Press review

10 October 2018

L'Unione Sarda

1 – L’UNIONE SARDA di mercoledì 10 ottobre 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
L'ex direttore resterà al Policlinico per altri dodici mesi come collaboratore
VA IN PENSIONE MELIS, IL GINECOLOGO DEI RECORD

Nel curriculum ha numeri di tutto rispetto: quarantaduemila bambini fatti nascere - tra il San Giovanni e il Policlinico Duilio Casula -, più di ottocento lavori scientifici pubblicati nelle più prestigiose riviste e quasi tre decenni alla guida della llinica di Ginecologia e ostetricia del Policlinico di Monserrato. Superati i settant'anni (da otto mesi) Gian Benedetto Melis lascia il comando del reparto che in Sardegna registra il più alto numero di parti.
«Sono ufficialmente in pensione e, in tutta sincerità, la cosa non mi dispiace», commenta l'uomo dei record, che più volte è intervenuto in difesa della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza. «Aggiungo che credo anche di essermela meritata: ho iniziato a lavorare a diciannove anni, come insegnante di educazione fisica, nel frattempo studiavo Medicina. Per cui sono arrivato a cinquantun anni di contributi. Anche con la Fornero avrei superato la soglia».
Passa il timone alla professoressa Anna Maria Paoletti ma Melis non esce totalmente di scena. Almeno non per i prossimi dodici mesi: «La direzione generale mi ha chiesto di collaborare e mi è stato affidato un compito quasi politico per coordinare alcune attività di sviluppo», anticipa, prima di fare un bilancio del tempo passato. «Sono stati ventott'anni bellissimi, di grande crescita della cultura in termini ginecologici e ostetrici in Sardegna e anche di importanti progressi. Basta pensare che quando iniziai, negli anni Novanta, i bambini che morivano di parto erano il doppio di oggi», dice con orgoglio.
Alle spalle ha anche una breve esperienza in politica: nel 2009, quando partecipò alle elezioni Europee. «Presi 20 mila voti che non mi permisero di andare in Parlamento. Forse se non avessi impegni familiari e qualcuno ritenesse che possa avere un ruolo, un pensierino lo rifarei. Ma adesso ho altre priorità». (sa. ma.)

 

2 – L’UNIONE SARDA di mercoledì 10 ottobre 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Costretti a ripensarci
IL FALLIMENTO DELLO STATO

Aldo Berlinguer
La globalizzazione ci ha cambiato: abitudini, costumi, certezze non sono più quelli di prima. Sono emerse tante nuove opportunità ma anche nuove insidie: flussi migratori incontrollati, crisi finanziarie planetarie, pandemie, attacchi informatici... Anche la politica si deve adeguare, ripensare. Così le sinistre hanno smarrito il proprio elettorato, arricchitosi com'è di tanti nuovi poveri, specie stranieri, difficili da capire e rappresentare. Le destre sono alle prese con l'ordine pubblico internazionale, non più solo con quello interno, con la rarefazione dello Stato-nazione, con la UE. Nessuno sa come difendere i diritti conquistati negli anni, né come mantenere il welfare senza discriminazioni. Si riesumano vecchi stendardi: nazionalismi, sovranismi, la politica dell'uomo forte, per di più nell'era di facebook, dove impazzano gli slogan e le promesse salvifiche, utili ad illudere e a semplificare la complessità. Ragionare infatti fa fatica. Meglio semplificare. Ma la globalizzazione è anche un alibi, per giustificare proprie manchevolezze, errori, ritardi. Come lo sono state molte guerre, vere o presunte (per le vittime purtroppo sempre vere) di oggi e di ieri. Un po' come guardare attraverso il vetro opaco della finestra, di notte, e cercare di scorgere il ladro. Che invece è dentro casa. (...) SEGUE A PAGINA 37

IL DIBATTITO  Segue dalla prima pagina
IL FALLIMENTO DELLO STATO
C’è sempre stato e abbiamo fatto finta, per anni, di non vederlo. Così un Paese che non cura da decenni il suo territorio, le sue infrastrutture - che quindi crollano - si riscopre timoroso dei cambiamenti climatici globali; che spende, spande e si indebita fino al collo diviene ansioso per le crisi finanziarie internazionali; che punisce chi paga le tasse e condona chi non le paga, punta il dito contro l’evasione fiscale internazionale. Un Paese nel quale chiunque raccomanda chiunque ovunque, si lamenta per la fuga dei cervelli; che abbandona la giustizia nelle mani delle corporazioni si risveglia preoccupato per la crisi di legalità. E il migrante (comprese le imprese emigranti), la Troika, il riscaldamento terrestre divengono improvvisamente i nemici pubblici, responsabili del complotto che affama il Belpaese. La verità è che solo nell’oceano globale ti accorgi su che barca navighi; se è in grado di reggere il mare oppure no. Ed è questo la globalizzazione per l’Italia: lo specchio impietoso dei suoi mali endemici, delle sue finzioni e delle sue ipocrisie. Lo sa bene la politica che ha sistematicamente affossato lo Stato, riempiendo i ruoli pubblici di raccomandati, stabilizzati pre-elettorali, alimentando la spesa pubblica clientelare e parassitaria, lottizzando le posizioni di responsabilità e producendo diritti col ciclostile. Lo sa bene perché la politica ne ha lautamente beneficiato: del resto chi può perdere le elezioni garantendo diritti (e redditi) a tutti? Ma quei diritti (e quei privilegi – in alcuni casi la differenza è labile) costano. Gli assistiti aumentano. La mala gestio dei beni pubblici li annichilisce. La spesa pubblica improduttiva aumenta. E ciò ha prodotto falle intamponabili che rendono la nave Italia zavorrata e fragile già per le acque europee, figuriamoci per quelle globali. C’è però una differenza tra le forze politiche. I vecchi liberali (o liberisti economici alla Margaret Thatcher) si gioveranno del disastro; potranno almeno dire: lo Stato non può funzionare perché non esiste, esiste l’individuo. Gli statalisti, le sinistre e destre sociali non possono dirlo. Non possono riconoscere che avere sabotato lo Stato non rende più possibili (ed economicamente sostenibili) le politiche pubbliche, men che meno quelle (sicurezza, legalità, sanità, scuola…) che la globalizzazione mette fortemente alla prova. Quindi meglio dire che gli italiani stanno diventando razzisti piuttosto che riconoscere che lo Stato non sa gestire i flussi migratori. Meglio dire che spira il vento dell’autotutela, del far west, che ammettere che lo Stato non riesce a garantire la sicurezza ai cittadini. Meglio censurare gli evasori fiscali che riconoscere che il primo a non pagare i suoi debiti è proprio lo Stato. Insomma, più semplice additare il nemico globale che certificare il fallimento della politica e dello Stato italiano. Non è difficile: basta scambiare causa con effetto e il gioco è fatto. E allora sia: maledetta globalizzazione!
Aldo Berlinguer
Ordinario all’Università di Cagliari

 

3 – L’UNIONE SARDA di mercoledì 10 ottobre 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
MONTE URPINU. Delibera sul deposito dell'Aeronautica
Assegnata alla Caritas l'ex caserma

Una parte dell'ex caserma dell'Aeronautica, in via Is Guadazzonis, andrà alla Caritas. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore degli Enti locali Cristiano Erriu, ha approvato la delibera con cui si assegna all'Arcidiocesi di Cagliari una parte dei locali all'interno del compendio. Lo scopo è quello di destinarli al Centro diocesano di assistenza della Caritas, visto che i locali di via Po dove opera saranno demoliti e ricostruiti nell'ambito del progetto di riqualificazione urbana finanziato con il Piano per le periferie. La Caritas potrà così continuare nella raccolta e la distribuzione di farmaci, alimenti e vestiario destinati alle fasce più povere della popolazione della Città Metropolitana.
La Giunta ha anche deciso di assegnare all'unico Centro di servizio per il volontariato in Sardegna - per lo svolgimento delle sue attività (organizzazione, gestione ed erogazione dei servizi di supporto tecnico, formativo e informativo) - l'immobile di via Falzarego 6.
L'assessore Erriu annuncia che «sono in corso ulteriori approfondimenti con l'Arcidiocesi, la Caritas, il Comune, l'Università e l'Ersu per definire le linee strategiche di collocazione di ulteriori presìdi di servizi di mensa e ricettività che vedrà coinvolto, tra gli altri, il compendio di viale Fra Ignazio che ha necessità di una riqualificazione e di una eventuale nuova destinazione».
 

4 – L’UNIONE SARDA di mercoledì 10 ottobre 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 35 - Edizione CA)
SASSARI. Paura in ateneo
FESTA DELLE LAUREE
boato e vetri rotti per un petardo

Un'esplosione in piazza Università ha scatenato il panico tra i residenti del quartiere antico di Sassari. Ieri in tarda mattinata, il boato ha fatto tremare i muri delle case, mandando in frantumi la finestra della biblioteca di Scienze Giuridiche. Uno studente e un'impiegata che si trovavano all'interno sono stati sfiorati dai frammenti di vetro. Lo spavento è stato grande.
Nessun atto di vandalismo, nessun attentato intimidatorio. Era un semplice petardo lanciato durante i festeggiamenti per le lauree. Chi era presente ha raccontato di aver sentito prima il tremendo botto e poi di aver visto anche una lunga fumata nera. In un primo momento, infatti, più di una persona ha pensato a una bomba carta. L'episodio è finito sui social in tempo reale, anche perché in molti si sono chiesti, allarmati, che cosa fosse successo, sfruttando la piattaforma sul web per aver risposte veloci. Il mistero, infatti, è stato subito risolto proprio da coloro che si trovavano in piazza Università nel momento del delirio: «Era un petardo per festeggiare un laureando». Sul posto si sono avvicinati polizia e carabinieri, probabilmente avvertiti dagli abitanti dei palazzi intorno alla storica sede dell'ateneo. «Non sono modi di festeggiare»: la lamentela più ricorrente tra i residenti in ansia. Alcuni hanno sentito l'esplosione fino al Quadrato Frassu e in Corso Trinità. Il petardo lanciato in un momento di euforia doveva essere di quelli belli potenti, dal momento che ha infranto la vetrata della biblioteca, terrorizzando l'impiegata di turno e gli utenti immersi nella lettura. ( c.fi. )

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