Press review

27 November 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 27 novembre 2018 / Agenda (Pagina 21 - Edizione CA)
RETTORATO. Oggi la tavola rotonda sulla figura femminile
“Il bello e la sfida di essere donna” nel racconto di quelle che ce l'hanno fatta

Si concluderà con una tavola rotonda a cui parteciperanno numerose personalità di spicco del mondo della cultura e della società civile il ciclo d'incontri legato al percorso-concorso “Il bello e la sfida di essere donna”, promosso nei mesi scorsi dall'Università di Cagliari. Un progetto formativo destinato agli studenti universitari con l'obiettivo di realizzare e diffondere video ed elaborati giornalistici sul tema del rispetto e della valorizzazione della figura femminile.
L'INCONTRO   L'appuntamento è fissato per oggi alle 16 nell'Aula magna del Rettorato. Numerosi e di alto profilo gli interventi previsti: al microfono di alterneranno la professoressa Maria Del Zompo, rettrice dell'ateneo cagliaritano, Adriana Cammi, dirigente del reparto mobile della Polizia di Stato e prima donna in Italia a ricoprire tale ruolo, Anna Cau, Procuratrice della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Cagliari, Anna Gardu, artista dolciaria di Oliena, e Anna Piras, caporedattrice del Tgr Rai della Sardegna. Ognuna porterà la sua esperienza personale, raccontando attraverso aneddoti ed esperienze di vita vissuta il difficile percorso per affermarsi professionalmente in un mondo che ancora troppo spesso ragiona con logiche tutte maschili. A moderare l'incontro, la cui partecipazione è libera, sarà il prorettore vicario Francesco Mola.
IL PROGETTO   Al percorso-concorso voluto dalla rettrice Del Zompo stanno partecipando più di 150 studenti dell'ateneo, che dopo aver seguito i seminari tematici e gli incontri tecnici, si cimenteranno ora nella realizzazione di un video o di un elaborato in stile giornalistico sul tema “Il bello e la sfida di essere donna”. I migliori filmati e inchieste saranno premiati con riconoscimenti in denaro. Oltre a quelli attribuiti dalla giuria tecnica - mille euro al primo classificato e 500 al secondo - sono previsti premi anche per il contest su Facebook: 700 euro al vincitore e 300 al secondo più votato. Ai partecipanti saranno attribuiti anche Crediti formativi universitari secondo i criteri indicati nel bando.


 

2 - L’UNIONE SARDA ONLINE di lunedì 26 novembre 2018 / Salute
LA NOVITÀ
Il "ballu tundu": la nuova arma per combattere il Parkinson
Arriva dalla Sardegna la rivoluzionaria terapia motoria

Una terapia che nasce dalla tradizione, che fa bene e che migliora sensibilmente il quadro sintomatologico di chi è affetto da malattia di Parkinson.
Parliamo del "Ballu tundu", che secondo gli esperti può essere ora annoverato tra le scelte riabilitativo-motorie per i pazienti.
A rivelarlo uno studio scientifico, "Sardinian Folk Dance for Individuals with Parkinson’s Disease: A Randomized Controlled Pilot Trial", che ha coinvolto venti pazienti sardi di entrambi i sessi con diagnosi di malattia di Parkinson da circa 5 anni, e che ha avuto una durata complessiva di quasi due anni, necessari per la programmazione di tutte le fasi valutative, l'attuazione del programma di ballo e la divulgazione e pubblicazione degli esiti progettuali.
Non solo riabilitazione e farmaci, dunque: secondo i ricercatori tre mesi continuativi di "Ballu tundu" sono capaci di migliorare l'equilibrio, la mobilità funzionale, la capacità di esercizio e la qualità di vita dei malati.
La particolare pratica sarebbe anche un'efficace arma contro depressione, apatia e disturbi cognitivi spesso associati alla malattia.
Lo studio, finanziato dalla Fondazione di Sardegna, è in fase di pubblicazione sulla rivista scientifica statunitense "Journal of Alternative and Complementary Medicine", e ulteriori esiti della ricerca troveranno spazio nei prossimi, più importanti congressi internazionali di settore.

Il progetto, che vede la dottoressa Lucia Cugusi e il dottor Paolo Solla come autori principali della ricerca, è stato ideato e realizzato da un’equipe coordinata dal professor Giuseppe Mercuro con la collaborazione dell'Unità Operativa Complessa di Neurologia dell'Azienda ospedaliera di Cagliari, di bioingegneri delle Università di Cagliari e Sassari, dell’esperto e maestro di ballo sardo Emanuele Garau e dell’associazione Team Kayak Sardegna.  (Unioneonline/v.l.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 27 novembre 2018 / Commenti (Pagina 39 - Edizione CA)
Il dibattito
NO ALLA SANITÀ FATTA DI SLOGAN

Non è facile avere una visone generale della sanità che ne riassuma la complessità. Più spesso si procede per slogan, proponendo ognuno una sua riforma. È poco noto, ad esempio, che la crescita della spesa del servizio sanitario nazionale e di quelli regionali è strettamente correlata al costo crescente per “beni e servizi”, che comprendono anche la spesa farmaceutica. Contrariamente a quanto si pensa, la spesa per il personale, invece, negli anni ha continuato a ridursi perché il numero totale di medici e infermieri continua a diminuire. D'altra parte, ancora, vengono lanciati nuovi allarmi, non solo da parte della Federazione italiana dei medici di medicina generale. Si sostiene che a causa dei pensionamenti che avverranno nei prossimi anni milioni di italiani resteranno senza il medico di base e la situazione non sarà migliore per l'assistenza ospedaliera. Forse è necessario introdurre altri elementi di conoscenza. Tra questi il numero dei medici e degli infermieri ogni mille abitanti. I dati dell' OECD Health mostrano che il Canada ha il più basso numero di medici (2,1) assieme a USA (2,4), Giappone (2,4), GB (2,8), Israele (3,1), Francia (3,4) e Danimarca (3,7). In Italia ne abbiamo 4. Ma mentre noi abbiamo 6,5 infermieri, la Francia ne ha 10,2, il Giappone 11,1, gli USA 11,6, la Danimarca 16,9. I dati mostrano che il numero degli infermieri è inversamente proporzionale al numero di medici, a conferma della integrazione necessaria fra medici e infermieri. Ma soprattutto che si può fare una buona sanità con un numero di medici molto inferiore al nostro. Ma non basta. Siamo arrivati a credere che il lavoro del medico non abbia niente di diverso da qualsiasi altro lavoro. Si tratta solamente di studiare le malattie per poterle poi diagnosticare e quindi curare. Quindi chiunque può fare il medico. Forse non è proprio così. Curare una malattia vuol dire curare un uomo con le sue angosce, preoccupazioni, la paura del futuro perché il dolore che prova non è solo il dolore del'organo ammalato, ma è anche un dolore della sua anima. Perciò ogni medico deve sentirsi un alleato del malato col quale gli è capitato di percorrere un tratto di strada assieme. Noi, pertanto, dovremmo saper selezionare le giuste aspirazioni per l'accesso a questo mondo, valorizzarle e fortificarle nel corso degli studi universitari. Poi, serve una severa selezione al momento dell'ingresso nel mondo lavorativo perché il paziente deve essere certo che il medico che gli sta di fronte ha le competenze e l'esperienza necessaria per curare la sua malattia. Non basta questa selezione all'ingresso nel mondo del lavoro. Essa va ripetuta circa ogni cinque anni per verificare se la conoscenza acquisita con la laurea sia ancora valida rispetto ai mutamenti veloci della conoscenza medica. I modelli organizzativi sono cruciali e devono rispecchiare i cambiamenti epidemiologici che stiamo vivendo. Pazienti sempre più anziani con più patologie che ci stanno portando a rivedere il concetto di ospedali organizzati su reparti che curano una malattia, mentre noi abbiamo bisogno di dipartimenti misti in cui si curano i pazienti con tutte la loro patologie. Questi temi sono totalmente assenti nella discussione sul nostro servizio sanitario regionale. Da 15 anni, nella nostra regione, si parla solo della riforma della rete ospedaliera. Non di come debba funzionare, che livello di qualità deve avere e con quale personale.
ANTONIO BARRACCA
MEDICO

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