Press review

26 June 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Borsa (Pagina 14 - Edizione CA)
La Regione mette a disposizione 13 milioni di euro, decisivo il dialogo con gli studenti Borse di studio, fondi quadruplicati
Opportunità per 9mila universitari Un aumento del 433% sui fondi a disposizioni per le borse di studio universitarie è la risposta della Regione alla necessità di aumentare sempre di più il livello degli atenei, le competenze e l'accesso allo studio per i giovani isolani. «Serve una qualità sempre migliore e le condizioni materiali affinché i ragazzi possano frequentare l'università», sottolinea il presidente della Regione, Francesco Pigliaru. Ieri mattina c'è stata la presentazione di un provvedimento che permetterà di ampliare la platea dei beneficiari delle borse di studio, grazie a un incremento dei finanziamenti e le modifiche alla soglia Isee.
PIÙ FONDI Nel bilancio del 2018 sono stati messi a disposizione 13 milioni ai quali si aggiungono ulteriori 4,2 milioni di fondi europei. È stata innalzata la soglia del reddito Isee da 20 a 23 mila euro per rientrare tra i beneficiari delle borse di studio che quest'anno potranno essere assegnate a 9.000 studenti. «In questo modo», spiega l'assessore regionale all'Istruzione, Giuseppe Dessena, potremo garantire agli studenti fuori sede la quota massima di 5.200 euro per la borsa di studio». Dessena sottolinea «il grande investimento fatto dalla Giunta in questo settore visto che nel 2014 le borse di studio erogate erano praticamente la metà».
LE CIFRE Oltre le borse per gli studenti fuori sede, gli altri importi ammontano a 2.852,71 euro per lo studente pendolare e 1.950,44 euro per lo studente in sede. Per il servizio abitativo è prevista una riduzione su base annua pari a 1.990,25 euro, mentre per il servizio ristorazione ci sarà una riduzione di 600 euro.
GLI ATENEI Maria Del Zompo, rettore dell'Università di Cagliari, non si ferma solo ai ringraziamenti all'esecutivo, che «dimostra grande lungimiranza», e ricorda il «grande lavoro fatto dagli studenti e dalle associazioni studentesche che hanno portato avanti questa battaglia». Del Zompo si sofferma sul fatto che «studiare è un sacrificio e le borse di studio lo rendono un po' meno gravoso». Federico Orrù, rappresentante degli studenti, dice: «È una grande vittoria ma la battaglia continua perché ci sono nuovi fronti come la mobilità e l'accesso al materiale didattico».
IL DOPO CRISI Presente anche il consigliere regionale del Pd, Roberto Deriu, convinto che «oggi l'Università sarda sia salva dopo aver rischiato di essere commissariata». Deriu poi fa notare che «avere 9 mila borse di studio è una notizia positiva, ma significa che ci sono 9 mila famiglie in difficoltà».
M. S.

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Cultura (Pagina 44 - Edizione CA)
LUTTO. Addio all'ex direttore del Museo di Cagliari, partecipò agli scavi di Mont'e Prama
Paolo Bernardini, voce autorevole dell'archeologia

Sono stati celebrati ieri a Cagliari i funerali di Paolo Bernardini, voce importante dell'archeologia sarda che si è spenta sabato. Lo specialista, sposato, padre di due figli, avrebbe compiuto 68 anni a novembre. Docente dell'Università di Sassari, funzionario della Soprintendenza di Cagliari a partire dal 1979, era stato direttore del Museo archeologico del capoluogo.
Di formazione classica, si è occupato in particolare di archeologia fenicio-punica, dedicando a Sant'Antioco gran parte dei suoi scavi e studi. Nel 1979, su richiesta del direttore Carlo Tronchetti e con l'assenso dell'allora soprintendente Ferruccio Barreca, aveva partecipato con Emina Usai e Raimondo Zucca agli scavi che interessarono Mont'e Prama, luogo in cui tornò nel 2014. Ritrovò qui, condividendo con loro l'incarico di direttore, i colleghi di un tempo Emina Usai e Raimondo Zucca, oltreché Alessandro Usai (per la Soprintendenza) e il geofisico Gaetano Ranieri.
Commosso il ricordo da parte delle istituzioni per cui l'archeologo ha lavorato e di tanti studiosi con cui ha vissuto esperienze professionali e di amicizia. «Paolo è stato uno specialista determinante nella storia degli studi dell'archeologia del Mediterraneo», dice Emina Usai elogiandone, al di là delle virtù umane, «la straordinaria capacità di scrittura».«Studioso del mondo fenicio e punico», ricordano i colleghi della Soprintendenza di Sassari attraverso le parole di Rubens D'Oriano, «i suoi lavori specialistici, molto apprezzati anche in campo internazionale, hanno inoltre interessato, non solo per motivi di contiguità cronologica, le civiltà nuragica e romana. Autore anche di opere divulgative, progettazione ed allestimento di mostre e musei, era perfettamente a suo agio nel rivolgersi al più ampio pubblico. Molti sono i suoi significativi contributi sull'espansione fenicia nel Mediterraneo Occidentale e sui rapporti tra i mondi indigeni e i popoli dell'Oriente ben oltre la Sardegna, anche se questa è sempre rimasta il suo settore privilegiato d'interesse». Il Museo archeologico di Cagliari celebra lo studioso «con doti non comuni» e «l'uomo di spessore», «sempre pronto all'ascolto e al dialogo. A lui si devono numerose scoperte archeologiche e iniziative culturali». Gratitudine anche dal museo Ferruccio Barreca di Sant'Antioco: «L'opera di Paolo Bernardini è stata fondamentale per la ricostruzione storica e per la conoscenza del patrimonio storico e archeologico del territorio sulcitano e della stessa Sant'Antioco. Molti dei reperti esposti nelle nostre sale, infatti, provengono dalle sue attività di indagine nel territorio».
Manuela Arca

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Maria Antonietta Mongiu: la Giunta aggredisce il Ppr e l'ambiente
«Si parla di cemento, non di sviluppo e tutela»

«Critiche? No, ragionamenti. Ma è tempo di dire che non si può governare ad excludendum , ancora di più se si deve decidere il destino della nostra terra per i prossimi decenni». Maria Antonietta Mongiu, 69 anni, archeologa, ex assessora alla Cultura della Giunta Soru, è l'infaticabile animatrice di un gruppo di 70 professionisti - ingegneri, magistrati, urbanisti, architetti, sindaci, intellettuali - che per mesi ha tenuto incontri in giro per l'Isola per discutere della legge di governo del territorio (il ddl Pigliaru). Il gruppo ha fatto un enorme approfondimento, messo in piedi un'azione diffusa di partecipazione civile, scritto articoli sulla rivista “Sardegnasoprattutto.com”, stilato dettagliati memorandum, inviato dieci domande stringenti al Consiglio regionale che presto dovrebbe dire sì al provvedimento più contestato - dopo la riforma della Sanità - partorito da questo esecutivo.
Il presidente ha detto che apprezzava il vostro contributo.
«Sì, diceva che “sentire” l'opinione pubblica è fondamentale. Ma non l'ha fatto, l'abbiamo fatto noi, e lui non ha mai raccolto i numerosi inviti che gli abbiamo rivolto. Ora si sta per approvare una legge urbanistica che decide solo quanti metri cubi e metri quadri dare ad alcuni soggetti. Si tratta di cemento, non certo di un'idea di sviluppo».
Cosa manca?
«Non c'è traccia di bonifiche, di restituzioni di aree dai militari, di abusivismo, di recupero dei centri storici, di rapporto fra denatalità e residenze, di trasporti e accessibilità. È un disegno di legge che limita le tutele costituzionali e aggrava l'aggressione della nostra terra, promuove la deroga a regola e sottrae a ciascun sardo il diritto alla difesa dell'ambiente da cui trae vita e lavoro».
Avete parlato di incostituzionalità.
«La disciplina che regola il territorio è contenuta nella Costituzione, all'articolo 9. L'Italia è sempre stata all'avanguardia nel riconoscere al paesaggio un valore sia materiale che simbolico, abbiamo una legislazione molto stratificata e una Convenzione europea che riconosce come ricchezza anche la percezione che hanno le popolazioni del paesaggio».
Un prodotto sociale e un bene identitario.
«Certo, e significa che tutti devono essere coinvolti. Nel 2006 abbiamo fatto un Piano paesaggistico regionale che tiene conto di questi aspetti, la sintesi di un processo di appartenenza. L'esclusione, come si sta facendo, è razzismo. Se facessimo un referendum per chiedere ai sardi se vogliono questa legge, l'80% direbbe no».
Si dice che è funzionale a turismo e destagionalizzazione.
«Se aumentiamo le cubature degli alberghi aumentiamo il turismo? Non scherziamo, il turismo dobbiamo usarlo meglio. Non dobbiamo mica trasformarci in un prodotto etnografico, la Sardegna non è la Cuba di Batista».
Secondo lei non c'è una visione strategica di turismo?
«Macché. È disperante vedere in aeroporto gente in costume sardo, oppure sbandati in giro per Cagliari in tenuta da mare. Non è friggendo patatine surgelate che si alimenta l'economia. Il turismo lo fanno i francesi: noi abbiamo voltato le spalle al Betile, loro a Marsiglia hanno creato il “Mucem”, il Museo delle civiltà dell'Europa e del Mediterraneo - 1 milione 200 mila visitatori all'anno - che sta trainando tutta la Provenza. In Costa Azzurra danno premialità a chi butta giù i brutti condomini, non a chi aumenta le cubature».
Ma la Giunta non voleva tutelare il Ppr?
«Prima Cappellacci e poi Pigliaru hanno smontato l'ufficio del Piano che doveva sostenere i Comuni per adeguare i Puc al Ppr. Pigliaru aveva detto che avrebbe esteso il Ppr all'intera Sardegna, oltre le coste, e poi avrebbe fatto la legge urbanistica. Invece sta sostituendo il Ppr, un traguardo storico, con una legge urbanistica dall'impianto completamente sbagliato».
L'assessore Erriu dice che la vostra è una posizione ideologica.
«Basta pensare a tutte le persone che hanno partecipato alle iniziative per capire che non è così. E poi, ci si confronta sul merito, non sulle etichette, queste cose non sono nate intorno a un caminetto, le abbiamo sostenute di paese in paese, pubblicamente. C'è un punto in cui chi governa si deve mettere in ascolto di chi possiede competenze, alte, medie e basse».
La difesa del territorio non è mai stata una vera priorità.
«No. Abbiamo abusato del paesaggio, non abbiamo avuto l'autocoscienza di cos'era, abbiamo inventato stigmi. Ci siamo raccontati che in Costa Smeralda non capivano il valore del loro terreni, e di conseguenza li davano alle donne; che i galluresi non sapevano la differenza tra miliardo e milione. Abbiamo costruito una mostruosa svalutazione del territorio negli ultimi cinquant'anni, e ne abbiamo fatto un luogo di capitalizzazione e di interessi finanziari esterni. Oggi non vedo nessuna differenza. Il guadagno non ha portato sviluppo: siamo ritornati all'Obiettivo 1, cioè siamo più poveri; i nostri studenti se ne vanno in altre università; c'è un'emigrazione di laureati; bassi livelli di alfabetizzazione; un calo demografico potente».
Il Consiglio regionale che fa?
«Il Consiglio è percepito dai cittadini come delegittimato, d'altronde alcuni non hanno manco più un partito alle spalle. Dal 2014 è passato un secolo. Mi auguro comunque che alla fine si decida di salvare il Ppr e di riscrivere completamente la legge».
Soru è caduto sull'urbanistica, pensa che potrebbe succedere anche a Pigliaru?
«Ormai è del tutto irrilevante che si dimetta o no. Lo dico con dispiacere: i cinque anni del centrodestra, e poi i cinque del centrosinistra, sono stati, allo stesso modo, una grande occasione sprecata».
Cristina Cossu

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 31 - Edizione CA)
CARBONIA. Undici donne e tre uomini, dai 100 ai 105 anni, sono i nonnini della città del carbone
Il segreto di una vita lunghissima?
Quattordici centenari per scoprirlo 

Hanno visto nascere la città mattone dopo mattone e alcuni, presenti alla cerimonia di fondazione, ricordano nitidamente tutto: la folla che gremiva piazza Roma, la festa per l'incentivo in busta paga agli operai, il discorso del Duce. Carbonia vive un calo demografico, ma vanta un primato che scatena la curiosità della comunità scientifica: si registrano ben quattordici ultracentenari. Insieme, fanno 1431 anni.
IL RECORD Sono testimoni (11 donne e 3 uomini: tutti assistiti in casa) di un elisir di lunga vita che sembra insito nella città del carbone (peraltro la più giovane d'Italia), nata dall'apporto di genti diverse che hanno abbracciato chi già risiedeva nei borghi attorno a quella che sarebbe stata la nuova realtà a bocca di miniera. Il segreto sta nell'aria buona a due passi dal mare? Una vita serena spesso per quanto riguarda le donne, accanto ai mariti minatori?
I PROTAGONISTI Chi indovina vince il Nobel, ma vale un po' tutto per spiegare l'attaccamento alla vita di Emilia Diana , 105 anni e tre mesi, originaria di Fluminaggiore, di M aria Antonietta Boccone , 104enne di Buenos Aires ma carlofortina doc prima di diventare carboniense, per la 103enne mamoiadina Raffaela Canneddu , per il 103enne Efisio Caria nativo di Fluminimaggiore, la 102enne Maria Luigia Cossu nata a Serbariu (il Comune che preesisteva a Carbonia e annesso nel 38), come la 102enne Adelina Orrù . E poi per la centenaria Grazia Esu di Serbariu, la 103enne Lidia Gambula di Gonnesa come pure la centenaria Evelina Meloni , la 104enne Maria Caterina Stefania Mura da Iglesias, la 101enne Adelina Ortu da Barumini. Infine la 102enne Giuseppina Pau da Scialba (Tunisia), il 101enne Luigi Zara da Iglesias e idem Giovanni Antonio Serra da Paulilatino. «Sono il tesoro più prezioso - ammettono il sindaco Paola Massidda e l'assessore alla Cultura Sabrina Sabiu - allo studio c'è un programma di recupero di questa memoria storica».
LE STORIE Una storia fatta di piccoli grandi gesti quotidiani di cui alcuni dei 14 super nonni hanno ancora un ricordo vivido perché molti continuano ad allenare la mente. C'è Maria Antonietta Boccone che tutti i giorni ama darsi alla lettura: «Mia nonna - rimarca la nipote Valeria Boi - è un esempio di qualità: mai sentita lamentarsi o demordere». In tal senso, batte tutti Emilia Diana: «Ho 105 anni, ma il cervello mi funziona» dichiara a scanso di equivoci colei che è stata la prima dattilografa all'ex Palazzo Ceva.
Quando il 18 dicembre '38 Carbonia veniva inaugurata, Maria Caterina Stefania Mura c'era «e festeggiavo anche il compleanno». Una data impressa nella mente pure di Giuseppina Pau: «Stavo in Tunisia coi genitori che erano coloni: ricordo l'adolescenza, ma ero qui il giorno dell'inaugurazione». Risponde a questo appello anche Maria Luigia Cossu che abitava nei giorni in cui Carbonia prendeva forma, «in una casetta di Cannas: la città mi è nata davanti». C'erano gli operai, le casalinghe e pure le professionalità come la prima bidella delle elementari, Evelina Meloni: «Sì, ma da ragazzina facevo la cernitrice in miniera». E non può certo scordare «il passato terribile da soldato e poi da capo soccorso in galleria» il minatore Luigi Zara che tutti i santi giorni passeggia al parco col cagnetto Toby. Va fiera delle origini mamoiadine Raffaela Canneddu, tzia Boela per tutti, o Efisio Caria alle urne lo scorso 4 marzo perché «ancora seguo la politica».
LO STUDIO Il caso-Carbonia non sfugge all'Università di Cagliari, Dipartimento Scienze mediche: «Scenario pazzesco - ammettono gli esperti Alessandro Boi e Silvia Pisanu - questa realtà va studiata a fondo». Si proceda: i nonnini hanno già dimostrato di avere pazienza.
Andrea Scano

 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Provincia Ogliastra (Pagina 40 - Edizione CA)
Makoto Suzuki incontra sindaci e anziani di Arzana e Villagrande
Da Okinawa in visita il luminare della longevità

«Dall'isola di Okinawa all''Ogliastra, per collaborare, per mettere insieme i fattori che agiscono sulla popolazione sia sarda che giapponese e che contribuiscono a rendere la vita oltre che più lunga più fruttuosa e produttiva». Con queste parole Makoto Suzuki, maggior esperto mondiale di longevità, con oltre 700 articoli all'attivo sull'argomento, ha illustrato i motivi del suo viaggio in Sardegna. Da circa 40 anni il professor Suzuki si occupa di longevità, è il principale ricercatore di Okinawa Centenariam Study, lo studio in corso sui centenari più lungo al mondo.
LA LEZIONE Accompagnato da Gianni Pes, ricercatore dell'Università di Sassari, da Claudia Porcu, responsabile dell'Osservatorio sulla longevità, e da alcuni giornalisti di Discovery Channel, il ricercatore ha fatto tappa domenica ad Arzana. Il sindaco Marco Melis, che ha accolto la delegazione di studiosi e il numeroso pubblico, ha parlato della rilevanza, dell'entità di quest'incontro: «Capire i meccanismi della longevità, di un fenomeno che riguarda per certi versi l'intera Sardegna, poter arrivare a delle conclusioni, supportate da dati certi di tipo medico, genetico, ambientale, permette di fare discorsi a più ampio raggio come salute e benessere». Secondo Melis è inutile la corsa ai primati: «Dimostrare che abbiamo qualcosa in più serve non tanto al fine di primeggiare ma per mettere il nostro stile di vita, la nostra storia, la nostra longevità a disposizione degli altri».
«Della popolazione in generale - gli ha fatto eco il professor Suzuki - e non soltanto di quelli, più fortunati, che vivono nelle Blue Zone, luoghi dove si vive meglio e più a lungo: Ogliastra in Sardegna; Ikaria in Grecia; Okinawa in Giappone; Nicoya in Costa Rica; Loma Linda in California».
GLI INCONTRI Lunedì, la delegazione si è trasferita a Villagrande, dove il sindaco, Giuseppe Loi, omaggiando Suzuki del gagliardetto del Comune e di un libro, ha espresso la necessità di una regia regionale per studiare al meglio e trarre i migliori frutti da questa peculiarità. Con il suo entourage il professor Suzuki è andato a trovare l'arzilla 96enne Barbara Nieddu. In queste due giornate in Ogliastra l'illustre ricercatore ha cercato di cogliere le caratteristiche della longevità sarda, anche attraverso gli alimenti tradizionali, ha mangiato solo piatti tipici come culurgiones e latte di capra ad Arzana o prosciutto e zuppa di verdure a Villagrande. All'hotel Orlando ha potuto ammirare tre anziane signore che lavoravano marracones in su palini , tipici gnocchi di semola.
Sandra Marongiu

 

6 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
STORIA DELLE FIAMME GIALLE
Domani alle 10 nella Biblioteca universitaria in via Università 32 si terrà la presentazione del libro “Storia delle Fiamme gialle della Sardegna. Due secoli di valore, di abnegazione e di incondizionato servizio a tutela dello Stato (1820-2018)”.

 

7 - L’UNIONE SARDA di martedì 26 giugno 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 41 - Edizione CA)
Sassari
In biblioteca Garutti e la sua arte

Due eventi di rilievo chiuderanno la mostra “No man's library: la biblioteca di tutti”, ancora visitabile fino al 29 giugno nella ex biblioteca universitaria di piazza Università (dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18). Il 28 giugno dalle 11 alle 13.30 e dalle 15 alle 17, nell'ex biblioteca universitaria in piazza Università, si terrà “Diritti, arte, diritto”, convegno internazionale di studi e finissage della mostra “No man's library/La biblioteca di tutti” con la partecipazione di importanti protagonisti della scena nazionale e internazionale. All'incontro prenderanno parte giuristi, urbanisti, artisti, curatori e critici d'arte, scrittori, direttori di musei, fondazioni ed istituti di cultura. Tra gli altri, parteciperanno Alberto Garutti, artista internazionale.

 

 

La Nuova Sardegna

8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 26 giugno 2018 / Prima pagina
ATENEI SARDI
BORSE DI STUDIO PIÙ RICCHE
La regione: da tre a 13 milioni
i prof: studenti non andate via
C’è un record di cui la Sardegna può davvero vantarsi: Cagliari e Sassari saranno le due università italiane che, in percentuale, pagheranno più borse di studio rispetto al totale degli studenti. Con l’ultimo finanziamento della Regione, cresciuto dai 3 milioni del 2017 ai 13 milioni attuali, e dopo aver ricalcolato soglie e importi dell’assegna annuale, il 25 per cento dei 39mila iscritti dei due atenei avrà la certezza della borsa di studio. Intanto nei due atenei dell’isola si commentano i dati della Svimez, secondo cui un universitario sardo su 5 va a studiare fuori, nel Centro-Nord: “Anche qui si può spiccare il volo. Ma studiate l’inglese”.  AIME E ZAZZARA ALLE PAG. 2 E 3

Primo Piano - Pagina 2
ATENEI >> LA SVOLTA
Borse di studio più ricche e aumentano i beneficiari
La Regione porta le risorse da 3 a 13 milioni, assegno annuale da 5200 euro

di Umberto Aime
CAGLIARI C'è un record di cui la Sardegna può davvero vantarsi: Cagliari e Sassari saranno le due università italiane che, in percentuale, pagheranno più borse di studio rispetto al totale degli studenti. Con l'ultimo finanziamento della Regione, cresciuto dai 3 milioni del 2017 ai 13 milioni attuali, e dopo aver ricalcolato soglie e importi dell'assegno annuale, il 25 per cento dei 39mila iscritti dei due atenei avrà a questo punto la certezza della borsa di studio. Al secondo posto, in questa speciale classifica, c'è il Piemonte, ma con un distacco di oltre dieci punti dalla Sardegna. «La nostra è una risposta diretta e assoluta al sacrosanto diritto allo studio», ha dichiarato per primo il presidente della Regione Francesco Pigliaru, con subito dopo il rettore Maria Del Zompo, Cagliari, che ha aggiunto «faremo un salto di qualità enorme», e infine Antonello Cannas, per l'occasione portavoce del rettore Massimo Carpinelli, Sassari: «Dal prossimo anno, daremo molte più possibilità ai giovani sardi di studiare nella loro terra». Oltre all'assessore all'istruzione, Giuseppe Dessena, e al consigliere regionale del Pd Roberto Deriu, è stato lui a insistere perché aumentasse il finanziamento, a dimostrarsi più che soddisfatti per il «l'ottimo risultato raggiunto» sono stati gli studenti. Hanno vinto, come loro stessi hanno ricordato, una lunga battaglia: «All'inizio, non siamo stati ascoltati, poi la politica ha capito che avevano ragione e oggi possiamo dire di aver vinta tutt'insieme». Soprattutto perché, compreso lo stanziamento della Regione, per le borse di studio alla fine ci saranno a disposizione ben 40 milioni se nel calcolo sono sommati anche i fondi nazionali, quelli europei e la quota pagata dagli altri studenti con le tasse universitarie. Per rimanere ancora sui numeri: se nel 2014 i beneficiari erano stati solo 4mila studenti, nel prossimo anno accademico saranno oltre 9mila. Più del doppio e con un aumento considerevole anche rispetto 2017-2018, quando erano stati poco più di 8mila, e tra l'altro è stato quello il secondo anno consecutivo in cui comunque nessuno degli aventi diritto è rimasto escluso.Le novità. Al di là della cifra complessiva per le borse di studio, rispetto al 2018 sono queste le grandi differenze. Con due delibere, la Regione ha sollevato il tetto del reddito massimo per cui potrà essere presentata la domanda: da 20mila è passato a 23mila e quindi aumenterà di sicuro la platea degli studenti che potranno richiedere la borsa di studio. Seconda novità: l'assegno annuale sarà di fatto quasi raddoppiato, passando da circa 3mila euro, erano troppo pochi, ad oltre 5mila e 174 euro per gli studenti fuori sede. Aumenteranno anche altri due assegni-premio: sono quelli per i pendolari (arriveranno a 2.852 euro) e quelli a destinati agli studenti in sede (poco più 1.950 euro). I bandi saranno pubblicati a breve dagli Ersu di Sassari e Cagliari.Tutti soddisfatti. Pigliaru l'ha confermato: «L'istruzione è stata e continuerà a essere la nostra guida e per governare i cambiamenti socio-economici che attraversiamo. Ribadiamo che è questo il nostro strumento primario per costruire il futuro dei nostri ragazzi e quindi di tutti noi. Vogliamo che l'accesso alle Università sia d'ora in poi sempre più facile». Per l'assessore Giuseppe Dessena «abbiamo raggiunto l'obiettivo che come centrosinistra ci eravamo prefissi e confermiamo che siamo riusciti a dare una risposta concreta alle richieste degli studenti». Il consigliere regionale Roberto Deriu ha aggiunto: «Non abbiamo compiuto solo un salto in avanti nei finanziamenti, ma soprattutto è cambiato in meglio l'approccio della politica verso il diritto allo studio». Poi è stata la volta del rettore Maria Del Zompo: «Siamo l'ateneo che qualitativamente cresce di più in Italia anche nella ricerca. Sappiamo che iscrivere i figli all'università è per le famiglie un costo pesante, ma l'aumento delle borse di studio aprirà le porte a molti più studenti». Per Antonello Cannas ad aver funzionato è stato un perfetto gioco di squadra: «Il traguardo è stato raggiunto insieme dalla politica e dalle università. Ma va detto che il contributo appassionato degli studenti è stato determinante per conquistare un record di cui andiamo fieri».


9 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 26 giugno 2018 / Primo Piano - Pagina 2
IL RISPARMIO
Per le famiglie il costo scende a 173 euro

CAGLIARI. Quanto incide una borsa di studio nella vita di un universitario fuori sede? Fino al 70 per cento. Non è un calcolo approssimativo, ma è il risultato di una ricerca effettuata abbastanza di recente proprio dall'Ateneo con il progetto «Social welfare studente». Secondo il dossier, ogni mese la spesa complessiva (escluse le tasse) è intorno ai 607-608 euro ed è così suddivisa: 217,5 in media per l'affitto, 97 e qualcosa sono destinati ai costi che ruotano intorno alla casa e infine 293 servono a pagare i cosiddetti costi generali. Ora visto che il nuovo importo massimo della borsa di studio è 5.200 euro l'anno, diviso dodici mesi (anche se di solito i fuori sede rientrano a casa d'estate) fa arrotondato 435 euro. La seconda operazione è invece una sottrazione: 607 euro, spesa media, meno 435, è la rata mensile della borsa di studio, l'importo a carico dello studente, o meglio della famiglia, si riduce a 173 euro, con un risparmio considerevole. Certo, il discorso cambia se nel conto sono comprese anche le tasse universitarie (da un minimo di 680 euro a massimo 2mila a Cagliari), ma da quest'anno l'università cagliaritana ha sollevato fino a 23mila euro (era 13mila) la fascia di reddito che garantisce l'esenzione e quindi la platea di chi non dovrà pagarle aumenterà considerevolmente.


10 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 26 giugno 2018 / Primo Piano - Pagina 2
Per i rappresentanti degli universitari grande vittoria dopo 10 anni di battaglie
Gli studenti esultano: risultato storico

CAGLIARI Gli studenti universitari lo dicono a voce alta: «Abbiamo ottenuto una grande vittoria. È stata una battaglia lunga e dura, ma oggi possiamo dire che sono stati fatti passi importanti e decisivi per riconoscere un vero diritto allo studio al più alto numero possibile di giovani sardi». Federico Orrù, che fa parte del consiglio d'amministrazione dell'Ersu di Cagliari è andato però oltre: «Ora dobbiamo puntare a ottenere Case dello studente più sicure, la Regione ha confermato he ci sono 20 milioni per le manutenzioni straordinarie, maggiori agevolazioni nei trasporti e nell'acquisto di libri». L'aumento del numero delle borse di studio «è un risultato storico», per Matteo Vespa, coordinatore di UniCa 2.0. «Lo abbiamo "raggiunto dopo dieci anni di battaglie e pressioni sulla Regione. Quanto fosse importante estendere le borse di studio a tutti gli idonei è confermata dall'incremento del fondo nazionale assegnato quest'anno dal ministero alla Sardegna, grazie alle buone pratiche per il diritto allo studio messe in campo di recente» Inoltre - prosegue Vespa - dopo che per anni abbiamo denunciato, anche con un ricorso al Tar, la situazione fuori legge degli importi delle borse di studio, sino ad oggi erano i più bassi d'Italia, finalmente è stata sanata anche questa situazione d'illegalità». Per Giovanni Sotgiu, coordinatore dell'Unione universitari di Sassari: «La scelta della Regione di far crescere la platea degli studenti che potranno avere la borsa di studio conferma la necessità di una forte volontà politica se la Sardegna vuole riportare davvero l'istruzione e le Università al centro delle scelte. Non si tratta, a questo punto, solo di avere a disposizioni più finanziamenti, ma di scegliere come vincolarli. Ci auguriamo che la scelta fatta dalla politica sarda sia da esempio non solo per le regioni ancora indietro nel garantire il diritto allo studio, ma anche a livello nazionale». La conclusione di Vespa e Sotgiu è «comunque ancora molto lavoro da fare per rendere il diritto allo studio effettivo per gli studenti sardi, ma oggi è stato fatto un grande, importante passo nella direzione giusta».
 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 26 giugno 2018 / Primo Piano - Pagina 3
Paolini, docente di economia a Sassari, invita i ragazzi a rimanere in Sardegna
IL PROF AGLI UNIVERSITARI: «CHANCE ANCHE NELL'ISOLA»
«Anche da qui si può spiccare il volo. L'importante è formarsi bene in inglese»

di Gianna Zazzara
SASSARI «Non è vero che a scappare dalla Sardegna siano gli studenti più bravi e intelligenti. Nelle università sarde ci sono ragazzi fenomenali, di grande talento. Un mio studente, all'ultimo concorso per coadiutori nelle discipline economiche bandito della Banca d'Italia, si è addirittura classificato al primo posto. Il secondo era a 9 punti di distanza». Dimitri Paolini, Phd in economia in Belgio, esperto di teoria dei giochi, da 12 anni è professore associato della facoltà di economia dell'università di Sassari dove è responsabile del corso di laurea magistrale. Conosce bene il fenomeno dell'esodo dei ragazzi sardi verso le università del nord e, soprattutto, ha vissuto in prima persona il drammatico crollo delle immatricolazioni nell'ultimo decennio. «Ci sono sempre meno giovani e sarà sempre peggio. La Sardegna è la regione italiana dove nascono meno bambini. Un dato, questo, che mette in crisi tutto il sistema scolastico, dalle elementari alle università. L'esodo degli studenti dalla Sardegna verso il continente è invece un fenomeno ormai consolidato. Il trend è costante, a partire dal 2003. Ogni anno lasciano l'isola circa il 20% dei nuovi immatricolati. Si tratta comunque di una percentuale inferiore a quella delle altre regioni del Mezzogiorno, che è intorno al 25%, con punte del 51% in Puglia e del 53% in Calabria». Ma perché vanno via? «Molti sono costretti perché spesso in Sardegna non c'è la facoltà che vogliono frequentare. Penso a un ragazzo di Sassari che voglia laurearsi in ingegneria informatica, un corso che finora l'università di Sassari non offriva (partirà dall'anno accademico 2018-19, nota di redazione), tantissimi altri vanno via perché attratti dagli sbocchi lavorativi che possono offrire regioni come la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia Romagna». E come dare loro torto? «In Sardegna, purtroppo, non c'è un tessuto produttivo che possa offrire opportunità di lavoro qualificato ai ragazzi. È questo il vero dramma. Molti studenti che decidono di frequentare un'università al nord lo fanno con gli occhi puntati sul mondo del lavoro e non perché ci siano università migliori. Certo, le eccellenze ci sono, ma le università di Sassari e Cagliari, per offerta formativa, qualità dei docenti e della ricerca non ha nulla da invidiare alle migliori facoltà del nord Italia». Il problema alla fine è uno solo: il lavoro che, in Sardegna, non c'è.Per il professor Paolini, comunque, anche un ragazzo che si laurea in Sardegna ha ottime possibilità di trovare il lavoro dei suoi sogni, magari anche all'estero. A patto che acquisisca gli strumenti per essere competitivo sul mercato del lavoro. «Prendiamo il corso di laurea in economia, ad esempio, che dirigo. Ci sono molti laureati, bravissimi, che non conoscono l'inglese, che è la lingua ufficiale per chi vuole lavorare in finanza. Ecco, a bloccare questi ragazzi non è la laurea conseguita in Sardegna, ma il fatto che non si siano attrezzati durante il corso di studio per affrontare le difficili sfide del mercato del lavoro. Un mercato duro e molto competitivo». Proprio per questo il corso di laurea magistrale in economia dell'università di Sassari ha attivato, a partire dal prossimo anno accademico, un programma di doppia laurea con l'università di Bordeaux, in Francia. «Gli sbocchi lavorativi? Banche, autorità di supervisione e vigilanza, centri di ricerca. Molti corsi saranno in inglese. È un'occasione unica per chi aspira a una carriera nel mondo della finanza e dell'economia». Basterà a convincere i ragazzi a iscriversi all'università? «Studiare è sempre un ottimo investimento al quale, purtroppo, molti hanno rinunciato anche a causa della crisi economica».
 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 26 giugno 2018 / Primo Piano - Pagina 3
Algherese, 25 anni, dopo la triennale a Sassari si è specializzato alla Bocconi. Ora lavora per Ubs
Giovanni: «Ecco perché sono andato via»

SASSARI Giovanni Martinez, 25 anni, di Alghero, è uno dei diecimila ragazzi sardi che ha deciso di proseguire gli studi in una università del nord. Alla Bocconi, facoltà di economia e management, per la precisione. Un ragazzo in fuga, secondo la definizione dei ricercatori dell'istituto di ricerca Svimez, che hanno fatto il punto sulla crisi delle università del Mezzogiorno. «Gli atenei del sud stanno perdendo sempre più studenti. È un fenomeno preoccupante - si legge nella ricerca - . A fare la scelta di migrare sono i cosiddetti best and brightest, i migliori e i più intelligenti». Ragazzi che, dopo la fine degli studi, non ritornano nelle regioni di origine. Proprio come Giovanni che, dopo aver conseguito qualche mese fa il Master of science in Contabilità e Finanza alla Bocconi, col massimo dei voti, ha trovato subito lavoro in una delle più prestigiose banche di investimento al mondo, la svizzera Ubs, negli uffici di Milano. Prima di trasferirsi a Milano, Giovanni ha studiato all'università di Sassari, facoltà di economia. «È grazie alla triennale conseguita a Sassari che sono riuscito ad entrare alla Bocconi. Il corso di laurea in economia, a Sassari, mi ha insegnato tantissimo, mi ha dato tutti gli strumenti necessari per affrontare una laurea specialistica difficile come quella della Bocconi. Se lo rifarei? Certo, anzi lo consiglio a tutti. A Sassari è stata un'esperienza bellissima e, soprattutto, molto formativa». Ovviamente Giovanni è uno studente modello. Si è laureato con 110 e lode prima nell'ateneo turritano, poi alla Bocconi. E allora perché andare via? «Posso parlare solo in termini positivi della facoltà di economia di Sassari, quanto a docenti e didattica non ha nulla da invidiare alle migliori università d'Italia. Non ho mai avuto difficoltà a confrontarmi con gli altri colleghi della Bocconi». Poi, certo, dopo la triennale, al momento di decidere se continuare gli studi alla Bocconi oppure a Sassari, Giovanni ha pensato al futuro, al suo futuro. «Quella della Bocconi è la migliore business school italiana, tra le migliori in Europa. Nei ranking internazionali l'università è sempre nelle prime posizioni per finanza e management. E offre tantissime opportunità di lavoro nel settore finanziario oltre alla possibilità di scambi con le migliori università del mondo». Insomma, un altro mondo. (g.z.)

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