L’attualità del pensiero del grande antropologo sardo riproposta nella giornata di studi all’Université Paris Nanterre: "Leggere le sue opere significa rispecchiarsi in un passato che non passa". Resoconto e IMMAGINI
24 January 2018
Giornata di studi su Giulio Angioni, da sinistra: Felice Tiragallo, Marinella Lorinczi, Maurizio Virdis, Giuliana Pias

Sergio Nuvoli

Cagliari, 24 gennaio 2018 – “Certo non è stata la solita scontata rievocazione - spiega Mauro Pala, docente di Letteratura Comparata al Dipartimento di Filologia, Letteratura, Linguistica - quanto una riscoperta del pensiero del grande antropologo in tutta la sua - anche drammatica – attualità”. Il riferimento è alla giornata di studi organizzata nei giorni scorsi da Margherita Marras e Giuliana Pias (Centre de Recherches Italiennes CRIX – EA 369 Études Romanes) all’Université Paris Nanterre, in collaborazione con l’Università di Cagliari, in omaggio di Giulio Angioni, ad un anno dalla sua scomparsa.

Il professore – nativo di Guasila, scrittore, antropologo, intellettuale autore di numerosi saggi e romanzi - è stato il primo in Italia a pubblicare un romanzo che trattasse dell'immigrazione (nel 1992, “Una ignota compagnia”), così come per primo si è occupato da studioso delle dinamiche dell'emigrazione (isolana prima, a livello europeo in seguito).

Un'altra immagine della giornata di studi all'Università di Paris-Nanterre
Un'altra immagine della giornata di studi all'Università di Paris-Nanterre

Le sue posizioni eterodosse hanno rinnovato l'antropologia sarda e italiana (come hanno sottolineato durante l’incontro Francesco Bachis, Carlo Maxia e Felice Tiragallo), mettendo in luce processi di ibridazione in loco che non consentono di considerare la disciplina come lo studio di popoli esotici e geograficamente remoti rispetto a noi.

“L'antropologia e la letteratura insieme  – è ancora il professor Pala che racconta a UniCaNews l’incontro di Parigi - aiutano a capire, con rappresentazioni vivaci, anche ironiche, mai slegate dall'attualità grazie allo straordinario talento narrativo di Giulio Angioni, come si evolve la nostra vita nel quotidiano e quali tendenze vanno affermandosi e radicandosi nella società contemporanea, secondo modalità che sfuggono spesso a un'informazione mediatica effimera e superficiale”.

Durante la preziosa iniziativa,  Maurizio Virdis – altro docente del nostro Ateneo – ha approfondito la dimensione etno linguistica di Giulio Angioni, mentre  lo studioso di Medioevo Alessandro Benucci (di Paris Nanterre) ha fornito una straordinaria lettura dell'ultimo romanzo di Angioni, “Sulla faccia della terra”, le cui vicende ambientate durante la guerra in Sardegna fra Genovesi e Pisani del  XIII secolo anticipano i sommovimenti etnici e politici oggi tragicamente attuali nel bacino del Mediterraneo.

Un'altra immagine dei lavori
Un'altra immagine dei lavori

Ma non basta: anche le relazioni e le riflessioni di Marinella Lorinczi, Roberto Lapia, Silvia Contarini e Christophe Mileschi hanno contribuito a ricostruire quella che a buona ragione è stata definita “una vita due volte vissuta”, di Giulio Angioni come scrittore e come antropologo.

“In estrema sintesi – conclude il professor Pala - leggere Angioni oggi significa rispecchiarsi in un passato che non passa, e di cui occorre cogliere fobie e ossessioni per evitarle, scoprendo nella comune storia europea l'antidoto alla violenza e la chiave per una convivenza fattiva”.

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