Press review

26 May 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 maggio 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
La ripresa è lentissima
Rapporto Crenos: cresce il turismo ma il Pil arretra

La ripresa in Sardegna c'è ma è lentissima. Il turismo è l'unico settore in crescita costante da anni. I dati dell'ultimo Rapporto Crenos, presentato ieri a Cagliari, fotografano la situazione economica della Sardegna e confermano un calo del Pil mentre si registra una crescita di export, consumi e occupazione. Eppure la Sardegna è tra le regioni più povere dell'Ue.   MADEDDU A PAGINA 13

Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
RAPPORTO CRENOS. Disoccupazione in calo ai livelli del 2013, diminuisce la ricchezza
Il turismo tiene a galla l'Isola Il settore è in crescita da 5 anni, ma la ripresa resta lenta Il barometro dell'economia in Sardegna oscilla tra luci (poche) e ombre: l'ultimo rapporto del Crenos sulla economia della Sardegna certifica quello che economisti ed esperti dicono da un po' di tempo. L'Isola continua a essere una delle regioni più povere d'Europa (212esima su 276) e vive in una condizione di permanente difficoltà.

È vero, alcuni indicatori come l'aumento dei consumi (+2,2%), la diminuzione della disoccupazione (tornata al 17%, sui livelli del 2013), la crescita del numero dei contratti di lavoro (anche se si tratta soprattutto di apprendistato) «autorizzano all'ottimismo», dice Silvia Balia, ricercatrice del Crenos. E aggiunge: «I segnali di ripresa ci sono anche se il tessuto produttivo è ancora fragile». Il quadro macroeconomico della regione, in definitiva, è ancora caratterizzato da una debolezza strutturale.
IL BOOM DEL TURISMO In questi anni di crisi, è ancora il turismo (+7,7%) a tenere a galla l'economia della Sardegna: lo scorso anno, infatti, sono aumentati gli arrivi (+10,3%) e le presenze (+8,8%), con dati positivi in tutte le province (con l'eccezione di Sassari -1,1%). Aumentano soprattutto le presenze degli stranieri (+10,1%) «e questa è una buona notizia per almeno due ragioni», spiega Emanuela Marrocu, direttrice del Crenos. «Intanto perché gli stranieri sono quelli che aiutano il processo di destagionalizzazione», dal momento che scelgono la Sardegna per le loro vacanze non solo tra giugno e settembre. «Inoltre perché, a differenza degli italiani, gli stranieri hanno una maggiore propensione alla spesa», aggiunge. «La Sardegna è la regione che in questo settore registra la perfomance migliore», sottolinea il vicepresidente della Regione Raffaele Paci. «L'importanza della crescita del turismo è legata all'effetto moltiplicatore che questo crea», aggiunge. I posti di lavoro nel settore sono cresciuti del 5% in appena un anno.
LE NOTE DOLENTI Scende il tasso di abbandono scolastico (-4,8% in un anno, «segno che sta funzionando il programma Tutti a Iscol@», dice Paci), ma solo due sardi su dieci tra i 30 e i 40 anni hanno una laurea (contro il 40% della media europea). Le imprese non investono abbastanza in ricerca e innovazione (appena il 12%) e spesso anche gli investimenti pubblici non si traducono in risultati concreti. Basta un dato: in Sardegna quasi 4 aziende su 10 con almeno 10 addetti non hanno ancora un sito internet. Solo Molise e Campania fanno peggio.
IL CALO DELLE NASCITE Se la Sardegna cresce molto più lentamente di altre regioni la colpa è anche del calo demografico. Nel 2016, infatti, le nascite sono state 10.527, nuovo minimo storico dal dopoguerra (i decessi 16.143). «Siamo destinati a essere sempre di meno», dice Antonello Cabras, presidente della Fondazione di Sardegna, uno dei pochi soggetti privati che investe in ricerca e innovazione. «Oltre a riuscire ad attrarre capitali, dovremmo cominciare ad affrontare il problema di come “importare” persone. Forse non è il termine più appropriato ma rende l'idea. Occorre ragionarci seriamente in tempi ragionevoli».
Mauro Madeddu


2 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 maggio 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 13 - Edizione CA)
Cosa dicono gli investitori
«Ma in Sardegna trovi competenze e professionalità»

La Sardegna, dice il rapporto Crenos, fa fatica ad attrarre investimenti in ricerca e sviluppo da parte dei privati: appena il 12% della spesa arriva, infatti, dalle imprese, mentre l'88% proviene dal settore pubblico. In questo quadro ci sono, però, alcune aziende che hanno deciso di investire nella ricerca e innovazione proprio in Sardegna. È il caso, per esempio, di Accenture. La società di consulenza aziendale, servizi tecnologici e outsourcing tra le più grandi del mondo è arrivata a Cagliari nel 2016 e in due anni ha visto aumentare il numero dei dipendenti da 250 a 590 (che sarà raggiunto a fine agosto). «Uno dei motivi per i quali siamo arrivati in Sardegna è che qui ci sono persone preparate e competenti», afferma Andrea Gabardo, managing director per il mercato sanità e p.a. di Accenture. «Il problema è che ne servirebbero di più, mentre l'università di Cagliari, per via del numero chiuso, sforna appena 150 laureati in Informatica ogni anno».
Accanto ad Accenture c'è Nobento. L'azienda che ha sede ad Alghero e produce infissi è un piccolo “miracolo imprenditoriale”. Nel giro di tre anni ha fatto investimenti per 2 milioni di euro per raddoppiare le linee produttive, creato 120 posti di lavoro, e il suo fatturato è passato da 4 a 16 milioni di euro. «Quello che abbiamo fatto in Sardegna non sarebbe stato possibile neanche nella mia Romagna», dice Andrea Alessandrini, amministratore delegato. E poi conclude: «La Sardegna per un imprenditore è come una ludoteca per un bambino. Le opportunità sono straordinarie». (ma. mad.)
 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 maggio 2018 / Sport (Pagina 60 - Edizione CA)
Campionati universitari
Il Cus Cagliari eliminato ai rigori

Il Cus Cagliari è stato eliminato dai campionati nazionali universitari che si svolgono in Molise. Dopo il ko all'esordio col Cus Brescia (1-0 dal dischetto), i cagliaritani sono stati sconfitti ai rigori dal Cus Foro Italico. Fatali gli errori di Pilia e Fiori. Nei 90 minuti alla rete di Martino aveva risposto Atzori. Da segnalare un rigore parato da Tronci a Pagliarini. «Non siamo stati fortunati», dice il dirigente Andrea Vargiu. «Le prestazioni sono state positive». (ant. ser.)


4 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 maggio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
In evidenza
ATENEIKA 2018, STUDENTI IN GARA

Prenderà il via venerdì la sesta edizione di Ateneika, i giochi organizzati da Cus e Università che ha in programma la sfida in dieci discipline. Gli organizzatori sperano di superare il record del 2017 chiuso con 1.800 studenti in gara e 60mila presenze.
 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 maggio 2018 / Cultura (Pagina 52 - Edizione CA)
Family Festival Oggi a Cagliari anche la performance della croata Xena Zupanic
L'IMMAGINARIO CAPOVOLTO  “Cinestesie”: la mostra degli innesti filmici

E se “Mary Poppins” l'avesse girato Alfred Hitchcock? Come sarebbe stato “Colazione da Tiffany” nella versione postmoderna di Tarantino? È un immaginario capovolto, aperto su contaminazioni inedite, quello che prenderà vita da stasera a Cagliari, a partire dalle 18, al terzo piano dell'ExArt in piazzetta Dettori: stiamo parlando di “Cinestesie”, la mostra curata da Maurizio Temporin che inaugurerà la quarta edizione del Family Festival.
Il festival, diretto da Tiziana Troja e Michela Sale Musio della compagnia Lucidosottile - che quest'anno ha per tema le “Donne centrate” - parte dunque all'insegna del cinema. O meglio, dei poster cinematografici, fittizi e assolutamente credibili, che attraverso le rielaborazioni di Temporin - regista, scrittore e ideatore della factory Spazio Tempo(rin) a Milano - diventano opere d'arte concettuale, locandine «sgualcite dalle intemperie, pezzi unici di un museo del cinema nell'altrove». Proprio come avviene per le sinestesie nel linguaggio poetico, capaci di accostare sfere sensoriali diverse.
«È nato tutto come un gioco, poi mi sono reso conto che l'operazione innescava un processo più profondo negli spettatori, che diventavano parte attiva nella rielaborazione dell'opera. I manifesti sono specchi in cui si riflette l'immaginazione di chi guarda», spiega l'autore. «Mi sono chiesto che interpreti avrebbe scritturato Monicelli per dirigere “Batman”; ho pensato che “Jurassic Park” secondo Fellini (uscito nel 1993, anno della morte del Maestro) sarebbe stato un circo con dei dinosauri truccati da pagliacci». Talvolta i visitatori cadono vittime del cortocircuito, si chiedono cosa c'era di diverso rispetto al film che ricordavano (è successo anche al grande Milo Manara, racconta Temporin, che durante una precedente esposizione credeva di essersi perso il “Nightmare before Christmas” di Miyazaki!). All'inaugurazione della mostra, curata da Francesca Martire in collaborazione con la Fondazione Maimeri, interverranno, insieme all'autore, il docente di Storia del cinema all'Università di Cagliari Antioco Floris e l'artista Crisa (che proprio all'Exart ha il suo atelier).
La serata proseguirà alle 22 con la performance “Beatrix”, di Xena Zupanic. L'attrice e regista croata rileggerà in chiave onirica il suo lungo rapporto sulle scene con il gigante del teatro Carmelo Bene. Seguirà un incontro con il pubblico condotto dal giornalista Vito Biolchini.
Luca Mirarchi

 

La Nuova Sardegna

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 maggio 2018 / Sardegna - Pagina 2
Ma l'occupazione è ferma: l'isola resta tra le 65 regioni più povere d'Europa
TURISMO, EXPORT, SCUOLA
LA SARDEGNA VEDE LA RIPRESA

di Umberto Aime
CAGLIARI Non è un'isola felice, ma neanche l'inferno. È sempre prigioniera in quel limbo del vorrei, ma non ce la faccio, e da sola può farcela ancora meno. Eppur si muove, la Sardegna. La ripresa c'è, ora è più percepibile rispetto a pochi anni fa, anche se la gente continua a non masticarla e si sente messa a digiuno. Ma se volesse trasformarsi da «isola inespressa e contraddittoria» in «piccolo paradiso del Mediterraneo», un traguardo la Sardegna può persino immaginarlo. In un tot di anni, sempre difficili da quantificare, dovrebbe far schizzare il Prodotto interno lordo dagli attuali 31 miliardi e mezzo fino a poco più di 40 miliardi. Allora sì che il reddito pro capite, da 19mila euro salirebbe a 26mila e spiccioli, basterebbe eccome per «farci stare tutti meglio». A quel punto la ricchezza sarebbe in linea con le migliori regioni d'Italia, quelle del nord, e smetterebbe anche di essere attaccata, come invece lo è, al carro lento targato Mezzogiorno d'Europa. Oggi invece è in coda: sedicesima in Italia su venti regioni, viaggia al 212esimo posto su 276 territori europei, cioè sta nel gruppo delle 65 più povere del Vecchio Continente. È un obiettivo impossibile da raggiungere quello dello scossone e della crescita? In parte lo è, ma siccome l'ottimismo deve prevalere sempre sul pessimismo e l'ipotesi del suicidio collettivo non è ammessa, la Sardegna sa già, con largo anticipo, quali sono i settori su cui scommettere e che dovrebbero tirare la volata della riscossa. Nell'ordine: il turismo, l'agricoltura, la conoscenza e un'industria sempre meno pesante, più «immateriale» e tecnologica. È tutto scritto nel consueto rapporto sullo stato di salute della Sardegna, dato alle stampa dal Crenos, il centro di ricerca delle università di Cagliari e Sassari. La sintesi della venticinquesima edizione è in queste tre frasi positive: «Presenze turistiche in crescita, più 8,8 per cento, esportazioni in espansione, +20 per cento anche se è ancora la raffineria Saras a prendersi gran parte della fetta, e abbandono scolastico in diminuzione, -4,8». E anche in queste tre frasi negative: «Il mercato del lavoro è stagnante, le imprese sono troppo piccole, la spesa pubblica, soprattutto quella sanitaria, non è ancora efficiente». Dunque, nel bene e in quel male da non ripetere, le premesse ci sono tutte per provare a far bene. «Siamo ancora in una fase di transizione e incertezza», ha detto Emanuela Marrocu, direttrice del Crenos, con Silvia Balia, coordinatrice del dossier, che s'è affrettata ad aggiungere: «Gran parte dei dati raccolti e analizzati sono del 2016, e sappiamo che negli ultimi anni la ripresa invece è stata più incisiva, anche se si sentono ancora gli effetti della grande crisi». Certo, per darsi una scossa la Sardegna dovrebbe liberarsi in fretta di quelli che da sempre sono i suoi macigni. A cominciare dal tasso di disoccupazione, al 17 per cento anche se è arrivato al minimo storico dal 2013, e poi quello sull'occupazione, cresciuto solo dello 0,2, contro una media nazionale dell'1,2. Poi dovrebbe aumentare la natalità, crollata invece a 6,4 nati ogni mille abitanti, il più basso dal dopoguerra. Ancora: spendere meglio le risorse pubbliche che non sono poche, investire di più nelle infrastrutture, dalle strade ai trasporti da e per l'isola, e nella ricerca indirizzata all'alta tecnologia. Subito dopo: dar maggior spazio ai giovani, accelerare il cambio generazionale in gran parte delle attività, con in testa l'agricoltura, che, insieme al turismo, è l'altro traino non sfruttato a dovere. Senza più questi fardelli al collo, la corsa verso il traguardo del benessere diffuso o quasi non sarebbe più a singhiozzo. Perché i consumi delle famiglie, dopo aver toccato il valore più basso nel 2014, sono aumentati del 2,1 per cento, e c'è quindi un leggero ritorno della fiducia, o comunque non manca «l'ottimismo della speranza». Anche se il complesso degli investimenti è in calo e il che vuole dire: c'è ancora diffidenza fra le imprese soprattutto perché, in Sardegna, continuano a essere piccole e mai capaci di fare squadra. Seppure non invitato fra i relatori ed è la prima volta (chissà perché) che la Regione sia stata esclusa dal parterre, l'assessore alla programmazione Raffaele Paci il commento l'ha fatto: «Gli elementi positivi, anno dopo anno, sono sempre maggiori delle ombre. Il sistema ha ripreso a marciare, seppure con lentezza e spetta a chi governa sostenerlo nell'avvio della risalita». Anche il capitale privato deve fare però la sua parte, ha aggiunto Antonello Cabras, presidente della Fondazione Sardegna: «Dobbiamo attrarre investitori e persone. Se riuscissimo a importare capitali e risorse umane, comincerebbe davvero una nuova era».


7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 maggio 2018 / Sardegna - Pagina 2
Quasi 2mila euro per abitante, ma i dati sono precedenti all'entrata in vigore della riforma
SANITÀ, LA SPESA PUBBLICA CONTINUA A CRESCERE
I dati raccolti dal centro studi delle università di Sassari e Cagliari
L’Isola ha un Pil di 31,5 miliardi di euro ed è al 16esimo posto nella classifica nazionale

CAGLIARI Il turismo e la spesa pubblica: due facce della stessa medaglia, la Sardegna. Il fatturato delle vacanze è in crescita, seppure frenato dal peso esagerato del sommerso, e cresce anche quello dei cosiddetti servizi, in particolare la sanità. Solo che il primo va declinato in ricchezza, mentre l'altro è un costo sociale. Metterli a confronto è impossibile, ma possono essere contrapposti, nel dare e avere isolano, come l'entrata più consistente e l'uscita principale nel bilancio regionale.Il turismo. Secondo il rapporto Crenos, è la voce economica destinata a risollevare le sorti del Pil. Gli arrivi, nel 2016, sono aumentati del 10,3 per cento e sono ormai a un passo da quota tre milioni in un anno. Le presenze sono molto vicine alla crescita in doppia cifra (+9 per cento) e come numero assoluto stanno per superare il muro dei 13 milioni e mezzo. Con questo risultato finale: due anni fa la Sardegna è andata molto meglio rispetto ai soliti competitor, Sicilia, Calabria e Corsica, con un più 7,7 per cento. Grazie all'internazionalizzazione dei flussi (+10 per cento) e all'aumento dell'offerta di alta qualità (+14), ha fatto un balzo in avanti nella classifica nazionale - è al 12esimo posto - su quanto il turismo incida nel prodotto interno lordo regionale. Superata la soglia del 10 per cento, arriva al 12 con l'indotto, ha margini di crescita enormi. Però ecco quali sono ancora le pecche del turismo: la concentrazione estiva e il sommerso. Della prima si sa quasi tutto e cominciano a esserci i primi correttivi. Sulla seconda c'è invece un nuovo dato allarmante: ogni 100 presenze almeno 48 sfuggono a qualunque registrazione. Il che vuole dire: solo su quelle nazionali vanno caricati altri tre milioni rispetto a sette dichiarati. Per far emergere il sommerso, quindi c'è ancora moltissimo da fare.La spesa pubblica. Anche per il Crenos la sanità è il costo più elevato. Nel 2016 ha superato i 3,28 miliardi, pari al 10 per cento del Pil, mentre sulla terra ferma non arriva al 7. Nell'ultimo anno prima della nascita dell'Asl unica, inaugurata nel 2017, è aumentata anche la spesa pro capite: 1.981 euro per abitante, il livello più alto dell'ultimo decennio. Ma di contro «sono ancora sotto la soglia nazionale le performance del servizio e la gestione delle risorse». In altre parole, la rivoluzione è partita, l'anno scorso, ma è ancora presto per dire se funzionerà, anche se la Regione sostiene di essere sulla buona strada, i cittadini meno. Nella voce spesa pubblica, il Crenos ha inserito anche la raccolta differenziata, è al 60 per cento con un spesa per abitante intorno ai 171 euro, i trasporti interni e la «presa in carico dei bambini di età inferiore ai tre anni dei servizi comunali per l'infanzia». Treni e bus sono ancora sottodimensionati, come anche la strade. E la spesa per i bimbi? Non va oltre il 10 per cento, mentre l'Europa ha imposto tre volte tanto entro il 2020. Non c'è da meravigliarsi se la differenza è enorme: la Sardegna, si sa, è una terra in cui si vive a lungo, ma le nascite sono crollate. (ua)


8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 maggio 2018 / Economia Pagina 16
L'economista Pinna, esperto della Bce, protagonista di un seminario all'università di Sassari
Il ruolo delle banche nell'epoca del digitale

di Salvatore Santoni
SASSARI La digitalizzazione della moneta è stata al centro di un seminario che si è svolto ieri nell'aula magna dell'università di Sassari, dove una platea di studenti, imprenditori e appassionati di economia hanno assistito alla relazione dell'economista Andrea Pinna, esperto in infrastrutture di mercato alla Banca centrale europea ed ex studente dell'ateneo. L'incontro è stato organizzato insieme al dipartimento di Scienze economiche e aziendali - presente ai lavori anche il prorettore Luca Deidda - di recente insignito del titolo di eccellenza 2018-22 dell'ateneo turritano. Al centro del seminario l'analisi delle implicazioni dell'innovazione tecnologica in materia di digitalizzazione delle transazioni. E quindi anche il ruolo delle banche centrali nell'era del digitale. Il percorso è cominciato da argomenti basilari come il ruolo della Bce in Europa, che è circoscritto a conseguire l'obiettivo della stabilità dei prezzi, un due per cento di inflazione. L'attenzione si è concentrata poi sugli sviluppi legati alla digitalizzazione. Alla base c'è la blockchain, una sorta di libro mastro decentralizzato, che è il cuore di varie cripto monete come il Bitcoin. Ma rappresenta anche il motore principale dei cosiddetti smart contracts, i contratti digitali del futuro che vengono validati da una rete di nodi sparsi nel mondo e fungono da "notaio" per garantire la bontà del dare-avere tra le parti contrattuali: nel caso delle cripto valute si tratta del passaggio di mano di una moneta, che deve poter essere identificato univocamente. Inoltre l'economista sardo ha anche messo bene in chiaro che non è nel mandato della Bce regolare oggetti come i cripto-asset, le monete come il Bitcoin. Infine, il seminario è stata l'occasione per rappresentare, soprattutto agli studenti presenti, le opportunità di reclutamento della Bce.
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 maggio 2018 / La mia Isola / Visioni - Pagina 12
WEEKEND: SI VENERA SANT'ARTE
Si concretizza oggi e domani il progetto Sant'Arte, festival di arti visive di San Sperate. Aperto con il convegno di ieri all'università di Cagliari, incentrato sui 50 anni dalla nascita dell'avventura del muralismo sardo, quando il giovane Pinuccio Sciola, al ritorno dall'esperienza in Messico coi maggiori artisti dei murales, diede vita a quelli che saranno ricordati come "gli anni della calce". Amici, compaesani e altri artisti aiutarono Pinuccio a imbiancare le pareti del paese per dipingerle e far diventare San Sperate il "paese museo" famoso nel mondo.«È ancora questo lo spirito che anima la prima edizione del festival Sant'Arte - spiega Tomaso Sciola, presidente dell'associazione intitolata a suo padre - . La volontà di fare uscire l'arte all'aperto, di fargli invadere le strade, di coinvolgere tutti nella creazione abbattendo le barriere tra spettatori e artisti. Un progetto che nasce dall'insegnamento di nostro padre che non faceva mai niente per se stesso, per l'oggi e adesso, ma voleva sempre seminare qualcosa per poi vederla crescere nel futuro». Un modo di vivere l'arte che ha dato i suoi frutti, ed è stato sperimentato nel preludio di Sant'Arte che si è tenuto a settembre dell'anno scorso. Oggi e domani visitare il paese del Campidano sarà come immergersi in una primavera della creatività. I laboratori con gli artisti saranno aperti e ci si potrà iscrivere per partecipare, "perdere l'orientamento e ritrovarsi con l'arte" con il metodo Munari con Annalisa Masala. Entrare nell'universo sonoro con Andreu Ubach attraverso e il suono della voce e degli strumenti. Usare le mani come straordinarie protesi per capire quello che pensa la mente, nel laboratorio di argilla con Mauro Cabboi, Titti Barraco, Fernando Marroccu e Mauro Vizioli. Vivere la magia del disegno con Laura Saddi. Vedere al lavoro il pittore Vincenzo Ganadu mentre restaura il suo murale. Assistere, in vari luoghi del paese, a performance e spettacoli musicali. Arte, colore, cultura in una due giorni intensa che si concluderà domani con la festa e la Sciolascia di Sant'Arte, una processione laica e colorata per rendere omaggio alla "festività dell'arte" come desiderava Pinuccio Sciola: «Sant'Arte qui da noi la celebriamo ogni giorno, senza un motivo o una data precisa; il sentimento del bello è diventato coscienza comune, da custodire e venerare. Ora si tratta di contagiare la Sardegna intera, e di fare dell'Arte una sorta di festività, da celebrare in qualsiasi momento» come sosteneva il grande scultore sardo.«Oggi la fonte dell'arte di nostro padre si è fermata per sempre - dice Tomaso Sciola -. Ci restano i suoi progetti, alcuni molto dettagliati, con progetti, disegni e rendering. Una fiamma che continua a illuminare ma con colori diversi perché i protagonisti siamo tutti noi, e le tante personalità importanti dell'arte e della cultura che hanno risposto con entusiasmo e i tantissimi cittadini comuni che voglio respirare arte e sentirsi artisti anche solo per un giorno».L'impegno della Fondazione Sciola è prima di tutto non spegnere questa fiamma e tenere alto il livello della proposta culturale. «Il nostro intento è che il festival diventi un punto di riferimento per le arti visive in Sardegna, che sottolinei l'importanza del turismo culturale con il Preludio di settembre e Sant'Arte a maggio - conclude Tomaso Sciola -. Per fare questo abbiamo bisogno del contributo degli artisti, prima di tutto, e poi delle istituzioni come già sta avvenendo con l'università di Cagliari, con cui c'è un contatto stretto, e con la Regione». La tre giorni di Sant'Arte conferma il pensiero di Pinuccio Sciola, e l'attualità della sua visione. Un viaggio tra le esperienze interiori e personali e il confronto con il succedersi della storia di tutti, la condivisione come momento fondamentale, al di fuori dell'oggetto creato, dell'arte moderna.

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