Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
09 April 2020

L'Unione Sarda



 

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 aprile 2020 / PRIMA
I dati. Ieri sette vittime e 40 contagi

Muore medico di famiglia
TRE POSITIVI AL POLICLINICO

Primo medico morto in Sardegna: Nabeel Khair, 58 anni, era in servizio a Tonara e Aritzo. Ieri 7 decessi (59 totali) e 40 nuovi contagi. Tre casi positivi al Policlinico di Monserrato.   Alle pagine 4, 5

PRIMO PIANO - Pagina 4
L’EMERGENZA. Pasqua e Pasquetta: tutto chiuso
Sette nuove vittime e 975 contagiati  
TRE CASI AL POLICLINICO
Monserrato, positivi un medico, un fisioterapista e un paziente

Sette nuove croci, e tra queste c'è anche il primo medico che muore per Coronavirus. È un'altra giornata di lutto per la Sardegna intera, il Sassarese resta la zona più colpita dal Male.

Intanto è allarme al Policlinico di Monserrato: ci sono tre casi positivi, un primario, un paziente e un fisioterapista (tutti e tre erano risultati negativi a un primo tampone, i primi due sono ricoverati al Santissima Trinità, il terzo è asintomatico) e ora si attende il risultato dei test fatti a diverse persone che hanno avuto contatti con loro. «La nostra attenzione è concentrata prima di tutto nel territorio del nord ovest, dove c'è la situazione più complicata, se riusciamo a contenere e ridurre il focolaio lì, il virus nell'Isola avrebbe l'incidenza più bassa d'Europa».

Il lockdown
Il presidente della Regione Christian Solinas non si stanca di ripeterlo: il lockdown sta dando risultati importanti, dunque, è il momento di tenere duro e di insistere. Per questo ha firmato un'ordinanza - "ulteriori misure straordinarie urgenti di contrasto alla diffusione del Covid-19" - che prevede la chiusura totale per Pasquetta (per il giorno di Pasqua, domenica, era già deciso) di tutti gli esercizi di qualsiasi dimensione che vendono generi alimentari, anche all'interno dei centri commerciali. Lunedì prossimo possono rimanere aperte soltanto farmacie e parafarmacie.
Ancora, nel provvedimento si ribadisce che chiunque arrivi in Sardegna, a prescindere dal luogo di provenienza, ha l'obbligo di rimanere in quarantena per 14 giorni, con divieto di circolazione su tutto il territorio regionale, è obbligato a comunicarlo al medico di base o a un operatore di sanità pubblica, a compilare un modulo, a rimanere sempre raggiungibile per i controlli. Le compagnie aeree e marittime e le società di gestione degli scali, devono dare alla Regione la lista dei passeggeri; gli equipaggi non devono allontanarsi dalle strutture ricettive nelle quali dormono, i bagagli possono essere toccati soltanto da loro, gli autisti delle navette devono avere mascherina, guanti e occhiali protettivi, e al termine di ogni trasporto devono pulire e disinfettare il mezzo.

Il bollettino
Ci sono 59 vittime in tutto, soltanto ieri l'Unità di crisi ne ha registrato sette. Sono il dottor Nabeel Khair, 63 anni, storica guardia medica di Aritzo, residente a Quartu; Sergio Troncia, 58 anni, ex assessore di Cabras; una donna ultraottantenne di Porto Torres, ospite della casa di riposo Biccheddu Deroma (è il secondo decesso nella struttura e il quarto in città); altri tre uomini - due di Sassari, uno di San Teodoro - e una donna di Torralba.
Salgono a 975 i positivi al Covid-19 accertati ieri in Sardegna dall'inizio dell'emergenza (40 in più rispetto a martedì). In totale sono stati eseguiti 8.493 test, in una giornata 760. I pazienti ricoverati in ospedale sono 143, di cui 31 in terapia intensiva, mentre 697 persone sono in isolamento domiciliare. I pazienti guariti sono 48 pazienti, altri 28 sono guariti clinicamente.
Sul territorio, dei 975 casi positivi complessivamente accertati, il 55,8% è in provincia di Sassari; il 6,8 in Gallura; il 7,8 nel Nuorese; il 4,6 nell'Oristanese; lo 0,1 in Ogliastra; lo 0,8 nel Sulcis; il 6,1 nel Medio Campidano; il 18% a Cagliari e hinterland.

Gli operatori sanitari
Per quanto riguarda medici, infermieri e Oss, la percentuale di contagiati sul totale dei casi è - sempre secondo i dati forniti dalla task force regionale - del 23%, 225 persone. Di questi, il 57,8% è nella Assl di Sassari; il 14,9% in quella di Olbia-Tempio; il 10,3% in quella di Nuoro; il 9,4% a Cagliari; il 3,1% nel Medio Campidano; l'1,9 a Oristano; lo 0,4% nella Assl di Carbonia-Iglesias; il resto non è chiaro. Riguardo ai "luoghi d'esposizione", il 67,3% delle infezioni è avvenuto negli ospedali, il 17% nelle Rsa.

Il governatore e l'assessore alla Sanità hanno ripetuto che per gli operatori sanitari è partita la campagna di analisi a tappeto, ma la percentuale di quelli fatti finora non è stata indicata.

Cristina Cossu









2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 aprile 2020 / PRIMA
Cagliari
CASA DELLO STUDENTE, SONO 83 I RECLUSI
. Pintore a pagina 18
 
PRIMO PIANO Pagina 18
L’EMERGENZA. La vita nelle case dello studente
Una Pasqua triste per i fuori sede
“Internet lentissimo, lezioni difficili”

Prepareranno il pranzo di Pasqua nella cucina comune e lo consumeranno da soli nelle loro camerette, davanti a computer e telefonini collegati in video chiamata con i parenti. Internet permettendo. E con la speranza che i collegamenti in Rete non facciano le bizze, come è accaduto in questi giorni agli universitari fuori sede ospiti nelle tre case dello studente di Cagliari.

La Rete delle difficoltà
«Seguiamo le lezioni online tra mille difficoltà», racconta Alessandro Puddu, 23enne di Siurgus Donigala iscritto alla facoltà di Lettere. Dall'11 marzo, come tutti gli italiani, sta a casa. Ma non quella nel suo paese d'origine. Vive nella casa dello studente di via Biasi, dove in questi giorni sono presenti 25 giovani, 8 dei quali stranieri. Altri 58 fuori sede rimasti nel capoluogo sono ospiti nelle due strutture dell'Ersu in via Trentino e via Businco. «Si studia con difficoltà, soprattutto per quanto riguarda l'attività didattica online. Spesso abbiamo qualche problema per seguire le lezioni e per scaricare i materiali. Per il resto cerchiamo di rispettare le regole a aspettiamo la fine di questa emergenza - commenta Alessandro Puddu - non abbiamo accesso agli spazi comuni per lo studio e alla sala tv. Per le notizie non ci resta che internet». Come del resto accade nella casa dello studente di via Trentino, dove sono stati registrati i problemi maggiori con la connessione alla Rete.

L'intervento dell'Ersu
L'Ersu (l'ente regionale per il diritto allo studio universitario) dopo le lamentele degli studenti è corso ai ripari. «Abbiamo già predisposto l'acquisto di nuove apparecchiature - assicura il presidente Michele Camoglio - cercheremo di installare al più presto una serie di ripetitori che dovrebbero agevolare la navigazione». In attesa delle nuove linee dati i ragazzi sono chiamati a rispettare tutte le prescrizioni contenute nei decreti governativi per affrontare l'emergenza. «Nelle cucine - continua Camoglio - possono entrare due studenti per volta». Una restrizione che in via Biasi sta creando qualche problema. «Siamo d'accordo per il rispetto delle regole e cerchiamo di tenere le distanze di sicurezza, ma visto che si è ridotta la disponibilità dei fornelli elettrici a disposizione degli studenti, si allungano anche i tempi per cucinare il pranzo. A qualcuno è capitato di mangiare alle 16, un orario non proprio compatibile con i tempi dello studio», racconta Zitounia Karim, 25enne di origine marocchina residente a Narcao, laureata in Scienze politiche e impegnata con gli esami della specialistica. «Studiare non è facile - continua - è non solo per le condizioni della linea internet. Non abbiamo la possibilità di reperire materiale, soprattutto i libri cartacei. I file pdf vanno bene, ma fino a un certo punto».

Sicurezza e mascherine
«Usciamo per fare la spesa - spiega la studentessa - ma siamo sprovvisti di mascherine e dispositivi di protezione individuale». I ragazzi non possono ricevere visite. «Non può entrare nessuno», taglia corto una guardia giurata all'ingresso della casa dello studente di Sa Duchessa. Stessa risposta anche in via Businco. «Dobbiamo segnalare in portineria quando usciamo», dice Alessandro Puddu. «Siamo in emergenza, speriamo che passi presto», afferma sconsolato il siriano Dany Razzouk, studente di Ingegneria meccanica, ospite nel grande palazzo di via Trentino. «Qui non siamo in tanti - aggiunge - ma rispettiamo le regole». Il giovane vive in una stanza al decimo piano, dove ci sono solo due inquilini. L'altro è Baha Issa. Ha 24 anni, studia Scienze Politiche a arriva dalla Giordania. «Spero che venga migliorata la connessione internet - afferma - così possiamo studiare con una certa regolarità. Per il resto sono preoccupato, un po' come tutti. Sento i miei parenti ogni giorno. Sono in apprensione perché nei telegiornali e nei media giordani si parla tanto dell'Italia. Mi dicono che i casi di positività al virus nel mio paese si sono notevolmente ridotti. Hanno adottato le stesse prescrizioni vigenti in Italia e tutti quanti le stanno rispettando».

I fuori sede
La maggior parte degli studenti fuori sede è rientrata nei paesi e nelle città d'origine. Le tre case gestite dall'Ersu a partire dall'11 marzo si sono svuotate. «Quasi tutti sono tornati a casa - afferma Stefano Carcangiu, 25, laureato in Scienze Politiche, specializzando in relazioni internazionali e rappresentante degli studenti - a volte non riescono a seguire regolarmente le lezioni online. In tantissimi paesi della Sardegna il segnale e debole, spesso assente. Purtroppo».

Francesco Pintore










3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 aprile 2020 / PRIMO PIANO

La proposta

«TUTELARE IL DIRITTO ALLO STUDIO»

Nei giorni scorsi gli studenti del gruppo Reset UniCa hanno scritto una lettera all'assessore regionale alla Pubblica istruzione Andrea Biancareddu. Chiedono una serie di interventi per tutelare il diritto allo studio. Le misure restrittive del Governo per fronteggiare l'epidemia di coronavirus avranno conseguenze anche sugli studenti universitari. «Speriamo che si apra un dialogo tra Regione ed Ersu», è l'auspicio di Stefano Carcangiu, che fa parte della lista Reset UniCa.

«Nella lettera abbiamo sollevato una serie di questioni - continua lo studente - una riguarda la mensa. Chiediamo il rimborso dei pasti ai ragazzi che non hanno usufruito del servizio. In questi giorni gli studenti stanno gravando ulteriormente sulle loro famiglie. I soldi per la mensa vengono detratti dalla borsa di studio». Un'altra proposta riguarda i crediti formativi. «Chiediamo la riduzione dei cfu - conclude Carcangiu - in modo tale che gli studenti possano accedere ai benefici Ersu per il prossimo anno e allo stesso tempo consentire anche alle matricole di secondo livello di mantenere la borsa di studio». (f. p.)









4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 aprile 2020 / PRIMA CAGLIARI - Pagina 27

Poetto. Il dipartimento di Geologia conferma la crescita dell’arenile, intanto prosegue la bonifica del litorale

PRIMA FERMATA, LA SPIAGGIA AVANZA

Il reticolo creato da canne e posidonia intrappola la sabbia e rallenta l’erosione costiera
Si è infilata nel reticolo creato dalle canne, insinuandosi in ogni spazio libero tra le foglie morte della posidonia e lì la sabbia è rimasta. Intrappolata, consentendo alla spiaggia di crescere, estendersi, prolungarsi verso l'acqua. Sarà probabilmente un fenomeno temporaneo, come sempre avviene nei litorali sabbiosi, esposti al dinamismo naturale e condizionati dalle correnti, dalle condizioni meteo. Questa volta a intercettare la forza delle onde e aiutare la spiaggia a diventare grande sono state proprio le canne.

Lo scienziato
Così la pensa il professor Sandro Demuro, docente di Geomorfologia costiera all'Università di Cagliari e responsabile del Mediterranean geomorphological coastal and marine Laboratory con cui sta tenendo sott'occhio il Poetto e le spiagge sarde. «In questi mesi di riposo forzato - spiega - la spiaggia è cresciuta di quasi trenta metri e questo è stato possibile anche grazie all'accumulo delle biomasse, e cioè le canne e i depositi di cascame di posidonia». Sono stati proprio i resti dei vegetali spiaggiati a creare l'intramatura dentro cui, successivamente, la sabbia è rimasta imprigionata. Insomma, le tanto denigrate canne che a dicembre avevano cominciato a occupare la spiaggia da Marina Piccola al Margine Rosso, sembrano aver aiutato il Poetto.

La certezza
Non aver recuperato il materiale vegetale trasportato dalle mareggiate sulla spiaggia è stato insomma un vantaggio. Una scelta che ha diviso i cagliaritani ma che al di là dei giudizi sembra dare ragione agli scienziati del dipartimento di Chimica geologica che sin dall'inizio, ovvero da gennaio, avevano sottolineato l'importante ruolo che il tappeto di canne avrebbe avuto sulla spiaggia, «favorendo - ha più volte ribadito Demuro - la sua capacità naturale di rigenerarsi». Metro dopo metro la sabbia si è ripresa i suoi spazi (era avvenuto anche al Margine Rosso in un recente passato), e se pure sarà un fenomeno passeggero, i ricercatori universitari difendono le loro tesi e rimarcano l'importanza di aver deciso, Comune in testa, di ritardare la raccolta per consentire l'indagine scientifica sulla spiaggia del Poetto e i vantaggi procurati dalle cosiddette berne vegetali. Le conferme sono arrivate dalla prima fermata, davanti al Windsunfing club.

La raccolta
Studi a parte, si va avanti anche col piano di bonifica predisposto dall'assessorato all'Ambiente guidato da Alessandro Guarracino. Gli operai dell'impresa Octopus di Santa Teresa di Gallura, vincitrice dell'appalto, stanno lavorando nel settore del Poetto più vicino al confine quartese. «La rimozione - spiega il direttore del cantiere, il geologo del Comune Paolo Di Paola - sta procedendo principalmente con la raccolta a mano, ma si stanno anche utilizzando mezzi gommati e griglie per le parti insabbiate». Molte schegge sono finite sotto la sabbia e dovranno essere eliminate per evitare che in estate possano rappresentare un pericolo. Per questo - lo raccontano gli operai - è stato necessario eseguire più passaggi negli stessi tratti di spiaggia.
Andrea Piras






5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 9 aprile 2020 / AGENDA - Pagina 24
POLICLINICO
Due nuovi macchinari per la diagnosi del Covid-19 arriveranno presto al Policlinico Duilio Casula. La donazione arriva dalla Banca di Cagliari e consiste in due strumenti per i test qualitativi e quantitativi in biologia molecolare dotati di lettore ottico, hardware e software dedicato per l’esecuzione dei test. Il costo di ogni macchinario è di 30mila euro.




 

La Nuova Sardegna




 

 

 

 

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 9 aprile 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 3
Il virologo Crisanti spiega perché la Sardegna potrebbe essere regione pilota

«PROTEZIONI, TEST E TRACCIABILITÀ
SOLO COSÌ L'ISOLA PUÒ RIPARTIRE»
«Decidono Stato e Regione. I nuovi focolai ci saranno, bisogna essere pronti»

di Roberto Petretto
SASSARI Ripartire dalla Sardegna: per molti un'opportunità, per altri il peso del ruolo riservato alle cavie. Si parla con sempre maggiore forza dell'ipotesi di fare dell'isola la Regione pilota del riavvio delle attività dopo l'epidemia. Lo si fa in un momento in cui la dinamica del contagio sembra rallentare (almeno su scala nazionale) e al contempo crescono i timori per il contraccolpo economico.Il virologo Andrea Crisanti è il direttore del dipartimento di Medicina molecolare e professore di Epidemiologia e virologia presso l'Azienda ospedaliera all'Università di Padova. È stato il primo a parlare di un riavvio graduale delle attività: «Riaprirei prima le aree dove il rischio di trasmissione del virus è più basso, tipo Sardegna, province come Cagliari, Oristano. E terrei per ultima la Lombardia».
Alla Nuova chiarisce meglio l'idea: «Ho identificato la Sardegna solo a livello speculativo. È chiaro che poi la scelta spetta al governo nazionale e regionale. Per ripartire bisogna considerare il principio del rischio accettabile, posto che il rischio zero non esiste».
LA SCELTA DEL MOMENTO. Il presidente Solinas e l'assessore alla Sanità Nieddu avevano manifestato una certa insofferenza all'idea, chiarendo che non è il tempo di pensare a riaprire. Crisanti chiarisce che non si tratta di riaprire adesso, ma di attrezzarsi per essere pronti ad affrontare le evoluzioni future: «Dobbiamo pensare al rischio che sia il più basso possibile, utilizzando i modelli che abbiamo a disposizione. La Sardegna ha caratteristiche di base che la favoriscono: è un'isola, è stata toccata poco dal contagio, ha delle università con competenze scientifiche in grado di dare contributo, istituti di ricerca internazionali, oltre che delle assolute eccellenze nel campo della genetica. Insomma, combina le caratteristiche giuste». Isolamento e basso numero di contagi sarebbero dunque gli elementi che renderebbero la Sardegna il luogo ideale per testare i criteri della ripartenza: «Dobbiamo ricordarci - dice ancora Crisanti - che l'obiettivo è quello di riaprire cercando di minimizzare la possibilità del virus di contagiare altre persone».
Il virologo individua tre elementi essenziali sui quali basare l'organizzazione del riavvio delle attività.
IL PRIMO REQUISITO. «Innanzitutto le mascherine per tutti. Dalla popolazione alle attività produttive? Il modello: dipende dall'attività che uno svolge. Se si tratta di un cittadino che deve andare a fare la spesa possono andare bene le mascherine chirurgiche. Diverso il discorso di chi lavora nelle attività produttive: in questo caso si deve optare per quelle che offrono una maggiore protezione».
IL SECONDO REQUISITO. «Aumentare la nostra capacità diagnostica. Deve essere chiara una cosa: non si pone il problema de "se" un nuovo focolaio esploderà, del "quando" questo avverrà. Sul fatto che ci saranno dei nuovi focolai, anche dopo che questa fase di emergenza sarà finita, non ci sono dubbi. Dobbiamo essere pronti a bloccare tutto, a mettere in isolamento le persone, bloccare palazzine, quartieri se necessario. Bisogna essere in grado di fare il tampone immediatamente a tutte le persone in isolamento e di ripeterlo dopo 8-9 giorni».
IL TERZO REQUISITO. «Potenziare la capacità di produrre e analizzare dati, soprattutto sulla tracciabilità. Se si verifica una positività non si può ricostruire la mappa dei contatti avuti da quella persona andando a memoria. È necessario risalire subito alle persone che sono entrate in contatto col contagiato tramite un sistema di tracciabilità. Per fare queste tre cose sono necessari tempo, investimenti e preparazione, non ci si improvvisa».
MODELLO VO' EUGANEO. A Vo' Euganeo Cristanti ha utilizzato un modello di questo tipo: test su tutti gli abitanti, anche sugli asintomatici. Cittadini tutti in isolamento. Così, alla seconda ondata di test si è registrato un calo del 90 per cento della frequenza di positivi. Il passo ulteriore che si ipotizza ora è quello della tracciabilità. Proprio ieri l'Unione europea ha dato una serie di raccomandazioni agli stati membri impegnati nello sviluppo di app di tracciamento per la pandemia. L'indicazione è quella di limitare l'uso dei dati personali a fini medici, stabilire tecniche di raccolta col bluetooth, garantire il rispetto dei diritti fondamentali e la collaborazione tra autorità sanitarie pubbliche e l'Unione europea.
INCOGNITE SUL VACCINO. Un scenario molto vicino: entro il 15 aprile gli stati membri dovranno elaborare le regole. Si delinea quindi il post epidemia, anche perché non si può attendere il vaccino: «Lasciamo perdere il discorso del vaccino - dice ancora Andrea Crisanti -. Non sappiamo quando arriverà, potrebbe non arrivare. Bisogna sapere che per alcune malattie non c'è vaccino».

 

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