Sergio Nuvoli
Cagliari, 15 ottobre 2019 - Un nuovo studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Cagliari e guidato da Miriam Melis, in collaborazione con l’Accademia delle Scienze Ungheresi a Budapest e l’Università del Maryland a Baltimora, rivela come l’uso durante la gravidanza della cannabis e l’esposizione al suo principale componente psicoattivo – il THC - modifichi il sistema dopaminergico della prole e la renda suscettibile ai suoi effetti psicotici durante la preadolescenza.
Questo studio, che esce oggi sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature Neuroscience”, grazie a un approccio multidisciplinare ha svelato importanti modificazioni delle aree cerebrali responsabili della gratificazione nei giovani ratti, i quali mostrano una maggiore vulnerabilità agli effetti di una sola esposizione al THC a un’età in cui i giovani cominciano a sperimentarla.
Lo studio, iniziato nei laboratori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari nel 2014, ha visto successivamente il coinvolgimento dei due centri di ricerca internazionali ed è finanziato dal prestigioso ente americano National Institute on Drug Abuse: mostra come l’uso di una droga considerata “leggera”, se assunta durante la gravidanza modifichi la regione cerebrale importante per le emozioni, il piacere e diverse funzioni cognitive, così come fanno cocaina e l’alcol. Un’evidenza molto importante perché - con la crescente legalizzazione della cannabis e la diffusa percezione di una sua sostanziale innocuità - la cannabis è la droga illegale più usata nel mondo dalle donne incinte, a volte assunta come rimedio per le nausee mattutine o per l’ansia.
Gli autori dello studio sperano quindi che la loro scoperta aiuti il processo di consapevolezza riguardo le conseguenze negative sullo sviluppo del sistema nervoso centrale del bambino. D’altronde gli studi dimostrano come rispetto ai loro pari questi bambini siano iperattivi, disattenti, più impulsivi e più suscettibili alle psicosi. Non sorprende quindi gli autori che anche lo sviluppo del loro sistema dopaminergico sia alterato.
Nello stesso studio, gli autori sono stati in grado di correggere le modificazioni cerebrali, a livello sia cellulare sia comportamentale, riuscendo a proteggere i piccoli esposti durante la gestazione al THC dai suoi effetti detrimenti con un farmaco che attualmente è approvato dalla agenzia americana del farmaco (la Food and Drug Administration) in diversi studi clinici per il trattamento della schizofrenia, del disturbo bipolare e dei disturbi psichiatrici associati all’uso di cannabis.
L’UNIONE SARDA di sabato 19 ottobre 2019
CULTURA – pagina 50
Cannabis in gravidanza? Bambini a rischio psicosi
Scienze. Importante scoperta dei ricercatori dell’Università di Cagliari
L'uso durante la gravidanza della cannabis e l'esposizione al suo principale componente psicoattivo, il Thc, modifica il sistema dopaminergico della prole e la rende suscettibile ai suoi effetti psicotici durante la preadolescenza (fino ai 14 anni circa).
L'importante scoperta di questa correlazione è il frutto di uno studio iniziato nei laboratori del Dipartimento di Scienze biomediche dell'Università di Cagliari nel 2014 e ora pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Nature Neuroscience.
Lo studio, coordinato dal professore associato Miriam Melis, ha visto la partecipazione di uno staff di brillanti ricercatori e dottorandi dell'Università di Cagliari (Mauro Congiu, Francesco Traccis, Valeria Serra, Roberto Frau, Paola Devoto, Claudia Sagheddu, oltre al tecnico Pierluigi Saba) e la collaborazione dell'Accademia delle Scienze ungheresi a Budapest e dell'Università del Maryland a Baltimora.
«Negli ultimi quindici anni la percentuale delle donne in gravidanza che fanno uso di cannabis è raddoppiato, attestandosi in Europa fra il 6 e il 12 percento», spiega la professoressa Melis. «Questo è dovuto alla generale sottostima dei suoi effetti negativi - in alcuni stati americani è addirittura prescritta contro le nausee mattutine - quando invece gli studi dimostrano che rispetto ai loro pari i bambini esposti sono iperattivi, disattenti, più impulsivi e più suscettibili alle psicosi. Ricordiamoci che le donne incinte non prendono farmaci e limitano anche la caffeina o il cioccolato, suona davvero paradossale il ricorso a una droga che io non classifico come leggera : per me esiste solo la distinzione fra droghe legali e illegali». Un secondo risultato di grande rilevanza dello studio, portato avanti dai ricercatori di Cagliari su un campione di giovani ratti, è l'individuazione di un farmaco che potrebbe correggere, forse in maniera stabile, le alterazioni del neurosviluppo prodotte dal Tch in gravidanza: si tratta del “pregnenolone”, un ormone approvato dall'Agenzia americana del farmaco, a oggi già in commercio per il trattamento della schizofrenia, del disturbo bipolare e dei disturbi psichiatrici associati all'uso di cannabis.
Luca Mirarchi
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