Science of Philantropy Initiative, ne parla il prof. Vittorio Pelligra al Dipartimento di Economia dell’Università di Chicago
06 September 2017

Sergio Nuvoli - RASSEGNA STAMPA
 
Cagliari, 6 settembre 2017 - Si sta svolgendo in questi giorni, presso il dipartimento di Economia dell’Università di Chicago, la conferenza annuale della Science of Philantropy Initiative, alla quale anche l’Università di Cagliari partecipa con la presentazione di una ricerca coordinata da Vittorio Pelligra (a destra), professore di Politica economica del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali, e finanziata da CSV-Sardegna e che ha coinvolto anche Leonardo Becchetti (università di Roma - Tov Vergata) e Tommaso Reggiani (Masaryk University - Brno) sul funzionamento del 5x1000 nel sistema fiscale italiano.
 
Nell’ambito di questo studio, appena pubblicato sulla rivista International Tax and Public Finance, è stato condotto un esperimento su un campione rappresentativo dell’intera popolazione sarda che ha mostrato, tra le altre cose, il ruolo fondamentale della cosiddetta informazione sociale: se i contribuenti fossero informati ogni anno circa l’ammontare dei finanziamenti ricevuti da ogni organizzazione attraverso il 5x1000, l’anno successivo le loro scelte cambierebbero in modo significativo, cioè sarebbero indotti a dare di meno a quelle poche organizzazioni che generalmente ottengono molto, redistribuendo le loro donazioni a favore di quelle che invece ottengono di meno, favorendo in questo modo una struttura più pluralista e finanziando la fornitura di una gamma più ampia di servizi di utilità sociale.
 
Il fatto che il Ministero dell’Economia, quindi, fornisca oppure no, come è avvenuto questi anni, tali dati può avere un impatto molto ampio sull’utilizzo del quasi mezzo miliardo di euro che ogni anno i contribuenti destinano alle organizzazioni no-profit e di volontariato.
 
Questo tema ha riscosso grande attenzione da parte degli organizzatori della conferenza di Chicago che ogni anno mette insieme accademici e rappresentanti delle più importanti organizzazioni filantropiche americane (la Lilly Family Foundation e la Melissa and Bill Gates Foundation, solo per fare alcuni esempi) interessati allo studio sperimentale del comportamento pro-sociale e donativo, alla sua evoluzione nel tempo, dall’infanzia all’età adulta, al ruolo che la cultura gioca in tali scelte che possono influenzare fenomeni importanti per la vita sociale in generale (si pensi per esempio alla donazione del sangue, degli organi o al volontariato).
 
Accademici e organizzazioni si incontrano in questi giorni in quello che è forse il Dipartimento di Economia più famoso al mondo e un tempo culla del più radicale liberalismo economico, per ragionare insieme su come questi temi e questi studi possono informare nuove e più efficaci pratiche nel processo di costruzione di società più inclusive e più giuste.

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216


 

 

 

               


L’UNIONE SARDA
UNIONESARDA.IT
Ieri alle 13:29
 
È stata presentata all’Università di Chicago - in occasione della conferenza annuale della Science of Philantropy Initiative - una ricerca realizzata in Sardegna dall’Università di Cagliari e finanziata da CSV-Sardegna sul funzionamento del 5x1000 nel sistema fiscale italiano.
A esporre le principali evidenze dello studio il coordinatore Vittorio Pelligra, professore di Politica economica del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali.
All’interno della ricerca - i cui principali risultati sono stati pubblicati in un saggio della rivista "Tax and Public Finance" - è stato condotto un esperimento su un campione rappresentativo dell’intera popolazione sarda che ha mostrato il ruolo fondamentale della cosiddetta "informazione sociale", secondo cui se i contribuenti fossero correttamente informati ogni anno sull’ammontare dei finanziamenti ricevuti da ogni organizzazione attraverso il 5x1000, l’anno successivo cambierebbero i destinatari delle loro donazioni.
In pratica, i contribuenti sarebbero portati a dare di meno a quelle poche organizzazioni che generalmente ottengono di più, di fatto redistribuendo le donazioni a favore di quelle che invece ricevono di meno.
In questo modo potrebbero favorire il pluralismo e finanziare una gamma più ampia di servizi di utilità sociale.
Il fatto che il ministero dell’Economia, quindi, divulghi o meno tali informazioni può avere un impatto molto ampio sull’utilizzo del quasi mezzo miliardo di euro che ogni anno i contribuenti destinano alle organizzazioni no-profit e di volontariato.

VISTANET.IT
mercoledì, 06 settembre 2017 
 
CAGLIARI - Si sta svolgendo in questi giorni, presso il dipartimento di economia dell’Università di Chicago, la conferenza annuale della Science of Philantropy Initiative, alla quale anche l’Università di Cagliari partecipa con la presentazione di una ricerca coordinata da Vittorio Pelligra, professore di Politica economica del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, e finanziata da CSV-Sardegna e che ha coinvolto anche Leonardo Becchetti (Università di Roma - Tor Vergata) e Tommaso Reggiani (Masaryk University - Brno) sul funzionamento del 5x1000 nel sistema fiscale italiano.
Nell’ambito di questo studio, appena pubblicato sulla rivista International Tax and Public Finance, è stato condotto un esperimento su un campione rappresentativo dell’intera popolazione sarda che ha mostrato, tra le altre cose, il ruolo fondamentale della cosiddetta informazione sociale: se i contribuenti fossero informati ogni anno circa l’ammontare dei finanziamenti ricevuti da ogni organizzazione attraverso il 5x1000, l’anno successivo le loro scelte cambierebbero in modo significativo, cioè sarebbero indotti a dare di meno a quelle poche organizzazioni che generalmente ottengono molto, redistribuendo le loro donazioni a favore di quelle che invece ottengono di meno, favorendo in questo modo una struttura più pluralista e finanziando la fornitura di una gamma più ampia di servizi di utilità sociale.
Il fatto che il Ministero dell’Economia, quindi, fornisca oppure no, come è avvenuto questi anni, tali dati può avere un impatto molto ampio sull’utilizzo del quasi mezzo miliardo di euro che ogni anno i contribuenti destinano alle organizzazioni no-profit e di volontariato.
Il tema ha riscosso grande attenzione da parte degli organizzatori della conferenza di Chicago che ogni anno mette insieme accademici e rappresentanti delle più importanti organizzazioni filantropiche americane (la Lilly Family Foundation e la Melissa and Bill Gates Foundation, solo per fare alcuni esempi) interessati allo studio sperimentale del comportamento pro-sociale e donativo, alla sua evoluzione nel tempo, dall’infanzia all’età adulta, al ruolo che la cultura gioca in tali scelte che possono influenzare fenomeni importanti per la vita sociale in generale (si pensi per esempio alla donazione del sangue, degli organi o al volontariato).
Accademici e organizzazioni si incontrano in questi giorni in quello che è forse il Dipartimento di Economia più famoso al mondo e un tempo culla del più radicale liberalismo economico, per ragionare insieme su come questi temi e questi studi possono informare nuove e più efficaci pratiche nel processo di costruzione di società più inclusive e più giuste.
 

 

 

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