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Rassegna quotidiani locali a cura dell’Ufficio stampa e redazione web
08 January 2020

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 8 gennaio 2020 / PRIMO PIANO - Pagina 2

INCHIESTA. Polemiche tra comitati di cittadini ed esperti

Lite sui pericoli per la salute: «Fa male? Nessuna prova»
Il docente: ci saranno meno pericoli rispetto a ora

Le onde elettromagnetiche che emetteranno le stazioni radio 5G fanno male alla salute? Il tema è in campo da tempo e divide. I medici dell'Isde, alcuni sindaci e numerose associazioni di cittadini si battono per chiedere un rinvio dell'entrata in vigore della rivoluzione della telefonia mobile e citano, a supporto delle loro tesi, studi che dimostrerebbero effetti cancerogeni. L'Istituto superiore di sanità ha in corso ricerche approfondite ma in una recente audizione alla Camera ha anticipato che le nuove antenne 5G, per le loro caratteristiche, sembrerebbero essere un pericolo più remoto per la salute rispetto alle attuali tecnologie.

INVASIONE DI “DEVICE”. Certo è che mentre il mercato sta per essere invaso dai device di nuova generazione, ancora non risulta essere stata installata nell'Isola alcuna antenna. Anche perché il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, assieme alle sedi regionali dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) di 14 regioni, tra cui la Sardegna, sta studiando le indicazioni sui livelli di emissione che gli operatori di telefonia dovranno rispettare.

«FERMATE QUELLE ANTENNE!». «La nuova generazione tecnologica legata alla telefonia, sicuramente avanzatissima, sta scatenando reazioni di contrarietà in tutto il mondo sia da parte della scienza indipendente che da sindaci di città candidate alla sperimentazione per i costi alti in termini di salute», è la tesi del Comitato No 5G. «L'esposizione di intere cittadinanze 24 ore su 24 a campi elettromagnetici ad altissima frequenza, sino ad oggi mai esplorate su ampia scala, pone un problema etico e di grande responsabilità a chi amministra le città candidate alla sperimentazione». Da qui la richiesta di una moratoria.

«PERICOLI MINORI». Giuseppe Mazzarella, ordinario di Campi elettromagnetici al Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell'università di Cagliari non ritiene che, allo stato delle conoscenze, ci possano essere pericoli. E spiega perché: «Il 5G userà tre frequenze: due sono simili a quelle utilizzate attualmente, a 700 megahertz e 3,5 gigahertz, e una nuova a 26-28 gigahertz. Per ciò che si sa, a queste frequenze il campo elettromagnetico tende a rimanere confinato alla superficie del corpo umano, quindi dovrebbe essere meno pericoloso. Significa che le onde restano confinate nello strato esterno del derma», spiega. «L'aspetto più importante è che l'effetto dei campi elettromagnetici è legato all'intensità e l'intensità dipende dalla distanza e dalla potenza delle stazioni radio. Sul 5G la tendenza è di introdurre tante micro stazioni riducendo molto la potenza, in questo modo aumenta il segnale e si riduce l'effetto sul corpo umano. Ergo: contrariamente a ciò che sostengono alcuni, l'aumento delle stazioni radio base dovrebbe essere un vantaggio rispetto alla situazione attuale».

RISPETTATI I LIMITI DI LEGGE. Alessandro Sanna, direttore generale dell'Arpas, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, non si espone. «Al momento non è opportuno né allarmarsi né stare tranquilli, aspettiamo. L'Arpas fa parte del tavolo nazionale dell'Ispra che deve stabilire i valori limite di emissioni e un metodo condiviso per le misurazioni. Posso dire che sino ad ora nessun operatore ha sforato i limiti di legge». (f. ma.)

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