Press review

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 April 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web


L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 aprile 2019 / Prima Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
POETTO. L'esperto: «L'acqua cerca sfogo dove può, è colpa dei manufatti in cemento»
CANALI E DEPRESSIONI SULLA SPIAGGIA
Dopo la mareggiata di lunedì in diversi punti è sceso il livello della sabbia

Archiviata la mareggiata di Pasquetta, al Poetto sono rimasti piccoli stagni, detriti trasportati dal vento e canali scavati dall'acqua alla ricerca di uno sfogo per tornare al mare. In quest'ultimo caso, una sorta di “depressione” creatasi in uno dei punti dove, 17 anni fa, enormi condotte di metallo avevano sversato tonnellate di sabbia per completare il ripascimento della spiaggia, progetto rivelatosi deleterio. Poco prima della Quarta fermata, questo corridoio lungo diversi metri corre parallelamente alla strada per un tratto e poi vira in direzione battigia. Molti si sono chiesti se la natura stia rifiutando ciò che l'idrovora aveva artificialmente creato, e se altri punti possano sprofondare e creare danni.
Cause ed effetto
Le cause in realtà sono di natura differente, e tuttavia più complicate da eliminare. «I sedimenti utilizzati per il ripascimento non erano giusti e qualche problema, anche a distanza di tanto tempo, continuano a crearlo», sottolinea Sandro Demuro, docente all'università di Cagliari (insegna Geografia fisica e Geomorfologia, Morfodinamica e conservazione dei litorali), «ma quei canali sono solo vie di fuga: l'acqua, dopo una mareggiata, deve defluire per riequilibrare il sistema. Ciò che li orienta e condiziona sono i manufatti e le strade costruite intorno». Tra i massimi esperti nel settore in Sardegna, è l'ideatore del progetto “Neptune” col quale, assieme a un team di ricercatori, ha creato una banca dati col Dna geologico-morfologico delle spiagge del Golfo di Cagliari per gestire al meglio una risorsa ambientale minacciata dall'erosione e dall'uomo. «La sabbia si sposta verso Quartu e viceversa, secondo gli eventi meteo marini», spiega il docente. Un ciclo continuo e lungo decenni. Tutto ciò che crea ostacoli in questo inesorabile quanto lento cammino è deleterio. «I tempi della natura sono lunghi, la stagionalità turistica è contro fase». La situazione potrà solo peggiorare, perché «il mare, per effetto del cambiamento climatico, nel lungo periodo potrebbe salire di livello. Abbiamo perso la cultura del mare».
Le mareggiate
In passato c'era una connessione con lo stagno e le lagune, valvole di sfogo. Oggi non più, e le onde «non scaricano l'energia come dovrebbero. Un tempo si infrangevano al largo: dove ora c'è il Wind surfing club l'acqua non superava le caviglie per decine di metri». Con il ripascimento e lo sversamento della sabbia più grossa è cambiata l'inclinazione sottomarina e l'assetto della spiaggia è passato da “dissipativo” a “riflettente” «e le onde si infrangono a ridosso del bagnasciuga». Eppure «le mareggiate sono eventi non estremi che capitano ogni anno. Bisogna attenderseli, sono positivi. Portano migliaia di metri cubi di materiale organico senza i quali ci si espone a un'erosione. La marea supera la battigia, poi l'acqua deve tornare indietro. Se la spiaggia è stretta tra costruzioni e asfalto, il reflusso è condizionato ed è normale si creino quei canali». La nuova sabbia «è meno permeabile» e crea una sorta di «cementificazione naturale» che provoca «depressioni», ma «la situazione si sta assestando perché il mare miscela tutto».
La villa al mare
Il sistema di piccole canne piazzate a bordo strada per formare le dune «funziona, è un ecofiltro che accumula sabbia e blocca l'acqua». Che però trova altri varchi. Infatti il problema vero sono «le costruzioni in cemento». Case, muretti, strade, marciapiedi. «È sbagliata la pianificazione. La spiaggia va considerata mare, non terraferma. Tutte le perturbazioni in arrivo da sud sono importanti e creano danni alle infrastrutture, che sarebbero da eliminare, contenere o arretrare il più possibile. Invece crescono. Negli Usa si dice: con una villa sulla spiaggia vedo bene il mare, ma anche il mare vede bene la villa». Quindi «bisognerebbe sollevare gli edifici da terra e allontanarli dalla battigia».
Andrea Manunza

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 aprile 2019 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Preoccupano anche le tempeste di vento
Alluvioni e siccità, l'Isola alle prese con il clima tropicale

Gli esperti: «La frequenza degli eventi estremi  è cresciuta più del previsto, meglio abituarsi»
Il 2018 è stato l'anno più piovoso dal 1958 a oggi: niente di strano per chi ha memoria delle campagne dell'Isola, mai state così verdi, e dello stato dei bacini idrici, passati dalla secca al troppo pieno nel giro di pochi mesi. Il problema è che l'anno precedente, il 2017, è stato il più siccitoso degli ultimi 60 anni. Bastano questi pochi dati per cominciare a preoccuparsi. E non sono gli unici motivi per interessarsi al clima della Sardegna e del resto del pianeta, anche senza essere Greta Thunberg: «La frequenza degli eventi climatici estremi è aumentata negli ultimi anni. Il suo incremento è andato oltre le previsioni», sintetizza Pier Paolo Roggero, professore di Agraria e direttore del nucleo di ricerca sulla Desertificazione dell'Università di Sassari.
I dati
Il riscaldamento globale, a queste latitudini, non è una bufala ma una solida realtà. Tra il 2002 e il 2016 la temperatura media dell'Isola si è alzata di mezzo grado, passando dai 17,8 del periodo che va dagli anni Settanta al Duemila, fino ai 18,3 gradi delle ultime tabelle Istat. L'innalzamento è lento ma costante. Si dirà: non è detto che sia inarrestabile, ad esempio gli antichi Romani vivevano in un ambiente più caldo di un paio di gradi rispetto a quello attuale. Ma il dettaglio, che sulla carta dovrebbe rassicurare - e andare nella direzione di chi sostiene che ci sono dei cicli climatici indipendenti dai comportamenti dell'uomo - in realtà parte una situazione completamente diversa: «In passato sul clima influivano fattori come l'attività solare o le mini-glaciazioni. Ora l'unica causa del riscaldamento globale è l'aumento dell'anidride carbonica», spiega Giuseppe Bianco, direttore del dipartimento meteoclimatico dell'Arpas, l'agenzia regionale che si occupa del monitoraggio e della tutela dell'ambiente. La previsione degli esperti della Regione non lascia scampo: entro il 2050 le temperature medie potrebbero crescere di due gradi.
I rimedi
Paradossalmente l'analisi delle cause dei cambiamenti climatici è molto più semplice della realizzazione delle contromisure: «È facile dire: blocchiamo la Co2. Ma dovremmo modificare la nostra vita. Dobbiamo considerare poi che la Sardegna rispetto al mondo è nulla. Per il futuro conterà molto l'educazione. Soprattutto dei più giovani: è bene che si abituino a comportamenti virtuosi, per cercare di limitare le emissioni di Co2», dice Bianco.
Temporali e sciroccate
Il capitolo della pioggia è forse il più importante, visti gli effetti distruttivi toccati con mano nell'ultimo decennio. L'Istat tra il 2002 e il 2016 ha registrato una riduzione delle precipitazioni rispetto al trentennio precedente: 387 millimetri all'anno contro i 403 del passato. Sembra incredibile, se si pensa alle alluvioni sempre più frequenti nella storia recente dell'Isola. La spiegazione c'è: innanzitutto in queste statistiche manca il 2018, anno più piovoso di sempre. Poi c'è una questione di metodo: «Le precipitazioni sono estremamente variabili. Nella storia si sono alternati cicli sopra la media e cicli sotto la media. È molto più difficile stabilire un trend», spiega il direttore del dipartimento meteoclimatico dell'Arpas. «Ci sono eventi di grande intensità, estremi. E sono sempre più frequenti». Alluvioni, tempeste di vento, sciroccate in grado di cancellare il Poetto. Dovremo farci l'abitudine. «Meglio imparare a convivere con questo cambiamento».
Michele Ruffi

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 aprile 2019 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
EFFETTI. Luigi Ledda, docente di Agraria, spiega cosa sta succedendo
«Gli agricoltori non possono pianificare i raccolti»

«Il problema di ciò che succede in Sardegna e nel resto della fascia mediterranea è la frequenza: annate particolarmente siccitose e altre molto piovose. Sono effetti non in sintonia con quanto accaduto nel passato».
Luigi Ledda, docente di Coltivazioni erbacee all'Università di Sassari, dipartimento di Agraria, sa di cosa parla. «Per quanto riguarda le precipitazioni è una questione di distribuzione - aggiunge - se i giorni piovosi sono distribuiti nell'arco della stagione per gli agricoltori è possibile programmare, se si concentrano in un periodo ristretto diventa impossibile».
O troppo o nulla. «Sono aspetti legati ai cambiamenti climatici, con i quali bisogna convivere. Certo, attraverso i processi di riduzione della co2, sui quali si è lavorato e si continua a lavorare anche se presentano dei difetti strutturali. Ovvero, mancano condivisione e partecipazione. Se Cina e Usa si fanno fuori dal processo tutto si complica enormemente».
Il professor Ledda parla di adattamento al nuovo stato di cose. «Si ragiona in termini di risposte da fornire all'agricoltore impossibilitato a pianificare i raccolti. La richiesta è sempre la stessa: l'irrigazione. Che è la soluzione. Ma poi ci si scontra con il fatto che i Consorzi e i Comprensori offrono in media non oltre il 20% dell'acqua necessaria, e che le aziende agricole non sono attrezzate per riceverla. Bisogna cambiare prospettiva». ( v. f. )

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 aprile 2019 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
IL CASO. Gli allevamenti dell'Oristanese si adattano al riscaldamento globale
E nelle stalle arrivano gli impianti di condizionamento

Il vero termometro del meteo che si evolve sono i contadini. Il dipartimento di Agraria dell'Università di Sassari ne ha intervistato 120 per portare a termine uno studio sui cambiamenti climatici: «Il 90% ci ha confermato di percepire differenze rispetto al passato, soprattutto per quanto riguarda le precipitazioni», ricorda il professore Pier Paolo Roggero.
Le mutazioni del clima sono state fotografate anche dalla Regione, che a febbraio ha varato la “Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici”, un documento che oltre a dire come potrebbe essere la Sardegna del futuro stabilisce anche quali provvedimenti adottare per evitare di essere travolti.
L'industria dei campi e degli allevamenti è stata la prima a evolversi: «Ad Arborea in quasi tutte le stalle sono stati installati impianti di condizionamento e docce per i bovini, in risposta all'aumento delle temperature estive. Il caldo influisce sulla produttività e visto che la frequenza delle ondate di calore è aumentata, sono state pensate alcune modifiche strutturali. Anche se nella maggior parte dei casi le risposte hanno una prospettiva di breve termine», racconta Roggero. La progettazione degli allevamenti deve essere modificata. «Ora è meglio ispirarsi alle stalle israeliane», conclude il docente, «per cercare una maggiore ventilazione, in modo da non far soffrire troppo il caldo agli animali». (m. r.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 27 aprile 2019 / Regione (Pagina 7 - Edizione CA)
Gian Mario Demuro
«Un tema “lontano”, bisogna cambiare la legge elettorale»
«Il tema europeo deve diventare popolare. L'Europa è il vero luogo della democrazia, lì si decidono questioni che - forse non tutti lo sanno - ci toccano molto da vicino. Penso ad esempio all'oblio, alla privacy e alle regole sui social network, ai diritti civili (come i matrimoni omosessuali) e a quelli economici, cioè al fatto che la buona spesa delle ingenti risorse che arrivano dall'Europa può fare la fortuna di un territorio. Insomma, ci interessano o no queste cose?».
Gian Mario Demuro, professore di diritto costituzionale all'Università di Cagliari, ci tiene a sottolinearlo: «Riavviciniamo l'Europa, che oggi è intesa come un'entità complicata e fatta di burocrati, alle comunità».
Racconta che i suoi studenti gli hanno chiesto di fare un approfondimento sulle elezioni del 26 maggio, dicendo che di questi temi parlano solo all'Università, mai fuori, in famiglia o con gli amici. «Una considerazione che da un lato mi ha fatto piacere, perché significa che l'Università è viva e attuale, dall'altro mi ha profondamente sconfortato, perché evidentemente l'Europa è “lontana” dalla gente».
Demuro, insieme con i suoi colleghi dell'Asa (Autonomie speciali alpine), ha elaborato un documento per «una garanzia di rappresentanza nel Parlamento europeo per i cittadini dei territori ad autonomia speciale», proponendo la modifica dell'attuale legge elettorale. Due le soluzioni: il mantenimento delle attuali 5 macro-circoscrizioni e l'istituzione parallela di 6 circoscrizioni a collegio unico (Friuli Venezia Giulia; Provincia autonoma di Trento; Provincia autonoma di Bolzano; Sardegna 1; Sardegna 2; Valle d'Aosta). Oppure: la ripartizione di un terzo dei seggi attribuiti all'Italia sulla base di circoscrizioni elettorali corrispondenti alle attuali Regioni e Province autonome (tranne la Sicilia) e l'applicazione del sistema proporzionale con sbarramento per l'elezione dei restanti 55 eurodeputati. (cr. co.)

 

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