Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 June 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Tribunale
MULTA ALL'EX DOCENTE ANTI ISLAM

La giudice Ermengarda Ferrarese lo ha condannato a una multa di 1.800 euro: si è chiusa così, davanti alla gup del Tribunale, l'udienza per Pietro Melis, 79 anni, ex docente di Scienze della formazione dell'Università di Cagliari, accusato di vilipendio a una confessione religiosa per alcune offese arrecate all'islam. Era accusato di aver pubblicato insulti al Corano, Maometto e i musulmani utilizzando un blog su internet. Dopo l'indagine il pm Nicoletta Mari aveva firmato un decreto penale di condanna di 833 euro, ma l'ex professore - difeso dall'avvocato Emanuele Pizzoccheri - lo aveva impugnato e aveva chiesto il processo in abbreviato. Ieri è arrivata la sentenza di condanna.
Anche in passato Pietro Melis era finito al centro di procedimenti giudiziari, pure per via di uno scritto antisemita. Lo scorso anno, dichiarando inammissibile il suo ricorso, la Corte di Cassazione aveva reso definitiva una condanna a 8 mesi di reclusione pronunciata dal Tribunale di Arigento: attraverso internet l'ex docente aveva mandato agli indirizzi di posta elettronica del sindaco e di altri amministratori di Lampedusa scritti che «istigavano alla commissione di atti di violenza per motivi razziali ed etnici» contro i migranti appena sbarcati. (fr. pi.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Agenda (Pagina 21 - Edizione CA)
Orto botanico
Da questa settimana l’Orto botanico amplia la sua offerta con il nuovo orario estivo. A giugno, luglio ed agosto sarà possibile visitarlo con orario continuato dalle 9 alle 20 (tutti i giorni tranne il lunedì). Ampia l’offerta di abbonamenti per le famiglie e i residenti.

 

3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Spettacoli (Pagina 43 - Edizione CA)
“ATENEIKA”/1. Il rapper romano oggi in concerto a Cagliari
«SENZA RANCORE... SONO DIVENTATO UN UOMO
Ma la mia sarà sempre musica da bambini»

A Sanremo con Daniele Silvestri e “Argentovivo” ha dato un saggio del suo rap ermetico al grande pubblico, ma Rancore - al secolo Tarek Iurcich, classe '89, romano, di padre croato e madre egiziana - è una vecchia e cara conoscenza degli amanti del rap italiano. Il suo quarto disco in carriera, “Musica per bambini”, entrato diretto al sesto posto in classifica, è stato l'elemento propulsore di un importante tour invernale e, questa sera, ripartirà per la parte estiva dal palco di Ateneika a Cagliari.
Che traduzione trova dal vivo “Musica per bambini”?
«È in continua evoluzione. Ad alcuni brani abbiamo dato sonorità, che sorprenderanno chi conosce già le canzoni del disco. Alcuni elementi, invece, rimangono gli stessi, come la teatralità e i musicisti che suonano con me, che avranno sempre le maschere e saranno sempre dei giocattoli, che danno vita a questa sorta di scenografia molto scura, ma allo stesso tempo fanciullesca».
Perché le maschere?
«Quando si tocca l'invisibile ci sono anche forze invisibili, positive e negative, che si avvicinano al palco e, di solito, chi utilizza la parola è senza protezione, quindi bisogna costruirsela da soli, attraverso le persone di cui ti fidi e i simboli. Ecco, le persone che suonano con me sono anche degli amici, di cui mi fido e mettergli quel tipo di maschera significa tenere lontane delle energie, che potrebbero attaccarci o attaccare il palco. È il nostro spaventapasseri».
Autoanalisi, disillusione, crescita, catarsi: ci racconti “Musica per bambini”.
«È un urlo fatto al mondo nel momento, in cui ti trovi come se ti avessero tagliato tutti i fili per la comunicazione. È questa la situazione in cui ho scritto il disco. Quest'urlo poi si è trasformato in dieci canzoni, che sono un viaggio psicologico, uno spogliarsi di tutte le proprie sicurezze, le proprie insicurezze, mostrandosi in toto, anche nelle debolezze e con il rischio di essere attaccati, perché quando ti muovi senza armatura, vai più veloce, sì, ma rischi di prendere più frecce.
È stata un'operazione dettata dall'istinto di sopravvivenza, il modo esplicito con cui ho deciso di sopravvivere quando la vita, la serenità o comunque qualcosa nella mia esistenza era a rischio. Non che adesso non lo sia più, ma ha trovato forma un certo tipo di sensazioni che avevo, anche negative, e grazie alla musica si sono trasformate in qualcosa di positivo. Avrò sempre piacere di ascoltare “Musica per bambini” e i concetti che racchiude, perché sono una fotografia all'anima».
Dopo l'estate?
«Andrò in Egitto, prenderò un sarcofago e mi farò sparare nell'iperspazio. Spero di non entrare in un'orbita troppo lontana dalla Terra, ma magari nel vuoto spaziale riesce a venirmi qualche idea nuova. Scherzo! Mi prenderò una pausa per fare mente locale e tirare il fiato. E farò maturare frasi e rime che ho in testa».
Cinzia Meroni

 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Spettacoli (Pagina 43 - Edizione CA)
“ATENEIKA”/2. In apertura Massimo Pericolo:
«SCRIVERE LE MIE RIME PER ANNIENTARE IL MALE»

Prima assoluta in Sardegna per Massimo Pericolo. Il rapper di Gallarate, all'anagrafe Alessandro Vanetti, aprirà il live di Rancore con i pezzi del suo debutto: “Scialla Semper”. Otto tracce tra amicizia, delusioni, storie di provincia e detenzione, la sua, seguita all'operazione di Polizia che intitola il disco. «L'ho chiamato così per trasformare in una cosa positiva, una cosa brutta, che mi ha segnato». Come l'ha cambiata? «Né in meglio, né in peggio, ma mi ha insegnato tanto, non perché il carcere sia rieducativo, ma perché io sono riuscito a sfruttarlo in maniera utile per la mia crescita. Ho cambiato modo di vedere le cose, è brutto dirlo, ma oggi ho meno fiducia negli altri e nel sistema».
In copertina si punta una pistola alla tempia: un'immagine forte. «Purtroppo è un pensiero ricorrente nella mia vita. È un'immagine forte, sì, ma mi rappresenta. Anche gli occhiali da gatto sono un simbolo della mia sofferenza, perché appartenevano a una persona che ho perso. C'è tanto dolore dietro questo disco». Scrivere «è la mia via di fuga verso la libertà» ( c.m. )

 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Prima Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
AGENDA. Matteo Cruccu a Licanìas. Il libro di Gaja Pellegrini stasera alla Feltrinelli
LINGUA SARDA A QUARTUCCIU LIBRO DI GAIA PELLEGRINI
La Feltrinelli Point di via Paoli a Cagliari ospiterà oggi, alle 18.30, la presentazione del volume “Generazione senza padri. Crescere in guerra in Medio Oriente” (Castelvecchi editore), scritto dalla giornalista Gaja Pellegrini-Bettoli, firma del Corriere della Sera e di Limes, già addetta stampa della Commissione Europea e del Parlamento Europeo. Con Cesare Corda, l'autrice illustrerà i contenuti del libro, frutto della sua lunga esperienza professionale di vita in Medio Oriente.
LA FORZA DELLA DISABILITÀ
Claudio Imprudente, il giornalista disabile laureato ad honorem dall'Università di Bologna, sarà domani mattina alle 10 nella Facoltà di Scienze economiche di Cagliari, via Sant'Ignazio 78, col suo libro libro “Dal geranio all'educatore”. Promuove l'incontro la Fondazione Luca Raggio, patrocinano Università e Associazione Bambini Cerebrolesi. Intervengono Annamaria Baldussi, Pasquale Alfano, Marco Espa, Francesca Palmas.
INCONTRO DI LINGUA SARDA
Oggi alle 18, alla DoMusArt (Casa Angioni) di Quartucciu si terrà l'evento promosso dall'Assessorato alla Lingua Sarda del Comune di Quartucciu. Intervengono l'etnomusicologo Roberto Corona, l'archeologo Nicola Dessì, il giornalista Piersandro Pillonca, lo scrittore Ivo Murgia, Rocco Melis della Associazione Launeddas, Nino Porcu di Campos e Francesco Medda Arrogalla.
SCRITTORI A LICANÌAS
Matteo Cruccu, giornalista del Corriere della Sera presenta a Neoneli per Licanìas il suo esordio letterario, “Ex. Storie di uomini dopo il calcio”. Oggi alle 16 in largo Margherita, con il giornalista Mario Frongia, corrispondente della Gazzetta dello Sport.

 

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Demuro, geologo: toglierla accelera l'erosione
DA RIFIUTO A COMPOST: «LA POSIDONIA? RISORSA DA SFRUTTARE»
Proposta di legge di Mula (Psd'Az) in Consiglio. Il biologo Navone: servono studi approfonditi

L'accumulo di posidonia nelle spiagge dell'Isola, un tempo evento eccezionale, è diventato normale. Con inevitabili conseguenze per gli amministratori locali, che non sanno come comportarsi, e per gli operatori economici che lavorano sugli arenili, spesso costretti a drastiche riduzioni del fatturato.
«È stata proprio la mia esperienza di sindaco che mi ha fatto riflettere sull'argomento e mi ha spinto a presentare una proposta di legge per risolvere questo problema». Così Franco Mula, ex primo cittadino di Orosei, ora consigliere regionale del Psd'Az, ha deciso di intervenire. «Le norme dicono che si tratta rifiuto da conferire nel secco, con costi esagerati di smaltimento. Ecco, la mia idea è di definire una volta per tutte la questione, fornire ai Comuni uno strumento, con adeguate risorse finanziarie, che consenta la regolare fruizione delle spiagge durante il periodo estivo, senza far venir meno la funzione di contrasto all'erosione costiera esercitata dalla posidonia per il resto dell'anno».
LA MACCHINA GIUSTA  «La Regione consente già di rimuovere la posidonia e stoccarla in aree specifiche per poi riposizionarla a fine stagione in tra la battigia e il bagnasciuga. Il punto non è spostare le foglie spiaggiate, semmai creare una macchina in grado di lavarle bene e separarle dal sedimento», osserva Augusto Navone, biologo marino, direttore dell'Area marina protetta di Tavolara-Punta Coda Cavallo. «Mi preoccuperebbero gli interventi tout-court - prosegue Navone - le nostre spiagge non se lo possono permettere. Sarebbe necessario trovare una modalità tecnico-scientifica operativa, ma qui non si sperimenta da anni. E si rischia di affrontare in maniera semplicistica dei problemi complessi. Ripeto, qualsiasi soluzione deve servire, eventualmente, a portare via dagli arenili solo le foglie non la sabbia».
PROBLEMA CULTURALE  Per Sandro Demuro, geologo, docente di Morfodinamica e conservazione dei litorali all'Università di Cagliari, è la solita disputa: «Si parla sempre di posidonia partendo da due posizioni differenti. Cioè quelli che vorrebbero toglierla e quelli che vorrebbero lasciarla sulle spiagge. La verità è che esiste un problema culturale a monte. La Regione è molto indietro su questo tema. E nessuno, almeno finora, ha capito che eliminare la posidonia significa semplicemente accelerare l'erosione. Avremmo dovuto cominciare a parlarne almeno dieci anni fa».
L'ESEMPIO PUGLIA  Mula insiste: «In Puglia hanno messo a punto un progetto pilota per utilizzare la posidonia come fertilizzante, con risultati eccellenti nei campi di pomodori, meloni e angurie. Quindi è una risorsa che in Sardegna non viene utilizzata. E anche un'opportunità per creare posti di lavoro. Penso a sburocratizzare la procedura, a delegare i Comuni dotandoli di fondi appositi».
ESPERIMENTO POETTO  «Con le amministrazioni di Cagliari e Quartu - sottolinea Demuro - abbiamo avviato un esperimento sul Poetto, seguendo le fasi del trattamento. Bisogna capire che ogni spiaggia è diversa dall'altra e non può essere trattata nello stesso modo». Aggiunge Navone: «Noi, nell'Amp, puntiamo su modelli idrodinamici verificando il lavoro e facendo in modo che i Comuni seguano il protocollo».
Vito Fiori

7 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
IL CASO. L'amministrazione setaccia la sabbia con una speciale centrifuga e libera l'arenile
Ad Alghero è record: quattromila metri cubi in spiaggia

Gli esperti spiegano che ad Alghero la produzione di posidonia spiaggiata è da record. «Sono volumi - conferma Vincenzo Pascucci, docente di Sedimentologia dell'Università di Sassari - che non possono essere paragonabili a nessun'altra realtà del Mediterraneo e forse del mondo». Ma questa sarebbe pure una bella notizia. «Significa che il mare è in piena salute, che non è in sofferenza – continua Pascucci – anche se capisco l'esigenza, dal punto di vista turistico, di presentare spiagge candide. Ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca».
Quattromila metri cubi di posidonia spiaggiata si depositano ogni anno sul litorale di Alghero e, per liberare gli arenili dal fogliame viscido, il Comune per quindici anni ha accumulato i depositi nel sito di stoccaggio temporaneo di San Giovanni, sacrificando così la piccola spiaggia urbana che, in ogni caso, non è balneabile a causa della presenza del canalone e della vicinanza con il porto turistico. L'amministrazione ha voluto liberare quella discarica a cielo aperto con un progetto di bonifica tuttora in corso. Con un investimento di 400 mila euro si è proceduto alla vagliatura della posidonia presente, che occupa una superficie di circa un ettaro. Dal 2007, anno di nascita del deposito delle cosiddette “alghe”, si stima siano stati accatastati in quel punto oltre 25mila metri cubi di fogliame. Le macchine vagliatrici, specie di centrifughe in grado di separare la parte vegetale dalla frazione sabbiosa, sono entrate in azione già i primi mesi del 2019 e il risultato della vagliatura è finito a Quartu a bordo di grossi camion, in un centro specializzato di smaltimento dove i cumuli di posidonia triturata sono stati lavati, restituendo altra preziosa sabbia bianca che è così potuta ritornare nei siti di appartenenza. Ma se a San Giovanni la situazione si sta piano piano risolvendo, è nel resto della linea di costa, nei chilometri di litorale dal Lido alle Bombarde, che la situazione è ai limiti di guardia. Gli operatori balneari riescono a fatica a tenere pulita la loro concessione, ma dove non ci sono lettini e ombrelloni la posidonia ricopre ampie porzioni di arenile. Non per niente la città si chiama Alghero.
Caterina Fiori


8 - L’UNIONE SARDA di venerdì 7 giugno 2019 / Sulcis Iglesiente (Pagina 30 - Edizione CA)
CARBONIA. Convegno, Summer School e laboratori promossi dalla Sotacarbo
ENERGIA, IL SULCIS GUARDA ALL'INDIA
In città gli studiosi delle Università di Madras e Bangalore

Adesso l'India, ma prima gli Usa, l'Australia, la Sud Corea, la Cina. È una specie di sfida internazionale sulla ricerca dell'energia sostenibile, vista la salute cagionevole del pianeta per i comportamenti scellerati in tema di energia. E un contributo continua a darlo Carbonia: il Centro Ricerche Sotacarbo, società partecipata da Enea e Regione, lunedì prossimo terrà a battesimo la settima edizione della Sotacarbo Summer School, aperta dall'Ambasciatore dell'India Reenat Sandhu e dalla videoconferenza col direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale per l'Energia Fatih Birol.
GLI STUDIOSI  Il gotha degli studi sull'energia ecocompatibile a Carbonia. Ma perché l'India? Perché la Sotacarbo, sulla scia dei rapporti intrattenuti in questi anni con altri Stati impegnati nelle stesse sfide, collabora da tempo con l'Istituto di Tecnologia di Madras e con quello di Scienza di Bangalore. Non esattamente gli ultimi arrivati. Madras conta 550 facoltà, 100 laboratori, un campus di 250 ettari, 8000 studenti, 1250 dipendenti, tutto nel cuore di una foresta. Bangalore annovera come partner Boeing, Google, Microsoft, General Motors. È con i docenti e i ricercatori dei due istituti che Sotacarbo collabora nel settore dell'energia sostenibile, che comprende la gassificazione delle biomasse, la sintesi del metanolo, cattura e confinamento dell'anidride carbonica, gli usi a basso impatto del carbone.
SUMMER SCHOOL  Nella cinque giorni della Summer School ci saranno anche 30 studenti provenienti da Turchia, Pakistan, India, Etiopia, Siria, Svezia, Cina, Spagna, Algeria, oltre che Italia: «Con loro - fa notare il presidente Sotacarbo Alessandro Lanza - avremo i migliori relatori al mondo sulle strategie per la decarbonizzazione definita nell'Accordo sul clima di Parigi».
CENTRO RICERCHE  Sarà un banco di prova per il Centro ricerche, nato nel 1987 nella Grande Miniera di Serbariu dal 2004, capace di annoverare 35 dipendenti (un terzo donne) fra cui una trentina di ingegneri, fisici, chimici, geologi. Un'eccellenza ambita dai giovani di mezza Sardegna che l'hanno eletta come sorta di seconda casa. Come Sara Lai, 36enne chimica, di Segariu: «Sempre sognato il mondo delle industrie: qui mi è stata data la possibilità di fare quello per cui ho studiato». Giunge invece da Villacidro Arianna Maiu, geologa di 30 anni, fra gli ultimi assunti: «Dall'Università al lavoro in tempi brevi: mi sembra un sogno». Esperienza vissuta anche da Mauro Mureddu, chimico di Carbonia, già capace di incassare riconoscimenti da Università internazionali come quelle Usa, e dall'iglesiente Alberto Plaisant, geologo di 45 anni, alla Sotacarbo da 14: «Qui si fa ricerca e pratica sul campo: un'autentica palestra e fiore all'occhiello per il territorio». Si confronteranno coi colleghi di mezzo mondo perché la sfida per una Terra più sana passa, un pochino, anche per Carbonia. (a. s.)



 

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA

9 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 7 giugno 2019 / Sassari - Pagina 19
Dopo la consegna dei premi "Farace" sono stati inaugurati un percorso tattile e piazza Braille
Biblioteca universitaria sempre più accessibile

SASSARI Ormai, per l'ateneo sassarese l'appuntamento con il "Premio Farace" è diventato una tradizione. Un evento che va avanti da tredici anni ma che, in realtà, è l'occasione per fare il punto sulle iniziative per rendere quella sassarese una "università inclusiva" sempre più efficiente e - per quanto possibile - sempre più ricca di servizi per disabili e studenti con disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa). E proprio in quest'ottica, ieri mattina la piazzetta interna del dipartimento di Giurisprudenza, in viale Mancini, è stata intitolata a Louis Braille. Ma non solo: sempre nel Quadrilatero è stato inaugurato ufficialmente il percorso tattile che dall'ingresso di viale Mancini porta alla biblioteca accessibile, il sistema bibliotecario dell'ateneo dedicato agli studenti con disabilità. Progetti - come ha sottolineato Filippo Dettori, delegato rettorale alla disabilità e Dsa e nell'occasione gran cerimoniere dell'evento - portati avanti in stretta collaborazione fra l'università e l'Unione italiana ciechi, il cui presidente regionale Raimondo Piras ha donato all'ateneo sassarese la Costituzione e lo Statuto Sardo in caratteri in braille. Una mattinata iniziata nell'Aula Segni, dove si è tenuta la cerimonia di premiazione del "Premio Francesco Farace", intitolato a un medico chirurgo scomparso prematuramente. In palio quattro premi da mille euro ciascuno, riconoscimenti che sono andati a tre studentesse del liceo artistico "Figari" di Sassari (Irene Raga, Rita Latte e Giovanna Deriu), e a Marta Garau, studentessa del liceo artistico "Contini" di Oristano. La commissione che ha esaminato gli elaborati ha attribuito tre menzioni a un gruppo di sei studenti del liceo Azuni (Andrea Budroni, Mario Careddu, Leonardo Carta, Agostino Pintus e Simone Serra) per il brano musicale "Voglio amare come tutti"; a Simona Pes e Antonello Budroni del liceo artistico Figari. Una cerimonia che è stata quasi un concentrato delle iniziative portate avanti dall'università sassarese per rendere l'ateneo quanto più accessibile ai disabili. E, quasi fiore all'occhiello, è la "biblioteca accessissibile", i cui principali servizi sono il supporto agli studenti con disabilità e Dsa nell'accesso ai materiali di studio in formato digitale; mettere a disposizione degli studenti e dei docenti gli ausili tecnologici e i software compensativi, promuovendone l'utilizzo; offrire un luogo accessibile e dedicato ai bisogni speciali degli studenti con disabilità; collaborare con tutti i soggetti coinvolti nei servizi dell'ateneo alla disabilità e Dsa, in particolare per ciò che riguarda la sensibilizzazione della comunità accademica alla disabilità e ai Dsa. (p.s.)
 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 7 giugno 2019 / Lettere e commenti - Pagina 30
LA PAROLA AI LETTORI >> RISPONDE ANTONIETTA MAZZETTE
Mancano i medici perché la politica è miope

Il Tg dell'altro ieri ha liquidato con due battute una notizia che credo meriti più attenzione. Negli ospedali del Molise mancano i medici e, per evitare la chiusura dei reparti, i responsabili delle Asl hanno fatto appello alle forze armate perché "prestino" alla sanità pubblica i medici militari. «E' una soluzione tampone - ha spiegato il presidente nazionale dell'ordine dei medici - che potrà avere, a certe condizioni, qualche effetto positivo anche se è inevitabile ripensare il sistema a livello nazionale». L'allarme partito dal Molise non è l'unico e non è una novità. In principio furono i medici pensionati, richiamati in servizio per porre una pezza dove serviva, poi fu la volta dei neolaureati, impiegati negli ospedali al posto degli specialisti, dopo ancora, fu necessario far arrivare medici stranieri. La verità è che il numero chiuso nelle università italiane non funziona o funziona male. Uno studio del ministero ci dice che nei prossimi anni saranno di più i medici che andranno in pensione di quelli che usciranno dalle nostre facoltà. La soluzione mi sembra una sola ed è anche la più giusta dal punto di vista etico nel confronto dei nostri ragazzi. Riapriamo le università e ricominciamo a investire nella formazione. Facciamolo subito, prima che sia troppo tardi.
Maria Chessa, Olbia
***
Lei ha ragione ad esigere maggiore attenzione sull'emergenza medici, alla quale si sta rispondendo in modo più o meno "creativo": dal richiamare in corsia i medici in pensione alla richiesta dei medici militari, fino alla selezione di neo laureati non ancora specializzati che verranno sottoposti a un "training on the job" di 300 ore, al fine di poter affiancare i medici dei pronto soccorso. Ma siamo alle misure creative, per l'appunto, mentre, la politica dovrebbe prevedere seri investimenti (quindi deve dire a quali voci di bilancio sottrarrebbe le risorse necessarie) e piani di turn over del personale medico e infermieristico. Non mancano gli studi in materia, per lo più ignorati, come accade per tutto ciò che implica progettazione a medio e lungo termine. Ciò vale per la sanità, ma anche per tutti gli altri settori pubblici, l'università in testa che, dalla seconda metà degli anni '90 in poi, ha subito un'indecente contrazione di risorse finanziarie e umane. Perciò, più che eliminare il numero chiuso delle facoltà di medicina, sarebbero necessari immediati interventi strutturali, tra i quali rivedere il sistema delle specializzazioni.

 

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