Su “National Geographic” la scoperta firmata da un team del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di Cagliari, guidato da Rita Teresa Melis, con La Sapienza di Roma e l'Università di Montreal: gli esiti della ricerca pubblicate su “Quaternary Research”. La notizia rilanciata anche dagli altri giornali: RASSEGNA STAMPA
23 March 2018
Riproduzione del cervide sardo Praemegaceros, insieme al canide Cynotherium, entrambi generi endemici della Sardegna pleistocenica (immagine National Geographic)

Il ritrovamento avvenuto nella zona di Sadali rappresenta una novità assoluta, per quanto riguarda la storia evolutiva dell'antico cervo endemico della Sardegna

Sergio Nuvoli

Cagliari, 23 marzo 2018 – “In una cavità della Sardegna centrale è stato trovato il più antico progenitore dei cervi endemici presenti un tempo nell'isola”. Ne dà notizia “National Geographic”, che aggiunge che  “potrebbe rappresentare una nuova specie, nel filone evolutivo del genere Praemegaceros”.

La scoperta è stata fatta da un team del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di Cagliari, guidato dalla geologa Rita Teresa Melis, con risultanze pubblicate sulla rivista “Quaternary Research”, dalla Melis insieme a Maria Rita Palombo (Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma), Bassam Ghaleb (Uqam, Università di Montreal) e dal geologo Serafino Meloni, a cui si deve la segnalazione. Le ricerche dell’evoluzione della grotta e dei resti di cervide sono state eseguite, con il permesso della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Sardegna.

The National Geographic è una rivista mensile della National Geographic Society pubblicata in moltissimi Paesi del mondo, che - tradotta in 31 lingue diverse – può contare cinquanta milioni di lettori al mese.

L’articolo sulla prestigiosa rivista, firmato da Simone Repetto, accompagna i lettori alla scoperta dei luoghi in cui è avvenuto il prezioso ritrovamento, che secondo i ricercatori rappresenta “una novità assoluta, per quanto riguarda la storia evolutiva dell'antico cervo endemico della Sardegna”. Le conseguenze sulla datazione della specie sono tutte da leggere.

Il logo di National Geographic
Il logo di National Geographic

Quello individuato dalle ricercatrici è l'antenato dei cervi endemici (Megacerini) presenti durante il Pleistocene ed estintisi all'inizio dell'Olocene

“Lo studio geologico e paleontologico dei resti fossili rinvenuti nella grotta di Fossu de Cannas di Sadali, segnalati da Serafino Meloni – spiegano le ricercatrici coinvolte nella scoperta - ha permesso di individuare l’antenato “dei cervi endemici (Megacerini)” presenti durante il Pleistocene  ed estintisi all’inizio dell’Olocene”.

La grotta, il cui sviluppo è probabilmente iniziato circa 5 milioni di anni fa, presenta un evoluzione molto complessa caratterizzata da fasi di erosione e di deposito legate a cambiamenti climatici.

Le ossa del cervide sono state trovate nel soffitto di un angusto corridoio sottostante il pavimento di una piccola  cavità da cui si accede attraverso una stretta fessura. I resti fossili si presentano inglobati in una concrezione calcare datata più di 450 mila anni fa. Tre specie di cervidi endemici, il cervide della grotta di Su Fossu de Canna,  “Praemegaceros sardus” e “Praemegaceros” “cazioti”, di statura decrescente e con arti sempre meno snelli, si susseguono in Sardegna almeno dal Pleistocene medio fino all’Olocene antico.

Un'immagine della grotta
Un'immagine della grotta

I tratti morfologici e le dimensioni delle poche ossa indicano come questo cervide sia il più grande e il più arcaico tra i cervidi fossili sardi e probabile capostipite di questa linea evolutiva

Secondo Maria Rita Palombo, paleontologa dell'Università di Roma La Sapienza, i tratti morfologici e le dimensioni delle poche ossa dalla grotta SFC disponibili, indicano come questo cervide sia il più grande e il più arcaico tra i cervidi fossili sardi e probabile capostipite di questa linea evolutiva.

Il suo diretto discendente, “P. sardus”, la cui statura stimata intorno a 1.20, è noto da pochi siti, la cui età è compresa tra circa 470.000 e 300.000 anni fa. La specie più evoluta e di taglia minore (poco più di un metro alla spalla), “P. cazioti”, è la più comune ed ampiamente diffusa soprattutto durante il Pleistocene superiore, ma presente in Sardegna fino a 7000 anni fa.

L'antenato dei cervidi pleistocenici sardo, un grande cervo, della statura di circa 1.80 m al garrese, della tribù del Megacerini, probabilmente raggiunse il massiccio sardo-corso a nuoto durante una delle fasi glaciali che, alla fine del pleistocene inferiore, determinarono un marcato abbassamento del livello marino e una conseguente riduzione della distanza tra le coste insulari ed quelle continentali.

Un'immagine dei reperti ritrovati
Un'immagine dei reperti ritrovati

Gli specialisti non sono in accordo su quale, tra i Megacerini presenti in Europa ed in Italia in quell’intervallo temporale,  possa essere l’effettivo progenitore deilla linea endemica sarda.

Il cervide di Fossu su Canna potrebbe risolvere questo enigma, che per ora resta celato dalle massive concrezioni che ricoprono i resti della grotta.

Cervo sardo, la zona del ritrovamento
Cervo sardo, la zona del ritrovamento

RASSEGNA STAMPA

L’UNIONE SARDA di sabato 24 marzo 2018
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
A SADALI IL PIÙ ANTICO CERVO SARDO

Sull'altopiano di Sadali c'è una caverna che ha custodito le ossa di un cervide vissuto nel Pleistocene, circa 2,58 milioni di anni fa. La scoperta è stata fatta da un team del Dipartimento di Chimica e Scienze Geologiche dell'Università di Cagliari, guidato dalla geologa Rita Teresa Melis.
Lo straordinario rinvenimento del più antico cervo dell'Isola è avvenuto in un luogo tanto suggestivo quanto pieno di mistero: una cavità capace di svelare complessità architettoniche.
MIRARCHI A PAGINA 44

Cultura (Pagina 44 - Edizione CA)
È IL PIÙ ANTICO CERVO SARDO
Le ossa fossilizzate in una caverna di Sadali
La scoperta. Il ritrovamento fatto da un team guidato dalla geologa Rita Teresa Melis

In un'angusta grotta dell'altopiano calcareo di Sadali sono stati ritrovati i resti di quello che potrebbe essere il più antico progenitore dei cervi endemici sardi. La notizia è di quelle che risvegliano all'istante la curiosità del grande pubblico per la scienza, e in questo caso mette in primo piano la nostra Isola: il patriarca infatti rappresenta una sottospecie a sé stante, sia geneticamente che morfologicamente, rispetto alle specie presenti altrove.
MITO Il cervo, che primeggia fra gli altri mammiferi per maestosità ed eleganza, ha sempre nutrito l'immaginario del mito, simboleggiando la fecondità e il rinnovo continuo del ciclo di vita. In Sardegna deriva da due specie finora note, lungo il filone evolutivo del genere Praemegaceros: i P. sardus e i P. cazioti, vissuti rispettivamente 400 mila e 700 mila anni fa. Si ignorava però quale potesse essere il loro antenato, o almeno, così stavano le cose fino al 2016, quando un team di studiosi del Dipartimento di Chimica e Scienze Geologiche dell'Università di Cagliari, guidato dalla geologa Rita Teresa Melis, insieme a Maria Rita Palombo (Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma), a Bassam Ghaleb (Uqam, Università di Montreal) e al geologo Serafino Meloni, ha rivelato sulla Quaternary Research che potrebbero aver rinvenuto l'esemplare di una specie finora sconosciuta.
ALTIPIANI «La zona del ritrovamento è quella che accomuna anche i caratteristici altipiani, detti Tacchi, di Jerzu e Ulassai; in questo caso, per raggiungere quello di Sadali, bisogna superare Mandas, guadare il Flumendosa e spingersi in un territorio di natura calcarea segnato da movimenti carsici spinti, ricchi di concrezioni rocciose che offrono altrettanti campioni di datazione storica», spiega la docente Rita Teresa Melis.
GROTTA Il rinvenimento non è stato per niente semplice. Le ricerche sono iniziate nel 2012, quando una persona del posto segnalò la grotta a Serafino Meloni, allora studente di geologia. Una delle difficoltà è legata alla natura stessa della caverna, che risale probabilmente a cinque milioni di anni fa: bisogna entrare in una stretta cavità superficiale, nota come Su Fossu de Cannas, e poi spingersi in un corridoio sottostante; nel soffitto di questo tunnel emergono i resti di un grande cervide, con metà mandibola esposta e diverse ossa (tra cui un metatarso ben riconoscibile) fossilizzate in una parete di calcite.
«Le grotte hanno il potere di conservare intatte queste risultanze. È stato determinante il sostegno della popolazione locale, e in particolare del proprietario del terreno, senza dimenticare il supporto fondamentale della soprintendenza di Sassari e Nuoro, perché i fondi che avevamo a disposizione erano ridotti», prosegue la geologa.
PLEISTOCENE «I resti non si potevano estrarre dal soffitto in cui erano incastonati, abbiamo preso solo un piccolo campione di due centimetri che poi è stato analizzato anche a Montreal. Ci siamo presto resi conto che il metodo del Carbonio 14, capace di datare fino a trentamila anni fa, non era sufficiente, ma nemmeno la datazione con l'Uranio-Torio, che arriva a 450 mila anni addietro, bastava. L'analisi comparata dei campioni ci ha fatto retrodatare il ritrovamento fino a 800-900 mila anni fa».
Questo antenato dei megaceridi sardi (spettacolari cervi dalle grandi forme e dai palchi eccezionalmente sviluppati), potrebbe risalire a un gruppo comparso in Europa nel Pleistocene, giunto in Sardegna perché i periodi freddi avevano reso il mare attraversabile, ed estintosi poi nel Pleistocene medio per cause ancora sconosciute. Le sue dimensioni sono di circa un metro e ottanta centimetri al garrese, e se le intuizioni degli studiosi venissero confermate, si tratterebbe dell'anello mancante nell'antica storia evolutiva di quel particolare esemplare di cervo che popola la Sardegna e la Corsica, e che oggi deve essere tutelato per non correre il rischio di estinguersi, stavolta non per cause naturali, ma come conseguenza dell'impatto negativo dell'uomo.
Luca Mirarchi

L'UNIONE SARDA
L'UNIONE SARDA

LA NUOVA SARDEGNA di sabato 24 marzo 2018
Cultura – pagina 37
A Sadali i resti del progenitore dei cervi sardi
Animali arrivati nel Pleistocene, una nuova specie di grandi dimensioni estinta settemila anni fa per effetto della caccia

di Simone Repetto

CAGLIARI Dallo studio della paleontologia sarda, la presenza di cervi endemici era nota, con due specie classificate dal mondo scientifico. Recentemente, è stata fatta una scoperta assai importante che, oltre a svelare il cervo più antico che abbia mai calcato la terra sarda, potrebbe annunciare l'individuazione di una terza specie. La notizia, è stata pubblicata sulla rivista Quaternary Research, a cura della geologa Rita Melis (Dipartimento di Chimica e Scienze Geologiche dell'Università di Cagliari), la paleontologa Maria Rita Palombo (Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma), lo studioso canadese Bassam Ghaleb (Uqam, Università di Montreal) e il geologo Serafino Meloni.
E' stato quest'ultimo a ritrovare inaspettatamente i resti del cervo, in fondo ad una grotta dell'altopiano calcareo di Sadali, a circa 800 metri sul livello del mare in località "Su Fossu de Cannas". Una cavità la cui apertura non lascerebbe presagire la particolare forma interna, che si conclude con un tunnel dall'altezza limitata.
Nelle concrezioni calcaree del soffitto, sono stati trovati inglobati parti dello scheletro del grande cervide, tra cui si riconoscono la mandibola ed un osso metatarsale, incrostato in uno strato di calcite. «Col parere positivo della Soprintendenza di Sassari e Nuoro - ha detto la geologa Rita Melis - abbiamo avviato le indagini in una grotta molto complessa, sviluppatasi circa 5 milioni di anni fa, in cui si sono succedute fasi di erosione e sedimentazione legate ai cambiamenti climatici, che hanno generato colate stalagmitiche coprenti resti e sedimenti. I resti fossili di cervide, sono stati trascinati all'interno da un flusso d'acqua e poi ricoperti da una colata stalagmitica di età superiore ai 450 mila anni. È probabile che il cervo sia arrivato tra 800 e 900 mila anni fa, durante una fase fredda del Pleistocene».
Si tratta di un "megacerino" del genere Praemegaceros, endemico della Sardegna ed appartenente ad una tribù di cervi preistorici caratterizzati da grandi dimensioni e palchi di corna particolarmente sviluppati. «Durante il Pleistocene e agli inizi dell'Olocene - ha detto la paleontologa Palombo - specie endemiche di cervidi discendenti da diversi antenati continentali, erano una componente comune di varie faune insulari in tutto il mondo, dal Giappone alle Filippine, dalle isole di Jersey a quelle del Mediterraneo. Tra i cervidi pleistocenici endemici presenti nelle isole del Mediterraneo, gli unici appartenenti inequivocabilmente alla tribù dei megacerini, che mostrano un'evoluzione anagenetica (evoluzione cioè che implica un cambiamento nella frequenza genetica) che si manifesta anche con progressiva diminuzione di taglia, sono quelli del massiccio sardo-corso ed in particolare della Sardegna, dove sono presenti anche le forme più antiche, come quella trovata nella grotta di Sadali».
L'argomento, è tra quelli che attira l'attenzione degli studiosi, anche per i numerosi ritrovamenti in grotta (fra i depositi più ricchi, la Grotta della Medusa e la Grotta dei Cervi ad Alghero, la Grotta di Corbeddu ad Oliena) e gli sviluppi evolutivi emersi nel corso delle ricerche. «Oltre alla scoperta del cervo di Sadali - ha detto il paleontologo Daniel Zoboli dell'Università di Cagliari - in Sardegna sono note due specie di cervo appartenenti al genere Praemegaceros, strettamente legate dal punto di vista evolutivo, dal momento che dalla più grande ed antica (P. sardus) si è sviluppata quella più piccola (P. cazioti). La prima, è stata individuata presso Fluminimaggiore (Cava Santa Lucia) e nelle brecce ossifere di Capo Figari (Golfo Aranci). La seconda, è invece molto più diffusa e i suoi resti sono stati ritrovati in molti depositi di grotta. Sono state rinvenute anche molte impronte e piste seguite dai cervi in passato. Considerando le dimensioni, P. cazioti è circa 25-40% più piccolo del suo antenato P. sardus, e raggiungeva poco meno di un metro di altezza al garrese».
Per il cervo di Sadali, secondo i ricercatori, si può ipotizzare un'altezza superiore al metro e mezzo (l'antenato continentale del filone endemico sardo, si stima avesse un'altezza di un metro e 80 ), in attesa di ulteriori sviluppi dall'analisi dei resti del cervide della grotta di Sadali. Come per i mammut, anche i megacerini del Pleistocene probabilmente raggiunsero il blocco sardo-corso a nuoto (considerando i bassi livelli marini e la relativa vicinanza fra le terre emerse) e subirono una riduzione fisica progressiva dovuta all'insularità, prima di estinguersi intorno ai 7 mila anni fa (in base ai reperti ritrovati nella Grotta Juntu sul monte Albo), forse a causa dell'uomo che diede loro la caccia.

LA NUOVA SARDEGNA
LA NUOVA SARDEGNA

L’UNIONE SARDA on line
Nel cuore dell'Isola i resti del "progenitore" dei cervi sardi
Ieri alle 11:12

Il più antico progenitore dei cervi endemici presenti un tempo in Sardegna è stato trovato in una cavità nella zona centrale dell'Isola. A darne notizia è il "National Geographic", che aggiunge che "potrebbe rappresentare una nuova specie, nel filone evolutivo del genere Praemegaceros".
La scoperta è stata fatta da un team del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di Cagliari, guidato dalla geologa Rita Teresa Melis, con risultanze pubblicate sulla rivista "Quaternary Research" per le firme, oltre che della Melis, di Maria Rita Palombo (Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma), Bassam Ghaleb (Uqam, Università di Montreal) e del geologo Serafino Meloni, a cui si deve la segnalazione.
L'articolo sulla prestigiosa rivista, firmato da Simone Repetto, accompagna i lettori alla scoperta dei luoghi in cui è avvenuto il prezioso ritrovamento, che secondo i ricercatori rappresenta "una novità assoluta, per quanto riguarda la storia evolutiva dell'antico cervo endemico della Sardegna".
(Unioneonline/v.l.)

L'UNIONE SARDA on line
L'UNIONE SARDA on line

SARDINIAPOST.IT
Ecco il più antico progenitore dei cervi sardi: i resti in una grotta di Sadali
23 marzo 2018  Ambiente, In evidenza 14

“In una cavità della Sardegna centrale, nella zona di Sadali, è stato trovato il più antico progenitore dei cervi endemici presenti un tempo nell’Isola”. Ne dà notizia la prestigiosa rivista ‘National Geographic‘ in un articolo nel quale si legge che la scoperta “potrebbe rappresentare una nuova specie, nel filone evolutivo del genere Praemegaceros (che è appunto il cervo endemico sardo)”.
Il ritrovamento è frutto di una ricerca fatta da un team del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’Università di Cagliari, guidato dalla geologa Rita Teresa Melis e del quale fanno parte anche Maria Rita Palombo (Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma), Bassam Ghaleb (Uqam, Università di Montreal) e il geologo Serafino Meloni, a cui si deve la segnalazione.

SARDINIAPOST.IT
SARDINIAPOST.IT

LA NUOVA SARDEGNA on line
Ritrovati in una grotta i resti del più antico progenitore del cervo endemico sardo
La notizia della scoperta, fatta nel centro Sardegna, è stata data dal National Geographic

SASSARI. “In una cavità della Sardegna centrale è stato trovato il più antico progenitore dei cervi endemici presenti un tempo nell'isola”. Ne dà notizia “National Geographic”, che aggiunge che “potrebbe rappresentare una nuova specie, nel filone evolutivo del genere Praemegaceros”.
La scoperta è stata fatta da un team del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di Cagliari, guidato dalla geologa Rita Teresa Melis, con risultanze pubblicate sulla rivista “Quaternary Research”, dalla Melis insieme a Maria Rita Palombo (Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università La Sapienza di Roma), Bassam Ghaleb (Uqam, Università di Montreal) e dal geologo Serafino Meloni, a cui si deve la segnalazione.
The National Geographic è una rivista mensile della National Geographic Society pubblicata in moltissimi Paesi del mondo, che - tradotta in 31 lingue diverse – può contare cinquanta milioni di lettori al mese.
L’articolo sulla prestigiosa rivista, firmato da Simone Repetto, accompagna i lettori alla scoperta dei luoghi in cui è avvenuto il prezioso ritrovamento, che secondo i ricercatori rappresenta “una novità assoluta, per quanto riguarda la storia evolutiva dell'antico cervo endemico della Sardegna”. Le conseguenze sulla datazione della specie sono tutte da leggere.

LA NUOVA SARDEGNA on line
LA NUOVA SARDEGNA on line

Links

Last news

Questionnaire and social

Share on:
Impostazioni cookie