Press review

03 September 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Da domani selezioni nelle aule della Cittadella
AL VIA I TEST D'ACCESSO A MEDICINA E CHIRURGIA

Al via da domani alla Cittadella universitaria di Monserrato i test di accesso ai corsi di laurea della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Cagliari. Si inizia con la selezione per i corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria: i candidati sono 1589, per i 190 posti disponibili in Medicina e Chirurgia e i 40 in Odontoiatria. Si prosegue venerdì 7 settembre con il corso di laurea in Scienze delle attività motorie e sportive: 535 candidati per 85 posti. Infine, mercoledì 12 sarà la volta dei test per l'accesso ai corsi di laurea cosiddetti “delle professioni sanitarie”: sono 1893 le persone che si sono iscritte.
I PREFERITI È sempre Infermieristica il corso più gettonato, con 592 domande per gli 80 posti di Cagliari e 106 per i 30 di Nuoro. Segue Fisioterapia (554 candidati per 31 posti), quindi Logopedia (287 candidati per 24 posti), Ostetricia (186 domande per 20 posti), Educazione professionale (62 domande per 30 posti), Tecniche della prevenzione (60 domande per 30 posti) e Assistenza sanitaria (46 candidati per 30 posti disponibili). Per tutti i corsi la prova, predisposta dal Consorzio Interuniversitario Cineca, avrà la durata di 100 minuti e - nei giorni indicati - inizierà sempre alle 11 nelle aule della Cittadella Universitaria di Monserrato. I candidati devono presentarsi almeno 90', ma è consigliato un ulteriore anticipo.
L'AULA Nella pagina personale di ciascuno studente è già visualizzabile l'aula assegnata per la prova di domani, a breve saranno visualizzabili anche le aule per le ulteriori giornate. La distribuzione nelle aule verrà, inoltre, pubblicata sul sito della Facoltà e della Segreteria studenti il giorno prima di ciascuna prova. I test di accesso ai corsi di laurea delle altre facoltà proseguono secondo le date consultabili su www.unica.it.

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 settembre 2018 / Cronaca di Olbia (Pagina 26 - Edizione CA)
OLBIA
Rete delle città portuali contro l'inquinamento acustico

Sarà presentato domani il progetto L.I.S.T. Port - Limitazione Inquinamento Sonoro da Traffico nei porti commerciali, finalizzato a ridurre l'inquinamento acustico nelle città portuali. Al lancio dell'evento, dalle 9,30 nella sala riunioni della stazione marittima del porto, parteciperà il sindaco, Settimo Nizzi, il presidente dell'AdSP del Mare di Sardegna, Massimo Deiana, l'assessore regionale alla Programmazione Raffaele Paci oltre a esperti e ai partners del progetto, tra i quali il Comune di Olbia.
La parte tecnica sarà illustrata da Paolo Fadda e Federico Sollai, docenti dell'Università di Cagliari. Il progetto coinvolge vari enti locali e Università della Liguria e della Toscana e della Corsica. Dopo le relazioni tecniche e gli interventi degli enti partner, alle 12,20 si aprirà il dibattito.
Olbia, oltre che nel progetto List, è inserita anche in un altro progetto che riguarda l'inquinamento atmosferico provocato dalla presenza delle navi - numerose nel periodo estivo - a ridosso del centro abitato.

 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
ORTO BOTANICO
Oggi alle 8 all'Orto Botanico comincia la seconda parte dei laboratori per bambini dai 5 ai 12 anni “Suoni e ritmi per la pace” organizzati dall'associazione Palazzo d'Inverno. Le iniziative proseguiranno sino all'11 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14 e il martedì e giovedì fino alle 17,30. L'evento è organizzato in collaborazione con “Cruc” (circolo ricreativo dell'Università), Regione e Hortus Botanicus karalitanus (Hbk). Informazioni: 392/8625400 e a.c.palazzodinverno@tiscali.it.

 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 settembre 2018 / Cultura (Pagina 27 - Edizione CA)
Oggi al Lido riflettori sul regista oristanese
“L'ultima lezione” Marcias a Venezia

È il primo giorno di università. Riccardo, barba, occhi scuri e profondi, gira per Cagliari con lo zaino in spalla. Nel suo peregrinare tra vicoli e piazzette, si ferma nella bottega di Mostafa, un incisore iraniano. Deve consegnare all'uomo un piatto d'argento da parte di sua madre. Anche Riccardo è di origine iraniana, ma preferisce nascondere il suo retaggio dietro un nome comune e confortevole.
Mentre i due parlano, in sottofondo scorre una registrazione dei versetti di Abbas Kiarostami: artista, cineasta monumentale e poeta. Riccardo lascia il negozio alla volta dell'università e lì, in un'aula, un po' per caso, un po' per destino, la sua attenzione viene catturata da uno schermo nel quale svetta proprio Kiarostami, in un incontro tenuto anni prima con gli studenti dell'ateneo. Dopo aver ascoltato le sue parole, per il ragazzo nulla sarà più come prima.
Dopo i corti “L'ultimo miracolo” di Enrico Pau e “Futuro prossimo” di Salvatore Mereu, presentati nella passata edizione, le Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia oggi ospiteranno un altro importante frammento della nostra isola: “L'ultima lezione”, il nuovo cortometraggio di Peter Marcias, prodotto dal CELCAM dell'Università di Cagliari con la collaborazione di Kio Film e il sostegno della Regione Sardegna e della Fondazione Sardegna Film Commission.
L'opera è nata dall'intenso lavoro del regista oristanese con le studentesse e gli studenti dell'ateneo cagliaritano che hanno frequentato il suo laboratorio, organizzato nell'ambito delle attività del Centro per l'educazione ai linguaggi del cinema, degli audiovisivi e della multimedialità, coordinato da Antioco Floris: un prezioso sentiero di formazione attiva che da sempre avvicina i giovani alla creatività e alle tecniche proprie delle professioni dell'audiovisivo.
“L'ultima lezione”, ben interpretato da Riccardo Cara e Mostafa Ghoratolhamid, girato interamente in bianco e nero, ha una trama necessaria oggi come non mai, che parla di realtà lontane il cui riverbero si percepisce nelle lingue familiari o sconosciute intonate agli incroci sotto casa, di identità personale e collettiva, di tradizioni e pensiero, omaggiando, infine, un uomo che ha contribuito, come pochi altri, a rendere l'oggetto filmico uno strumento di conoscenza del diverso e un imprescindibile ponte tra culture.
Lo spunto per il soggetto è nato dal ritrovamento di un video realizzato da Marcias nel 2001, in occasione di una lezione di Kiarostami all'Università di Cagliari. Da qui la volontà di utilizzare gli insegnamenti del maestro iraniano come cuore di un affascinante intreccio metacinematografico e metalinguistico che facesse dialogare finzione filmica e cronaca del reale. Una scelta ben precisa, questa, che rende il corto non un omaggio fine a se stesso, ma un terreno di sperimentazione nel quale i caratteri stilistici di Kiarostami - dal racconto sociale del contemporaneo, al muoversi sul confine tra verità e invenzione - diventano parte costitutiva del testo e potenti strumenti di narrazione e didattica.
Riccardo è posto di fronte a un bivio - concretamente, nella strada verso l'università, e metaforicamente, nel suo conflitto identitario - che solo grazie all'arte troverà risoluzione.
Il corto ha un altro grande merito: far emergere con estrema naturalezza e semplicità, un lato dell'autore iraniano meno conosciuto dal pubblico, eppure fondamentale per cogliere il senso della sua opera al di là dell'immagine. Kiarostami era un poeta: ricamatore di versi melodici dall'incredibile potere lirico. Marcias li cita lettera dopo lettera come fossero un tamburo in un rito di iniziazione. Conoscerli e appropriarsene ci aiuterebbe, da spettatori, ad avvicinarci a perle come “Sotto gli ulivi” o “Close-Up” con un'inedita profondità di sguardo.
Per Marcias è stata un'esperienza esaltante e intima: «Insegnare mi ha permesso di trasferire ai ragazzi la mia passione per il cinema e nello stesso tempo la mia personale ammirazione per Abbas Kiarostami, maestro indiscusso della Settima Arte. Ci siamo confrontati sulle sue opere e insieme abbiamo “lavorato” le mie immagini “rubate” del 2001. Essere alla Mostra di Venezia è un grande onore, perché proprio qui Kiarostami ha presentato i suoi capolavori. Un grazie va ad Antioco Floris dell'Università di Cagliari e agli studenti che mi hanno seguito».
“L'ultima lezione” sta per affrontare un avvincente viaggio distributivo. Sarà, infatti, proiettato nelle sale in autunno insieme a “Il Teatro al lavoro”, film di Massimiliano Pacifico con Toni Servillo.
Marco Cocco

 

5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
CORSI DI LINGUA E CULTURA RUSSA
Martedì 25 settembre, nella sala Maria Carta dell'Ersu. in via Trentino, partiranno i nuovi corsi di lingua e cultura russa per l'anno accademico 2018 - 2019. Per info: linguaeculturarussa.it, 346/7455764, 349/8387584, 340/6140256.

 

6 - L’UNIONE SARDA di lunedì 3 settembre 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
TEMPI MODERNI. Italo Scalas, ex commissario: «Il mio compito è togliere un dubbio»
L'INVESTIGATORE SEGRETO? DONNA
I tradimenti sono il pane ma si guarda al mondo del lavoro

La pipa e la lente di ingrandimento di Sherlock Holmes o il fascino indiscreto di James Bond sono acqua passata. Semplici stereotipi letterari o cinematografici che nulla hanno a che fare con il detective del terzo millennio. «Nella maggior parte dei casi sono donne». Non sono l'impermeabile e grossi teleobiettivi, gli attrezzi del mestiere. Tresche e corna restano il pane quotidiano, ma negli anni la figura dell'investigatore privato è molto cambiata. Spioni sì, ma sempre nel rispetto della legge sulla privacy. E, sopratutto, sempre più preparati professionalmente. Non a caso molte Università hanno istituito lauree in Scienze dell'investigazione. Un albo professionale non esiste ancora, ma con il decreto ministeriale n.269 del 1° dicembre 2010, si sono date le regole al settore con l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi, puntando principalmente su due aspetti: esperienza professionale e formazione. Il moderno investigatore privato o informatore è un professionista che svolge un'attività molto delicata. Un lavoro affascinante, ma anche difficile e molto impegnativo. Perché non si tratta semplicemente di scovare e provare la più classica infedeltà. Sempre più spesso ci si occupa di assegni familiari, affidamento dei figli, controllo dei minori, persone scomparse, casi di stalking. E se non decolla il mercato delle indagini aziendali, qualcosa si muove anche in questo settore: tutela del brand e dipendenti infedeli, per la maggior parte. In particolare sono sempre più frequenti le indagini commissionate da datori di lavoro che sospettano che i propri dipendenti stiano abusando dei permessi della legge 104, per scopi diversi da quelli di assistenza al congiunto.
«Il mio compito è togliere il dubbio». Con questo motto, quasi una missione, convive Italo Scalas, 62 anni, titolare della Ital@security agency, con sede centrale a Oristano e sedi staccate a Cagliari, Sassari, Olbia e Carbonia. Già commissario della Polizia di Stato, ha ricoperto importanti funzioni di responsabile di strutture investigative: Digos, polizia giudiziaria, polizia postale. Dismessa la divisa, con il pensionamento, la passione è proseguita. Nel 2009 dà vita a una scuola di formazione, che ha insegnato a tanti giovani i rudimenti del mestiere. «La mia agenzia è l'unica in Sardegna convenzionata con l'Università per i tirocini», racconta mentre quasi ininterrottamente il suo telefono vibra o squilla. «Ricevo almeno dieci richieste al giorno». E sono almeno cento i casi di cui si occupa ogni anno. Nell'Isola sono circa venti le agenzie autorizzate e si stima un giro d'affari complessivo di qualche milione di euro.
«Chi si rivolge a me? Persone di tutte le classi sociali. Generalmente persone che hanno una discreta disponibilità economica. Insomma, chi può, non bada a spese». Già, perché mediamente un'ora di indagine costa 60 euro, fino a 100 se festiva o notturna. «Io ho quattro dipendenti fissi e cinquanta collaboratori sparsi per tutta la Sardegna, che formo personalmente e scrupolosamente», racconta Scalas. «Possono avere anche solo la terza media, ma devono essere persone “pulite”: oltre la fedina penale immacolata, banditi alcool e droga o problemi di natura psichica, sana e robusta costituzione».
Ma chi sono gli 007 dei giorni nostri? «Studenti, casalinghe, oppure lavoratori che svolgono questa attività come secondo lavoro o per arrotondare. Persone normalissime, dai venti ai cinquanta anni. Ma con pochi legami affettivi e sempre pronti all'azione: 24 ore su 24». Il collaboratore ideale è sveglio, serio, appassionato, preparato. Ma sopratutto, donna. «Il 90% dei miei collaboratori sono donne. Non c'è niente da fare: hanno una marcia in più. In questo settore, di sicuro. Hanno un sesto senso particolarmente sviluppato, sanno camuffarsi meglio. E sì - senza offesa - sanno mentire meglio».
Matteo Sau

Il racconto di una 32enne: qualche volta mi sono trovata in situazioni di pericolo
«È UN LAVORO AFFASCINANTE, SERVE MOLTA RISERVATEZZA»
«No, nessun nome in codice: quelle sono cose da film. La realtà è un po' meno fantasiosa, anche se non manca il fascino». Parola di spia. M.P, ha 32 anni ed è nata in un piccolo paese della Planargia. Alle spalle ha già un bel curriculum da investigatrice: «Opero in tutta la Sardegna, ma prevalentemente nel Cagliaritano».
A diciotto anni si è trasferita a Cagliari per iscriversi all'Università, facoltà di Giurisprudenza. Ma dopo qualche anno ha abbandonato gli studi. Intanto ha frequentato un corso di investigazioni private ad Oristano. «Successivamente mi hanno chiamato per qualche mese di prova». Superati brillantemente perché «da quel momento in poi ho iniziato a lavorare a pieno ritmo. E, ad oggi è la mia unica attività», racconta la giovane investigatrice. «Durante la mia attività ho anche fatto alcuni corsi integrativi a Roma, ad esempio uno sulle bonifiche ambientali quando devono essere individuate le microspie». Ha anche ripreso gli studi: «Un domani vorrei aprire una mia agenzia di investigazioni, quindi serve una preparazione adeguata e sempre al passo coi tempi. Chi sa della mia attività? Le persone a me care, parenti e amici. Per il resto scelgo la riservatezza: è fondamentale per lavorare nel migliore dei modi».
Il compenso varia di mese in mese, in base alle ore che si fanno e alla disponibilità che si offre per un determinato servizio investigativo: «A pieno ritmo si guadagna molto bene. Si tratta di un lavoro molto stressante, che richiede un elevato livello di attenzione e lucidità. Ma è anche un'attività ricca di colpi di scena, che regala molte soddisfazioni e permette di visitare continuamente nuovi luoghi». In conto ci sono anche i rischi del mestiere. «Sì, mi è capitato qualche volta di trovarmi in situazioni di pericolo, ma alla fine sono riuscita a districarmi. Credo di essermela cavata abbastanza bene». C. I.

Per aprire un'agenzia è necessario avere una laurea e tre anni di praticantato
LE NUOVE “SPIE” ADESSO ESCONO DALLE UNIVERSITÀ

Se un tempo gli investigatori erano prevalentemente agenti in pensione delle forze dell'ordine, oggi non sono più gli unici a intraprendere la professione, che prevede un alto grado di specializzazione.
Il decreto ministeriale 269 del 2010 ha stabilito una distinzione tra investigatore privato titolare di istituto, investigatore autorizzato dipendente e informatore autorizzato dipendente.
Per aprire una agenzia è necessario essere laureati (Giurisprudenza, Scienze politiche, Economia, Sociologia o Scienza dell'investigazione) ed aver svolto un periodo di praticantato di almeno tre anni in un'agenzia come investigatore.
Per diventare un investigatore privato dipendente bisogna invece essere in possesso di un diploma di scuola media superiore e aver svolto almeno tre anni di pratica continuativa come collaboratore presso un investigatore privato, titolare di istituto autorizzato in ambito civile da almeno cinque anni, e aver partecipato a corsi di perfezionamento organizzati da università o da centri di formazione professionale, riconosciuti e accreditati presso il Ministero dell'Interno. Per i collaboratori, non sono richiesti titoli di studio specifici. Ma tutti devono essere accreditati presso la prefettura territoriale, che rilascia anche la licenza indispensabile per aprire l'attività investigativa.
È molto stringente il codice deontologico dell'investigatore privato: «L'attività professionale - spiega la Federpol, la Federazione italiana degli istituti investigativi - è improntata alla scrupolosa osservanza delle regole fondamentali di integrità morale, responsabilità professionale e riservatezza oltre il normale rispetto di tutte le leggi vigenti».
Il segreto professionale ha un ruolo rilevante: «Dovere fondamentale dell'investigatore, soprattutto in riferimento al rispetto della normativa sulla privacy, è quello di informare il cliente sulla segretezza delle informazioni acquisite nei confronti del destinatario dell'investigazione» (c.i.)

 

7 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 settembre 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
I “buchi” della sanità
I MEDICI SARDI IN VIA DI ESTINZIONE

La metà dei 4.148 medici sardi che lavorano per il servizio sanitario andrà in pensione entro dieci anni. Ma solo una parte sarà sostituita, anche perché le scuole di specializzazione hanno meno posti del necessario.  CAREDDU, MANCA A PAGINA 7

Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Duemila andranno in pensione entro 10 anni ma non tutti saranno sostituiti
SANITÀ, POCHI CAMICI BIANCHI
«Prorogate i vecchi concorsi»

Negli ospedali e negli ambulatori pubblici della Sardegna lavorano 4148 medici di cui 3790 a tempo indeterminato e 358 con contratti precari. Hanno in media 55 anni ed entro un decennio poco meno della metà - il 47% - andrà in pensione. Una percentuale simile riguarda i camici bianchi universitari che sono mediamente più anziani (59,3 anni) ma possono restare al lavoro un po' più a lungo.
La valanga di futuri pensionamenti sarebbe un'ottima notizia per gli aspiranti dottori, compresi quelli che nei prossimi giorni affronteranno i test d'accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia nelle due università sarde per contendersi i 387 posti a disposizione. Peccato che, se non cambieranno le cose, una parte di loro quando uscirà dall'università non potrà specializzarsi perché non ci sono abbastanza posti per tutti: né per la Medicina generale né per le altre categorie.
IN PENSIONE IN 47MILA Secondo l'Anao Assomed, il sindacato dei medici dirigenti, nei prossimi dieci anni in tutta Italia andranno in pensione oltre 47mila medici (circa 4.700 all'anno) ma le scuole sforneranno solo 40mila specialisti. Significa che se non si correrà ai ripari 14 milioni di italiani e 150mila sardi potrebbero avere difficoltà a curarsi. Li chiamano «imbuti formativi» e sono causati principalmente dalle continue spending rewiew che inducono sempre più camici bianchi a emigrare, prevalentemente verso Francia, Germania, Svezia, Danimarca, Regno Unito e Svizzera in particolare, oltre che verso gli Stati Uniti.
«DUEMILA POSTI IN PIÙ» Ecco perché Pierino di Silverio, referente dei giovani medici per Anaao Assomed, ha chiesto al ministero della Salute duemila posti in più nelle Scuole di specialità e la possibilità di assunzione dei medici in formazione nell'ultimo anno di scuola con contratto a tempo determinato da trasformare in tempo indeterminato al momento dell'acquisizione del titolo.
DISAGI E NUOVE ASSUNZIONI La carenza attuale e futura di medici specializzati rappresenta solo una parte dei problemi di personale che affliggono le strutture sanitarie sarde. Negli ospedali e negli ambulatori mancano anche dirigenti medici, infermieri, operatori socio sanitari, personale amministrativo tanto che da anni si fa sistematicamente ricorso a lavoratori interinali. Lo scorso luglio il direttore generale dell'Ats Sardegna Fulvio Moirano ha annunciato l'avvio delle procedure per reclutare 1.200 lavoratori fra personale di comparto e dirigenti medici. Lo farà attraverso la stabilizzazione dei dipendenti precari, la mobilità esterna e lo scorrimento delle graduatorie concorsuali. Le stabilizzazioni riguarderanno 581 lavoratori, altri 619 contratti saranno stipulati con la mobilità, per altri si attingerà da vecchi e nuovi concorsi.
GRADUATORIE IN SCADENZA Su quest'ultimo aspetto c'è un ostacolo: le graduatorie scadranno il 30 settembre e senza una proroga, fattibile con una leggina, i vincitori di concorso decadranno e si dovrà ricominciare daccapo. Su questo fronte negli ultimi giorni ci sono state due iniziative in Consiglio regionale: Antonello Peru (FI) ha presentato un'interrogazione per chiedere alla Giunta di attivarsi per il prolungamento della validità delle graduatorie al 31 dicembre e il Partito dei sardi ha predisposto una proposta di legge che si prefigge lo stesso obiettivo.
LE DUE PROPOSTE «Il prolungamento della validità degli idonei alle selezioni per un posto nel comparto sanitario, unitamente alle stabilizzazioni del personale, ancora non attuate, potrebbe garantire nuova linfa al sistema che, vista la situazione lavorativa sempre più allo stremo con un organico insufficiente non è più in grado di assicurare efficienza e rispondere in tempi dovuti alle richieste dei cittadini. Sarebbe quindi necessario esaurire gli elenchi già esistenti per poi bandire nuovi concorsi», sostiene l'esponente di Forza Italia.
«PROPOSTA IGNORATA» «Già lo scorso anno presentammo una proposta simile, che è stata completamente ignorata dal Consiglio e dalla Giunta», ricorda Roberto Desini, primo firmatario dell'iniziativa del Pds. «Dall'assessore alla Sanità Luigi Arru, in particolare, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione e sensibilità, ma riguardo a quest'argomento dal quale dipende sia il futuro professionale umano di tanti professionisti che hanno superato i regolari concorsi, sia la qualità dell'offerta sanitaria e la salubrità dei bilanci dell'intero sistema, l'assessore non ha trovato il tempo di spendere una sola parola», continua.
La proposta di legge presentata dal PdS agisce anche «in una prospettiva di contenimento e risanamento della spesa pubblica regionale, sulla quale ha finora ingiustificatamente inciso in modo rilevante il frequente ricorso a forme contrattuali flessibili e in particolare alla somministrazione di lavoro interinale».
Fabio Manca

 

8 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 settembre 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Le motivazioni: carenza di docenti e basso numero di interventi chirurgici
TRE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE BOCCIATE (DI NUOVO) A CAGLIARI

Tre scuole di specializzazione dell'Università di Cagliari resteranno chiuse. Per il secondo anno consecutivo l'Osservatorio nazionale della formazione medica che opera per conto del Ministero dell'Istruzione e per quello della Salute ha bocciato le scuole di Chirurgia generale, Medicina dello sport e dell'esercizio fisico e Nefrologia per mancanza dei requisiti necessari a garantire la formazione dei futuri camici bianchi. Dunque, proprio come un anno fa, per Medicina dello sport e Nefrologia la chiusura è legata alla mancanza del secondo docente specializzato nella materia. Mentre per Chirurgia generale è stato sollevato un problema nuovo e non previsto. Se nel 2017 la bocciatura era dovuta al basso numero di pazienti delle strutture universitarie (in realtà i dati delle cliniche erano stati caricati in maniera sbagliata) ora il problema è dato dagli interventi al torace e alla mammella giudicati insufficienti.
ACCORDO COL BROTZU Prima le buone notizie. Per Nefrologia la pratica dovrebbe chiudersi nelle prossime settimane e la scuola potrebbe riaprire nel 2019. «Abbiamo appena stretto un accordo con il primario del Brotzu Antonello Pani che ha vinto un concorso e sarà docente della scuola di Nefrologia. Sono ottimista e confido nell'apertura per il prossimo anno accademico» annuncia la rettrice Maria Del Zompo. Diversa la situazione di Medicina dello sport e dell'esercizio fisico. «Mancano i docenti. Dallo scorso anno è stato deciso che debbano esserci due professori specializzati e noi non li abbiamo. Stiamo valutando la posizione di un collega ma in questo caso i tempi saranno più lunghi. Nei mesi scorsi abbiamo risolto le questioni legate ad altre scuole che erano state ammesse con riserva».
CHIRURGIA GENERALE Tutta un'altra storia per la scuola di specializzazione di Chirurgia generale. Nel 2017 l'Osservatorio aveva contestato il fatto che il numero di pazienti non era sufficiente rispetto a quello previsto dal protocollo. L'ateneo si era difeso attribuendo la colpa al modo in cui erano stati caricati i dati nel database ministeriale: del sistema delle cliniche universitarie infatti fanno parte circa diecimila malati all'anno, ben oltre la soglia indicata dall'Osservatorio. Risolta la questione delle visite è venuta fuori quella degli interventi chirurgici. Nel tentativo di garantire una preparazione adeguata agli studenti che ambiscono a indossare i guanti da chirurgo, i tecnici del Ministero ritengono necessario che i ragazzi assistano a un numero adeguato di operazioni in tutti i settori e, a quanto pare, l'Università cagliaritana sarebbe carente nella chirurgia toracica e in quella della mammella. Da qui la necessità di incrementare il numero di interventi per poter superare la selezione almeno per il prossimo anno accademico. «Abbiamo già avuto rassicurazioni dall'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru sul fatto ci sarà una ridistribuzione degli interventi tra le strutture del territorio per far sì che anche questo scoglio venga superato» continua Del Zompo. Temendo che possano esserci nuovi intoppi, però, la rettrice ha deciso di vederci chiaro. «Incontrerò personalmente le figure di riferimento del Ministero della Salute e dell'Istruzione per capire quali siano i parametri da rispettare perché finora, almeno a me, non sono mai stati indicati. Non vorrei che ci fossero altre sorprese. D'altronde ritengo sia interesse di tutti far sì che le scuole di specializzazione vengano riaperte».
IL POLICLINICO Nell'ottica di accrescere il numero di interventi alla mammella è stata anche trasferita la struttura complessa di Chirurgia plastica dall'ospedale Brotzu al Policlinico di Monserrato. «Senza questa specializzazione al Policlinico non avremmo chirurghi plastici sardi. Si tratta di un elemento troppo importante nel percorso formativo dei futuri medici», conclude Del Zompo.
Mariella Careddu

 

9 - L’UNIONE SARDA di domenica 2 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 30 - Edizione CA)
Una pergamena per la reunion a 50 anni dalla laurea
Economisti dal 1968 si ritrovano nell'Ateneo

Si sono dati appuntamento per mercoledì alle 17 nell'Aula magna di Palazzo Baffi (ex Facoltà di Economia, edificio noto anche come ex Istituto Sordomuti) in viale Sant'Ignazio 74 per festeggiare il cinquantesimo anniversario della loro laurea. L'iniziativa - nata spontaneamente dal basso e accolta subito con entusiasmo dal presidente della Facoltà (oggi di Scienze economiche, giuridiche e politiche) Stefano Usai e dalla rettrice Maria Del Zompo - chiama a raccolta i laureati in Economia e commercio nell'anno accademico 1967/68.
Il programma prevede una cerimonia di consegna a ciascuno dei laureati di quell'anno di una pergamena con il logo dell'Ateneo, che in questo modo celebra l'importante traguardo. A seguire si terrà un rinfresco durante gli ex colleghi di corso si ritroveranno per raccontare le loro esperienze di vita professionali: nel frattempo, in tanti hanno fatto carriera e hanno raggiunto importanti soddisfazioni.
L'INVITO «Lo spirito dell'iniziativa – spiegano gli organizzatori - è costituire un gruppo di ex studenti che potrà rafforzare il senso di appartenenza all'Ateneo e consolidare i rapporti con l'istituzione, i suoi docenti e gli alunni in corso di laurea dell'Università di Cagliari, interagendo con essa con azioni di maggior incisività rispetto al passato. Le idee sono tante: dalla partecipazione, in veste di relatori, a convegni o seminari su tematiche di attualità, a donazioni a sostegno di iniziative promosse dalla Facoltà, con borse di studio per studenti meritevoli o stage presso le aziende in cui oggi lavorano offerti a studenti che si apprestano a concludere il corso di studi».
L'appuntamento è naturalmente rivolto a tutti coloro che si sono laureati in Economia e commercio in quell'anno accademico.

 

10 - L’UNIONE SARDA di sabato 1 settembre 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Le due università sarde Numero chiuso,
12MILA STUDENTI ALLA SFIDA DEI TEST

Sono circa 12mila i giovani sardi che si preparano alla sfida dei quiz per immatricolarsi nei corsi di laurea a numero chiuso. In gran parte hanno in mente un'unica opzione, al massimo due, ma c'è anche chi si è iscritto a ben 11 test. Tra professioni sanitarie e Medicina, il richiamo del camice è il più forte fra i neodiplomati.  MANCA, MADEDDU ALLE PAGINE 4, 5

Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
I DATI NAZIONALI. Circa 83mila studenti aspirano a frequentare corsi a numero chiuso
RESISTE IL SOGNO DEL CAMICE BIANCO, CROLLA ARCHITETTURA

Il fascino del camice bianco resiste negli anni ma statisticamente solo uno studente su sei riesce ad accedere alla facoltà. Ancora più difficile accedere a Veterinaria: il numero di posti disponibili rapportato al numero di richieste dice già che ce la farà uno su dieci. L'architetto, invece, vogliono farlo in pochi tanto che quasi tutti i candidati che parteciperanno a test per i corsi a numero programmato riusciranno ad accedere.
Sono 83mila in tutta Italia i candidati che da martedì parteciperanno ai concorsi per accedere alle facoltà a numero chiuso. Gli aspiranti medici sono 67mila (oltre ai 7.760 che vogliono studiare in lingua inglese), i veterinari circa 8.100. I posti disponibili sono circa 9700 per chi curerà gli esseri umani e solo 759 per chi si occuperà degli animali. Le domande per provare diventare architetto si sono dimezzate negli ultimi cinque anni: quest'anno sono state 7.986 (circa 1400 in meno dello scorso anno) a fronte di 7.211 posti disponibili in tutti gli atenei nazionali. Del resto per troppi anni l'Italia ha sformato un numero spropositato di professionisti del settore tanto che oggi l'Italia ha 155mila professionisti iscritti all'albo, un terzo del totale europeo.
Ad attirare sempre più giovani verso la medicina sono alcuni fattori: la vocazione e i valori della solidarietà e dell'umanità sono i primi. Poi c'è il mercato: entro dieci anni il 60% dei camici bianchi andrà in pensione e secondo le stime ministeriali il fabbisogno di medici di medicina generale e ospedalieri nel prossimo decennio oscillerà tra i 20 e i 40mila. Significa che dopo la sudatissima laurea e la specializzazione il posto sarà quasi sicuro. Il quasi deriva dai problemi di ingresso nelle scuole di specializzazione: a fronte di circa 9mila laureati all'anno, le borse sono solo 7.500. Più complesso il discorso per gli odontoiatri: il mercato è saturo e garantirsi la pagnotta è più difficile che in passato. In ogni caso i posti disponibili in tutta Italia sono circa 1100.

 

11 - L’UNIONE SARDA di sabato 1 settembre 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
REGIONE | UNIVERSITÀ
GLI ISCRITTI. Matricole in crescita nei due atenei. C’è chi si prenota per tentare 11 prove diverse
«MOLTI I NUOVI CORSI MA IL MERCATO NON È L'UNICO FARO»

«Lei riesce a immaginare un'università in un'isola come la Sardegna senza una facoltà di studi umanistici, priva del corso di Filosofia? Difficile. Ecco perché abbiamo il dovere di innovarci e di introdurre nuovi corsi ma senza dimenticare una formazione generalista e senza inseguire affannosamente un mercato che cambia in pochi anni».
Francesco Mola, prorettore statistico dell'università di Cagliari, ragiona ad ampio spettro sui dati pubblicati nei giorni scorsi da Unioncamere che attestano che anche in Sardegna circa la metà delle imprese non trova i profili professionali che cerca. C'è carenza di tecnici programmatori, di ingegneri energetici e meccanici, di analisti e progettisti di software, di professionisti tecnici della salute e di altre figure.
Dal rapporto sembra che il mercato richieda più figure di quelle che riuscite a formare.
«Il ragionamento è complesso. La prima risposta che posso darle è che anche quest'anno abbiamo introdotto nuovi corsi di laurea sia triennali che magistrali anche per andare incontro al mercato. Ma va chiarito che l'università non può formare unicamente alle professioni perché le professioni cambiano rapidamente».
Può fare un esempio?
«Potremmo formare un programmatore di uno specifico linguaggio che fra tre anni non vale più. Abbiamo il dovere di pensare in modo più ampio».
In che senso?
«Non possiamo fornire competenza valide per i prossimi cinque anni e poi lasciare i ragazzi disoccupati. Abbiamo il dovere di formare laureati magistrali in grado di resistere alle crisi e ricollocarsi».
Però, ad esempio, mancano informatici.
«Infatti abbiamo potenziato i corsi, sia quelli della facoltà di Matematica che quelli di Ingegneria. Inoltre abbiamo introdotto le lauree magistrali in “Computer engineering, cybersecurity and artificial intelligence” e “Data science, business analytics e innovazione“. Negli ultimi anni abbiamo fatto un grande sforzo».
Ma forse non è sufficiente.
«Possibile, ma se dovessimo stare dietro a tutte le richieste specifiche dovremmo accendere un numero illimitato di corsi e ciò non è possibile. Il ministero non ce lo consente anche perché servirebbero più persone e più fondi. Purtroppo i finanziamenti anziché aumentare diminuiscono ogni anno».
Dunque quando istituite un nuovo corso di laurea come fate?
«Siamo costretti a chiuderne un altro. Lavoriamo costantemente alla qualificazione degli indirizzi, vogliamo che gli studenti abbiamo basi solide comuni e poi si possano specializzare con master e dottorati di ricerca».
Non potreste avere meno corsi ma più orientati al mercato?
«Il nostro è l'ateneo di un'isola e dobbiamo essere anche generalisti. Le discipline umanistiche possono non avere appeal sul mercato ma possiamo permetterci di non averle?»
In che modo interagite con le organizzazioni di categoria?
«Abbiamo un rapporto costante. Ogni corso di laurea ha un comitato di indirizzo di cui fanno parte esperti in rappresentanza di tutte le realtà professionali e imprenditoriali».
Dopo la laurea triennale non tutti gli studenti trovano adeguati corsi magistrali per specializzarsi.
«Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato molto in questa direzione e oggi abbiamo un'offerta ampia e di qualità. Alcuni corsi di laurea sono diventati indirizzi così abbiamo liberato risorse per le magistrali. Vogliamo evitare che i nostri ragazzi siano costretti ad andare altrove per completare gli studi».
Eppure quelli che emigrano sono sempre di più.
«L'importante è poter scegliere se stare qui o andare fuori».
Fabio Manca

 

12 - L’UNIONE SARDA di sabato 1 settembre 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
LA TESTIMONIANZA. Gianluca Zedda e il ricordo di quella prova nel 1990
FU IL PRIMO A FARE I QUIZ, ORA È NEUROCHIRURGO

Per tanti studenti negli anni è stato un vero incubo. Ma c'è chi questo appuntamento lo vive con grande serenità. Gianluca Zedda appartiene a questa categoria di “privilegiati”. «Diventare medico è sempre stato il mio obiettivo e il test di ingresso all'università è un passaggio che ricordo senza incubi».
Il dottor Zedda oggi è un affermato neurochirurgo che lavora in ospedale a Cagliari. Classe 1971, di Meana Sardo, nel 1990 è stato uno dei primi studenti sardi a partecipare al test di ingresso per la facoltà di Medicina, istituito quell'anno dal ministero dell'Istruzione. Su quel test erano riposte le speranze di 270 studenti sardi.
Che ricordo ha di quel giorno?
«Direi buono. Superavano il test e accedevano alla facoltà di Medicina 100 studenti tra le matricole pari e 100 tra quelle dispari. Era un numero elevato, soprattutto perché mi pare che i partecipanti non fossero neanche 300».
Come visse quell'esperienza?
«Quel test lo superai quasi di rendita. L'estate del 1990 uscivo da un liceo scientifico e molti degli argomenti dei quiz facevano parte delle materie studiate a scuola».
Quali materie dovette preparare?
«Oltre a matematica, fisica e biologia, alcune domande erano di cultura generale. Poche settimane prima di partecipare al test diedi una lettura a qualche libro di storia per fissare meglio date e fatti storici che erano un po' sbiaditi. Per il resto, è stata sufficiente la preparazione accumulata nel percorso scolastico».
Sono passati 28 anni, ricorda ancora la sua notte prima del test?
«Sì, ma la ricordo come una notte normale. All'epoca non vivevo a Cagliari, quindi la sera prima arrivai in città e andai a dormire da alcuni parenti. Cenai con loro, qualche chiacchiera e niente di più».
Molti suoi colleghi avevano un piano B. In caso di insuccesso si iscrivevano in Biologia, sostenevano per il primo anno gli esami comuni, e poi ritentavano il test di ingresso a Medicina l'anno successivo. Lei aveva un piano B?
«No, non avevo nessuna alternativa».
Se tornasse indietro, rifarebbe lo stesso percorso?
«Assolutamente sì, non ho nessun dubbio su questo».
Che ne pensa dei test di ingresso all'università? Condivide la scelta di scremare all'atto delle iscrizioni?
«Dal mio punto di vista la selezione non dovrebbe essere fatta in ingresso e tutti dovrebbero avere l'opportunità di realizzare il sogno di diventare medico. La selezione andrebbe invece fatta durante il percorso universitario».
Che consiglio darebbe a chi si prepara a fare il test martedì prossimo?
«Per fare il medico, ma il discorso vale per qualunque professione, la scelta non deve essere legata allo sbocco professionale. Ci deve essere una motivazione forte, occorre anche molta passione». (ma. mad.)

 

13 - L’UNIONE SARDA di sabato 1 settembre 2018 / Salute (Pagina 41 - Edizione CA)
Dermatologia
NON RISCHIAMO IL MELANOMA
Il decalogo: così la pelle è protetta

R appresentano la forma tumorale più frequente tra i giovani ma sono ormai molto comuni anche tra gli anziani. Colpiscono almeno 10 persone su 100 mila ogni anno in Sardegna ma i numeri sono in crescita: ecco i melanomi. Si tratta di un tumore che deriva dalla trasformazione dei melanociti, alcune delle cellule che formano la pelle. La pelle è l'organo più esteso del nostro corpo ed è formata da tre strati. I melanociti fanno parte, insieme ai cheratinociti, dell'epidermide e hanno il compito di produrre melanina, un pigmento che protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. Ecco perché su questo tipo di tumore influisce anche l'esposizione ai raggi del sole. Troppo spesso si trascurano le raccomandazioni dei dermatologi che invitano a non esporsi ai raggi ultravioletti in modo sconsiderato. Raccomandazioni che valgono sia per chi si espone al sole d'estate, sia per chi per ragioni di lavoro si trova spesso esposto ai raggi. «Un'errata esposizione al sole rappresenta la causa principale del melanoma», spiega Franco Rongioletti, primario della Clinica di Dermatologia dell'Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. «Sappiamo infatti che le persone che si sono ustionate in età infantile e giovanile sono quelle più predisposte ai melanomi. I danni provocati da un'eccessiva esposizione al sole si accumulano per tutta la vita», aggiunge. Come effetti immediati delle tante ore trascorse sotto il sole ci sono l'eritema, le ustioni, l'insolazione. A lungo termine, invece, gli effetti sono l'invecchiamento cutaneo, le lesioni precancerose e i tumori cutanei.
Sul calendario restano ufficialmente ancora tre settimane prima della fine della stagione estiva, ma i sardi, si sa, salvo un altro periodo di grandi piogge come lo scorso agosto, approfittano del clima favorevole per andare al mare fino a ottobre. Per questo motivo vale la pena seguire poche regole e semplici di prevenzione: esporsi al sole gradualmente, ricordare che anche in acqua o sotto l'ombrellone si riceve comunque una dose consistente di raggi ultravioletti, utilizzare creme di protezione, ricordare che le ore in cui è più facile scottarsi sono quelle tra le 11 e le 16. «i fattori di protezione devono essere elevati, almeno 50 o 50+», spiega il professor Rongioletti. «Anche se nelle confezioni delle creme solari si legge che sono resistenti all'acqua, è preferibile rinnovare la protezione sulla pelle di continuo. Anche il sudore è sufficiente ad alterare l'effetto protettivo». La pelle chiara, i capelli biondi o rossi e gli occhi chiari (blu, grigi o verdi) sono fattori di rischio. «La pelle ambrata è un fattore di protezione per i sardi, ma questo non esclude il pericolo di fronte a un'esposizione al sole sbagliata», avverte il professor Rongioletti.
RICONOSCERE IL MELANOMA Il melanoma è un killer silenzioso che non dà sintomi finché non si trasforma in tumore. I segnali di allarme, comunque, ci sono. «Esiste un facile sistema di apprendimento che si chiama A-B-C-D-E», spiega l'esperto. «Il melanoma, infatti, ha forma Asimmetrica, Bordi irregolari, Colore non uniforme tra il nero e il marrone, Dimensioni che tendono ad aumentare. L'Evoluzione di questi parametri avviene in pochi mesi. In generale», avverte il professore, «il cambiamento di forma e colore di un nevo non deve essere trascurato e, anzi, deve suggerire l'immediato intervento di un dermatologo».
GLI ALTRI TUMORI CUTANEI I tumori cutanei si possono suddividere in due grandi gruppi: oltre ai melanomi, che originano dai melanociti, ci sono i non-melanomi, ovvero un gruppo eterogeneo di tumori che originano dai cheratinociti, le cellule più numerose della pelle che hanno principalmente una funzione protettiva. In quest'ultimo gruppo rientrano per esempio il carcinoma basocellulare e quello squamocellulare. Il primo, più frequente, non produce metastasi; il secondo presenta una maggiore aggressività e può risultare più pericoloso se non viene diagnosticato in tempo.
Mauro Madeddu

 

14 - L’UNIONE SARDA di sabato 1 settembre 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
ORTO BOTANICO
Lunedì alle 8 all'Orto Botanico comincia la seconda parte dei laboratori per bambini dai 5 ai 12 anni “Suoni e ritmi per la pace” organizzati dall'associazione culturale Palazzo d'Inverno. Le iniziative proseguiranno sino all'11 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14 e il martedì e giovedì fino alle 17,30. L'evento è ideato, organizzato e coordinato in collaborazione con “Cruc” (circolo ricreativo dell'Università), Regione e Hortus Botanicus karalitanus (Hbk). Informazioni: 392.8625400 e a.c.palazzodinverno@tiscali.it.

 

15 - L’UNIONE SARDA di sabato 1 settembre 2018 / Provincia di Oristano (Pagina 33 - Edizione CA)
ORISTANO. Nella scuola dell'Infanzia di piazza Manno solo 47 al primo anno
Le Superiori perdono iscritti, anche le classi si spopolano

Sono 17.643 gli studenti iscritti in città all'anno scolastico che si apre il 17 settembre: 2.014 all'infanzia, 5.234 alla primaria, 3.678 alla secondaria di I grado e 6.717 alle Superiori.
Rispetto allo scorso anno la popolazione scolastica registra un calo significativo alle Superiori con 122 presenze in meno. «Dovuto - spiega Antonello Cossu, della Federazione lavoratori della comunicazione - al calo delle nascite che col tempo si rifletterà anche negli istituti inferiori. Preoccupano le 47 iscrizioni alla scuola dell'infanzia alla numero 1 di piazza Manno, centro storico».
IL CASO Piazza Manno, prima e unica scuola media della città fino ai primi anni '70, complessivamente scende al di sotto delle 600 iscrizioni e perciò dividerà la direzione con Cabras. Problemi di inizio anno? «Normalissimi, niente di particolare», sottolineano all'Ufficio scolastico provinciale alle prese con la definizione delle cattedre.
I PROBLEMI «Le difficoltà potrebbero arrivare dai ruoli amministrativi e dalla mancanza di insegnanti di sostegno», precisa Gigi Taras della Cgil scuola. Pino Ciulu, della Gilda, ne aggiunge qualche altro. «L'edilizia scolastica presenta ancora qualche seria lacuna. In città sono stati fatti lavori ma siamo lontani dall'ottimo. Tre istituti, Simaxis, Oristano piazza Manno e Ghilarza dividono la dirigenza con Santu Lussurgiu, Cabras e Abbasanta». Luciano Cariccia, Snals: «Rispetto ad altre realtà siamo messi meglio ma difettiamo sul sostegno dove ci troveremo con insegnanti non proprio qualificati perché non sono stati fatti i corsi adeguati alle necessità mentre parecchie attrezzature didattiche sono inutilizzate».
LE SUPERIORI Leggero calo per il liceo classico “De Castro” e lo Scientifico “Mariano IV”. Il liceo magistrale “Benedetto Croce” resta il più frequentato con 1.096 iscritti, sopra i mille anche il “De Castro” e l'industriale “Othoca”. Leggermente al di sotto l'istituto tecnico “Mossa” e il “Mariano IV”.
I NUMERI Alle elementari e medie in testa la numero IV di viale Diaz, all'infanzia via Bellini. L'Istat certifica che un oristanese su due (il 53 per cento) dai 25 ai 64 anni arriva al diploma, per scendere al 21,8 alla laurea. La percentuale di ragazzi che abbandonano gli studi prima di conseguire un titolo o un'abilitazione è del 23 per cento, cinque punti sopra la media regionale.
Il 47,8 per cento si limita a un passaggio veloce all'università mentre il 33,4 per cento dei giovani oristanesi non lavora e non studia, semplicemente aspetta.
Antonio Masala

 

16 - L’UNIONE SARDA di venerdì 31 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
La pioggia record scongiura per ora il pericolo di restrizioni idriche
BACINI, L'ISOLA FA IL PIENO: UN MILIARDO DI METRI CUBI

L'agosto più piovoso del secolo lascia in eredità danni in molti comuni e nelle campagne ma anche bacini pieni. Così quello che arriverà sarà un autunno senza restrizioni idriche. Paradossalmente gli invasi sono così colmi che quando arriveranno le prime piogge autunnali alcuni (Maccheronis, soprattutto) scaricheranno l'acqua a mare per evitare ciò che è successo ieri Myanmar dove si è rotta una diga (quella di Swar Chaung) ed ha allagato 80 paesi circostanti costringendo 60mila persone a lasciare le loro case.
UN MILIARDO DI METRI CUBI Dopo quattro anni di siccità, il 25 agosto i 34 invasi dell'Isola hanno superato la soglia del miliardo di metri cubi d'acqua e ieri erano pieni, mediamente, al 73% con percentuali elevate in tutte le zone idrografiche ad eccezione del Coghinas-Mannu-Temo dove Cuga e Surigheddu sono al 37% della capienza. Poco male perché, se dovesse essere necessario, grazie all'interconnessione si potrà trasferire risorsa dal Coghinas o dall'Alto Temo. Anche il sistema del Flumendosa non ha beneficiato come altri delle piogge abbondanti ma il calo delle richieste di acqua dalle campagne ha consentito un risparmio che tornerà utile in caso di crisi.
PROBLEMI D'ABBONDANZA Eccezioni a parte, rispetto al passato non c'è storia: più 13% rispetto a luglio, più 32% rispetto a gennaio, più 22% rispetto a agosto 2017, che in termini volumetrici equivale a 300 milioni di metri cubi in più.
Tutto bene? In parte sì. Il fatto è che a causa degli storici problemi di mancanza di collaudo degli invasi, oggi l'eccesso di risorsa può trasformarsi in problema. L'incubo si chiama cedimento strutturale. «C'è attenzione estrema alla gestione delle dighe anche in funzione di ciò che è accaduto a Genova», spiega Giovanni Sistu, presidente dell'Enas, l'ente acque della Sardegna. «Noi abbiamo piani di intervento straordinario di manutenzione e piani di gestione che ci impongono di mantenere i livelli massimi di invaso». Ciò accade - spiega «perché le dighe sarde svolgono sia una funzione di accumulo che di laminazione , cioè di contenimento delle piene verso valle».
Il “Piano di laminazione statica” è un progetto di protezione civile studiato dopo il ciclone Cleopatra dal Distretto idrografico assieme al Dipartimento di Ingegneria civile dell'Università di Cagliari e deliberato dalla Giunta regionale a fine 2016 per tutelare l'incolumità degli abitanti di Torpè e Posada dai pericoli potenziali della diga di Maccheronis. Ma ce n'è uno per ogni invaso. «Sono indicazioni sui volumi invasati che ci vengono date dall'Autorità di gestione e variano a seconda della piovosità e delle previsioni di consumo», spiega Sistu.
IL CASO MACCHERONIS L'inverno scorso il piano per la diga di Maccheronis suscitò l'ira dei sindaci e di 16mila aziende agricole della Sardegna centrale. Mentre gli agricoltori stavano morendo di siccità e non potevano programmare il futuro, l'acqua dell'invaso veniva gettata in mare perché il “Piano di laminazione” aveva stabilito che nella diga di Maccheronis a febbraio si dovevano invasare al massimo 12 milioni di metri cubi d'acqua quando ce ne sarebbero stati 22. Quello di Maccheronis è un invaso che si riempie molto rapidamente e basta poca pioggia per superare il livello di guardia. Per questo la diga di Posada è sempre osservata speciale e più si riempie, più è monitorata. Oggi il livello dell'invaso è tale che è in grado di immagazzinare ancora pochi milioni di metri cubi dalle piogge autunnali poi dovrà essere svuotato.
AGRICOLTORI ATTENTI Accadrà ciò che è successo lo scorso anno? «In questi giorni l'agenzia del distretto idrografico sta facendo un lavoro di riaccertamento dei consumi in agricoltura e studierà i nuovi piani di laminazione», chiarisce ancora Sistu. Le organizzazioni agricole sono pronte a collaborare per programmare l'utilizzo dell'acqua e pianificare colture e produzioni. Dovrebbe essere la norma ma nell'Isola, tra siccità e nubifragi, è un'eccezione.
Fabio Manca

 

17 - L’UNIONE SARDA di venerdì 31 agosto 2018 / Provincia Medio Camp (Pagina 28 - Edizione CA)
VILLACIDRO. Il crostaceo ritrovato lontano dai corsi d'acqua
Gambero “alieno” nell'agrumeto

Le acque limacciose che hanno inondato le scorse settimane i campi delle campagne di Villacidro si sono ritirate. E, dopo avere danneggiato colture e attrezzature, hanno lasciato come curiosa testimonianza del loro passaggio un inatteso testimone: un gambero d'acqua dolce. L'esemplare è stato portato alla Forestale e alcune foto verranno inviate a esperti dell'Università di Cagliari. Per ora, in attesa che venga riconosciuta l'esatta specie del gambero - rinvenuto in località Giana, nell'agro villacidrese, da Antonio Pero, in un agrumeto di proprietà, assieme ad Angelo Casti - si possono fare solo ipotesi sulla sua natura. Potrebbe trattarsi di una specie aliena, come il gambero rosso della Louisiana, anche se non sembra evidenziarne i tratti più tipici, come appunto il colore. L'altra ipotesi, più suggestiva, è che si possa trattare di un Austropotamobius pallipes, il classico “gambero di fiume”, diffuso in tutta Europa ma piuttosto raro in Sardegna. Rimane comunque tutta l'eccezionalità del ritrovamento del crostaceo, disorientato e vagante alla ricerca di un corso d'acqua in cui rituffarsi, se si considera che il gambero è stato rinvenuto in un punto assai distante sia dal rio Seddanus, dal cui letto dista circa 700 metri, sia dal canale di derivazione del Flumendosa, che scorre a circa 800 metri di distanza.
Marco Cazzaniga

 

18 - L’UNIONE SARDA di venerdì 31 agosto 2018 / Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
Miss Sardegna tra studi universitari e spettacolo
I sogni di Bianca, la più bella dell'Isola

L'emozione è ancora tanta, ma a mente fredda c'è sopratutto consapevolezza e maturità. Quel tocco in più di una bellezza semplice e senza grilli per la testa. Perché lo vuole dire subito, forte e chiaro: «Bella non fa rima con stupida». Bianca Fusco. La ventenne cagliaritana incoronata come reginetta sarda della bellezza, non esita a difendere tutte le ragazze che, come lei, si sono giocate la carta di Miss Italia. Un po' per gioco, un po' perché - inutile negarlo - affermarsi nel mondo dello spettacolo resta ancora il sogno di molte giovani donne. «Sono convinta che le ragazze che hanno partecipato e proseguiranno questo percorso su questa strada siano ragazze intelligenti quantto belle. La vita non si basa sull'estetica, ma è comunque un aspetto importante».
Con lei, mercoledì sera, fino all'ultimo c'era tutta la famiglia. Per incoraggiarla e sostenerla in questa esperienza intrapresa senza troppe aspettative. Con la testa sulle spalle, come ha imparato da mamma Flora, insegnante di scuola elementare, e papà Luigi, maggiore della Guardia di Finanza. E non poteva mancare il fratello minore Eugenio, quindici anni, giovane promessa del calcio isolano, già in squadra nelle giovanili del Cagliari. Tutte belle, ma per la giuria lei è la più bella.
Dica la verità, davvero non se l'aspettava?
«È la verità. Sono molto contenta di questa esperienza. Iniziata come un passatempo, devo comunque ammettere che ora è un sogno realizzato.
Come è iniziata questa avventura?
«Lavoro per la Venus Dea di Maurizio Ciaccio. Lui mi ha spinto a partecipare anche se io inizialmente non ero molto propensa. Non mi sentivo portata per i concorsi e non mi sentivo sicura di me stessa. Per l'agenzia lavoro come hostess allo stadio e a teatro, questo mi permette di avere una certa indipendenza economica senza rinunciare agli studi».
Ecco, gli studi. Saranno sacrificati in nome del successo?
«No, rappresentano la priorità. Studio scienze naturali e mi piacerebbe diventare una biologa marina».
Ha in mente già un “Piano B”, nel mondo dello spettacolo?
«Mi piacerebbe fare l'attrice e vorrei avere la possibilità di studiare recitazione, ma senza rinunciare all'Università».
Quale è stata la parte più difficile di questo percorso?
«Rapportarsi col pubblico, sfilare con i tacchi. In genere, per lavoro, li uso più bassi e comodi. E poi a volte mi sento goffa, per via delle mie insicurezze. Anche se sono consapevole delle mie potenzialità e mi rendo conto di non essere una brutta ragazza».
Tra le altre miss, chi era la sua preferita?
«Una ragazza di cui apprezzo non solo la bellezza, ma anche la personalità: Sara Fenza, miss Cagliari, credo meritasse anche lei di partire per Jesolo. Era felicissima, comunque, per me. E, abbracciandomi, mi ha augurato di vincere ancora».
La sua famiglia come ha vissuto questa esperienza?
«Ho dedicato la vittoria a mia madre, che mi ha incoraggiato tantissimo ad intraprendere questa esperienza che mi avrebbe fatto acquisire maggiore sicurezza in me stessa. Mio padre, un po' geloso, era titubante. Non credeva che potessi vincere, ma alla fine era felicissimo».
La vita sentimentale di una miss può essere complicata. Qual è il suo fidanzato ideale?
«Fisicamente, non ho dei canoni di riferimento particolari o ideali. Diciamo che per ovvie ragioni, legate alla mia statura, deve essere alto. Ma quello che desidero di più è avere al mio fianco una persona che accetta e rispetta le mie scelte di vita, anche se non le condivide. Vorrei un fidanzato che mi lasciasse intraprendere il mio futuro, senza vincolare la mia libertà».
Cinzia Isola

 

19 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Brilla il progetto degli architetti dell'ateneo
Una “Casa della salute” alla Biennale di Venezia

L'Università di Cagliari brilla alla Biennale di architettura di Venezia. Soprattutto grazie agli studi sull'area di Ottana.
IL PROGETTO Gli specialisti dell'ateneo hanno presentato i lavori - molto apprezzati - nell'ambito di Padiglione Italia. «Il progetto connette cinque aree delle zone interne - spiega Giorgio Peghin, coordinatore degli studiosi del Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura di Unica -, l'appennino emiliano, Camerino, Matera, Gibellina e Ottana, accomunate dalla problematica della perifericità e dello spopolamento, ma anche dall'essere luoghi dai quali è possibile ripensare uno sviluppo innovativo basato sul riscatto socio-economico e sulle identità locali».
LA CASA DELLA SALUTE Per la Sardegna è stato scelto uno dei luoghi simbolo: la Barbagia. «Un territorio, storicamente legato al mondo agropastorale che ha subito una radicale trasformazione con l'insediamento del petrochimico di Ottana - aggiunge Preghin -. Quello che rimane oggi è una grande area industriale inquinata, un territorio ricco di risorse ma totalmente privo di presidio. L'inserimento di una Casa della Salute è stato un tentativo di dare ai problemi dell'area una riposta in termini di "benessere" associato al valore economico e culturale del territorio».
IL TEAM CAGLIARITANO Il collettivo che ha sviluppato il progetto “La casa dei cittadini. Un luogo della salute per la Barbagia” è composto dal gruppo della facoltà di Ingegneria guidato dal professor Peghin, con il grafico Stefano Asili e i ricercatori Carlo Pisano e Valeria Saiu. Hanno collaborato lo studio di architettura Solinas Serra Architects di Simone Solinas, con i collaboratori Salvatore Mario Carboni, Simone Langiu, Daniela Mureddu e il gruppo Sardarch composto da Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco-Ortu, Nicolò Fenu e Simone Setzi.

 

20 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 agosto 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ
Alopecia, giornata di studi

Una giornata per conoscere e condividere la alopecia areata. Il 16 Settembre, alle 9, nella Clinica Dermatologica dell'Università diretta da Franco Rongioletti, è in programma la Prima giornata nazionale dedicata a chi soffre di Alopecia Areata. All'iniziativa parteciperanno Laura Atzori e i medici specializzandi.
L'Alopecia Areata è una malattia su base autoimmune che colpisce il 2-3% della popolazione mondiale. L'incontro, nato da un progetto informativo dell'associazione no profit Alopecia & friends , si pone come
obiettivo quello di soddisfare l'esigenza di diffondere maggiori informazioni su questa patologia che non ha ancora ricevuto lo status di “malattia” dal Ministero della Salute, status che permetterebbe, a chi ne è colpito, di godere di esenzioni per esami e cure, oltre che di facilitazioni nell'acquisto di protesi e parrucche.

 

21 - L’UNIONE SARDA di giovedì 30 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Vertice Pigliaru-Trenta: «L'accordo va avanti»
SCUOLA DI VOLO A DECIMO

La volontà del governo è quella «di portare avanti l'intesa sulle servitù militari firmata a dicembre scorso dalla Regione». Fonti della Difesa fanno sapere che la neo ministra «ha preso subito in mano il dossier, è favorevole al progressivo ridimensionamento e riconversione delle attività dei poligoni», e sta valutando dove «si può accelerare nella realizzazione dell'accordo». Ad esempio, «prima di tutto, sulla cessione definitiva della spiaggia di Porto Tramatzu».
L'INCONTRO Elisabetta Trenta, 51 anni, ministra della Difesa dell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, nei giorni scorsi in vacanza in Sardegna, ha voluto incontrare il presidente Pigliaru. «Era un'occasione buona per fare conoscenza», spiegano dal suo staff, «lei era nell'Isola e gli ha chiesto di vedersi, anche per cominciare a discutere della realizzazione dell'accordo sulle servitù».
Un appuntamento informale, un pranzo in un ristorante cagliaritano, e l'inizio - a quanto sembra - di un proficuo rapporto di collaborazione.
GLI INDENNIZZI Innanzitutto, la questione degli indennizzi ai Comuni. Nel patto firmato a dicembre si era stabilito che uno dei passi successivi sarebbe stato uno specifico accordo per «individuare criteri certi per la definizione dei programmi di indennizzo e delle procedure di erogazione su base annuale, al fine di limitare l'impatto sugli equilibri di bilancio dei Comuni». Un tema - sottolineano da Villa Devoto - «anticipato alla ministra Trenta», che ha «manifestato l'esigenza di approfondire già in un prossimo incontro che si terrà a breve».
IL PROGETTO Ancora, il ministero e la Regione, con la partecipazione dell'industria nazionale Leonardo, «hanno avviato una valutazione per la localizzazione nell'Isola della Scuola di volo internazionale per l'addestramento di piloti International Flight Training School (Ifts). Come sede - sottolinea una nota - il ministero della Difesa ha proposto alla Regione la base di Decimomannu, «struttura già operativa ed efficiente, avvalorando così una delle possibili soluzioni che l'Aeronautica militare aveva individuato».
IL TERRITORIO Il presidente Pigliaru, «di concerto con i sindaci dei Comuni interessati (Decimomannu, Villasor e San Sperate), ha espresso l'interesse da parte del territorio, rilevandone le potenzialità, a iniziare dal rilancio dell'aeroporto di Decimomannu, in forte crisi dopo la partenza delle Forze aeree tedesche». Il progetto prevede l'avvio di una scuola con un altissimo grado di innovazione tecnologica: l'intero sistema addestrativo «si svolgerà quasi totalmente con l'utilizzo di tecnologie di simulazione virtuali, senza impiego di alcun armamento reale». L'investimento iniziale per l'adeguamento delle infrastrutture aeroportuali «sarebbe di più di 40 milioni di euro, mentre l'indotto occupazionale generato, altamente qualificato, arriverebbe a superare gli oltre 200 addetti civili».
I CORSI L'Ifts, presentato lo scorso 17 luglio a Londra all' International Farnborough Air Show - fiera internazionale dell'industria aeronautica e spaziale che si svolge ogni due anni in Inghilterra - avrà 20 corsi per piloti dell'Aeronautica militare e 60 per piloti di forze aeree estere, e sarà aperta alle università, ai centri di ricerca e all'industria.
IL DASS «Per il territorio si tratterebbe del primo step di un piano di sviluppo su Decimomannu, in sinergia anche con le iniziative del Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), che prevede l'estensione della scuola di volo ai droni e la realizzazione di un centro di sorveglianza della regione mediterranea a duplice uso sistemico, ovvero per operazioni civili, come la sorveglianza del mare e del territorio, la protezione civile e la gestione delle emergenze, il monitoraggio ambientale e degli incendi, il controllo delle infrastrutture e delle aree di crisi». (cr. co.)

 

22 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 agosto 2018 / Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
Sabatini (Pd): la Sanità ha forti carenze di medici
«CORSI DI SPECIALIZZAZIONE, IN SARDEGNA SERVONO PIÙ POSTI»

«I posti attualmente disponibili per la frequenza di corsi di specializzazione post lauream è, in generale, inadeguato e insufficiente a soddisfare il fabbisogno reale», dice Franco Sabatini, presidente Pd della Commissione Bilancio in Consiglio regionale. «Scendendo nel particolare, l'accesso al corso di studi in Medicina e Chirurgia è a numero chiuso, e questa potrebbe anche essere una scelta legata a una programmazione attenta».
E fin qui - prosegue - tutto potrebbe essere comprensibile. «Sfugge pero la logica con cui viene imposto l'accesso chiuso alle scuole di specializzazione che sfornano un numero insufficiente di specialisti: mancano, infatti, diverse categorie mediche, ad esempio gli anestesisti». Dice ancora Sabatini: «La sanità sarda ha grosse difficoltà a reperire medici specializzati: si ha incertezza persino a bandire i concorsi poiché il timore è che non ci siano partecipanti».
«Con la finanziaria 2018, abbiamo stanziato importanti risorse per gli studenti universitari, per borse di studio e alloggi. Mi domando: a che pro, se poi, nella programmazione sanitaria nazionale, non si è conseguenti ampliando il numero dei posti messi a disposizione?». Sabatini spiega: «Sto presentando anche una mozione in Consiglio regionale per impegnare il presidente e l'assessore alla Sanità ad aprire un tavolo tecnico con lo Stato sulla carenza degli specialisti, in tempi utili a scongiurare il collasso totale di alcuni reparti».

 

23 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 agosto 2018 / Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
Domande all'Università di Sassari
ERASMUS+ ITALIA, ECCO IL NUOVO BANDO

È stato pubblicato il bando dell'Agenzia nazionale Erasmus+ Italia per gli studenti e lo staff con esigenze speciali relative a condizioni fisiche, mentali o sanitarie in mobilità per studio, traineeship e attività didattica e formazione. All'Università di Sassari, al momento, i finanziamenti sono riservati agli studenti in mobilità a fini di studio e di tirocinio.
Gli studenti interessati dovranno consegnare la modulistica compilata e la documentazione richiesta all'Ufficio relazioni internazionali durante gli orari di apertura (dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30, palazzo Zirulia in piazza Università). Le candidature possono essere presentate entro l'11 settembre 2018.
I fondi vengono erogati unicamente sotto forma di rimborsi per costi reali sostenuti dagli studenti con esigenze speciali nel corso della mobilità. Nel caso le richieste siano superiori alla disponibilità di fondi, l'assegnazione sarà fatta sulla base della percentuale di invalidità risultante dal certificato allegato alla candidatura.

 

24 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 agosto 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 36 - Edizione CA)
Sassari
ERASMUS PER STUDENTI CON DISABILITÀ: PUBBLICATO IL BANDO

È stato pubblicato il bando dell'Agenzia Nazionale Erasmus+Italia per gli studenti e lo staff con esigenze speciali relative a condizioni fisiche, mentali o sanitarie in mobilità per studio, traineeship e attività didattica e formazione.
All'Università di Sassari, al momento, i finanziamenti sono riservati agli studenti in mobilità a fini di studio e di tirocinio.
Gli studenti interessati dovranno consegnare la modulistica compilata e la documentazione richiesta all'Ufficio Relazioni Internazionali durante gli orari di apertura. Le candidature possono essere presentate entro l'11 settembre 2018. I fondi vengono erogati unicamente sotto forma di rimborsi per costi reali sostenuti dagli studenti con esigenze speciali nel corso della mobilità. Nel caso le richieste siano superiori alla disponibilità di fondi, l'assegnazione sarà fatta sulla base della percentuale di invalidità risultante dal certificato allegato alla candidatura. Informazioni sulle modalità di presentazione della candidatura e sulle procedure da seguire per la compilazione del modulo si trovano nella circolare pubblicata dall'Agenzia Nazionale Erasmus +(https://www.uniss.it/sites/default/files/news/circolare_disabili_2018_2019.pdf).

 

25 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 agosto 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 27 - Edizione CA)
FLUMINIMAGGIORE
Sportello di informazioni per studenti e imprenditori

È in funzione lo sportello Informaflumini. Fortemente voluto dal Comune, ospitato nel palazzo del Municipio, offre ai cittadini un servizio d'informazione gratuito in diversi settori: orientamento ai corsi universitari, modalità di partecipazione ai bandi per le borse di studio, tirocini formativi, corsi di riqualificazione professionale e modalità di avviamento di nuove imprese, con la partecipazione alle diverse forme di finanziamento agevolato per l'autoimprenditorialità.
«È un'idea che abbiamo voluto rendere concreta», spiega l'assessore ai Servizi sociali del Comune di Fluminimaggiore, Elisabetta Zanda, «proprio con l'obiettivo di fornire informazioni ai cittadini sulle diverse opportunità in campo universitario, ma anche professionale. Il servizio è utile anche per indirizzare verso i canali in cui si possono svolgere le prestazioni professonali». L'Informaflumini è aperto il martedì, dalle 10 alle 12,30. (fe. ma.)

 

26 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 agosto 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 26 - Edizione CA)
CARLOFORTE
Appuntamento con la Storia

È dedicata a Eleonora d'Arborea, la terza edizione di “Incontri straordinari con donne e uomini della Sardegna”, organizzata dall'associazione culturale “I Botti du Schoggiu” a Carloforte. Letture, musica e un'installazione per celebrare la regina d'Arborea.
Si inizia con il suo ritratto fatto da Francesco Cesare Casula, docente di Storia della Sardegna all'Università di Cagliari, nel suo libro “Eleonora regina del regno d'Arborea”, pubblicato nel 2004. L'attrice Susanna Mannelli ne leggerà alcuni brani con il commento musicale di Gavino Murgia.
L'attenzione sarà rivolta all'installazione di Marta Fontana con la sua opera “Di padre in figlia”, ispirata alla Carta De Logu: è una raccolta di leggi in lingua sarda. Appuntamento per venerdì alle 21 in via Bruno Danero 122, a Carloforte. (m. e. t.)

 

27 - L’UNIONE SARDA di martedì 28 agosto 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Le nuove tariffe per gli studenti entreranno in vigore a ottobre
Disponibili on line le domande per le mense Ersu

È stata attivata sul sito www.ersucagliarionline.it la procedura per la compilazione on line della domanda di accesso al servizio mensa per gli studenti universitari. All'avvio del nuovo anno accademico saranno comunicati i tempi e le modalità della documentazione richiesta per la convalida della domanda.
Gli studenti che non sono in possesso della tessera mensa in corso di validità per l'anno accademico 2017/18, e che avranno effettuato la compilazione on line della domanda entro il 12 settembre, dal 17 settembre, potranno ottenere il rilascio della tessera recandosi allo Sportello rilascio tessere in via Premuda 10, aperto da lunedì a venerdì, dalle 10,30 alle 14,20 e martedì e giovedì dalle 15,30 alle 16,30. Gli studenti dovranno esibire codice fiscale, documento di identità e ricevuta di versamento dei diritti per il primo rilascio della tessera mensa (2 euro) e di eventuali duplicati (5 euro).
Il pagamento dei diritti per il primo rilascio della tessera mensa e di eventuali duplicati potrà avvenire nella postazione cassa della sede centrale di Corso Vittorio Emanuele 68, al secondo piano, con i seguenti orari: mattino dalle 9 alle 13 (dal lunedì al venerdì); pomeriggio dalle 15 alle 17 (martedì e giovedì).
Gli interessati potranno anche recarsi nella cassa della mensa di via Premuda 10, dal lunedì al sabato, con i seguenti orari: mattino dalle 12 alle 14,30, sera: dalle 19 alle 21.
Il rilascio del badge magnetico consentirà ai nuovi utenti l'acquisto dei pasti singoli al costo di 5 euro.
Le nuove tariffe mensa, approvate dal Consiglio di amministrazione dell'Ente con delibera 32 del 12 luglio 2018, entreranno in vigore a dal primo ottobre 2018.

 

28 - L’UNIONE SARDA di lunedì 27 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
Sul sito internet dell'ateneo le informazioni e i contatti
UNIVERSITÀ, LE ISCRIZIONI AI CORSI SCADRANNO OGGI

Ultima chiamata per iscriversi all'Università. Quest'anno sono disponibili 37 corsi di laurea triennale, 38 magistrali e 6 a ciclo unico, con un'ampia offerta formativa che prevede dei percorsi in e-learning. La scadenza è fissata per oggi (salvo alcune eccezioni).
OFFERTA FORMATIVA Per scegliere il percorso più adatto alle proprie inclinazioni è disponibile (anche nella versione digitale sul sito dell'ateneo) la guida per lo studente con tutte le informazioni dettagliate sui piani di studi e gli sbocchi lavorativi. Mentre per conoscere i requisiti necessari all'iscrizione si può consultare il Manifesto degli studi.
IMMATRICOLAZIONE Sul sito internet anche le indicazioni per la procedura d'immatricolazione così come le informazioni sulle modalità pratiche di iscrizione, il numero di posti disponibili per ciascun corso (qualora a numero programmato), i numeri di telefono, le email e gli uffici cui rivolgersi, sono disponibili nella sezione “Iscrizioni” del sito web.
ORIENTAMENTO Il settore orientamento in ingresso supporta i futuri studenti nella scelta del corso di studi attraverso un servizio di front-office erogato secondo modalità multicanale: ricevimento studenti, sportello telefonico, posta elettronica, social network.
RICEVIMENTO Per avere informazioni dettagliate si può fare riferimento allo sportello dedicato agli studenti aperto lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 12.30 (Bastione del Balice – via Università 40). Per chi fosse fuori sede il martedì e il giovedì dalle 10.30 alle 13 si può chiamare il numero 0706752066 o inviare una mail all'indirizzo orientamento@amm.unica.it.
BORSE DI STUDIO Per partecipare al bando dell'Ersu per le borse di studio c'è invece tempo fino al 28 settembre.

 

29 - L’UNIONE SARDA di lunedì 27 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Gianni Loy, docente all'Università di Cagliari: c'è un ritorno all'organizzazione
«I nuovi lavoratori senza garanzie come gli operai dell'Ottocento»

«La quarta rivoluzione industriale che la nostra società sta vivendo, quella delle intelligenze artificiali e della robotica, ricorda per molti versi la prima. È vero, la crisi del sindacato è innegabile, è iniziata tempo fa, ma oggi, con i nuovi lavori che danno sempre meno garanzie e dignità, con contratti fumosi o addirittura senza alcun contratto, le persone si sentono sfruttate e cercano aiuto o nelle sigle tradizionali o in altre forme di aggregazione», dice Gianni Loy, professore di Diritto del lavoro all'Università di Cagliari.
Dunque, il declino.
«Sì, per diverse ragioni. Innanzitutto per i cambiamenti del Paese e della nostra regione. Poi per i ripetuti attacchi da parte delle forze politiche, che cercano di ridimensionare il ruolo dei sindacati, dicendo che frenano il libero sviluppo dell'economia e ostacolano i margini di manovra dell'impresa. I diritti fondamentali della persona, soprattutto quelli legati allo status di lavoratore, sono stati retrocessi. In più, le moderne società sono individualiste, egoiste, c'è un crollo dei valori culturali della solidarietà. Il tutto alimentato dai social e dalle fake news . Molta gente si è convinta che ce la fa meglio da sola».
Inoltre, alcune imprese moderne hanno cercato di cambiare radicalmente il sistema delle relazioni con i dipendenti.
«Le multinazionali costruite sull'informatica - che hanno la sede legale dove si pagano meno tasse - trattano i lavoratori in maniera anomala, anzi, spesso nemmeno come lavoratori, ma come “imprenditori” di se stessi. Penso, ad esempio, a Uber, il servizio di taxi privati diffuso in molti Paesi europei. E hanno una vera e propria avversione per le forme associative: i lavoratori, non soltanto quelli precari, sono sempre più esposti al rischio, o al ricatto, di perdere qualche beneficio, o perfino il posto, per l'affiliazione ad un sindacato o perché aderiscono a uno sciopero».
Dice che ci sono molte similitudini con quello che succedeva nell'Ottocento?
«Sì, gli elementi in comune purtroppo sono parecchi. Oggi come allora il lavoratore può essere facilmente espulso dal processo produttivo ogni volta che la sua prestazione non risulti conveniente per il datore di lavoro. Ancora, c'è la subordinazione personale, sotto forma di evanescenti tipologie contrattuali firmate in nome di un'equivoca autonomia».
Però abbiamo visto i primi scioperi a Ryanair e ad Amazon.
«Sì, quelle masse di lavoratori che sembravano destinati a chinare la testa per sempre e a costituire la nuova plebe del XXI secolo, danno segni di ribellione, incominciano ad organizzarsi. Non importa se sotto l'egida dei sindacati storici o di altre organizzazioni, riscoprono la tradizionale arma dello sciopero che, piaccia o non piaccia, continua a costituire in molti casi, uno dei pochi strumenti di lotta efficaci. Proprio come nel passato. La decisione di Ryanair di accettare il confronto con i sindacati, o meglio la capacità di piloti e assistenti di volo - che un tempo erano categorie privilegiate e adesso non lo sono più - di riuscire a imporglielo, ha un grande valore simbolico».
Anche il sindacato ha avuto grosse responsabilità, si è fatto male da solo.
«Certo, ma non perché si è opposto alla modernizzazione o alla flessibilità del lavoro, cosa che non ha fatto, a mio parere. Il sindacato si è burocratizzato, quello del sindacalista è diventato un mestiere a sé, che poi ha portato inevitabilmente alla carriera politica. Andate a vedere quanti ex segretari generali sono diventati consiglieri regionali o parlamentari. E tutto ciò Cgil, Cisl e Uil lo hanno pagato, in parte con l'emorragia di tesserati, e poi con la nascita e il successo dei Cobas. Ma pur con tutti i suoi difetti, guai se mancasse il sindacato. Difendiamo la sua sopravvivenza in ogni modo».  Cr. Co.

 

30 - L’UNIONE SARDA di lunedì 27 agosto 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Il docente di Politica economica Vittorio Pelligra boccia la proposta di Salvini
«Isola no tax per i pensionati? Così si creano paesi mortorio»

«Non siamo il Portogallo: con la sostituzione demografica avremmo paesi mortorio». Vittorio Pelligra, docente di Politica economica all'Università di Cagliari, boccia senza appello la proposta della Lega di contrastare lo spopolamento attirando pensionati italiani e stranieri in Sardegna, Sicilia e Calabria. Secondo Pelligra non è questa la strada da seguire perché per contrastare lo spopolamento non bisogna importare gli anziani, ma trattenere i giovani.
Non crede che con le agevolazioni fiscali possano arrivare nuovi abitanti, seguendo il modello portoghese?
«Ogni provvedimento che usa la leva fiscale per ridurre i costi dei cittadini e migliorare la qualità di vita è valido, ma...»
Ma?
«Bisogna vedere se conviene l'utilizzo di quei soldi - che sono costi perché si rinuncia a entrate fiscali - e qual è il rendimento di quell'investimento. Per me è bassissimo, va nella direzione sbagliata».
Non condivide le scelta di puntare sui pensionati?
«Se li attiri, e le cose vanno bene, nella migliore delle ipotesi costruisci paesi ghetto. Vanno via i giovani e vengono rimpiazzati da anziani, con una domanda di servizi particolare che potrà portare geriatri e fisioterapisti. Avremmo paesi mortorio con persone che aspettano di morire».
Un pensionato svedese o tedesco non potrà trasferirsi a Cagliari o Alghero, ma in paesi sotto i 4000 abitanti con particolari caratteristiche.
«La proposta della Lega prevede, tra l'altro, che i Comuni predispongano un piano sanitario e se non sono in grado di farlo vengano commissariati. La vedo dura».
Non è per tutti neanche la possibilità di trasferirsi. I pensionati con la minima non vanno in Portogallo.
«Esatto, quanti sarebbero realmente in grado di trasferirsi qui? Al di là delle esenzioni fiscali, devono avere una base solida. I paesi sardi diventerebbero ghetti di anziani benestanti».
La famigerata sostituzione etnica...
«Scherzi a parte, possiamo parlare di sostituzione demografica. Un provvedimento estremamente valido solo dal punto di vista elettorale».
Lo scopo è quello?
«Con l'innalzamento dell'età media dell'elettore, la maggior parte dei votanti è anziana. Se punti su di loro prendi voti».
Un giudizio secco?
«È un provvedimento elettoralistico per far parlare i giornali. Se vogliamo essere avalutativi dico che non è il modo migliore di spendere soldi, il ritorno è molto basso. La proposta della Lega ha costi certi ed entrate incerte, i bilanci non si fanno così. Hai una riduzione delle entrate sicura mentre il resto è solo una speranza, la Ragioneria dello Stato bloccherebbe tutto».
Come si può arginare lo spopolamento?
«Dovremmo andare nella direzione opposta. I dati dimostrano che, al di là della narrazione popolare, chi è in difficoltà sono le famiglie giovani con figli, sono a rischio povertà. Se devi convincere qualcuno a rimanere nel Paese devi attuare politiche di welfare serie con la costruzione di asili, iniziative per le famiglie e puntare sulla qualità dei servizi educativi e scolastici».
Ma non si fanno più figli.
«Abbiamo un terribile trend demografico: l'Italia è seconda al mondo come peggiore tasso di natalità e la provincia Carbonia-Iglesias è l'ultima in Italia. Se si vuole investire sul futuro, si prendano quei soldi per attirare gli anziani e si investa in quel campo».
Investire nell'istruzione garantisce i risultati?
«Rende. Bisogna ridurre le diseguaglianze negli esiti scolastici, l'Italia è divisa in due: al nord ci sono scuole che sfornano studenti con perfomance da Norvegia e scuole che, nello stesso contesto nazionale, sfornano invece studenti con livelli da Algeria e altri Paesi del sud».
Come si può intervenire, secondo lei?
«Se vuoi usare bene quei soldi, fai esenzioni fiscali a studenti stranieri bravi per farli venire a fare dottorati di ricerca, senza far fuggire i nostri laureati migliori».
La concorrenza non manca.
«Quando l'Inghilterra ha cominciato a chiudersi con la Brexit, la Germania ha preso la palla al balzo: con borse di studio e finanziamenti alla ricerca ha la rete di ricercatori più giovani e brillanti a livello europeo».
Da docente e ricercatore, crede che la Sardegna possa seguire questo esempio?
«Per presentare il nuovo corso di laurea in Cybersecurity dell'Università di Cagliari c'è una brochure che spiega i dettagli del corso, ma c'è una pagina fondamentale: mostra quanto è bella Cagliari. Non sono dettagli per la scelta. Poi uno viene qua, si innamora dell'isola, trova famiglia e la sua professionalità resta qui. Anche così si combatte lo spopolamento».
Marcello Zasso

 

31 - L’UNIONE SARDA di lunedì 27 agosto 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
Nell'Isola dei disoccupati scuola e università non formano abbastanza professionisti
CERCASI TECNICI DISPERATAMENTE

La metà delle imprese non trova i profili di cui ha bisogno È un paradosso: il mercato del lavoro in Sardegna è in crisi ma ha un disperato bisogno di tecnici programmatori, progettisti di software, elettrotecnici, ingegneri meccanici. Ha bisogno, cioè, di professionisti in grado di svolgere i nuovi lavori imposti dalla rivoluzione dell'industria 4.0. Il problema è che nell'epoca in cui arrivano ogni giorno allarmi sulla mancanza di lavoro queste figure sono, invece, ricercatissime dalle imprese ma non si trovano.
LA FOTOGRAFIA L'ultima ricerca di Unioncamere disegna un vero e proprio digital mismatch (disallineamento digitale) che colpisce l'Isola. «Non è solo un problema della Sardegna», avverte Massimo Temussi, presidente dell'Aspal, l'Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro. «Tutta l'Unione europea fa i conti con questa grana, ed è per questa ragione ha varato un programma da 17 miliardi di euro per risolvere il mismatch », aggiunge.
IMPRESE IN DIFFICOLTÀ Bastano pochi dati per inquadrare il fenomeno in Sardegna: quasi 6 imprese su 10, dice il rapporto di Unioncamere, non riescono a trovare tecnici programmatori; una su due invece deve fare i salti mortali per trovare ingegneri meccanici ed elettrici. Le cose non vanno meglio per quelle aziende che si mettono alla ricerca di operai specializzati e, incredibilmente, neppure per quelle che hanno bisogno di professionisti legati al turismo, nella fattispecie estetisti e addetti alla ristorazione.
FIGURE PROFESSIONALI «Leggendo con cautela i dati sul mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro anche in Sardegna, il rapporto di Unioncamere conferma ciò che diciamo da anni ovvero che le figure più ricercate sono quelle più professionalizzate, sia che si parli di manifattura sia che si tratti delle professioni legate alla cura della persona o alla ristorazione o all'agroalimentare», spiega Stefano Mameli, segretario regionale di Confartigianato. «La realtà suggerisce inoltre come sia necessario ripartire da una formazione specializzata per offrire risposte alle imprese e preparare i giovani a entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze sempre più specifiche», aggiunge.
LE COLPE DELLA FORMAZIONE Gli esperti puntano il dito contro il sistema della formazione che «dalla scuola ai percorsi di alta formazione non garantisce sempre le figure di cui le imprese hanno bisogno», spiega Nando Faedda, presidente regionale di Unioncamere. Il concetto lo ribadisce il direttore dell'Aspal Massimo Temussi: «Il sistema della formazione non ragiona sulle professionalità che servono alle imprese. Per affrontare il problema del mismatch , come Aspal abbiamo lanciato il progetto “Job account”, ovvero professionisti che girano per le aziende del territorio per conoscere quali figure le aziende ricercano e informare gli imprenditori sulle possibilità legate ai bandi». Se le aziende non trovano “in casa” i professionisti di cui hanno bisogno è inevitabile che siano «costrette a cercare altrove», fuori dalla Sardegna quindi,
LA PROPOSTA Tra le professioni digitali, «sappiamo che 9 persone su 10 quando escono dalla facoltà di Informatica dell'università di Cagliari, per esempio, trovano subito lavoro. Se raddoppiassimo i posti disponibili troverebbero tutti un impiego in azienda. Perché, allora, non incrementiamo i posti?», domanda Alberto Scanu, presidente regionale di Confindustria. Stesso discorso si può fare per le scuole alberghiere. Il turismo, rivelano tutti gli indicatori economici, è il settore che ha mantenuto a galla la Sardegna. Nonostante questo, però, «non formiamo, se non parzialmente, le persone che possono lavorare nelle strutture ricettive e più si sale nelle gerarchie e meno sardi troviamo. Quando si parlerà di alta formazione in questo settore?», chiede il leader degli industriali sardi. «Tranne pochi casi, non ci prepariamo a dotare i nostri giovani delle competenze e professionalità che consentono di lavorare in questo settore strategico per la nostra Isola. È necessario un dibattito ampio in modo che le scelte strategiche, che oggi ci sono solo in parte, siano un obiettivo di tutti».
Mauro Madeddu

 

32 - L’UNIONE SARDA di lunedì 27 agosto 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Nughedu Santa Vittoria: la seconda edizione dello “Spop campus Omodeo” di Sardarch
Se lo spopolamento è una risorsa

Buon cibo, turismo e welfare generativo, per creare lavoro nei paesi delle aree interne e convivere con lo spopolamento: i novenari sul lago Omodeo diventano incubatori di proposte per migliorare la qualità della vita nei piccoli centri sardi. Da Nughedu Santa Vittoria, la seconda edizione di “Spop campus Omodeo” in programma dal 3 all'8 settembre, raggiunge anche il novenario medievale di Santa Maria de Turrana, a Sorradile, e guarda verso Ghilarza e l'altra sponda del lago.
Sono 23 le chiese campestri medievali con annessi “muristenes e cumbesisas”, piccoli locali costruiti dal tardo medioevo nei territori che oggi si affacciano intorno al lago Omodeo. In questi luoghi ricchi di storia Sardarch ha scelto di creare «spazi di apprendimento collettivo e di costruzione di forme di democrazia nuove, in cui la partecipazione della cittadinanza è il cuore di un processo che coinvolge studenti, esperti, ricercatori e professionisti per costruire insieme degli scenari di sviluppo locale». Le proposte per «convivere» con lo spopolamento, trasformandolo in opportunità di sviluppo, non possono che essere territoriali e coinvolgere le unioni dei comuni, in questo caso quelle del Barigadu e del Guilcer che già sono organizzate intorno a un unico Gal (gruppo di azione locale) e ad una programmazione territoriale unitaria.
Dal 3 settembre è prevista una settimana di incontri, gruppi di lavoro e momenti pubblici coordinati da Sardarch in collaborazione con il Desis Lab di Elisava che centreranno le attività intorno a tre tematiche principali: il buon cibo e l'agricoltura, il turismo e la cittadinanza, le forme di welfare di comunità e di accoglienza rispetto ai migranti. Il campus è rivolto a universitari e giovani professionisti e sarà organizzato attraverso gruppi di lavoro la cui finalità sarà la creazione di uno scenario di sviluppo per il territorio in grado di riattivare il tessuto economico e sociale dei paesi in spopolamento.

 

33 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
ISCRIZIONI ALL'UNIVERSITÀ
Scadono domani le iscrizioni all'Università. Attivi 37 corsi di laurea triennali, 38 magistrali e 6 a ciclo unico.

 

34 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 agosto 2018 / Cronaca di Nuoro (Pagina 45 - Edizione CA)
FESTA DEL REDENTORE. Alberto Bonisoli in città, oggi seguirà la sfilata dei costumi
Nuoro conquista il ministro «Qui c'è l'intera Sardegna»

«Sono contento di essere qua. Nuoro soprattutto domani (oggi ndr) sarà la Sardegna, il posto dove ci sarà la rappresentazione visiva, più chiara e trasparente, anche più significativa, di quella che è la ricchezza della cultura italiana in Sardegna». Il ministro della Cultura e del turismo, Alberto Bonisoli, parla così al suo arrivo, ieri pomeriggio, accolto nel palazzo civico dal sindaco Andrea Soddu in fascia tricolore. Una promozione della città già prima di immergersi nello sfoggio di identità forti e arcaiche delle maschere tradizionali di ieri sera, di posare gli occhi sul tripudio di colori della sfilata dei costumi di stamattina, di andare a scoprire la varietà culturale che lo porta alla casa natale del premio Nobel Grazia Deledda, al museo del costume dell'Isre, al Man, all'Archivio di Stato, alla casa Buscarini inondata di musica.
CAPITALE DELLA CULTURA «Sono contento che Nuoro sia arrivata tra le città finaliste, peccato che siano state altre le decisioni. Ma sono dell'opinione che alla seconda viene meglio», sottolinea a proposito della corsa allo scettro di capitale italiana della Cultura 2020, assegnato poi a Parma. Parole che fanno emergere un'attenzione particolare verso il cuore antico della Sardegna. Perché venire a Nuoro? «Sono appena arrivato al ministero, vado a visitare alcune delle località importanti all'interno della cultura italiana. Nuoro è una di queste». E poi: «Penso che la cultura possa rappresentare un punto di svolta dal punto di vista economico, occupazionale, sociale e di crescita del territorio. Quello che si sta facendo a Nuoro penso valga veramente la pena di essere osservato e aiutato».
L'INCONTRO Il ministro esterna l'idea di incoraggiare una forma di coodinamento tra varie realtà in modo da allargare il circuito turistico oltre le mete classiche consentendo di scoprire località ancora poco note. Ascolta la storia della città presentata dal sindaco, ammira le opere di alcuni artisti esposte in Municipio, Mario Delitala in testa. E segue con interesse i progetti che Soddu, accompagnato dal prefetto Carolina Bellantoni, dal vice sindaco Sebastian Cocco, dall'assessore al Turismo Valeria Romagna, dal presidente del Consiglio Fabrizio Beccu e dal consigliere Francesco Fadda, gli illustra a quattr'occhi consegnandogli anche copia del dossier della candidatura a capitale italiana della Cultura.
MUSEO SCIENTIFICO C'è l'idea di un museo scientifico sull'acqua, progetto innovativo da innestare su una realtà esistente, sebbene chiusa, come il Tribu-Ciusa. E da affiancare a quel patrimonio d'arte già consolidato, nella struttura di piazza Santa Maria della Neve. Si tratta di una proposta di respiro regionale, di un'Isola che vive da sempre un rapporto sacrale con l'acqua. Idea senz'altro nuova, non emersa nel dossier, pur ricco, che ha accompagnato la candidatura a capitale italiana della Cultura.
UNIVERSITÀ PER STRANIERI Nel pacchetto di proposte snocciolate dal sindaco nel colloquio con Alberto Bonisoli c'è anche l'ambizione di allargare i confini dell'università nuorese e, richiamando la centralità dell'Isola nel Mediterraneo, di adottare il modello di Perugia e di Siena. Obiettivo realizzare qui un'università per stranieri. La terza scommessa è la no tax area per le imprese culturali, estesa naturalmente a tutta la Sardegna. Nuoro, città che può contare su un Distretto culturale, vorrebbe allargare così l'orizzonte oltre il richiamo irrinunciabile delle tradizioni di cui oggi è palcoscenico speciale con la grande parata dei costumi.
IN TRIBUNA Il ministro, dopo l'intenso pomeriggio, ha concluso la giornata nella tribuna allestita davanti alla chiesa delle Grazie per vedere da vicino le misteriose maschere tradizionali della Sardegna. Anteprima della kermesse dei costumi attesi oggi, alle 10, da tutta l'Isola assieme alla solenne presenza dei cavalieri.
Marilena Orunesu

 

35 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 agosto 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Il monito di Aldo Berlinguer: strumenti utili, le altre regioni sono più avanti
«Zona franca e zone speciali, un treno da prendere al volo» 

La Campania ha istituito una Zona economica speciale in un'ampia area ampia tra Napoli, Salerno, Avellino e Benevento. La Calabria ne ha una intorno a Gioia Tauro, la Puglia si sta muovendo per attivarne due. Ora pure la Sicilia ha deciso di approfittare delle opportunità riservate dal decreto Resto al Sud del 2017 alle regioni del Mezzogiorno, specie alle imprese: tra cui i benefici fiscali del credito d'imposta, fino a 50 milioni di euro.
E la Sardegna che fa? La Giunta ha annunciato per settembre il piano Zes. Intanto il governo ha di recente accolto un ordine del giorno, presentato alla Camera dal deputato di FdI Salvatore Deidda, sull'attivazione nell'Isola della zona franca: che è diversa dalle Zes, ma non per forza alternativa. È invece tutt'altra cosa la proposta Salvini di azzerare le tasse per i pensionati che si trasferiscono nell'Isola, di cui si parla in questi giorni. Aldo Berlinguer, docente dell'Università di Cagliari specializzato in Diritto europeo, privato e commerciale, è tra i ricercatori che si sono applicati di più su zona franca doganale e Zes. In particolare con due saggi, uno del 2014 sulla Sardegna, e il più recente “Porti, retroporti e zone economiche speciali”. «Da sola - dice - la Zes di certo non invertirebbe un trend economico: ma associata alla zona franca doganale sarebbe più appetibile».
Sta dicendo che zona franca doganale e Zes sono obiettivi a portata di mano?
«Sicuramente. Per le Zes, altri stanno cercando di coglierlo entro l'anno, la Puglia anche prima. Sta alla Regione Sardegna decidere tempi e modi, mi auguro che non vada a finire come per la zona franca doganale: sono passati vent'anni dal decreto legislativo 75 del 1998 che, in attuazione dell'articolo 12 dello Statuto sardo, istituisce sei punti franchi. La Regione avrebbe dovuto solo proporre una perimetrazione al governo al quale spetta il compito di attuarla. Ma nulla è stato fatto».
Cambierà qualcosa con l'ordine del giorno accolto dal governo Conte?
«Ogni occasione è buona per portare all'attenzione un tema eluso per tanti anni. La Sardegna ha ciò che molte regioni vorrebbero, la possibilità concreta di attuare la zona franca, ma non ne ha approfittato. È uno di quei rari casi in cui lo strumento non va costruito, c'è già».
Quali vantaggi darebbe?
«Quello della zona franca è un regime disciplinato dal codice doganale dell'Ue: sulle merci introdotte nel perimetro non si pagano accise e Iva se le lavorazioni vengono completate in area di franchigia doganale. In sostanza di tratta di quelle aree che si candidano a fare lavorazioni di merci che poi vengono reimmesse nei traffici internazionali».
E quali darebbero le Zes?
«Oltre al credito d'imposta, la semplificazione amministrativa, l'ottimizzazione delle infrastrutture. Sono aree che dialogano con i porti e si occupano di quelle lavorazioni che aprono a una concorrenza globale, con opportunità che transitano via mare. L'80% delle merci che si muove a livello mondiale lo fa via mare, e se si vuole approfittare della globalizzazione dei mercati e del flusso delle merci, la partita vincente è quella marittima, l'economia blu. Le Zes sono aree retroportuali che si occupano di tutta la parte industriale a corredo dei porti. Rispetto alle zone franche doganali, le aree possono essere coincidenti. Il caso vuole che la procedura per istituirle sia la stessa: una delibera regionale con il piano strategico da sottoporre al governo, che istituisce la zona con decreto del presidente del Consiglio. La Sardegna potrebbe fare le due cose contestualmente».
Perché in vent'anni non si è fatta la zona franca?
«Per la verità nel 2001 si è fatta una prima ipotesi di perimetrazione sull'area attorno al porto di Cagliari, poi non si è mai realizzata forse perché troppo ambiziosa, o troppo ampia».
Avverte una certa inerzia da parte di chi governa?
«Credo che si preferisca fare proclami in campagna elettorale anziché pensare a investimenti strutturali e alla progettazione di un futuro economico e industriale per l'Isola».
Dove hanno sbagliato i movimenti legati alla zona franca?
«Non hanno sbagliato, non tocca a loro emanare provvedimenti, semmai hanno avuto il pregio di essere un pungolo costante sul tema. E ricordo che quei movimenti hanno voluto che sul tavolo della Regione ci fosse la fiscalità differenziata».
Che cosa pensa della battaglia sull'insularità?
«Chi difende la condizione di insularità talvolta ha il merito di supplire all'inerzia delle istituzioni. L'Italia aveva la parola insularità inclusa nell'articolo 119 della Costituzione, ma dal 2001 l'ha depennata. Questo Paese ha circa ottocento isole, non mi pare che ne sia del tutto consapevole».
Roberto Murgia

 

36 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 agosto 2018 / Fondi Investimento (Pagina 20 - Edizione CA)
IN BREVE
SCUOLA DI ARCHITETTURA E DESIGN

Prende oggi il via, nel centro Porto Conte Ricerche di Alghero, la Scuola estiva Ils Innovation Learning Spaces “A city for everyone” che si svolgerà a Porto Conte Ricerche dal 26 agosto al 1° settembre, organizzata dal Dipartimento di Architettura, design e urbanistica dell'Università di Sassari. In contemporanea, nel complesso di Santa Chiara ad Alghero, prenderanno il via due mostre internazionali di architettura (Red Location e We play, you play), che rientrano nel circuito di eventi che culmineranno il 28 settembre nella Notte europea dei ricercatori, e verranno inaugurate domani dalle lectio di Giancarlo Mazzanti e Jo Noero.

 

37 - L’UNIONE SARDA di domenica 26 agosto 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
Bainzu Piliu e la sua visione del futuro per l'Isola
«Chiamami separatista
Io non mi offenderò»

Segue con attenzione e fiducia il laboratorio politico nato per creare un fronte unico dell'indipendentismo. E lo fa col piglio del saggio e con l'entusiasmo misurato dovuti a età ed esperienza. Bainzu Piliu, 84 anni, di Bulzi, docente di Chimica all'Università di Sassari, non ha mai smesso di pensare, nemmeno per un solo attimo, alla sua idea di una Sardegna libera e indipendente. Nel 1982 ha conosciuto il carcere perché accusato di essere la mente di una cospirazione eversiva ed è stato condannato a tre anni e 10 mesi. Lui, che si professa non violento e pacifista, nel suo libro autobiografico “Cella n° 21”, pubblicato nel 2015 dalla Susil Edizioni di Carbonia, scrive: «Quella sentenza non ha fatto di me un uomo migliore né un uomo peggiore». Una volta andato in pensione si è rimesso a studiare conseguendo la laurea in Psicologia e l'abilitazione a esercitare, a titolo gratuito, la professione («Cerco di aiutare chiunque mi chieda una mano»).
Lei è stato il primo a sdoganare il sardo all'Università, un'azione rivoluzionaria per i tempi: cosa è rimasto di quel gesto?
«Esami bilingui sardo/italiano e tesi di laurea bilingui rimasero un fatto clamoroso ma isolato. Trascorsero almeno altri vent'anni prima che un docente universitario (a Cagliari) prendesse una iniziativa simile. Ciò che mi ha sempre colpito è l'indifferenza o la mancanza di coraggio di tanti colleghi che, a differenza di me, conoscevano il sardo abbastanza bene e avevano posizioni in carriera consolidate. Se queste azioni rivoluzionarie si fossero moltiplicate avrebbero fatto scuola e i nostri istudiados finalmente avrebbero dimostrato di voler essere utili al proprio popolo».
Lei ha pagato un conto salato per le sue idee. Altrove, gesti ben più gravi contro lo Stato italiano sono rimasti impuniti: perché queste valutazioni diverse?
«Quando Umberto Bossi insultava la bandiera italiana e diceva e faceva altre cose pesantissime aveva alle sue spalle almeno sei milioni di voti che gli avrebbero consentito di far cadere qualsiasi governo: questo spiega quasi tutto, di allora e di oggi. Io ero assai più debole, però, anche nel mio caso, le cose sarebbero andate diversamente se il Psd'Az e i sardi avessero avuto un atteggiamento combattivo. Invece, a parte qualche lodevolissima eccezione, tutti, o quasi, si appiattirono pavidi sulle posizioni della magistratura».
Indipendenza per lei cosa significa?
«In campo internazionale indipendenza significa poter disporre formalmente di un certo numero di gradi di libertà, uguali per tutti, a prescindere dalla grandezza dello Stato e dalla sua forza. Malta e la Serenissima Repubblica di San Marino sono indipendenti quanto gli Usa, la Federazione Russa, la Cina, l'Italia. Mentre il Texas, la Louisiana, il Vermont sono sì degli Stati ma non sono indipendenti perché non sono liberi di poter svolgere una politica estera autonoma rispetto a quella del Governo federale».
Quanto è attuale la sua idea di riproporre il FIS (Frùntene pro s'Indhipendhentzia de sa Sardinnia) in una Sardegna in cui le anime autonomiste, indipendentiste e sovraniste continuano a guardarsi in cagnesco?
«Diverse organizzazioni operano seriamente ma, al momento, un progetto comune lo vedo improbabile. Anche se devo ammettere un certo impegno nel tentativo di superare le divisioni».
Quindi?
«Se io avessi avuto piena fiducia in una, almeno, delle varie anime, non avrei pensato a far rinascere il FIS. Per questo nell'aprile scorso ho deciso di riprendere in mano la situazione. Non nascondo che al pensiero delle difficoltà che dovrò affrontare mi tremano le vene e i polsi, ma non ho ripensamenti. L'età mi aiuta, ho molti anni davanti a me».
Di recente, ha anche detto che la parola indipendenza ha perso la forza che aveva negli anni '70 e '80 del secolo scorso. Può spiegarsi?
«Mi pare che non vi sia una sola spiegazione: di norma chi ha il potere economico, politico e finanziario fa il possibile per condizionare le masse e ottundere il loro spirito critico, ma i cittadini spesso sono complici per pigrizia o noncuranza, leggono i titoli dei giornali e si fermano lì, ascoltano la televisone distrattamente. D'altra parte è pur vero che partecipare richiede tempo e impegno, è più facile adottare un commento preconfezionato e poi cambiare canale. Chi ama pensare, ascolta e valuta, si informa, e non sarà mai “a una dimensione”».
Come potrebbe la Sardegna rendersi indipendente dallo Stato italiano, quali costi dovrebbe sopportare e come ci si potrebbe arrivare?
«Qui iniziano le dolenti note: immagino un processo lento e graduale sul quale potranno influire diversi fattori, quali la situazione politica, economica e sociale interna allo Stato italiano, il grado di maturazione politica dei sardi, la situazione internazionale. Potranno esserci delle accelerazioni e dei rallentamenti».
L'Isola è pronta?
«Noi sardi dobbiamo tenere a mente che non c'è rivoluzione senza azioni rivoluzionarie, è un concetto elementare: se rivoluzione significa cambiamento radicale, noi dovremmo promuovere cambiamenti di questo tipo, piccoli e grandi. E studiare incessantemente tecniche di lotta innovative e imprevedibili. Non possiamo aspettarci un decreto-legge del governo italiano per ribellarci. Quanto detto vale sempre, qualsiasi forma di lotta si decida di adottare. I costi saranno, comunque, molto alti: non vedo alternative, a meno che non accadano fatti nuovi, impossibili da prevedere oggi».
C'è chi ritiene che i sardi abbiano una scarsa capacità critica: è d'accordo?
«Noi sardi siamo stati quasi isolati dal mondo per secoli, non è che avessimo grandi capacità critiche, sapevamo e sappiamo quasi nulla della nostra storia, ci hanno convinto con tecniche di persuasione diverse che tutto ciò che era sardo aveva scarso valore, non solo: dovevamo vergognarci di essere sardi; molti si sono lasciati condizionare o sedurre. Quando nel 1952 arrivai a Genova per studiare ingegneria non mi capitò mai di sentire qualcuno che parlasse bene dei sardi e della Sardegna, nemmeno i sardi residenti in Liguria da molto tempo. Così abbiamo accettato la “modernità” in modo acritico e abbiamo imparato a disprezzarci, a sottovalutarci, a credere che tutto ciò che ci veniva proposto o imposto avesse un valore intrinseco in quanto veniva dal “continente”, abbiamo buttato via la lingua e molto altro. Sono ottimista, ciò che resta di buono ci servirà per ripartire, occorrerà uno scatto d'orgoglio e molta determinazione».
L'abbraccio tra Lega e Partito sardo d'Azione è solo un patto elettorale o una strategia politica precisa?
«A quanto pare l'accordo prevede non solo un patto elettorale ma anche l'impegno dei due partiti a far diventare federale lo Stato italiano, in questa ipotesi la Sardegna diverrebbe essa stessa uno Stato, con dei gradi di libertà più ampi di quelli attuali, pur non essendo indipendente. La mia visione è diversa: io voglio fermamente il distacco dall'Italia e la costituzione di uno Stato sardo del tutto libero e forte, e rispettato in quanto sappia farsi rispettare. Se lei vuole mi chiami pure separatista, non mi offenderò».

 

38 - L’UNIONE SARDA di sabato 25 agosto 2018 / Libri (Pagina 46 - Edizione CA)
I GIORNALISTI
PILLOLE ARCHITETTURA. Pisani a Cagliari
L'antica chiesa su Buoncammino 

Cagliaritano, classe 1976, dottore di ricerca in Storia e Beni culturali, Claudio Nonne ricostruisce in un saggio snello e ben documentato gli oltre sette secoli di storia della chiesa medievale dei Santi Lorenzo e Pancrazio, «ubicata in luogo tanto suggestivo - il colle di Buoncammino, uno dei punti più alti di Cagliari - quanto poco frequentato».
L'autore esamina nel dettaglio il prospetto esterno e interno del monumento, gli arredi e le decorazioni, soffermandosi sulle tecniche costruttive tipiche dell'età giudicale. Interessante lo studio riguardante l'intitolazione della chiesa, che oltre ai due martiri cristiani chiama in causa anche la Vergine del Buoncammino.
Osserva Nonne: «Le fonti attestano la presenza della chiesa cinquanta anni dopo la fondazione del Castel di Castro per iniziativa pisana nel 1215. Tuttavia, le strutture d'impianto potrebbero risalire ai decenni a cavallo tra l'XI e il XII secolo, sotto la giurisdizione del Giudice di Cagliari». Impreziosiscono il volume un ampio corredo fotografico a colori, nel quale sono compresi altri edifici sacri della Sardegna, e una robusta bibliografia.
La prefazione è di Rossana Martorelli, docente di Archeologia cristiana e medievale all'università di Cagliari, l'introduzione del canonico Mario Ledda, dal 2013 rettore della chiesa dei Santi Lorenzo e Pancrazio.
(fabio marcello)

 

39 - L’UNIONE SARDA di venerdì 24 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Iscrizioni Università
Scadono lunedì le iscrizioni all'Università. Attivi 37 corsi di laurea triennali, 38 magistrali e 6 a ciclo unico

 

40 - L’UNIONE SARDA di venerdì 24 agosto 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
ERSU. Crescono i fondi a disposizione per gli universitari
BORSE E ALLOGGI: SETTE MILIONI IN PIÙ

Buone notizie per gli universitari cagliaritani. Dopo i tagli e le proteste degli anni scorsi, quest'anno saranno infatti disponibili più fondi per borse di studio e posti alloggio le cui domande sono scadute il 22 agosto.
In particolare l'Ersu potrà spendere complessivamente 21 milioni e mezzo di euro contro i 14 milioni e 400mila dello scorso anno: oltre 7 milioni in più. Sono cresciuti sia i finanziamenti statali - passati da 4 milioni e 906.266 a 7 milioni e 252.990 -, sia quelli della Regione, saliti da 1 milione e 950.000 a 8 milioni e 450.000 euro. Inoltre il cda dell'Ersu ha deliberato recentemente un ulteriore stanziamento pari a un milione. Rispetto all'anno precedente la Regione ha inoltre disposto l'incremento degli importi massimi delle borse di studio portando quelle per i fuori sede a 5.174,67 euro; per i pendolari a 2.852,71 euro e per gli altri a 1.950,44 euro. Innalzate anche le soglie Isee (da 20.000 a 23.253 euro) e Ispe (da 50.000 a 50.550 euro). Altra novità è stata la digitalizzazione della procedura di presentazione della domanda, che può avvenire completamente on-line (ma anche agli sportelli Ersu dove sono attive 8 postazioni internet per caricare i dati).
Sono state presentate on-line 7.497 domande, contro le 6.636 dell'anno precedente. E c'è tempo sino alle 13 del 4 settembre per trasmettere documenti integrativi.

 

41 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 agosto 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
LA SENTENZA. Il Tar respinge un ricorso e conferma la decisione presa dall'Università
Dopo una condanna penale niente dottorato di ricerca

È legittimo escludere uno studente da un dottorato di ricerca universitario e la conseguente restituzione della borsa di studio se, a seguito di una condanna penale, il ricercatore ha subito l'interdizione dai pubblici uffici.
Il principio è stato confermato dai giudici del Tar della Sardegna: in una recente sentenza, hanno dato ragione al rettore di un ateneo sardo che, nell'agosto dello scorso anno, aveva escluso con un decreto il ricercatore da un dottorato in Scienze giuridiche. Il giovane giurista aveva già frequentato il corso triennale che si era concluso nel febbraio dello scorso anno ma, nell'agosto 2017, una lettera della direzione dell'Università gli aveva comunicato l'avvio del procedimento di esclusione in base a una nota della Questura di Cagliari. Assieme al decreto di esclusione, il rettore intimava al giovane di restituire la borsa di studio percepita per la frequenza. Motivo del provvedimento? Il ricercatore, in passato, avrebbe subito una condanna penale definitiva con l'interdizione dai pubblici uffici.
Contro questa decisione, il giovane ha presentato ricorso al Tar attraverso l'avvocata cagliaritana Anna Maria Marrosu ma il collegio della prima sezione del Tribunale amministrativo presieduto da Caro Lucrezio Monticelli (a latere Antonio Plaisant e Giorgio Manca) hanno dato ragione all'Università. Tra i vari motivi del ricorso c'era che il bando del dottorato di ricerca in Scienze Giuridiche non prevedeva, tra i requisiti di partecipazione, quello che i candidati godessero dei diritti civili e politici. «La perdita del grado o titolo accademico», scrivono i giudici nella sentenza, «ovvero l'incapacità giuridica ad assumere i titoli, costituiscono un effetto automatico della condanna penale che comporti l'interdizione dai pubblici uffici, per cui è del tutto irrilevante l'omessa previsione del bando di concorso». Inutile anche il fatto che il ricercatore avesse ormai ultimato il dottorato. Per questa ragione - salvo diversa pronuncia di un eventuale ricorso al Consiglio di Stato - non conserverà il titolo e dovrà restituire la borsa di studio.
Francesco Pinna

 

42 - L’UNIONE SARDA di giovedì 23 agosto 2018 / Provincia di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Accesso all'Università
Lo Sportello Informagiovani organizza per domani alle 17 nel centro sociale un seminario di orientamento sull'accesso all'università e ai test di ingresso.

 

43 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 22 agosto 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
I DATI MINISTERIALI. Il docente: c'è un'emergenza. La studentessa: inascoltata la nostra voce
SCUOLA SARDA, SOLO RECORD NEGATIVI
L'Isola ha la più alta percentuale d'Italia di bocciati e rimandati

«C'è un'emergenza, e non da oggi», dice Pino Tilocca, dirigente scolastico a Oristano. «La scuola ha un problema: non dà abbastanza stimoli ai ragazzi in difficoltà», sostiene Michela Lippi di Eureka. «Apriamo una riflessione seria, a tutti i livelli, prendiamo i numeri negativi come stimolo per fare meglio», avverte Piero Comandini, presidente della commissione istruzione e cultura del Consiglio regionale. Il fatto è che sui banchi dei licei e degli istituti tecnici e professionali la Sardegna ancora una volta batte tutti i record negativi e nel complesso peggiora rispetto all'anno precedente.
I DATI Nelle scuole superiori dell'Isola, nell'anno scolastico 2017/2018, la percentuale dei promossi è del 60,2% (la seconda regione messa peggio, la Lombardia, arriva al 66,5%; le regioni del Sud, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise, superano abbondantemente la media nazionale, che è del 70,5%. Per quanto riguarda i rimandati, la percentuale è del 28,6% (media 22,4%). Terzo primato da bollino nero: i bocciati, l'11,2%, nell'anno scolastico precedente erano appena lo 0,4% in più; la media del Paese è al 7,1%; l'Umbria, al lato opposto della classifica, registra una percentuale di non ammessi del 3,8. Sono i numeri diffusi dal Miur, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che in una nota sottolinea: «Il calo è pressoché omogeneo in tutti i percorsi di studio, anche se resta confermato il maggior picco di ripetenze negli Istituti professionali (11,9% dei non ammessi a livello nazionale) e tecnici (9,5%). Il primo anno di corso è quello con le maggiori criticità, con la percentuale più alta di non ammessi alla classe successiva (l'11,2%)». Ancora: «Gli scrutini di fine anno nella secondaria di II grado fanno emergere anche un incremento delle sospensioni di giudizio: alunne e alunni che devono recuperare almeno un'insufficienza sono il 22,4%, contro il 21,7% del 2016/2017. Sardegna e Lombardia hanno le percentuali più alte».
IL PROFESSORE «Influisce anche il tasso di dispersione scolastica, che in Sardegna è sì diminuito, ma è sempre molto elevato, al 18,1%», sottolinea Tilocca. «Le politiche della Regione sono buone, ma evidentemente non stanno aggredendo efficacemente i problemi. Abbiamo un'organizzazione scolastica non adeguata ai nostri bisogni, fatta su numeri che vanno bene per altre regioni, e fino a quando non ci sarà una legge quadro regionale - promessa dalla classe politica da tantissimo tempo - dovremo sottostare alle regole nazionali, che impongono chiusure e accorpamenti nei paesi più piccoli. Inoltre, quasi un terzo delle scuole sarde non ha un dirigente, ci sono casi in cui i colleghi devono coprire il ruolo in istituti che distano anche 150 chilometri l'uno dall'altro, le situazioni peggiori sono in provincia di Nuoro, in Ogliastra, in Baronia». Prosegue Tilocca: «Se la Lombardia ha numeri simili ai nostri credo che dipenda dal fatto che lì è facile trovare lavoro, i ragazzi possono scegliere». Su Iscol@, «servirebbe fare il punto, per inserire dei correttivi necessari».
LA STUDENTESSA Spiega Michela Lippi, portavoce dell'associazione Eureka di Cagliari: «Noi studenti non veniamo presi troppo sul serio, le politiche sulla scuola in genere si fanno senza tenere conto della nostra voce, soprattutto in tema di dispersione, noi cerchiamo di avere un dialogo più proficuo con le istituzioni». Detto questo: «C'è un clima diffuso che attribuisce sempre meno importanza a studio e cultura, e si tende a favorire quelli già bravi e fortunati, che appartengono a famiglie di persone laureate, anziché i ragazzi con difficoltà e inseriti in contesti disagiati».
IL POLITICO Piero Comandini, consigliere regionale Pd, sostiene che «i dati statistici sono da prendere con le pinze, non bisogna raccontare che in Sardegna ci sono i ragazzi più ignoranti d'Italia o gli insegnanti meno preparati. Anzi, il ministero non dovrebbe divulgare questi numeri, proprio per evitare inutili classifiche o creare “casi”. La Regione ha messo in campo un programma imponente come Iscol@, ci vuole tempo prima di vedere risultati concreti. Poi, certo, analizziamo i dati, territorio per territorio, e cerchiamo di migliorare l'azione di governo».
Cristina Cossu

 

44 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 22 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
TEST UNIVERSITARI
Si avvicinano i test di ammissione all'università. Lo Sportello InformaOrienta ha organizzato due seminari in cui si spiegheranno i meccanismi dei quiz di logica e cultura generale: l'appuntamento è fissato per oggi alle 17.30 in via Mameli 164.

 

45 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 22 agosto 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 28 - Edizione CA)
IGLESIAS
Intesa Parco geominerario e università del Cile

Programmi di studio congiunti, interscambi in campo culturale e scientifico, collaborazione nel campo della ricerca: il Parco Geominerario, con il Presidente Tarcisio Agus, ha firmato un accordo con l'Università de Los Lagos, in Cile, sottoscritto dal Rettore Oscar Garrido Alvarez. Le basi della collaborazione tra il Parco Geominerario e l'Università cilena sono state poste nel corso del congresso che si è svolto lo scorso aprile al Teatro Electra ad Iglesias su “Miniere dismesse e riqualificazione ambientale”. Studiosi italiani e cileni si sono confrontati su riqualificazione ambientale e storia delle miniere: in Cile le miniere sono ancora operative, in particolare quelle a cielo aperto di rame e oro.
Il dibattito di qualche mese fa è sfociato ora in un accordo che vuole promuovere gli scambi di esperienze, con la condivisioni di programmi di studio e di ricerca nell'ambito minerario, un capitolo in cui Sardegna e Cile hanno diversi punti in comune. ( a.pa. )

 

46 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 22 agosto 2018 / Cronaca di Oristano (Pagina 29 - Edizione CA)
SCUOLA
Va a una diplomata del Classico la borsa di studio istituita da Graziano Pinna

È una neo diplomata al liceo classico la vincitrice del premio “Antonello Pinna Merit Award 2018”: Sara Capello , diplomata con il massimo dei voti e tanto di lode al De Castro, due giorni fa ha ricevuto il prestigioso riconoscimento e la borsa di studio. Il premio era stato istituito tre anni fa dallo scienziato oristanese e professore alla University of Illinois Chicago Graziano Pinna in memoria del fratello: un'iniziativa per premiare e invogliare gli studenti più meritevoli a proseguire il corso di studi (si tratta di due borse di studio di 3mila e mille euro per meriti scolastici riservate agli studenti del liceo scientifico “Mariano IV d'Arborea” di Oristano e Ghilarza e del liceo classico di Oristano). Due giorni fa, nella sede del Consorzio Uno al Chiostro de Carmine, si è svolta la cerimonia di premiazione: primo premio per Sara Capello che si è diplomata con 100 e lode, mentre il secondo classificato è Graziano Sanna , diplomato con 100 allo Scientifico di Ghilarza; Sara Zoccheddu , diplomata con 100 e lode allo scientifico di Oristano, ha ricevuto menzione speciale. Oltre ai premiati, in finale sono arrivati ben undici studenti: Matteo Cossu, Beatrice Sanna, Claudia Frau, Elisabetta Mereu, Carla Craba, Mirko Melis, Lorenzo Deriu e Gabriele Vargiu .
La commissione esaminatrice era composta da cinque professori universitari italiani residenti all'estero. «La borsa di studio vuole essere anche un omaggio per la mia città» spiega Graziano Pinna che due anni fa ha ricevuto il premio “Stella d'Argento - Oristanesi nel Mondo 2016”, promosso dal Comune. ( v.p. )

 

47 - L’UNIONE SARDA di martedì 21 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
IN EVIDENZA
Domani seminario sui test d'ammissione

In vista dei test di ammissione all'Università lo “Sportello InformaOrienta” ha organizzato due seminari in cui si spiegheranno i meccanismi dei quiz di logica e cultura generale: appuntamento domani alle 17,30 in via Mameli 164.

 

48 - L’UNIONE SARDA di martedì 21 agosto 2018 / TV e Radio (Pagina 47 - Edizione CA)
VIDEOLINA
40° Parallelo: merci e rotte dei nuragici

Continua con 40° Parallelo il viaggio di approfondimento nella civiltà nuragica. Quali merci e quali rotte? I nuragici commerciavano, ma con chi? E cosa importavano? Se se ne parla stasera a Videolina alle 21 con Giovanni Ugas, già docente di Preistoria e Protostoria Università Cagliari. Quali erano i mezzi di trasporto e i materiali usati è invece il tema affrontato da Anna Depalma, docente di Preistoria e Protostoria dell'Università di Sassari.

 

49 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Parla Mauro Sassu, docente di tecnica delle costruzioni a Cagliari e a Pisa
«Manutenzioni fondamentali ma si investe troppo poco»

«Quella di Genova è stata una grande tragedia umana e, mi consenta di dirlo, anche tecnica». L'osservazione è di Mauro Sassu, 59 anni, originario di Olbia anche se nato e vissuto in Toscana, docente di Tecnica delle Costruzioni nelle Università di Cagliari e di Pisa. Cioè, un conoscitore della materia che capisce molto bene cosa significhi progettare opere infrastrutturali e quali responsabilità questo richieda.
Certo, il disastro ha però avuto una vasta eco e ora, ovunque, bar compresi, non si parla d'altro.
«Mi rendo conto che il clamore è stato enorme. L'altro ieri mi ha chiamato un amico dal Sudafrica per chiedermi cosa fosse successo. Con le dovute proporzioni, per l'Italia il crollo del ponte Morandi è assimilabile alle Torri Gemelle. L'effetto è stato devastante, le foto del disastro erano sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo».
Quali le ragioni?
«Non vorrei parlare dei motivi che hanno determinato l'episodio nel capoluogo ligure perché non ho gli strumenti per poterlo fare, e le ipotesi, in questi momenti, lasciano il tempo che trovano. Piuttosto preferirei soffermarmi sulla situazione generale».
Prego.
«Ci sono molteplici spiegazioni che vanno dai budget limitati per le manutenzioni alla scelta finale dei cosiddetti decisori politici. Questi ultimi hanno priorità e urgenze dettate da agende che spesso non tengono in considerazione le vere esigenze. Eppure, prevenire e intervenire per sanare situazioni di criticità comporterebbe una spesa tutto sommato contenuta».
E allora perché non si fanno?
«Probabilmente perché mettere in sicurezza le infrastrutture, in termini di consenso politico, non paga nell'immediato. È un'attività meno visibile. Rende di più la nuova opera, il taglio del nastro».
Dunque, controllare i ponti non porta voti.
«Forse è proprio così. Eppure noi non insegniamo solo a costruirli ma anche a come portare avanti un sano programma di monitoraggio perché rimangano efficienti e sicuri nel tempo. Utilizziamo delle tecniche a pieno campo attraverso i raggi infrarossi, le onde elettromagnetiche e gli ultrasuoni. Ripeto, i costi sono abbordabili. È come se noi andassimo dal radiologo e scoprissimo di avere delle malattie. È a questo punto che occorre procedere con le ulteriori verifiche e le indagini necessarie in modo da poter decidere quale intervento adottare per risolvere il problema».
Qual è lo stato delle infrastrutture in Sardegna?
«Premetto che ne ho una conoscenza limitata lavorando qui da appena due anni. Credo, per quanto mi è stato possibile vedere, che nell'Isola le grandi opere stradali, i viadotti e i ponti siano abbastanza recenti e non presentino particolari problemi al contrario del resto del Paese dove le infrastrutture più importanti risalgono al periodo del boom economico, quindi a oltre mezzo secolo fa».
Non c'è il tanto per preoccuparsi.
«Non voglio dire questo, ci mancherebbe. Mi spiego, intendo dire che non c'è nessun allarme, ma sarebbe il momento giusto per programmare un monitoraggio. Si potrebbe cominciare dai ponti più importanti e proseguire con gli altri».
Esiste una mappa del rischio?
«No, ecco perché è indispensabile sensibilizzare sul tema della prevenzione. Non siamo all'anno zero e sono convinto che le manutenzioni non stravolgerebbero i bilanci regionali. I veri problemi nascono dopo le tragedie. Non saprei quantificare quanti soldi serviranno per sistemare il disastro di Genova e quanti mesi di lavoro occorreranno. Al netto di questi due aspetti ce n'è un altro sottovalutato».
Quale?
«Il danno sociale, rilevantissimo. Quel senso di sfiducia negli investimenti che si determina dopo le tragedie è molto difficile da eliminare. Ho fatto il volontario in Abruzzo e ho visto il timore negli occhi delle persone che avevano perso il loro negozio, la loro attività e la loro casa. È un conto piuttosto salato che si paga e di cui nessuno parla».
Vito Fiori

 

50 - L’UNIONE SARDA di sabato 18 agosto 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 37 - Edizione CA)
Nuxis
Nell'ex miniera via ai seminari dedicati al sottosuolo del Basso Sulcis

Sin dagli anni Sessanta l'area del Basso Sulcis è sotto la lente d'ingrandimento dell'Università di Cagliari. Un'attenzione mai venuta meno e che anzi, grazie al progetto per la valorizzazione dell'ex miniera di Sa Marchesa e del territorio di Nuxis, ora è nuovamente alta. La dimostrazione, davanti a un folto pubblico, si è avuta di recente in occasione del seminario che Roberto Cicilloni, docente di Preistoria e Protostoria dell'Ateneo cagliaritano, ha tenuto nell'ex sito minerario.
Organizzato dallo Speleoclub Nuxis e alla presenza del sindaco Pier Andrea Deias, l'incontro ha acceso nuovamente i riflettori su un argomento - “La preistoria in Sardegna e nel Sulcis Iglesiente” - ancora ricco di spunti di riflessione. «È solo il primo di una serie di incontri», assicura Roberto Curreli, presidente dello Speleoclub, attivo da anni sul fronte della riscoperta e della valorizzazione del grande patrimonio sotterraneo, minerario e archeologico di Nuxis e dintorni.
Altri appuntamenti sono in programma per settembre. Il 7 sarà a Nuxis Enrico Gollo, geologo ed esperto in guide escursionistiche, per parlare di “Esempi di valorizzazione e divulgazione del geoturismo”. Il 15 sarà la volta del seminario “L'importanza scientifica e turistico-economica del patrimonio carsico e speleologico”, organizzato con la Federazione speleologica sarda. «Un momento in cui», conclude Curreli, «si potrà parlare della legge regionale sul patrimonio speleologico e delle aree carsiche, accendendo i riflettori su altri tesori presenti nel nostro territorio».
Maurizio Locci

 

51 - L’UNIONE SARDA di venerdì 17 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA)
«Controlli scarsi, così cedono  le strutture»
«Il problema è che in Italia le manutenzioni non si fanno. Si trovano i soldi per fare le opere nuove che danno visibilità alla politica con i tagli del nastro, mentre di soldi per mettere in sicurezza le infrastrutture non se ne mettono». In definitiva, dice Fausto Mistretta, docente di tecnica delle costruzioni nella facoltà di Ingegneria e architettura dell'Università di Cagliari, «manca la cultura della sicurezza».
In Sardegna tutto il patrimonio edilizio e delle infrastrutture, dalle strade ai ponti alle scuole, richiede «importanti manutenzioni». Investimenti che dovrebbero fondarsi sempre sul primo intervento di un ingegnere che stabilisce quali indagini fare sul manufatto. «Indagini spesso assegnate con gare al massimo ribasso», avvisa il professore. È successo di recente nell'affidamento dello studio sui solai di alcune scuole, l'hanno spuntata certi tecnici che hanno proposto ribassi del 70%. «Occorre ripensare a tutta la materia degli appalti: la sicurezza delle persone non si può misurare in termini economici». Mancano i controlli sulle infrastrutture. «Ogni progetto deve avere un piano di manutenzione che stabilisce scadenze precise: un documento che nessuno mai controlla perché non c'è un responsabile che deve farle controllare». In Sardegna c'è qualche ponte che deve farci paura? «Non ci sono grossissimi volumi di traffico, ma questo non vuol dire che non dobbiamo fare i controlli. Bisogna che qualcuno si prenda la responsabilità di dire cosa si deve fare e dare al politico dati certi per disporre gli investimenti. Ma nessuno si prende la responsabilità». ( p.s.)

 

52 - L’UNIONE SARDA di martedì 14 agosto 2018 / TV e Radio (Pagina 55 - Edizione CA)
VIDEOLINA
La vita dei nuragici a 40° Parallelo

40° Parallelo ripropone l'approfondimento sulla vita sociale ed economica del popolo dei nuraghi con Giovanni Ugas, già docente di Preistoria e Protostoria Università Cagliari, Mauro Perra archeologo, curatore Museo Archeologico di Villaovaforru. Cosa mangiavano e cosa bevevano i nuragici? Focus di Mariano Ucchesu, docente di Archeobotanica Università Cagliari, sui cereali e i legumi coltivati, come lenticchie, fave e piselli. In chiusura, il linguista Giulio Paulis ci parla dei toponimi paleo sardi.

 

53 - L’UNIONE SARDA di martedì 14 agosto 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 41 - Edizione CA)
SASSARI. La festa entra nel vivo. Riconoscimento speciale all'ex rettore Mastino
Candelieri, consegnati i premi della nostalgia

In attesa della Festha Manna, prevista per oggi, consegnati ieri i premi della nostalgia che ogni anno il Comune riserva a sassaresi emigrati da tempo e che tornano nella loro città d'origine per assistere alla discesa dei Candelieri. Il Candeliere d'oro è andato a Silvana Carta Sedda, residente nel Michigan dal 1966, quello d'argento a Pierluigi Desole dal 1951 in Piemonte e dal 1959 residente a Pecetto Torinese.
L'edizione di quest'anno del premio istituito dal Comune e dall'Ept nel 1963 si è caratterizzata anche come premio dell'accoglienza e dell'integrazione. E questo grazie alla presenza dei rappresentanti delle città di Nola, Palmi e Viterbo, che con Sassari fanno parte del patrimonio immateriale dell'Unesco, del sindaco di Gubbio, che ha iniziato il percorso per ottenere lo stesso riconoscimento. «Insieme per far crescere la Rete delle macchine a spalla ma soprattutto - ha detto la coordinatrice, Patrizia Nardi - per favorire un'opera di integrazione e solidarietà. Non possiamo restare insensibili davanti al dramma che si svolge quotidianamente nel nostro Mediterraneo». A Nola la Rete ha approvato un manifesto, “Per un mare di vita”, che «esorta i Paesi a ritrovare la civiltà e il senso di umanità oggi dimenticati».
IL NUOVO CANDELIERE Integrazione e dialogo sono gli elementi che caratterizzano il progetto all'origine del nuovo candeliere realizzato e portato a spalla dai detenuti della casa circondariale di Baldinca. Il cero, che ha come patrono San Sebastiano, è stato costruito grazie al progetto “Tradizioni senza barriere” dell'Intergremio Città di Sassari in collaborazione con il Comune e la direzione del carcere. Era presente anche una folta rappresentanza del Comune di Bratislava, città gemellata con Sassari. Oltre all'assessore al turismo della regione Tomas Zajac e il Comandante della Polizia municipale che ha chiuso il suo saluto con un sassaresissimo “ a zent'anni ”.
La giuria ha poi assegnato il Candeliere d'oro speciale al professor Attilio Mastino, 69 anni, di Bosa, rettore dell'Università di Sassari dal 2009 dal 2014, direttore del Dipartimento di Storia e protagonista di numerosi studi in Africa sul Mediterraneo in età antica. Infine il candeliere di bronzo, destinato a una persona che pur non essendo nata a Sassari vive in città da almeno 50 anni. Il premio è stato consegnato a Baingio Stefano Sanna di Nulvi, residente a Sassari dal 1936.
Gibi Puggioni

 

54 - L’UNIONE SARDA di lunedì 13 agosto 2018 / Provincia Medio Camp (Pagina 16 - Edizione CA)
GUSPINI
Cerimonia in Municipio per gli studenti più bravi

Un premio alle eccellenze in campo scolastico: scadenza al 31 ottobre per il nuovo bando di “Onore al merito”, l'iniziativa bandita dal Comune che come ogni anno, attraverso una cerimonia di premiazione e la pubblicazione permanente dei nominativi sul sito del Comune, premia gli studenti che abbiano ottenuto risultati di pregio in campo scolastico.
Sono ammessi a partecipare tutti i giovani residenti a Guspini che nell'anno scolastico o accademico 2016/2017 abbiano conseguito il diploma di Istituto superiore di 2° grado o la laurea (inclusa la triennale), riportando il massimo dei voti (100/100 o 100/100 e lode per gli studenti diplomati e 110/110 o 110/110 e lode per i neo laureati). Saranno accolte anche le istanze di coloro che, pur avendo i medesimi i requisiti, non abbiano presentato istanza per l'anno accademico 2015/2016.
Francesca Virdis

 

55 - L’UNIONE SARDA di domenica 12 agosto 2018 / Fondi Investimento (Pagina 21 - Edizione CA)
NOTIZIE IN BREVE
SICCITA', LA SARDEGNA AIUTA L'UGANDA

La Regione da anni progetta e attua interventi di cooperazione internazionale con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo economico, sociale di stati extra comunitari. Uno di questi, avviato nel 2017, riguarda l'Uganda che riceve supporto sui temi della gestione idrica e della lotta alla siccità e, più in generale, sui settori agricolo e ambientale. Il coordinamento è dell'assessorato regionale agli Affari generali che ha chiamato a collaborare anche le due università sarde.

 

56 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Non si trova traccia del titolo honoris causa inserito dal deputato nel suo curriculum
ANDREA MURA, IL GIALLO DELLA LAUREA

Nella scheda del deputato dimissionario Andrea Mura c'è un titolo di cui non si trova traccia: la laurea honoris causa in Scienze motorie. L'esponente del Movimento 5 Stelle la cita accanto al titolo vero, il diploma di istituto tecnico industriale. Ma dottore, seppure per meriti sportivi, Mura non risulta esserlo mai diventato.
È vero che la giunta del corso di laurea in Scienze motorie e sportive dell'università di Cagliari due anni fa predispose una proposta al consiglio, ma l'idea dei docenti Andrea Loviselli, Antonio Crisafulli e Filippo Tocco non venne mai formalizzata, come conferma l'ateneo cagliaritano. Insomma, il lungo percorso per ottenere il titolo, che passa anche per il senato accademico e il ministero dell'Istruzione, non è mai stato avviato. Di quel corso di laurea, semmai, Mura è stato apprezzato testimonial. Niente di più.
«UN MAESTRO» «Andrea Mura è considerabile un maestro per la grande passione e dedizione verso lo sport e della vela in particolare ma anche e soprattutto sotto l'aspetto umano e lavorativo. Infatti impersona, come si evince dal suo curriculum, lo spirito o che il corso di laurea in scienze motorie e sportive si propone di trasmettere nel suo cursus studiorum », si leggeva nelle motivazioni della proposta per la laurea.
E ancora: «L'attribuzione di una laurea honoris causa a Mura vuole essere anche un riconoscimento della nostra Università ad un uomo che ha regalato alla città di Cagliari, che lo ha visto fare i primi bordi sin da bambino. L'ultimo riconoscimento avuto nel dicembre 2016 con la medaglia al merito della Marina Militare avvalora a ancor di più la nostra richiesta», concludevano i proponenti. «Infine conferendo la laurea ad Andrea Mura l'Università espone il corso di Scienze Motorie a livello dei mass media che l'atleta Mura concentra su di sé, promuovendo la cultura della Vela praticata ed insegnata in Sardegna a livello internazionale». (f. ma.)

 

57 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 agosto 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Intervista a Marco Pignotti, docente di storia della comunicazione politica
«Regionali e suppletive di Cagliari,
test decisivi anche per il Governo»

«La elezioni suppletive in Sardegna, se si faranno, saranno un test importantissimo a livello nazionale per testare il gradimento del governo Lega-Cinquestelle e saranno altrettanto importanti in chiave regionale, soprattutto perché daranno indicazioni sulle alleanze».
Marco Pignotti, docente di Storia della comunicazione politica all'università di Cagliari, ha davanti a se un perfetto caso di studio per i suoi studenti. «Poche elezioni sono state così interessanti in passato, sempre che ci siano».
Perché ha dubbi?
«Perché in Italia è tradizione non accettare le dimissioni dei parlamentari».
Ma in questo caso è difficile che il Movimento 5 Stelle, e l'alleato leghista, perdonino Andrea Mura, che si è dimesso proprio perché cacciato dal suo partito.
«In effetti il Movimento, contrariamente a ciò che hanno sempre fatto i partiti con i loro impresentabili e assenteisti, ha saputo trasformare un punto di debolezza in un punto di forza».
Per quali ragioni ritiene che siano elezioni di raro interesse?
«Innanzitutto perché bisogna vedere se Lega e M5S saranno ancora alleati o saranno avversari».
Non ritiene probabile l'alleanza?
«Non è scontato perché la Lega finora alle elezioni si è alleata con Forza Italia».
E se si si presentassero assieme?
«Bisognerebbe vedere se nel Movimento prevarrà la forza manifestata alle politiche o la debolezza palesata nelle amministrative, ad eccezione delle grandi città».
Il Movimento dovrà anche dimostrare che il collegio di Cagliari l'ha vinto per la sua forza e non per la popolarità di Mura.
«Esatto, anche questo è interessante».
E lei che idea si è fatto.
«Secondo me avrebbero vinto con chiunque. Non che Mura non sia un personaggio forte e conosciuto, ma a mio avviso non è stato determinante».
Per le suppletive anche le altre forze politiche si riorganizzeranno.
«Certo, ma a me pare che il credito che ha accumulato l'M5S sia ancora alto. Al contrario gli altri partiti vivono situazioni di difficoltà».
Si riferisce a Pd e FI?
«Il Pd non ha ancora trovato una proposta politica e credo che se la troverà serva almeno una legislatura per riprendersi».
E Forza Italia?
«Anche loro sono in difficoltà, come dicono i numeri tanto che nessuno esclude una candidatura di Berlusconi per il seggio di Cagliari».
Però il Pd governa alla Regione e a Cagliari.
«In effetti quello sardo è l'ultimo governo regionale a connotazione renziana. Ricordo Renzi alla Fiera che benedice Pigliaru davanti a migliaia di persone. La gente respirava un'aria di trasformazione. Se oggi si ripetesse quel comizio davanti a loro ci sarebbero poche persone».
Dunque le suppletive ma anche le regionali potrebbero sancire l'archiviazione del renzismo.
«Sì, lo credo».
E se FI e Pd si accordassero?
«Assieme sono stimati più o meno al 25%, il rischio sarebbe quello di consegnare il collegio a due partiti di ultraminoranza e ciò potrebbe essere penalizzante per Cagliari e per la Sardegna».
Torniamo a Lega e M5S: saranno alleati?
«Di sicuro lo scontro tra due partiti che governano assieme non sarebbe confortante per la tenuta della maggioranza».
Ma sono profondamente diversi e la Lega nell'Isola non è strutturata.
«La Lega potrebbe sfruttare il vantaggio dell'accordo col Psd'Az, ma ricordo che anche Grillo era un grande amico di Gavino Sale e sostenitore delle sue idee».
Se si alleassero?
«Lascerebbero poco spazio per gli altri».
Suppletive e regionali saranno molto ravvicinate se non coincidenti. Dunque le alleanze dovranno essere le stesse per entrambe le competizioni?
«Questo è il vero nodo. La Lega nel Nord Italia è ancora legata a FI e un'alleanza diversa manderebbe in crisi le giunte dove governano assieme».
Ritiene che ci sia spazio sufficiente per un'offerta politica diversa dal pentaleghismo?
«Sì, a mio avviso c'è mercato soprattutto nell'elettorato di destra ma serve una sommatoria di sigle diverse, almeno dieci, slegate dai partiti tradizionali». (f. ma.)

 

58 - L’UNIONE SARDA di sabato 11 agosto 2018 / Libri (Pagina 47 - Edizione CA)
SAGGIO. Lo scrittore scomparso
Sergio Atzeni e le voci dei critici

All'opera di Sergio Atzeni (1952-1995), figlia della migliore tradizione letteraria sarda e nel contempo aperta al confronto coi modelli culturali contemporanei, alla varietà tematica, strutturale e stilistica della sua scrittura, è dedicato il volume collettaneo “Sergio Atzeni e le voci di Sardegna”, che raccoglie quindici contributi di autori e studiosi incardinati in università italiane e straniere.
Nella prima delle tre sezioni in cui si articola il testo, intitolata “Contesti, interpretazioni e allegorie”, Marcello Fois insiste sulla necessità di inquadrare gli scrittori nel contesto di riferimento, nello specifico di Atzeni quello della narrativa sarda post-deleddiana. Dal canto suo, Duilio Caocci tratteggia gli aspetti salienti del dibattito culturale che caratterizzava la Sardegna degli anni 60 e 70, il periodo di formazione dell'autore di “Bellas mariposas”, mentre Mauro Pala propone una riflessione sulla propensione di Atzeni a «esplorare nei suoi lavori suggestioni estranee alla tradizione letteraria europea».
Nella sezione centrale, “Dialoghi, temi e linguaggi”, si indagano i passaggi chiave nella formazione dello scrittore capoterrese. Giuseppe Marci sottolinea che «per capire Atzeni, potremmo dire che, frequentando la scuola della politica e della letteratura, da Ingrao ad Amado, egli ha imparato che la mescolanza e la intrusione nella diversità sono le componenti essenziali di un mondo libero. Lo scrittore sa amare i sotto-dialetti al punto da elevarli a lingua». Infine, in “Letture, analisi e modelli” vengono esaminati con differenti approcci critici due celebri scritti, “Apologo del giudice bandito”, del 1986, e “Passavamo sulla terra leggeri”, pubblicato postumo 10 anni dopo. Osserva Gigliola Sulis: «Brevità, concisione e chiarezza inquadrano il modus narrandi di Atzeni, incardinato su pochi principi di efficacia comunicativa».

La Nuova Sardegna

1 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 3 settembre 2018 / Cultura & spettacoli - Pagina 21
IL FESTIVAL DI VENEZIA
Stasera la proiezione del cortometraggio dedicato ad Abbas Kiarostami
Marcias presenta la sua lezione

di Fabio Canessa
VENEZIA Anno 2001. Arriva a Cagliari, per una lectio magistralis, uno dei più grandi registi al mondo: Abbas Kiarostami. Per chi in Sardegna sogna di fare lo stesso mestiere, un'occasione unica per poterlo vedere e ascoltare. Tra questi c'è Peter Marcias, allora poco più che ventenne, che filma con una piccola telecamera l'intervento del maestro iraniano. Rovistando nel suo archivio ha ritrovato questo vecchio materiale video, diventato lo spunto per un cortometraggio dal titolo "L'unica lezione" che oggi sarà presentato alla Mostra del cinema di Venezia nella sezione Giornate degli autori. Una proiezione abbinata a quella di "Il teatro al lavoro" di Massimiliano Pacifico che racconta Toni Servillo a partire dall'avventura umana e artistica della creazione dello spettacolo teatrale "Elvira". I due film condividono anche un futuro distributivo nelle sale italiane con la Kio Film.Il lavoro è frutto di un laboratorio di cinema realizzato nei mesi scorsi in collaborazione con il montatore Andrea Lotta, il musicista Stefano Guzzetti, l'assistenza di Giulia Casu e il sostegno economico della Regione. Gli studenti dell'Università di Cagliari sono così pronti a tornare Venezia dopo l'esperienza nella scorsa edizione con i cortometraggi di Salvatore Mereu, "Futuro prossimo", ed Enrico Pau, "L'ultimo miracolo", prodotti sempre con il Celcam. Secondo un modello ormai consolidato le attività laboratoriali del Celcam, diretto da Antioco Floris, prevedono la realizzazione di un cortometraggio in cui gli studenti, accanto a professionisti, partecipano al processo creativo del film. Anche in questo caso, il soggetto definito dai docenti è stato sviluppato nel corso e ha preso corpo in sede di pre-produzione e produzione grazie al contributo di tutti gli allievi che hanno così potuto sperimentare in prima persona tutti i passaggi della realizzazione di un film su standard professionali. All'attività formativa hanno partecipato Stefano Angioni, Riccardo Cara, Giulia Fara, Valentina Farris, Sara Gallus, Giannalisa Giorri, Simona Loddo, Elisa Meloni, Alessandro Mura, Davide Orrù, Simone Paderi, Andrea Perra, Marianna Piano, Alberto Pitzalis, Francesco Pupillo. «Io e i miei allievi - sottolinea Marcias - abbiamo rivisto e commentato i film Kiarostami e questo progetto, di cui vado fiero, è il nostro risultato. Momenti di emozione, parole di grande suggestione e vera poesia. Quella scritta dal Maestro. Abbas Kiarostami oggi non c'è più, ma la sua arte cinematografica ha un posto concreto nel nostro immaginario. Un gigante che ha saputo "rapire" la mia giovinezza».


1 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 3 settembre 2018 / Gallura - Pagina 15
La zona del palazzo di Baldu da ieri fino al 9 settembre ospita lezioni sul campo
A SCUOLA DI ARCHEOLOGIA NEL CASTELLO DI LUOGOSANTO
Alcune attività sono state inserite nel programma della Festa manna di Gaddura
di Sebastiano Depperu
LUOGOSANTO Ha preso avvio il 22 agosto e si concluderà il 9 settembre la Scuola di archeologia e comunità dell'Università di Cagliari. L'iniziativa si colloca nell'ambito delle ricerche svolte nell'insediamento medievale del Palazzo di Baldu, in regime di concessione ministeriale, sotto la direzione scientifica del professor Fabio Pinna, docente di Archeologia medievale, finanziate attraverso il "Piano straordinario di scavi archeologici" della Regione. La Scuola si propone di formare operatori della cultura in grado di dar valore alla ricerca archeologica anche attraverso una maggiore attenzione al coinvolgimento delle comunità locali e all'impatto sociale che può generarsi. È aperta alla partecipazione dei cittadini e nella sua prima edizione vede coinvolti dieci studenti dell'Università di Cagliari appartenenti ai corsi di laurea in Beni culturali e al dottorato di ricerca in Storia, Beni Culturali e Studi internazionali. Per tre settimane i partecipanti seguiranno lezioni "non convenzionali", per rafforzare competenze ormai indispensabili per gli archeologi. Dallo studio dei reperti alle modalità di preparazione di un racconto storico efficace, dalla costruzione di un solido piano di comunicazione alla cura dei rapporti con i mass media. Al centro dei moduli formativi c'è il ruolo dell'archeologo nello sviluppo socio-economico delle comunità. Le attività saranno inserite anche nel programma della Festa manna di Gaddhura, dove ci si potrà avvicinare alla storia sarda attraverso visite guidate, anche in bici, e conversazioni pubbliche che si propongono di far incontrare le comunità con i principali protagonisti dell'archeologia del territorio, in un clima informale e coinvolgente. «La nostra comunità è felice di ospitare un laboratorio di buone prassi di ricerca archeologica, punto di riferimento per l'intero territorio della Gallura - afferma il sindaco di Luogosanto Agostino Pirredda -. È per questo che abbiamo premuto perché la scuola inserisse parte delle attività nel programma della Festa Manna di Gaddura, il momento più importante della nostra comunità, alla 790esima edizione». Si è cominciato ieri, alle 12, nell'area archeologica del Palazzo di Baldu, col Baldu Trentapiedi Junior, un convoglio a trazione pedonale orientato alla condivisione culturale che si propone di portare i più piccoli alla scoperta delle bellezze del complesso insediativo scavato dall'università di Cagliari fin dal 2001. Sempre ieri appuntamento imperdibile "800 anni tra graniti, capre, stelle e preghiere", escursione notturna dalla basilica all'eremo. Le azioni della Scuola di Archeologia e Comunità preparano la nuova campagna di scavi in programma nei prossimi mesi.

 

3 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 2 settembre 2018 / Lettere e commenti - Pagina 29
I FUTURI MEDICI NON SI SCELGONO CON LE CROCETTE
Va superato l’accesso alle facoltà con l’attuale sistema-lotteria
Bisogna verificare sul campo chi è capace di incarnare un profilo professionale così delicato

di Eugenia Tognotti
Basta col numero chiuso. Il grido di battaglia di un paio di generazioni di studenti interessati a intraprendere gli studi di Medicina si riaffaccia in questi giorni come da copione, nell'imminenza dei test d'ammissione alle facoltà di Medicina e Odontoiatria. Né sembra imminente una svolta, a meno che non diventino scelte concrete le promesse elettorali della Lega e l'intenzione di un intervento, fuggevolmente inserita nel contratto del governo per il cambiamento. Insomma, nulla è cambiato, al momento, e l'accesso alla facoltà di Medicina sarà regolato ancora, nell'anno del signore 2018, dai contestatissimi test, che continuano a produrre - per via dei ricorsi - migliaia di riammissioni in sovrannumero ordinate dai Tribunali. Per i 74.665 aspiranti medici e odontoiatri, il fatidico appuntamento con il test d'ingresso ai due corsi di laurea a numero chiuso in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria scatterà il 4 settembre da Torino a Palermo, da Pavia, a Roma a Cagliari e a Sassari . Nei due atenei isolani, per restare da questa parte del Tirreno, sarà, solo per Medicina, un piccolo esercito di circa 2500 aspiranti camici bianchi - in modesto aumento rispetto all'anno scorso (più 150, di cui 132 a Cagliari). Si contenderanno 310 posti (190 a Cagliari e 120 a Sassari), misurandosi con i 60 quesiti a risposta multipla da svolgere in 100 minuti, non uno di più non uno di meno, cercando di dominare livelli più o meno elevati di ansia e stress, dopo un'estate di full immersion in migliaia di possibili domande e simulazioni. A farcela, rispondendo a domande di matematica, logica, cultura generale, chimica, biologia, fisica saranno uno su sette nell'ateneo cagliaritano e uno su sei in quello turritano. Hanno, infatti, inciso poco o nulla il pugno di posti in più (17) toccati alla Sardegna nella distribuzione a livello nazionale, che il Miur ha reso disponibili sia per Medicina (da 9100 a 9.779, inclusi quelli riservati a Medicina in lingua inglese e Università private) che per Odontoiatria (da 908 a 1096). Si tratta di un sistema-lotteria, modificato e aggiornato in questi anni, che non cessa di proporre motivi di discussione. Le proposte avanzate per superarlo appaiono difficilmente attuabili, date le complessità strutturali e tecnologiche delle Scuole di Medicina, rispetto, per dire, a Lettere o a Giurisprudenza. Il fatto è che per formare buoni medici occorrono strutture e aule adeguate a ospitare gli studenti, disponibilità di docenti e possibilità di svolgere laboratori e lezioni didattiche a piccoli gruppi. «Fare il medico nel terzo millennio è un mestiere complesso» - come ha tenuto a chiarire Eugenio Gaudio, docente di Anatomia umana e rettore dell'Università La Sapienza di Roma, commentando le polemiche sul test dello scorso anno - «è importante che gli studenti siano formati bene e che riescano ad andare tutti in corsia». Al momento è in ballo una proposta di riforma che guarda al modello francese, con la sostituzione del test di ingresso con lo sbarramento del super-esame al termine del primo anno. Di difficile attuazione, indubbiamente, ma col vantaggio di consentire di verificare sul campo, sulla base dei risultati accademici e umani degli studenti, chi è davvero capace di incarnare un profilo professionale come quello del medico. Perché, alla fine, resta il tema centrale che ci riguarda tutti. Ci si può aspettare che attraverso neutre risposte a crocetta sia possibile "scegliere" i migliori, i futuri medici che in futuro potranno curare al meglio i malati? Se non è spericolato l'accostamento - e lo abbiamo detto e scritto - si può fare un esempio: sceglieremmo un meccanico a cui affidare la nostra automobile sulla base di un set di domande? E lo faremmo col nostro commercialista nelle cui mani lasciamo la denuncia dei redditi? Eppure, nonostante sia in gioco la salute di tutti negli anni che verranno, non sono, incredibilmente, previsti test psicoattitudinale e colloqui per verificare attitudini e motivazioni dei giovani, uomini e donne, che dovranno rapportarsi alla malattia e al dolore, e confrontarsi non con casi clinici, più o meno complicati, ma con persone , con un vissuto e una storia.

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 1 settembre 2018 / Sardegna - Pagina 4
Saldo positivo registrato all'ateneo cagliaritano: 297 studenti in più rispetto all'anno scorso
UNIVERSITÀ, BOOM DI ISCRITTI AI TEST DI ACCESSO

CAGLIARI Continua il trend positivo delle iscrizioni ai test di accesso all'Università di Cagliari: a pochi giorni dalla scadenza il saldo (16.194) registra +297 iscrizioni rispetto all'anno scorso, e +323 rispetto a due anni fa. Numeri destinati ad aumentare, perché proseguono le iscrizioni ai corsi di laurea magistrale. Si tratta del numero di iscrizioni ai test di accesso, da non confondere con il numero delle persone iscritte. Da anni, come si ricorderà, l'iscrizione all'Università comporta per tutti la partecipazione ad una prova di accertamento della preparazione iniziale, a seguito della quale gli studenti che mostrano lacune formative vengono invitati a frequentare appositi corsi di recupero, che ne allineano le conoscenze a quelle degli altri. Stesso saldo positivo si registra nel numero delle persone che si sono iscritte ai test: fino al 27 agosto erano 9852, contro le 9817 dello scorso anno e le 9666 di due anni fa. Tra le curiosità, le tabelle elaborate dalla Direzione per le Reti e i Servizi informatici dell'Ateneo mostrano che 6507 persone si sono iscritte ad un solo test, 1740 a due, 821 a tre, e così via. Una persona si è iscritta a ben 10 test, in tre hanno compilato 11 domande. «Siamo soddisfatti che continui il trend positivo delle iscrizioni - commenta il rettore, Maria Del Zompo -. I numeri mostrano ancora una volta il piacere degli studenti ad entrare nel nostro Ateneo, certamente legato ai cambiamenti che stiamo attuando negli ultimi tre anni: il miglioramento costante della tecnologia a disposizione nelle aule e dei sistemi di insegnamento, i nuovi corsi di laurea e i nuovi indirizzi che rendono sempre più attuali anche i corsi tradizionali. È un segnale di fiducia degli studenti e delle famiglie per il lavoro che l'Università sta portando avanti: siamo orgogliosi e riconoscenti». Tra i corsi più gettonati, spicca il +371 rispetto allo scorso anno dei corsi di laurea triennali in Biotecnologie, seguiti dal corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche, che registra un +136, ma anche i corsi di laurea triennale dell'area di Economia registrano un saldo lusinghiero con 120 iscrizioni in più rispetto allo scorso anno. Ottimo il dato relativo ai corsi di laurea magistrale attivati a partire da quest'anno: detto che è ancora possibile iscriversi, "Scienze della produzione multimediale" ha 76 iscritti, "Computer engineering, cybersecurity and Ia" è stata scelta da 40 studenti e "Scienze e tecniche diagnostiche" registra 50 iscritti.

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 1 settembre 2018 / Sardegna - Pagina 5
Graduatorie ferme e sedi vacanti: l'assistenza è a rischio
SOS MEDICI DI BASE: NE MANCANO 200

di Silvia Sanna
SASSARI Da una parte quelli che mancano all'appello, un numero che oscilla tra 150 e 200, dall'altra quelli a un passo dalla pensione. Sono i medici di famiglia, categoria a rischio estinzione in Sardegna. Il motivo è semplice: non c'è ricambio generazionale perché le nuove leve appena specializzate sono in netta minoranza rispetto ai colleghi a fine carriera, ma anche perché l'iter delle assegnazioni è in stallo. Le graduatorie, in seguito a un ricorso presentato nel 2013, hanno accumulato un ritardo di anni. Al momento i funzionari della Regione hanno pubblicato le assegnazioni relative al 2015. «La situazione è grave, anzi gravissima - dice Giovanni Barroccu, segretario regionale della Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale - e spiace che nonostante gli appelli e i tentativi di collaborazione nulla sia cambiato». Barroccu spiega infatti che in occasione di un recente incontro dedicato a questa emergenza, da parte dell'Ats c'era stata una offerta di collaborazione agli uffici della Regione per sbrogliare in tempi più rapidi la complicata matassa delle graduatorie. «Ma il supporto di personale era stato rifiutato in maniera cortese, con l'assicurazione che gli uffici sarebbero riusciti a venirne a capo da soli. Non è successo. E il quadro con il passare del tempo può solo peggiorare».Sedi vacanti. Il numero oscilla tra 150 e 200 sul totale di circa 1300: sono i posti vacanti, le sedi cioè non occupate da medici titolari. Nella maggior parte dei casi al loro posto ci sono sostituti «che lavorano in condizioni di estremo disagio per se stessi ma anche per gli assistiti - spiega Barroccu - Un sostituto infatti prende uno stipendio nettamente inferiore rispetto al titolare perché non percepisce una serie di indennità. Questo scoraggia molti colleghi ad accettare l'incarico, soprattutto se la sede è molto distante dal luogo di residenza, perché non è conveniente dal punto di vista economico. C'è da considerare anche che il contratto dei sostituti non può avere durata superiore ai 12 mesi - continua Barroccu - questo complica ancora di più la situazione perché è difficile creare in poco tempo un rapporto di fiducia tra medico e paziente. E se questo fortunatamente accade, il paziente si trova disorientato quando il suo medico va via e al suo posto arriva un altro professionista».Meglio di nulla comunque, considerato che in molti casi la scrivania resta invece desolatamente vuota: «Succede più di frequente nei piccoli Comuni dove il numero degli assistiti è molto basso - spiega il segretario regionale della Fimmg - . In questo caso i medici sostituti rifiutano l'incarico proprio perché non conviene. A differenza dei medici titolari, non possono procedere all'accorpamento dei pazienti di diversi comuni limitrofi sino a d arrivare alla soglia massima di 1500 assistiti, più la deroga del 10%. Tutti questi fattori hanno comportato uno scadimento notevolissimo della qualità dell'assistenza territoriale».Pensionati e new entry. Alle sedi vacanti si devono sommare quelle che tra poco si libereranno perché i titolari andranno in pensione. L'ultimo calcolo dice entro il 2023 verranno a mancare all'appello dai 300 ai 350 medici: «Sono quelli che compiranno 70 anni e quindi andranno in pensione - dice Giovanni Barroccu - ma a questi bisogna aggiungere quelli, il cui numero non è possibile prevedere, che per varie ragioni lasceranno il lavoro in anticipo». Solo entro la fine del 2018 appenderanno il camice per anzianità di servizio 80 medici, mentre potranno indossarlo 35 specializzati del corso di medicina generale: sulla carta significa che 45 ambulatori potrebbero chiudere. Secondo le proiezioni tra 4 anni circa 300mila pazienti sardi si ritroverebbero senza assistenza di base. Cosa fare per correre i ripari? Per prima cosa occorre aumentare il numero dei posti nelle scuole di specializzazione incrementando le borse di studio, per colmare almeno in parte il divario tra medici a inizio e fine carriera così da garantire un minimo di ricambio generazionale. E poi, ovviamente, è fondamentale «accelerare i tempi - dice Barroccu - superare gli intoppi burocratici, assegnare le sedi ai medici titolari, fare in modo che ci sia continuità nell'assistenza, alla base di una buona qualità del servizio».

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 28 agosto 2018 / Primo piano - Pagina 3
FIBRA OTTICA KO NELL’ISOLA
Due su tre sono fuori uso. Tutto il traffico su un unico sistema. C'è un esposto
CAVI SOTTOMARINI TRANCIATI RISCHIO BLACK OUT DIGITALE

di Claudio Zoccheddu
SASSARI Alla fine ne è rimasto soltanto uno ma non ci sono garanzie sul fatto che possa essere immortale, come accadeva in un film di qualche anno fa. Il traffico dei dati necessari al funzionamento della rete internet in Sardegna per il momento passa solo dal cavo di proprietà di Telecom Italia che, attualmente, è l'unico collegamento in funzione con il continente. Gli altri due, quelli gestiti dal consorzio Janna, sono ko: quello che collega Olbia con Civitavecchia è stato tranciato in alto mare poco dopo Ferragosto e non è stato ancora riattivato, quello che invece unisce Cagliari a Mazara del Vallo ha smesso di funzionare ieri mattina intorno alle 11.30. Se per una malaugurata coincidenza dovesse saltare anche l'unico superstite, l'isola ritornerebbe in un istante agli anni '80. E il black out porterebbe danni incalcolabili. Le emergenze. Ieri è stato rilevato un malfunzionamento sulla "dorsale" Cagliari - Mazara del Vallo. Al momento sembra che il problema sia stato localizzato fuori dal mare, anche se fino a ieri sera i tecnici erano al lavoro per capire cosa fosse successo. La prima ispezione effettuata dagli specialisti del consorzio Janna tenderebbe ad escludere un danno sottomarino, dunque la riparazione dovrebbe essere più semplice. Ma si tratterebbe di un caso perché lo stesso cavo è stato danneggiato 12 volte negli ultimi tredici anni e tutti i ko hanno sono stati localizzati in fondo al mare. È leggermente più datata, invece, la rottura del cavo che unisce Olbia a Civitavecchia che, il 17 agosto scorso, è stato tranciato di netto a circa 40 chilometri dalla costa sarda e una profondità di poco superiore ai 400 metri. Il cavo non è nuovo a rotture di questo genere dato che appena un anno fa, il 29 luglio, era stato tranciato per la prima volta più o meno alla stessa altezza dell'incidente avvenuto due settimane fa. I responsabili. Se l'incidente alla dorsale che arriva da Mazara del Vallo non ha responsabili "marini", per la prima volta dopo 12 interruzioni, quello occorso al largo di Olbia ha un responsabile praticamente appurato, la pesca a strascico, ma non ha un colpevole, perché il peschereccio che avrebbe tranciato il cavo non è stato identificato, per il momento. Le "rotture" del Cagliari-Mazara del Vallo, invece, sono state anche più banali perché in alcuni casi è stato sufficiente un ancoraggio sfortunato a danneggiare un cavo che, nel tratto finale, scorre a una profondità minima che non supera i dieci metri.La denuncia. In ballo ci sono milioni di euro. Quelli che vengono spesi dal Consorzio Janna per le riparazioni, quelli "bruciati" da aziende e industrie sarde che, come tutti ormai, lavorano e producono anche grazie alla Rete, e quelli che possono essere persi dai fornitori del servizio, come la Stel che rifornisce mezza Sardegna di traffico Internet: «Abbiamo presentato un esposto alle autorità perché vogliamo sapere se è possibile individuare i responsabili dei danni ai cavi sottomarini - spiega l'amministratore delegato Stefano Negri. Considerando la profondità del fondale in cui si è verificata al rottura è probabile che il responsabile sia un peschereccio che praticava lo strascico, anche se le mappe dovrebbero indicare dove passano i cavi e quindi dove non dovrebbe essere possibile effettuare questo tipo di pesca. Così come le rotte dei pescherecci dovrebbero essere tracciate». L'Ad di Stel non ha intenzione di far passare in cavalleria l'ennesimo episodio: «Noi vediamo un servizio che non può essere legato alla sorte, deve essere garantito, per noi e per i nostri utenti». L'ultimo episodio, quello accaduto al largo di Olbia, è particolarmente complesso: «Perché le reti a strascico hanno trascinato per chilometri la parte di cavo che arriva da Olbia e ha reso il recupero molto complicato rallentando le operazioni di ripristino della rete - aggiunge Negri -. Per fortuna dopo qualche settimana la riparazione del cavo è praticamente ultimata. In ogni caso è impossibile essere vincolati a questi disservizi perché il traffico dei dati è indispensabile e dovrebbe essere garantito».

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 26 agosto 2018 / La mia isola Estate - Pagina II
Salvatore Mereu
«Io e Gavino Ledda insieme sul set»

Set bagnato, set fortunato. È il mantra scaramantico delle troupe in queste occasioni, quando il maltempo rischia di condizionare il piano di lavorazione. Gli improvvisi cambi di umore del cielo dell'ultima settimana, con l'arrivo costante di pioggia e fulmini nel pomeriggio, hanno accolto i primi giorni di riprese del nuovo film di Salvatore Mereu: "Assandira". Location principale Foresta Burgos. Qui è stato ricostruito l'agriturismo dove si svolge la maggior parte dell'azione del film basato sull'omonimo romanzo di Giulio Angioni. Una trasposizione alla quale il regista pensava da tempo, un progetto dalla lunga gestazione che è finalmente partito con il marchio produttivo di Viacolvento, società di produzione fondata da Mereu (con la moglie Elisabetta Soddu) che ha potuto contare sul sostegno di Rai Cinema, della Regione, della Fondazione Sardegna Film Commission «e - ci tiene a sottolineare il regista - di tante istituzioni del territorio». Un film sardo a tutti gli effetti. Anche per quanto riguardo la troupe? «Mai come questa volta ho sul set tante maestranze locali. Più del settanta per cento della troupe è sarda. Dal direttore della fotografia al fonico, dal costumista a tutti quelli che lavorano in produzione». Un segnale positivo. Quanto sono cambiate le condizioni per fare cinema in Sardegna rispetto a quando ha iniziato? «Quando ho iniziato io si riusciva a trovare al massimo qualche assistente, volontario, dell'Accademia di Sassari o dell'università di Cagliari. Oggi si ha la possibilità di avere una troupe tutta sarda. Effetto di quello che si è fatto in questi anni. I nostri film, parlo anche dei colleghi, hanno formato un gruppo di persone che poi ci scambiamo da un progetto all'altro. Non tutti forse hanno l'esperienza di professionisti di lungo corso, ma vedo in molti di loro qualcosa di più importante. L'idea che partecipare a un progetto così va oltre la semplice possibilità lavorativa, diventa anche un'occasione per raccontare la nostra terra».Quanti siete in tutto sul set?«Più di quaranta con gli attori».Protagonista un nome con il quale ha stupito tutti: Gavino Ledda. Come lo ha scelto? «Prima sono andato alla ricerca di un anziano che potesse interpretare Costantino girando la Sardegna tra sagre, feste, fiere di bestiame. Quello che gli americani chiamano street casting. Un giorno però mi sono imbattuto in una foto di Gavino, ritratto a Baddevrustana dove è cresciuto, e ho pensato che forse Costantino poteva essere lui. L'ho quindi incontrato, ma era molto restio. Alla fine l'ho convinto e adesso sul set lo sto vedendo felice». Insieme a lui come protagonisti ci sono due interpreti professionisti con alle spalle importanti filmografie. Quando ha pensato che Fabrizio Rongione e Barbora Bobulova potevano essere ideali per i ruoli di Mario e Grete? «Ho pensato a loro già in fase di scrittura. Fabrizio Rongione è un attore italo-belga che avevo visto in tanti film dei fratelli Dardenne e funzionava molto bene nel racconto anche perché Mario è un emigrante. Nel libro di Angioni in Danimarca, nel nostro adattamento a Bruxelles che è la sua città. Per Grete, Barbora Bobulova era perfetta per questa sua apparenza straniera. A entrambi il progetto è piaciuto e hanno aspettato anche che si creassero le condizioni per realizzarlo. Sono passati anni dopo aver comprato i diritti del libro».Quando ha letto la prima volta il libro di Giulio Angioni? «Ricordo che a parlarmi per la prima volta del libro è stata Giovanna Cerina, firmataria della legge cinema di cui allora, era il 2004, si cominciava a ragionare. Quando poi l'ho letto mi sono reso conto della forza che aveva ed è così nata l'idea di un film. Anche se prima di arrivarci ho fatto altro».Ma Angioni che ne pensava dell'idea di un adattamento cinematografico del suo racconto?«Ci teneva molto che si facesse il film e per tutto il periodo della scrittura ci siamo sentiti spesso. Quando poi gli ho dato la sceneggiatura da leggere gli è piaciuta. La trovava rispettosa, anche con le libertà che mi sono preso. Mi dispiace tanto che non potrà vedere il film. Gli ho sempre promesso che avrei fatto di tutto per realizzarlo nonostante le difficoltà produttive per un progetto di questo tipo».Un altro libro che porta al cinema dopo "Sonetàula" di Giuseppe Fiori e "Bellas mariposas" di Sergio Atzeni.«In effetti è una costante di Viacolvento. Dopo aver costituito la società abbiamo iniziato acquistando i diritti di "Sonetàula" che poi è stato fatto con produttore principale Lucky Red e noi produttori associati. Con "Bellas mariposas" siamo diventati produttori in toto e continuiamo su questa linea anche se è molto faticoso. Un'operazione che in un certo senso è anche una contraddizione in termini, perché normalmente regista e produttore si combattono. Il primo che spinge per fare come vuole e il secondo che ragiona con i mezzi a disposizione. Così vivo costantemente questo conflitto. Però è anche l'unico modo per fare film con una certa libertà».

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 24 agosto 2018 / Cultura e spettacoli Pagina 38
“Ecco perché è giusto lottare contro l’Italia dello spritz”
L'INTERVISTA» PAOLO CREPET Lo psichiatra e sociologo racconta il Paese tra genitori inetti e figli bambaccioni
Martedì sarà ospite a Castelsardo pre presentare il suo ultimo libro “Il coraggio”

di Andrea Massidda
Padri e madri che hanno abdicato al loro ruolo di educatori, generando nel corso degli ultimi trent'anni non una gioventù matura e con la testa sulle spalle, ma al contrario fatta in gran parte di bamboccioni incapaci di costruirsi un futuro. E di conseguenza anche una nuova classe dirigente totalmente inadeguata, addirittura rea con i propri slogan di distruggere l'élite, cioè la fetta migliore della società. Per non parlare di scuola e università, «un fallimento totale». Non usa giri di parole lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet per descrivere l'Italia di oggi, che definisce sarcasticamente «la Repubblica dello spritz», con un chiaro riferimento all'aperitivo a base di prosecco, bitter e seltz, ora tanto di moda. Tutti argomenti che il celebre professore dai mille maglioncini color pastello sviluppa nelle sue conferenze e nel suo ultimo saggio dal titolo "Il coraggio. Vivere, educare, amare" (Mondadori), dove la denuncia è chiarissima: «Il coraggio, così come la forza d'animo che vi è intrinsecamente connaturata, stanno diventando sempre più un'astrazione virtuale, svuotata di senso, per uomini e donne che vagano senza bussola, giovani accecati dal presente e vecchi incartapecoriti nel ricordo». Concetti che ripeterà anche martedì prossimo 28 agosto a Castelsardo, dalle 22 nelle terrazze del castello dei Doria.Professor Crepet, perché ha avuto l'urgenza di scrivere un libro sul coraggio?«Io scrivo sulle cose che mancano e il coraggio non mi pare esista più. Ciò che vedo in giro oggi mi sembra una copia scolorita di quello che ho conosciuto io: mi spiace per chi abita questi tempi, perché quando c'era il coraggio si stava molto meglio».Va bene, ma a suo avviso come si manifesta questa assenza di coraggio? «Chiedo scusa, ma il reddito di cittadinanza, ad esempio, si può considerare un provvedimento coraggioso? No, è proprio l'abbattimento della passione del coraggio: noi pagheremo i nostri ragazzi per fare un accidenti di niente. Pazzesco. Poi c'è la scuola, per carità».Che problemi ha la scuola?«Beh, una scuola che promuove tutti è una scuola fallita. Lo ripeto sempre e poi regolarmente i presidi s'incazzano con me. Ma non m'interessa, io parlo alla parte residuale e sana del Paese. E anche la nostra università è allo sfascio, tranne pochissime eccellenze. Basta vedere i concorsi».Prego, faccia a pezzi i concorsi.«Vogliamo ritrovare il coraggio? Perfetto, eliminiamo i concorsi, facciamo come le squadre di calcio: ognuno si prende il migliore che c'è».Un mercato dei docenti?«Esatto, un mercato libero dei professori. Poi naturalmente lo Stato deve dare fondi premio agli atenei migliori e pochissimi soldi a quelli peggiori».Una proposta indubbiamente coraggiosa, ma parliamo di genitori e figli. Perché per lei è così importante dire di no?«Non abbiamo più figli, ma piccoli Buddha a cui siamo devoti, per cui possono, anzi devono fare tutto quello che vogliono. Se l'Italia è fondata sullo spritz e sugli istituti a pagamento dove basta respirare che ti promuovono, nessuno poi si lamenti del fatto che la classe dirigente che abbiamo è di bassissimo livello. Il problema è che non esiste il merito. L'intelligenza non è un bene che arriva con il Dna, è il risultato di un processo di acquisizione del sapere».Sta dicendo che i giovani non sono più abituati a conquistarsi nulla?«Tranne qualche eccezione sono degli sfigati. Gli manca la capacità d'intraprendere, la curiosità, l'umiltà, la voglia di fare, l'autostima».Non può essere colpa loro.«Certo, la colpa è dei genitori che si sono trasformati in camerieri: ti preparo lo zainetto quando hai sei anni, ti porto a scuola, ti vengo a riprendere, se prendi un 4 faccio il sindacalista con i docenti e quel quattro diventa un 6-. Ma abbiamo fatto ben di peggio: questa estate a Ponza ho visto dei genitori romani fare una lettera di liberatoria per consentire ai figli quattordicenni di poter consumare alcolici al bar ed entrare nei locali notturni. Incredibile. Moltiplichiamo questo per 60 milioni di italiani e otteniamo un disastro».Ma perché i genitori sono diventati così rispetto ai nostri padri e ai nostri nonni?«Perché ora il comandamento è "non faticare". E poi perché adesso i genitori vogliono essere sempre più giovani: il massimo della vita è avere sessant'anni, indossare i jeans strappati e girare con l'Harley-Davidson».Risultato finale: gli sdraiati, per dirla come Michele Serra.«Stimo Serra, ma il problema è che lui non si è accorto che quel figlio che sta sul divano lo ha cresciuto lui. Presto saremo sovrastati da altre civiltà, siamo a fine impero, come nell'antica Roma. Il mondo va avanti con selezioni darwiniane».Intanto sta passando il messaggio che "uno vale uno".«Uno vale uno è modo furbetto per dire che chi non ha fatto niente vale quanto uno che ha fatto tanto. E questo è insopportabile. Io rispetto al vicepremier Di Maio sono più bravo perché a trentun anni avevo due lauree e stavo per specializzarmi all'estero, mentre lui che cos'ha fatto? Non siamo uguali. Abbiamo la stessa libertà di votare, naturalmente, e lotterò perché lui la mantenga. Ma io non prendo Renzo Piano e lo faccio diventare come l'ultimo dei geometri di provincia. La verità è che noi abbiamo bombardato l'élite. Soltanto che l'élite non è il banchiere di Francoforte, bensì il ristoratore che fa il miglior pesce in Sardegna. E quel ristoratore non può essere considerato uguale a tutti gli altri».
 

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