di Valeria Aresu - fotografie di Francesco Cogotti
Cagliari, 28 marzo 2018 – Questa mattina l’Aula Magna Motzo della Facoltà di Studi Umanistici ha ospitato il dibattito “Sono viva”, dedicato al contrasto della violenza di genere. L’evento rientra nell’ambito dell’iniziativa “25 novembre tutto l’anno”, nata su impulso del Comitato Unico di Garanzia e fortemente voluta dal Rettore Maria del Zompo, che prevede l’organizzazione di seminari, laboratori, lezioni aperte, convegni, mostre, concorsi tenuti durante l’intero arco dell’Anno Accademico, per promuovere la cultura delle pari opportunità tra donne e uomini, del rispetto, della condivisione di ruoli e compiti, del supporto reciproco.
L’incontro di questa mattina - moderato da Roberta Fadda, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione - è stato introdotto dalle parole di Cristina Cabras, docente di Psicologia sociale e coordinatrice dell’evento: “L'obiettivo di questa iniziativa è promuovere azioni che siano realmente efficaci nel contrasto alla violenza di genere. Al contrario di quanto si possa pensare, l'Italia è ben lontana dal raggiungere una vera parità. Tra i paesi europei siamo solo terzultimi”.
Poco prima della proiezione del corto, la parola è passata al regista, pedagogista e insegnante Christian Castangia: “Una storia non esiste se non viene raccontata. Oggi siamo qui per parlare di violenze, così che questo messaggio possa arrivare a quante più persone possibile”.
Attraverso il suo lavoro, il regista ha raccontato la storia di Anna, una minorenne vittima di femminicidio a seguito di adescamento in rete. “Non è una storia fuori dal comune. Le relazioni che intessiamo sulla rete sono reali, anche se non abbiamo mai avuto modo di incontrare personalmente la persona con cui interagiamo. Una buona parte dei femminicidi si sviluppa in scenari simili”: lo ha sottolineato Cristina Cabras, dopo la visione del cortometraggio.
A portare la sua testimonianza è stata chiamata anche Nicole Lai, attrice protagonista: “Ho accettato di partecipare a questo progetto senza conoscerlo nel dettaglio. Più andavamo avanti, più mi rendevo conto di quanto fosse importante, non solo per me ma per tutti. Alcune situazioni che abbiamo raccontato possono sembrare inverosimili, ma non lo sono: anche a me è capitato, presa dalla paura, di salire sull'auto di uno sconosciuto. Le istituzioni dovrebbero cercare di mettersi nei panni delle vittime, per poterle supportare nel migliore dei modi”.