Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
23 April 2020

L'Unione Sarda

 



 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 aprile 2020 / PRIMA
Il commento
LO STATO SIAMO NOI

di Aldo Berlinguer
Il privato, si sa, ha tanti difetti: tra cui essere soggettivo, parziale, contingente. Secondo la filosofa Hannah Arendt, si tratta infatti di qualcuno che, sin dall'antichità, si è “privato” della libertà di partecipare alla società (polis) e ridotto alla dimensione dei bisogni primordiali. Anche oggi del privato è lecito diffidare, specie se intraprende e genera profitti. (...) segue a pagina 8

PRIMO PIANO - Pagina 8    segue dalla prima pagina
Il privato e il pubblico in tempi di coronavirus
LO STATO SIAMO NOI: DI CHE CI LAMENTIAMO?

(...) I n tal caso, la diffidenza è duplice poiché a privato si aggiunge imprenditore che, di solito, significa speculatore. Lo Stato invece è frutto della democrazia, provvede all'interesse generale ed è mosso da nobili finalità. Da cui il noto brocardo: ubi maior minor cessat.
I due opposti assumono contorni ancor più nitidi in questi giorni di pandemia. Il privato è infatti rinchiuso tra le mura domestiche mentre il pubblico sta fuori, a fare la guardia. Ciò serve anche per tenerli ben distinti ed evitare confusione. Il privato è infatti mosso dal suo irrefrenabile interesse personale. Esso ha resistito alle misure di prevenzione e quando può tenta di evaderle, uscendo senza giusta causa e formando assembramenti. Taluni, nel tentativo di ricongiungersi ai propri cari, hanno addirittura reso necessario chiudere i confini regionali; altri, andati a pregare, sono stati sanzionati dalle forze dell'ordine. Il tutto per non voler capire che la carcerazione domiciliare non serve a punire i cittadini ma a proteggerli!

Il pubblico, invece, si è distinto per saggezza ed efficacia: anzitutto con la prevenzione. Disponendo di acutissimi servizi di intelligence, si è avveduto, per tempo, dei contagi in Cina ed ha preso subito opportune precauzioni. Ha impedito ogni spostamento, controllato le comunità cinesi locali, sottoposto a tampone tutti i cittadini. Esso ha inoltre acquisito, per tempo, i dispositivi di protezione per gli operatori sanitari ed ha messo a disposizione di tutti attrezzati presidi ospedalieri, invitando i cittadini a recarvisi per le cure necessarie; nulla lasciato al caso, nessuno lasciato solo.

Ma soprattutto, lo Stato ha adottato nuove, inedite politiche sanitarie. Tra queste, la quarantena, che ha colto più obiettivi al contempo: ridurre i contagi, azzerare, o quasi, il carico amministrativo pubblico, preservare le strutture sanitarie da inutili congestioni, ridurre la criminalità, prevenire l'inquinamento ambientale. Anche la politica risulta appagata: può spendere allegramente in deficit! Chi ci avrebbe sperato?

Quando poi si è trattato dei più deboli, l'azione pubblica è stata esemplare. Con le scuole chiuse i bambini sono potuti tornare a casa. Mentre gli anziani sono stati protetti nelle residenze speciali. Inoltre, trasparenza, legittimità e condivisione: la prima garantita con un'informazione puntuale e attendibile. La seconda con provvedimenti normativi chiari e ineccepibili; la terza con un orientamento univoco, tra Stato e Regioni, e tra forze politiche: tutte unite nel chiedere alla UE le misure opportune.

Infine, un imponente, inedito piano di aiuti economici a imprese e famiglie, con risorse già trasferite. Insomma, di che si è “privato” il privato? Di cosa potersi lamentare? Ovvio dunque che, seppur salato, il conto di quanto sopra lo debbano pagare i privati. Del resto chi altri? Lo Stato siamo noi!

ALDO BERLINGUER
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 

 

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 aprile 2020 / PRIMO PIANO

Università. Pasti a domicilio per ridurre i rischi di contagio
IL PIANO DELL'ERSU PER GLI STUDENTI

 

 

 

 

Pasti a domicilio per proteggere gli universitari cagliaritani dal coronavirus. È una delle ipotesi sul tavolo del consiglio di amministrazione dell'Ersu che sta stilando il piano per la Fase 2. «Aspettiamo indicazioni precise, ma sappiamo già che dovendo rispettare le distanze interpersonali, per ogni turno potremo ammettere meno della metà degli studenti», attacca il presidente dell'Ersu Michele Camoglio.

I numeri
Ogni anno le mense di via Trentino, piazza Michelangelo, via Premuda e quella della cittadella di Monserrato garantiscono 550mila pasti. Per mantenere questi numeri e ridurre l'affollamento ai tavoli, le opzioni sembrano due: fornire pranzo e cena a domicilio o estendere l'orario. «Allungare la fascia della pausa pranzo potrebbe però entrare in conflitto con gli orari delle lezioni. Per ora quindi l'alternativa migliore appare quella di dare la possibilità di consumare pranzo e cena negli alloggi, chiaramente questo comporterà una modifica degli appalti. Ma siamo nel campo delle ipotesi perché non abbiamo ancora avuto indicazioni al riguardo», è prudente Camoglio che invece non prevede grandi rivoluzioni all'interno delle case dello studente. «Per quanto riguarda le camere non ci sono grossi problemi, quel che dobbiamo assicurare è il mantenimento delle distanze negli spazi comuni e per questo saranno contingentati gli ingressi nelle sale studio. Molto dipenderà da quanti ragazzi saranno presenti».

Tutti a casa
Con il lockdown la maggior parte degli universitari fuori sede ha fatto rientro in famiglia. Dei 500 inquilini dell'Ersu sono rimasti solo 87, di cui 50 stranieri. Le tante assenze la settimana scorsa avevano persino convinto un funzionario dell'ente a disporre un trasloco di massa entro il 27 aprile per chiudere la casa di via Businco e concentrare le presenze in via Trentino. «Quel provvedimento è stato annullato dal consiglio di amministrazione», assicura Camoglio che già domenica, appena saputo dell'idea di trasferire gli studenti, superato lo stupore, si era affrettato a pubblicare una smentita per far sì che nessuno facesse le valigie e contravvenisse così alle disposizioni del governo.

Lezioni online
«In questo momento la situazione è assolutamente gestibile, il vero banco di prova sarà in autunno» conclude il presidente. Con il nuovo anno accademico, infatti, le cose potrebbero cambiare. Su lezioni e lauree dall'Ateneo cagliaritano, però, nessuna novità. Gli uffici spiegano che nei prossimi giorni potrebbero esserci nuove indicazioni da parte del Ministero, ma fino a quel momento resta tutto confermato: lezioni e lauree continueranno a svolgersi online.

M. C.








3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 7

L’emergenza. Secondo l‘epidemiologo Paolo Contu sino a cinquemila sardi potrebbero aver già contratto il virus.

«Nell'Isola i casi reali sono il quadruplo. Immunità? Lontana»
I primi dati dagli screening seriologici: al Nord contagiato un cittadino su dieci

LA SOGLIA DEL 70%. Paolo Contu, 60 anni: “I diversi modelli matematici ci dicono che al Nord il contagio potrebbe riguardare un percentuale fra il 5 e il 10 per cento degli abitanti, mentre al Sud siamo sotto. L’immunità di gregge? Siamo lontani: serve che almeno il 70 % della popolazione abbia sviluppato gli anticorpi”

Stando ai primi screening seriologici per la ricerca degli anticorpi si stima che il 10 per cento della popolazione italiana potrebbe essere stata già infettata dal Covid-19. Il che significherebbe, statisticamente, che oltre 150 mila sardi (e 6 milioni di italiani) sono già venuti a contatto con il subdolo Sars Cov-2.

L'ESPERTO
«In realtà per la Sardegna mi sembrerebbe strana anche una percentuale del 5 per cento», spiega Paolo Contu, 60 anni, docente ed epidemiologo dell'Università di Cagliari. «Mi pare più credibile un'incidenza tre-quattro volte superiore a quella dei dati ufficiali». Dunque fra i 4.000 e i 5.000 casi nell'Isola, dove il tasso di letalità scenderebbe così attorno al 2 per cento. «Avere certezze al momento è però molto difficile - precisa il professore -, anche perché i test seriologici non sono stati tutti ancora validati e quanto fatto finora è da prendere con le molle. Inoltre, dove c'è una bassa prevalenza del virus, come in Sardegna, i test sierologici rischiano di dare dei risultati maggiori di quelli reali e ciò a causa dell'incidenza dei falsi positivi».

I DATI DEI TAMPONI
Ma è davvero impossibile azzardare una stima sui numeri reali del contagio? Utile può rivelarsi l'analisi dei dati sui tamponi, anche perché ormai ne sono stati fatti oltre 1,5 milioni, dunque un campione ampio. Attualmente in Sardegna quelli positivi sono il 7,3 per cento del totale, mentre il dato nazionale è del 12,3 per cento. Si tratta però di un indicatore scivoloso perché i test non sono stati eseguiti secondo criteri univoci e in molte Regioni, per settimane, sono stati limitati ai plurisintomatici che avevano avuto contatti con positivi accertati. «A dimostrarlo basta il raffronto fra i dati delle prime Regioni ad essere investite dall'onda epidemica», spiega l'esperto. In Lombardia si registra infatti la percentuale di positività più alta, il 23,7 per cento, mentre in Veneto si scende al 6, uno dei tassi più bassi dopo la Calabria. Il motivo? I veneti hanno effettuato tanti tamponi quanti i lombardi, che hanno però più del doppio degli abitanti. «Allargando il denominatore - conferma Contu - scendono i tassi di positività e dunque anche di letalità».

GLI SCREENING
Che i casi reali siano molti di più di quelli registrati sembra però trovare conferma in numerose ricerche, come quella svolta dalla Clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova che ha eseguito alcune migliaia di test sierologici su soggetti asintomatici tra Liguria e Lombardia: la percentuale di positivi al Covid-19 è risultata superiore al 10 per cento, più vicina al 15. Gli epidemiologi dell'Imperial College di Londra, inoltre, già a fine marzo stimavano che il 9,8 per cento della popolazione italiana fosse rimasta infettata, quindi 5,9 milioni di persone. E ancora: a Robbio, in provincia di Pavia, il 10 per cento dei seimila abitanti testati (quasi tutta la popolazione) ha sviluppato gli anticorpi al Covid-19. «Bisogna considerare che la diffusione del virus non è stata omogenea - spiega Contu -, nelle zone più colpite una percentuale del 10 per cento ma anche superiore è probabile. I tanti studi fatti con diversi modelli matematici ad oggi ci dicono che il contagio al Nord potrebbe essere fra il 5 e il 10 per cento ma al Sud siamo molto probabilmente sotto».

IMMUNITÀ LONTANA
E in ogni caso siamo distanti dalla cosiddetta immunità di gregge, l'unica definitiva soluzione all'emergenza in assenza di un vaccino. «Non siamo lontani, ma lontanissimi - conclude l'esperto -. Per malattie particolarmente contagiose, come ad esempio il morbillo, si può infatti parlare di immunità di gregge quando il 95 per cento della popolazione ha sviluppato gli anticorpi. E comunque non si scende mai sotto il 70».

Massimo Ledda







 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 13
L’invenzione. È frutto del lavoro di un’équipe del Dipartimento di Ingegneria

VIA ALLA MASCHERINA CERTIFICATA
Creata una macchina in grado di stabilire l’efficacia dei tessuti

Dalla salvaguardia dei beni culturali a quella dell'umanità. Passando attraverso un lungo tubo di metallo, collegato, a un'estremità a una pompa d'aria, e al centro a due apparecchiature elettroniche capaci di stabilire l'efficacia delle mascherine. Il tutto concentrato in un dispositivo dall'aspetto decisamente minimale ma con grandissime potenzialità, nato dietro la chiesa di Bonaria e destinato a fare del laboratorio cagliaritano di via Ravenna il primo centro di "prototipazione" dell'Isola.

L'INVENZIONE
Il battesimo ufficiale del nuovo nato all'interno del Laboratorio di didattica e ricerca per la conservazione dei beni culturali: uno scrigno supertecnologico custodito all'interno del parco, chiuso al pubblico come da disposizioni, ma dove una squadra d'ingegneri lavora senza sosta e forse anche più di prima. È qui che è stato messo a punto in pochissimi giorni il macchinario rivoluzionario. «Si tratta di un prototipo che può servire al territorio per sperimentare i tessuti della mascherine e dare una mano a tanti produttori che hanno convertito il loro sistema di lavoro per la produzione dei dispositivi di protezione», spiega con orgoglio Giorgio Pia, docente e ricercatore del Dipartimento di Ingegneria meccanica chimica dei materiali. Dietro l'invenzione c'è una squadra numerosa: oltre a Pia, la collega Paola Meloni, responsabile del laboratorio, Roberto Ricciu, del Dipartimento di Ingegneria civile ambientale e architettura, e due tecnici, Gianluca Marongiu e Daniele Lai, che hanno lavorato sotto la supervisione di Giacomo Cao, il direttore del Dipartimento.

IL MECCANISMO
I passaggi sono due, semplici all'apparenza e da seguire con ordine. «La prima fase avviene all'interno della camera climatica, che stabilizza i campioni e li porta all'umidità relativa e alla temperatura che poi consente di testarli nel dispositivo sistemato nel laboratorio B». Quattro ore a ventun gradi e un'umidità relativa pari all'ottantacinque per cento, poi si passa al secondo step, che ha luogo nella stanza successiva, dove sul piano di lavoro c'è il pezzo forte. «Il dispositivo è composto da due condotti, separati da altrettante frange, al cui interno viene sistemato il campione di tessuto che dovrà essere sottoposto al test per verificare il livello di respirabilità», precisano i creatori. Risultato che si ottiene grazie al flusso d'aria che viene aspirato e fatto passare lungo la tubazione, al centro della quale sono sistemate due piccole scatole rettangolari dotate di display e collegate alle frange con due tubicini. È qui che si scopre la verità: perché misurando la velocità del flusso e la differenza di pressione tra ingresso e uscita si ottiene la capacità di resistenza all'aria. E quindi il livello di respirabilità, e di conseguenza, per farla semplice, l'efficacia - o meno - della mascherina sotto esame.

IL FUTURO
Il progetto ha preso forma in una settimana circa, tempo record, soprattutto se rapportati ai benefici promessi. Perché l'apparecchiatura, preziosissima in vista della tanto attesa è imminente fase 2, potrà essere messa a disposizione anche dei neo imprenditori che hanno deciso di cimentarsi nella produzione delle mascherine. Diventate gioco forza bene di prima necessità. Anzi, di primissima. Si parte dunque dalla scelta dei tessuti e dal loro studio in laboratorio, per riuscire a ottenere un prodotto finale capace di proteggere dal rischio contagio. Informazione basilare che consentirà ai produttori più o meno improvvisati di avere conferma dell'utilità delle loro creazioni, e in caso di risposta negativa di optare su altre tipologie di materiali. È il primo e fondamentale passo mosso dal capoluogo sardo lungo un cammino che regala ancora poche certezze, ma che da oggi toglie almeno ogni dubbio sulla scelta del dispositivo di protezione, con il quale, stando alle previsioni, si dovrà convivere ancora a lungo. E allora colore e fantasia a parte, meglio andare sul sicuro. Perché il fai da te sarà pure meglio di niente, ma sicuramente non offre garanzie. A questo ci pensano gli esperti del settore.

Sara Marci








5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 aprile 2020 / PROVINCIA DI CAGLIARI - Pagina 28
Seui. La soddisfazione di Daniela Aresu: “La festa è soltanto rimandata”
LAUREA IN PSICOLOGIA DAL DIVANO DI CASA CON UNA TESI SULLA LONGEVITÀ DEI NONNI DEL PAESE

A Seui la prima laurea via web ai tempi del coronavirus. La neo dottoressa è Daniela Aresu, venticinque anni, che ha discusso una tesi di laurea magistrale in psicologia dello sviluppo e dei processi lavorativi, dal soggiorno di casa collegata online con i sei professori della commissione d'esame dell'Università di Cagliari.
Una discussione, durata dodici minuti, che Daniela non avrebbe certo immaginato così: «Ho sperato fino all'ultimo che potesse svolgersi normalmente, ancora ai primi di marzo non credevo che questa quarantena sarebbe durata tanto, poi ai primi di aprile l'università ha confermato la tesi online. Al confronto con la laurea triennale è stato molto diverso. Certo l'ansia forse più contenuta ma c'era ugualmente e alla fine l'emozione è stata comunque grande».

Interessante l'argomento della tesi: longevità, benessere e qualità della vita, uno studio empirico. Indagine svolta dalla neolaureata su un campione di anziani di Seui (età media 80 anni) il più giovane 65, più anziano una donna centenaria.

Lo studio ha rilevato da parte degli anziani una soddisfazione media della vita, che indicano alcune aree in cui vorrebbero vedere dei miglioramenti soprattutto legate alla salute fisica, relazioni sociali. Invece per la percezione della qualità della vita, sarebbe inferiore rispetto ad altri campioni analizzati. Insomma gli anziani del paese si dicono mediamente soddisfatti indicando ampi margini di miglioramento.

Al termine della discussione, la commissione ha sospeso il collegamento per una decina di minuti e poi ha comunicato il voto. Alla fine gli auguri commossi da parte dei suoi genitori e del fratello in attesa di giorni migliori per tutti e di una grande festa.

Paola Mura Ruggiu







6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 aprile 2020 / SASSARI E OLBIA - Pagina 37
Sassari. Università, incontri online
IL VIRUS DELLA CONOSCENZA

Dalla musica alle scienze, dall'alimentazione all'informatica. Con una piattaforma per studenti e famiglie ricca di contenuti per le ricerche e l'approfondimento, e una piattaforma di supporto per i docenti. E tanto altro ancora. Si chiama “Unisslive - Il virus della conoscenza”, il programma di incontri on line ideato dall'Ateneo di Sassari per continuare a svolgere il proprio ruolo di indirizzo e supporto culturale anche in tempi di emergenza sanitaria.

Gli appuntamenti sono reperibili sulla pagina dedicata. Oggi alle 15.30 su Google Meet, la giurista Carla Bassu, professoressa di Diritto Costituzionale, nel corso dell'evento "Io e i miei diritti" parlerà coi bambini delle Elementari dei diritti alla base della nostra Costituzione e della Società in cui viviamo, per aiutarli a sviluppare già da piccoli la propria coscienza di cittadini. Domani, sempre alle 15.30, il neurofarmacologo Pier Andrea Serra, illustrerà i meccanismi bio-chimici che attivano e governano le nostre emozioni.

Giampiero Marras






 

La Nuova Sardegna





 

 

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2
Sotgiu, università di Sassari: è la via maestra se vogliamo fronteggiare anche nuove possibili ondate
L'EPIDEMIOLOGO: «È UN'INDAGINE INDISPENSABILE»

CAGLIARI L'indagine su larga scala non è solo necessaria, ma indispensabile per «inquadrare l'epidemia nella sua reale entità». A sostenerlo è Giovanni Sotgiu, insegna Statistica medica all'università di Sassari.
Lo screening regionale e nazionale cominceranno uno dopo l'altro: partono in ritardo? «Da marzo l'Organizzazione mondiale della sanità sollecita l'avvio di indagini epidemiologiche. C'è voluto del tempo, ma alla fine l'importante è che partano e con un obiettivo comune».
Quale dovrà essere? «Accertare con esattezza quale è stata l'effettiva circolazione del virus al di là di quello che sappiamo: il numero di positivi palesi, i ricoverati e quello dei decessi».
In sostanza bisognerà scoprire il sommerso. «Esatto. Oggi sappiamo che, secondo alcune stime, per ogni caso accertato potrebbero esserci una decina di positivi asintomatici, cioè quelli che non hanno accusato i sintomi della malattia ma hanno prodotto comunque gli anticorpi e che quindi verosimilmente si sono immunizzati. Bene, attraverso le indagini, capiremo se questa stima è confermata o meno nella realtà».
Perché uno screening è così importante se non decisivo? «Perché, oltre a fornirci dati statistici importanti, ci permetterà di prevedere potenzialmente l'entità di possibili nuove ondate nei prossimi mesi. Ma anche di individuare con precisione quali potrebbero essere i territori più a rischio e soprattutto avere un identikit sui soggetti più vulnerabili in futuro».
Partiamo dalla Sardegna. «In linea teorica, potrei sostenere che la contenuta diffusione del virus, in questa prima fase, potrebbe rappresentare per noi un'incognita. Mi spiego meglio: finora i sardi positivi ufficiali al coronavirus sono stati solo un migliaio, e quindi c'è ancora una larghissima parte della popolazione che potenzialmente potrebbe essere infettata nel caso di un secondo attacco frontale, ad esempio in autunno. Con i dati di un'indagine epidemiologica su larga scala, facciamo così anche prevenzione, identificando i soggetti a rischio».
Soprattutto perché non sappiamo ancora quanti potrebbero essere i positivi sottotraccia. «Esatto ed è proprio quello che bisogna accertare con precisione. Ma visto che non può essere sottoposta al test tutta la popolazione, va scelto un campione che sia il più rappresentativo possibile del territorio in cui si va a indagare».
Quali sono le regole per stabilire se un campione è rappresentativo o meno? «Da quelle più semplici, come la residenza, l'età e il genere, ad altre più complesse. Queste indagini possono essere utili per capire i cosiddetti fattori di rischio, che predispongono all'infezione e alla malattia, come una patologia oppure abitudini di vita. Una su tutte: quanto può incidere sul rischio di positività se il soggetto fuma oppure no. Una buona indagine deve mettere in conto queste variabili ma anche molte altre».
È possibile quantificare i test necessari in Sardegna per ottenere risultati certi? «Esistono algoritmi attraverso cui si stabilisce un numero preciso di test. Di sicuro chi ha organizzato le due indagini, quella regionale e quella nazionale, avrà tenuto conto di questi modelli statistici ormai consolidati. Poi dipende anche dalle risorse economiche messe in campo: più soldi hai, più grande sarà il campione coinvolto».
L'importante che i test siano attendibili. «È un altro aspetto fondamentale. Nel bando nazionale, è richiesto almeno il 90 per cento di sensibilità e almeno il 95 per cento di specificità. Significa ridurre il più possibile i cosiddetti falsi negativi, nel primo caso, e i falsi positivi, nel secondo. Quindi, diciamo così, gli errori dovranno essere inferiori al 10 e al 5 per cento. È questa clausola è di per sé una garanzia». C'è davvero il rischio di una nuova ondata? «È una delle vere incognite, ma abbiamo alle spalle quanto siamo riusciti a fare nelle prima fase e la conoscenza, insieme al progredire della scienza, è da sempre un'arma vincente». (ua)




 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 aprile 2020 / SASSARI - Pagina 17
È tornata a casa la ricercatrice sassarese bloccata in Nuova Zelanda. Laura Pintore aveva lanciato un appello alla Farnesina
«TRE VOLI E 48 ORE DI VIAGGIO MA STO BENE»

di Luca Fiori
SASSARI Ci sono voluti tre voli e quarantotto ore di viaggio che l'hanno portata da una parte all'altra del pianeta, ma alla fine ha potuto riabbracciare i suoi cari e tirare finalmente un sospiro di sollievo.
È arrivata a casa a Roma dove vive la sua famiglia, Laura Pintore, la ricercatrice sassarese di 27 anni che qualche giorno fa aveva lanciato un appello alla Farnesina, lamentando di trovarsi dall'altra parte del mondo e di essere stata dimenticata insieme ad altri connazionali. A riempirla di feste insieme ai parenti anche Juno e Pepper i due cagnolini di famiglia, impazziti di gioia quando ha varcato la soglia di casa dopo quasi tre mesi di assenza. Il suo appello i giorni scorsi era stato rilanciato dalla Nuova Sardegna e da alcune testate nazionali. Studi universitari tra Roma e Torino, dal 29 gennaio a Wellington (Nuova Zelanda) per un dottorato di ricerca promosso da Università di Torino, Wwf Italia e National institute of water and atmospheric research, la ricercatrice aveva raccontato la sua odissea e chiesto che qualcuno si occupasse di lei.«Per una piacevole coincidenza o a seguito delle sollecitazioni pervenute - racconta Laura Pintore - l'ambasciata d'Italia a Wellington da quel momento si è attivata e si è resa disponibile a fornirmi indicazioni su voli speciali organizzati da altri paesi europei e l'assistenza da parte dell'ambasciatore è stata quasi premurosa».
Eppure i primi contatti con i rappresentanti del nostro paese in Nuova Zelanda non erano stati piacevoli. «Io e altri tre italiani siamo stati ricevuti in un pianerottolo e invitati a consultare le Faq sui siti di Ministero degli Esteri», aveva raccontato Laura Pintore. Fortunatamente, forse anche grazie alla spinta mediatica, qualcosa è cambiato. Per segnalare il suo caso c'era stata anche un'interpellanza parlamentare da parte del senatore Enrico Aimi, membro della Commissione Esteri del Senato. «Dall'ambasciata - spiega la ricercatrice - ho saputo che l'ultima possibilità di rientro in Italia sarebbe stata il 18 di aprile con un volo speciale organizzato dal Governo francese, data dopo la quale, per quanto mi è stato detto, anche la Qatar Airways, unica compagnia aerea ancora attiva, avrebbe interrotto ogni attività fino a giugno. Pertanto, ho deciso di approfittare di quest'ultima opportunità e di tornare. È stato un viaggio lungo e faticoso, di quasi 48 ore e ovviamente a mie spese - prosegue Laura Pintore - ma ne è valsa totalmente la pena. Ho dovuto prendere tre aerei e devo dire che solo sul Parigi-Roma della compagnia Alitalia, sono stati osservati i protocolli di sicurezza anti covid19, con la misurazione della temperatura prima di salire a bordo, obbligo di mascherine e distanza di sicurezza. Sono molto felice di essere riuscita a rientrare in Italia - conclude la ricercatrice - ma non posso non pensare ai diversi connazionali rimasti in Nuova Zelanda che non sono riusciti a tornare. Non ne conosco il numero esatto ma, voglio pensare che la nostra ambasciata conosca perfettamente la situazione di tutti e se ne stia occupando».




 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 aprile 2020 / PROVINCIA DI NUORO - Pagina 26
Siniscola, la ricerca al centro della tesi discussa via web da Claudio Marongiu
SARDO E SPAGNOLO A CONFRONTO ONLINE

di Mauro Piredda
SINISCOLA «Cultura sarda e spagnola a confronto. Le unità fraseologiche». È questo il titolo della tesi di laurea discussa ieri, dalla propria abitazione, da Claudio Marongiu, studente universitario siniscolese iscritto alla facoltà di Lingue e Letterature straniere, del corso triennale in Mediazione linguistica e culturale. L'elaborato di Marongiu, con relatrice la docente di Lingua e letteratura spagnola Marta Galinanes Gallèn, affronta i temi linguistico-culturali e storici riguardo la somiglianza tra i due codici romanzi (il castigliano e il sardo) attraverso l'analisi delle unità fraseologiche. Passati al setaccio proverbi, modi di dire, metafore, ed espressioni idiomatiche che mettono in risalto la bellezza e le particolarità delle due parlate. «Si tratta - spiega Claudio Marongiu - di un lavoro non solo di ricerca di documenti e testi, ma anche di una dettagliata e attenta analisi sul campo, attraverso interviste, testimonianze di individui che custodiscono un bagaglio linguistico importante». Diverse le comparazioni messe in tabella: «Gli esempi sono innumerevoli, ma vorrei citarne uno in particolare: a Siniscola diciamo "Pro amicu malu mezus nudda", in Spagna dicono "Para tener un malo amigo mejor nada"». È stata la passione per la scoperta delle particolarità delle altre nazioni a far scegliere a Claudio Marongiu, classe 1994, questo corso di laurea: «Adoro viaggiare, ho fatto anche sei mesi a Varsavia, in Polonia». Il ragazzo ha così concluso il corso triennale; ora per la laurea magistrale dovrà fare altri due anni: «Ho già deciso che proseguirò, ma devo scegliere tra le diverse opzioni». Anche per poter discutere la tesi successiva in Ateneo: «Purtroppo ora ho dovuto fare tutto da casa, ma la situazione lo imponeva. La prossima sarà meno strana».




 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 23 aprile 2020 / OLBIA - Pagina 30
San Pantaleo
LAUREA IN STORIA E FILOSOFIA IN DIRETTA SUL PC

SAN PANTALEO Lui a casa davanti al pc, dall'altra parte dei video la commissione di laurea magistrale dell'Università di Siena, dall'altra ancora familiari e amici: tutti chiusi in casa per il Covid, ma tutti connessi in via telematica per vedere e ascoltare la tesi di Gioele Pische e applaudirlo a scena aperta quando è stato proclamato dottore in Storia e filosofia con 110 e lode. Gioele è il primo laureato di San Pantaleo in questi tempi di emergenza sanitaria. La famiglia non lo ha potuto seguire in Toscana ma la soddisfazione è ugualmente grande.

 

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