Press review

16 October 2018

L'Unione Sarda

1 – L’UNIONE SARDA di martedì 16 ottobre 2018 / Borsa (Pagina 16 - Edizione CA)
IL CONCORSO. La finale
Innovazione digitale, otto startup in gara

Cinque minuti possono cambiare la vita. Possono trasformarsi, infatti, nell'occasione per avviare una startup e diventare innovatore digitale. Basta raccontare la propria intuizione in modo chiaro ed efficace attraverso il cosiddetto "elevator pitch", e convincere una giuria di esperti della validità dell'innovazione, della sostenibilità economica e della capacità imprenditoriale del team. Start Cup Sardegna, decima edizione, la business competition organizzata dalle Università di Sassari e di Cagliari, arriva alla finale.
Giovedì, dalle 15,30, nella sala Sassu del Conservatorio Luigi Canepa di Sassari, 8 idee imprenditoriali (Digital Detox Experience, EABlock, Glambnb, HiveGuard, Kit Aqua Sport, MAGA, SarDrone e Thilimba) si contenderanno i tre premi: 4.000 euro messi a disposizione dal Banco di Sardegna, 2.500 (Legacoop), 2.000 euro (Abinsula). I vincitori parteciperanno al Premio nazionale per l'Innovazione a Verona il 29 e 30 novembre. ( ma. mad.)

 

2 – L’UNIONE SARDA di martedì 16 ottobre 2018 / Provincia di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA)
GONI. Ivan è salito sull'autobus solo grazie all'aiuto di due extracomunitari
«CORRIERE VIETATE A MIO FIGLIO»
Mamma-coraggio denuncia: umiliati dal disservizio dell'Arst

Rita Arba è una mamma di Goni con un figlio studente universitario, costretto in una sedia a rotelle da una tetraparesi spastica. Si chiama Ivan, studia ingegneria ambientale. Uno studente modello con una gran voglia di andare avanti. Tutti i giorni Ivan e la mamma si alzano alle 5,30 per poter essere presenti a lezione alle 8. Lei lo lascia sui banchi dell'Università e lo attende. «Il mio bambino ha bisogno di tutto, non posso lasciarlo solo. All'Università abbiamo finora trovato grande solidarietà».
IL VIAGGIO Poi il ritorno a casa, da Cagliari a Goni. Ivan e mamma Rita viaggiano di solito su un pulmino a noleggio. Il problema è sorto l'altro pomeriggio quando il giovane è dovuto rimanere in aula per le lezioni pomeridiane. «Al termine delle lezioni, con Ivan in carrozzella abbiamo raggiunto una fermata dell'Arst e qui è successo l'imprevedibile. La corriera non era dotata di pedana mobile, due ragazzi di colore hanno sollevato la carrozzella e hanno portato Ivan sul bus. Mai l'avessero fatto. L'autista si è contrariato, diceva che il ragazzo non avrebbe potuto viaggiare a bordo di questo mezzo. Allora, abbiamo preso Ivan e lo abbiamo sistemato in uno dei sedili. Ho smontato la carrozzella e l'ho sistemata nel bagagliaio. Non stavamo dando alcun disturbo. L'autista ha insistito nella sua tesi. Il ragazzo ha assistito alla discussione. Mi sono sentita umiliata. Comunque non siamo scesi dalla corriera che poi è partita sino a Senorbì da dove abbiamo raggiunto Goni con un altro pullman dell'Arst dotato di pedana dove abbiamo trovato solo gentilezza. Quello che è accaduto è gravissimo. Ivan ha diritto di viaggiare e di studiare. Andrò avanti con questa battaglia per mio figlio e per tutti quello che sono nelle sue condizioni. Una umiliazione del genere non la auguro a nessuno».
L'ARST Il direttore dell'Arst Carlo Poledrini ha aperto una indagine interna. «Si è trattato di un grande equivoco. Ci sono regole da rispettare. L'Arst - ha detto - deve essere avvertita prima: ci saremmo adattati, mettendo a disposizione il pullman con la pedana. Al di là questo, presto avremo nuove corriere: 60 entro novembre, tutte attrezzate con le pedane. Quanto accaduto non dovrà più verificarsi. Sono pronto ad ascoltare la mamma e il figlio. È stato un equivoco che comunque poteva essere evitato».
Raffaele Serreli

 

3 – L’UNIONE SARDA di martedì 16 ottobre 2018 / Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
VIA SANT'IGNAZIO. Quasi concluso il trasloco degli ospiti, presto il via ai lavori
Il centro d'accoglienza non chiude
Mensa e ambulatori resteranno a disposizione dei bisognosi 

«Il Centro di solidarietà Giovanni Paolo II non chiuderà». Don Marco Lai, responsabile della Caritas, a pochi giorni dall'inizio dei lavori nel vecchio edificio di viale Sant'Ignazio, fa chiarezza sul destino della struttura. I tecnici dell'assessorato comunale ai Lavori pubblici hanno stabilito che l'opera di recupero riguarderà solo i piani superiori, così al piano terra saranno assicurati i servizi alle fasce più vulnerabili della popolazione. La mensa della Caritas, il Centro d'ascolto, l'ambulatorio medico, il Centro d'ascolto legale, le accoglienze dei padri cappuccini riservate ai familiari dei detenuti del carcere e gli uffici amministrativi non saranno né chiusi né trasferiti.
DON MARCO Nel risiko degli edifici pubblici della città, la struttura di viale Sant'Ignazio rappresenta il pezzo forte. La vorrebbe l'Ersu, per realizzare una nuova mensa universitaria. Questa soluzione, che a Palazzo Bacaredda fa storcere il naso a tanti, comporterebbe il trasferimento degli ospiti e dei servizi del Centro nell'ex caserma dell'Aeronautica, ora di proprietà della Regione. «A Monte Urpinu sarà trasferito solo il centro di assistenza, il grande emporio per i poveri, attualmente alloggiato nei locali di via Po», ha precisato don Marco, ieri a Terralba. «Il trasloco degli ospiti di viale Sant'Ignazio sono solo chiacchiere», afferma il responsabile della Caritas. «Per noi è fondamentale che i poveri vengano accompagnati nel percorso di reinserimento. Se poi lo spazio si chiama san Giovanni di Dio, Clinica Macciotta o Monte Urpinu poco importa». Don Marco pesa sempre le parole e i nomi di questi vuoti urbani non sembrano detti a caso.
LAVORI E TRASLOCO Il religioso annuncia che a giorni, quando anche le ultime due persone che ancora vivono nel centro avranno ricevuto la destinazione migliore, inizieranno i lavori di recupero dei piani superiori e, soprattutto, i tetti. «Tutti gli ospiti, anche quelli ora in albergo, saranno trasferiti in comunità o case famiglia. Nessuno, grazie alla collaborazione con le associazioni “Ozanam” e “Donne al traguardo” avranno una sistemazione dignitosa».
L'ASSESSORE Che ne sarà dell'edificio tra un anno e mezzo, quando i lavori saranno conclusi? «Sia ben chiaro che gli ospiti torneranno nel Centro Giovanni Palo II che manterrà la sua destinazione naturale», precisa Roberto Marras, assessore comunale ai Servizi sociali. «Gli ospiti ora vivono in sistemazioni più che decorose. Quando persone e cose saranno in sicurezza l'assessorato ai Lavori pubblici darà il via al cantiere».
Andrea Artizzu

 

4 – L’UNIONE SARDA di martedì 16 ottobre 2018 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
Il commento
IL DISASTRO IERI E OGGI

Carlo Figari
Sembra di leggere le cronache dei giorni scorsi: «Case in rovina, masserizie distrutte, carogne di mandrie disseminate nei campi, lungo i filari di vigneti, dentro i fossati dello stradale, rendono immagine d'una ecatombe spaventosa, d'un saccheggio sfrenato». E ancora: «Sentosi per l'aria un non interrotto piagnisteo di donne e fanciulli, di vecchi… Chi rimpiange le robe perdute e si lamenta del presente squallore, chi a maggior diritto si dispera per la morte di qualche congiunto od amico e chi senza lacrime guarda stupidito quella scena di desolazione. È un orrore». Con il lessico dell'italiano ottocentesco l'ignoto cronista descrive in un'intera pagina il disastro del nubifragio che si era abbattuto su Cagliari e l'intero Campidano solo una settimana prima, il 5 ottobre. Siamo nel 1889, ma sembra la cronaca di oggi: 130 anni dopo.
A descrivere l'apocalisse di pioggia, vento e grandine, è proprio L'Unione Sarda, il nuovo giornale appena nato nel capoluogo. In vista delle imminenti elezioni comunali e provinciali in calendario in quel novembre, un gruppo di amici guidato dal deputato Enrico Lai che sosteneva il parlamentare Francesco Cocco Ortu, aveva deciso di fondare un giornale in opposizione al quotidiano L'Avvenire di Sardegna, schierato invece con la fazione contraria legata al deputato Francesco Salaris. Entrambi i gruppi facevano parte della sinistra liberale, ma a Roma come a Cagliari le diverse posizioni si differenziavano e si scontravano sui grandi temi della politica nazionale e locale. (...) SEGUE A PAGINA 4

Primo Piano (Pagina 4 - Edizione CA)  SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Curiose coincidenze con il primo storico numero de L'Unione Sarda nel lontano 1889
Oggi come 130 anni fa una disastrosa alluvione e i troppi problemi ignorati dell'Isola

(...) Cocco Ortu, vicino al ministro Zanardelli, era più per il decentramento, i suoi avversari con Crispi e l'ala di Depretis (deceduto nel frattempo) su linee più centraliste.
Sicuramente Lai e compagni stavano preparando il nuovo giornale quando piombò sul Campidano il tremendo nubifragio: 25 morti, 900 abitazioni distrutte, almeno ottomila senzatetto. Così decisero di pubblicare il giornale anzitempo, all'indomani del disastro, domenica 6 ottobre con un numero di saggio. L'Unione Sarda esce per la prima volta con la prima pagina dedicata “Ai lettori”. La notizia del disastro si trova in quarta pagina in un breve pezzo che fa pensare a una notizia infilata all'ultima ora, quando il giornale era già impaginato e pronto per la stampa. Inoltre è probabile che non si avessero informazioni sull'entità della sciagura.
Una settimana dopo esce il numero uno dell'Unione come settimanale politico che diventerà quotidiano da lì a due mesi, il 17 dicembre. Intanto il foglio di domenica 13 ottobre racconta i danni del nubifragio con un ampio reportage sui luoghi sommersi dall'esondazioni dei fiumi. Ma soprattutto in prima pagina dà conto della macchina dei soccorsi, della gara di solidarietà e generosità dei sardi, pubblica lunghi elenchi nominativi sulle offerte in favore degli alluvionati, sollecita interventi politici adeguati e tempestivi a favore della popolazione. Sin dagli esordi, insomma, L'Unione nato per scopi politici, dimostra di volersi mettere dalla parte dei lettori. All'epoca i temi centrali erano i problemi della città, il confronto politico, la ricca vita culturale e l'eterno dibattito sull'Università. La Provincia è chiamata a versare un finanziamento di 30 mila lire, ma c'è chi si oppone e chiede l'accorpamento con l'ateneo di Sassari. Tutti però reclamano un forte intervento a Roma perché venga riconosciuta l'importanza delle due università sarde all'epoca declassate, che costringevano gli studenti ad emigrare e i migliori docenti a preferire altre sedi dove lo stipendio era doppio. Fuga dei cervelli, si direbbe oggi. Curioso, no?
Carlo Figari

 

5 – L’UNIONE SARDA di martedì 16 ottobre 2018 / Commenti (Pagina 14 - Edizione CA)
IL CASO KHASHOGGI
Far finta di nulla umilia l'Europa

LUCA LECIS
DOCENTE STORIA CONTEMPORANEA UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

Quando nell'ottobre scorso il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman auspicò il ritorno nel suo paese di un Islam moderato e si appellò alle altre nazioni affinché sostenessero la sua linea politica per trasformare il regno in una società aperta, capace di valorizzare i cittadini e attrarre investitori, la stampa indipendente araba si dichiarò scettica. L'appello ad abbandonare la trentennale linea ultraconservatrice di Riad fece sorridere il giornalista Jamal Khashoggi.
Tra i più prominenti commentatori del mondo arabo, molto ben inserito negli ambienti della casa reale saudita, Khashoggi aveva già pesantemente criticato le politiche di bin Salman: l'assurda guerra nello Yemen, la riforma economica del regno sunnita-wahabita, le epurazioni che avevano decimato la vecchia guardia. Scettico che il paese guidato de facto dal principe saudita volesse realmente imporre un Islam moderato, il noto e seguito giornalista saudita twittò: “l'Arabia Saudita che oggi combatte l'Islam politico, è la madre e il padre dell'Islam politico, lo stesso regno è stato fondato su quell'idea”.
È da queste premesse che occorre partire se si vuole realmente comprendere l'estrema rilevanza politica della scomparsa di Jamal Khashoggi, svanito nel nulla lo scorso 2 ottobre scorso dopo essersi recato nel consolato saudita di Istanbul. Secondo alcune indiscrezioni dei servizi segreti turchi non vi sarebbero dubbi che il giornalista ed editorialista del Washington Post sia stato ucciso. Tuttavia la delicata situazione interna della Turchia, colpita da una pesante crisi economica e dalla svalutazione della moneta, fa presagire che Erdogan non sia disposto a incriminare un partner strategico con cui mantiene proficui legami commerciali.
L'assordante silenzio politico internazionale calato sulla vicenda appare inquietante: non solo perché Khashoggi è l'ultimo giornalista in ordine di tempo vittima dell'ondata di violenza che colpisce la stampa internazionale (dopo il messicano Mario Gomez e la bulgara Viktoria Marinova), ma anche per l'elevata dimensione politica internazionale.
Quanto è avvenuto riporta per l'ennesima volta l'Arabia Saudita sul banco degli imputati e mette a nudo la manifesta debolezza dell'Occidente, che ancora una volta dimostra la propria incapacità nel difendere i valori fondanti della libertà di stampa e di espressione. Se un tempo era l'agenda politica a dettare la linea dell'agenda economica, oggi la globalizzazione dei processi economici dimostra tristemente il contrario.
La debole reazione internazionale ai fatti avvenuti in Turchia, che da alcuni anni ha messo il bavaglio alla stampa indipendente, riflette l'attuale stato delle relazioni internazionali, dove il rispetto di diritti e valori sembra non valere per i cosiddetti amici. E l'Arabia Saudita è un amico troppo importante: quando l'agosto scorso un aereo saudita colpì con una bomba statunitense un autobus in Yemen uccidendo 40 bambini, le cancellerie occidentali non chiesero chiarimenti a Riad. Perché dunque scandalizzarsi per la scomparsa di Khashoggi? Quale differenza può fare, si è domandato il Guardian, una morte in più?
Certamente nessun mercato azionario subirà pesanti perdite, ma se l'Unione europea non troverà la forza di reagire duramente, trattando l'Arabia Saudita al pari delle altre nazioni, allora la credibilità dell'Occidente, e in primis dell'Europa, sarà definitivamente compromessa.

 

6 – L’UNIONE SARDA di martedì 16 ottobre 2018 / Spettacoli (Pagina 46 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Stamane a Sassari
Nuove narrazioni sui luoghi e gli attori dell'accoglienza

Progettare l'accoglienza dei migranti vuol dire non pensare solo ai luoghi ma anche alle persone, alle aspettative di chi arriva ma anche ai diritti degli autoctoni, di chi vive già nel territorio. L'argomento, più che mai d'attualità dopo il caso del Comune di Riace, verrà affrontato questa mattina a partire dalle 9.30 nell'aula rossa del dipartimento di Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione dell'Università di Sassari, in viale Mancini 5. Il seminario dal titolo “Luoghi e attori dell'accoglienza. Esperienze e nuove narrazioni” è inserito nella Settimana della Sociologia 2018, nata soprattutto per evidenziare come questa disciplina sia adatta a leggere i mutamenti sociali in atto, sia come tendenze macro a livello complessivo, sia collocandoli nei concreti contesti territoriali. La sociologia può intrecciare la riflessione teorica e il confronto internazionale con le analisi di realtà specifiche e quindi dare concretezza alle stesse riflessioni teoriche. Può dare insomma una risposta ponderata ad un problema complesso che viene affrontato troppo spesso sull'onda emotiva e quindi porta solo ad una contrapposizione di punti di vista e interessi. Alla Settimana hanno aderito la maggior parte dei Dipartimenti di area sociologica degli atenei italiani. Nello specifico, a Sassari si vuole rilanciare la discussione pubblica sui problemi dell'accoglienza e sulla sostenibilità sociale delle politiche migratorie a partire dalle tematiche emerse nel corso della VIII Scuola di Sociologia del Territorio che si è tenuta a Lampedusa. Si parlerà con particolare interesse delle esperienze dirette di integrazione portate avanti dai diversi attori a livello locale e delle peculiarità del contesto che rendono la Sardegna settentrionale "spazio di accoglienza". Il programma della mattinata prevede gli interventi di apertura di Antonietta Mazzette, direttrice della Scuola Estiva AIS territorio, e Pina Ballore, assessora alle Politiche Sociali Comune Sassari. Previste le relazioni di Siham Benebou, mediatrice culturale; Antonio Bruzzi del progetto Sprar GUS Alghero; Romina Deriu, docente di Teoria Sociologica e Ricerca Sociale (Università di Sassari); Daniele Pulino, docente di Sociologia dei Fenomeni Politici (Università di Sassari); Sara Spanu, docente di Sociologia Urbana (Università di Sassari). Modera l'evento Camillo Tidore Presidente del Corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell'Università di Sassari.
Giampiero Marras



7 – L’UNIONE SARDA di sabato 13 ottobre 2018 / Cagliari (Pagina 28 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. La Rettrice Maria del Zompo inaugura l'anno accademico
Dai giovani idee per il futuro
L'architetto Carlo Ratti sollecita il contributo degli studenti

Ufficialmente iniziato il nuovo anno accademico, l'Università si prepara ad affrontare nuove sfide sulla linea della crescita e del rinnovamento tecnologico. Questo è uno degli obiettivi che si prefigge l'ateneo per crescere sull'impronta degli istituti all'avanguardia, europei e internazionali. Ad evidenziare l'intento, come ospite d'onore alla solenne cerimonia di inaugurazione, l'architetto Carlo Ratti, professore presso il Massachusetts Institute of Technology Cambridge MA e direttore del Senseable city Lab. Diversi i progetti presentati, come le macchine intelligenti che potrebbero facilitare la circolazione senza l'ausilio dei semafori e l'utilizzo dei droni associati ai cellulari degli studenti, per raggiungere le zone del campus universitario.

FINANZIAMENTI  Ieri mattina l'aula magna del rettorato è stata teatro della solenne cerimonia con gli interventi della rettrice Maria Del Zompo, della rappresentante del consiglio degli studenti, Sara Agus, del rappresentante del personale tecnico amministrativo, Ernesto Batteta e di ratti, introdotto da Antonello Sanna. Del Zompo ha sottolineato il grande impegno dell'ateneo nonostante gli ostacoli economici: «L'Italia è sempre agli ultimi posti nel mondo e questo è il chiaro segnale di una politica che non dà importanza all'istruzione», le borse di dottorato non esistono più e questo è un altro dato sfavorevole per la crescita. «Siamo fermi e ciò ci condanna» continua la rettrice, «uno dei parametri che tiene Cagliari ai primi posti è quello dei trasporti. La perequazione che ha a che fare con l'insularità viene accettata e riconosciuta. Abbiamo raggiunto un risultato importante.
LAVORO  Il rappresentante dei docenti ha ricordato «i provvedimenti che, per garantire un livello accettabile di occupazione, hanno contribuito a una costante riduzione di garanzie e retribuzioni. L'unica cosa che resta da fare è potenziare il servizio che l'Università può offrire».
in chiusura l'architetto Carlo Ratti ha illustrato progetti che puntano sulla qualità globale in base alla potenzialità della tecnologia. Ha riconosciuto, infine, che l'Università di Cagliari sta facendo tanto ma da sola non può: anche gli studenti devono contribuire con le loro idee.
Margherita Pusceddu

 

8 – L’UNIONE SARDA di sabato 13 ottobre 2018 / Politica (Pagina 17 - Edizione CA)
Cortei contro la manovra
STUDENTI IN PIAZZA  I due vicepremier finiscono “al rogo”

ROMA Più di 70 mila studenti hanno manifestato ieri in 50 città contro il governo, chiedendo più fondi per il diritto allo studio e l'edilizia scolastica. Da Torino a Roma, da Napoli a Catania i ragazzi hanno bocciato la nota di aggiornamento al Def, approvata giovedì dalle Camere, che «concentra gli investimenti su reddito di cittadinanza e flat tax, dimenticandosi dell'istruzione».
Alla manifestazione, organizzata da Uds e Link, Rete degli studenti medi e Unione degli Universitari, ha aderito anche il Fronte della Gioventù Comunista. Le proteste più accese sono state a Torino. Nel corso del corteo, due manifestanti, davanti alla prefettura, hanno dato fuoco a due manichini con i volti di Salvini e Di Maio. Ai lampioni della piazza sono state appese le foto dei vicepremier imbrattate di vernice rossa. «E poi saremmo io e la Lega a 'seminare odio'. Questi 'democratici' studenti, coccolati dai centri a-sociali e da qualche professore, avrebbero bisogno di molte ore di educazione civica», ha scritto Salvini su Facebook.
Ben più conciliante Luigi Di Maio: «La repressione non porta mai nulla di buono. Sono stato rappresentante studentesco per 5 anni e so quanto sia importante la pressione politica per ottenere dei risultati. Le porte sono spalancate per chi ha voglia di confrontarsi. Avete la mia parola».

 

9 – L’UNIONE SARDA di sabato 13 ottobre 2018 / Agenda (Pagina 30 - Edizione CA)
Biblioteca universitaria
Domani dalle 9,15 alle 19,45 apertura della Biblioteca universitaria per il progetto “Domenica di carta”. Sarà possibile visitare la Sala Settecentesca della Biblioteca e la Cappella Tridentina con la mostra bibliografica “Macchine: invenzioni dell'uomo”. Ingresso libero.

 

10 – L’UNIONE SARDA di sabato 13 ottobre 2018 / Provincia di Oristano (Pagina 45 - Edizione CA)
Da Terralba a Cabras, consorzi in rivolta: restrizioni che faranno morire i piccoli pesci
Pesca, protesta per le nuove regole
La Regione cambia le norme per la stagione di cattura delle anguille

A pochi giorni dall'inizio della pesca delle anguille la Regione ha modificato le dimensioni dei bertavelli, le reti utilizzate per la cattura. Il Comitato tecnico ha deciso di allargare la misura delle maglie e la struttura, modificando anche il periodo di pesca che andava dal primo ottobre al 30 aprile. Modifiche che sono però al centro delle critiche dei pescatori. Tanto che le associazioni di categoria Agci-Agrital, Armatori, Fedagripesca e Legacoop hanno chiesto all'assessore della Pesca Pierluigi Caria una modifica della gestione della pesca dell'anguilla e dell'uso dei bertavelli. La proposta è al vaglio della Regione e si attende un incontro.
LE ACCUSE  Il clima all'interno dei Consorzi oristanesi non è dei migliori anche per via della crisi nera in cui versa il settore, e annunciano battaglie. «Non ci hanno neppure interpellato - spiega Marco Meli, presidente del consorzio di Marrubiu - queste restrizioni dei bertavelli produrranno solo enormi danni. I latterini e i pesci di piccola taglia rimangono incastrati e muoiono. Ma va modificata anche la dimensione complessiva, attualmente prevista in 12 centimetri in entrata e 14 in uscita. Le nostre associazioni di categoria si sono mosse per tempo: attendiamo la risposta della Regione.  «Già nel 1992 uno studio dell'Università aveva previsto la modifica strutturale dei bertavelli - ricorda Emanuele Cadelano, presidente del consorzio di Terralba - ma la sperimentazione era stata bocciata. La riproposizione delle modifiche è uno scandalo ed è arrivata a pochi giorni dall'inizio della stagione, causandoci un serio danno economico. Se da un lato le maglie più grosse consentono la cattura di anguille più grandi, dall'altro si uccidono i pesci piccoli che rimangono prigionieri e muoiono asfissiati. Va modificato anche il regolamento complessivo e le giornate di pesca».  Cabras vanta il maggior numero di cooperative e la laguna più vasta dell'Isola. «In linea di massima l'assessore Caria sarebbe favorevole alle nostre richieste - spiega Giuliano Cossu, presidente del Consorzio delle cooperative Pontis - spesso basta il buon senso prima di prendere certe decisioni». Anche a Santa Giusta sono rimasti increduli di questa scelta: «Assurda e arrivata all'inizio di una nuova stagione di pesca delle anguille - denuncia Nino Muroni, presidente della cooperativa locale - le maglie larghe non vanno bene, in linea di massima va bene la larghezza di ingresso a 10 centimetri, ma va diminuita quella di uscita. Aspettiamo la decisione della Regione, dopo la presa di pozione delle nostre associazioni di categoria».
LE ASSOCIAZIONI  «Concordo con la scelte dei pescatori di manifestare questa decisione inopportuna della Regione - conclude Raffaele Manca, presidente di Federcoopesca - ho ringraziato lo staff dell'assessorato regionale per aver permesso alla Sardegna di essere uguale al resto d'Europa, unificando la pesca in 5 mesi, ma sono contrario a queste modifiche e al calendario imposto. Ogni compendio ha le sue caratteristiche e credo vadano disciplinare singolarmente».
Elia Sanna

La Nuova Sardegna

 

La Nuova Sardegna.it di domenica 14 ottobre 2018
Universidade, mutos e otadas prof Lutzu nch’intrat “a bolu”
Casteddu, ativadu su cursu de “Mùsica e poesia de traditzione orale” Su dotzente gadduresu: «Is dischentes manigent is tèrmines tècnicos giustos»

di de Màuru Piredda
CASTEDDU. Sa poesia sarda de traditzione orale nche lompet a s’Universidade de Casteddu. Sa novidade nch’est totu canta in custa fràsia. Novidade chi, naturale, si nch’insertat in su traballu fatu finas a como in cussu Ateneu cun su prof Ignazio Macchiarella: pensemus a sos cursos de etnomusicologia in intro de sa matessi facultade de Sièntzias umanìsticas. Ma si s’etnomousicologia pertocat fintzas su chi b’at addae de custa terra, imoe sa chistione est ligada a su mundu de sas otadas “a bolu”, de s’arrepentina, de sos mutos, de is cantadoris a sa campidanesa.
Gràtzias a Marco Lutzu, chircadore a tempus determinadu cun 60 oras de letzione, sos dischentes de sa magistrale ant a pòdere sighire unu primu semestre de “Mùsica e poesia de traditzione orale in Sardigna” (su segundu semestre de “Etnomusicologia de sa Sardigna” est pro sos de sa triennale).
«No ddis apo a imparare s’arte de improvisare versos – at nâdu deretu su dotzente gadduresu – ma bògio chi, pro more de custu cursu, is istudiantes tèngiant is capatzidades e is cumpetèntzias pro connòschere e reconnòschere is particularidades de custas traditziones: is aspetos sotziales e istòricos, sa mètrica impreada, s’atentzione a su càntigu e a sa mùsica, sa dimensione performativa». Nât chi no at a mancare s’impreu de materiale audiovisivu filmadu e montadu dae issu etotu (in Sardigna e in Euskal Herria), sos addòvios cun sos poetas mancari s’istajone siat lòmpida a sos concruos, sa trasferta a su museu interativu “Poetas” in Bonorva. E si dae unu cursu ebbia non b’ant a essire poetas a tretu de improvisare, pro seguru ant a crèschere s’atentzione e sa passione. Baddu si ant a èssere elementos propedèuticos a carchi disinnu atzudu conca a sos parcos.
«No est a istòrchere su chi b’acontesset in aterue – galu Lutzu – a su fenòmenu bascu nos podet agiuare».
«A sa finale de su 2017 bi so andadu cun tres poetas: Pàulu Zedda, Dionisi Bitti e Paoletta Dentoni. E intre is mìgias de persones presentes amus agatadu giòvanos poetende e giòvanos iscurtende. Sa limba e sa poesia in iscola nch’ant bogadu sa gara dae unu cugione giughende·nche·la fintzas a sa televisione».
E s’esame? Comente at a èssere?
«Pro unu resurtu profetosu – cungende s’arresonu – is pitzocos ant a dèpere èssere a tretu de argumentare cun crìtica is temàticas de su cursu; ant a dèpere reconnòschere, descrìere e analizare unu bìculu de gara e depent àere a manìgiu sa limba nostra impreende is tèrmines tècnicos giustos».
E como a istudiare!

 

 

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie