Il semiologo italiano interviene al Campus Aresu ad una serie di appuntamenti del corso di laurea in Lingue e comunicazione sulla malalingua politica, il senso delle isole e il tatuaggio, semiotica e antropologia. RASSEGNA STAMPA con l'intervista con Manuela Arca su L'UNIONE SARDA
15 December 2017
Il semiologo Paolo Fabbri

di Rossana Orrù

Cagliari, 11 dicembre 2017 - Il 14 e il 15 dicembre sarà ospite del Corso di laurea in Lingue e Comunicazione della Facoltà di Studi Umanistici Paolo Fabbri, uno dei padri e maestri della semiotica .

Durante la prima giornata, alle 16 in Auditorium A del Campus Aresu, terrà la lectio "La Malalingua politica: ingiurie e invettive", nell'ambito del corso di "Sociologia dei processi culturali e comunicativi" e in collaborazione con il Laboratorio di Comunicazione Politica. Dopo i saluti di Ignazio Putzu, direttore del Dipartimento in Filologia, Letteratura, Linguistica, introduce i lavori Francesca Chessa, coordinatrice del CdL in Lingue e Comunicazione. Interverranno Paolo Maninchedda, docente di Filologia romanza e direttore del Centro Studi Filologici Sardi e Marco Pignotti, docente di Storia della Comunicazione Politica e direttore del Laboratorio di Comunicazione Politica. Modera l’incontro Franciscu Sedda, docente di Semiotica e Sociologia dei processi culturali e comunicativi.

A seguire Paolo Fabbri discuterà con i membri del progetto di ricerca "Isole" sul tema “Il senso delle isole. Fra semiotica, lingue, arte, letteratura, antropologia, storia”.

 

Guarda la locandina del 14 dicembre
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Il 15 dicembre, alle 8 in Aula Magna del Campus Aresu, il semiologo terrà la lezione "Il tatuaggio: semiotica e antropologia” all'interno del seminario di Semiotica "La moda glocal", curato da Franciscu Sedda e Paolo Sorrentino.

L'attività intellettuale di Paolo Fabbri riveste campi molteplici: dal linguaggio alle arti, dalla comunicazione alla filosofia, dalla sociologia alla epistemologia. Ha collaborato per molti anni con Algirdas J. Greimas a Parigi nell'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales e con Umberto Eco a Bologna. Ha insegnato nelle Università di Firenze, Bologna, Urbino, Palermo e in molti atenei europei e americani. È stato direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Parigi.

Guarda la locandina del 15 dicembre
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RASSEGNA STAMPA

L’UNIONE SARDA di venerdì 15 dicembre 2017
Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
INCONTRI CULTURALI. Il docente di fama internazionale ieri e oggi ospite dell'Università di Cagliari
Paolo Fabbri: «Quando l'insulto irrompe nel linguaggio della politica»

È uno dei padri e maestri della semiotica, disciplina che i non addetti ai lavori hanno difficoltà a definire. Storico amico e collega di Umberto Eco, Paolo Fabbri (Rimini, 1939), docente universitario di fama internazionale, sarà ancora oggi ospite dell'Università di Cagliari. È arrivato ieri per tenere, davanti a studenti e professori del corso di Lingue e comunicazione, una lectio sul deterioramento della retorica politica ed evidenziare l'uso imperante dell'insulto e delle male parole. Ha anche trattato del senso delle isole, delegando ai suoi interlocutori le implicazioni che si legano al futuro politico della Sardegna. Stamattina, incontrando gli allievi del seminario di semiotica “La moda glocal” curato da Franciscu Sedda e Paolo Sorrentino, parlerà invece di tatuaggi. Esaminerà, facendone innovativo tema di ricerca, l'iconografia contemporanea dei disegni sulla pelle che, rispondendo a tendenze provenienti dal basso, si ribellano alle autorità della moda e dello stile.
Politica, isole, persino tatuaggi e linguaggi giovanili. Temi distinti e distanti. Cosa permette alla disciplina la trasversalità? Può chiarire ancora una volta cosa sia la semiotica?
«È domanda ricorrente. Se come sosteneva Eco la semiotica è nata con gli stoici, val la pena di interrogarsi sui motivi di novità che intervengono nell'affrontare la problematica antichissima del segno. Il bisogno attuale della disciplina è quello di riflettere sulla questione della significazione. Non su cosa sia una cosa, ma su quale significato le venga attribuito. La semiotica studia quindi le articolazioni del significato, le gerarchie dei valori e come i valori vengano sistemati, raccontati e vissuti. Per condurre quest'analisi ricorre a una serie di strumenti. Il fatto che sia disciplina metodologica (e non a vocazione filosofica), quindi, permette la trasversalità».
L'irrompere dell'insulto nella dialettica politica in che modo interessa la semiotica?
«Diverse discipline si occupano degli argomenti razionali alla base della politica. La semiotica può invece esplorare la componente passionale e valoriale che condiziona la dialettica e ne detta le regole. L'insulto, prodotto di rabbia, indignazione e invidia, è spia eccellente. Non ha niente a che fare col reale o la verità. È luogo di inventività e niente - mi piace dire - ha più inventiva dell'invettiva».
Quali esempi?
«Senza eccedere nella trivialità, ricordo che “vaiassa”, termine che in napoletano significa prostituta, è parola entrata nel vocabolario grazie alla politica e che nel nostro Parlamento è stata pronunciata la frase “Vecchie coscione svergognate”. Ma il nostro orizzonte di ricerca non si restringe a una nutrita lista di insulti. Intende anche tirare fuori la parte dimenticata della retorica che prevedeva esclamazioni, improperi, allocuzioni. Ricorreva a strategie che equilibravano lodi e biasimo».
Sdoganato persino da Cossiga quando era presidente della Repubblica, l'insulto annovera tra i suoi artisti tanti leader politici in piena attività: Berlusconi, Salvini...Anche Renzi?
«Renzi meno direi. Non sa usare la lingua con la stessa creatività di Grillo. Il leader 5Stelle è comico assurto alla politica, rivoluzione di per sé meritevole di analisi. Ha quindi un'abilità inventiva ineguagliabile. Si pensi ai nomignoli “Aledanno” e “Frigniero”, deformazione di Alemanno e Fornero. Al di là dei singoli esempi, tuttavia, la semiotica osserva fenomeni più generali. Evidenzia l'irruzione nel mondo della politica del linguaggio tecnico del calcio (“scendere in campo” e “arbitro”) e di quello triviale delle tifoserie. Sottolinea anche la portata del cosiddetto “infotainment”. L'informazione che si fa intrattenimento». La denuncia che in tv, sulle piazze reali e virtuali, si fa insulto. Insulto che suscita il riso, deforma, avvilisce e condanna. Spesso con buona pace della verità.
Manuela Arca

L'Unione Sarda di venerdì 15 dicembre 2017
L'Unione Sarda di venerdì 15 dicembre 2017

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