LAUREATI DI UNICA. Nei giorni scorsi uno dei tanti studenti dell'Università di Cagliari ha tagliato il traguardo della laurea in Informatica: vi raccontiamo la sua storia, uguale a quella di tanti altri, ma forse anche un po' diversa. La sua esperienza ha un grande valore per tutti. Scopritela con noi
05 March 2018
Mauro alla guida di un simulatore

di Riccardo Scateni, docente di Informatica al Dipartimento di Matematica e Informatica

Cos’è la diversità? Come possiamo essere sicuri che qualcuno sia diverso da noi? E, soprattutto, come possiamo permetterci di giudicare negativamente qualcuno diverso da noi? Ci sono storie che ci fanno riflettere su quanto sia importante essere aperti alla riflessione sulla diversità. E, all’interno dell’Università di Cagliari vivono molte di queste storie.

Quella di oggi è una storia che inizia più di cinque anni fa, all’interno del corso di laurea di Informatica. Un ragazzo che fino alle scuole superiori aveva avuto dei problemi per la sua diversità inizia, con grande timore, il suo percorso di studente universitario. Il primo approccio è quasi terrorizzante: doversi trovare un posto a sedere in un’aula con più di cento altri studenti, quando vorresti solo stare in silenzio e tranquillità da solo, è veramente un’impresa.

Ma, con il passare del tempo, degli anni, quel ragazzo scopre che lo stare insieme agli altri può anche essere piacevole e, piano piano, si avvicina al gruppo in cui, solo tre anni dopo, perfettamente in linea con i tempi del corso, svilupperà la sua tesi di laurea. E si laurea, esattamente nel tempo previsto e con ottimi voti.

A questo punto non è ancora finito il percorso, perché inizia la seconda parte dell’avventura universitaria: la laurea magistrale. Ma lui ormai sta mitigando la sua “diversità”, quasi non si preoccupa più di mettersi vicino ai compagni di corso, di essere uno qualunque tra gli altri.

E nei giorni scorsi questo brillante studente ha conseguito anche la laurea magistrale, discutendo una complessa tesi che prevedeva lo sviluppo del prototipo di un sistema per l’addestramento dei piloti dell’aviazione commerciale con l’utilizzo di un visore per realtà aumentata.

Ma dov’era la diversità in tutta questa bella e semplice storia? Era nella definizione con cui era partita l’avventura: sindrome di Asperger. Che detta così sembra una malattia e invece è solo una definizione di come possa essere uno tra i tanti modi di interpretare la realtà. In questo caso con discrezione, molta, con un pizzico di paura, ma con una capacità di affrontare il percorso universitario solamente “diversa” dagli altri. Né migliore né peggiore.

Mauro, come hai affrontato la tua esperienza universitaria?
“Abbastanza serenamente. A parte qualche difficoltà di tanto in tanto che credo tutti prima o poi riscontrino, ho passato una carriera universitaria piuttosto tranquilla e sotto controllo. Sicuramente meglio rispetto al liceo.”
Quali pensi che siano stati i momenti più belli e quelli più brutti, se ce ne sono stati?
“Forse sarò scontato, ma i momenti più brutti sono stati quando ero alle prese con gli esami più difficili. Certe volte facevo pure fatica a dormire con l'ansia di non potercela fare a finire un esame nei tempi che mi ero prestabilito. Però una volta che li ho superati, e quando ho ottenuto le mie lauree, è stata una bella soddisfazione, in quanto mi davano un gran senso di progressione dopo tutto la fatica che ho avuto: quelli sono stati dei bei momenti.”
Quanto pensi che ti abbia cambiato la carriera di studente universitario?
“Penso che mi abbia cambiato un po', sicuramente mi ha reso più autonomo, responsabile e più consapevole che se ci metti impegno in quello che fai prima o poi si riesce a raggiungere dei bei risultati. Inoltre a modo suo mi ha reso anche leggermente più quieto nei rapporti sociali; non che adesso sia granché socievole e non abbia problemi, ma almeno evito di farmi troppe paranoie rispetto a prima, e nelle giuste condizioni riesco pure a essere sufficientemente disinvolto.”
Cosa ti senti di poter dire a chi abbia paura di affrontare questa esperienza perché si sente inadatto o incapace di potercela fare?
“Non ho un vero e proprio consiglio da dare, in quanto ognuno è diverso dall'altro e una risposta che va bene per alcuni potrebbe non andare bene per altri. In generale posso dire che se ci si tiene davvero a prendersi una laurea, o comunque a raggiungere un obiettivo in generale, di non rinunciare a prescindere all'idea solo perché al momento ci sembra troppo difficile o impossibile, e poi magari vivere in futuro col rimpianto. Magari durante l'esperienza ci possono essere delle belle sorprese e ci si accorge che le cose sono molto migliori di quelle che ci si aspettava. Inoltre se ce l'ho fatta io, non vedo perché non possano farcela anche gli altri.”

La diversità come valore, come normalità. Perché siamo tutti diversi dagli altri e arrivare a questo, in qualunque circostanza, è uno degli scopi fondamentali di un’istituzione come quella universitaria.

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