Press review

12 June 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 12 giugno 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Massimiliano Piras, docente di diritto della Navigazione: una faccenda molto complicata
«C'è l'obbligo di assistenza per le imbarcazioni in difficoltà»

Una faccenda tutt'altro che semplice. Il recupero e lo sbarco di migranti dispersi in mare nel nostro Paese rientra nella sfera di specifiche norme italiane che devono però accavallarsi, e qualche volta scontrarsi, con trattati internazionali ultratrentennali, sottoscritti proprio per distribuire le competenze in caso di naufragi.
«Tutte le leggi sono comunque chiare nel regolamentare le fasi di salvataggio», spiega Massimiliano Piras, docente di Diritto della navigazione all'Università di Cagliari, «ogni imbarcazione ha infatti il dovere di prestare assistenza a natanti in difficoltà, pena l'accusa di omissione di soccorso. Sono di solito i mezzi dello Stato a intervenire, Guardia Costiera in primis, anche al di fuori dei confini nazionali: ma il compito può essere svolto pure da navi private più vicine al luogo da cui è partito l'sos, come quelle delle Ong. Non a caso, nel 1979 l'Italia ha sottoscritto ad Amburgo un protocollo d'intesa proprio sul salvataggio marittimo, accettando di sorvegliare anche un determinato tratto di acque internazionali del Mediterraneo meridionale».
Ma nel caso di migranti la questione s'ingarbuglia: «Le norme regolano la gestione di naufraghi senza fare alcuna distinzione tra clandestini e no, inoltre, l'obbligo di accoglierli nei nostri porti scatta solo se a bordo si sono registrate situazioni di pericolo imminente che necessitano quindi uno sbarco immediato. Un protocollo di salvataggio gestito e coordinato in tutti i passaggi dal Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo a Roma».
Possono fare poco i primi cittadini che si sono offerte di ricevere l'Aquarius: «I sindaci possono limitarsi a manifestare la disponibilità all'accoglienza - prosegue Piras - ma l'ok all'attracco in porto potrà essere dato solo ed esclusivamente dall'autorità marittima, che non potrà che seguire i diktat ministeriali».
L'apertura mostrata invece dalla Spagna non cozza contro alcuna norma del diritto alla navigazione: «Nulla vieta di cedere l'accoglienza ad un altro Paese più distante - conferma - sempre che la sicurezza dei passeggeri non venga messa a repentaglio».
Luca Mascia

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 12 giugno 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Vespa (Unica 2.0): Cagliari è accogliente e solidale, rifiutiamo la xenofobia
Gli studenti in piazza: «Porti aperti, basta odio»

«Via, via, via la xenofobia». «#portiaperti, restiamo umani». Slogan, t-shirt, baci e megafoni: il passaparola e l'annuncio sui social ha funzionato benissimo, gli studenti di Unica 2.0 in poche ore, ieri pomeriggio, hanno chiamato a raccolta - a Cagliari, in piazza Deffenu al tramonto - trecento persone per dire “no” alla politica anti-migranti del nuovo Governo.  C'erano gli studenti universitari e quelli dei licei, tanti consiglieri comunali e un paio regionali, la Cgil, le Acli, l'Arci e diverse altre associazioni, don Ettore Cannavera, che ha parlato al megafono e ricordato il passo del Vangelo, ero straniero e mi avete accolto . «Dopo la marcia degli uomini scalzi del 2015 siamo di nuovo in piazza per dire che Cagliari è un porto aperto e solidale, e non condivide la politica della paura e della xenofobia e l'uso di centinaia di vite umane per un mero calcolo elettorale», sottolinea Matteo Vespa, il portavoce del sindacato studentesco. «In questi ultimi giorni abbiamo visto due volti dell'Italia: da un lato chi si vuole chiudere, chi si basa sul razzismo e l'ignoranza. Dall'altro, un Paese della speranza, tanti sindaci che si sono detti pronti ad accogliere».  Dice Michela Lippi, coordinatrice di Eureka: «Vogliamo dimostrare che siamo un Paese solidale, non soltanto quello dove si vomita odio sui social».

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 12 giugno 2018 / Provincia di Cagliari (Pagina 30 - Edizione CA)
Settimo San Pietro
La Sagra dedicata al pane fa il pieno di visitatori

Il pane di Settimo San Pietro è una ricchezza da valorizzare ancora di più, dopo la scommessa vinta dieci anni fa col rilancio del grano Cappelli, l'apertura del Borgo del pane, gli studi condotti dall'Università cagliaritana e i convegni organizzati a più riprese da Laore. Oggi il pane di Settimo è una realtà che può creare occupazione e contribuire a sviluppare l'economia del paese.
È stato confermato durante la tradizionale Sagra allestita dal gruppo folk Santa Lucia, con la collaborazione di Comune, Regione e Laore, che ha richiamato il pubblico delle grandi occasioni.
La Sagra è andata avanti per due giorni fra convegni sui pani del sud Sardegna, gli appuntamenti all'Antico mulino, gli assaggi e la sfilata folkloristica attraverso le vie del paese. Settimo vuole così riproporre il gusto e i valori del passato per trasformarli in un'occasione di sviluppo della propria economia. (ant. ser.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 12 giugno 2018 / Sport (Pagina 52 - Edizione CA)
BEACH TENNIS. L'ultimo successo in coppia con il cagliaritano Paolo Tronci
Alberto Nessi vince a Lugano
Scala il ranking e si laurea
Numero 1 nell'Isola, a luglio discuterà la tesi sui colpi del beach

Sempre di corsa, tra i libri, dietro a un pallone o a una pallina gialla: università, calcio a 5, tennis o beach tennis, per lui non fa differenza. Ma è soprattutto con la racchetta da spiaggia che Alberto Nessi, 22 anni di Cagliari, sogna in grande. Sabato a Lugano ha conquistato in coppia con il 53enne numero 23 del ranking mondiale, Paolo Tronci, il primo titolo internazionale (un torneo G4), e adesso si prepara a discutere una tesi di laurea di Scienze Motorie proprio sul beach tennis. «È una grande passione che coltivo da otto anni, ma è da quattro che gioco a un livello più elevato», dice. A luglio si laureerà e discuterà una tesi sui "colpi" del beach tennis, servizio, dritto, rovescio, palle corte, pallonetti, smash, volée. «Ho confrontato», dice, «i colpi nel livello di Quarta categoria e in quello Open». Oltre 90 partite analizzate, circa 180 ore di filmati da studiare. Risultato? «Ho scoperto, per esempio, che nel gioco del misto prevale il lob, mentre nella Quarta categoria gli scambi sono più numerosi. Nell'Open il servizio è più veloce e costante». Uno studio maniacale, quindi. Per scoprire tutti i segreti del beach tennis e continuare a sognare. «Voglio scalare il ranking mondiale e dimostrare che posso fare qualcosa di grande in questo sport», dice. Le premesse ci sono tutte: in Sardegna, in pochi anni, Nessi è passato dalla cinquantesima posizione alla prima (dietro di lui le promesse Riccardo Manenti e Andrea Reginato) e a livello mondiale oggi è al 350esimo posto: era 780 pochi mesi fa. (ma. mad.)



 

La Nuova Sardegna

 


 


5 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 12 giugno 2018 / Economia - Pagina 16
IL PROGETTO GA-VINO
Viticoltura di precisione contro lo spreco di acqua
Studiosi al lavoro per realizzare un sistema innovativo di irrigazione dei vigneti

Il team di ricerca è composto da docenti dell’università di Sassari e di Cagliari SASSARI Si chiama Ga-vino il progetto di ricerca delle università di Sassari e Cagliari che punta a creare un nuovo sistema per monitorare le condizioni idriche dei vigneti. A causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento delle temperature, infatti, sarà necessario risparmiare sempre più acqua. Il progetto, coordinato da Costantino Sirca, ricercatore del dipartimento di Agraria dell’ateneo di Sassari, sarà presentato giovedì all’università di Sassari, in viale Italia 39, alle 10.30. Insieme a Sirca ci saranno i ricercatori del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’università di Cagliari, dell’istituto di Biometeorologia del Cnr di Sassari e di Agris Sardegna, oltre ai responsabili delle aziende vitivinicole regionali che aderiscono al progetto. Ga-vino, grazie alla collaborazione tra organismi di ricerca e aziende, punta a realizzare un sistema automatizzato per il monitoraggio delle condizioni idriche dei vigneti che, nell’ottica di un utilizzo sostenibile e mirato dell’acqua, fornisca un valido supporto nella gestione razionale dell’irrigazione. «L’area del bacino del Mediterraneo sarà quella maggiormente influenzata dai cambiamenti climatici, con eventi estremi come ondate di calore, piogge torrenziali, siccità – spiega Costantino Sirca, agrometeorologo e ricercatore dell’università di Sassari – Per questo è fondamentale conoscere e quantificare le esigenze idriche del sistema viticolo e sfruttare al meglio le risorse disponibili in azienda. In quest’ottica diventa strategico dotarsi di strumenti tecnologici innovativi per implementare metodologie di agricoltura di precisione». Nella ricerca è coinvolto anche Eolab, il laboratorio di microelettronica e bioingegneria del dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica dell’ateneo cagliaritano. «I nostri ricercatori svilupperanno la piattaforma tecnologica alla base del sistema – spiega il docente Massimo Barbaro – Realizzeremo un sistema elettronico che, attraverso sensori dislocati nel vigneto, raccoglierà le informazione locali e poi le trasmetterà alla rete centrale, cloud. In questo modo si avranno a disposizione tutti i dati necessari che verranno poi elaborati secondo i modelli proposti dai ricercatori dell’università di Sassari e presentati su una pagina web o una webapp in forma grafica». Ga-vino è uno dei 35 progetti promossi da Sardegna Ricerche.

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 12 giugno 2018 / Sardegna Pagina 6
SANITÀ >> L’ALLARME
ASSOCIAZIONI ALL'ATTACCO: CANCRO AL SENO, ISOLA INDIETRO
D'Antona: breast unit a rischio. Incontro con l'assessore Arru ma lui dà forfait

di Silvia Sanna
SASSARI Poco o nulla consola il fatto che non sia l'unica: la Sardegna è una delle 8-9 regioni d'Italia ancora inadempienti rispetto alla normativa sulle breast unit. O meglio: nell'isola le strutture destinate al trattamento di pazienti affette da tumore al seno, per ora esistono solo sulla carta o non rispondono agli standard richiesti. A dirlo è l'associazione Europa Donna Italia, riferimento per altre 130 associazioni distribuite nel territorio nazionale, di cui 4 in Sardegna. La presidente Rosanna D'Antona ieri aveva un appuntamento «concordato da una ventina di giorni» con l'assessore regionale alla Sanità Luigi Arru: all'ordine del giorno l'applicazione a metà della normativa (entro il 2016 le breast unit sarebbero dovute essere operative) e il caso Cagliari, dove all'ospedale Oncologico Businco - che fa parte dell'azienda ospedaliera Brotzu - è prevista la nascita di una struttura complessa con l'accorpamento della Chirurgia oncologica e del centro di Senologia «che non sarebbe autonomo come prevede la legge». Rosanna D'Antona all'appuntamento non ha trovato l'assessore Arru ma il suo capo di gabinetto Alfredo Schirru. «Mi è dispiaciuto molto non incontrare l'assessore, avrei voluto parlarci a nome di una associazione che dà voce a circa 140mila pazienti, di cui almeno 1300 in Sardegna, e spiegargli le nostre perplessità rispetto a quanto sta accadendo nell'isola. Mi hanno detto che ha avuto un impegno improvviso, peccato». È stato Schirru a raccogliere tutte le perplessità manifestate dalla presidente di Europa Donna Italia. La fotografia che ne viene fuori, in un'isola in cui 1 donna su 8 si ammala di tumore al seno e ci sono circa 1400 casi nuovi ogni anno, è desolante.Breast unit a metà. La Sardegna all'interno della riforma della rete ospedaliera (ottobre 2017) ha individuato 3 breast unit: la prima a Cagliari (prevista già dal 2014 come centro di riferimento regionale per la diagnosi e cura del carcinoma mammario), la seconda nell'Azienda ospedaliero-universitaria di Sassari e la terza al San Francesco di Nuoro. Il caso più complicato, dice Rosanna D'Antona, è quello di Cagliari. Che sull'argomento si rivolge all'assessore Arru con una lettera firmata anche da Luigi Cataliotti - presidente di Senonetwork Italia Onlus - e da Mario Taffurelli - presidente Associazione nazionale italiana senologi chirurghi. «Il possibile accorpamento della Chirurgia oncologica e della senologia in un'unica struttura - dice D'Antona - va contro le direttive europee, della Conferenza Stato Regione e non rispetta i requisiti disposti dall'Agenas sulle breast unit: all'interno di una struttura complessa infatti la senologia passerebbe in secondo piano e mancherebbe quella équipe multidisciplinare - composta da oncologo, chirurgo, radiologo ecc - guidata da un coordinatore dedicato. Questo - aggiunge Rosanna D'Antona - comporterebbe l'allungamento dei tempi di attesa per gli interventi (già fuori norma) perché si ridurrebbe di oltre il 50 per cento il numero di ore di sala operatoria disponibili, con conseguente aumento della migrazione sanitaria verso altre regioni. Ecco perché nella lettera inviata all'assessore, il cui contenuto è stato illustrato a voce al capo di gabinetto Schirru, le associazioni chiedono che «sia preservata la funzionalità della breast unit a Cagliari, la più grande dell'isola e centro di riferimento regionale, affidandone la direzione a un chirurgo senologo». Ma i problemi non riguardano solo Cagliari: se a Nuoro si sta lavorando per creare una struttura che rispetti i parametri, a Sassari la situazione è critica perché i tempi d'attesa sono inaccettabili. «Novanta giorni a fronte dei 30 di media nazionale - dice D'Antona -. In seguito a una diagnosi di tumore al seno le donne non aspettano tre mesi per sottoporsi all'intervento ma vanno a curarsi altrove, con aggravio dei costi per la Regione legati anche alle s trutture funzionanti a metà». Screening insufficiente. C'è anche un altro aspetto, cruciale, che deve essere rivisto. «In Sardegna il programma di scrrening mammografico prevede la chiamata solo per le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e soltanto nella percentuale del 58 per cento: tra loro appena il 23 per cento risponde all'appello e si sottopone agli esami. Un dato molto basso - sottolinea Rosanna D'Antona - se raffrontato con la media italiana che si aggira intorno all'80 per cento». Con l'esclusione di una quota di donne che, a prescindere dall'età, è considerata ad alto rischio per questioni di familiarità o di genetica. Per queste donne la diagnosi precoce è fondamentale, invece il livello di sorveglianza in Sardegna è purtroppo molto basso».

Questionnaire and social

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