Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
20 June 2020

L'Unione Sarda


 

 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 6

L’ALLARME. Presentato il 27° rapporto del Crenos: la Sardegna resta tra le regioni più povere dell’U

COVID, L'ISOLA RISCHIA UN CROLLO DA 4 MILIARDI
Marrocu (Crenos): “Le misure di Ue, Governo e Regione potrebbero cambiare le prospettive”

Il numero dei disoccupati era altissimo - quasi 102mila persone - ma quello degli occupati era cresciuto di 8mila unità, il Pil era aumentato del 2,4%, l'incremento dei consumi aveva sfiorato il 2,5% e il turismo registrava un piccolo segno più (1,6%.).

Ma avevano il 70% del Pil dell'Unione europea, uno studente su quattro lasciava la scuola, quasi sempre per entrare nel mondo dei nullafacenti (21,4%), le imprese soffrivano di nanismo (il 96% aveva meno di 10 addetti), ed erano sottocapitalizzate, la spesa sanitaria toccava i 3,3 miliardi.

Isola debilitata

La pandemia ha trovato l'Isola così, debilitata ma in ripresa. Anzi, dopo oltre dieci anni l'economia era quasi tornata ai livelli pre crisi, come ha spiegato Emanuela Marrocu, direttrice del Crenos, il Centro ricerche economiche nord sud che ieri ha presentato il suo 27° rapporto sull'economia della Sardegna. Ora rischia un crollo del Pil sino al 12%, che significa 4,1 miliardi in meno nel circuito economico.

In coda tra le regioni Ue

Uno dei dati-chiave è quello del Pil, che conferma l'appartenenza dell'Isola al gruppo delle regioni più povere d'Europa. La Sardegna è al 177° posto su 241 regioni e questo conferma che è incapace di stare al passo con la crescita dell'Ue «e si allontana dalle regioni più dinamiche dal punto di vista economico», rileva il rapporto. Per avere un raffronto, nell'Isola il Prodotto interno loro per abitante è di 21.012 euro, più alto rispetto al Mezzogiorno (18.986) ma lontano da quello del Centro-Nord (34.497).

Quadro strutturale critico

Il sistema produttivo è costituito da 143.122 imprese ma è frammentato: gli addetti delle microimprese sono il 63% del totale (la media italiana, già elevata, è del 45%) e il 96% delle aziende ha mano di 10 addetti. Per questo, rilevano gli economisti del Crenos, «si fatica a innescare un processo virtuoso di accumulazione di capitale. Anche perché gli investimenti in capitale umano e innovazione tecnologica sono ancora troppo bassi. A questo si aggiunge l'evoluzione negativa degli indicatori demografici, insularità e perifericità, denatalità e spopolamento delle aree interne, bassa densità della popolazione e scarsa domanda locale sono altri elementi negativi che hanno sinora rallentato lo sviluppo economico della Sardegna e delineano un quadro strutturale molto critico».

L'occupazione

Del resto l'Isola ha una base produttiva molto bassa: il 59% della popolazione over 15 è inattiva (753.748 cittadini) o disoccupata (101.863). Ma è alta anche la percentuale dei Neet, coloro che non studiano, non lavorano, non frequentano corsi di formazione professionale. Del resto l'abbandono scolastico resta sopra il 23%, tra i più alti d'Italia, mentre è tra le più basse d'Europa la percentuale di laureati, pur salita al 21,5% dal 17,4% del 2014).

Che cosa accadrà?

«Considerando uno scenario moderato in cui al lockdown si aggiunge una riduzione della domanda esterna del 9,2% e una riduzione ulteriore della domanda del settore turistico del 30%, l'impatto del Covid sul Pil regionale sarebbe pari a meno 10,5%», rileva Marrocu. Ma c'è anche uno scenario severo: «Se la domanda esterna calasse del 13,1% e la domanda turistica del 50%, il Pil potrebbe crollare dell'11,9%.

Ma gli scenari potrebbero cambiare grazie alle misure europee del Mes e del Recovery fund, al Decreto rilancio del Governo o al disegno di legge 162, attualmente in discussione in Consiglio regionale. «Se tutte queste azioni saranno operative ed efficaci, gli effetti negativi del Covid sull'ecnomia potrebbero essere più contenuti e garantire un forte recupero nel 2021».

Fabio Manca

 

 

 

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 6

Reazioni. Cuccurese (Abi): le risorse grande opportunità
«ORA UN CAMBIAMENTO EPOCALE»

«Le nostre istituzioni non sono all'altezza delle necessità, dei bisogni e delle richieste dei nostri cittadini». Alessandra Zedda, vice presidente della Giunta regionale e assessora al Lavoro fa il mea culpa intervenendo al dibattito seguito alla presentazione del rapporto Crenos sull'economia sarda e spronando tutte le parti in causa a fare quadrato.

Illustrando il rapporto intitolato “Le prospettive dell'economia in Sardegna dopo la pandemia”, anche i curatori Emanuela Marrocu, direttrice del Crenos, Carlo Mannoni, direttore generale della Fondazione di Sardegna, Bianca Biagi e Barbara Dettori delle Università di Sassari e Cagliari, hanno evidenziato che nell'Isola «serve un cambiamento epocale fondato su capitale umano, sociale e ambientale e qualità delle istituzioni».

Nei loro interventi Giacomo Del Chiappa, Mariano Porcu e Mario Macis delle Università di Sassari e Cagliari e della John Hopkins University hanno sottolineato la necessità che «ci si accolli la riduzione dei redditi e si garantisca occupazione per non innescare una spirale recessiva duratura» mentre evocano stili di vita coerenti con sostenibilità ambientale e salvaguardia della salute, trasformando in opportunità elementi negativi come l'insularità.

Per Giuseppe Cuccurese, presidente di Abi Sardegna, «spesso ci sono le idee e non le risorse, stavolta ci sono le risorse e dobbiamo cogliere questa grande opportunità»

«Stiamo parlando di risorse che saranno messe a disposizione, ma il fattore tempo è fondamentale e non si sa quando atterreranno nella vita concreta», ha sottolineato il presidente di Confindustria Sardegna, Maurizio De Pascale. «Questi mesi di crisi sanitaria ci ricordano la centralità del lavoro e del capitale umano, di servizi pubblici assicurati a tutti, dalla sanità ai trasporti sino all'istruzione, speriamo che niente torni come era prima e questa esperienza serve per modificare quei nodi strategici fondamentali», sottolinea Romina Mura, deputata del Pd.

«Non c'è un problema di risorse, ma di capacità tecnica e politica di investire per toccare i nervi scoperti del sistema economico, individuando un modello strategico che ci consenta di utilizzare il Covid 19 come un'opportunità», chiosa il presidente dell'Anci isolana, Emiliano Deiana.

 

 

 

 

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 13
L’INCHIESTA - 2a PUNTATA

IL TESORO PERDUTO DI MONT'E PRAMA
DAL GEORADAR ALLA GUERRA DI POTERE

L’indagine con le onde elettromagnetiche sulla collina dei Giganti ha consentito di accertare l’esistenza di un’immensa necropoli sepolta. Da 5 anni i due studiosi sardi autori della scoperta chiedono che l’area venga acquisita ma nessuno li ascolta

di Mauro Pili
Stoccolma, 10 dicembre 1927. È gelo imponente nella capitale svedese. La voce minuta, flebile e commossa di Grazia Deledda irrompe nell'Olimpo dei Nobel della letteratura. Parole umili, intime come l'emozione del suo discorso davanti ai sovrani di Svezia. È silenzio ancestrale in quella sala regale per ascoltare l'ispirazione profonda di quella donna di Sardegna. Non parla la Deledda, dipinge. E spiega il respiro della sua terra: «Ho mille e mille volte poggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie, ciò che dicevano gli uccelli, ciò che raccontava l'acqua corrente».

A Mont'e Prama, invece, terra di grano, bagnata dall'acqua dolce e salata, nel proscenio incantato del Sinis, nessuno ha mai ascoltato le pietre, nessuno ha mai poggiato l'orecchio su quella terra intrisa di storia e identità. Ci sono dovuti passare i trattori, gli aratri profondi, alla ricerca di semine feconde e copiose per ascoltare, occasionalmente, lo stridere ruggente del vomero sulla pietra antica. In quell'eremo misterioso e segreto tutto è stato casuale. Un susseguirsi di fortuite scoperte e di felici intuizioni. Bagliori improvvisi e fulminei nel buio profondo di quella terra disseminata di tesori. E, poi, per 35 lunghissimi anni, il silenzio. Impercettibile e sconfinato. Sino a quando due uomini, opposti nel carattere e nell'approccio, uno emozionale e l'altro scientifico, separati dall'antica disfida tra le Università di Cagliari e Sassari, non hanno deciso di posare l'orecchio della scienza su quella collina di Mont'e Prama.

L'archeologo e il geofisico

È luglio inoltrato nell'anno dei Giganti 2013. Sole a picco, umidità minima, condizioni atmosferiche perfette. Nell'arena della storia giunge la macchina del tempo, quella che ascolta le rocce, che scruta le pietre, che inonda di impercettibili onde elettromagnetiche le profondità più disparate. Momo Zucca, l'archeologo, e Gaetano Ranieri, il geofisico, sono amici. Hanno girato il mondo a scoprire tesori nascosti ed ora sono lì a due passi dagli antenati più lontani. Hanno vinto nel silenzio, senza farsi sentire da nessuno, un modesto finanziamento regionale con una missione sconosciuta ai più: applicazione sul sito di Mont'e Prama di tecniche innovative di ricerca archeologica.

Non pronunciano mai la parola, ma loro sanno di cosa si tratta. Gaetano Ranieri, burbero e rigoroso, affabile con chi vuole e irruente con i nemici della ricerca, è uomo di miniera. Ingegnere delle pietre e della terra. Sino a quando non si inventa la geofisica. Incrocia le sue competenze, le innova e le sperimenta. Non si mette limiti e non si affida mai alla divina provvidenza. Semmai la prende per mano. A Mont'e Prama prima di loro c'erano stati tutti i patriarchi dell'archeologia sarda, da Giovanni Lilliu a Giovanni Ugas, da Alessandro Bedini a Carlo Tronchetti. Al professor Lilliu, il Sardus Pater, la soprintendenza nel lontano 1977 aveva concesso 24 ore di scavi, giusto il tempo di recuperare quello visibile a occhio nudo. Non andò meglio agli altri archeologi, sempre tempi e soldi contati.

La ricerca ne paga le conseguenze, in termini di scoperte e soprattutto di visione dell'insieme. Anche i grandi archeologi dinanzi a quei ritrovamenti parziali e occasionali hanno lo spettro di analisi limitato. Era fin troppo chiaro che si trattava di una scoperta unica e straordinaria, mai frammenti di statue di quelle dimensioni erano venute alla luce in terra di Sardegna. Ipotesi e scenari si rincorrono. Dall'insediamento funerario al santuario, dall'olimpo dei guerrieri sardi alla profanazione fenicio cartaginese. Niente, però, poteva avere certezza senza risposte puntuali alle domande che incessantemente da quel lontano 1974 martellano la testa della storia sarda.

Domande alle quali l'équipe delle Università di Cagliari e di Sassari vogliono dare risposte inappellabili. Che cosa rappresentano le statue di Mont'e Prama, quei betili intarsiati con fori squadrati, quei modelli di nuraghe antesignani del rendering moderno? Qual è la reale estensione della necropoli e quali i suoi confini? Dove sono finite le altre statue e dove si posano i templi della storia sarda?

Il connubio tra Gaetano Ranieri e Momo Zucca è come quello di un radiologo con il chirurgo. Senza il primo il secondo deve “aprire” ovunque e addio laparoscopia. Se tra i due c'è sintonia l'operazione è chirurgica, si interviene con precisione millimetrica. Il geofisico è un “cercatore di anomalie”, l'archeologo ne è l'interprete.

La tac della collina dei Giganti

Quando salgono su quella vecchia jeep con al seguito quel marchingegno infernale non sanno cosa aspettarsi. Un attrezzo mutuato dalla fantascientifica macchina del sottosuolo che Ranieri aveva scovato negli studios del regista Steven Allan Spielberg. Era rimasto affascinato da tanta virtualità che lo portava a scorrazzare nel sottosuolo più profondo e segreto come se passeggiasse nelle viscere della terra. Quel suggerimento della fantasia cinematografica lo volle applicare alla geofisica e all'archeologia.

Per scorrazzare nelle profondità delle colline di Mont'e Prama agganciano alle quattro ruote, poi diventeranno quelle di un moderno quad, un insieme di antenne in grado di rilanciare nel sottosuolo, alle intensità pianificate e diversificate, le onde elettromagnetiche che restituiranno in tempo reale ogni possibile anomalia del sottosuolo, ovvero pezzi di pietra che per forma e posizione non appartengono al contesto del territorio.

Non hanno molto tempo e soprattutto hanno pochi soldi. Devono ottimizzare tutto: velocità di acquisizione dei dati, precisione nel posizionamento delle cosiddette “anomalie”, elevata risoluzione sia verticale che orizzontale dei possibili reperti. Tutto questo con una profondità d'indagine sino a 2 metri. La macchina procede tra i 5/10 km all'ora, per ascoltare il silenzioso battito della terra. La Tac del terreno è millimetrica. E il report che pubblichiamo è la restituzione della precisione tra individuazione delle anomalie e la scoperta archeologica. Quelle “anomalie” diventano betili o busti di statue. I grafici della risonanza segnano in modo chiaro le lastre in arenaria per la copertura tombale. E poi ci sono gli avvallamenti nel sottosuolo, possibili nuovi cumuli di frammenti di statue o strade nuragiche.

Piero Angela, che di storia se ne intende, si è lasciato scappare che Mont'e Prama potrebbe essere la più grande scoperta archeologica nel Mediterraneo occidentale negli ultimi cinquant'anni. E se avesse letto quelle carte segrete del georadar ne avrebbe avuto la conferma.

Il tesoro nascosto

Quelle onde elettromagnetiche hanno scoperto di tutto e di più. Lì sotto non solo ci sono i Giganti e la loro fantastica civiltà ma la riscrittura della storia del Mediterraneo. La sfida tecnologica per la riscoperta della storia dei Sardi antichi, però, non si ferma alle anomalie. Vuole osare, sempre di più. In meno di 26 ore dalla radiografia del georadar Momo Zucca e la sua équipe aprono un fronte di scavi sconosciuto, segnalato da vistosi pallini rossi nel tracciato della tomografia di Mont'e Prama. Il riscontro è un colpo al cuore. Da sotto terra riemerge un Gigante adagiato nella sua maestosità, come si fosse addormentato in attesa del georadar. Gli archeologi ci lavorano con una perizia da chirurghi, con cazzuole e pennelli, con tute bianche e rilievi scientifici. La squadra affiatata e illuminata delle Università di Cagliari e Sassari riporta alla luce il gigante più imponente. Carlo Tronchetti, archeologo esperto, il primo a compiere nel 1979 uno scavo di qualche mese, ora rivela: «Ci sono andato vicino, mi sono sbagliato di un metro. Se allora avessimo avuto il georadar tutto sarebbe cambiato».

Una necropoli immensa

Il report finale della macchina che scova le anomalie sottoterra scolpisce sull'arenaria le conclusioni: l'area della necropoli è certamente molto più vasta estendendosi ben oltre il terreno della proprietà della Curia arcivescovile di Oristano. I risultati dello scavo nei settori 79 e 89, selezionati sulla base dei dati del georadar, hanno accertato la prosecuzione verso sud della necropoli. Le cazzuole degli archeologi hanno messo in evidenza la precisa corrispondenza tra l'ubicazione e la profondità delle anomalie e i rinvenimenti archeologici. Come dire l'orecchio delle antenne sulla terra di Mont'e Prama non ha sbagliato un colpo.

Da almeno 5 anni l'uomo che scruta il sottosuolo e l'archeologo che lo interpreta chiedono con voce decisa e autorevole di acquisire quella collina. Si sono sperticati a far capire che il giacimento archeologico è immenso. Nessuno li ha ascoltati. Ministri di stato e adepti vari sono venuti a prendere flash e selfie ma poi sono andati via. Sono arrivate le coop rosse a sgranocchiare soldi e incarichi, emarginando prima ed escludendo poi le Università sarde. E in quei terreni carichi di storia la soprintendenza, come se niente fosse, ha autorizzato la piantumazione di un mega vigneto. Ma questo è un altro capitolo della longa manus dello Stato sull'antica civiltà dei Sardi.







 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 giugno 2020 / ITALIA MONDO - Pagina 18

La storia. “Ora mi riposo”
MALALA BATTE I TALEBANI: IERI LA LAUREA AD OXFORD

OXFORD Era il sogno portato avanti a rischio della vita: Malala Yousafzai si è laureata a Oxford in un corso che comprende filosofia, politica ed economia. La 22enne ha twittato che è «difficile esprimere» la sua gioia. Nel 2012 in Pakistan fu colpita dai talebani, che volevano eliminare un simbolo della lotta per l'istruzione, ma i medici di Birmingham con un intervento chirurgico molto delicato curarono le ferite di arma da fuoco alla testa, Tra le migliaia le congratulazioni sul suo profilo quelle dello scrittore Philip Pullman e dell'astronauta Anne McClain.

Malala, che per il suo impegno per l'istruzione ebbe a soli 17 anni il Nobel per la Pace, ha vissuto i difficili mesi del lockdown in Inghilterra, dove vive da quando è sfuggita all'attentato, e come gli altri studenti ha dovuto frequentare i corsi e sostenere gli ultimi esami online. A causa del Covid l'università aveva deciso di cancellare le consuete cerimonie fra maggio e agosto, ma lei è riuscita a festeggiare la laurea.

«Non so per il futuro cosa mi aspetti - il suo commento conclusivo - Al momento mi dedicherò a Netflix, alla lettura e al riposo».








 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 20 giugno 2020 / SULCIS IGLESIENTE - Pagina 34

Iglesias. Speranze e sogni di Giada Sanna, ingegnera meccanica di 25 anni
SI LAUREA E TROVA SUBITO LAVORO
“Ho superato una selezione, a fine mese parto per Modena”

Non è scontato, di questi tempi, trovare lavoro. Men che meno essere scelti pochi giorni dopo la laurea. Ma le favole, a volte, diventano realtà: lo dimostra la storia di Giada Sanna, 25 anni, di Iglesias. Laureata in Ingegneria meccanica lo scorso 28 maggio, inizierà a lavorare il 29 giugno per un'importante azienda di veicoli agricoli e macchine utensili, con sede a Modena. Un po' l'eccezione che conferma la regola, in un territorio in cui la realtà e le cronache raccontano per lo più drammi dei senza lavoro. «Mi sento fortunata», confida.

La telefonata

È abituata a rispondere sempre al telefono, la giovane. Lo ha fatto anche quando ha visto sul suo cellulare quel numero sconosciuto, due giorni prima di discutere (da remoto, come tutti nel tempo dell'emergenza coronavirus) la tesi di laurea magistrale in Ingegneria meccanica. «Quando ho capito che dall'altra parte del telefono c'era un responsabile di un'azienda di veicoli agricoli e utensili di Modena, luogo per me al top, ho sussultato». Ancor più le è mancato il fiato quando le hanno detto che stavano avviando una selezione per assumere tirocinanti da impiegare nel settore della manutenzione. Proprio quello che la appassiona e per cui aveva incentrato la tesi della triennale.

La sopresa

«Ero sorpresa ma mi sono imposta di rimanere con i piedi per terra: trattandosi di una selezione immaginavo avessero un lungo elenco di giovani da cui attingere». Invece quel numero - che nel frattempo aveva inserito nella rubrica - è riapparso sul cellulare ai primi di giugno. «Allora, cosa ne pensa di trasferirsi e venire a lavorare da noi?», è stata la domanda a bruciapelo. E lei, che ha come obiettivo quello di fare ciò per cui si è preparata, ha risposto sì. «Non voglio a tutti i costi rimanere qui e mi ritengo fortunata di poter fare ciò per cui mi sono preparata. Certo, a chiunque dispiace allontanarsi dai propri cari ma per realizzare i propri sogni bisogna impegnarsi tanto e avere coraggio, compreso quello di allontanarsi dagli affetti».

Lavoro a Modena

Le sue valigie sono quasi pronte, a Modena dividerà la casa con un'altra ragazza, ed è pronta a iniziare la sua carriera lavorativa. Neppure lei immaginava sarebbe diventata protagonista di una storia a lieto fine: «Qualche giorno fa ho ricevuto un'altra offerta di lavoro - racconta - ma ho dovuto rifiutare». Il suo è uno di quei casi in cui l'impegno e i sacrifici ottengono il giusto riconoscimento: figlia unica di una famiglia non ricca (papà imbianchino, mamma abituata a faticare con l'assistenza agli anziani) ha proseguito gli studi grazie alle borse di studio e si è conquistata, passo dopo passo, ogni traguardo.

Cinzia Simbula





 

La Nuova Sardegna





 

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 giugno 2020 / PRIMA PAGINA
Economia e Covid
Crenos: “Dopo anni di crescita, a rischio 4 miliardi del Pil regionale”
   AIME A PAGINA 2
 
PRIMO PIANO - Pagina 2
RAPPORTO CRENOS
La pandemia è scoppiata quando l'economia mostrava i primi segnali di ripresa
Le stime: calo del Pil tra 10 e 12%. La ricetta: servono subito enormi investimenti
IL COVID COME UN CICLONE
ISOLA DI NUOVO IN GINOCCHIO

di Umberto Aime
CAGLIARI La pandemia è stata una sciagura economica. La mazzata è arrivata, all'improvviso, gettando di nuovo nella disperazione chi si era appena risollevato dalla grande crisi del 2008. Dodici anni di risalita, lenta e faticosa, spazzati via in soli tre mesi, quelli marchiati a fuoco dal coronavirus. «È come se un ciclone si fosse abbattuto su un villaggio in ricostruzione», scrive il Crenos nel 27esimo rapporto sullo stato dell'economia. Di solito gli analisti delle due università, Cagliari e Sassari, mettono a confronto gli ultimi anni. Lo shock Covid, invece, li ha obbligati a interpretare quanto potrebbe accadere in un futuro molto prossimo.
Come saremo. Stando a una prima stima, alla fine del 2020, la ricchezza della Sardegna potrebbe finire in picchiata. Fra effetti negativi, durante e all'indomani della lunga quarantena, produzione stagnante e consumi azzerati, il Prodotto interno lordo dovrebbe scivolare da 34,5 miliardi a 30,9, nell'ipotesi migliore, con un calo superiore ai 10 punti in percentuale. Ma se lo scenario fosse ancora più fosco - ed è possibile che lo sia - la perdita secca sarebbe di 4 miliardi e il Pil si attesterebbe appena sopra la soglia dei 30 miliardi. Peggio di un terremoto. Anche se Emanuela Marrocu, direttrice di Crenos, avverte: «Queste previsioni vanno lette con cautela. L'incertezza continua a essere alta. Quanto durerà la pandemia? Ci saranno altre ondate in autunno? Oppure quale impatto avranno gli interventi anticrisi annunciati dall'Europa, dal Governo e dalla Regione su famiglie e imprese: immediati o ritardati? Non lo sappiamo. Oggi possiamo solo ipotizzare, o meglio sperare, che fra un anno avremo metabolizzato, almeno in parte, questo stato di profondo malessere». Per accelerare l'auspicata risurrezione, secondo Raffaele Paci, fra i fondatori di Crenos ed ex assessore alla programmazione nella giunta Pigliaru, l'importante è che «la Sardegna non cada in depressione, ma reagisca». Come? «Prima di tutto, dobbiamo rendere attrattivo un fatto incontestabile: siamo stati solo sfiorati dalla pandemia. Poi serviranno enormi, immediati, investimenti per far crescere il capitale umano e la tecnologia. Soprattutto sarà indispensabile poter contare su una grande, ripeto grande, qualità istituzionale». Sarebbe quindi un delitto non provare a scrollarsi di dosso l'ultima pesante crisi.
Com'eravamo. Quando è arrivato il ciclone coronavirus, i sardi erano impegnati a risalire la classifica europea delle regioni, dove oggi sono relegati al 177esimo posto su 241 e dopo essere stati retrocessi dalla categoria «territorio in transizione» a quella di «ritardo nello sviluppo». I segnali di risveglio erano questi: l'aumento di 2,4 punti del Prodotto interno lordo, con una crescita più veloce rispetto alla media del Mezzogiorno. Poi un reddito pro capite più consistente, intorno ai 21mila euro, superiore a quello del Sud, anche se sempre molto lontano dai valori del Nord e dell'Europa, con uno scarto di oltre 10mila euro. Ancora: l'aumento percettibile del tasso di occupazione, 8mila assunzioni in più, soprattutto fra le donne e grazie ai contratti a tempo determinato. Di conseguenza, anche un discreto calo della disoccupazione, nonostante la sacca di quella giovanile, intorno al 45 per cento. Altri indicatori positivi erano anche l'impennata dei consumi, più 2,3 per cento su base annua, e il picco degli investimenti, 2,4. E lo scatto in avanti del valore aggiunto prodotto dalle imprese, nonostante il forte calo dell'edilizia, la storica frammentazione del tessuto imprenditoriale e una contrazione dell'export. Poi a marzo, purtroppo, è esploso il coronavirus, che ha ricacciato indietro la Sardegna.
 

 

 

 

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 giugno 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
Ritardi nel welfare: prima infanzia trascurata. Istruzione: pochi i laureati
IL SOMMERSO FRENA LO SVILUPPO TURISTICO

CAGLIARI Il rapporto Crenos li mette in fila, uno dopo l'altro. Sono i difetti, quelli storici, che rendono complicato e pesante il cammino della Sardegna verso lo sviluppo. Nel turismo, per esempio, quello di non essere mai riuscita a smascherare i viaggiatori fantasma. Sono almeno un milione, e finora sono sfuggiti sempre a qualsiasi censimento. Impedendo tra l'altro alle statistiche di andare oltre, negli arrivi, alla soglia dei 3,3 milioni. Oppure, sempre nel turismo, essere prigioniera di una stagione fin troppo concentrata tra giugno e settembre, con un coefficiente sempre basso nel saper riempire gli alberghi: appena il 38 per cento del potenziale. La lista delle cose che non vanno è ancora lunga. È ancora molto alta la percentuale dell'abbandono scolastico, 23 per cento, e bassa quella dei laureati nell'età 30-34 anni, sono appena 2 ogni 10. Oppure che dopo i 15 anni e oltre in 115mila sono scoraggiati e neanche cercano più un lavoro. Sempre sullo stesso tema: non sono certo eccezionali gli investimenti pubblici e privati nella ricerca, anche se è palpabile il fermento delle start-up, le aziende legate all'innovazione fondate dai giovani laureati. È una contraddizione? Lo è. Come può essere letto allo stesso modo anche l'aumento della spesa sanitaria, in un anno è passata da 3,22 a 3,28 miliardi, ma senza che in parallelo siano cresciuti gli standard dei livelli essenziali di assistenza, ancora distanti anni luce da quelli del Nord e alla media nazionale. Anche il welfare, nonostante una spesa pro capite fra le più alte in Italia, non è sufficiente. Stando ai dati del 27esimo rapporto Crenos, la Sardegna è al penultimo posto per numero di Comuni che garantiscono servizi socio-educativi destinati alla prima infanzia: solo 104 su 377. Con in più due retroscena molto significativi: sono stati censiti 212 anziani ogni 100 giovani, il doppio, e nel 2018 le nascite non hanno superati i 10mila "fiocchi", con un saldo demografico negativo se messo a confronto con il numero dei morti, 16.277. Sono questi numeri a confermare che lo spopolamento continua a essere un grande e irrisolto problema sociale. Per poi ritornare all'analisi del tessuto economico: su 143mila imprese, con il commercio e l'agricoltura in testa alla classifica, il 96 per cento hanno meno di 10 dipendenti, confermando una parcellizzazione che continua a essere un freno per lo sviluppo. Subito dopo c'è anche un altro dato negativo: solo il 16,7 per cento di lavoratori e studenti utilizza i mezzi pubblici: sarà forse perché la qualità di autobus e treni non è dei migliori? È molto probabile.

 

 

 

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 giugno 2020 / SASSARI - Pagina 15
La corte d'appello ha sospeso la sentenza che reintegrava Rosanna Ruiu nell'incarico di responsabile dell'ufficio legale
L'ATENEO BATTE ANCORA IL SUO AVVOCATO

di Roberto Sanna
SASSARI Nella lunga contesa che contrappone l'Università all'avvocato Rosanna Ruiu, responsabile dell'ufficio legale fino al maggio del 2018, l'ateneo turritano fa segnare un altro punto a suo favore. La corte d'appello di Cagliari, con sentenza del 10 giugno scorso, ha confermato la sospensiva della sentenza con la quale veniva disposto il reintegro della Ruiu nel suo precedente incarico. L'Università l'aveva infatti trasferita a coordinare l'area "Centrale acquisti, contratti e affari legali", decisione che la Ruiu aveva ritenuto essere un demansionamento. L'incarico di responsabile dell'ufficio legale le era stato attribuito con una delibera del Cda il 9 maggio del 2000 e un'altra delibera, il 18 maggio del 2018, glielo aveva revocato. Da quel momento è cominciata una battaglia legale che ha visto Rosanna Ruiu segnare un importante punto a suo favore lo scorso dicembre, quando il giudice Maria Angioni ha deciso nel merito ordinando il suo reintegro «nella propria posizione istituzionale e funzionale di avvocato coordinatore dell'area dirigenziale Avvocatura di Ateneo dell'Università di Sassari». Secondo i legali di Rosanna Ruiu, il ruolo professionale e la prestazione lavorativa della loro assistita erano stati gravemente compromessi perché «privata del suo ruolo apicale di avvocato coordinatore dell'area dirigenziale dell'avvocatura di ateneo, era stata assegnata al mero coordinamento amministrativo dell'area contratti, adibita a mansioni corrispondenti a "passacarte dell'Avvocatura dello Stato». Prima di questa sentenza, c'era stato un primo reclamo stato accolto e successivamente bocciato da un collegio che aveva ritenuto comunque «estremamente qualificata» la nuova mansione. Il giudizio di merito ha dato ragione a Rosanna Ruiu e il relativo ricorso è ancora pendente (probabilmente se ne parlerà tra un anno), ma gli avvocati dell'Università, una volta lette le motivazioni della sentenza, hanno presentato alla corte d'appello un'istanza di sospensione che è stata accolta lo scorso 30 aprile. Nella stessa data i giudici (presidente Marcello Giacalone, consiglieri Cristina Fois e Francesca Lupino) avevano anche deciso di riunirsi un'altra volta per decidere sulla conferma, la revoca o la modifica del loro provvedimento. Il 10 giugno hanno sciolto la riserva e confermato la sospensione ritenendo che sussistano «la presenza di profili di criticità della motivazione del primo giudice pronunciatasi per la giurisdizione del giudice ordinario su tutta la materia del contendere».

 

 

 

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 20 giugno 2020 / OLBIA - Pagina 34
I capannoni di Tilibbas ospiteranno gli spazi didattici e la foresteria per studenti e ricercatori
UNIVERSITÀ DEL MARE NELL'EX AREA SEP, C'È LA FIRMA

di Dario Budroni
OLBIA La strada è segnata. L'ex area Sep diventerà la sede dell'università del mare. Nei giorni scorsi è stato firmato il contratto che dà il via alla ristrutturazione dei capannoni rossi che si affacciano sull'insenatura di Porto Romano. Gli stabili dell'ex Servizio escavazione porti, che si trovano in una area bonificata diversi anni fa dalla Port authority, ospiteranno il corso di laurea magistrale in Gestione dell'ambiente e del territorio, un percorso formativo dell'Università di Sassari di cui l'Area marina protetta di Tavolara è sostenitrice e tutor. A firmare il contratto è stato il direttore dell'Amp, Augusto Navone. Presenti anche il presidente Alessandro Casella, il consiglio di amministrazione e l'assemblea del consorzio di gestione, il responsabile unico del procedimento Davide Molinari (ingegnere) e il progettista Antonello Spano (architetto).In fondo a via Dei Lidi, nel rione di Tilibbas, l'ex area Sep ospiterà gli spazi didattici e anche una foresteria per studenti e ricercatori. Per la ristrutturazione dei locali il consorzio di gestione dell'Area marina aveva ottenuto, nel 2016, una somma pari a 700mila euro proveniente da un fondo regionale Por relativo al periodo 2014-2020. Nel frattempo si lavora anche per trasferire il polo universitario di Olbia, che al momento conta una triennale e una magistrale in economia del turismo, dall'aeroporto Costa Smeralda al centro storico della città. In corso Umberto il palazzo Giordo (ex Standa e Oviesse) ospiterà le attività didattiche, mentre l'Expo di via Porto Romano diventerà la sede degli uffici amministrativi e dell'aula magna. E proprio per gestire il polo universitario olbiese nel 2018 è stato fondato un consorzio composto da Comune, Università di Sassari, Area marina di Tavolara, Aspo, Sinergest, Geasar, Cipnes e Istituto Euromediterraneo.



 

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