Press review

Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
10 February 2020

L'Unione Sarda

 

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 febbraio 2020 / Speciale SALUTE - Pagina V

Focus

BAMBINI “DROGATI” DI SMARTPHONE: È ALLARME NELL'ISOLA
Parola d’ordine: prevenzione. Le psicologhe Stella Conte e Carla Ghiani portano avanti un efficace progetto per gli scolari delle elementari. “Abbiamo già fatto programmi di sensibilizzazione nelle classi, ora vogliamo aprire sportelli d’ascolto, dedicati anche a docenti e genitori”

È drammatico vedere tanti ragazzini, e sempre più piccoli, incollati come zombie al telefonino. Esperti di tutto il mondo hanno lanciato l'allarme: mettere uno smartphone nelle mani di un bimbo o di un adolescente può equivalere a dargli un grammo di cocaina o una bottiglia di vino.

«Il rischio di diventare dipendenti è altissimo», avverte Stella Conte, docente di Psicologia cognitiva all'Università di Cagliari (nella foto piccola) che, insieme con la psicologa Carla Ghiani, porta avanti da diversi anni un importante progetto nelle scuole elementari. Perché la prevenzione è un'arma potente.

«Abbiamo già attuato programmi di sensibilizzazione in diverse classi, a Cagliari, Quartu, Selargius, Settimo San Pietro», sottolinea la professoressa Conte, «ora vogliamo estendere l'attività, e aprire una serie di sportelli d'ascolto, dedicati non soltanto agli alunni, ma anche ai docenti e ai genitori».

Sempre più di frequente gli insegnanti segnalano casi di ragazzi svogliati e disattenti, che trafficano con lo smartphone anche durante le ore di lezione - spiegano le psicologhe - e un intervento precoce su questo tipo di problematiche è sicuramente molto efficace. Dunque, «abbiamo costruito un test per individuare eventuali comportamenti a rischio». Il test indaga su due aspetti fondamentali della dipendenza: lo smartphone come oggetto transizionale - chiamato “coperta di Linus” - e come mezzo per gestire emozioni negative e solitudine - “con te non ho paura”.

Proseguono Conte e Ghiani: «Si è osservato che in entrambi i casi i bambini tendono a essere isolati e poco disponibili a fare amicizia, insicuri delle proprie capacità nel perseguire un obiettivo e poco interessati a nuove esperienze».

Al questionario somministrato agli scolari si poteva rispondere “mai”, “qualche volta” o “sempre”. Le domande erano molto chiare: controllo lo smartphone per vedere se qualcuno mi ha chiamato o mandato messaggi; per sentirmi più sicuro ho bisogno di tenere lo smartphone in tasca; quando mi annoio uso il tablet; se non uso lo smartphone mi sento solo; quando lo porto con me mi sento più vicino a mamma e papà; se non lo posso usare mi arrabbio; uso il pc per fare i compiti; la notte tardo ad addormentarmi perché uso lo smartphone.

«È emerso che oltre il 15% degli intervistati hanno la tendenza a dipendere dal telefonino», aggiunge Conte, «e molto spesso questi bimbi presentano anche problemi di socializzazione. Insomma, lo smartphone diventa uno strumento per gestire le relazioni, un sostituto della comunicazione reale, un mezzo per gestire la solitudine, la tristezza e l'isolamento, assume quasi il ruolo di un “antidepressivo”, nei confronti del quale diventa facile diventare dipendenti». Non solo: in alcune ricerche è dimostrata anche una correlazione con deficit nel sistema immunitario e gravi ricadute sulla salute.

Detto tutto questo, un intervento precoce basato su socializzazione e problem solving cognitivo ed emotivo dovrebbe prevenire gli aspetti psicologici legati alla dipendenza.

«L'intervento dev'essere orientato sull'empatia, attraverso attività che portino i bambini a riconoscere le emozioni proprie e altrui, rafforzare l'autostima e la fiducia nel rapporto con gli altri, sviluppare l'attitudine al lavoro di gruppo, promuovere l'abilità di gestione dei conflitti». (cr. co.)

 

 

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 febbraio 2020 / Speciale SALUTE - Pagina VI

Gli esperti rispondono

OTORINOLARINGOIATRIA. Poco prima o durante i pasti accuso un gonfiore nella zona anteriore dell'orecchio destro, con senso di tensione e dolore. A cosa può essere dovuto?
Risponde ROBERTO PUXEDDU, 54 anni, direttore Otorino Policlinico Duilio Casula

La sintomatologia suggerisce come prima ipotesi una scialoadenite parotidea cronica ostruttiva. La parotide è una delle ghiandole salivari maggiori che concorre alla produzione di saliva. Ovviamente l'esame clinico può confermare la diagnosi. La Struttura complessa di Otorinolaringoiatria dell'Aou di Cagliari è uno dei pochi centri in Italia dove vengono regolarmente trattate queste patologie, disponendo dell'esperienza clinica e di un sofisticato strumentario microendoscopico e laser adatto per la cura delle possibili cause di scialoadenite cronica ostruttiva (litiasica e non).

Oramai l'asportazione della ghiandola parotide nelle forme ostruttive è abbandonata in quanto si ricorre a interventi mininvasivi (come la scialoendoscopia) che minimizzano i rischi legati alle procedure chirurgiche tradizionali.



 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 10 febbraio 2020 / Speciale SALUTE - Pagina VI
Gli esperti rispondono

CHIRURGIA. Mi hanno parlato del Pdta per la tiroide? Di cosa si tratta? È una terapia efficace?
Risponde PIERGIORGIO CALÒ, 53 anni, professore e direttore di Chirurgia Polispecialistica Aou Cagliari

Il Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) del nodulo tiroideo ha l'obiettivo di aiutare e curare il paziente secondo i migliori standard disponibili.

All'interno del percorso terapeutico operano un ampio ventaglio di specialisti: chirurghi endocrini, endocrinologi, anatomo-patologi, otorinolaringoiatri, medici-nucleari e radiologi, insieme ad una equipe infermieristica specializzata, tutti impegnati nelle varie fasi di diagnosi, terapia e assistenza dei pazienti con nodulo tiroideo.

Nel Pdta il paziente è posto al centro con l'obiettivo di garantirgli una assistenza multispecialistica con standard di qualità elevati, ridurre tempi e liste d'attesa, garantire una elevata qualità chirurgica, attraverso l'accesso ad una unità dedicata con rilevante casistica operatoria, migliorare la qualità di vita, ridurre costi di degenza e sociali.




 

La Nuova Sardegna

 

 

 

 


4 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 10 febbraio 2020 / SASSARI - Pagina 10
Lavori sul sistema informatico programmati da Ats hanno paralizzato anche servizi e reparti dell'Aou
STOP NEL DATA CENTER, CAOS AL PRONTO SOCCORSO

SASSARI Attese lunghissime al pronto soccorso e disagi e lavoro rallentato anche in altri servizi e reparti. Tutto a causa di un intervento di manutenzione urgente agli impianti elettrici del data center del Palazzo Rosa eseguito ieri. L'intervento era programmato e gestito dall'Ats Sardegna, ma ha, appunto, interessato anche alcune strutture dell'Aou di Sassari, quali i laboratori analisi, Anatomia patologica, il centro trasfusionale, le radiologie, l'emodinamica, la gastroenterologia, malattie della coagulazione, oltre al pronto soccorso dove la compilazione a mano delle procedure ha ritardato i tempi. L'Aou, infatti, ha i suoi sistemi informativi ospitati nel data center di Ats.«Abbiamo dato comunicazione alle strutture e reparti interessati - fa sapere il responsabile dei Servizi informativi, Luigi Spanu - avvisando che questo intervento avrebbe comportato una interruzione su tutte le applicazioni informatiche. L'Ats Sardegna ci ha comunicato che si trattava di un intervento urgente e indifferibile e che era necessario mettere in sicurezza gli impianti elettrici che si trovano al Palazzo Rosa, che servono le strutture territoriali dell'azienda unica. Il mancato intervento avrebbe potuto creare ulteriori problematiche».
Nell'avviso inviato alle strutture aziendali è stato segnalato che l'interruzione dei servizi sarebbe avvenuta dalle 14 alle 18 di sabato, così da ridurre al minimo l'impatto sull'utenza interna ed esterna. In quest'arco di tempo le strutture e i reparti hanno adottato procedure operative di emergenza. «L'intervento, tuttavia - conclude il responsabile del Servizio informativo di Aou -, a causa di alcune complicanze e imprevisti si è protratto sino alle 21 circa».
Per questo motivo, alcuni disagi sono stati segnalati al pronto soccorso, dove l'attività del personale sanitario e le comunicazioni tra reparti è strettamente legata al sistema informatico che ha subito uno stop. «Infatti - precisa il direttore del pronto soccorso Mario Oppes - non abbiamo registrato disagi determinati da un prolungamento dei tempi di attesa per la visita medica, anche perché in servizio c'erano quattro medici che hanno lavorato incessantemente. Piuttosto si è rilevata una difficoltà nel registrare la conclusione dei percorsi diagnostici, perché le procedure operative di emergenza hanno richiesto l'utilizzo dei moduli cartacei sia per richiedere gli accertamenti sia per acquisire i relativi referti».

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