Riccardo Valentini, professore all’Università della Tuscia, membro del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici insignito nel 2007 del premio Nobel per la pace, parla delle ricerche e dei progetti condivisi con l’Università di Sassari e ricorda che negli ultimi 20 anni la Sardegna è stata tra le regioni italiane più danneggiate dalla siccità.  ? PETRETTO A PAGINA 3

PRIMO PIANO - Pagina 3
Due miliardi di danni dalla siccità
la salvezza arriva dalla tecnologia

IL FUTURO DELL'AGRICOLTURA
Il premio Nobel Valentini parla delle scelte imposte anche nell’isola dai cambiamenti climatici “Se restiamo immobili siamo senza speranza: ma l’uomo ha la capacità di risolvere i problemi”

L’isola è tra le 4 regioni italiane ad aver patito le conseguenze più gravi negli ultimi 20 anni. Un progetto con l’università di Sassari per la sperimentazione dell’irrigazione intelligente

di Roberto Petretto
SASSARI I soldi che si investono oggi in ricerca, infrastrutture, organizzazione delle risorse idriche probabilmente saranno ripagati domani in minori danni sul sistema agricolo sardo: è la prospettiva che si para davanti alla nostra isola alle prese con i cambiamenti climatici planetari che a queste latitudini stanno già producendo conseguenze sotto forma di siccità devastanti e alluvioni spesso catastrofiche. «Ma io ho fiducia nell'uomo e nella sua capacità di modificare le cose, di risolvere i problemi. Certo, se resteremo fermi, senza fare nulla, non avremo speranza». Parla ispirato dalla consapevolezza della ragione, dello studio, dell'esperienza sul campo Riccardo Valentini, professore ordinario all'Università della Tuscia. Nel 2007, insieme ad altri scienziati del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici nel 2007 è stato insignito del premio Nobel per la pace per le ricerche condotte sul cambiamento climatico. Da tempo collabora con l'università di Sassari per la sperimentazione di un sistema irrigazione dei vigneti: «Stiamo applicando delle tecnologie che abbiamo sviluppato insieme al gruppo guidato dalla professoressa Donatella Spano. Un apparecchio misura per ogni vite consumo di acqua e umidità del terreno. Un sensore controlla il colore delle foglie per avere una valutazione dello stato di salute della pianta. I dati vengono inviati in cloud ogni ora e così permettono di valutare in tempo reale il consumo idrico e tutta una serie di parametri».
La tecnologia: il futuro. È il futuro dell'agricoltura. O, meglio, è la strada obbligata: l'acqua sarà sempre più scarsa e si accentuerà la lotta tra le esigenze dell'agricoltura contrapposte a quelle dell'uso civile e industriale.
Negli ultimi 20 anni, in Italia il settore agricolo ha subito danni per 15 miliardi di euro causati dalla siccità. Di questi, il 50 per cento è stato concentrato in appena quattro regioni: oltre a Emilia Romagna Puglia e Sicilia, c'è la Sardegna. In ognuna di queste quattro Regioni c'è stato quindi, in media, un danno di circa 2 miliardi di euro.«La tecnologia può aiutare a risparmiare l'acqua - dice ancora Riccardo valentini -. Bisogna pensare sempre di più a ridurre la cosiddetta impronta idrica. Produrre in agricoltura consumando meno acqua può comportare anche un vantaggio sul mercato. In Italia non abbiamo molti esempi: uno è sicuramente in gruppo Mutti che cerca di incentivare i produttori per poi comunicare questo messaggio ai consumatori». Organizzazione. Indispensabile puntare sulla tecnologia, dunque, ma anche su «un sistema di governance più efficiente: nella gestione delle risorse idriche in Italia c'è un'enorme stratificazione di competenze. Manca un coordinamento nazionale del sistema idrico. Tra Consorzi di bonifica, Autorità di bacino, Regioni, Stato, in alcuni casi associazioni comunali, c'è una frammentazione di competenze. Il sistema va messo in ordine. Investimenti. Terzo elemento essenziale: le infrastrutture: sono necessari investimenti importanti nelle manutenzione perché le reti idriche sono obsolete e in alcune zone d'Italia (la Sardegna è tra queste) va perduto sino al 50 per cento dell'acqua. Risparmio. Infine serve una campagna di educazione al risparmio rivolta ai consumatori. Senza interventi in questi quattro settori le cose si faranno complicate in futuro. «In Italia il settore agricolo assorbe il 70 per cento delle risorse idriche - ricorda Valentini -. Il resto se lo dividono gli usi civili e industriali. I cambiamenti climatici peggiorano la situazione. La Sardegna si trova in una zona di clima Mediterraneo sottoposta a ondate di calore e siccità. Gli scenari sono molto severi. L'altra faccia sono i valori estremi di precipitazione. L'agricoltura fa le spese di questa situazione».Il fattore umano. Riccardo Valentini nutre comunque una illuminata fiducia nell'uomo: «Oggi abbiamo la possibilità di lavorare su grandi quantità di dati. I big data possono avere un utilizzo importante nell'agricoltura. Poi abbiamo satelliti con sempre maggiore deinifizione, sensori sempre più intelligenti. Tutta questa tecnologia ci consentirà sempre più di monitorare e prendere decisioni, anche grazie a nuovi processori che avranno una loro intelligenza e saranno in grado di adottare decisioni in modo rapido e automatico. È un futuro vicino: servono volontà politica e investimenti. Ma è anche una strada che crea lavoro per tanti giovani. E poi ci aiuterà a ridurre il danno economico: dobbiamo sempre valutare questo aspetto».
@Petretto

Spano: «C'è un importante lavoro di comunicazione e apprendimento sulla gestione delle risorse»
LA RICERCA DELL'UNIVERSITÀ COINVOLGE 12 AZIENDE

SASSARI A capo del gruppo che sta portando avanti il progetto sull'irrigazione intelligente, a cui collabora il Nobel Riccardo Valentini, c'è Donatella Spano, professore ordinario di Scienze agrarie all'università di Sassari. «Insieme al dottor Costantino Sircana, responsabile di vari progetti», precisa subito la professoressa Spano.
In campo sono due interventi, finanziati dalla Regione, a cui collaborano anche l'Università di Cagliari e il Cnr. «Ci occupiamo di gestione delle risorse idriche, soprattutto di irrigazione nella viticoltura. Nel primo progetto sono coinvolte 12 aziende tra le più importanti della Sardegna. C'è un grande lavoro di comunicazione e apprendimento da parte delle aziende su nuove tecniche nella conduzione e gestione risorsa idrica. Il secondo progetto riguarda la ricerca e lo sviluppo tecnologico, con l'utilizzo di nuovi sensori. L'obiettivo è il risparmio e la buona gestione della risorsa idrica».
Dallo studio e dalla sperimentazione arrivano indicazioni pratiche importanti: «Qual è il momento migliore per irrigare, ad esempio.
Perchè ci sono condizioni diverse localmente, anche all'interno di una stessa azienda e con differenze tra una varietà e l'altra». È l'agricoltura che cerca di adeguarsi e adattarsi al cambiamento climatico: «Bisogna applicare - ammonisce Donatella Spano - tecnologie già applicate anche a livello industriale. È necessario diventare smart anche in agricoltura, utilizzare la tecnologia che ci consenta di programmare in modo personalizzato gli interventi. Perché la viticoltura? L'abbiamo individuato come settore economicamente molto importante per la Sardegna, in crescita e con prospettive di sviluppo. In più si presta bene a sperimentare sviluppo tecnologico». I cambiamenti climatici muteranno le nostre abitudini alimentari? Alcune colture, particolarmente "assetate" come ad esempio il riso, rischiano di essere sacrificate? Il professor Valentini è ottimista: «Certo, sarà sempre più difficile. Ma la risposta più giusta è che si può fare qualcosa per continuare a coltivare anche riso. Se ci poniamo il problema e interveniamno su reti idriche e tecnonologia, si può fare».
«Bisogna trovare un giusto equilibrio tra settori che necessitano della risorsa idrica - dice ancora la professoressa Spano -. Alcune proiezioni ci dicono che ci potrebbe essere una contrazione di alcune colture. Quelle che necessitano di maggiore risorsa idrica potrebbero essere sostituite da altre. Ma anche per il riso ci possono essere tecniche agronomiche da adottare, pratiche da mettere in atto senza dover rinunciare. Bisognerà trovare un equilibrio: diventare virtuosi e allo stesso tempo applicare tecniche agronomiche che ci consentano di continuare a produrre». (r.pe.)






 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 13 luglio 2020 / NUORO - Pagina 14
Campus universitario
nuovi impianti sportivi
ludoteca e laboratori

NUORO «Il progetto Artiglieria prevede, dunque - spiega Francesco Licheri -, di realizzare residenze per studenti universitari con funzioni connesse, nuove aree sportive, residenze temporanee, una mensa, uffici, ludoteca, un centro diurno, laboratori dove svolgere varie attività, aree commerciali, bar e punto ristoro, il tutto immerso in un immensa area verde che include le aree funzionali». Ingegnere coordinatore della cabina di regia del progetto "Periferie", Francesco Licheri assicura che «non verranno edificati nuovi edifici, ma si interverrà solo sugli immobili presenti, mediante l'utilizzo di materiali biocompatibili che garantiscono la salubrità e il benessere degli utilizzatori, oltre che a garantire l'ecosostenibilità ambientale riducendo al minimo l'impatto ambientale di tutte le fasi di vita dell'edificio. Verranno riqualificati energeticamente intervenendo sull'involucro esterno mediante sistemi di facciate ventilate, utilizzando materiali riciclati o naturali che permettono di ottenere un risultato in termini di emissioni di CO2 globali prossimi allo zero, ed un sistema impiantistico a sostegno della autonomia energetica dell'edificio stesso». «Nelle aree esterne - va avanti l'ingegner Licheri - sarà realizzato un sistema di raccolta delle acque meteoriche in grado di offrire un immediato contributo in termini economici, in considerazione del continuo aumento dei costi dell'approvvigionamento idrico, che nel nostro caso specifico - chiude - si andranno a utilizzare per la gestione del verde e per uso idricosanitario.

 






4 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 13 luglio 2020 / CULTURA E SPETTACOLI - Pagina 28
Giovedì 16 durante la presentazione del volume
PRIMO CONFRONTO PUBBLICO TRA I CANDIDATI RETTORE DELL'UNIVERSITÀ

SASSARI Il primo confronto pubblico fra i candidati a rettore dell'Università di Sassari si terrà giovedì 16 luglio presso la parrocchia di San Paolo (inizio ore 19, ingresso da via Pinna, accanto alla caserma della Guardia di Finanza). L'occasione è la presentazione del volume «Sassari: tra declino e futuro possibile», curato da Antonietta Mazzette e Sara Spanu. I saggi raccolti nel libro, edito da Rubbettino, affrontano le ragioni del declino di Sassari, dovute sia a un modello urbanistico contraddistinto da una marcata dispersione urbana, sia al fatto che Sassari non ha saputo ripensarsi all'indomani della crisi della città moderna e della grande industria, come è invece avvenuto in molte altre esperienze urbane. Il declino non è ineluttabile, a condizione che Sassari recuperi e rinnovi la sua natura produttiva e investa sulla sua ricca produzione culturale. I contributi sono a cura di Antonietta Mazzette ("Scenari futuri o ipotetici"), Antonietta Mazzette e Daniele Pulino ("Una città su un piano inclinato"), Giovanni Meloni ("Crisi della città e configurazione urbanistica"), Sandro Roggio ("La forma della città"), Costantino Cossu ("I legami controversi con La Nuova Sardegna"), Sante Maurizi ("Dal teatro al multisala: com'è cambiata la produzione culturale"), Sara Spanu ("Una città polifonica"). I candidati alla carica di Rettore (Luca Deidda, Giampaolo Demuro, Roberto Furesi, Plinio Innocenzi, Gavino Mariotti, Corrado Rubino) saranno sollecitati a rispondere alla domanda "Qual è la tua idea di città?". Parteciperà alla serata anche il duo Pino e gli Anticorpi. Il dibattito sarà diffuso in streaming sui canali FB @festivalasinara e @libreriakoineubiksassari. Organizzazione a cura del festival "Pensieri e parole: libri e film all'Asinara" e delle Librerie Koinè Ubik.

IL LIBRO. Curato da Antonietta Mazzette e Sara Spanu un lavoro di analisi tra presente e futuro
SASSARI, UNA CITTÀ CHE È RIMASTA SENZA BUSSOLA

di GIACOMO MAMELI
Bisogna ringraziare l'editore Rubbettino. Con la collana "Sociologia delle città italiane" sta facendo riflettere - senza stereotipi e senza tomi da tremila pagine - sul futuro dei luoghi che abitiamo e sui "cambiamenti in atto" tanto "nella forma fisica" quanto "nell'identità". Lo ha già fatto con tre grandi città: Milano, Torino e Napoli. Il libro su Sassari (autentico "libellum" oraziano anche nelle curata veste grafica) è uscito a febbraio, è stato il primo sulle città di provincia, più piccole che medie, divise tra borgo e metropoli. Stanno per essere pubblicati gli interventi sul destino urbano di Bologna e Venezia, per poi proseguire lungo lo stivale. Sempre alta la qualità dell'analisi. Per ogni volume - edito e da editare - autorevoli le firme coinvolte per le varie competenze e i temi proposti. Il coordinamento è stato affidato alla sociologa Antonietta Mazzette che, poche settimane fa, ha curato per la Treccani il "focus" proprio su Sassari. Un libro (pagine 138, euro 14) a otto mani competenti: con la Mazzette, altri due giovani e affermati sociologi (Sara Spanu e Daniele Pulino), l'avvocato Giovanni Meloni ricco di esperienze didattiche e politiche, l'urbanista Sandro Roggio autorevole studioso dei paesaggi urbani e rurali, il giornalista Costantino Cossu che scava senza reticenze nel rapporto sempre più problematico fra informazione e territorio. Chiudono il volume le riflessioni del regista Sante Maurizi: con la Spanu che scruta nel mondo musicale sassarese, traccia una tac alla produzione culturale soffermandosi in particolare sul teatro e sul cinema. Tutti testi articolati. Sintetizzarli è arduo: per la Spanu "si è indebolita la sinergia tra Sassari musica e canto". Maurizi fotografa «una città con la testa voltata all'indietro sempre pronta ad autocelebrarsi». Cossu tratteggia «una borghesia progressista che ha perso il suo peso in una città in stagnazione». Roggio fa un fermoimmagine con «lo scollamento tra residenze e negozi» e denuncia l'assenza del «guizzo di energia fruttuoso» nel passato. Meloni pronuncia un'arringa contro «la dispersione della trama urbana». Nella prefazione il regista Antonello Grimaldi scrive: «Occorre trasformare questo senso di appartenenza che rischia di diventare campanilismo in senso civico, in voglia di lottare e lavorare per la propria città che appartiene a tutti». Tutti vuol dire: il rettore e il suo bidello, il sindaco ma anche il singolo cittadino, ricco o povero, laureato o analfabeta. Tutto ombre? No. Il realismo della Mazzette riconosce «scarse capacità di generare visioni e idee di rinnovamento produttivo» (quanto è importante quest'aggettivo "produttivo" in una città che - come ovunque in Sardegna - importa l'85 per cento di ciò che consuma a tavola). Ma apre anche la porta all'ottimismo intravedendo il ruolo attivo di «una produzione culturale che aspetta solo di essere resa protagonista principale della città e dei suoi spazi». Un auspicio nobile ma forse dettato dall'amore che chiunque ha per il cortile dove ha mosso i primi passi. Una constatazione che vale per Sassari quanto per Cagliari o per molte città sede di ateneo. Quando mai l'ateneo della città dalla torri bianche si è occupato del ruolo, del progetto di crescita della città capoluogo dell'isola? Cagliari ha il Poetto solo perr farci i tuffi non per la biologia marina. Idem a Roma, Bari, Perugia, eccetera eccetera (il libro Rubbettino su Napoli non si discosta molto dalle conclusioni generali su Sassari). L'università pensa alla "sua" didattica, per un osservatore esterno dettano legge le lobbies in ermellino. A chi risulta un sussulto della città-Sassari, della sua borghesia, quando - crimen magnum - è stata sepolta la facoltà di Scienze politiche che aveva ospitato, tra gli altri, Paolo Sylos Labini, Gustavo Zagrebelsky, Domenico De Masi, Roberto Ruffilli? Come è potuto accadere, senza un bi, un perché, senza una sommossa attiva di menti? Non solo. Questo stimolante libro parla di città. E allora - per chi non ci risiede abitualmente - perché non criticare un capoluogo di provincia che presenta la sua stazione ferroviaria, non si ricorda da quanti anni, dove al suo interno non esiste neanche un bar, dove la pulizia è un optional, dove i bagni sono un affronto all'igiene? Non è, anche questo, un segno visibile, tangibile del disinteresse di chi amministra la città nei confronti degli amministrati? Non è il segno dell'apatia degli stessi residenti? Questo libro è un documento di etica urbana. Ne parleranno coram populo i candidati alla guida dell'ateneo. Una sfida lanciata dal festival "Pensieri e parole all'Asinara", da Cinemarena di Sassari e dalle librerie Koinè Ubik. Sfida affidata proprio al pantheon della cultura: che è, appunto, l'università. Cioè la cultura. Che tutto muove. Anche la politica, grande assente. Perché - scrive Antonello Grimaldi - Sassari dà «l'idea di uno studente intelligente che però non si impegna». Grimaldi - con i coautori - crede nell'intelligenza.

 

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