Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
09 July 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 luglio 2020 / ITALIA - Pagina 10
INTERVISTA. Carlo Marras racconta dal Bambino Gesù un intervento senza precedenti
Il chirurgo sardo che ha salvato le gemelline:
«Dopo averle separate ero stanco e felicissimo»

L'intervento da record eseguito al Bambino Gesù di Roma, che ha consentito di separare due gemelline siamesi craniopaghe totali, con le ossa dell'area posteriore del cranio e il sistema nervoso in comune, è stato coordinato e preparato dal dottor Carlo Marras, responsabile del reparto di Neurochirurgia dell'ospedale romano, dove le gemelle sono ricoverate e sono state sistemate in due letti vicini, una accanto all'altra, sempre assistite dalla loro mamma. Quello di Marras, nato a Muravera 55 anni fa, è un curriculum di tutto rispetto partito al liceo Siotto, proseguito con la laurea a Cagliari e le prime esperienze in Neurochirurgia al Brotzu. «Ho un bel legame affettivo con loro».
Poi ha lasciato l'Isola.
«Ho vinto il concorso per la specialità all'Università statale di Milano, e ho avuto la possibilità di andare anche a Londra».
Infine il ritorno in Italia.
«Sono stato assunto all'Istituto Carlo Besta di Milano dove ho lavorato 11 anni. Sono arrivato a Roma nel 2011 e dal 2013 dirigo il reparto di Neurochirurgia del Bambino Gesù».
Qual è stato il suo pensiero prima di iniziare?
«La fase di separazione definitiva era in fondo solo l'ultimo passaggio, il pensiero era un po' l'incertezza dell'inizio, quando non si sapeva come sarebbe andata e cosa avremmo dovuto fare. In letteratura ci sono, a mia conoscenza, quattro casi che possono essere simili a questo ma tutti non si sono conclusi bene».
Quali aspetti sono stati i più curati?
«Proprio quello di “individuare l'obiettivo”, e anche il senso morale ed etico di affrontare questo percorso».
Qual è stato il suo ruolo?
«Ho coordinato tutto il gruppo di lavoro, la mia funzione era quella di coordinare gli specialisti, il direttore d'orchestra, insomma, con tutta la parte di pianificazione. Il gruppo dei chirurghi doveva essere affiancato poi all'équipe dei chirurghi plastici perché uno dei problemi era coprire con cute e osso la parte esposta».
Quali strumenti avevate?
«Oggi la tecnologia ci permette la simulazione, con sistemi digitali siamo riusciti a vedere l'anatomia ancora prima di esporla chirurgicamente e di affrontare prima le difficoltà che avremmo incontrato dopo».
A cosa ha pensato una volta finito?
«L'intervento è durato 18 ore, sono tornato a casa alle 3 del mattino. Ero molto felice, molto stanco ma non mi sono addormentato subito. La separazione era avvenuta intorno alle 18, quindi ero ancora molto coinvolto. Comunque tutti eravamo più che felici, avevamo assistito a un intervento storico, unico nella nostra vita».
Tornerà in Sardegna?
«Vengo spesso, la mia famiglia vive lì, e anche quella di mia moglie, che è di Cagliari. Mi fa un gran piacere trascorrere del tempo lì».
E un domani? Vivrà di nuovo a Cagliari?
«Chissà... come non avrei mai pensato di separare due gemelle siamesi, non posso fare previsioni sul futuro. La visione della vita, quando affronti circostanze così, può decisamente cambiare».
Sabrina Schiesaro






 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 luglio 2020 / CAGLIARI - Pagina 15
FACOLTÀ DI ARCHITETTURA
Oggi alle 17.30 si presentano online i tre percorsi di studio, nell’ambito delle iniziative volute dalla rettrice Maria Del Zompo







 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 luglio 2020 / CAGLIARI - Pagina 16
Università. Lo studio dei ricercatori del Disva su una rivista scientifica
MICROPLASTICHE NEGLI SCAMPI E NEI GAMBERI VIOLA

Otto miliardi di tonnellate di residui plastici dispersi in mare, un'incredibile montagna inquinante che finisce dritta negli stomaci di molti organismi marini, scampi e gamberi in testa, entrando quindi nella catena alimentare al cui vertice c'è l'uomo. Un “percorso” lungo e persistente messo sotto la lente d'ingrandimento i ricercatori del Dipartimento di scienze della vita e dell'ambiente dell'Ateneo cagliaritano, Alessandro Cau, Claudia Dessì, Davide Moccia, Antonio Pusceddu, Rita Cannas e Maria Cristina Follesa. L'indagine è stata concentrata in particolare sulle microplastiche e il ruolo di alcune specie di crostacei. Ora lo studio (condotto in collaborazione con l'università Politecnica delle Marche) è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Environmental Science and Technology.
Scampi e gamberi, crostacei a elevato interesse commerciale, ingeriscono particelle di plastica ma hanno anche un'ulteriore caratteristica. «Grazie a una particolare struttura presente nel loro tratto digerente nota col nome di “mulino gastrico”, che assolve alla stessa funzione dei denti nei mammiferi, gli scampi sono in grado di triturare e sminuzzare le microplastiche. I frammenti, sempre più piccoli, vengono quindi eliminati nell'ambiente e divengono a loro volta potenziali contaminanti per animali marini ancor più piccoli», spiega il biologo Alessandro Cau. «Si stima che negli ultimi settant'anni siano stati prodotti oltre otto miliardi di tonnellate in tutto il mondo, di cui oltre l'80 per cento è disperso nell'ambiente, e la maggior parte finisce in mare».
Dagli anni '50 ad oggi, insomma, da quando gli spot pubblicitari vendevano plastica colorata e resistente per uso domestico e le fabbriche producevano ricchezza e danni, di guai se ne sono avuti parecchi. E non sono certo finiti. «Una grande quantità di queste plastiche si trasforma col tempo in frammenti che, per le loro ridotte dimensioni, possono essere ingerite dagli organismi marini». L'indagine del Dipartimento è già classificata come autorevole, e le principali testate scientifiche internazionali, tra le quali Forbes Science, si sono e si stanno occupando dello studio del Disva.
A. Pi.






 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 luglio 2020 / CAGLIARI - Pagina 16
Novità. Polo formativo di eccellenza per 102 universitari: presto il sigillo del ministero
UN COLLEGE DENTRO IL SEMINARIO
I fuori sede più numerosi arrivano da Oristano e dal Sud Sardegna

Un college e una scommessa che si gioca in quattro parole: giovani, cultura, università e proposta cristiana. A dieci anni dalla sua nascita, in un'ala di quel Seminario diocesano “inventato” da Paolo Botto, arcivescovo a cui è intitolata la Fondazione che da gennaio lo gestisce, il CUSE (College Universitario Sant'Efisio) sta per diventare un “percorso di eccellenza” con tanto di accreditamento presso il Ministero della Ricerca.
Formazione integrale
«Accompagnamento nel percorso universitario ma anche attenzione alla formazione integrale di questi giovani che scelgono la proposta della Chiesa diocesana». L'arcivescovo Giuseppe Baturi parla di «investimento in cultura» capace di generare significative ricadute nel territorio isolano. Gli fa eco don Emanuele Meconcelli, direttore del College, che inserisce a pieno titolo la struttura all'interno del Piano pastorale.
Fuori sede
Oristano ha la rappresentanza più alta (40) insieme al Sud Sardegna (20) fra i 102 studenti ospitati nella struttura intitolata al Martire, patrono della Diocesi. Una decina arriva da altre regioni italiane, dalla Lombardia alla Sicilia. Medicina, economia, giurisprudenza e lettere le facoltà più gettonate ma c'è anche chi frequenta lo IED o la Facoltà teologica. In maggioranza oggi sono i ragazzi, anche se il rapporto studenti-studentesse, dice don Emanuele, «sarà pressoché paritario già a partire del prossimo anno».
La struttura
Il grande parco verde del Seminario, un “chiostro” con ulivi secolari, un campus con campi di calcetto, basket e paddle , il College si sviluppa su tre piani per complessivi 12 mila metri quadri, 104 camere singole dotate di tutti i moderni servizi tecnologici. Completano la dotazione del CUSE il servizio mensa attivo tutti i giorni, le sale studio e quelle comunitarie, cappella, lavanderie e parcheggio interno.
Collegio di merito
Presto il College Sant'Efisio potrà fregiarsi (unica realtà in Sardegna) del riconoscimento di “Collegio Universitario di Merito”: la Fondazione “Paolo Botto”, che amministra la struttura dal gennaio di quest'anno, ha deciso di richiedere questo accreditamento grazie agli elevati standard curricolari, l'internazionalizzazione delle presenze e una serie di attività, anche nel mondo del volontariato. Inoltre, una convenzione con il Comune di Cagliari porterà a 130 le camere disponibili con il definitivo completamento dei lavori.
Gestione in équipe
A dirigere il College sarà don Emanuele Meconcelli (presidente anche della Fondazione Monsignor Botto), affiancato da due vice-direttori, don Davide Meloni e don Diego Zanda. «Non offriamo un servizio semplicemente abitativo ma educativo: i ragazzi potranno maturare competenze specifiche che consenta loro di spendere il loro titolo di studio nel mercato del lavoro».
Paolo Matta







 

5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 luglio 2020 /  QUARTU SANTELENA - Pagina 19
Via Eligio Porcu. Progetto ideato da Comune, Università, Crs4 e Fondazione di Sardegna
UNA CASA PER IS CANTADORIS INTERATTIVI
A Sa Dom’e Farra nasce il museo multimediale della poesia improvvisata

Sa Dom' Farra, casa campidanese in via Porcu che fu il primo museo etnografico della città, diventa la casa de is cantadoris. L'antica dimora cambia veste e si prepara a trasformarsi in un museo multimediale della poesia improvvisata. A breve sarà inaugurato un percorso tecnologico e interattivo dove i visitatori potranno scoprire il suggestivo mondo della poesia orale campidanese e non solo. Il progetto, che si avvale del contributo della Fondazione di Sardegna e della collaborazione scientifica del laboratorio interdisciplinare sulla Musica dell'Ateneo di Cagliari (l'etnomusicologo Marco Lutzu curerà i contenuti) e del Crs4. Il Centro di Pula realizzerà il percorso espositivo esperienziale utilizzando le più moderne tecnologie.
La scelta
L'iniziativa è stata fortemente voluta dall'assessora alla Cultura Lucia Baire che da tempo aveva avviato interlocuzioni con i protagonisti. Quartu infatti è una fucina di poeti dialettali. Si esibiscono snelle feste patronali come Sant'Elena e Santa Maria sfidandosi nelle gare poetiche.
Il sindaco
«Siamo orgogliosi di ridare alla cittadinanza uno spazio culturale, affascinante e suggestivo come sa Dom'e Farra», ha detto il sindaco Stefano Delunas, « con il progetto fortemente innovativo del museo multimediale il passato si riannoda al presente e si proietta nel futuro. Quartu ha da sempre una grande tradizione per quanto concerne la poesia improvvisata ed è per questo che abbiamo studiato e fortemente voluto questo progetto, perché possa diventare punto di riferimento per tutta la città metropolitana e punto di attrazione per gli appassionati di turismo culturale». Grazie alle nuove tecnologie, adulti e ragazzi, esperti e meno esperti, potranno scoprire i segreti della poesia improvvisata in maniera avvincente, suggestiva e divertente allo stesso tempo. Attraverso ritratti interattivi, il visitatore potrà incontrare virtualmente i poeti di oggi e di ieri, che si racconteranno in prima persona. Apposite installazioni descriveranno le forme metriche, le figure retoriche e le regole che governano la competizione tra i poeti.
L'assessora
«Abbiamo restituito Sa Dom'e e Farra alla città attraverso una nuova veste», ha aggiunto Baire, «importantissima è stata la sinergia tra le diverse realtà coinvolte». Un grande planisfero interattivo permetterà di confrontare l'arte poetica della Sardegna con analoghe tradizioni del mondo. Sarà archivio digitale a mettere a disposizione dei visitatori le gare poetiche. Le immagini d'archivio, le nuove realizzazioni audiovisive e la comunicazione sono a cura della ditta “Produzioni Sardegna” di Nicole Nieddu, il progetto grafico è di Sean Scaccia, mentre la regia multimediale è di Francesco Casu.
Giorgia Daga







 

6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 luglio 2020 / Speciale SARDEGNA ESTATE - Pagina II
Spettacoli
MAHMOOD BATTEZZA LA NUOVA WEB SERIE DELL'ATENEO DI CAGLIARI
“Rajel” è su YouTube «Contro i pregiudizi»

«Una nuova generazione tra amore, cultura diversità, uguaglianza, inclusione, pregiudizio, razzismo, radici, identità. È “Rajel”, una nuova serie per andare oltre le differenze». Così Mahmood, da ambassador del progetto, introduce nel promo la webseries in quattro episodi (ne uscirà uno a settimana) al debutto da oggi su YouTube, dedicata proprio ai ragazzi di seconda generazione.
La serie, diretta da Andrea Brunetti è nata da “Oltre - Oltre l'orizzonte, contro-narrazioni dai margini al centro”, progetto italiano realizzato da un partenariato guidato dall'Università di Roma Tor Vergata con La Sapienza di Roma e le Università degli Studi di Cagliari e di Palermo. L'obiettivo è sostenere i giovani di nuova generazione attraverso una narrazione positiva con esempi di inclusione, promuovendo anche percorsi di prevenzione della radicalizzazione.
La serie unisce attori professionisti e non. Protagonisti, Ramzi Lafrindi, nato in Marocco, arrivato in Italia a sette anni, e già conosciuto come stand-up comedian che ironizza sui pregiudizi razziali, e Dounia Filali, classe 1997, italiana di seconda generazione, nata a Castiglione delle Stiviere. Ognuno dei quattro episodi è accompagnato da una clip di Mahmood che riflette sui temi della puntata o racconta proprie esperienze.





 





 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 9 luglio 2020 / SASSARI - Pagina 17
La battaglia legale di un giovane israeliano che era rientrato a casa per assistere il padre malato
STUDENTE RIAMMESSO ALL'UNIVERSITÀ DAL TAR

SASSARI La vita scorreva facile, tra lezioni ed esami in facoltà e le serate con gli amici in città. A un certo punto, però, è dovuto rientrare nella sua patria per stare vicino alla famiglia. E quando, dopo tre anni, ha deciso di ritornare a Sassari per continuare gli studi si è visto notificare un decreto di espulsione dalla questura. È la disavventura capitata a un giovane israeliano studente di Medicina, che per continuare gli studi all'Università di Sassari si è dovuto rivolgere al Tar che gli ha dato piena ragione. Il calvario è cominciato quando la famiglia dello studente ha avuto una serie di guai: il padre e il fratello si sono ammalati, e le casse familiari non riuscivano più a sostenere la sua permanenza a Sassari. E così il giovane ha dovuto fare le valigie e ritornare in Israele per stare vicino alla famiglia. E quando, dopo tre anni, è rientrato nell'isola la questura, prima gli ha negato il rinnovo del permesso di soggiorno e poi gli ha notificato il decreto di espulsione. Questo perché si sarebbe "assentato" dal territorio italiano per oltre sei mesi di fila senza fornire comprovati motivi. A quel punto lo studente ha deciso di rivolgersi agli avvocati sassaresi Giuseppe Onorato e Maria Paola Cabitza per far invece valere i comprovati motivi inderogabili. E nei giorni scorsi il collegio formato da Francesco Scano (presidente), Grazia Flaim (consigliere, estensore) e Gianluca Rovelli (consigliere) hanno accolto in toto le tesi della difesa del giovane «con annullamento del provvedimento di diniego impugnato, e con l'obbligo per la questura di «rideterminarsi sull'istanza dell'appellante alla luce della presente motivazione». Inoltre, l'amministrazione dovrà pagare 2.500 euro per spese e onorari di giudizio, accessori di legge e rimborso al contributo unificato versato. (s.sant.)







 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 9 luglio 2020 / Speciale LA MIA ISOLA ESTATE - Pagina 25
YOUTUBE. Webseries
MAHMOOD PRESENTA LA SECONDA GENERAZIONE
Visibili da oggi gli episodi sulle storie dei ragazzi nati in Italia da famiglie di immigrati

Si parla di «nuova generazione, amore, cultura diversità, uguaglianza, inclusione, pregiudizio, razzismo, radici, identità. Arriva “Rajel”, una nuova serie per andare oltre le differenze». Così Mahmood, da “ambassador” del progetto, introduce nel promo la webseries in quattro episodi (ne uscirà uno a settimana) al debutto da oggi 9 luglio su You tube, dedicata proprio ai ragazzi di seconda generazione. La serie, diretta da Andrea Brunetti fa parte del progetto italiano realizzato dall’Università di Roma Tor Vergata, Università «La Sapienza» di Roma e le Università degli Studi di Cagliari e di Palermo. L’obiettivo è sostenere i giovani di nuova generazione attraverso una narrazione positiva con esempi di inclusione, promuovendo anche percorsi di prevenzione della radicalizzazione. La serie unisce attori professionisti e non.
Protagonisti, Ramzi Lafrindi, nato in Marocco, arrivato in Italia a sette anni, e già conosciuto come stand-up comedian che ironizza sui pregiudizi razziali, e Dounia Filali, classe 1997, italiana di seconda generazione, nata a Castiglione delle Stiviere (Mn). Ognuno dei quattro episodi è accompagnato da una clip di Mahmood che riflette sui temi della puntata o racconta proprie esperienze. «Abbiamo iniziato i contatti con Alessandro (vero nome del musicista) prima che vincesse Sanremo e abbiamo girato le clip con lui dopo il Covid – spiega Marianna Pizzocri di Jellyfish –. Rappresenta appieno gli italiani di nuova generazione, è un bellissimo esempio di contronarrazione positiva e ha affrontato nella sua arte e la sua vita gli stereotipi». Nella colonna sonora non c’è musica del vincitore di Sanremo 2019, ma figura «Tutto il mondo è paese» di Maruego, cantante trapper milanese di origini marocchine. La trama di “Rajel” (è la parola araba per dire uomo), che ha un tono di dramedy, ruota intorno al personaggio di Raf (Lafrindi), giovane musulmano di seconda generazione, testardo, ribelle e provocatore, che dopo essere stato sorpreso a rubare con un gruppo di conoscenti, si ritrova per ottenere la libertà vigilata, a essere coinvolto nelle riprese di una serie. Stando ai dati del 2018, i minori di seconda generazione in Italia sono oltre un milione e 300 mila: «Questi ragazzi vanno considerati una risorsa per il Paese e non un problema come molti vorrebbero far credere. Sono giovani che non avendo la cittadinanza, non vivono nemmeno da cittadini di serie B, sono non cittadini».

Questionnaire and social

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