Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
18 April 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 6
L’emergenza. La polemica dei “falsi negativi” e la ricerca per rendere gli spostamenti più sicuri

CONTAGI, LA SCOMMESSA DELLA MAPPATURA
Coghe (Aou): non si possono fari i tamponi a tutti e ripeterli più volte, fallibili anche i test sierologici

Passaporto sanitario e patente di immunità. Mentre si pianifica la fase-due, il tema delle mappature e del controllo dei contagi occupa parte del dibattito. Dal quale emerge chiaro che certezze sui metodi non ce ne sono perché ogni procedura diagnostica validata, dai tamponi ai test sierologici per la ricerca degli anticorpi, è una fotografia istantanea che dopo un giorno potrebbe non valere più. La scienza cerca metodi credibili, tecnologia e intelligenza artificiale aiutano e le app, come quelle adottata dalla Regione e dal Governo, possono supportare le autorità nelle tracciatura dei positivi e dei loro contatti.

Mappatura complicata

Il problema, dunque, non è a chi fare lo screening ma l'utilità. «Questo virus ha una finestra diagnostica molto ampia, circa 15 giorni, che mette in crisi tutti», spiega Fernando Coghe, direttore del laboratorio di analisi chimico cliniche e microbiologia dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. «Se una persona viene testata nella fase in cui non c'è carica virale o a livello sierico non ha sviluppato gli anticorpi il test risulta negativo. Attenzione, non un falso negativo ma proprio negativo. I medici lo sanno bene e per questo non capisco chi polemizza su falsi negativi o positivi e ipotizza errori che non ci sono. Per questo ripetere il tampone è normale ma non certo per rimediare a errori che non esistono, se non nei limiti del metodo».

Il suo laboratorio, al policlinico universitario di Monserrato con una succursale-spot allestita al San Giovanni di Dio per l'emergenza, è uno dei sette centri regionali che cercano tracce di Covid-19 ed esegue circa 230 tamponi al giorno con picchi di 400 «oltre al lavoro ordinario perché le altre malattie non si fermano». I test sono effettuati da dieci persone mentre altre 20 seguono gli aspetti burocratici. Si lavora h 24 per turni con il supporto dei farmacisti aziendali «che fanno un lavoro immenso senza guardare l'orologio».

Screening impossibile

Per Coghe, la cui autorevolezza è riconosciuta anche oltretirreno, screenare la popolazione è letteralmente impossibile. «Poniamo che abbia più personale e che possa fare tremila tamponi al giorno. Impiegherei un anno per fare i test a un milione di sardi ma non avrebbe senso perché entro i 14 giorni potrebbe cambiare tutto. Sotto il profilo dell'efficacia sarebbe più utile cercare gli anticorpi: è più semplice che fare il tampone, è più ripetibile ed esistono apparecchiature che consentono di farlo in tutti i laboratori della Sardegna. Sarà una fotografia al tempo zero che ci darà indicazione più utile ma anche questa non sarebbe definitiva sotto il profilo epidemiologico. Servirebbe, semmai, a dare indicazioni alle autorità sanitarie perché possano adottare le loro decisioni».

Del resto, fa notare Coghe, «Trump ha acquistato il 100% delle apparecchiature della Diarosin, multinazionale italiana della diagnostica in vitro su sangue e tessuti, ma non non riesce a bloccare il contagio. Anche i cinesi hanno risorse enormi e l'università di Shangai è tra le piu importanti del mondo ma non ci sono riusciti nemmeno loro. Esistono dei super sequenziatori ma non sono validati: lei si sottoporrebbe a un intervento chirurgico con robot in fase di sperimentazione? Si deve ragionare nel concreto non su Star Trek».

E continuare a essere prudenti e adottare comportamenti responsabili. Come quello di Carlo Tivinio, paziente uno sardo e prima vittima del coronavurus nell'Isola. «Il suo è stato un comportamento encomiabile. È stato a Rimini che non era zona a rischio ma quando è rientrato e ha avuto la febbre si è subito isolato ed ha avvertito le autorità. L'importanza del suo gesto è stata sottovalutata, non avete idea di quante vite ha salvato».

Fabio Manca






 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 7

INTERVISTA. Cagliari la più attrezzata, a Oristano operativa da ieri la struttura dell’ospedale San Martino

LA RICERCA E IL COVID-19: LABORATORI CENTRI DI POTERE
In Sardegna sette accreditati per l’esame dei tamponi
Il caso della Gallura e le stranezze dell’Aou di Sassari

A pandemia in corso, e ancor più quando la fase acuta sarà superata, i laboratori di analisi sono il fulcro della grande battaglia che la sanità sta combattendo contro il Covid-19. Oscuri “topi di laboratorio”, chini sui loro strumenti, sconosciuti ai più, diventano popolari. E le strutture dove si cercano tracce del coronavirus ambite. Anzi, diventano posti di potere. Chi è stato capace di muoversi per tempo ha guadagnato un vantaggio che, quando ci sarà da appuntarsi medaglie sul petto, risulterà decisivo.

La grande corsa

Già, perché anche questo è accaduto e sta ancora accadendo. Mentre negli ospedali c'era che si ammalava e moriva (senza distinzioni tra pazienti e personale medico), qualcun altro piazzava nelle Unità di crisi gli amici e altri si mettevano in bella mostra, tagliando fuori i “nemici” e trascurando il bene pubblico.

La mappa

Al momento, in Sardegna sono in funzione sette laboratori abilitati a effettuare i test Covid-19. Tre a Cagliari (Policlinico di Monserrato, Santissima Trinità e Brotzu), due a Sassari (Laboratorio di microbiologia dell'Aou e Istituto zooprofilattico), uno a Nuoro (ospedale San Francesco) e uno a Oristano (ospedale San Martino), operativo da ieri. Da questi pochi dati si evince che per tutta la provincia di Sassari (Gallura compresa) ha operato sino a venerdì 10 aprile un solo centro, quello dell'Aou diretto da Salvatore Rubino. Un lavoro piuttosto impegnativo visto che il territorio da coprire era vastissimo: 7692 chilometri quadrati per 491mila abitanti. La provincia più grande d'Italia. Per un mese e mezzo di epidemia le altre potenziali strutture sono rimaste giocoforza a guardare. Ignorato il laboratorio dell'Istituto di Igiene, ignorato quello dello Zooprofilattico (poi vedremo quando sarà chiamato in causa), ignorato quello del Mater Olbia, diretto da Giovanni Delogu, originario di Siligo, laureato in Scienze biologiche all'Università di Sassari, professore di Microbiologia e Microbiologia clinica all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 2016 al 2019 responsabile della Diagnostica molecolare e Immunologica presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma. Non l'ultimo arrivato, anche agli occhi di un profano. Niente.

Gallura orfana

Il problema di Olbia resta aperto. La città da sola conta 61mila abitanti ed è la porta di ingresso di enormi flussi turistici. «Se guardiamo al domani», spiega Roberto Li Gioi, consigliere regionale M5S, «ci potrebbe essere la necessità di eseguire i tamponi ai turisti in arrivo. È pensabile che a Olbia non ci sia un centro accreditato»? Non è pensabile, ma è quanto avvenuto sinora.

Le assunzioni

Ma torniamo a Sassari. Scoppiata l'emergenza, Rubino ottiene dall'Aou un grande spazio di manovra e accentra su di sé tutti i settori del laboratorio: Batteriologia 1 e 2, Micobatteriologia, Micologia, Parassitologia e Virologia. Per far funzionare questo apparato, soprattutto durante una pandemia, servono persone. Ed ecco che entra in gioco l'Università, altra grande protagonista, insieme all'ospedale, della sanità sassarese. Il 17 febbraio, il rettore Massimo Carpinelli, «esprime formale richiesta di inserimento in convenzione del professor Sergio Uzzau», nell'organico del Laboratorio di Microbiologia. Uzzau, 53 anni, sassarese, dopo quattordici anni, ha ceduto il posto di amministratore unico di Porto Conte Ricerche all'algherese Gavino Sini, si è collocato in aspettativa ed è pronto ad accettare la proposta di Carpinelli, che viene approvata dal direttore generale facente funzioni dell'Aou, Nicolò Orrù, con la delibera n° 138 del quattro marzo scorso.

Il dg facente funzioni

Sarà uno degli ultimi atti di Orrù, poco dopo trasferito a Oristano e sostituito dal commissario Giovanni Maria Soro ai vertici dell'Azienda, finita nella bufera per il boom di contagi e per la conseguente inchiesta della Procura. Orrù era facente funzioni dopo le dimissioni del direttore generale Antonio D'Urso (marzo 2019) e, secondo la legge, sarebbe dovuto restare in carica per un massimo di sessanta giorni. È durato un anno, con poteri limitati all'ordinaria amministrazione, il contrario di quello che sarebbe servito in un momento drammatico come la pandemia. E anche questo aspetto è sotto la lente della magistratura sassarese.

Il primo passo

L'assunzione di Uzzau è solo il primo passo. Il 26 marzo, con tre distinte delibere (217, 218 e 221), vengono assunti sei biologi per rimpolpare l'organico del laboratorio. Mentre lo Zooprofilattico (come tanti altri) è ancora fermo. Entra in azione venerdì 10 aprile quando si vede recapitare da Rubino (che prima aveva contattato il laboratorio del Policlinico di Monserrato salvo poi cambiare idea) 17 tamponi, eseguiti su operatori sanitari di un reparto del Santissima Annunziata, incredibilmente tutti positivi. C'è stata una contaminazione? «No», risponde sdegnata l'Aou. «A verificarsi è stato un problema tecnico relativo alla preparazione dei campioni e che si è verificato in un'unica corsa di realtà in PCR». Qualcosa però deve essere accaduta, se le controanalisi affidate allo Zooprofilattico hanno trasformato l'esito da positivo a negativo di tutti i 17 campioni.

Ricerca spasmodica

Ma ora la nuova frontiera è la ricerca. Del Covid-19 si sa poco o niente. È passato dai pipistrelli all'uomo? È sfuggito a un laboratorio cinese? Chi è stato colpito dall'infezione sviluppa anticorpi che lo proteggono o rischia una recidiva? Ed ecco che tutti si buttano a indagare, a scoprire, a utilizzare compulsivamente test sierologici di nessuna affidabilità, come dice l'Istituto superiore di sanità. E come ribadisce Fausto Baldanti, ricercatore del Policlinico San Matteo di Pavia che sta sperimentando un kit (scelto in quello che egli stesso ha definito “uno sciame” di test) per la ricerca degli anticorpi neutralizzanti, quelli utili per mettere a punto il vaccino. Solo un kit validato e utilizzato in esclusiva su tutto il territorio nazionale garantirebbe qualche risultato.

All'avanguardia

E a Sassari, per essere all'avanguardia, non solo si effettuano test sierologici senza alcuna affidabilità ma adesso si procede alla ricerca del virus nelle feci. Presenza già riscontrata dai cinesi. Cosa utile, per carità. Magari quando l'emergenza sarà finita.

Ivan Paone






 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 15

Videoconferenza. La discussione della tesi da casa attraverso un computer

MARTINA E MARCO, LAUREATI ONLINE DA ORUNE E FONNI

«Possiamo applaudire, adesso»? La voce carica di emozione si è avvertita, fuoricampo, al di là del monitor. Ha strappato un sorriso, subito dopo la conquista dell'ambito traguardo, ottenuto con il massimo punteggio: 110 su 110. Da casa di Martina Piccu, a Orune, ieri mattina hanno partecipato con trasporto alla discussione della tesi di laurea della 23enne. Copione similare a Fonni, per la laurea magistrale colta da Marco Guria, 26 anni, giovane programmatore innamorato della sua terra. I due comuni della Barbagia hanno i loro primi laureati online. Dottori al tempo del Covid-19.

Filo diretto

È stato instaurato con Cagliari, con quei docenti in collegamento dalle loro abitazioni. Da una parte Orune e Fonni, dall'altra il capoluogo sardo, con la commissione di laurea al gran completo, sebbene oltre un asettico schermo. Nessuna aula magna gremita, nessun fotografo a immortalare il momento. Le primi lauree virtuali in Informatica, allestite dalla facoltà di Scienze, sono però corse vie senza intoppi. Pochi fronzoli, tanto ritmo e collegamenti chiari e all'altezza, così come le esposizioni dei laureandi.

Stranezze

L'università sbarca in Barbagia, con il suo carico di emozioni e significati. «Ho avuto proprio questa sensazione, difficile da spiegare», racconta Martina Piccu. «Certo, avevo immaginato questo giorno in maniera differente. L'idea di discutere la tesi nel mio paese, e festeggiare a casa con tutti i familiari, non mi era proprio balenata. Però, devo ammettere che è stato bello, ugualmente emozionante». Marco Guria aggiunge: «Riconosco che l'università di Cagliari ha fatto il massimo. Hanno organizzato una diretta streaming, in modo che tutti potessero vedere la discussione della tesi. Quindi, devo dire che ho vissuto l'evento con la giusta emozione, sapevo che in tanti mi stavano guardando dal pc».

Lauree virtuali

Le prime in Informatica, cinque triennali e due magistrali. I docenti Maurizio Atzori, Salvatore Carta, Gianni Fenu, Michele Pinna e Riccardo Scateni (presidente) si sono subito calati nella parte, senza esitazioni. «La particolare rilevanza della disciplina e il riconosciuto livello di qualità degli studenti in Informatica dell'ateneo cagliaritano - afferma il docente Gianni Fenu - consentono di immettere nella società professionalità alte che ci auguriamo portino alla crescita complessiva del settore Ict, ben rappresentato in Sardegna ma con ampi margini di sviluppo, diretto e indiretto, cui l'università contribuisce con la ricerca, l'alta formazione e i rapporti col territorio».

Gianfranco Locci






 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 aprile 2020 / CAGLIARI - Pagina 21

Sant’Efisio. Tutto in un giorno: scortato dall’Esercito fino a Nora

«Scioglieremo il voto a casa davanti alla tv»
Il rinvio al 3 maggio non preoccupa i cagliaritani doc

Ormai rassegnati a un primo maggio da trascorrere in casa, i cagliaritani non avrebbero mai pensato che lo stesso destino sarebbe toccato al martire guerriero. Perché a causa del coronavirus la mattina del primo maggio in città non accadrà nulla: Sant'Efisio resterà a Stampace e uscirà solo due giorni dopo per lo scioglimento del voto. Su un mezzo dell'Esercito raggiungerà Nora per tornare subito nella chiesetta del capoluogo. Il sindaco Paolo Truzzu avrebbe preferito una soluzione diversa, «perché per i cagliaritani il primo maggio è il giorno di Sant'Efisio», ha dichiarato giovedì dopo il vertice decisivo con il prefetto.

Il segno di fiducia

Legata alla tradizione, la rettrice dell'Università di Cagliari Maria Del Zompo, che avrebbe preferito conservare un pezzetto di normalità almeno sul calendario. «È in momenti come questo che bisognerebbe cercare di mantenere tutto uguale per far sentire meno il peso di una tragedia. Cambiare il meno possibile è importante per dare fiducia. Se dal punto di vista della tradizione l'evento più importante è quello del 3, lo capisco però ne sono dispiaciuta».

Nessuna discussione

Non vorrebbe neppure sentir parlare di polemiche l'ex questore Antonio Pitea. «Mi sembra ovvio che non si potesse fare, il primo o il tre non cambia nulla. Io ho fatto la processione per 40 anni, ma non era possibile consentire una manifestazione per far sfilare il folclore. Questa cosa non era neppure da mettere in discussione».

Acqua sul fuoco

Pronto a seguire la diretta televisiva il senatore ed ex sindaco Emilio Floris: «Il primo maggio è sempre stata una manifestazione di popolo, se vogliamo più folcloristica. Ma il cagliaritano vero la propria devozione la espone il 3 durante il rientro. Comunque il primo o il tre poco cambia, la cosa importante è che dentro di noi ci sia lo spirito e la religiosità che accompagna la festa e non il folclore. Le polemiche sono fuori posto, l'essenziale è rispettare il voto, dividersi tra 1 e 3 non farebbe piacere al santo».

Il valore simbolico

Apprezza la scelta del 3 l'ex primo cittadino e consigliere regionale Massimo Zedda: «In una situazione di emergenza, la data del 3 maggio - indicata da arciconfraternita e arcivescovo - è quella più coerente con il significato simbolico che valorizza l'aspetto religioso dello scioglimento del voto. Mi sembra che la soluzione individuata tuteli la popolazione e sia rispettosa della tradizione».

L'unica donna

In tema di novità, un ruolo speciale tocca a Raffaella Lostia, alter nos dell'edizione 2019. «Non entro nel merito delle decisioni prese, però è vero che per i cagliaritani il primo maggio è il giorno della festa. Di certo, nei primi quattro giorni di maggio ognuno di noi dedicherà un pensiero a Sant'Efisio».

La suggestione

«La festa di Sant'Efisio è il primo maggio, non capisco perché spostarlo al 3» si interroga l'attrice delle Lucido Sottile, Tiziana Troja, autrice tra l'altro di un videoclip che spopola sui social. «Mi sono ispirata alla Dolce Vita di Fellini e ho immaginato che la statua venisse portata in volo sulla città da un elicottero, l'ho anche proposto al sindaco. La mia famiglia d'origine ha fatto un voto: ogni anno almeno uno di noi deve essere presente. Lo seguiremo in tivù o in streaming».

Folk e mostra

Alla guida del gruppo folk quartiere Villanova, Antonello Piras ha partecipato alle ultime 48 edizioni della sagra. «In tempi di pace si è fatta la festa, ma la storia ci mette davanti a momenti tristi ed è bene che si lascino i balli e i canti da una parte e si pensi al cuore del voto che è l'aspetto essenziale». Alla proposta di una festa bis dopo l'emergenza, non dice no. «Se ci sarà, noi ci saremo». Dispiaciuto di non poter assistere alla processione anche l'ex direttore del museo archeologico Roberto Concas che alla figura del martire dedicò una mostra da 40mila visitatori. «Sarà un primo maggio molto strano perché si tratta di una data legata a una ritualità assoluta, su questo non ci sono dubbi. Ma l'importante è che venga sciolto il voto».

La tappa di Giorgino

Il cambio di programma ha lasciato fuori dal percorso la tappa nella casa della famiglia Ballero dove avveniva il cambio di vesti e di cocchio. «È stato inevitabile, era chiaro che non si potesse ripetere la tradizione che è stata osservata ogni anno - sottolinea Benedetto Ballero che proprio a Giorgino sta trascorrendo i giorni del lockdown -. La casa è perfettamente efficiente, dunque se volessero venire anche il 3 le porte sarebbero aperte, ovviamente».

In prima fila

Tra i tanti cagliaritani che negli ultimi giorni si sono interrogati sulle sorti della festa per il santo che liberò la città dalla peste, anche la super modella Chiara Corridori tornata in città prima della serrata da coronavirus. «Da sempre, quando sono in città per il primo maggio seguo Sant'Efisio, a volte correndo all'ultimo minuto sotto casa e altre guardando la diretta su Videolina. È un appuntamento che aspettiamo tutti. Quest'anno, così come molte altre cose, sarà del tutto diverso».

Mariella Careddu




 

La Nuova Sardegna

 

 

 

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 18 aprile 2020 / PRIMA PAGINA
Il commento
PENSARE ADESSO UN FUTURO TUTTO NUOVO

di MASSIMO CARPINELLI,
Rettore Università di Sassari

Nella pandemia che ci ha colpito così duramente, la società italiana ha dato prova di essere ben viva e vitale in forme che non avremmo osato sperare: le risse inutili si sono spente, abbiamo scoperto una nuova solidarietà, ci siamo riorganizzati in tempi record, dando ognuno il meglio di sé, ritrovando il rispetto per la scienza e la preparazione. Questo assetto emergenziale, da tempi di guerra, non è però sostenibile sul lungo periodo: né per la nostra società, né per i singoli. Dobbiamo evitare che il sacrificio della libertà personale e collettiva che fin qui abbiamo affrontato con grande responsabilità e senso del dovere si trasformi in insofferenza o peggio in rinuncia al futuro. Sarebbe uno spreco imperdonabile della fiducia e delle energie di tutti gli Italiani. Abbiamo bisogno di un orizzonte a cui tendere che sia possibile e realizzabile. Il mondo di domani sarà sicuramente diverso: se vogliamo che sia anche migliore di quello che ci siamo lasciati alle spalle, dobbiamo iniziare a disegnarlo oggi.   ? segue a pagina 6

PRIMO PIANO - Pagina 6    ? segue dalla prima
PENSARE ADESSO
UN FUTURO TUTTO NUOVO

di MASSIMO CARPINELLI
Rettore Università di Sassari

Per questo ho raccolto con molto favore le suggestioni affidate a questo giornale dal collega e amico Prof. Giuseppe Valditara: esse vanno nella direzione di quello che io stesso nelle ultime settimane ho iniziato a discutere e a proporre in varie sedi e che ripercorro qui in breve, sperando che la discussione si arricchisca ulteriormente.
Come Valditara, sono anch'io convinto che la Sardegna si presti meglio di qualunque altro territorio oggi in Europa a fare da apripista a una fase post-virus. Dirò di più: ci sono le potenzialità per fare della nostra Regione la prima regione europea virus-free, con tutte le ricadute positive per gli investimenti e il territorio che questo potrà comportare. La Sardegna non ha un'alta densità abitativa ed è protetta naturalmente dalla condizione insulare: già oggi queste caratteristiche ci hanno permesso di contenere l'epidemia molto meglio che in altre zone del Paese. Propongo che con misure opportune di investimenti nella sanità, nelle infrastrutture e nel tessuto imprenditoriale noi consolidiamo questa condizione privilegiata, consentendo non solo ai Sardi di vivere stabilmente liberi da rischi di recrudescenze o ulteriori epidemie, ma agli investitori di tutto il mondo di trovare in Sardegna una base garantita per tutte le attività che non possono permettersi interruzioni o rallentamenti, a beneficio della collettività internazionale. Penso in particolare all'alta tecnologia, a tutta la componentistica avanzata che alimenta il mercato globale. Per pianificare una Sardegna Covid-free bisognerà impiegare il meglio della tecnologia a disposizione, nel campo della biologia come in quello dell'intelligenza artificiale, e consorziare al meglio le istituzioni e le realtà locali; soprattutto, occorrerà mostrare, con la forza dei dati e delle strategie in essere, che la Sardegna è il luogo giusto per investire, per il settore pubblico come per quello privato. In questo senso l'epidemia può essere l'occasione per ripensare al modello di sviluppo della nostra isola in modo innovativo e proiettato nel futuro.
Immaginiamoci i benefici enormi che una strategia del genere avrebbe nell'immediato per tutta la Regione. Se, da Rettore, penso all'Università, sono certo che un campus dotato di strutture sicure, dove gli studenti possano apprendere e vivere la dimensione sociale senza timore per sé e le proprie famiglie, dove i docenti possano insegnare e fare ricerca in collaborazione, come è naturale che sia, attirerebbe iscritti da tutto il mondo. Abbiamo le potenzialità e abbiamo le istituzioni necessarie a pianificare e realizzare questo progetto. Non c'è bisogno di sovrastrutture, task force e comitati locali, che allungano inutilmente i tempi e la catena di responsabilità, anche se oggi un posto in un comitato non si nega a nessuno: con una figura autorevole come commissario e un saldo coordinamento regionale tra le istituzioni coinvolte (Università, Regione, sanità, trasporti) saremmo pronti a partire.
Il tempo della quarantena è stato un tempo di riflessione, ribollente di idee e di slanci positivi, ma oggi è urgente muoversi, per non disperdere le energie che il Paese ha mostrato di avere.







 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 18 aprile 2020 / SASSARI - Pagina 15

Una enorme catena produttiva che abbraccia imprenditori, università e associazioni di tutta l'isola

MILLE SCUDI FACCIALI DAI MAKERS PRO SA SARDIGNA

SASSARI Il 27 marzo scorso è nato spontaneamente il gruppo "Makers Pro Sa Sardigna". L'obiettivo è far fronte comune all'emergenza Covid-19 realizzando dei prototipi di scudi facciali da donare a chi si trova in prima linea nel contrasto alla diffusione del virus. In pochi giorni sono stati raccolte più di 100 adesioni al progetto: la Sardegna degli artigiani digitali, riunita, per affrontare un problema comune. Quattro i principali hub (Sassari, Cagliari, Nuoro, Olbia), a rappresentare i centri di connessione di un'enorme catena che si snoda da nord al sud della Sardegna. Intanto il Fab Lab dell'Università di Sassari, il Fab Lab Sassari, l'ArtLab, il Fab Lab di Nuoro (Make in Nuoro) - Ailun/Simannu, il Fab Lab di Cagliari, il Fab Lab Sulcis, il Fab Lab di Olbia, il Fab Lab di Oristano e Laboratorio K attivano le stampanti 3D e realizzano, dopo una serie di test, visiere artigianali. Al lavoro dei Fab Lab si aggiunge anche quello di imprese e associazioni come Abinsula, PiùServizi3d, Eikon, Centro Servizi Computer, Sardegna 2050, SacerLab, Giua Lab, Astarte, T-Lab Terralba, Shadow Development, ALO SRL, Ingegneria senza Frontiere di Cagliari e quello di tanti altri artigiani digitali in possesso di una stampante 3D che hanno dato e continuano a dare il loro prezioso contributo. Tutto questo è accompagnato anche dal prezioso lavoro di coloro che si occupano del taglio professionale delle visiere: Character (Sassari) e Stand Up (Sestu). Anche le scuole hanno deciso di sposare l'iniziativa. Fra gli istituti il Liceo Scientifico Enrico Fermi e il Liceo Artistico "Francesco Costantino" di Alghero. Una grande catena che coinvolge anche Sardegna Ricerche, Università di Sassari, Università di Cagliari e Accademia delle belle Arti "Mario Sironi". Al momento sono stati realizzati, consegnati e donati 1000 prototipi (i modelli realizzati sono quelli di Prusa). Le stampanti 3D sono in funzione h24 in modo da poter permettere di far fronte a tutte le richieste pervenute. #DistantiMaUniti è l'hashtag che rappresenta al meglio l'immenso lavoro che, in queste settimane, viene svolto dai makers. In tutta l'isola hanno dato vita ad una sinergia unica e tenace, dimostrando tutta la voglia di non tirarsi indietro davanti alle difficoltà restando #DistantiMaUniti".







 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 18 aprile 2020 / ORISTANO - Pagina 35
I sindacati dei medici contestano la classificazione dei rischi per il personale sanitario fatta dall'Ats

«LA NOSTRA VITA VALE MENO DI UNA MASCHERINA»

di Enrico Carta
ORISTANO «Artificiosa, pericolosa e non in linea con le direttive ministeriali e tanto meno con quelle delle società scientifiche». Il riferimento è ai criteri della classificazione del rischio che l'Azienda regionale per la tutela della salute ha attribuito alle varie categorie. Si parla di tutela e sicurezza dei medici e la classficazione «dimostra incogruenza e superficialità». Le parole sono quelle di tutte le sigle sindacali e sono rivolte proprio all'Ats, responsabile di come siano stati stabiliti i criteri per l'assegnazione di questo o quel dispositivo di protezione alle varie categorie di medici.
Serve un esempio per rendere più chiaro il tutto e Fp Cgil, Anao-Assomed, Cimo-Fessmed, Snr, Aroi, Uil Medici lo fanno immediatamente: «Gli otorinolaringoiatri, che devono esplorare le prime vie aeree dei pazienti, a diretto contatto con secrezioni che rappresentano uno dei veicoli più pericolosi di trasmissione del contagio, sono inseriti in una classe di rischio basso, come gli endoscopisti; mentre gli oculisti e i neurochirurghi nemmeno vengono menzionati. Allo stesso modo la radiologia, con i tecnici che eseguono le radiografie del torace, primo passo diagnostico strumentale dei pazienti sospetti e accertati Covid19, a stretto contatto con essi, sono considerati a basso rischio, a differenza di quanto succede in altre regioni».
La curiosità è tanta e infatti le sigle sindacali si pongono immediatamente una domanda: «Chi ha stabilito questa tabella di rischio e in base a quali criteri?». Chi l'ha fatto avrebbe dovuto tenere conto del fatto che in Sardegna l'85% dei casi di contagio si è manifestato in ambito ospedaliero, come dimostra l'ultimo avvenuto nel reparto di chirurgia del Policlinico universitario di Cagliari, struttra «peraltro classificata a basso rischio».
La richiesta è di dotare dei dispositivi di protezione proporzionati con il rischio tutti gli operatori sanitari che vengono a contatto con il pubblico. «Per quel riguarda le mascherine - spiegano i sindacati - esse non possono essere di rango inferiore alle FFP2 per le fasce meno a rischio o alle FFP3 per le fasce a maggior rischio. Siamo ben consapevoli che le nostre proposte possono non essere allineate alle indicazioni dell'Istituto superiore di sanità. Riteniamo però che le stesse indicazioni siano eccessivamente minimaliste e ispirate non a criteri scientifici validati, ma piuttosto alla scienza del "di più non possiamo fare" e all'etica del "non ho abbastanza mascherine" piuttosto che all'etica della tutela della vita fisica dell'operatore e, conseguentemente del paziente. Per tale ragione ci preme sottolineare che non siamo disposti a considerare le nostre vite o quelle dei nostri iscritti di minor valore rispetto a quello di una mascherina».





 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 18 aprile 2020 / APPLICAZIONI - Pagina 45

eLearning
LEZIONI ONLINE, VIA I PREGIUDIZI: FUNZIONANO
Il 96% delle persone è favorevole alla formazione via internet
Nove atenei su dieci hanno attivato corsi online per 1,2 milioni di studenti

Accanto allo smart working, il lockdown imposto dal Coronavirus ha dato un forte impulso anche alla formazione on line, sia per le imprese che per gli studenti, in particolare universitari. Le aziende in particolare cercano di utilizzare in modo proficuo le possibilità formative a distanza consentite dal digitale, in modo da un lato di cercare di reagire al forte calo del business nell’immediato, dall’altro di migliorare i propri standard in vista della ripresa. Secondo una ricerca realizzata su oltre 600 utenti dal centro di ricerca Lo Stilo di Fileta e Docety, piattaforma di eLearning che permette di seguire videocorsi, lezioni private e seminari, il 96% degli italiani sarebbe favorevole a introdurre stabilmente sistemi di formazione online anche dopo l’emergenza sanitaria, anche se per due intervistati su tre il Paese non è pronto a digitalizzare il proprio sistema di istruzione. Tra i numerosi esempi delle possibilità offerte dalla formazione on-line figurano quelle proposte da Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che con la presidenza di Carlo Ferro si è fortemente orientata al supporto delle Pmi. Export Tips è un programma formativo multimediale, costituito da una collana di 15 unità video sulle principali tematiche attinenti ai processi di internazionalizzazione d’impresa. Export Tips risponde in un formato innovativo e di facile accesso a domande chiave quali: Come scegliere il mercato internazionale? Come si ricevono i pagamenti dall’estero?

Un’altra iniziativa interessante è quella di Rinascimento Handmade, un progetto sviluppato da Giacomo e Tommaso Chinellato, due gemelli veneti classe ’95, che si propone di aiutare gli artigiani a diventare imprese di successo. La formazione online di Rinascimento Handmade fornisce le competenze necessarie per creare il proprio brand di prodotti artigianali online attraverso corsi e lezioni di digital marketing.

Quanto all’università, secondo i numeri resi noti da Gaetano Manfredi, ministro dell’Università e della Ricerca, più del 90% degli atenei sta erogando formazione online, con accesso alle piattaforme da parte di 1,2 milioni di studenti, a fronte di un totale di iscritti alle università italiane pari a 1,5 milioni circa. Solo nel primo mese sono stati svolti 70 mila esami online.

Questionnaire and social

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