Press review

25 September 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 25 settembre 2019 / Commenti (Pagina 14 - Edizione CA)
L'intervento
SCIENZA MEDICA E FALSE SPERANZE

È chiaro che un giornale deve attingere notizie che sollecitano e solleticano e deve pubblicarle perché la notizia, se interessante, a mio parere deve far discutere quando lo merita. Quello di domenica scorsa sull'attività scientifica di una dottoressa cagliaritana a Londra possiede a mio parere molti elementi interessanti da discutere, sopratutto con la gente che, anche se educata in altri campi e settori, percepisce certe notizie di scienza con un certo turbamento. Ecco le mie riflessioni in proposito.
Le scienze mediche hanno un destino particolare: quello di rendere meno penosa la nostra vita, però anche quella di contribuire al nostro massimo benessere. I dettami della medicina ippocratica, con tanto di giuramento professionale lo ricordano bene ai neolaureati. La medicina tuttavia è una pratica empirica. Benché oggi abbia alle spalle un arrmamentario tecnologico impressionante e lavori sfruttando i risultati di scienze “dure” (matematica, fisica delle particelle, informatica e softwaristica di big data) resta comunque nella sua espressione quotidiana e nella fruizione pratica fatta sui nostri corpi una pratica empirica.
Questo passaggio è essenziale nell'interpretare come eventuali affermazioni, non importa provenienti da chi, debbano essere vagliate dalla temperanza e dalla prudenza. Dati spacciati per scientifici anche se provenienti da istituzioni prestigiose o pubblicati su riviste scientifiche a cinque stelle possono essere clamorosamente sbagliati ed a volte fatti e confezionati in perfetta malafede. Qualche esempio: i vaccini e la loro relazione con l'autismo, le numerose “terapie” contro l'Alzheimer. Queste notizie creano due tipi di reazione; allarmi ingiustificati e conseguenze disastrose ( nell'esempio una vera epidemia mondiale di morbillo), oppure speranze ingiustificate.
Come difendersi? Una protezione completa non esiste. Tuttavia, una reiterata e sperimentalmente provata teoria scientifica passa attraverso pubblicazioni confermate e riconosciute ed attraverso sperimentazioni approvate dai comitati scientifici ed etici. Francamente la risoluzione di un grave sintomo di sclerosi a placche con un'applicazione di quindici secondi di non-si-sa-bene-cosa recentemente letta, rappresenta una violenza intollerabile a qualsiasi intelligenza dal QI di 70 in su.
Dare false speranze era interpretato in antichità come un atto di “ubris” (insulto insanabile agli dei). Nella tragedia che tutti conoscono dalle elementari, Prometeo viene interrogato dal Coro che gli chiede che cosa aveva fatto di tanto grave per essere incatenato e massacrato in eterno da una famelica aquila. La risposta messa da Eschilo sulla bocca di Prometeo è che oltre alla techne (il fuoco) aveva dato ai mortali “cieche speranze”.
FRANCESCO MARROSU
NEUROLOGO

 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 25 settembre 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
L'analisi
CONTENIMENTO DEL DEFICIT

Beniamino Moro
Nella sua recente ed ultima audizione alla commissione Economia del Parlamento europeo, il presidente uscente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, ha ribadito, con l'autorità che gli deriva dal prestigio per il grande successo della politica monetaria espansiva della stessa Bce, quale debba essere la corrispondente politica fiscale dei governi europei che risulti complementare alla prima per far ripartire la crescita del Pil in Europa. In breve, secondo Draghi, occorrono più investimenti di stimolo per l'economia nei Paesi con ampio spazio fiscale e maxi-surplus commerciali, come la Germania e l'Olanda, e politiche di bilancio prudenti, accompagnate da riforme strutturali, per quelli con alti debiti, come l'Italia. Draghi ha quindi auspicato un'azione più incisiva di Bruxelles per spingere i singoli Paesi ad azioni differenziate e più incisive a favore della crescita, ricordando anche che le regole di bilancio della zona euro hanno funzionato per evitare l'accumulazione del debito, ma non sono abbastanza efficaci nelle fasi in cui servono interventi anticiclici. Più politiche espansive, dunque, da parte della Germania e dell'Olanda. All'Italia, invece, oltre al mantenimento del rigore di bilancio, quindi una politica rigorosa di controllo del deficit spending, Draghi ha raccomandato un maggiore impegno nelle riforme strutturali a favore della crescita, come aumentare la concorrenza, riformare il sistema giudiziario e dell'istruzione e favorire la ricerca. (...) SEGUE A PAGINA 7

Regione (Pagina 7 - Edizione CA) SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Il nuovo governo orientato a seguire una politica fiscale moderatamente espansiva
IL DEFICIT AL DUE PER CENTO STELLA POLARE PER LA NUOVA FINANZIARIA

(...) Il governo è orientato ad accogliere favorevolmente i consigli di Draghi, assecondando una politica fiscale moderatamente espansiva, che nel suo insieme può essere sintetizzata da un obiettivo di deficit per il 2020 dell'ordine del 2% del Pil, entro cui far rientrare anche la disattivazione, totale o solo parziale, del previsto aumento dell'Iva.
La spesa in deficit formalmente può essere finanziata in due modi: col prestito monetario della Banca centrale a favore del Tesoro (oggi vietato dalle regole Ue) o con la vendita sul mercato di nuovi titoli pubblici, che genera un aumento del debito. Ogni governo è tentato di spingere al limite il ricorso al deficit spending, perché in tal modo beneficia del maggiore consenso elettorale dovuto all'aumento della spesa, senza subire gli effetti negativi dovuti all'aumento delle tasse sui cittadini. Questi s'illudono che la maggiore spesa cada come la manna dal cielo, senza costi per nessuno. Si tratta invece di una pia illusione, che i politici di turno sfruttano elettoralmente, perché in realtà il costo da pagare arriverà sempre e comunque, e a pagarlo saranno gli stessi cittadini.
Nell'esperienza concreta italiana, i continui deficit spending degli anni '80 (pari ogni anno al 10-12% del Pil) portò il Paese sulla soglia del default, per evitare il quale il governo Amato nel 1992 fece due manovre (tra giugno e settembre) pari complessivamente all'8% del Pil, che oggi equivarrebbero a circa 160 miliardi di euro. I successivi governi, in particolare quelli di Prodi e Ciampi, per evitare il ripetersi di nuovi rischi di default, si adoperarono con successo per far entrare l'Italia nel club dei paesi promotori dell'Unione monetaria europea (Ume), nella giusta convinzione che i vincoli europei posti a presidio del buon funzionamento dell'euro avrebbero indotto i successivi governi al rispetto delle regole europee (deficit annuali sotto il 3%, rientro dal debito eccessivo).
La convinzione di allora era che solo un “vincolo esterno” da rispettare obbligatoriamente avrebbe potuto indurre i governanti italiani a un comportamento più virtuoso. Ciò avvenne effettivamente nei primi anni di funzionamento dell'Ume, i soli in cui il rapporto debito/Pil fu effettivamente ridimensionato dal 121% nel 1996 al 103% nel 2007. Ora si ripropone un problema di affidabilità finanziaria internazionale dell'Italia, coi vincoli europei che fungono da garanzia per i mercati. Ecco perché quel numeretto del deficit al 2% del Pil costituirà la stella polare per la nuova legge finanziaria del 2020.
BENIAMINO MORO
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI



3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 25 settembre 2019 / Agenda (Pagina 21 - Edizione CA)
DIARIO CITTADINO
Le cronache dell’arte

Venerdì alle 15.30 nella Biblioteca universitaria si terrà il concerto di pianoforte “Le cronache dell’arte”, iniziativa di Artecrazia. La performance musicale sarà preceduta da una breve conferenza di presentazione del rinnovato sito Artecracy.eu, giornale online dedicato all’arte. Dalle 16 spazio alla musica, con Agostina Meloni e Debora Melis che si esibiranno in un repertorio di musica classica. Saranno eseguiti brani di Moszkowski, Faurè e Grieg.



4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 25 settembre 2019 / Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
IL CASO. Divora pesci e altri crostacei ed è classificato come specie infestante
C'È UN ALIENO A SANTA GILLA
L'aggressivo granchio blu americano invade la laguna: è allarme

Invasori d'oltreoceano. Dopo il gambero rosso della Louisiana che ha infestato le acque dolci di Molentargius ma anche i fiumi che sfociano su Santa Gilla, adesso è un altro crostaceo ad allarmare pescatori e biologi. Si chiama Callinectes sapidus ed è un granchio alieno, l'ultima delle specie infestanti arrivate da oltre Atlantico. Un'invasione? Pare proprio di sì visto che il granchio blu era stato avvistato per la prima volta a Cabras due anni fa. E poi a Tortolì e Porto Budello a Teulada.
LA TESTIMONIANZA. I ricercatori dell'Università l'attendevano al varco, certi che prima o poi anche a Santa Gilla sarebbe stato avvistato. Ignari, invece, i pescatori. «Non sapevamo cosa fosse, non l'avevamo mai catturato prima», spiega il presidente del Consorzio ittico che gestisce a Santa Gilla l'attività di pesca e allevamento di mitili. «Appena preso ci ha incuriositi per il suo colore ma anche per le dimensioni, infinitamente più grandi dei nostri granchi. E soprattutto per la sua aggressività». Mirko Mascia lavora a Santa Gilla con le reti e negli attrezzi si è trovato ammagliato un grosso granchio azzurro. «Più che ammagliato stava finendo di consumare il suo pasto: una sparlotta di cui restava ormai solo la lisca. Era davvero massiccio, non vorrei sbagliare ma sfiorava i venti centimetri. Quando l'ho sistemato in un secchio cercava di saltar fuori».
L'ATENEO. Dei ripetuti rinvenimenti e delle catture accidentali con reti e nasse sono stati informati i biologi del Dipartimento di scienze della vita e dell'ambiente. Serenella Cabiddu è la ricercatrice dell'Ateneo, specializzata negli organismi marini e lagunari che vivono a stretto contatto con il fondale. Tra questi anche i granchi. E adesso, inevitabilmente, anche il massiccio crostaceo americano noto col nome di granchio nuotatore per la sua capacità di muoversi in acqua libera.
CRESCE. «Per ora a Santa Gilla sono stati catturati pochi esemplari, ma viste le sue già note strategie riproduttive non possiamo escludere una crescita importante della popolazione», dice Cabiddu. «Tutto comunque dipenderà dalle condizioni ambientali che troverà nella laguna». Se dovessero essere favorevoli, allora sì che il granchio americano, tra l'altro apprezzatissimo oltre Atlantico per la bontà delle sue carni, potrebbe occupare uno spazio di tutto rispetto nello stagno, modificando la delicatissima e preziosa biodiversità.
L'ANTAGONISMO. Aggressivo, famelico. Alieno e invasivo. Impossibile dire con certezza come sia arrivato nell'Isola. L'ipotesi più accreditata è che il viaggio dall'America alla Sardegna sia avvenuto nelle acque di sentina delle navi. Ma da quel lontanissimo 1949, anno del primo avvistamento nella laguna di Venezia, mai la presenza del granchio azzurro aveva preoccupato. Anche per la sua crescita tutto sommato contenuta. La scoperta della sua presenza anche a Santa Gilla fa crescere l'allarme. Per i danni agli habitat lagunari e alle specie che li occupano da sempre: granchi comuni, pesci, arselle.
Andrea Piras

La Nuova Sardegna

 


LA NUOVA SARDEGNA
 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 25 settembre 2019 / Sardegna - Pagina 7
Convegno
IL PREMIER CONTE A OTTOBRE A CAGLIARI

CAGLIARI. Il premier Giuseppe Conte potrebbe essere l'ospite di primo piano del convegno internazionale organizzato dall'associazione Mediatori mediterranei e dal dipartimento di giurisprudenza dell'università cagliaritana dal 1 al 3 ottobre al Palazzo di giustizia e nell'aula del Palazzo Viceregio. La presenza del presidente del Consiglio è stata annunciata da Carlo Pilia, docente universitario e promotore del confronto sulla pace nel Mediterraneo e che avrà come tema: autonomia e responsabilità nella gestione delle crisi, i modelli nazionali, europei e internazionali. «Alcune settimane fa - ha detto Pilia - abbiamo consegnato al premier una copia delle nostre pubblicazioni, con una dedica speciale in cui gli riconosciamo di aver interpretato in modo magistrale il ruolo di mediatore nazionale e internazionale. Allo stesso tempo, lo abbiamo invitato ufficialmente al convegno e lui ha detto che farà di tutto per esserci». Il premier Conte dovrebbe essere a Cagliari mercoledì 2 ottobre ed è molto probabile che, lo stesso giorno, incontri anche il governatore Christian Solinas. Inoltre è possibile che sfrutti l'occasione anche per annunciare nuovi finanziamenti per la Città metropolitana di Cagliari.

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 25 settembre 2019 / Sassari - Pagina 19
Gli studenti di 12 scuole protagonisti di incontri e dibattiti
NOTTE DEI RICERCATORI: QUANDO LA SCIENZA SMONTA LE FAKE NEWS
Da domani due giorni di eventi con i caffè e l'Università

di Antonio Meloni
SASSARI Saranno gli studenti di dodici scuole del territorio, ad animare stand, dibattiti e presentazioni in una due giorni tutta dedicata alla scienza e al lavoro straordinario di chi fa ricerca. È la "Notte dei ricercatori", evento di respiro europeo, ideato da Frascati Scienza, al quale l'ateneo turritano partecipa da 5 anni. I dettagli del programma sono stati illustrati ieri mattina, nella sala Milella del Rettorato, dal prorettore Luca Deidda affiancato dai delegati Roberto Furesi (Comunicazione scientifica); Pier Andrea Serra (Terza missione e public engagement) e da Giuseppe Demuro per la parte organizzativa. Per due giornate intere, la scienza sarà al centro delle attività dell'ateneo, domani con i caffè-scienza, eventi che saranno realizzati al centro della città in collaborazione con alcuni locali pubblici. Il 27 nell'ampio cortile del Rettorato con l'intento di portare la città, tutti, ma soprattutto i giovani, dentro il palazzo dell'Università. «L'Ateneo crede fermamente nella ricerca - ha spiegato il prorettore Deidda - e intende anche condividere non soltanto questa convinzione, ma soprattutto i risultati che derivano dall'attività instancabile di circa seicento ricercatori costantemente impegnati su un terreno non facile». «L'obiettivo dell'Università - ha proseguito Luca Deidda - è quello di essere un'istituzione utile al territorio di riferimento perché siamo convinti che questa sia l'unica strada per evitare ridondanza e autoreferenzialità che non aiutano certo a sopravvivere». Si parte domani con i caffè-scienza, eventi organizzati in collaborazione con alcuni locali pubblici che hanno aderito all'invito dell'Ateneo, si prosegue il giorno dopo, venerdì, nell'ampio cortile del Rettorato, cuore del programma di questa quinta edizione della Notte dei ricercatori. Nell'ampio spazio all'aperto, infatti, saranno allestiti stand, laboratori scientifici interattivi, postazioni per le presentazioni e brevi dimostrazioni pensate per gli oltre settecento studenti delle scuole superiori attesi nell'arco della mattinata e nel corso della serata. A dare il fuoco alle polveri penserà il rettore Massimo Carpinelli che, affiancato dal sindaco Nanni Campus, inaugurerà, il 27 mattina, alle 10, lo spazio riservato alle dimostrazioni scientifiche. Di particolare interesse, si segnalano, gli stand del dipartimento di medicina veterinaria per l'avviamento alla conoscenza e alla cura del cane, evento per il quale, viste le richieste, sarà necessario prenotarsi per tempo. «Per una giornata intera il Rettorato si trasformerà in un'arena - ha detto Pier Andrea Serra, delegato per la terza missione e public engagement - uno spazio dedicato a talk divulgativi, presentazioni, confronti e scambi fra ricercatori e studenti attraverso un format semplice studiato per garantire il massimo dell'interazione». Quanto sia importante il lavoro dei ricercatori è facile intuirlo, specie in un momento storico delicato come quello attuale, in cui, purtroppo, complice l'uso distorto dei social network, vengono spesso diffuse false notizie o informazioni quantomeno fuorvianti. L'obiettivo della scienza è anche quello di riportare ordine nella divulgazione di notizie che alla lunga possono rivelarsi insidiose.

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 25 settembre 2019 / Prima pagina
Il governatore all’attacco: «Scriverò al ministro Franceschini»
Solinas: «Mont’e Prama, scavi da sbloccare»

Cancelli chiusi, erbacce e un senso di abbandono che offensono un patrimino come quello di Mont’e Prama. Una situazione che appare intollerabile anche al presidente della Regione: «Trovo assurdo che il sito sia in queste condizioni. E’ la conferma che nei corridoi dei ministeri e negli uffici delle soprintendenze alla civiltà nuragica non viene riconosciuta l’importanza che merita». La soluzione? «Regionalizzare le soprintendenze». ? ZOCCHEDDU A PAGINA 5

Sardegna - Pagina 5
«Scriverò al ministro Franceschini, bisogna sbloccare subito gli scavi»
SOLINAS ORA VA ALL'ATTACCO: MONT'E PRAMA ABBANDONATO

di Claudio Zoccheddu
SASSARI Cancelli chiusi, erbacce e un senso di abbandono che non dovrebbe avere nulla a che vedere con un sito archeologico come quello di Mont'e Prama. Eppure, la casa dei giganti di pietra che potrebbero riscrivere la storia della statuaria a tutto tondo e garantire una nuova luce all'intera civiltà nuragica è un deserto culturale che non sembra in grado di mantenere nemmeno un decimo delle promesse germogliate durante gli scavi che hanno riportato alla luce le testimonianze di un passato tanto grandioso quanto misterioso. E se rispondere agli enigmi archeologici è un compito degli esperti, replicare alle istanze dei cittadini e un onere della classe politica. L'affare Mont'e Prama, poi, diventa sempre più complesso e ingarbugliato. Per questo ha deciso di scendere in campi direttamente il presidente della Regione, Christian Solinas: «Trovo assurdo che il sito di Mont'e Prama sia in queste condizioni, non è tollerabile. Eppure questa vicenda conferma una mia convinzione: nei corridoi dei ministeri e negli uffici delle soprintendenze alla civiltà nuragica non viene riconosciuta l'importanza che merita - spiega il governatore -. E c'è solo un modo per uscire da questa situazione, regionalizzare le soprintendenze. Lo ripeto da anni e sono sempre più convinto che questo sia l'unico modo per fare in modo che la nostra storia venga tenuta in considerazione e per vedere al lavoro professionisti che hanno alle spalle un percorso di studi che comprende l'età nuragica». La prima mossa di Solinas sarà contattare il nuovo ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini: «Scriverò al ministro per conoscere i motivi di questa situazione e quindi per sapere perché uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo sia stato dimenticato in questa maniera». Il presidente ha la coscienza a posto: «Nella finanziaria del 2019 abbiamo stanziato e già erogato 500mila euro destinati al comune di Cabras per la valorizzazione e l'ampliamento del sito con l'acquisizione di nuovi terreni. Ecco perché mi chiedo, e lo chiederò al ministro Franceschini, per quale motivo non sia stato imposto il vincolo archeologico su tutta la zona». I disastri seriali di Mont'e Prama sono ritornati d'attualità dopo la presentazione dei dati raccolti durante le indagini del professor Gaetano Ranieri: «Che inviterò a Villa Devoto - annuncia Christian Solinas - perché è giusto dare rilievo a chi si impegna per la storia del popolo sardo». Ma per il presidente della Regione Mont'e Prama non è solo uno scavo archeologico: «Deve diventare un attrattore turistico e per questo motivo stiamo completando un piano di valorizzazione per declinare il turismo archeologico su tutta l'isola. D'altra parte, in Sardegna abbiamo un quinto del patrimonio archeologico nazionale e ci sono importanti segmenti turistici che chiedono percorsi in grado di valorizzare l'unicità della civiltà nuragica. Per realizzare questo progetto investiremo buona parte delle risorse comunitaria previste per i prossimi sei anni». La Regione, quindi, è pronta a scommettere sul patrimonio archeologico anche dal punto di vista turistico: «Sarebbe un grave errore non farlo - aggiunge Solinas -. Abbiamo i resti di un civiltà in grado di realizzare edifici complessi secoli prima della nascita di Roma e di un popolo, come mi piace immaginare, che è raccontato nei geroglifici egizi come un esempio di capacità commerciali e di coraggio. Mont'e Prama non merita di essere trattato in questo modo e spero che il ministro, che aveva avanzato l'idea di realizzare una fondazione firmando un accordo quadro che prevedeva, tra gli altri, investimenti per l'ampliamento del museo di Cabras, sia del nostro parere». Le richieste del presidente Solinas non saranno le uniche a raggiungere il ministro Franceschini. «Le ultime notizie evidenziano un'opportunità storica non sufficientemente praticata e una serie di criticità che il professor Gaetano Ranieri ha da tempo portato alla mia attenzione a proposito dell'area archeologica di Mont'e Prama. - dice il senatore del Movimento 5 stelle, Gianni Marilotti -. Mi sento, dunque, di ribadire che le interlocuzioni che avevo avviato con l'ex ministro dei Beni Culturali Bonisoli sono riprese con la squadra che da qualche settimana ne ha raccolto il testimone e nei prossimi giorni sarò in grado di dare conto di possibili novità. Presenterò anche una dettagliata interrogazione, alla quale sono certo che il ministro risponderà in maniera altrettanto dettagliata». Anche il deputato Salvatiore Deidda (Fdi) è pronto a interrogare il governo sulla questione "Mont'e Prama".

Ranieri replicherà la conferenza a Cagliari:
«Chi mi attacca lo fa perché non conosce il mio lavoro»
I DATI DEL GEORADAR HANNO RIAPERTO IL DIBATTITO

SASSARI La sua presentazione ha smosso l'enorme strato di polvere che sia era concentrato sullo scavo di Mont'e Prama, anche se purtroppo solo in senso figurato. Ma la conferenza del professor Gaetano Ranieri ospitata dalla Fondazione di Sardegna a Sassari è stata solo la prima uscita. La replica, sempre organizzata nei locali della Fondazione di Sardegna, è prevista a Cagliari martedì 8 ottobre. Ancora una volta, dunque, il geofisico spiegherà il volume di dati raccolto durante le campagne di scavo a Mont'e Prama. Una conferenza che, già ieri, ha suscitato grande attenzione dividendo, di fatto l'opinione pubblica e i pareri degli addetti ai lavori. Tra i più critici, tanti archeologi. Una concentrazione che stupisce il professore di origini napoletane ma ormai sardo di adozione: «Lo sapevo, non è certo la prima volta che capita. Eppure davvero non ne ho mai capito il motivo - spiega il fisico -. Anzi, dovrebbero essere tutti dalla mia parte dato che sono l'unico a dire pubblicamente che Mont'e Prama è un sito gigantesco che nasconde tesori di ogni tipo. Se avessi ragione, e io ne sono convinto, non basterebbe il personale di dieci università a scavare le rovine nuragiche. Questo significherebbe tanto lavoro da fare, che a quanto mi risulta non abbonda nel campo archeologico. Soprattutto per quanto riguarda i giovani laureati. Eppure, ci sono molti archeologici che mi trattano come se fossi un ciarlatano. Io però sono andato a parlare e a spiegare il mio punto di vista davanti a tanti di loro, cosa che al contrario non è mai accaduta. Anzi, visto che l'8 sarò Cagliari potrei invitare qualcuno che non la pensa come me. Anche solo per spiegargli il mio metodo. D'altra parte, i geofisci sono presenze costanti nei cantieri archeologici di tutto il mondo, tranne che in quelli italiani». Detto questo, Ranieri spiega ancora una volta il suo punto di vista sulla faccenda: «Io non sono un archeologo, lo so e ne sono consapevole. Non mi serve che qualcuno me lo ricordi. Ma il mio sistema può dare una mano agli archeologi e chi lo nega lo fa solo perché in cattiva fede o perché non conosce l'argomento. Lo spiego in termini con un esempio che possono comprendere tutti: quando qualcuno deve affrontare un'operazione importante non si rivolge direttamente al chirurgo, prima affronta diversi passaggi intermedi. Uno dei passaggi a cui non si può rinunciare, e a cui ovviamente non rinunciano nemmeno i chirurghi, è quello dal radiologo. Ecco, il mio lavoro è simile a quello del radiologo. Tutto qua. Per questo non mi spiego l'avversità nei confronti della modernità, del mio campo di studio e di lavoro, anche se forse il problema non è la geofisica o il georadar, il problema casomai potrebbe essere il mio georadar». (c.z.)



8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 25 settembre 2019 /Cultura e spettacoli - Pagina 36
Domani a Perugia critici a confronto in una giornata dedicata al narratore
Nelle sue pagine una parabola che attraversa cinquant'anni di storia italiana
NELLA SCRITTURA DI CAMILLERI LE MAGIE DI UN CONTASTORIE

Pubblichiamo un estratto della relazione di Giuseppe Marci che domani, all'Università di Perugia, aprirà il convegno "Le magie del contastorie" dedicato ad Andrea Camilleri.
di GIUSEPPE MARCI

Quando ci ha lasciato, a novantatré anni, Andrea Camilleri era nel pieno di una vigorosa attività. Aveva appena pubblicato "Il cuoco dell'Alcyon", indagine del commissario Montalbano nata dalla sceneggiatura per un film italo-americano poi non realizzato. Il romanzo ne ricava un'eredità fatta di ritmi e crudezze cinematografiche, con le quali lo scrittore ha saputo coniugare intensità letteraria e linguistica. Camilleri sentiva di essere al culmine di una parabola - iniziata 50 anni prima, con "Il corso delle cose" - che si era sviluppata unitariamente, muovendosi tra diversi generi narrativi: storico, poliziesco e fantastico. Fino a convergere in quell' "Ulisse contemporaneo" (la definizione è di Vincenzo Mollica), in quel commissario Montalbano che porta a sintesi caratteristiche, difetti, virtù, capacità di interpretazione del mondo che appartengono ai tanti personaggi con i quali ci imbattiamo leggendo la vastissima opera camilleriana. Lo stesso scrittore, del resto, nella lunga navigazione attraverso stagioni della vita tutte complesse, quando non addirittura drammatiche, era arrivato a distillare una visione del mondo che, senza rinunciare ai personali princìpi, si offriva, ed era accolta, come chiave interpretativa densa di saggezza e rispettosa degli altrui punti di vista, anche quando distanti dai propri. La Conversazione su Tiresia (2018) rappresenta bene questo approdo e, in quanto tale, era stata accolta con ammirazione e rispetto sia nella rappresentazione teatrale al Teatro greco di Siracusa sia poi nella versione cinematografica e nei passaggi televisivi.
Dal Messico, alla Spagna sino alla Polonia si moltiplicano le iniziative di studio. La Sardegna ha fatto da apripista con i “Quaderni camilleriani” dell’Università di Cagliari
UN ULISSE DI OGGI. Ci attendono due appuntamenti, uno prossimo e l'altro più distante nel tempo, che potranno aggiungere elementi importanti: la "Fabbrica di una scrittura", conversazione con Valentina Alferj, annunciata da Sellerio per l'autunno, che ci porterà nella "sala macchine" di un "narratore unico" e "Riccardino", titolo con cui è conosciuto l'ultimo episodio della saga di Montalbano: romanzo scritto da tempo e lasciato da Camilleri a futura memoria. Quando sarà pubblicato, apprenderemo quale sorte l'autore ha riservato al suo personaggio che uscirà di scena, ne siamo certi, in maniera confacente al suo spessore di Ulisse contemporaneo.
LIBRI E TV. Camilleri ha avuto in vita un non comune successo e l'amore dei suoi lettori, in Italia e nel resto del mondo dove è giunto con la traduzione dei libri e la proiezione della serie televisiva di Montalbano. Possiamo ipotizzare che questo interesse non verrà meno e che i lettori riserveranno attenzione ai titoli attesi, così come i telespettatori ai nuovi episodi di Montalbano girati dallo storico regista Alberto Sironi, scomparso mentre la lavorazione stava arrivando al termine. È un'epoca che, anche sotto questo profilo, si chiude lasciando profondo rimpianto. La consapevolezza della perdita, almeno sul piano culturale, può essere mitigata e resa produttiva dalla percezione dell'eredità che Camilleri ha lasciato a ciascuno di noi: un tesoro che deve essere reso vivo con il contributo di lettori e studiosi. Sotto questo profilo, la giornata di studio intitolata "Le magie del contastorie" può rappresentare un appuntamento importante. Idealmente si inserisce nel filone dei Seminari camilleriani ideati dall'Università di Cagliari e che nel 2019 hanno già fatto tappa, oltre che a Cagliari, a Varsavia e a Montalbano Jonico; mentre sono previsti gli appuntamenti di Città del Messico e di Malaga, e già comincia a delinearsi un programma per il 2020 ricco di incontri e di nuovi aspetti da indagare.
INTERESSE MONDIALE. Gli scrittori si onorano così, con la lettura e la ricerca, con una paziente opera di organizzazione culturale che in questi anni ha dato i suoi primi frutti, sollecitando e ottenendo l'attenzione di specialisti che stanno inquadrando l'opera camilleriana nel contesto della letteratura contemporanea. In questo scenario - e sia detto non per piccola gloria regionale - la Sardegna e le sue Università hanno avuto un ruolo di primo piano. Fin dalla prima venuta dello scrittore nell'isola, nel 1996, i suoi interventi, a Cagliari, a Sassari, a Sorso e poi a Nuoro, hanno suscitato interesse e la partecipazione di molti studenti, cui spesso si è aggiunto un pubblico competente e curioso. A Cagliari, Camilleri ha pronunciato una memorabile lectio magistralis in occasione del conferimento della laurea honoris causa; qui sono nati i Quaderni camilleriani, una collana di volumi destinati allo studio di un universo di questioni che portano a considerare, oltre all'opera dello scrittore, il genere poliziesco, la questione del multilinguismo nella letteratura, con particolare riferimento all'area mediterranea, il tema della traduzione.
IL VIGATESE. Qui è nato il CamillerINDEX, un indice delle parole usate da Camilleri e che appartengono alla lingua italiana, al suo particolare idioma "vigatese", alle altre lingue e ai dialetti di volta in volta prescelti. Se volessimo usare un linguaggio corrente in altri campi, potremmo dire che abbiamo fondato un'impresa, elaborato un know how e creato un prodotto riconoscibile: con un modesto investimento e un'alta resa dal punto di vista dell'immagine. Si potrebbe andare oltre, avendo la lungimiranza necessaria per scommettere su giovani ricercatori ai quali affidare il compito di sviluppare le iniziative di studio.
LA LEZIONE DI LUSSU. C'è da sperare che maturino sensibilità capaci di vedere i vantaggi dell'iniziativa e il coraggio necessario per svilupparla. Coraggio che Camilleri attribuiva ai sardi, come apprendemmo ascoltando la sua lectio magistralis, quando ricordò le parole del padre che, sul letto di morte, rievocava un episodio della sua esperienza nella prima guerra mondiale, soldato della Brigata Sassari, agli ordini del capitano Lussu che gli diceva: «O vuole insegnarci il coraggio, coglione di un siciliano?». Non foss'altro che per questo, gli dobbiamo il «lungo studio e il grande amore» che già gli tributiamo, e che spero si possa sviluppare in futuro con l'apporto di nuove e qualificate energie.
IL PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Come orientarsi in un meraviglioso labirinto di parole
PERUGIA Diciotto relatori per ricordare "Le magie del contastorie" Andrea Camilleri in un convegno - con la regia del professor Giuseppe Marci che, a Cagliari, da anni, ha creato, con i Quaderni camilleriani, il principale centro-studi europeo sull'inventore del commissario Montalbano. L'incontro si tiene domani all'Università di Perugia. Marci, con Giovanni Capecchi e Maurizio Pistelli, dirige il comitato scientifico del primo incontro dopo la morte dello scrittore. Dopo i saluti della rettrice Giuliana Grego Bolli e l'introduzione di Capecchi, sarà Marci ad aprire convegno con la relazione "La visione storico-civile di Camilleri dalle prime opere a Il Cuoco dell'Alcyon". Seguiranno diverse relazioni: "Camilleri poeta" con Daniele Piccini, "La storia e l'invenzione: il Seicento di Camilleri" con Mario Biondi, "Rivisitazioni risorgimentali" con Fabrizio Scrivano, "Camilleri pirandelliano" con Simona Costa dell'Unitre di Roma e "La normalità linguistica come sperimentazione" con Costanza Geddes di Filicaia dell'ateneo di Macerata. Alle 15 altri interventi di Luca Grovi, Filippo Lupo, Giuliano Giubilei. Segue "La voce dei lettori" ancora con Filippo Lupo, Bruno Taburchi e Annamaria Romano (Associazione culturale Clizia) e "Sceneggiatore Montalbano" con Salvatore De Mola. Alle 18.15 letture con Simonetta Agnello Hornby e Carlo Lucarelli. Le conclusioni con l'ultima intervista realizzata da Domenico Iannacone. Nello scorso aprile Andrea Camilleri aveva detto di se stesso: «Sono un contastorie e quindi questa specie di coltivata oralità che ho sempre avuto mi ha aiutato molto».

 

 

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