Press review

06 August 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 agosto 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 11 - Edizione CA)
Si complica il passaggio alla Regione che vorrebbe realizzare uno studentato e un museo
LO STATO “OCCUPA” BUONCAMMINO
Uffici e archivi di Prefettura, Tribunale e Questura nell'ex carcere

L'ex carcere di Buoncammino è diventato un grande condominio. Chiuso nel novembre 2014, lo storico edificio è stato preso di mira dalle varie amministrazioni dello Stato che hanno trasferito i loro archivi in quelle che un tempo erano le celle. Non solo, una parte degli uffici è utilizzata dall'Ufficio della prefettura per i richiedenti asilo. Per il resto solo chiacchiere e aperture estemporanee ora non più possibili visto il degrado dell'edificio, soprattutto dell'area detentiva. Il tempo a Buoncammino si è fermato in un fotogramma, tutto è rimasto come l'ultima notte prima del trasloco a Uta. Fogli matricola, disposizioni per i reclusi, turni per gli agenti, macchinari smontati, calcinacci, erbacce. Un paradiso per topi e piccioni, visto che le manutenzioni ordinarie prima eseguite dai detenuti sono state sospese.
Un destino reso ancora più amaro dal fatto che a Sassari, per l'ex penitenziario di San Sebastiano, sono stati stanziati circa 23 milioni di euro. Soldi che consentiranno il recupero dello stabile, la realizzazione del nuovo polo giudiziario e di un museo.
IL RISIKO Maurizio Veneziano dal 2016 è il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria. La sua posizione, e quella del ministero della Giustizia, è chiara: nessuna opposizione alla cessione di Buoncammino, anzi. Chiede in cambio un edificio in città dove poter ospitare i 40 dipendenti del suo ufficio. «Ho avuto diverse interlocuzioni con il Demanio regionale ma sino a oggi nessuna disponibilità. Abbiamo avuto un primo approccio per il palazzo di via XXVIII Febbraio che ospitava l'assessorato al Lavoro, anche se per noi era sufficiente solo una porzione». Poi lo stop. «La Regione inspiegabilmente ha interrotto la trattativa». Nel frattempo Buoncammino, come nel gioco del Risiko, è stato lentamente conquistato da altri enti statali in crisi di spazi. «A parte gli uffici della Prefettura e gli archivi del Tribunale di sorveglianza, presto verranno concessi nuovi ambienti anche alla Procura della Repubblica e alla Questura». Il tempo non è una variabile indipendente e, visto che solo il dieci per cento dello stabile è occupato, altre amministrazioni potrebbero reclamare nuovi spazi.
LA REGIONE Il destino di Buoncammino è nelle mani della Regione. «È in corso un tavolo di discussione con Comune, Sovrintendenza e Università», afferma Cristiano Erriu, assessore agli Enti locali, dal quale dipende il Demanio regionale. «Abbiamo ipotizzato uno studentato universitario e spazi museali. Entro l'estate partirà il bando per un consulente esterno: dovrà elaborare un progetto che metta in evidenza l'utilizzo e i costi di trasformazione». I tempi stringono, nel 2019 sono previste le elezioni regionali e l'arrivo del nuovo provveditore: le carte in tavola potrebbero cambiare. «La procedura amministrativa sarà breve. Il consulente avrà a disposizione due mesi per raggiungere l'obiettivo, entro l'anno saremo in grado di chiudere l'accordo». Dove trovare i soldi? «Prima di individuare le risorse occorre capire quanti soldi servono e per cosa utilizzarli. Il tipo di utilizzo ci consente di risalire alla fonte. Ad esempio, se ci sarà un utilizzo universitario troveremo i soldi all'interno di certi capitoli di spesa, se ci sarà un utilizzo museale in altri».
IL COMUNE Il sindaco Massimo Zedda ha le idee chiare: «Attraverso il recupero della struttura, senza escludere il coinvolgimento di privati, potrebbero aprirsi lì spazi dedicati agli studenti, che in città non bastano mai, alla cultura e alla socialità per fare in modo che soprattutto nel periodo estivo cagliaritani e turisti possano avere alternative ai quartieri storici. Tutto senza dimenticare cosa è stato quel luogo, ecco perché sarebbe importante anche la presenza di un'area museale».
Andrea Artizzu

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 6 agosto 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Un accordo con l'ateneo di Paris Nanterre
LA LAUREA IN LETTERE ORA VALE ANCHE IN FRANCIA
La laurea in Lettere e storia conseguita all'Università di Cagliari vale doppio. Il Consiglio di classe in Lettere e Storia, grazie anche al lavoro dei rappresentanti di Unica 2.0 sul tema “internazionalizzazione”, ha approvato all'unanimità l'accordo fra l'ateneo cagliaritano e l'Universitè Paris Nanterre. Il patto sarà valido per gli studenti dal terzo anno accademico e impegna gli atenei all'elaborazione congiunta dei percorsi di formazione, in vista del rilascio di un doppio titolo: la Licence mention Langues, Littératures, Civilisations Étrangères et Régionales (Llcer) parcours Études Italiennes de l'Université Paris Nanterre (Francia); la Laurea in Lettere: curriculum moderno de L'Università di Cagliari (Italia). Principale promotore del progetto è Maurizio Virdis, professore ordinario di Filologia Romanza e Lingua Sarda della Facoltà di Studi Umanistici. Come funziona il double degree? «Lo studente si iscrive a un corso di laurea in Italia, svolge un certo numero di semestri all'estero (in questo caso uno corrisponderà a 6 mesi, da conciliare - se possibile - con il progetto Erasmus) e ottiene due titoli dalle due istituzioni che hanno siglato l'accordo nel momento della conclusione degli studi (in questo caso la laurea triennale)», spiega Luca Biggio, di Unica 2.0. «È la prima volta che l'Università di Cagliari vive un'azione didattica di questo livello portando l'Ateneo a interfacciarsi con una realtà accademica sede di una delle più grandi e importanti capitali europee quale è Parigi. Siamo entusiasti dei risultati ottenuti nell'ambito dell'internazionalizzazione del nostro corso di laurea». Non è solo un'esperienza formativa multiculturale. «Il titolo - conclude Biggio - dà acceso a dottorati, master e concorsi all'estero, senza la necessità di dover convalidare la propria laurea nel paese scelto o sostenere esami aggiuntivi». (a. a.)

 

La Nuova Sardegna

3 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 6 agosto 2018 / Prima pagina
IL COMMENTO
DATI DIGITALI IL VALORE E IL MERCATO
di LAURA IANNELLI, ricercatore di sociologia della comunicazione presso l'università di Sassari
Gli ultimi dati trimestrali sui conti di Facebook hanno preoccupato investitori e analisti, facendo crollare in borsa le azioni dell’azienda di Zuckerberg, con una perdita giornaliera record, giovedì 26 luglio, di circa 120 miliardi di dollari. Dopo la doccia fredda di Facebook, è stato il turno di Twitter, che ha perso il 20% durante il “giovedì nero” dei social network. Wall Street ha poi chiuso il mese con le azioni di Facebook e Twitter in salita. Ciò che ha spaventato di più i mercati sono stati i numeri sugli utenti di queste piattaforme. Facebook e Twitter hanno perso in tre mesi un milione di utenti attivi e, per il loro modello di business, gli utenti sono fondamentali. Si tratta infatti di aziende che si sostengono attraverso un modello di business basato sull’acquisizione di grandi quantità di dati sugli utenti e il loro trattamento attraverso algoritmi che migliorano le possibilità pubblicitarie e permettono al sistema di generare servizi migliori. La frenata sul numero di iscritti ai due principali social network, specialmente nei mercati più redditizi, l’Europa e il nord America, è stata spiegata in diversi modi dagli analisti economici e dai Ceo. In parte, ha pesato il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali. In parte, la cancellazione dei fake, su cui i social network sono stati costretti a investire dopo le Presidenziali Usa del 2016. continua a pagina 2

Pagina 2 - segue dalla prima
DATI DIGITALI
IL VALORE E IL MERCATO

di LAURA IANNELLI
L'affaire Facebook-Cambridge Analytica ha infine scoperchiato il vaso di Pandora della vita iperconnessa in un'economia neo-liberale. L'accusa, per Facebook, è di aver reso possibile la raccolta di dati personali da parte di una società vicina alle destre americane ed europee, per creare profili psicologici e sviluppare campagne di marketing elettorale super-mirate. I dati utilizzati da Cambridge Analytica per creare i profili psicologici erano stati raccolti da un ricercatore universitario, Aleksandr Kogan, attraverso un'Api (Application Programming Interface) di Facebook. L'uso delle Api dei social per acquisire dati sugli utenti è stata per diversi anni una pratica di ricerca molto comune, autorizzata e monetizzata da Facebook e Twitter. Kogan, però, cedendo i dati sugli utenti di Facebook a Cambridge Analytica, ha violato i termini del servizio. Appurata la violazione, Facebook si è accontentata di una dichiarazione della società sulla cancellazione dei dati. Solo dopo le recenti rivelazioni di un ex dipendente di Cambridge Analytica all'Observer e al New York Times, Zuckerberg ha escluso la società dall'uso dei suoi servizi e ha preso una serie di contro-misure per ricostruire la fiducia degli utenti. Ha reso, ad esempio, più semplice, l'accesso al "quadro comandi" della privacy sulle sue piattaforme. E ha introdotto restrizioni significative all'accesso ai dati sugli utenti attraverso le Api. Dorsey, con Twitter, lo ha seguito su questa linea. Queste restrizioni sulle Api hanno costretto l'International Association of Internet Researchers a intervenire pubblicamente per spiegare che - insieme a società come Cambridge Analytica e a ricercatori come Kogan - anche milioni di scienziati che lavorano nelle università di tutto il mondo non possono più accedere ai dati sugli usi sociali, politici, informativi di queste piattaforme. L'alternativa alla ricerca universitaria indipendente da interessi commerciali - svolta nel rispetto della privacy e attraverso il controllo della comunità scientifica globale - è la ricerca condotta da ricercatori "interni" o selezionati dalle big companies digitali, ad esempio attraverso il programma Social Science One, lanciato da Facebook nel 2018. Solo pochi ricercatori saranno selezionati per avere accesso a un dataset costruito da Facebook e per rispondere a un'agenda di ricerca decisa da Facebook (gli effetti delle fake news sulle elezioni). Le contromisure adottate dalle due principali aziende di social network, per rispondere alla crisi di fiducia degli utenti e alla domanda di protezione dei dati personali, produrranno forse nuovi iscritti e forse rassicureranno, almeno per un po', i mercati. Ma quali rischi corre una società che affida la conoscenza e l'elaborazione dei dati sui comportamenti e gli interessi di miliardi di persone a poche media companies digitali? La perdita di innocenza degli utenti dei social, dopo lo "scandalo" Cambridge Analytica, si traduce in una maggiore competenza e responsabilità nelle scelte comunicative? Ora più che mai, nel dopo Cambridge Analytica, rispondere a queste e altre domande - attraverso il lavoro di ricercatori indipendenti e autorizzati all'uso dei dati digitali per finalità scientifiche - aiuterebbe a capire se ci accontentiamo dello smascheramento di un singolo imbroglio o se siamo finalmente di fronte a una preoccupazione culturale diffusa sul ruolo che media companies come Facebook stanno assumendo nel racconto del mondo, usando le tracce che lasciamo sulle loro piattaforme.

 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 6 agosto 2018 / Oristano - Pagina 13
NESIOTIKÀ >> LA MISSIONE SPAGNOLA
Gli studiosi dell'Università di Oristano impegnati negli scavi nei porti antichi della colonia romana
Maiorca svelata dagli archeosub

di Enrico Carta
ORISTANO Sulle tracce degli antichi camminano i contemporanei. Da Oristano volano a Maiorca, ma non è la classica storia della cosiddetta e non per forza negativa "fuga dei cervelli". Le specialità dell'università oristanese faranno presto rientro in patria e nella borsa da viaggio non avranno più solo gli indumenti dell'andata, ma anche un pacco di informazioni in più frutto delle loro ricerche nell'isola dell'arcipelago delle Baleari, quelle dei 65 milioni di vacanzieri che fanno invidia a qualsiasi gigante del turismo. Ma non è di business che si parla, bensì di quel che l'antichità ci ha lasciato in dono e in questo caso sono le rovine dell'antica città di Pollentia, che si credeva fondata nel 123 avanti Cristo da Quinto Cecilio Metello detto "il balearico" proprio per il trionfo riportato sulle popolazioni dell'arcipelago. In realtà il sito romano, come hanno dimostrato le ultime ricerche ha un'origine più recente probabilmente nel 70 avanti Cristo.È lì, in mezzo alle pietre del passato e al caldo attualissimo, che l'équipe oristanese della scuola di specializzazione in Beni Archeologici ha compiuto un altro passo della sua missione che l'ha già vista impegnata più volte in Tunisia a nella ricerca di Neapolis d'Africa a Capo Bon. La scuola si chiama Nesiotikà e il nome è ben più di un'indicazione del compito che svolge. A finanziare la spedizione è stato il Consorzio Uno, gestore dell'università oristanese, che ha consentito alle archeologhe della scuola di specializzazione internazionale Luciana Tocco e Adriana Scarpa, e gli studenti Brais Davila Martinez (Spagna), Giovanna Dedola (Sardegna), Leila Moshfegh Monazah (Iran), accompagnati dall'archeologo Raimondo Zucca di unirsi all'équipe internazionale con studiosi catalani, francesi, portoghesi, tedeschi e persino statunitensi.Le ricerche ultime a cui hanno partecipato gli studiosi oristanesi sono state utilissime per riordinare i materiali dello scavo archeologico. Sono stati lavati, disegnati e fotografati e lo studio ha evidenziato materiali assegnabili a momenti anteriori alla fase della fondazione della colonia, che mostrano una comunità indigena aperta allo scambio internazionale da secoli grazie ai due porti. I porti antichi sono stati individuati con le prime indagini geofisiche di Gaetano Ranieri dell'Università di Cagliari, ampliate recentemente e confermate da saggi di scavo che hanno. Le immagini aeree con i droni offrono letture avanzate della topografia della colonia. Intanto si è potuto individuare, tra i materiali dello scavo, un frammento di anfora di tradizione punica, ma di età romana repubblicana, della fine del II secolo avanti Cristo, prodotta nelle officine ceramiche dell'Oristanese di Tharros o Othoca.

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