Press review

13 June 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
A Solinas (Psd'Az) sarebbe stata promessa la presidenza della Regione
ECCO I 45 SOTTOSEGRETARI
Nessun sardo nella squadra nominata dal governo

Tra i sottosegretari papabili c'era anche il senatore sardista Christian Solinas. Ma la nomina è saltata, sembra in cambio della promessa che sarà il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione.
E non c'è alcun altro sardo tra i 45 tra sottosegretari e viceministri nominati ieri dal Consiglio dei ministri.
TUTTI I NOMI Alla presidenza del Consiglio dei ministri vanno Guido Guidesi, Vincenzo Santangelo, Simone Valente con delega ai Rapporti con il Parlamento e democrazia diretta; Mattia Fantinati (Pubblica amministrazione); Stefano Buffagni (Affari regionali e autonomie); Giuseppina Castiello (Sud); Vincenzo Zoccano (Famiglia e disabilità); Luciano Barra Caracciolo (Affari europei); Vito Claudio Crimi (Editoria); Vincenzo Spadafora (Pari opportunità e giovani).
Agli Affari esteri e cooperazione internazionale vanno Emanuela Claudia Del Re, Manlio Di Stefano, Riccardo Antonio Merlo e Guglialmo Picchi. All'Interno Stefano Candiani, Luigi Gaetti, Nicola Molteni, Carlo Sibilia. Alla Giustizia sono stati nominati Vittorio Ferraresi e Jacopo Morrone; alla Difesa Angelo Tofalo e Raffaele Volpi. All'Economia e finanze Massimo Bitonci, Laura Castelli, Massimo Garavaglia e Alessio Mattia Villarosa.
Allo Sviluppo economico, Andrea Cioggi, Davide Crippa, Dario Galli, Michel Geraci; alle Politiche agricole Franco Manzato e Alessandra Pesce; all'Ambiente tutela del territorio e del mare sono stati destinati Vannia Gava, Salvatore Micillo; alle Infrastrutture e trasporti Michele Dell'Orco, Edoardo Rixi e Armando Siri. Al Lavoro e politiche sociali sono stati nominati Claudio Cominardi e Claudio Durigon; all'Istruzione, Università e ricerca Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano; ai Beni culturali, attività culturali e turismo Lucia Borgonzoni e Gianluca Vacca; alla Salute Armando Bartolazzi, e Maurizio Fugatti.
QUESTORE E VICEPRESIDENTE Dopo la nomina di Riccardo Fraccaro e Lorenzo Fontana a ministri, oggi verranno eletti dalla Camera anche un questore e un vicepresidente in loro sostituzione. Al posto del primo andrà Federico D'Incà, (M5s) mentre al posto del secondo in pole position ci sono Raffaele Volpi (Lega) e Fabio Rampelli, capogruppo di Fdi, per rafforzare la vicinanza del partito della Meloni al governo. Fdi punta però a una delle due Commissioni di garanzia che spettano all'opposizione, Copasir e Vigilanza Rai. In particolare la seconda, che è nel mirino anche di FI.

 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Si allarga il bacino degli esonerati ma sulle famiglie pesa una retta altissima
TASSE, PER CHI PAGA È UN SALASSO
Si può arrivare a sborsare fino a 2.936 euro a seconda dell'Isee

Il salasso è per chi è costretto a pagare. Se non si rientra nel bacino degli esonerati, la retta dell'Università è una mazzata per il bilancio familiare. Basta avere uno stipendio e una casa per far lievitare i costi: fino a 2.936 euro, il massimo previsto per i più “ricchi” o presunti tali dallo Stato. A decidere le “sorti” degli studenti cagliaritani sono 20 fasce dell'Isee (indicatore che misura la situazione economica di una famiglia, con riferimento a redditi e patrimonio immobiliare), decise dal regolamento d'ateneo e sulle quali viene calcolata la tassa dovuta secondo le modalità decise dalla normativa nazionale.
GLI IMPORTI Fatta eccezione per chi può usufruire dell'esenzione totale (dal prossimo anno con Isee sotto i 23mila euro) le prime diciotto fasce Isee vanno da un minimo di 312,40 euro all'anno (con Isee sino a 6.558 euro) a un massimo di 697,63 euro (da 26.400 a 28.600 euro). Le ultime due fasce, invece, abbracciano redditi e patrimoni che vanno da 28.800 euro a 87.723 euro e da 87.723 euro in su. Quindi c'è chi paga un minimo di 736,13 euro, ma anche chi ne sborsa 2.936 euro, il massimo. In mezzo c'è chi versa quasi 1500 euro di tasse, con Isee sotto i 55mila euro, ricompreso nell'ampia fascia entro gli 87mila euro. Una spesa affrontata da persone che non navigano nel lusso: hanno uno stipendio e una casa, possono dunque sborsare tanto, secondo i calcoli Isee.
IN CASSA Con una tassa media che si aggira attorno ai 700 euro, l'Ateneo cagliaritano riesce a garantirsi dai 27mila studenti un'entrata di 19 milioni e 260 mila euro, tanto vale l'intero pacchetto della didattica, iscrizioni, corsi di laurea e post, scuole di specializzazione, test ed esami. Una cifra, già inserita nel bilancio che l'Ateneo si appresta a votare il prossimo mese e che, in un modo o nell'altro, l'Università deve assicurarsi: non può rinunciarci, pena la sopravvivenza.
LA NOVITÀ Se l'anno prossimo sarà possibile allargare il bacino degli esonerati, includendo gli Isee sotto i 23mila euro (quindi oltre il tetto dei 13mila imposto dal Governo), lo si deve alla Regione che con il suo contributo garantirà l'entrata di un milione e 380mila euro nelle casse dell'Università, andando a coprire il “buco” delle tasse non pagate. «L'Università può fare ben poco», spiega la rettrice Maria Del Zompo, «lo sforzo degli uffici per calmierare gli effetti negativi della normativa Isee è stato quello di predisporre le fasce di reddito venendo in aiuto alle famiglie il più possibile. Per noi è fondamentale che il diritto allo studio non venga inficiato dal reddito ma garantito dallo Stato. Perciò interventi, come l'ultimo della Regione sul fronte dell'esenzione, sono di grande aiuto».
GLI STUDENTI Il regolamento delle tasse è varato dagli organi di Ateneo e gli studenti sono chiamati a esprimere il loro parere. «Lo faremo la settimana prossima», ricorda Roberto Vacca, presidente del Consiglio degli studenti e componente di Unica 2.0. «Accoglieremo con favore l'estensione dell'esenzione totale per l'anno prossimo, trattandosi di una nostra rivendicazione, ma giudicheremo il regolamento nella sua interezza. È chiaro che noi siamo per l'Università gratuita per tutti e perché il diritto allo studio venga finanziato con la fiscalità generale - ricorda Vacca - intanto però ci battiamo per ottenere dalla Regione l'incremento della soglia per accedere alle borse di studio, fino a 23mila euro, ossia fino ai massimi previsti dal ministero. Ma la battaglia principale deve essere per l'Università gratuita per tutti».
Carla Raggio

 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
IL PROGETTO
Commercio marittimo, innovazioni dall'Isola

Il commercio marittimo internazionale potrebbe avere un futuro più sostenibile grazie al lavoro di un'équipe di ingegneri sardi. Il progetto di cui sono capofila i professionisti dell'Università di Cagliari si chiama “Go SMarT Med” e prevede una nuova gestione più efficiente del traffico via mare. Una visione tanto promettente da essere stata presentata con successo a numerosi addetti ai lavori arrivati lunedì a Genova per il seminario organizzato dalla Camera di commercio locale.
La nuova strategia studiata dai trasportisti dell'ateneo garantisce qualità gestionale e vantaggi su più fronti. A beneficiarie del nuovo sistema orientato all'integrazione delle tariffe (minori costi per il cliente), degli orari (minore tempo di viaggio) e delle frequenze di linee, sono infatti le compagnie marittime, le aziende che inviano e ricevono merci (clienti del servizio), gli operatori portuali (agenzie marittime, spedizionieri, agenzie di lavoro portuale e trasportatori).
Anche le aziende isolane del settore sono state coinvolte nel progetto. A Genova hanno infatti partecipato Autotrasportatori Cna, Grimaldi, EfisPau Shipping agency, Associazione agenti marittimi sardi, Autorità sistema portuale Sardegna. Tra i temi trattati, il trasporto marittimo delle merci, le potenzialità offerte dal nuovo sistema coordinato con Go SMarT Med e le sinergie innescate tra i vari progetti attivati nell'area.
(l. m.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
STUDENTESSA PREMIATA
È di Chiara Murru la tesi di laurea più originale e utile. La studentessa ha vinto il premio “Marcello Andria”, che le sarà consegnato domani alle 17 nell'aula magna del Rettorato in via Università. Il premio è istituito dal Rotary Club Cagliari Nord in memoria dell'presidente del club. Sarà presente la rettrice Maria Del Zompo.

 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. La Regione aumenta i fondi per esperienze internazionali
STUDI ALL'ESTERO, ALTRI 3 MILIONI

Oltre tre milioni di euro per finanziare esperienze accademiche all'estero dei giovani sardi. I fondi sono stati sbloccati dalla Giunta regionale, su proposta di delibera dell'assessore all'Istruzione Giuseppe Dessena, e andranno a beneficio degli studenti delle Università di Cagliari e Sassari, ma anche dell'Accademia delle belle arti sassarese e dei Conservatori di musica delle due città
Le risorse ammontano a 2 milioni 720mila euro a favore dei progetti di mobilità giovanile (Erasmus Plus, Leonardo e altri) a queste di aggiungeranno 37,5mila euro destinati all'Accademia delle belle arti e ai Conservatori, per l'attività di orientamento e il sostegno e la valorizzazione dei giovani talenti tra i 18 e i 35 anni. Infine saranno a disposizione anche 300mila euro per la mobilità extrascolastica.
«Oltre alle due università isolane, l'Accademia e i Conservatori rappresentano sedi di alta formazione e ricerca - ha precisato l'assessore della Pubblica Istruzione - per questo motivo sosteniamo le azioni di mobilità che sono state attivate sulla base di accordi bilaterali di cooperazione con istituti universitari e di alta cultura, imprese e centri di ricerca europei ed extraeuropei. Le analisi effettuate mostrano come le esperienze di mobilità internazionale siano quelle che maggiormente contribuiscono alla acquisizione di competenze trasversali da parte degli studenti, e per questo motivo la Regione promuove e sostiene tutte le politiche mirate che abbiano l'obiettivo di incentivarle». (l. m.)

 

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Borsa (Pagina 14 - Edizione CA)
Venerdì nella sede di Crea
CAGLIARI, INCONTRO DEDICATO AL BANDO “RESTO AL SUD”

Un incontro per illustrare ai giovani e agli studenti cagliaritani le opportunità che derivano dal bando “Resto al Sud”, promosso dal Governo per sostenere le nuove attività imprenditoriali avviate da persone che hanno un'età compresa tra i 18 e i 35 anni nelle regioni del Mezzogiorno. Il convegno, previsto venerdì a Cagliari alle 10 nella sede di Crea, il Centro servizi per l'innovazione e l'imprenditorialità dell'Università, in via Ospedale 121, servirà anche per illustrare l'accordo siglato da Intesa Sanpaolo con Abi, l'Associazione bancaria italiana, e Invitalia per sostenere appunto la nascita di nuove imprese promosse da giovani. Saranno dunque illustrate le iniziativa a supporto dei futuri imprenditori che intendano cogliere questa opportunità e avviare una nuova attività partecipando al bando.
Dopo i saluti del rettore dell'Università di Cagliari Maria Del Zompo e del sindaco Massimo Zedda, del presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti Marco Pinna, sono previsti gli interventi di Pierluigi Monceri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo per Sardegna, Lazio e Sicilia. Gian Marco Verachi responsabile del progetto Resto al Sud per Invitalia, Maria Chiara Di Guardo, docente universitario e direttrice del Crea.

 

 

7 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Nel Padiglione Italia si racconta la “porta della Barbagia”. Obiettivo: risanare il territorio
OTTANA, UN EDIFICIO ALLA BIENNALE
Alla mostra di Venezia il progetto di un team di architetti sardi

Se e quando sorgerà, tra il fiume, le ciminiere, la cattedrale e la montagna, nella piana di Ottana, la Casa dei cittadini sarà frequentata 24 ore su 24 da persone tra 0 e 100 anni. Per ora è il progetto di un gruppo di professionisti sardi, esposto alla Biennale di Venezia - una delle mostre di architettura più prestigiose del mondo - e serve (anche) a mantenere alta l'attenzione su un territorio che aspira alla rinascita, alle bonifiche, al rilancio produttivo.
LA GENESI «Tutto parte da un'idea del curatore del Padiglione Italia della Biennale, Mario Cucinella, che anziché selezionare progetti già realizzati ha adottato il processo inverso, ha scelto “itinerari” e poi ha formato collettivi per raccontarli», spiega Nicolò Fenu di Sardarch. Sono state individuate «cinque aree strategiche, in cui ridefinire opportunità e visioni future per mezzo dell'architettura». Parti del Paese invisibili e ferite, ma piene di bellezza e potenzialità: l'appennino tosco-emiliano con il parco delle foreste casentinesi, Camerino, Matera e la valle del Basento, la valle del Belice e la Barbagia, «accomunate da fenomeni come spopolamento, invecchiamento, disoccupazione, strategie per le aree interne», sottolinea l'architetto Simone Solinas, «luoghi con problemi enormi ma ricchi di aspetti dai quali ripartire». I temi sono: la filiera del legno, la cura del paesaggio dopo il terremoto, la mobilità e i servizi, la cultura, e - è il caso di Ottana - la salute, l'ambiente e la qualità della vita.
L'EDIFICIO Nell'ex Arsenale a Venezia sono esposti - fino al 25 novembre - una serie di oggetti che narrano il percorso con cui si è arrivati a concepire la Casa dei cittadini. Ci sono il modello della struttura, le immagini, il video degli incontri fatti con le persone che hanno contribuito a immaginare l'edificio e il suo utilizzo, la “mission” firmata da amministratori, ex operai e imprenditori. «L'insediamento petrolchimico ha portato benessere finché è durato, ma anche malattie e inquinamento», avverte Marinella Sclavi, responsabile della società di progettazione partecipata “Ascolto attivo”, che ha sentito sindaco e leadership locale, «l'obiettivo evocato è quello di fare di Ottana una città della vita sana, un centro altamente specializzato nel risanamento umano e territoriale a 360 gradi, attento all'invecchiamento attivo e punto di riferimento per tutta l'Isola e non solo». Ecco dunque questa grande Casa della salute, uno spazio sanitario funzionale a Marghine, Planargia, Goceano, Guilcer, Montiferru e Barbagia, con ambienti per la cura (ambulatori), il benessere (piscine e palestre), l'accoglienza, lo studio, la socializzazione, l'educazione (asilo e sala giochi). Niente di fisso, comunque, tutto modulabile ed elastico.
IL TEAM Il gruppo che ha creato il lavoro in mostra è composto da Simone Solinas (il progettista, sassarese, studio a Siviglia) con i collaboratori Salvatore Mario Carboni, Simone Langiu, Daniela Mureddu; Giorgio Peghin, Stefano Asili, Carlo Pisano e Valeria Saiu dell'Università di Cagliari (dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura); Sardarch, cioè Francesco Cocco, Matteo Lecis Cocco Ortu, Nicolò Fenu e Simone Setzi; Ascolto attivo; Spaziozero atelier (per il render) e Massimo Gasole (per video e shooting).
IL SINDACO Franco Saba, sindaco di Ottana, che due mesi fa ha minacciato di dimettersi per riaccendere i riflettori sulla crisi devastante dell'area, dice che «i cittadini hanno accolto con entusiasmo questi architetti che sono venuti a fare incontri sulla Casa della salute». Aggiunge: «Lotterei per averla, però questi progetti bellissimi spesso rimangono sulla carta. In Consiglio regionale era stato presentato un emendamento alla Finanziaria (da Gianfranco Congiu e Antonio Solinas) per stanziare 2 milioni di euro per realizzarla. Poi l'emendamento è stato ritirato. Forse sono un po' disilluso, lo ammetto: io faccio tante azioni eclatanti e ancora non ho ottenuto niente di concreto per la mia gente e i centri vicini. Anche dell'istanza di riconoscimento di area di crisi complessa presentata dalla Regione al Mise non ho notizie, spero che ora con il nuovo governo nazionale, si proceda e si arrivi in fretta a una conclusione positiva».
Cristina Cossu

 

8 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
Al Lazzaretto di Cagliari, venerdì, l'esposizione inserita in “Migrazioni- La trasmissione del senso”
Sardi, popolo di migranti. Una mostra fotografica lo racconta

«Di fronte agli sbarchi dei migranti sulle coste italiane, a chi è tentato di cavarsela con un “tornate a casa vostra” attraverso il nostro lavoro vorremmo dire: attenzione, noi sardi ci siamo sempre spostati dall'isola e continuiamo a farlo anche oggi. Dall'Argentina al Cile, dall'Australia agli Stati Uniti, i sardi sono dappertutto, quasi sempre accolti con benevolenza e rispetto».
Il fotografo e documentarista sassarese Antonio Mannu sintetizza così il messaggio della mostra fotografica “Migrazioni - I sardi nel mondo”, tappa cagliaritana (l'inaugurazione è prevista per venerdì alle 18 al Lazzaretto di Sant'Elia) del progetto “Migrazioni- La trasmissione del senso”, realizzato col sostegno della Fondazione di Sardegna e in collaborazione con l'associazione Sarditudine dall'associazione Ogros-fotografi associati tra il 2008 e il 2016, con la finalità principale di «far conoscere, attraverso immagini e storie di vita, le esperienze di chi ha lasciato la Sardegna, per comprendere come è mutato il rapporto con la terra dei padri, indagando insieme il senso d'identità».
Autore della ricerca insieme a Andrea Deiana, Tao Mannu, Luis Murrighile e Paola Placido, Mannu precisa che «il racconto fotografico oggetto della mostra documenta la vita e il lavoro di donne e uomini sardi che vivono in luoghi diversi del pianeta. Nell'arco di sette anni abbiamo raccolto le testimonianze di più di 170 persone, incontrate in 21 stati di quattro continenti. Condividendo la quotidianità, abbiamo messo in luce una realtà in cui, all'interno della gigantesca cornice del villaggio globale, si snodano vicende individuali accomunate dal senso d'appartenenza proprio della gente di Sardegna, tanto forte da resistere alla distanza e al tempo».
Antonio Mannu va fiero dell'apprezzamento espresso dalla celebre fotoreporter palermitana Letizia Battaglia, che ha parlato di «un lavoro utile per comprendere il dramma di chi, oggi come ieri, si vede costretto ad abbandonare la propria terra».
All'inaugurazione interverrà Felice Tiragallo, docente di Antropologia culturale all'università di Cagliari. «Migrazioni- La trasmissione del senso” prevede inoltre la presentazione del video “Intro e Fora - 11 storie sarde”, realizzato nel 2015, basato su testimonianze raccolte in 11 diverse località del mondo, dal Qatar alla Thailandia, dal Bahrain alla Turchia.
Fabio Marcello

 

9 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Cultura (Pagina 38 - Edizione CA)
Mezzo secolo fa una rivolta che lasciò tracce
DIZIONARIO DEL '68, PAROLE PER CAPIRLO

Fermo restando che le parole scelte per raccontare un movimento, un'epoca, un'atmosfera, una cultura, cambiano a seconda del narratore, e non sono mai esaustive e definitive, è pur vero che molto dicono di ciò che esso è stato, specialmente se non hanno la pretesa di descriverlo, ma di illuminarne un aspetto. Secondo il calendario, il '68 durò dodici mesi, come tutti gli altri anni, secondo la storia, fu un periodo più lungo che lasciò tracce e seminò rivoluzioni, permeò una sensibilità e un modo pensare la vita e il mondo che, tuttora, ci appartiene.
BORSA TOLFA La borsa a tracolla con tasca interna, di vero cuoio grasso, originaria dei Monti della Tolfa, non era accessibile a tutte, ma il modello economico sì, e le ragazze del '68 la portavano con le gonne lunghe e quell'aria disinibita e sfacciata che le rendeva irresistibili.
CAPELLONI La liberazione dai lacci dell'educazione autoritaria e repressiva inizia sciogliendo i capelli e lasciandoli crescere, allo stesso modo si liberava il desiderio di avventura.
DESIGN Sia quelli un po' prima, sia quelli dopo il '68, furono gli anni dei colori vivaci, delle forme fluide, delle lampade che si diffusero in tutte le stanze della casa, delle cucine che si trasformarono in luoghi pratici e divertenti. Alcuni oggetti del '68 sono diventati icone, come i componibili Kartell, le lampade di Magistretti e di Gae Aulenti, il sacco di Zanotta o la Casa Adatta di Giò Ponti.
ESKIMO Era comodo, sportivo e spartano, “dettato dalla povertà”, cantava Francesco Guccini, che al capo di abbigliamento simbolo delle rivolte studentesche d'Europa ha dedicato una canzone, e poi aveva numerose tasche, e quelle sì, in tempi di furiosa contestazione in strada, erano davvero utili.
FILM Non si direbbe, ma, in realtà, “I pugni in tasca” di Marco Bellocchio, del 1965, con il '68 ha molto a che fare perché ne rappresenta un aspetto essenziale: la distruzione della famiglia borghese e, per estensione, dell'intera società borghese. Il linguaggio, le modalità narrative, il valore simbolico degli elementi della storia, secondo Antioco Floris, professore di Cinema all'Università di Cagliari, che lo suggerisce, ne fanno un'opera che, ben illustra quel periodo storico.
GONNA (CORTA O LUNGA?) C'era chi la portava corta e chi la portava lunga perché per ogni opinione ce n'è una contraria. Chi desiderava rivendicare la propria libertà e autonomia, in barba alle convenzioni sociali, accorciava la gonna fino a indossarla mini; chi detestava l'idea di essere considerata solamente oggetto del desiderio maschile la allungava fino alle caviglie.
INTI ILLIMANI In dialetto ayarnara, il nome della band boliviana, ambasciatrice della musica popolare latinoamericana nel mondo, che debutta 51 anni fa, appena un anno prima delle rivolte sessantottine, fa riferimento al «sole di una montagna nelle vicinanze di La Paz». Negli anni Settanta i loro dischi andavano a ruba, le loro canzoni, spesso in cima alle classifiche, raccontavano la lotta contro le dittature, la colonizzazione, predicavano la solidarietà.
LIBRO Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani, pubblicato nel 1967, è l'emblema, allora come oggi, della scuola ingiusta, che fa parti uguali tra diseguali, perpetua le differenze e le diseguaglianze. Secondo alcuni, sarà proprio un prete cattolico esiliato in una scuola di montagna a dare avvio alla rivolta del 68, che inizierà come ribellione alla scuola di classe.
EMME A quelle dei padri, che dopo aver assistito in prima persona alla tragedia della seconda guerra mondiale e aver goduto dei benefici del boom economico successivo, orgogliosi ostentavano Macchina, Mestiere, Moglie, i figli opposero, poderose e impegnative emme secondo la formula: Marx è dio, Marcuse il suo profeta, Mao la sua spada. Karl Marx, il teorico dell'emancipazione umana da ogni forma di dominio e oppressione; Herbert Marcuse, tra i fondatori della Scuola di Francoforte, autore di “L'uomo a una dimensione”, tra i libri simbolo del '68; Mao Zedong che, in Cina, si propose di realizzare l'utopia marxista di una società senza classi e, invece, instaurò una duratura dittatura.
PAROLE E SLOGAN Trasgressione e Potere studentesco sono tra le parole tramandate dal '68. Trasgressione, che suggeriva, in maniera creatività, di uscire dalla norma, abbattere l'autorità, repellere il conformismo. Potere studentesco, ché agli studenti, forza genuina e vitale, era affidato il rovesciamento del mondo borghese, conservatore e repressivo. Oggi, a distanza di cinquant'anni, la trasgressione è divenuta norma essa stessa, e non è affatto agevole trasgredirla, suggerisce Stefano Bartezzaghi, con il potere, invece, gli studenti ci han preso la mano.
TAZEBAO Erano tra gli strumenti di comunicazione preferiti dai giovani universitari, anche perché davano ampio spazio alla all'immaginazione assai apprezzata all'epoca. Sono manifesti scritti a mano e illustrati da disegni, usati nella Repubblica Popolare Cinese negli anni della rivoluzione culturale, tra il '65 e il '69. In Occidente, con l'inizio della contestazione studentesca si diffusero rapidamente.
ZANZARA (LA) La sua data di nascita risale agli anni Quaranta del Novecento, ma nel '66, il giornale scolastico del Liceo Parini di Milano, sarà al centro di uno scandalo che prelude alla ribellione sessuale e morale del '68. A causa di un'inchiesta sulle opinioni degli studenti in materia di sentimenti e relazioni familiari, in cui si parlava di rapporti prematrimoniali e educazione sessuale, gli autori dell'articolo, furono denunciati per “oscenità a mezzo stampa”, portati in questura, dove furono invitati a spogliarsi per accertare la presenza di eventuali “tare fisiche e psicologiche”, infine, processati. Furono assolti di fronte a oltre quattrocento giornalisti, molti dei quali arrivati dall'estero.
Franca Rita Porcu

 

10 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 13 giugno 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 36 - Edizione CA)
ALGHERO. A Lo Quarter
Arte e bellezza per dire no allo sfruttamen
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Alghero coniuga territorio, arte, diritto e economia, nella Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Realtà solo apparentemente distanti, ma che possono incontrarsi grazie a menti illuminate. Tante emozioni, tanti giovani e tanta energia ieri a Lo Quarter, che ha ospitato il Festival dello Sviluppo sostenibile. L'iniziativa nasce dalla correlazione tra l'Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l'Alleanza 8.7 dell'Organizzazione internazionale del lavoro, il Terzo paradiso di Michelangelo Pistoletto, il Master in Diritto ed Economia per la cultura e l'Arte/Decamaster e il Laboratorio Leap del dipartimento di Architettura dell'Università di Sassari.
Nella Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, per richiamare l'attenzione sul tema del lavoro e sensibilizzare sul tema del lavoro che penalizza oltre 152 milioni di bambini e adolescenti nel mondo, sono state esposte a Lo Quarter la Tela di Pinocchio “Grillo Parlante, dove sei?” e l'opera del Terzo paradiso raffigurante gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Sono intervenuti Gianni Rosas, direttore dell'Organizzazione internazionale del lavoro, Paolo Naldini, direttore Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, Domenico D'Orsogna, direttore Decamaster-Università di Sassari, Silvia Serreli, Coordinatore Leap Dadu-Università di Sassari, Maria Gabriella Lay, ambasciatrice del Terzo Paradiso, Marianna Are, Bakary Coulibaly, Francesco Olia, Alessandro Pettazzi, Miriam Calabresi e Giulia Cherosu, rappresentanti del Gruppo di lavoro workshop Cittadellarte di Biella.

 

La Nuova Sardegna

 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 13 giugno 2018 / Sardegna - Pagina 7
L'obiettivo è dare la possibilità ai ragazzi di fare un'esperienza all'estero
ERASMUS, 3 MILIONI DALLA REGIONE

CAGLIARI Raddoppiare le adesioni di studenti e tirocinanti ai programmi di mobilità studentesca. Questo l'obiettivo della Regione che ha stanziato oltre 3 milioni di euro per i progetti Erasmus, Leonardo ed Erasmus Plus. Grazie all'aumento del budget saranno molti di più gli studenti sardi che dal prossimo anno accademico potranno frequentare corsi di studio o di formazione all'estero, aumentando nel contempo le loro esperienze e migliorando le loro possibilità future di trovare un lavoro. Potranno partecipare ai progetti gli studenti delle università di Sassari e Cagliari, dell'Accademia delle Belle Arti di Sassari e dei Conservatori di musica di Sassari e Cagliari.Il finanziamento è stato approvato ieri dalla giunta regionale su proposta dell'assessore della Pubblica istruzione, Giuseppe Dessena. «Oltre alle due università, l'Accademia e i Conservatori rappresentano sedi di alta formazione nel settore artistico e musicale. Per questo abbiamo deciso di sostenere le azioni di mobilità che sono state attivate sulla base di accordi bilaterali di cooperazione con istituti universitari, imprese e centri di ricerca europei ed extraeuropei - ha spiegato l'assessore - Le analisi dimostrano come le esperienze internazionali siano quelle che maggiormente contribuiscono alla acquisizione di competenze trasversali da parte degli studenti, e per questo motivo la Regione ha deciso di sostenerle». Anche i numeri danno ragione all'assessore. Sono sempre di più, infatti, i ragazzi che decidono di fare un'esperienza di studio o un tirocinio all'estero. All'università di Cagliari si è passati da 986 studenti (anno accademico 2016-2017) a 1215 (anno accademico 2017-2018). All'università di Sassari, invece, si è passati da 976 a 992. Il programma Erasmus Plus è invece destinato agli studenti dell'Accademia di Belle Arti di Sassari e dei due Conservatori isolani. L'Accademia di Belle Arti è passata da 3 studenti in mobilità nell'anno accademico 2016-2017 a 5 nel 2017- 2018. Otto, invece, i ragazzi del Conservatorio di Cagliari che hanno deciso di fare un'esperienza all'estro, altri otto quelli del Conservatorio di Sassari. La Giunta ha inoltre approvato il finanziamento di 300mila euro a favore dei progetti di mobilità giovanile extrascolastica, da ripartire su due linee di interventi, per progetti europei studiati e guidati da diverse associazioni sarde. (g.z.)


12 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 13 giugno 2018 / Sassari - Pagina 30
Scarso personale e soliti problemi con medicinali e presìdi
TROPPE CARENZE: LA SANITÀ VA VERSO LE EMERGENZE ESTIVE
Gli appalti non decollano e il nuovo ospedale è fermo

di Luigi Soriga
SASSARI Quella estiva, per la sanità è una stagione molto calda: tutte le criticità e le inefficienze tendono a venire a galla, un po' come avviene nel mare di agosto che riporta in superficie le alghe. Vediamo dunque quali potrebbero essere le carenze destinate a riemergere da qui a qualche settimana.Medicinali. Nonostante gli sforzi della task force messa in piedi dal manager Aou Antonio D'Urso, ancora l'espletamento delle gare d'appalto è in alto mare. E i reparti ne risentono. Le difficoltà più evidenti riguardano il reperimento dei farmaci oncologici, e la disponibilità scarsa di antibiotici. Migliora invece la presenza di presìdi basilari, come garze, siringhe, traverse e via dicendo, anche se lo scenario è ancora ben lontano da uno standard di efficienza. In pratica medici e reparti hanno fatto il callo a una carenza cronica, e riescono a far girare comunque gli ingranaggi con molto senso pratico, parsimonia e rimboccandosi le maniche.Apparecchi. L'altra palla al piede è il mancato aggiornamento della strumentazione tecnologica. In prima battuta gli ecografi, che vanno ad incidere sulle prestazioni dei reparti e anche certamente sulle liste di attesa per prenotazioni esami. L'azienda aveva preventivato da tempo l'acquisto delle apparecchiature, ma ci sono ritardi nelle procedure. Personale. L'altra nota dolente dell'estate sarà il personale in campo. Infermieri e medici devono fare per legge 15 giorni di ferie nel periodo che va dal 1 giugno al 30 settembre. I dipendenti sono molto preoccupati sulla situazione che sta per delinearsi, in quanto manca reale programmazione sulla turnazione. Se il personale va in ferie dovrebbe essere sostituito, soprattutto nei reparti d'urgenza. Il riferimento è al pronto soccorso e alle sale operatorie, ambiti già abbondantemente ingolfati da una mole di lavoro insostenibile. Ma saranno mesi difficili anche per Patologia Medica e Clinica Medica, che a turno saranno costrette a chiudere perché gli infermieri non sono sufficienti. I sindacati avevano evidenziato la necessità di prendere in considerazione l'ipotesi di un concorso e della mobilità in entrata, ma dalla direzione al momento non ci sono riscontri. L'organico dovrebbe essere potenziato dall'assunzione di 25 anestesisti, ma l'entrata in servizio sta andando a rilento, in quanto si tratta di professionisti che lavorano in altre strutture, e il trasferimento comporta pur sempre dei tempi burocratici. Anche le sale operatorie stentano ad entrare a regime. E il risultato è che la tanto sbandierata breast unit è tutt'altro che funzionale, dal momento che passano anche mesi per poter essere operati per un tumore alla mammella.Appalti. L'appalto del nuovo ospedale, già assegnato, purtroppo è fermo: ancora non si vede un reale inizio dell'attività, e a parte la bonifica dei presidi e delle apparecchiature all'interno del vecchio Palazzo Rosso, non c'è traccia di demolizioni. Eppure l'abbattimento del palazzo rosso è il presupposto per la successiva realizzazione del nuovo Materno Infantile, una struttura di assoluta urgenza e necessità considerate le condizioni fatiscenti dell'attuale reparto.
 

13 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 13 giugno 2018 / Lettere e commenti - Pagina 34
SCUOLA
La formazionedei docenti va cambiata

L'impegno del nuovo governo a risolvere il problema del precariato nella scuola apre uno spiraglio di speranza che qualcosa cambi. Per il bene dei nostri bambini e giovani che vivono quotidianamente la fatica, ma anche il piacere, dell'apprendere, auspichiamo che non ci si limiti a risolvere il problema, gravissimo, degli insegnanti che cambiano a inizio di ogni anno scolastico. La buona scuola andrebbe abolita tout court, e tutto il sistema scolastico ripensato e ricostruito con una prospettiva di lungo respiro.A partire dall'idea stessa di scuola, trasformata in scuola-azienda, e dalla discutibile "alternanza scuola-lavoro". Va affrontato il grave problema della carenza di insegnanti di sostegno; ridotto il numero di alunni per classe, sempre eccessivo; vanno conservate le scuole nei piccoli centri che, orfani di questa fondamentale istituzione, si spopolano drammaticamente. A nulla serve fare appello affinché chi vive nei piccoli e isolati paesini della Sardegna continui a restarci, se manca il servizio educativo per eccellenza. Basterebbe, in questo caso, applicare la normativa che tutela la Minoranza linguistica Sarda (DPR 275/99 e 81/09), che prevede l'applicazione di parametri numerici più bassi rispetto alle altre regioni. Un altro problema che va affrontato urgentemente è quello della formazione degli insegnanti, attualmente affidata alle Università. Un tempo esistevano i corsi abilitanti gratuiti, dislocati anche in altri centri dell'isola (Nuoro, Macomer, Oristano...) diversi da Cagliari e Sassari, tenuti da docenti delle scuole con grande esperienza e comprovate competenze: li abbiamo frequentati tutti gli insegnanti della mia generazione. Si trattava di trecento ore di corso (A.S. 1975-76), con prove finali scritte e orali, con un approccio pedagogico e didattico di eccellenza: abbiamo imparato non solo a trasmettere saperi, ma anche a conoscere le problematiche legate ai nostri bambini e adolescenti che di quei saperi sarebbero stati i fruitori. Ora i corsi abilitanti sono affidati, con costi notevoli per chi li frequenta, alle Università. Ma i docenti universitari conoscono poco il mondo della scuola, non sono a contatto quotidiano con bambini e adolescenti, insegnano a giovani che si suppone abbiano una loro autonomia sia negli studi che nella gestione della vita quotidiana. Voglio dire che solo chi conosce a fondo il mondo della scuola, e ne vive quotidianamente la realtà, può formare docenti per la scuola. E allora la mia modesta proposta è questa: che a formare gli insegnanti di ogni ordine e grado di scuola, dall'infanzia all'ultimo anno di liceo, siano insegnanti di quelle scuole, accuratamente scelti in base a criteri oggettivi quali esperienza, titoli e curricula, perché solo da essi i futuri insegnanti possono aspettarsidi ricevere una preparazione didattica adeguata. Senza contare, ultimo ma non meno importante, che le università escludono dai corsi, pur senza volerlo, un numero consistente di persone, soprattutto donne, che spesso insegnano da anni ma che, avendo bambini piccoli, non possono certo permettersi lunghe e onerose trasferte, dai paesi del centro, a Cagliari o a Sassari, quando non nella penisola per quel che riguarda alcune discipline. Mi sarebbe piaciuto avere, su questi temi, l'autorevole parere del caro professor Brigaglia, ma purtroppo ci manca, ne notiamo l'assenza e ne sentiamo la nostalgia ogni giorno.
Pietrina Rubanu, Orgosolo


14 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 13 giugno 2018 / Cultura e spettacoli - Pagina 38
«LA TECNOLOGIA GARANTIRÀ SVILUPPO SOSTENIBILE»
Intervista con il sociologo giapponese Junji Tsuchiya, a Sassari per un seminario sui modelli di crescita urbanistica

di Fabio Canessa
SASSARI Un laboratorio socio-urbanistico sperimentale. Tra le mille definizioni che si possono dare di Tokyo c'è anche questa. D'altronde, citando liberamente il grande autore di fantascienza William Gibson, a impostare l'immaginario globale sul futuro è proprio il Giappone. E in particolare la sua metropoli simbolo. Così anche quando si ragiona di paesaggio urbano e della sua evoluzione non si può fare a meno di guardare la capitale giapponese, dove il futuro diventa presente sempre prima che in ogni altra parte del mondo. Da qui l'interesse del Dipartimento di storia, scienze dell'uomo e della formazione dell'università di Sassari, in particolare della docente di Analisi delle politiche urbane Antonietta Mazzette, che ha organizzato un seminario con Junji Tsuchiya dal titolo "L'evoluzione urbana di Tokyo verso la sostenibilità. Percorsi di riqualificazione nel paesaggio urbano moderno e postmoderno". Un'occasione di riflessione e confronto con l'esperienza urbana giapponese, grazie al prezioso contributo di Junji Tsuchiya che insegna all'università Waseda di Tokyo e si occupa di tematiche sociologiche legate ai processi culturali e comunicativi, con particolare attenzione alle teorie sui comportamenti collettivi e al rapporto tra tecnologia, moda, consumi e ambiente urbano. Da tempo collabora con numerosi atenei italiani. «Facendo ricerca su fenomeni della moda - spiega lo studioso giapponese - ho cercato colleghi sociologi di questo settore e sono arrivato a Milano molti anni fa. Da allora è nato un rapporto stretto con l'Italia e vengo qui spesso. In Sardegna sono venuto la prima volta nel 2006». Conoscendo bene la realtà italiana, cosa dovremmo imparare secondo lei dal modello giapponese per quanto riguarda sviluppo urbano e sostenibilità? «A lavorare sull'applicazione tecnologica. Noi vediamo la tecnologia come uno strumento fondamentale per uno sviluppo ambientale sostenibile». L'inquinamento è stato ridotto seguendo questa via? «Certo. Anche perché, va ricordato, a partire dagli anni Ottanta molte fabbriche sono state trasferite in altri Paesi. In Cina, Corea, Vietnam, Thailandia. Il Giappone si è comunque assunto le sue responsabilità e punta sempre a sviluppare tecnologie che possono aiutare a migliorare la lotta all'inquinamento. Per esempio si stanno elaborando soluzioni per l'eliminazione delle scorie radioattive che rappresentano un grave problema del nucleare». Perché il Paese decise di puntare sul nucleare e qual è oggi, a sette anni dal disastro di Fukushima, il sentimento popolare sulla presenza nel territorio delle centrali?«Per contrastare le emissioni di anidride carbonica provocate dalle energie tradizionali e più in generale il fatto che il Giappone non ha grandi risorse da questo punto di vista, quarant'anni fa si è deciso di puntare sulle centrali nucleari. Una scelta accettata anche per la mancanza di altre risorse. Quello che è successo a Fukushima ci ha fatto però capire il rischio che corriamo e l'opinione pubblica oggi è contraria a questi impianti. Sono tornate a funzionare, ci sono nuovamente centrali attive, ma non mancano proteste, un atteggiamento raro in Giappone. La richiesta generale è cambiare fonte di energia». Quali sono le alternative?«C'è l'energia solare, anche se il clima monsonico non favorisce tanto i pannelli solari, e quella geotermica che rappresenta un'ottima scelta anche perché il Giappone è un paese di vulcani. È adatto per sviluppare questa fonte di energia». A Tokyo com'è la situazione? «Molto buona. È una città ricca di spazi verdi, l'aria è pulita e si può fare anche il bagno nella baia». Nel 2020 ci saranno le Olimpiadi, un evento che ha cambiato il volto di tante città. Sta accadendo anche a Tokyo? «Tokyo è sempre una città in continua trasformazione. Negli ultimi cent'anni è stata anche ricostruita due volte da zero: dopo il grande terremoto del 1923 e dopo i bombardamenti americani della Seconda guerra mondiale. Oggi la preparazione per le Olimpiadi sta rinnovando ancora di più e molto velocemente la città, con la costruzione di nuove strutture e non solo. Questo cambiamento si sposa con i concetti di sostenibilità che sono fondamentali. Per esempio dal punto di visto energetico si vedono sempre più stazioni di rifornimento di idrogeno». Ma come convive questa spinta continua verso il futuro con il rispetto del passato e della natura? «Alla base di tutto c'è lo shintoismo che non è proprio una religione, ma un modo di vedere le cose, una visione spirituale che disegna un'etica sociale. La natura per noi è al centro e la convivenza con essa passa anche attraverso la tecnologia. Ci sono oggi scienze specializzate in questo aspetto, il kansei engineering. Una sorta di ingegneria umanistica».

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