Press review

17 April 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
FILOLOGIA Nell'Isola il testo sul condono dei peccati a pagamento ispiratore del romanzo
LA “BOLLA” DI CAMILLERI RITROVATA DA MANINCHEDDA

Per oltre un secolo di quel documento, capace per disposizione papale di condonare a suon di denaro alcuni reati di particolare gravità soprattutto riguardo alla corruzione nella pubblica amministrazione, erano state individuate solo abbondanti citazioni. In particolare nel dibattito parlamentare immediatamente successivo all'Unità d'Italia e in alcune contemporanee trascrizioni, una risalente al 1867. Andrea Camilleri, nonostante la sufficiente sicurezza con cui Leonardo Sciascia aveva escluso la possibilità di pervenire al rinvenimento dell'originale, vi ha costruito attorno un libro, “La Bolla di componenda”. Edito da Sellerio nel 1993, nella forma ibrida del romanzo-inchiesta, si poneva in maniera prioritaria, procedendo anche da una questione linguistica (“componenda” è parola dell'italiano regionale di Sicilia) un problema di carattere storico e sociale. Intendeva infatti rintracciare le origini della consuetudine - che aveva studiato ma anche percepito come viva grazie un episodio che il padre gli aveva riferito essendone stato vittima - del compromesso paralegale o addirittura illegale tra privati o tra privati e rappresentanti del potere. Estraneo ai principi dello Stato di diritto, era chiaro retaggio di radicati e persistenti istituti medievali. Di quel documento così ricercato - variante della Bolla di crociata a cui è ascrivibile - si ha finalmente una copia autentica, datata al 1800. La storia della sua scoperta porta in Sardegna.
LA SCOPERTA Il merito è di Paolo Maninchedda, ordinario di Filologia all'Università di Cagliari. Nonostante il ritrovamento risalga ad alcuni anni fa - il professore acquistò la bolla da un privato per preparare gli studi in occasione dell'attribuzione della laurea honoris causa che l'Università di Cagliari conferì a Camilleri nel 2013 -, la notizia della scoperta è recente. Il filologo ne dà conto nell'articolo “Una radice della questione morale italiana: la bolla di composizione” pubblicato sulla rivista della Società filologica romana “Studj romanzi”. Qui ripercorre in maniera dettagliata le fonti a cui lo scrittore faceva riferimento nel suo romanzo-inchiesta, ricostruisce la storia della Bolla di composizione («uno strumento per realizzare un indulto generalizzato per furti, truffe e traffici illeciti in generale commessi prevalentemente da pubblici ufficiali che funzionava come il meccanismo del condono fiscale»), ne descrive le caratteristiche, le modalità di acquisto (era il sacerdote a vendere il documento nelle parrocchie) e si sofferma anche sui mutamenti imposti dal tempo.
L'ORIGINE DELLA RICERCA L'input arriva dallo scrittore siciliano che è attento lettore delle fonti della storia, riferisce Maninchedda: «Camilleri parte dalla lettura degli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia nel 1874. Leggendoli - sono stati pubblicati solo nel 1969 -, scopre nella deposizione del comandante Alessandro Avogadro di Casanova (che pubblicherò a breve in maniera integrale) il racconto relativo a questo istituto. Non della pratica della “componenda” in quanto tale, ma dell'esistenza di un documento pontificio, venduto in ogni paese della Sicilia, che aveva un tariffario legato alla dimensione dei patrimoni legalmente conseguiti da “comporre”, cioè da restituire a legittimità».
LA PROVA Il rinvenimento del documento ottocentesco, testo autentico ritrovato a dispetto dello scetticismo di Sciascia, convinto dell'impossibilità che un documento simile potesse essere sopravvissuto alla rivoluzione illuminista e quindi all'iconoclastia della ragione, appare quindi eccezionale rispetto alle iniziali prospettive della ricerca. «Contiamo tuttavia - annuncia il filologo - perché abbiamo già significativi indizi a riguardo, di riuscire a individuare nuovi documenti originali, riferibili soprattutto, per i motivi già intuiti dall'autore del Giorno della civetta, al '600 e al '700». Relitti di un passato - che la crisi educativa nazionale preserva - in cui bastava un obolo per ripulire la coscienza e alleggerirla dal peccato.
Manuela Arca
 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Parlano i giovani che hanno deciso di utilizzare spazi pubblici al di fuori dalle regole
LA MAPPA DELLE OCCUPAZIONI
Non solo Cus: da Sa Domu a Il Paguro, passando per l'ExArt

Lo striscione riassume le motivazioni con la perentorietà dello slogan: Senza etica non c'è ricerca, basta collaborazioni tra UniCa e Università israeliane . Il comunicato è più analitico: «Vogliamo collaborare affinché cultura, informazione e ricerca» si sleghino «dalle logiche di una ricerca basata su finanziamenti di privati più o meno legati alla produzione militare o alle precise scelte di chi inquina, rovina e distrugge la nostra terra».
SA DUCHESSA Così parlarono gli studenti del Centro universitario autogestito Casteddu, in fase di gestazione a Sa Duchessa, nei non grandissimi locali di un ex spogliatoio adibito a deposito di masserizie in disuso: locali occupati mercoledì scorso e subito ripuliti, con sforzi collettivi documentati sui social. Dicono di essere una trentina e, giurano, da lì non se ne andranno nonostante gli appelli della rettrice Maria Del Zompo e nonostante il Centro universitario sportivo (Cus, padrone di casa) abbia, nell'ordine: staccato la corrente elettrica all'intero stabile, dichiarato inutilizzabile tutta la cittadella sportiva, chiuso gli accessi alla zona in cui si trova l'ex spogliatoio e sollecitato l'intervento di istituzioni e forze dell'ordine.
POLITICA Come nei precedenti storici (dal '68 alla Pantera), a spingere gli studenti a prendere da sé, e subito, ciò che seguendo le regole forse non si otterrebbe (o si otterrebbe solo in tempi lunghi) è un'idea di università come «spazio di circolazione delle idee e del libero pensiero»: idea squisitamente politica. La prima attività culturale autogestita al Cus, programmata per ieri sera, è stata un'assemblea «per la Siria».
VIA LAMARMORA A Cagliari l'occupazione politica non è certo una novità. Sono passati poco più di tre anni da quando un gruppo di studenti, medi e universitari, prese possesso di un altro spazio inutilizzato da tempo: l'ex scuola media Manno, in via Lamarmora, a Castello, anche quella alacremente ripulita e trasformata nello studentato occupato Sa Domu. I bersagli indicati nel manifesto reso pubblico al momento del blitz erano i tagli all'istruzione, il Jobs act e la riforma della Buona scuola appena varati dal Governo Renzi, l'insufficienza di alloggi per gli universitari fuori sede in città. Gli obiettivi? Simili a quelli enunciati a Sa Duchessa: dar vita a uno «spazio indipendente di ricerca e formazione che possa essere un laboratorio politico, culturale e sociale»; un laboratorio «slegato dalle logiche di profitto che stanno trasformando le università e le scuole in aziende invece che un luogo di formazione e condivisione di saperi».
ANTIMILITARISMO Quel laboratorio ha partecipato all'organizzazione di buona parte delle manifestazioni antifasciste e antimilitariste tenutesi negli ultimi anni nel sud della Sardegna: una linea in cui possono agevolmente esser fatte rientrare le rivendicazioni degli occupanti di Sa Duchessa, ma anche le critiche mosse al docente Giacomo Cao per le attività del Distretto aerospaziale sardo (accusato di «asservimento ai militari», il professore ha precisato che «i soci del Distretto vogliono portare avanti progetti all'interno di alcune basi sarde, ma sono progetti civili»). Tra Castello e Sa Duchessa, insomma, sembra esserci continuità e comunità d'intenti.
BAR E PALESTRA Nel tempo, in via Lamarmora si sono tenuti concerti, dibattiti, happening artistici, letture, proiezioni di documentari, sono stati aperti una «foresteria autogestita», un bar interno e, nella palestra rimessa a nuovo, corsi di boxe, break dance, teatro, capoeira. Le feste di Sa Domu più di una volta hanno suscitato le proteste dei residenti con i quali i rapporti, in questi anni, non sono sempre stati sereni.
PIAZZA DETTORI Intensa e molteplice anche l'attività del «centro polivalente artistico, culturale e sociale» dell'ex liceo artistico di piazzetta Dettori, da sei anni gestito dal collettivo ExArt. Notevoli la quantità e la qualità delle iniziative promosse: teatro, soprattutto, ma anche dibattiti, proiezioni, mostre, performance e installazioni artistiche, mercatini del fai-da-te. A essere precisi, più che un'occupazione sarebbe un subentro: «Qui si raccolgono, oltre alle associazioni già affidatarie dello spazio (Marina Nuovo Giorno, Blu 21, Tdm 2000, LucidoSottile) altre quattro associazioni ospiti (Teatro Impossibile, Batisfera, La Pietra Pomice, Schermi Rubati) che si sono unite sotto invito dei concessionari al momento dell'abbandono di alcune associazioni affidatarie nell'ottobre del 2011», scriveva il collettivo al Comune quattro anni fa, quando sembrava che Palazzo Bacaredda avesse deciso di sgomberare con le cattive lo stabile, «bisognoso di lavori» che a oggi, già banditi e affidati alla ditta vincitrice, non si sono ancora fatti. Un anno fa, dopo un incontro, il Comune ha concesso una proroga.
IPOTESI SGOMBERO Si è più volte parlato di sgombero anche per via Lamarmora: in un primo momento a evitarlo furono le mediazioni del preside della Manno e del sindaco Massimo Zedda. L'ipotesi si riaffacciò su sollecitazione dei consiglieri d'opposizione Gennaro Fuoco e Alessio Mereu, firmatari di un'interrogazione discussa in Aula mentre, davanti al Municipio, duecento manifestanti gridavano “Sa Domu non si tocca”.
EMERGENZA ABITATIVA Sa domu , la casa: nome significativo. L'emergenza abitativa a Cagliari è stata al centro di un convegno-dibattito organizzato proprio nello studentato occupato, due anni fa, dal “Movimento lotta per la casa”. Su circa 3.000 case popolari in città, ogni anno se ne libera una dozzina, mentre in attesa ci sono oltre 600 famiglie. Risultato: le occupazioni di case popolari o di locali pubblici (ma perfino di grotte) da parte di famiglie in cerca di un tetto. Nei mesi scorsi sono stati risolti (in gran parte per merito dell'ex assessore ai Lavori pubblici, Gianni Chessa) i casi delle ex scuole Mereu (viale Regina Elena-via Ubaldo Badas) e di via Flumentepido, a Is Mirrionis, con gli occupanti che hanno accettato una sistemazione nelle case-albergo. Ancora occupati un edificio in via Zucca, a Pirri, e tante case popolari fra Sant'Elia e San Michele.
VIA BAINSIZZA Certo, le occupazioni a fini abitativi sono fenomeno distinto da quelle a fini politico-culturali, ma anche lì si tratta, sfondando una porta o un muro, di prendere da sé, e subito, ciò che si ritiene di non poter aspettare di ottenere per vie legali. Le nove famiglie che due anni fa si sono insediate in una palazzina ex Telecom ora di proprietà regionale, in via Bainsizza, a Tuvixeddu hanno costituito un movimento, “Occupazione popolare Il Paguro”: il Movimento lotta per la casa ha saldato quell'esperienza a quella di Sa Domu e il mese scorso, contro lo slaccio dell'acqua in via Bainsizza, ha occupato gli uffici di Abbanoa. E al Paguro, lo scorso fine settimana, il Movimento ha organizzato un confronto politico intitolato “Liberare l'abitare”: il comunicato che lo annunciava si chiudeva con gli auguri «al nuovo spazio liberato di Cagliari Centro studi autogestito Casteddu».
Marco Noce
 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
SA DUCHESSA. Chiesta la riapertura parziale degli impianti
SÌ ALLE LEZIONI DI SCIENZE MOTORIE

Incontro ieri tra il presidente del Cus Marco Meloni e i rappresentanti di Unica 2.0: sul tavolo l'occupazione dei locali da parte del Centro universitario autogestito Casteddu e la conseguente chiusura degli impianti sportivi di Sa Duchessa. «Abbiamo chiesto e ottenuto», scrive Matteo Vespa, coordinatore di Unica 2.0, «che gli studenti di Scienze motorie possano riprendere a svolgere normalmente le attività didattiche previste dal loro corso di studi non appena il corso presenterà al Cus il calendario di queste attività». «Il Cus», prosegue Unica 2.0, «si impegna ad assicurare lo svolgimento delle attività anche se la chiusura della struttura di Sa Duchessa dovesse perdurare».
Unica 2.0 è critica nei confronti dell'occupazione. «È quantomeno necessario che il luogo venga ripristinato alla sua funzione originaria: quello che dovrà esserci, allora, è un accorciamento delle tempistiche dell'ateneo affinché i lavori di ristrutturazione dello spogliatoio inizino al più presto».
Da parte di Vespa, però, una richiesta di dialogo. «Il nostro compito ora è quello di continuare a premere affinché l'ateneo e il Cus risolvano la situazione in via non traumatica, continuando l'interlocuzione con la rappresentanza studentesca e anche direttamente con gli studenti protagonisti dell'occupazione».
 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
ETICA E PROCESSO PENALE
Domani alle 16 nell'aula magna del rettorato si svolgerà il seminario di Mauro Mura, ex capo della Procura della Repubblica di Cagliari, dal titolo “Etica e processo penale” nell'ambito di “UniCa per l'Etica”, il percorso-concorso multidisciplinare riservato agli studenti dell'Ateneo finalizzato alla sensibilizzazione e alla promozione di comportamenti etici.

 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
CARAVAGGIO, L'INCONTRO
Giovedì alle 10.30 nella biblioteca universitaria di via Università si aprirà la conferenza organizzata in collaborazione con la società Dante Alighieri - comitato di Cagliari dal titolo “Nelle mani di Caravaggio” a cura del professor Craig Morrison O. Carm.
 

6 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
ERSU. Coi soldi dell'ex Moderno refettori in viale Sant'Ignazio e alla Cittadella
LUNGHE CODE NELLE MENSE
Protestano gli studenti: «Anche 40 minuti per il pasto»

Lunghe file di studenti universitari in attesa di un “boccone”, soffitto che crolla, inevitabili disagi e polemiche. Le quattro mense dell'Ersu (via Trentino, via Premuda, piazza Michelangelo e Cittadella universitaria) non sono più in grado di sopportare il numero di ragazzi che ogni giorno, a pranzo e a cena, le frequentano. Niente da dire sul cibo, che deve essere di buona qualità, visto che al diminuire dei ragazzi corrisponde un aumento annuale dei pasti erogati.
IN FILA La mensa di via Trentino è la più piccola delle quattro (192 posti a sedere) ma ha il record di pasti all'anno: 214 mila. Aperta tutti i giorni a pranzo e cena (domeniche comprese) chiude solo durante un breve periodo estivo. La sua posizione è strategica ed è raggiungibile in pochi minuti da migliaia di studenti delle facoltà Umanistiche, di Ingegneria, di Scienze giuridiche economiche e giuridiche oltre agli ospiti della Casa dello studente. Secondo i dati dell'Università è «un porto sicuro» per un bacino di circa 15 mila giovani. «Ogni giorno tantissimi studenti (e non solo, essendo la mensa frequentata anche dal personale tecnico amministrativo dell'Ateneo e dai docenti) si ritrovano alle prese con disservizi, disfunzioni, negligenze delle politiche regionali in materia di diritto allo studio», afferma Luca Biggio, rappresentante per gli studenti di Unica Lgbt. «Vi sono i lunghissimi serpentoni per poter accedere al servizio (spesso anche 40 minuti di fila), in uno spazio che può al massimo contenere 200/300 persone alla volta (in una sola mattinata il servizio mensa di via Trentino è arrivato spesso a fornire 800 pasti erogati) dove si spera che nulla mai cada dal controsoffitto, in palese stato di degrado, nonostante i lavori di manutenzione siano terminati a febbraio».
L'ERSU Il presidente dell'Ersu Gian Michele Camoglio ammette la gravità della vicenda. «Nei giorni scorsi c'è stato un incontro con il sindaco Massimo Zedda e l'assessore regionale Raffaele Paci», afferma il presidente dell'Ente regionale allo studio. A maggio inizieranno i lavori del Campus di viale La Plaia che si concluderanno tra due anni. Troppi per rispondere alle esigenze dei ragazzi. «Abbiamo discusso sull'eventualità di realizzare una nuova mensa nella Casa della solidarietà di viale Sant'Ignazio che vorremmo trasformare in campus», rivela Camoglio. Dove saranno trasferiti gli oltre 100 ospiti della struttura comunale? «Stiamo ragionando sull'ex caserma di Monte Urpinu». Una scelta contestata da molti perché quella parte di bosco, un tempo con le stellette, non verrebbe restituita alla città. Che fondi saranno utilizzati? «Destineremo i 6,4 milioni di euro risparmiati dalla ristrutturazione della casa dello studente di via Roma (ex Moderno), che verrà quasi certamente venduta, alla realizzazione delle mense di viale Sant'Ignazio e della Cittadella universitaria», conclude Camoglio.
Andrea Artizzu
 

7 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Lavoro (Pagina 15 - Edizione CA)
Calcoli e algoritmi,
LA MATEMATICA GARANTISCE IL LAVORO
Non solo insegnanti, i laureati vengono chiamati da startup innovative

I modelli e gli algoritmi matematici possono aiutare a conquistare un posto di lavoro. Non è dunque un caso che, anche nell'Isola, ci siano aziende e istituti di credito che ricercano laureati in matematica. Il loro valore aggiunto, secondo Stefano Montaldo, coordinatore del corso di studi in Matematica dell'Università di Cagliari, «è avere una mente elastica, un'ottima formazione di base e una grande capacità nel risolvere un problema. Le aziende stanno iniziando a cercare matematici perché sanno che, dopo un primo periodo di preparazione, il loro rendimento è superiore ad altri».
62 ISCRITTI IN MATEMATICA A CAGLIARI NEL 2017
GLI SBOCCHI In passato, chi studiava matematica aveva come sbocco quello dell'insegnamento o della ricerca. Oggi, a queste opzioni se ne affiancano molte altre. «Abbiamo nostri laureati in matematica», commenta Montaldo, «che lavorano per la Protezione civile. Si occupano di costruire modelli per analizzare le situazioni di rischio idrogeologico o meteo. Gli sbocchi, per chi decide di studiare matematica, possono essere anche in istituti di credito. A questo proposito, ad esempio, mi viene in mente il caso un laureato, con dottorato in geometria differenziale, assunto alla Banca d'Inghilterra. In sostanza, lui utilizza la matematica per gestire un enorme quantitativo di dati e capire quali siano i modelli di previsione e di rischio».
GLI STUDENTI Gli iscritti al primo anno sono attualmente 62. «Nonostante nell'Ateneo si sia verificata una contrazione degli immatricolati», precisa il docente, «il nostro corso è cresciuto. Quella del matematico sarà una delle professioni del futuro. Non è un corso di studi professionalizzante, dove ci si iscrive e si insegna un mestiere preciso, ma proprio per questo dà capacità e basi solide per un inserimento lavorativo in più settori. Alcuni matematici lavorano, ad esempio, in laboratori di genetica».
LE OCCASIONI Le opportunità non mancano nell'Isola. «Ci sono diverse realtà, come Accenture, Tiscali, Ibm, o come gli spin-off che crescono sponsorizzati anche da Sardegna Ricerche. Ogni settimana ricevo mail di qualche imprenditore che sta creando uno spin-off su nuove tecnologie, che mi chiede laureati. Il paradosso», racconta il coordinatore del corso di studi, «è che non riusciamo a fornirli, perché non ne abbiamo a sufficienza. Le richieste arrivano anche da società bancarie nell'Isola. E negli ultimi anni c'è interesse anche da parte di piccoli imprenditori di aziende tecnologiche».
La laurea magistrale ha un indirizzo teorico e, da quest'anno, anche uno applicativo, dove si studiano algoritmi e metodi per risolvere questioni concrete, nel quale insegneranno i ricercatori del Crs4.
Eleonora Bullegas
 

8 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Lavoro (Pagina 16 - Edizione CA)
Padova e Firenze,
PROF E RICERCATORI PER L'UNIVERSITÀ

L'Università degli studi di Padova ha indetto sei procedure di selezione per complessivi sessantatre posti, di cui venticinque professori (dieci di prima fascia e quindici di seconda) e trentotto ricercatori. Le domande dovranno essere presentate, esclusivamente con procedura telematica, entro le 13 del 26 aprile. I bandi sono pubblicati nel sito www.unipd.it (G.U. del 27 marzo).
FIRENZE L'Università ha bandito sei procedure selettive per la copertura di complessivi 52 posti, di cui trentuno per professore (tredici ordinari e diciotto associati) e ventuno ricercatori. Le domande di partecipazione alle selezioni dovranno essere presentate entro le 13 del 26 aprile. I bandi nel sito www.unifi.it (G.U. del 27 aprile). (g. dep.)


9 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Investiti in otto anni 194 milioni di euro, il bando della Regione a fine estate
MASTER SÌ, MA SENZA RITORNO
Alta formazione, 6 giovani su 10 restano a vivere fuori

Alta formazione per i giovani sardi o mega fuga di cervelli sponsorizzata dalla Regione? In otto anni nel Master and Back sono stati investiti 194 milioni di euro, le borse sono state circa 4000, i rientri il 40%. Sei ragazzi su dieci hanno scelto di restare a vivere (e lavorare) fuori. L'ultimo bando è del 2013 (a cura della precedente Giunta), ma a fine estate ne arriverà uno nuovo. «Finanzieremo l'alta formazione in settori in cui abbiamo attivato importanti investimenti attraverso i fondi strutturali», sottolinea il presidente della Regione Francesco Pigliaru, «così le possibilità di tornare a casa e impiegare le proprie competenze in Sardegna saranno molto più alte». C. COSSU, MADEDDU ALLE PAGINE 2, 3

Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Pigliaru: il nuovo bando per l'alta formazione riporterà i giovani a casa
MOLTI MASTER, POCHI BACK
La fuga dei cervelli sardi

Prima di tutto una buona notizia: torna il Master and Back. L'ultimo bando risale al 2013 - dunque a cura della precedente Giunta - ma gli ultimi rientri sono stati finanziati di recente. Adesso, a fine estate, ci sarà una nuova edizione dei percorsi di alta formazione: il nome non cambia, la sostanza sì. Nel provvedimento che deve passare l'esame di Bruxelles, ci sono una serie di correttivi che dovrebbero migliorare uno strumento che in otto anni di vita ha funzionato benissimo in un senso (la partenza) e malissimo nell'altro (il ritorno). Tanto che c'è chi dice che la Regione ha speso una valanga di soldi per sponsorizzare una mega fuga di cervelli.
IL PRESIDENTE «Quando abbiamo pensato e realizzato il progetto Master and Back, molti anni fa, sapevamo di giocare una partita del tutto nuova e, come sempre succede con le politiche originali, da aggiustare lungo il cammino, alla luce dell'esperienza pratica», sottolinea il presidente della Regione Francesco Pigliaru, che all'epoca era assessore alla Programmazione (Giunta Soru). «Oggi, siamo intervenuti sul Back, che si è rivelata la componente più debole, e abbiamo rilanciato la parte Master. Il nuovo bando finanzia l'alta formazione in settori in cui abbiamo attivato importanti investimenti attraverso i fondi strutturali, così, le possibilità di tornare a casa e impiegare le proprie competenze in Sardegna saranno molto più alte. Anche gli incentivi di LavoRas alle aziende, che sommati a quelli statali arrivano a 12.000 euro per chi assume nel 2018, sono un tassello importante per favorire i percorsi di rientro. Parallelamente abbiamo creato Talent Up, che riprende l'esperienza di M&B ma va verso la creazione d'impresa, con particolare attenzione all'organizzazione del ritorno».
STORIA E NUMERI Il Master and Back nasce nel 2005, anche se in realtà nell'Isola un programma di borse di studio esisteva già con la legge 28 del 1984. Obiettivo: rafforzare il livello di istruzione e formazione dei giovani laureati sardi e poi mettere queste competenze a disposizione del sistema produttivo dell'Isola. Per farlo, in sintesi si davano contributi a fondo perduto ai ragazzi (per pagare i dottorati, le tasse, viaggio, vitto e alloggio) e, per la seconda fase, il finanziamento veniva erogato a imprese, enti e università con sede in Sardegna che contrattualizzavano i giovani che rientravano. Complessivamente sono stati spesi quasi 194 milioni di euro, le borse - in otto anni - sono state un po' più di 4000, i rientri circa il 40%. Nel senso che ogni dieci sardi andati fuori, sei hanno preferito stare lì.
LO STUDIO «Il Master and Back è stata un'idea felice, perché ha inciso fortemente sulla disuguaglianza sociale nell'accesso all'istruzione terziaria, cioè ha “democratizzato” le possibilità, grazie al contributo pubblico, per le classi sociali meno abbienti», sottolinea Marco Zurru, professore associato di Sociologia economica all'Università di Cagliari che, insieme con la collega Clementina Casula e la ricercatrice Maria Francesca Atzeni, ha pubblicato uno corposo studio intitolato “Politiche per l'alta formazione e brain drain . Il caso Master and Back in Sardegna” (Ediesse). «Purtroppo però, oltre ai problemi burocratici, ai ritardi, all'enorme frammentazione degli organismi ospitanti, c'è il fatto che si è verificata la più grande emorragia di capitale umano dell'Isola degli ultimi anni, insomma, il decisore politico ha ragionato principalmente sul lato dell'offerta di lavoro e non sulle reali e scarse possibilità di assorbimento della forza lavoro qualificata da parte delle imprese isolane».
IL NUOVO BANDO «Uscirà fra il terzo e quarto trimestre di quest'anno», spiegano dall'Aspal, l'agenzia sarda per le politiche attive del lavoro. «Saranno stanziati 7 milioni di euro e le risorse - a differenza di quello che è sempre successo - saranno riconosciute in base al reddito». Ancora: ci sarà una selezione attenta degli organismi ospitanti e «si punterà su Ict, biotecnologie, agricoltura». Inoltre, «ci sarà la possibilità di contrarre un prestito, a tasso zero, per pagare vitto e alloggio. Per questo stiamo costituendo un Fondo di rotazione: chi prende il denaro per partire lo dovrà restituire, dunque il Fondo si autoalimenterà».
Cristina Cossu

 

10 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
«Il sistema delle imprese
è ancora troppo debole»

La fuga fuori dalla Sardegna «purtroppo non ci sorprende», dice Alberto Scanu, presidente regionale di Confindustria. «Quando si va a fare un'esperienza di studio fuori dall'Isola ci si rende conto che il tessuto economico è molto più sviluppato e questo scoraggia a rientrare in Sardegna», dice Scanu.
ISOLA POCO COMPETITIVA Un dato lo conferma: «Su 263 di valore massimo, la nostra regione ha un indice di competitività del sistema economico in Europa pari a 228. Se a questo si unisce che abbiamo un sistema imprenditoriale debole, è inevitabile che la maggior parte di coloro che frequentano un master fuori decidano di non rientrare». Dunque qual è la soluzione? «Dobbiamo far crescere il nostro sistema economico, devono farlo le imprese, devono farlo le istituzioni, per esempio abbandonando l'idea dell'assistenzialismo e investendo di più sulle imprese», dice. E aggiunge: «Se le cose rimangono così, sarà difficile invertire la tendenza. Anche perché, da sole, le imprese non possono fare granché per attrarre i nostri studenti che vanno fuori a formarsi».
GLI ULTIMI “BACK” Dopo diversi rinvii, a febbraio scorso è stata pubblicato l'elenco delle domande ammissibili per i percorsi di rientro, gli ultimi. Sono ventidue, sei prevedono un'assunzione a tempo determinato per 24 mesi o solo 12 (in associazioni, onlus, una società di informatica e una casa di riposo) e 16 a tempo indeterminato (in associazioni culturali, cooperative sociali, alla Croce rossa, in uno studio notarile e in uno di architettura) con cofinanziamenti della Regione del 40, 30 e 20%.
PERCHÉ NON TORNANO A spingere verso la fuga dall'Isola sono le esperienze di chi trova lavoro e di coloro che invece non lo trovano. Tra coloro che non sono rientrati, spiega uno studio curato dal sociologo dell'università di Cagliari Marco Zurru, i casi di disoccupazione sono molto contenuti, diversamente da quanto accade tra chi è rientrato. Non solo. I lavori fuori sono caratterizzati da elevati livelli di qualificazione e da retribuzioni decisamente più elevate. ( ma. mad. )

 

11 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
La delusione di un'avvocata tornata in Sardegna dopo la specializzazione a Firenze
«Sognavo un posto al Teatro Lirico, non ce l'ho fatta»

A volte ritornano, e questa è una buona notizia. Se poi, però, la Sardegna non è in grado di accoglierli, allora è una sconfitta. Giulia Gaviano, 37 anni di Cagliari, avvocato, è una di quelle che hanno lasciato l'Isola per studiare, hanno frequentato master di specializzazione, e poi sono tornate in Sardegna per il back ma qui non hanno trovato quel che speravano. «Nel 2009 ho frequentato il master in management culturale alla Fondazione Maggio Musicale Fiorentino», una delle 14 Fondazioni liriche in Italia, «dove lavoravo agli affari legali. Un anno ricchissimo di soddisfazioni», dice. Dopo, è tornata a Cagliari per dare un seguito a quell'esperienza. «Cercavo in Sardegna un Teatro che avesse le caratteristiche del Maggio Fiorentino, ma la maggior parte degli interlocutori che ho incontrato mi proponeva soltanto di lavorare nell'organizzazione. Ma non era per quello che avevo studiato, quindi ho rifiutato. Dopo varie mail inviate al Teatro Lirico di Cagliari, finalmente comincio a ottenere risposte: prima dalla sezione artistica, poi dalla sovrintendenza. Mi assicuravano che avrebbero risolto la cosa, ma il 16 settembre del 2011 mi hanno comunicato che i tempi per fare il Back erano ormai scaduti e quindi avrei dovuto rinunciare». Ma Giulia non si arrende. «L'anno
dopo mi sono riproposta per il back al Lirico, mi dicono che il mio curriculum è perfetto, la palla però passa all'ufficio Risorse umane», per risolvere il dettaglio del co-finanziamento. «Per evitare di restare a piedi anche in quella occasione, ho deciso di presentare la domanda per il back anche a una compagnia di assicurazione. Paradossalmente, quella è stata la mia salvezza, perché ho potuto fare il back lì per due anni, regolarmente pagata. Ma è stata una grande delusione, volevo tornare in Sardegna per lavorare nel settore nel quale mi ero formata e specializzata, perché questo era il sogno della mia vita», racconta. Ma, purtroppo, non è andata come sperava. ( ma. mad. )

 

12 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Una ragazza negli Usa, l'altra lavora nell'Isola:
due storie di successo 

Avevano entrambe lo stesso sogno: diventare giornaliste. Donatella Mulvoni, 36 anni, di Desulo, c'è riuscita ma per realizzare quel sogno ha deciso di restare a New York. Barbara Pintus, 37 anni di Domusnovas, invece è oggi una professionista nel settore della progettazione europea. Diversi gli approdi, ma le loro sono entrambe storie di successo del programma Master and Back. La vera differenza sta nel fatto che una delle due in Sardegna è rientrata «perché volevo spendere competenze e professionalità acquisite dove sono nata e cresciuta», dice Barbara Pintus. L'altra, invece, è rimasta negli Stati Uniti, «perché dopo l'esperienza che avevo accumulato durante il master», svolto presso la sede di Qn (Quotidiano nazionale) all'Onu, «non mi sono fidata di fare il Back in Sardegna», dice Donatella Mulvoni. «Non avevo nessuna certezza sul futuro, non sapevo se sarei riuscita a lavorare in qualche giornale o tv. A New York, pur senza contratto, collaboravo con diverse testate nazionali. Così ho scelto di restare qui». E oggi ha un contratto con l'Agenzia giornalistica Italia come corrispondente dagli Stati Uniti.
CHI È TORNATA Barbara e Donatella hanno studiato, accumulato esperienza e sono due dei nostri migliori cervelli che si sono formati all'estero. «Mi sono laureata in Lingue a Cagliari nel 2004, subito dopo sono partita in Inghilterra con la borsa di studio InTime36. Nel 2007 ho frequentato la prima edizione del MaPE», il master in progettazione europea del Crenos, «e al termine ho fatto il tirocinio all'ufficio progetti del Lirico di Cagliari», racconta Barbara Pintus. Quando nel 2009 partecipa al Master and Back ha già concluso la formazione accademica. Per questo motivo, quell'esperienza «era una bellissima opportunità a livello professionale. Sono andata a Bruxelles per lavorare a Culture Lab, una società di progettazione europea in ambito culturale. Finito il Master and Back, mi sono trattenuta per altri sei mesi. Ho cercato lavoro», in attesa che uscisse il Back, «e lo avevo anche trovato in una grossa società finanziaria». La sua voglia di tornare in Sardegna, però, è stata più forte «da rinunciare a quel contratto quando ancora non avevo la certezza di vincere il Back». Alla fine del 2010, vince la borsa e torna in Sardegna: due anni alla Conservatoria delle coste, «il posto giusto al momento giusto», lo definisce, «che mi hanno permesso di formarmi ulteriormente e avere altri contratti fino al 2015. «In quegli anni ho scritto diversi progetti europei e vinto uno finanziato dall'Enpi Cbc Med», il programma europeo di cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo gestito dalla Regione, quindi «ho vinto la selezione per assistente al coordinamento del progetto ma nel 2015, dopo il commissariamento della Conservatoria, mi sono licenziata e, dopo aver vinto una selezione internazionale, sono andata all'Enpi». E da venerdì, grazie alla Madia che consente la stabilizzazione dei co.co.co. è diventata funzionaria regionale.
CHI SE N'È ANDATA Anche Donatella ha una storia di successo. Sul piano personale, certamente. Un po' meno per la Sardegna che non è riuscita a riportarla “a casa”. «Dopo la laurea in Comunicazione alla Sapienza, mi sono trasferita a New York dove ho lavorato per America Oggi», un importante quotidiano italiano negli Stati Uniti. «Mentre ero lì, leggo dell'opportunità del Master and Back, partecipo e lavoro per due anni dentro la sede dell'Onu». Si occupa di politica internazionale, conosce i giornalisti italiani e internazionali, riesce a crearsi una rete di relazioni americane che farebbe gola al più scafato professionista. «Al termine, Qn mi dice che posso continuare a collaborare. Dovevo scegliere se restare a New York», e raccontare la seconda campagna elettorale di Obama, «o tornare in Sardegna. Senza garanzie, ho scelto New York».
Mauro Madeddu

 

13 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Decolla il programma per giovani imprenditori, in autunno si finanzia il viaggio all'estero
“TALENT UP” COMINCIA IN POSITIVO: LE DOMANDE SONO 104

Sono arrivate 104 domande per il primo bando Talent Up, dedicato alla formazione d'eccellenza dei futuri imprenditori sardi, senza limiti di età. «Ora si farà la selezione, tra fine giugno e inizio luglio partirà la prima fase, quella formativa, che si svolgerà a Nuoro, poi in autunno ci sarà l'esperienza all'estero e nel 2019 si prevede il “back”», spiegano all'Aspal.
Dice il presidente della Regione Francesco Pigliaru: «Per affrontare la sfida Talent Up non servono capitali, ma solo una buona idea e la conoscenza dell'inglese: la riuscita di ognuno di questi progetti significherà non solo lavoro per il giovane che ha accettato di mettersi in gioco, ma anche per tutte le persone che sarà in grado di coinvolgere, dando così opportunità di crescita a tutto il suo territorio».
L'obiettivo di questa iniziativa (che rientra nel programma Entrepreneurship and Back, punto qualificante del Programma Regionale di Sviluppo 2014-2019) è creare una nuova generazione di imprenditori capace di confrontarsi con i mercati internazionali; aumentare, nel medio-lungo periodo, il livello di innovatività delle imprese sarde e promuovere lo sviluppo dell'economia regionale, incentivando la creazione di nuove imprese in particolare nelle aree in cui la densità di start up è scarsa.
I partecipanti - laureati e studenti iscritti all'università che abbiano sostenuto almeno i 75% degli esami previsti dal piano di studi, un'idea imprenditoriale innovativa e siano nati o residenti in Sardegna da almeno 5 anni - potranno accrescere le proprie competenze grazie alla partecipazione a un intenso percorso formativo in centri di eccellenza specializzati in formazione imprenditoriale e valorizzare l'esperienza acquisita, usufruendo di un sostegno economico e di misure specifiche di accompagnamento alla realizzazione della propria idea.
Ora l'elenco con i primi candidati sarà trasmesso a una società esterna che si occuperà della selezione motivazionale/attitudinale per identificare 50 candidati che parteciperanno al programma di pre-treatment. Il cuore della misura si svolgerà all'estero, in uno dei primi 20 ecosistemi imprenditoriali a livello mondiale (tra i quali la Silicon Valley, New York City, Londra, Pechino, Tel Aviv, Shanghai, Los Angeles, Seattle).
L'ultima fase è il rientro in Sardegna, che sarà gestita dal Centro regionale di Programmazione e da Sardegna Ricerche che, in base allo stadio di sviluppo dell'idea imprenditoriale, individueranno gli strumenti più adatti per realizzarla. (cr. co.)

 

14 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
A sei mesi dall'approvazione manca il via libera dei ministeri dell'Economia e della Salute
OSPEDALI, RIFORMA FERMA AL PALO
I partiti: il ritardo genera il caos e rinvia l'operazione-risparmio

La rete ospedaliera sarda da sei mesi è soltanto un documento in attesa di conoscere il suo destino. Manca il via libera da Roma e sino ad allora la nuova geografia degli ospedali sardi è ferma al palo, nonostante l'urgenza di riorganizzare le strutture e colmare una parte del disavanzo. Lo stallo causa qualche malumore perché risulta difficile far entrare a regime una riforma che ha subìto molte critiche e che deve ancora dimostrare la sua efficacia. Un'attesa che agita la maggioranza di centrosinistra e che subisce gli attacchi delle altre forze politiche con un pensiero pressappoco unanime: il ritardo genera caos e rinvia l'operazione di risparmio. Novità, invece, per i diabetici con la possibilità di ottenere gratuitamente il dispositivo per il monitoraggio della glicemia.
L'ANALISI I ministeri dell'Economia e della Salute stanno concludendo l'analisi della nuova geografia degli ospedali nell'Isola, controllando costi ed eventuali violazioni al Decreto ministeriale che classifica le strutture in base al bacino d'utenza. Gli uffici romani hanno chiesto chiarimenti sui piccoli ospedali, anche se «hanno capito le difficoltà del territorio sardo», sottolinea l'assessore regionale alla Sanità, Luigi Arru.
I MALUMORI In questa fase di passaggio sono gli atti dei direttori generali a governare i cambiamenti: «Senza l'ufficialità della rete ospedaliera questo può essere un problema», spiega il consigliere regionale del Pd, Lorenzo Cozzolino, «modiche che possono scontentare gli utenti e creare confusione». Il vice presidente della commissione Sanità, Edoardo Tocco (Fi), infatti, chiede che «si fermino tutti i provvedimenti perché se i ministeri impugnano qualche norma si blocca tutto».
C'è il problema del disavanzo sul quale la rete ospedaliera dovrebbe avere un effetto positivo, anche perché l'approvazione definitiva prevede un bonus di 250 milioni di euro da parte dello Stato. L'esponente dei Riformatori, Michele Cossa, è convinto che a subire questa situazione siano soprattutto «i pazienti, costretti ad avere a che fare con un sistema sanitario in attesa di un suo futuro». Arru, però, ribatte: «Le lamentele sono per un sistema vecchio che verrà migliorato con la nuova rete».
IL PRINCIPIO La nuova geografia degli ospedali ha l'obiettivo di classificare le strutture sulla base della loro specializzazione che deriva dal bacino d'utenza. Un principio contestato in Sardegna a causa della conformazione geografica legata ai collegamenti interni. Il senatore del Movimento 5 Stelle, Emiliano Fenu, reputa urgente «risolvere i problemi legati alle risorse e ai debiti, visto che in molti contesti mancano medicinali e forniture». Inoltre, prima di adoperarsi per rivedere la rete ospedaliera «sarebbe stato meglio migliorare la presenza delle cure nel territorio».
ELISOCCORSO Un ruolo chiave avrà il servizio di elisoccorso, che dovrà garantire, a tutti i territori della Sardegna, interventi e trasporti rapidi in caso di urgenza. Dopo l'affidamento alla Airgreen arriva l'attacco da parte del Conapo (sindacato autonomo dei Vigili del fuoco). Pietro Nurra, segretario della Provincia di Sassari, afferma: «Il nuovo servizio non potrà fornire in alcun modo la stessa efficacia ed efficienza dell'attuale configurazione Hetms garantita dalla perfetta integrazione della componente tecnica dei Vigili del fuoco e di quella sanitaria».
Nel mirino anche i costi del servizio, 71 milioni di euro per l'affidamento di 8 anni. «Sarebbe stato meglio investire e migliorare il servizio fornito dai vigili del fuoco, anche in funzione dell'esperienza già maturata».
I DIABETICI Passi avanti sul monitoraggio della glicemia per i diabetici. La Consulta, riunita ieri, ha dato il via libera in accordo con l'assessorato, alla fornitura gratuita del dispositivo alternativo alle strisce per controllare la glicemia. Si tratta di un passo avanti che permetterà, anche in base al tipo di professione, di sostituire la puntura con un dispositivo wireless che comunica con un bottoncino attaccato al braccio per il controllo dei valori. Sono esclusi da questa novità i bambini fino a 4 anni perché l'azienda produttrice non ha rilasciato la licenza. Il dispositivo ha un costo di circa 60 euro e dura 14 giorni.
Matteo Sau

 

15 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Provincia Gallura (Pagina 44 - Edizione CA)
Oggi le lauree
Oggi a partire dalle 10 nell'aula Robert Engle del polo universitario, all'aeroporto, si terranno le lauree del corso in Economia e management del Turismo e della magistrale in Economia aziendale, curriculum Tourism management.

 

16 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Borsa (Pagina 14 - Edizione CA)
La Commissione: tutti gli scali italiani paghino le tasse sui canoni di concessione
PORTI SARDI NEL MIRINO DELL'UE
Deiana: «Un grande equivoco, non siamo ente pubblico»

«In questa storia c'è un grande equivoco: non siamo imprese private né gestori aeroportuali ma un ente pubblico e non abbiamo scopo di lucro: esigiamo le concessioni demaniali e le tasse portuali per conto dello Stato».
Massimo Deiana parla da tecnico (é avvocato e ordinario di Diritto della Navigazione all'Università di Cagliari) prima che da presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna. E commenta così il documento inviato al governo italiano dalla Dg Competition – l'ufficio della Commissione Ue che si occupa della concorrenza - che impone che l'attività di riscossione dei canoni di concessione demaniale nei porti debba essere tassata, altrimenti è aiuto di Stato ai danni dei porti degli altri Stati membri.
L'UE: AIUTI DI STATO Secondo la tesi comunitaria «con l'esenzione dalle tasse alle Autorità portuali italiane, che sono coinvolte in attività economiche, l'Italia rinuncia a una parte di entrate che costituiscono risorse economiche per lo Stato. Così la misura di esenzione si configura come perdita per le casse centrali». Quindi, si «ritiene che l'esenzione distorca, o minacci di farlo, la concorrenza e influenza negativamente i traffici merci dentro l'Unione». Per questo l'Ue minaccia una procedura di infrazione se l'Italia non si adeguerà.
IL COSTO PER I PORTI SARDI Se passasse, la linea comunitaria potrebbe costare al sistema portuale italiano, governato da 15 Autorità, circa 100 milioni di euro, come ha quantificato Assoporti. Gli scali marittimi sardi, che introitano 10 milioni di canoni demaniali e poco più di 9 tra tasse e servizi, potrebbero contribuire con 4-5 milioni. «Sarebbero soldi sottratti alla nostra competitività perché saremmo costretti ad aumentare i canoni di concessione e le tasse», spiega Deiana.
PORTI IN GINOCCHIO «Si rischia di mettere in ginocchio tutti i nostri i porti. Metteremo a lavoro tutte le risorse a nostra disposizione per offrire ogni utile contributo al ministero dei Trasporti in questa difficile partita», commenta il presidente Assoporti, Zeno D'Agostino.
Del resto è la legge italiana a imporre questo tipo di gestione per i porti italiani «e l'Unione europea non può entrare nel merito delle scelte politiche di un Paese membro», osserva il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna.
Certo è che sarà una battaglia dura perché l'Unione europea sull'indagine ha lavorato per cinque anni ed è convintissima delle sue ragioni. E infatti Deiana è certo che si andrà alla Corte di giustizia. (f. ma.)

 

17 - L’UNIONE SARDA di martedì 17 aprile 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 5 - Edizione CA)
Progetto definitivo ed esecutivo affidato al consorzio internazionale
NASCE LA CASA ROSSOBLÙ
Il Cagliari Calcio sceglie la proposta di Sportium

Le antiche mura della città hanno ispirato il disegno vincente. Gli spalti - interamente coperti - sembrano incombere impetuosi sul campo di gioco. E l'acustica dovrebbe rendere lo stadio con vista sul Golfo un catino assordante, un fortino inespugnabile. In cima s'immagina persino una piscina panoramica, nel ventre dello stadio il museo del Cagliari e anche un albergo di lusso. Attorno, un parco. Chissà se effettivamente tutti i dettagli progettuali saranno rispettati, ma l'impianto delineato nel terzo dei tre concept, quello presentato dal consorzio Sportium, è il preferito dai tifosi rossoblù e il Cagliari l'ha scelto per dare forma alla sua nuova casa. Entro fine anno sarà possibile completare il progetto definitivo e iniziare a dare concretezza al nuovo tempio del calcio sardo. I costi? Euro più, euro meno, 60 milioni. Lo stadio sorgerà sulle ceneri del vecchio Sant'Elia: potrà contenere 24 mila spettatori ampliabili a 30 mila, magari in previsione degli Europei del 2028, se saranno ospitati in Italia.
LA SCELTA Il Cagliari Calcio - come recita una nota diffusa ieri dal club presieduto da Tommaso Giulini - «ha individuato nel consorzio Sportium il candidato per la progettazione definitiva ed esecutiva della nuova Casa dei tifosi rossoblù». Gli altri due progetti sono stati presentati da Tractebel Engie con Gau Arena e J+S con One Works. E ora? «Prima dell'assegnazione formale dell'incarico, inizia una necessaria fase di approfondimento con il gruppo prescelto volta alla definizione di tutti gli aspetti contrattuali e operativi».
IL CONSORZIO Sportium raggruppa i soci Progetto CMR, iDeas, B&L Real Estate e Manica Architecture, dello statunitense David Manica , archistar che ha messo la firma su progetti di stadi e arene in tutto il mondo.
IL PERCORSO I tre progetti, selezionati su 25 proposte, sono stati illustrati in una conferenza, tenutasi il 28 febbraio al Lazzaretto, e quindi esposti alla Sardegna Arena. La mostra, aperta a tutti dal primo al 9 marzo, ha fatto registrare grande partecipazione.
IL COINVOLGIMENTO «Oltre 5 mila persone sono state coinvolte tra chi ha scelto di visitare l'esposizione e di indicare, anche da casa, il modello di stadio preferito, compilando un apposito questionario online», recita la nota del club. «Il concept di Sportium è quello che meglio degli altri ha superato l'analisi rispetto a decine di parametri tecnici e di valutazione di impatto ambientale». Inoltre «rappresenta un punto di partenza per la realizzazione del progetto definitivo che sarà completato entro la fine del 2018».
I PROFESSIONISTI Collaboreranno allo sviluppo e al compimento dell'opera gli ingegneri Ginevra Balletto , docente alla facoltà di Ingegneria dell'Università di Cagliari, Alessandro Gosti e Mario Marongiu . Come spiega in un'intervista a Unionesarda.it Massimo Roj , managing partner del progetto CMR, sede a Milano, che fa parte del consorzio Sportium, «ora dobbiamo parlare con il Cagliari Calcio per dare il via alla procedura amministrativa e a quella progettuale per ridefinire il prospetto di partenza». I tempi: «Dovremmo - e lo speriamo - rimanere nell'ambito dei 24, 30 mesi al massimo».
Lorenzo Piras

 

La Nuova Sardegna

 

 

18 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 aprile 2018 / Prima pagina
CULTURA »L’eterna ItaIia dei condoni nella Bolla papale riscoperta da Maninchedda ? A PAG. 37

Cultura e spettacoli - Pagina 37
IL CASO Un Paese in cui chi poteva pagare la faceva franca anche in caso di omicidio o di furto. Alle radici dell’attuale questione morale
L’ITALIA DEI CONDONI NELLA BOLLA PAPALE CHE ORA RIVEDE LA LUCE
Il filologo Paolo Maninchedda pubblica l’edizione critica della “Bolla di componenda”, il testo che ispirò l’omonimo libro di Camilleri del 1993. Un’antica forma di sanatoria (a pagamento) dei delitti che fu applicata per almeno tre secoli e che dice molto della realtà di oggi

di Costantino Cossu
A volte le date hanno un potere esplicativo che va al di là del caso. Prima data: il 17 febbraio 1992 il presidente del Pio Albergo Trivulzio, Mario Chiesa, è colto in flagrante mentre accetta una tangente di sette milioni di lire dall'imprenditore Luca Magni, che gestiva una piccola società di pulizie e che voleva assicurarsi la vittoria in una gara d' appalto. Era l'inizio di Mani Pulite. Seconda data, un anno dopo: nel febbraio del 1993 Andrea Camilleri pubblica per Sellerio il saggio "La bolla di componenda". Un libro che spiega come in Sicilia allo Stato di diritto per secoli si sia sostituita una giustizia "personale" in base alla quale si poteva compiere ogni sorta di reato e poi cancellare la colpa e sfuggire alla condanna attraverso un versamento di denaro. Chi aveva soldi e potere la faceva franca. Per gli altri la galera o il patibolo. Camilleri nel suo saggio parlava della sua isola, ma guardava all'Italia intera. A un Paese dove potentati di ogni risma potevano farla franca in base a un senso comune diffuso secondo il quale l'accomodamento (segreto, quasi sempre) tra parti private aboliva di fatto codici e tribunali. Per i lettori che acquistarono nel 1993 "La bolla di componenda" il legame tra le pagine del saggio e l'iniziativa della magistratura milanese che avrebbe portato al crollo della Prima Repubblica era evidente. E d'altra parte Camilleri fece tutto il possibile (con il libro, ma anche fuori dal libro con le interviste) per renderlo manifesto.
Paolo Maninchedda è professore ordinario di Filologia romanza presso la facoltà di Lingue dell’Università di Cagliari Dal 2017 è presidente del Centro di studi filologici sardi È condirettore della rivista “Bollettino di studi sardi” È membro della Società Italiana di filologia romanza
Il Papa e l'Imperatore. Per arrivare al suo attualissimo obiettivo, Camilleri nella "Bolla di componenda" la prendeva alla lontana. Cominciava cioè da un accordo stipulato nel Cinquecento tra il Papa Paolo III e Carlo V di Spagna, in base al quale i sudditi del re imperatore potevano riscattare i propri "peccati" (stupro, omicidio, furto e truffa compresi) pagando alla Chiesa un obolo commisurato alla gravità della colpa commessa. Il denaro comprava l'impunità. Teoricamente la cosa aveva effetto soltanto sul piano spirituale: venivano cancellati peccati veniali e mortali e l'anima di chi versava l'obolo era salva. Di fatto, su tutti i territori controllati da Carlo V (quindi anche in buona parte d'Italia, Sardegna compresa) la bolla salva-ricchi divenne per secoli un modo per evitare i tribunali e il carcere. Quando l'accordo tra Vaticano e Corona di Spagna fu siglato, le ingenti somme di denaro ricavate dalla Chiesa andavano a un fondo destinato a finanziare eventuali spedizioni militari cristiane in Terra Santa, tanto che all'accordo fu dato il nome di "Bolla delle Crociate". Poi, però, visto che di Crociate non se ne facevano più, i soldi finivano nelle casse di parroci e di priori per finanziare attività ecclesiastiche le più varie. E la "Bolla delle Crociate" divenne, nella denominazione comune, la "Bolla di componenda" di cui parla Camilleri. Il meccanismo era semplice: si acquistava la bolla da un sacerdote per un determinato valore e ciò consentiva di "comporre", cioè di sanare, un delitto. Ad esempio, si poteva sanare un bene acquisito illegalmente (attraverso un furto o una truffa) del valore pari a circa trenta volte il valore della bolla. E la "sanatoria" valeva anche per gli omicidi, per gli stupri e per la corruzione dei funzionari pubblici. Bastava pagare.
Traffico di perdoni. Quando Camilleri scrisse il suo saggio l'unico documento che aveva a disposizione sui contenuti della "Bolla di componenda" erano gli atti di una seduta parlamentare del 1875 in cui il deputato liberale Diego Taiani, magistrato, ex procuratore del re a Palermo, denunciò, facendo riferimento proprio al documento papale, la persistenza in Sicilia del secolare "traffico dei perdoni" inaugurato da Paolo III e da Carlo V. Camilleri cercò in tutti i modi di procurarsi il testo integrale della Bolla. Si rivolse anche all'amico Leonardo Sciascia. «Quando gli feci presente il problema - scrive Camilleri nelle ultime pagine del saggio del 1993 - Sciascia fece una pausa, mi taliò, mi sorrise del suo sorriso. "Tu una carta così non la troverai mai". Mi disse. E infatti non l'ho trovata».
La scoperta. A trovarla è stato invece, vent'anni dopo, Paolo Maninchedda, ordinario di Filologia romanza all'Università di Cagliari, che ora il documento pubblica in un'accurata versione critica e con un ampio saggio di accompagnamento su "Studj Romanzi", la rivista della Società filologica romana. «Il 10 maggio 2013 - racconta Maninchedda presentando il lavoro- l'Università di Cagliari ha conferito la laurea honoris causa a Camilleri. In preparazione dell'evento si pensò di organizzare una serie di seminari con gli studenti. Io ne curai uno e lo dedicai proprio alla "Bolla di componenda". Mi serviva una Bolla in originale e nonostante Sciascia fosse sicuro che un testo simile non sarebbe stato mai trovato (benché fosse stato già pubblicato, ma lui non lo sapeva), io, imbrigliato dalla curiosità ma anche dal senso dell'onore (di che cosa avrei parlato nel seminario?) mi misi a cercarlo e alla fine trovai un originale del 1800, quindi stampato e venduto in età preunitaria. Quella che presento in questo studio ne è l'edizione, con minimi interventi sulla punteggiatura, lo scioglimento tra parentesi delle poche abbreviazioni e nessuna proposta emendativa; la riproduzione fotografica è in calce al saggio».
Articoli e pene. E bisogna leggerli, i singoli "articoli"della Bolla, per rendersi conto di quanto sia giusta la definizione di «fiera barocca dell'iniquità» che Maninchedda usa per definire le pratiche autorizzate dal documento. Pratiche che si fondano su una "cultura del condono" che, a parte l'odioso connotato di censo (soltanto chi può pagare si salva), è una resa al malaffare. Una resa morale prima che giuridica. E come sia impossibile slegare il quadro delineato dalla ricostruzione storico-filologica pubblicata da "Studj Romanzi" dalla realtà contemporanea del nostro Paese lo indica bene il titolo che Maninchedda ha voluto dare al suo lavoro: "Una radice della questione morale in Italia". Come Camilleri suggerisce con il suo pamphlet e come Sciascia ha provato a dire in tutti i suoi libri, la riforma più urgente di cui l'Italia ha bisogno è una radicale riforma intellettuale e morale.
 

19 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 aprile 2018 / Economia - Pagina 17
DICHIARAZIONE DEI REDDITI
L'isola è tra le regioni con il tasso più alto: più 9,8 per cento di bonus edilizi
RISTRUTTURAZIONI E FARMACI
BOOM DI DETRAZIONI FISCALI

In aumento anche la deduzione delle spese mediche e per gli studi universitari
SASSARI Boom delle detrazioni fiscali in Sardegna. Secondo i dati pubblicati nei giorni scorsi dalle Finanze - relativi alle dichiarazioni dei redditi del 2017- la Sardegna è una delle regioni italiane con il tasso più alto di detrazioni fiscali, per quanto riguarda sia le spese sanitarie sia quelle per il recupero del patrimonio edilizio (spese per ristrutturazioni e acquisto di mobili).I bonus fiscali hanno visto una crescita esponenziale, in tutta Italia, a partire dal 2014. Soprattutto dopo l'introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata, che ieri l'Agenzia delle entrate ha messo online per circa 30 milioni di contribuenti. L'esempio più evidente è la detrazione sulle spese mediche i cui beneficiari sono passati dai 16,7 milioni del 2014 (ultimo anno in cui le dichiarazioni sono state presentate senza l'ausilio della precompilata) agli oltre 18 milioni dell'anno scorso. Anche l'importo medio è cresciuto, passando da 931 a 979 euro. Trend analogo anche per la deduzione delle spese sulla previdenza complementare, per le spese di frequenza universitaria e per quelle funebri. In crescita anche i bonus edilizi: per quanto riguarda le ristrutturazioni c'è stato addirittura un aumento delle detrazioni del 50%. In questo quadro la Sardegna occupa un posto importante nella classifica delle regioni italiane. Nel 2017, per quanto riguarda le spese sanitarie, i beneficiari sono aumentati del 5,7%, dietro solo ai valdostani. Analogo discorso per quanto riguarda i bonus edilizi. Sempre nel 2017 i contribuenti che hanno approfittato degli sconti sono aumentati addirittura del 9,8%: meglio dei sardi hanno fatto solo i lucani e i calabresi. Va ricordato che chi ritocca la dichiarazione precompilata al fine di ottenere i bonus - cosa che l'anno scorso ha fatto l'85% dei contribuenti - dovrà conservare la documentazione per sfruttare le detrazioni non caricate dal Fisco. Da quest'anno l'agenzia delle entrate lancerà anche un servizio di compilazione assistita che sarà operativo a partire dal 2 maggio, quando si potrà intervenire sul 730 e inviarlo all'Agenzia. In pratica il contribuente potrà inserire nuovi documenti di spesa non presenti oppure modificare, integrare o cancellare dati già inseriti dal fisco.
 

20 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 aprile 2018 / Olbia - Pagina 33
Lab boat, la barca Adriatica fa tappa in città
Il progetto di divulgazione scientifica coinvolgerà studenti e operatori. In programma un seminario

OLBIA Il mondo della nautica si trova davanti a un altro appuntamento. Questo weekend a Cagliari prenderà il via il «Lab boat», ma è prevista una tappa anche a Olbia. Si tratta di una serie di seminari e laboratori anche scientifici rivolta a operatori e studenti organizzata dal Crs4 e finanziata dalla Fondazione di Sardegna, con la collaborazione dell'Autorità di sistema portuale della Sardegna. Nel corso del progetto di divulgazione scientifica la barca a vela «Adriatica» girerà tutta la Sardegna, con a bordo ricercatori sardi e studenti. In tutto la barca toccherà sei porti, tra cui quello di Olbia. E così venerdì 27 aprile dalle 9 alle 13 nella sede del Polo universitario di Olbia, che si trova all'aeroporto Costa Smeralda, si svolgerà un seminario aperto a tutti. Si parlerà di previsione del movimento turistico in Sardegna attraverso i dati di Google trend, di «turismo e felicità», dei posti barca e della tassa sui rifiuti tra tutela ambientale ed effetti sul settore della nautica. E poi ancora si parlerà di un progetto lavorativo portato avanti dagli studenti universitari, di enoturismo in Sardegna, del sistema economico isolano e di emissioni di CO2. Durante il corso della giornata interverranno docenti ed esperti del settore. Invece il giorno successivo, sabato 28 aprile, si svolgerà un laboratorio rivolto agli studenti ma non solo, dalle 9 alle 13 al porto turistico della Marina di Olbia, a Sa Marinedda. Anche in questo caso sarà affrontato il tema delle emissioni di CO2 e inoltre i partecipanti saranno coinvolti in una sorta di gioco tra fisica e matematica. Per tutta la durata del viaggio di «Adriatica», che farà tappa anche a Cagliari, Alghero, Oristano, Arbatax e Carloforte, sarà seguita da un operatore per documentare i momenti principali del progetto a spasso per i mari dell'isola.
 

21 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 17 aprile 2018 / Sport - Pagina 41
L'ARCHISTAR DEL CAMP NOU DISEGNERÀ LA NUOVA ARENA
Sarà costruita dalla Sportium di Manica, entro fine anno il progetto definitivo
Si tratta dell' elaborato che ha riscosso più consensi da parte della tifoseria

CAGLIARILa nuova casa del tifo rossoblù verrà costruita dal consorzio Sportium. Il progetto non ha solo ottenuto i maggiori consensi da parte del pubblico, è quello che ha superato a pieni voti l'analisi rispetto a tutta una serie di parametri tecnici e di valutazione d'impatto ambientale. Sportium raggruppa i soci Progetto Cmr, iDeas,B&L Real Estate e Manica Architecture dello statunitense David Manica, archistar che ha firmato elaborati di stadi (tra cui il Camp Nou) e arene in tutto il mondo. Prima dell'assegnazione definitiva dell'incarico, sarà necessaria una fase di approfondimento con il gruppo prescelto, durante la quale dovranno essere definiti tutti gli aspetti contrattuali e operativi.L'iter. Il club sin dall'inizio ha deciso di coinvolgere nella scelta le istituzioni, i tifosi e i media. I tre progetti (gli altri sono stati presentati da Tractebel-Engie con Gau Arena, J+S con One Works) sono stati selezionati su 25 proposte. Illustrati in una conferenza trasmessa su streaming, esposti in una mostra nella "pancia" della Sardegna Arena. Oltre cinquemila le persone coinvolte, tra quelle che hanno visitato l'esposizione e di indicato - anche da casa - il modello di stadio preferito compilando un questionario online. Un sistema che ha consentito di raccogliere i pareri della tifoseria sulle tre idee di stadio. Quella proposta dalla "Sportium" ha ottenuto il più alto indice di gradimento.Tempi. In questo momento non è ipotizzabile una data dell'inizio dei lavori. Va prima autorizzata la demolizione del vecchio Sant'Elia sulle ceneri del quale verrà costruito il nuovo impianto. Allo sviluppo dell'opera lavoreranno gli ingegneri Ginevra Balletto, Alessandro Gosti e Mario Marongiu, oltre all'università di Cagliari. Il Cagliari. «Siamo agli inizi di un percorso di duro lavoro. Sarà fondamentale continuare a collaborare con gli enti pubblici perchè le tempistiche siano contenute. I concept visti finora sono una buona base di partenza, ma il progetto finale sarà diverso », ha sottolineato Mario Passetti, direttore generale del Cagliari.
R.M.

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