Press review

26 September 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
IMPRESE RIUNITE
Arriva la seconda edizione di “Share & Grow”, l'appuntamento riservato alle imprese organizzato dalla Banca di Cagliari per venerdì 5 ottobre al convento di San Giuseppe di via Paracelso a Cagliari. Per partecipare all'evento, organizzato in collaborazione col Crea (Centro servizi di Ateneo per l'innovazione e l'imprenditorialità) c'è tempo fino a mercoledì 3.

 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Università
Un geologo Cagliaritano in evidenza in Corea

Ha sfiorato il primo posto al final round del “World Water Challenge 2018” Alfredo Idini, geologo dottorando del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di Cagliari, che ha presentato il suo progetto alla giuria di esperti ed è stato premiato come outstanding, classificandosi secondo nella contesa tra sette finalisti selezionati da tutto il mondo.
Il “World Water Challenge 2018” è organizzato nell'ambito del “Korea International Water Week 2018”, un evento internazionale nel quale vengono discussi tutti i temi inerenti all'acqua come risorsa, dalla gestione responsabile ai problemi di siccità, contaminazione e potabilizzazione. La soluzione proposta da Idini, volta alla potabilizzazione di acque ricche in fluoro attraverso un processo estremamente semplice e a basso costo adatto a contesti rurali in cui la patologia chiamata fluorosi è diffusa, è risultata prima nella sua “Challenge”, e seconda migliore fra tutte le soluzioni per i problemi globali della gestione dell'acqua.

 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Lettere e opinioni (Pagina 36 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Esperti senza alcuna competenza
SE TUTTI CREDONO DI ESSERE MEDICI

C’è qualcosa che non va nelle nostre società nelle quali non serve più studiare per avere delle competenze basate su verità concrete, scientifiche. Ormai molti dei pazienti che vanno dal medico sanno già tutto della loro malattia e pensano addirittura di suggerire al medico gli esami da fare. Sconosciuti cittadini sono esperti di vaccini e pensano di avere una loro opinione senza aver mai studiato medicina. Per arrivare agli amministratori della cosa pubblica che sanno tutto su come si organizza la sanità e di quali strutture hanno bisogno i loro cittadini. Ma che società è questa in cui noi medici studiamo medicina tutta la vita e poi sono gli amministratori a parlare di sanità? La Risonanza Magnetica (RM) è un importante strumento per quella che si chiama diagnostica per immagini. La diagnosi è fatta di tanti passaggi. Il medico fa una ipotesi di malattia dai sintomi e dall’esame clinico per trovarne riscontro quando serve negli esami strumentali. Ogni percorso diagnostico ha un’iter preciso per cui solo alcuni esami sono veramente necessari. La RM ha precise e ristrette indicazioni soprattutto nei grandi ospedali generali. La distribuzione per milione di abitanti delle RM ci spiega tutto. La Germania ne ha 935 (11 x milione di abitanti), l’Italia 1466 (25 x milione di abitanti) e la Francia 518 (9 x milione di abitanti). I cittadini francesi sono curati meno bene degli italiani? Non credo proprio, anzi. Per cui, se per qualche giorno l’ospedale San Martino di Oristano ha la RM fuori uso si può definire la sanità oristanese come realtà da terzo mondo? Forse abbiamo anche troppe RM. Sono necessari invece percorsi certificati di diagnosi e cura necessari per una medicina basata sulle evidenze e non sulla improvvisazione.
Antonio Barracca
Medico

 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Spettacoli e Società (Pagina 38 - Edizione CA)
Lingua italiana Tra neologismi e parole da salvare il vocabolario riflette chi siamo
Vedi alla voce “buare”
Zingarelli: antiche novità nell'ultima edizione

Non è una parola nuova, anzi è vecchissima. Lisa Ginzburg la sceglie perché è quella di cui abbiamo bisogno, di questi tempi soprattutto, che “buiamo” di frequente (dalla voce del verbo “buare”, ossia emettere dei sonori “buu” all'indirizzo di chi non ci piace). Il verbo onomatopeico è una parola nuova, “responsabilità” è invece la parola amata dalla scrittrice romana: «C'è nel suo etimo il significato più profondo del “rispondere”, rispondere di sé e di quanto si sceglie e si fa». Se lo “Zingarelli 2019” concede asilo a “buare”, perché il dizionario è trascrizione simbolica del clima di un'epoca, il passato, declinato nei termini cardine, può contenere le derive del presente. «In tempi come questi, dove si comunica continuamente senza dialogare quasi mai, questa parola invoca il senso della risposta e dunque del dialogo».
C'è questo e molto altro nella nuova edizione dello Zingarelli, curata per Zanichelli da Mario Cannella e Beata Lazzarini: una ogni anno, tempo addietro una ogni dieci. Una frequenza, forse, eccessiva, che, postilla Ginzburg, parrebbe «piuttosto una strategia editoriale. Il prodursi di continui neologismi non è necessariamente un segnale di forza della lingua».
Oltre duemila e seicento pagine, 145 mila voci, oltre 380 mila significati, più di 12 mila citazioni letterarie di 133 autori, da Francesco d'Assisi a Dario Fo, 45 mila locuzioni e frasi idiomatiche, il dizionario contiene anche 127 definizioni d'autore: «Significati firmati da persone che rappresentano l'eccellenza italiana nei rispettivi campi», mille parole nuove, per esempio: burkini, climalterante, gematria, microchimera, e così via; infine, 3126 parole da salvare, per dirne qualcuna: obsoleto, ingente, diatriba, leccornia.
Se, come sostiene la scrittrice Paola Soriga, «la complessità del linguaggio riverbera la profondità delle idee», sfogliare le pagine del nuovo vocabolario misura l'estensione dell'immaginario collettivo: non solamente ciò che un popolo sa, più ancora ciò che un popolo è in grado di immaginare. Anche se è necessario fare una distinzione, precisa Cristina Lavinio, linguista e italianista, tra dizionario e vocabolario: il primo è il grande libro delle parole, l'altro è il repertorio personale, ognuno ne possiede uno, e varia a seconda della formazione personale, e anche della curiosità. Pertanto, non è, come si ripete da più parti, che la lingua italiana si sta impoverendo, al contrario: «Il tesoro della lingua c'è ed è a disposizione di tutti, ma i parlanti lo possiedono in misura molto diversa gli uni dagli altri». Insomma, la responsabilità di espressioni sciatte, corrive, abborracciate - assai frequenti, è personale. I social, ahinoi, lusingano il mal vezzo: «Il fatto che in qualsiasi istante possiamo raggiungere chiunque e vomitargli addosso ogni nostro stato d'animo ha reso il linguaggio ben più vago e “qualsiasi” di quanto non fosse in passato», lamenta Ginzburg. Peccato, perché: «Il comunicare vero, come le parole, sono cose preziose, pensate, potenti perché non immediate».
Tra l'altro, giacché nei libri, perlopiù, si acquistano le parole, negli ultimi decenni è avvenuto, spiega Duilio Caocci, ricercatore del dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Cagliari, che «la lingua letteraria si sia evoluta e arricchita attingendo al calderone degli italiani regionali e alla ricchezza dialettale dell'Italia», e, in questo modo, incrementando le possibilità espressive dei parlanti. Persino l'abbondante presenza di modi di dire, locuzioni, termini stranieri, può essere «un positivo segnale di cosmopolitismo», secondo Ginzburg. È proprio quest'ampiezza di voci a obbligarci a compulsare il dizionario. E non per l'ortografia o la grammatica, anche, ma non solo. Antonella Anedda, raffinata poetessa originaria della Maddalena, gli riconosce la giusta importanza: «Il dizionario è per me una fonte di gioia inesauribile. Spesso uso il vocabolario sardo-italiano e poi quello latino. Il dizionario riserva sempre sorprese, rivela parentele inaspettate. È bellissimo, le parole sono sole sulla pagina, non ci sono nessi, soltanto l'ordine alfabetico e noi possiamo comporle e scomporle, a nostro piacimento».
Franca Rita Porcu

 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Primo Piano (Pagina 7 - Edizione CA)
L'assessore Balzarini: negli enti locali non si conoscono le procedure
«Appalti infiniti? È vero
Ma i sindaci non studiano»

Nei quindici mesi dacché è assessore ai Lavori pubblici, l'ingegnere Edoardo Balzarini ha imparato a fare il politico. Nell'ora e più di questa intervista è riuscito a dissimulare egregiamente le frustrazioni del tecnico nato al Genio civile rassegnato a fare i conti coi tempi mostruosi della burocrazia che frena l'iter delle opere pubbliche, pure di quelle strategiche seguite a un'alluvione. Così, se va detto che dopo i nubifragi del 2004, 2008 e 2013 tanti interventi di messa in sicurezza del territorio sono stati fatti e che una quarantina di piccole infrastrutture di mitigazione del rischio sono state realizzate, il grosso dei cantieri è ancora sulla carta, con l'iter spesso bloccato alle fasi autorizzative o di definizione del progetto preliminare. È la burocrazia, bellezza. Ma all'assessore Balzarini, già direttore generale del medesimo assessorato, è quell'inciso «sulla carta» che non piace. «Perché sembra dire che non si sta lavorando e così non è. Ai cittadini va spiegato bene che un'opera pubblica inizia quando si individua un finanziamento e termina col collaudo...».
Va detto pure che tra l'inizio e la fine passano anni e anni. E che il grosso del tempo viene divorato dalle fasi pre-gara, soprattutto quelle autorizzative.
«Sì, ma non la si può liquidare come burocrazia negativa. È invece una procedura utile e necessaria a garanzia di un interesse collettivo. I colleghi dell'Ambiente si prenderanno anche del tempo per la valutazione di impatto ambientale, ma fanno un lavoro previsto dalle norme, utile e pregevole».
Intanto la procedura dura almeno un anno e mezzo...
«Richiede il suo tempo, e di questo dobbiamo averne coscienza, noi ce l'abbiamo. Ci fa soffrire, ma ce l'abbiamo. Sono i tempi richiesti dall'importanza di opere come quelle di Uras, Olbia, Capoterra, Villagrande. Ci è voluto tanto per il ponte sulla 195, ma oggi siamo in condizioni di appaltare il secondo lotto di 14 milioni di euro».
Vede che ammette le lungaggini di questa parte dell'iter di un appalto?
«Non la nego, ma voglio che questa fase venga compresa dai cittadini e pure dagli amministratori. Non possiamo comprimere tempi necessari ad altri uffici per fare il loro lavoro su temi delicati come ambiente e paesaggio dove peraltro c'è anche una competenza statale».
Perché dice che lo devono capire anche gli amministratori locali?
«Perché spesso, sia gli amministratori che i tecnici, nascondono la mancata conoscenza delle procedure attribuendo i problemi alla burocrazia. Ma che cos'è questa burocrazia? Sono le procedure stesse. Insomma, il nemico oggi lo devi conoscere e invece non si conosce. Faccio l'esempio di Uras...».
La sindaca dice che l'iter di messa in sicurezza dei corsi d'acqua del territorio è fermo alla procedura di Via.
«A me risulta che l'Unione dei Comuni non abbia ancora presentato tutta la documentazione necessaria e abbia perso tempo prezioso nei mesi scorsi».
I Comuni hanno uffici tecnici ridotti all'osso.
«È innegabile, gli enti locali sono in forte sofferenza, ma le difficoltà non si risolvono spostando tutto sull'incapacità burocratica generale. Devono essere più attivi. Poi, magari devono avere risorse adeguate e la Regione deve fare non solo erogazione di finanziamenti ma anche assistenza, ad esempio sulla normativa ambientale. Sto pensando a una convenzione con l'Università».
A Capoterra la cooperativa di Poggio dei Pini denuncia la mancata manutenzione dei corsi d'acqua...
«A Capoterra tre delle quattro vittime dell'alluvione morirono sui ponti: due a valle della diga, una sulla 195. Ebbene, sembra che questo venga dimenticato. La messa in sicurezza del rio San Girolamo è fondamentale: è stato approvato un piano di 60 milioni dall'Autorità di Bacino per opere importanti: alcune fatte, altre in esecuzione; altre contrastate dalla comunità locale come il ponte a monte della diga: si è opposta la cooperativa e siamo davanti al Consiglio di Stato. Ecco, quell'iter era partito cinque anni fa con una pianificazione attenta che non è giusto liquidare come inattività di chi se ne interessa, cioè noi come ufficio commissariale».
E la mancata manutenzione dei corsi d'acqua?
«Sono interventi che spettano ai Comuni, alle Province e alle Unioni. Poi, siccome non hanno le risorse, interviene la Regione con l'assistenza finanziaria. Abbiamo messo a correre 31 milioni di euro attraverso i due programmi triennali 2015-2017 e 2017-2019. Per il primo hanno fatto domanda 157 Comuni, per il secondo 225. I soldi li abbiamo dati a tutti, ma tanti non li hanno chiesti. Capoterra è uno di questi, ha bucato la scadenza del termine per la domanda».
Il governo ha impugnato la legge regionale sugli appalti negli articoli che forse potevano accelerare davvero l'iter di un'opera pubblica.
«Ma al 95% la legge è salva. C'è anche la norma sulla società di ingegneria in house: una squadra snella per la progettazione di opere strategiche che oggi trovano obiettive difficoltà. Una squadra di dodici fra ingegneri, geologi e architetti che potrà essere raddoppiata in futuro».
Spesa dei fondi comunitari. Il professor Alessandro Spano, economista dell'Università di Cagliari, dice che la Regione arranca a causa dell'inefficienza degli uffici.
«I fondi comunitari sono in capo a un altro assessorato».
Ma, ad esempio, dei 347 milioni dei fondi strutturali europei 2014-2020 assegnati alla Sardegna per il settore delle costruzioni, la Regione ha speso solo il 6,7%.
«Spesso la difficoltà è quella di rendere compatibile la disponibilità dei fondi comunitari con i tempi delle opere pubbliche. L'iter funziona se ci sono progetti pronti».
Piera Serusi

 

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
FAKE NEWS E TROLL
Domani all'Hostel Marina ci sarà un incontro per approfondire il tema delle fake news, dei troll e della post verità. Il laboratorio organizzato da Tdm2000 International sarà alle 16 all'ostello nelle scalette di piazza Santo Sepolcro. Durante il workshop si faranno simulazioni e giochi di ruolo che riprodurranno il processo di ideazione, creazione e diffusione virale di notizie false.

 

7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 26 settembre 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Roberta Patrizia Giannotte trionfa ad Anagni col romanzo “La finestra al sole”
Avvocata-scrittrice vince il premio Bonifacio VIII

La scrittrice cagliaritana Roberta Patrizia Giannotte ha vinto il premio nazionale “Bonifacio VIII - Città di Anagni 2018” con il suo romanzo d'esordio “La finestra al sole”, pubblicato dalla casa editrice cagliaritana La Zattera Edizioni.
La cerimonia di consegna, presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, ha registrato la presenza del rettore dell'Accademia Bonifaciana Sante De Angelis, il sindaco di Anagni Daniele Natalia e l'arcivescovo Pierbattista Pizzaballa. «Sono felicissima di ricevere questo premio per il mio libro di esordio - ha detto la scrittrice -, che nasce dalla voglia di far conoscere la Sardegna contemporanea e impegnata nella lotta al pregiudizio e per la pace, sono rimasta entusiasta dalla città dei Papi e dalla sua storia affascinante».
Roberta Patrizia Giannotte è nata a Cagliari nel 1986 e dopo il diploma al liceo Dettori, si è laureata col massimo dei voti in Giurisprudenza. Attualmente lavora come avvocato amministrativista. La volontà dell'autrice è da sempre quella di raccontare e promuovere la sua terra d'origine, tanto che per la premiazione ha indossato i vestiti della Eles Italia, giovane brand fondato nel 2011 dalle sorelle di origine sarda Silvia e Stefania Loriga. Il romanzo - si legge nella motivazione - «è stato premiato perché è una storia nella storia, in cui è pregnante il tema dell'integrazione, in ogni sua forma, accostata alla lotta al pregiudizio nella società contemporanea».
Il Premio Bonifacio VIII, nato in occasione del settimo centenario dello “schiaffo” e della morte del pontefice Benedetto Cajetani (1303 - 2003), è un evento dedicato a Papa Bonifacio, che, con la creazione del primo Giubileo della storia della cristianità, ha consegnato all'umanità un'importante occasione di riflessione spirituale e di perdono.

 

La Nuova Sardegna

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 26 settembre 2018 / Pagina 38 - Cultura e spettacoli
Da domani a domenica proiezioni, laboratori e dibattiti
Venerdì proclamazione dei vincitori: in finale due sassaresi
Il Premio Solinas torna a casa e il cinema "invade" La Maddalena

di Fabio Canessa
LA MADDALENAIl Premio Solinas torna a casa, alla Maddalena. Un ritorno in grande stile, dopo 8 anni, con un ricco programma costruito attorno all'attesa cerimonia di premiazione. Festival delle Storie, questo il titolo della manifestazione in programma da giovedì a domenica.Un momento di incontro, confronto e contaminazione tra sceneggiatori e registi caratterizzato anche da una serie di eventi che si svolgeranno in contemporanea in vari luoghi dell'isola. Dopo l'annuncio alla Mostra del cinema di Venezia è quindi tutto pronto per il ritorno del Premio Solinas alla Maddalena, possibile grazie all'impegno della Regione, del Comune e della Fondazione Sardegna Film Commission.«Il premio che porta il nome del grande sceneggiatore sardo Franco Solinas - sottolinea la direttrice della Film Commission Nevina Satta - ritorna nell'isola dove era stato concepito. Per noi non è soltanto il dovuto tributo alla fondamentale figura di Solinas, ma soprattutto la possibilità di legittimare l'arditezza e l'ambizione che si possa scrivere per il cinema anche da un'isola remota. Noi abbiamo l'ambizione di difendere e diffondere l'idea della Sardegna come terra di cinema e di storie appunto».Si parte domani con laboratori di alta formazione tra giurati e finalisti del Premio Franco Solinas a Forte Arbuticci. «Trasformare La Maddalena in un laboratorio a cielo aperto è stata una delle nostre sfide del 2018 e la stiamo realizzando» sottolinea Annamaria Granatello, direttrice del Premio Solinas. In serata, alle 20.30 agli ex Magazzini Ilva, prevista la proiezione di "Flash" di Valerio Vestoso e incontro con il regista e i produttori. Venerdì sarà la giornata della premiazione, con cerimonia fissata a partire dalle 21 in piazza Umberto I. Oltre la proclamazione dei vincitori dei concorsi del Premio Solinas (tra i finalisti ci sono anche i sassaresi Paolo Pisanu e Gianni Tetti) nel corso della serata ci sarà spazio per un concerto degli Avion Travel e per la proiezione del backstage del film "Notti magiche" di Paolo Virzì alla presenza del regista e dei tre giovani protagonisti: Irene Vetere, Mauro Lamantia e Giovanni Toscano.In programma dalla mattina laboratori e sessioni di pitching tra finalisti e giurati del Premio, aperti al pubblico, ai produttori e agli studenti. E proprio agli studenti, quelli del dell'Istituto Comprensivo Giuseppe Garibaldi sono dedicati due particolari appuntamenti. Domani con Laura Luchetti, che terrà una masterclass dopo la proiezione del suo cortometraggio d'animazione "Sugarlove", e sabato con Paola Randi dopo la proiezione del backstage del film "Tito e gli alieni".La giornata di sabato sarà aperta da una tavola rotonda su isolamento, connessione e riconnessione prevista per la mattinata nella sala conferenze dell'Hotel Le Nereidi. Nel pomeriggio, dalle 17 ancora agli ex Magazzini Ilva, ci sarà la presentazione dei risultati del Cantiere delle storie, progetto del Premio Solinas e delle Università di Cagliari, Sassari e Tor Vergata per trasformare strutture dismesse della Maddalena in un Centro di alta formazione per il cinema e l'audiovisivo. A seguire proiezione del cortometraggio di Peter Marcias "L'unica lezione" e incontro con il regista. E ancora presentazione del work in progress del corto "L'uomo del mercato" di Paola Cireddu, studentessa dell'università di Cagliari già vincitrice del premio per il miglior soggetto nell'ambito del Cantiere delle storie.

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