“LA STAMPA” dedica una pagina agli studi della Divisione Biometria del PRALab, guidata da Gian Luca Marcialis
22 June 2017

di Sergio Nuvoli - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA 

Cagliari, 22 giugno 2017 – Ancora una volta l’Università di Cagliari richiama l’attenzione dei quotidiani nazionali: è successo anche ieri, perché “La Stampa” ha pubblicato un articolo di Nicola Pinna a tutta pagina sulla ricerca condotta dalla Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica.
 
Il quotidiano ha spiegato nei dettagli gli studi del team guidato dal prof. Gian Luca Marcialis, che aveva già guadagnato grande visibilità nelle scorse settimane, per sé e per tutto l’Ateneo (vedi sotto l’ampia rassegna stampa). L’importanza attribuita alla ricerca è dimostrata anche dal fatto che l’articolo di Pinna compare non soltanto nella versione cartacea, ma anche nella versione on line.
 
 
 
LA STAMPA
Pubblicato il 21/06/2017
NICOLA PINNA
CAGLIARI
 
Gli hacker del futuro cambieranno armi per i loro attacchi: cloneranno direttamente le impronte digitali e saranno persino capaci di replicare in laboratorio altri tratti somatici. Apriranno così i forzieri delle grandi banche dati, ma saranno anche in grado di violare i piccoli dispositivi personali e da lì riusciranno facilmente ad accedere alle informazioni più riservate e magari al nostro conto bancario. Non c’è da allarmarsi, il rischio non è ancora così attuale. Ma è prossimo. E allora già si studiano i metodi di prevenzione. L’Università di Cagliari ha un pool di ricercatori che si occupa di cyber security e che in questi giorni cerca donatori di tratti somatici. «Abbiamo bisogno di volontari che ci offrano le loro impronte digitali per continuare il lavoro sui sistemi di protezione - dice il professor Gian Luca Marcialis - In pochi giorni più di cinquanta persone si sono messe a nostra disposizione. Grazie al loro contributo potremo approfondire gli esperimenti fatti finora».
 
L’appello su Facebook
L’annuncio pubblicato dall’Università su Facebook ha incuriosito quasi subito: «Cercansi donatori di impronte digitali». Davanti al laboratorio «PraLab» del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica si è quasi formata la fila. Qualcuno si è presentato incuriosito (e disponibile) ma anche dubbioso: «Cosa farete con le mie impronte? Non è che le clonate e poi le rivendete?». Niente di tutto ciò: gli scienziati sardi hanno già messo a punto un sistema che consente di rendere inviolabili i sistemi di sicurezza del futuro. «Quelli usati attualmente non garantiscono totalmente l’identità del possessore e le tante violazioni ce lo dimostrano - sottolinea il professor Marcialis - I sistemi di riconoscimento biometrici, cioè volto o impronte digitali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche dell’individuo e questo esclude la possibilità che password o pin possano essere smarriti o copiati, mettendo a rischio i nostri dati». 
 
Stoppare i clonatori
Ma il furto è un rischio reale. E non sembra neanche molto difficile da mettere a segno. «Per clonare le nostre impronte digitale è possibile sfruttare alcuni siliconi o gelatine e così si riesce ad avere una copia quasi perfetta del dito - spiega il coordinatore del progetto - I tentativi di repliche artificiali sono svariati in tutto il mondo, ma noi ora siamo in grado di riconoscere con maggiore precisione un clone. D’ora in poi l’obiettivo della ricerca è quello di realizzare uno strumento che sia in grado di riconoscere la minima differenza tra l’originale e il clone attraverso un’analisi microscopica. Perché la copia non può certo avere la quantità di informazioni biometriche di un’impronta reale». 
 
Una nuova banca dati
I ricercatori lavorano per realizzare una banca dati di impronte digitali e tratti somatici. Sia per la sicurezza digitale ma anche per un interessante progetto di riconoscimento di terroristi e altre persone considerate pericolose. «Clonare le impronte digitali, almeno a giudicare quello che si trova sulla rete, sembra una cosa semplicissima, anche perché ciascuno di noi lascia informazioni preziose ovunque e continuamente - precisa Marcialis - Nella realtà, però, non è proprio così semplice. È vero che il materiale necessario si può trovare anche a basso prezzo, ma non tutti hanno le abilità necessarie per riuscire a riprodurre le impronte digitali. Quindi direi che per adesso non c’è da preoccuparsi troppo».
 

 


UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216


 

 

 

               


Sergio Nuvoli - VAI ALLA RASSEGNA STAMPA

Cagliari, 22 maggio 2017 - La Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari cerca volontari disposti a “donare” le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale, utilizzato solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto di tutte le norme in materia di privacy.
 
Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, prof. Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
 
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati.
 
GUARDA IL SERVIZIO ANDATO IN ONDA NEL TGR RAI SARDEGNA
Servizio di Cristiana Aime nell’edizione delle 19.35 del 25 maggio 2017
 
Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo.
 
Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
 
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento, indicando data e ora a più congeniali.
 
La Liveness Detection è una particolare branca della biometria che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche. Il fine di questa ricerca è quello di contrastare gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. Questo tipo di attacchi a sistemi di identificazione sono noti in letteratura con il nome di attacchi diretti (presentation attack), spoofing o fake. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito ‘vero’ o da una replica artificiale?
 
Referente scientifico è il prof. Gian Luca Marcialis – marcialis@diee.unica.it
Per informazioni contattate lo staff all’indirizzo livdetlaboratorio@gmail.com
 
 

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LA NUOVA SARDEGNA
La Nuova Sardegna di sabato 3 giugno 2017
Inserto Atlanti
Pagina 14 - Tecno
Biometria. La ricerca
DONATORI DI IMPRONTE CONTRO IL FURTO DI IDENTITÀ DIGITALE
Arruolati dall’Università di Cagliari per creare un gigantesco database. Obiettivo: insegnare alle macchine come si riconosce un dito vero
di Stefano Ambu
 
 
Ci sono già più di trenta volontari delle impronte digitali. E a luglio forse saranno cento: daranno una mano alla scienza. Anzi le dita. Perché presto la sicurezza dei fatti e dei soldi propri passerà dai nostri pollici. Niente più "pin" con la data di nascita del bambino o password con il soprannome di quando si giocava a pallone: dati sensibili e bancari saranno accessibili, sempre di più, attraverso codici di accesso biometrici. Per questo nasce il progetto di raccogliere nel mondo il maggior numero possibile di impronte digitali: serviranno per creare un data base in cui si incroceranno milioni di informazioni. Per creare codici, derivati proprio dalla pressione del dito su uno schermo. E dovranno essere stringhe lunghe e impenetrabili. A Cagliari la raccolta è gestita dalla Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università. Il referente scientifico è il professor Gian Luca Marcialis. Si cercano - e si stanno già trovando - volontari disposti a "donare" le impronte digitali per realizzare un data base non commerciale. Da utilizzare - spiega l’Università - solo per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. «Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo - spiega Marcialis -. Diciamo questo per tranquillizzare e incoraggiare chi ci vuole venire a trovare nei nostri laboratori. Chi lo ha già fatto si è trovato molto bene: l’identikit del donatore è quello di una persona con la mente aperta, proiettata nel futuro. Molto interessata a tutti i passaggi: dalla apparizione sul monitor delle sue impronte alla realizzazione del calco». Un’esperienza coinvolgente. E in qualche modo anche divertente. La donazione cagliaritana è inserita nel progetto più ampio della "Fingerprint Liveness Detection Competition", un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo. «L’India - spiega Marcialis - è molto avanti in questo settore che rappresenta il futuro della sicurezza. In Italia il riconoscimento digitale è poco utilizzato: viene utilizzato soprattutto nel campo della telefonia mobile. Ma nei prossimi anni sarà il futuro della sicurezza». Al centro una chiave di accesso unica come le impronte digitali. Impossibili da perdere o da dimenticare da qualche parte. Difficili da copiare. Le macchine - anche grazie a questa ricerca - potranno avere più informazioni per distinguere un dito vero da uno artificiale, creato apposta per rubare segreti o soldi. La Liveness Detection - quella che ispira il progetto - è una particolare branca della biometria che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche. Il fine di questa ricerca è proprio quello di contrastare gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito vero o da una replica artificiale? «Tutti i sistemi di intelligenza artificiale - spiega Marcialis - hanno bisogno di disporre del maggior numero possibile di dati». E di tempo, per aiutare la tecnologia, ne serve davvero poco. Sino a luglio si può prenotare l’appuntamento con i laboratori di ingegneria. E una volta lì bastano appena 45 minuti: la scienza ringrazia.

 


 

 
LA NUOVA SARDEGNA
LANUOVASARDEGNA.IT
 
CAGLIARI. L’Università di Cagliari cerca donatori volontari di impronte digitali. Obiettivo: realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici. L’iniziativa è promossa dalla divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica. Si tratta di un progetto che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della «Fingerprint Liveness Detection Competition», un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo.
Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ’rubarè anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali. La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento indicando data e ora a più congeniali.
 

 
ANSA
Università Cagliari cerca donatori di impronte digitali
Iniziativa per realizzare database contro attacchi informatici
CAGLIARI
 
(ANSA) - CAGLIARI, 24 MAG - L’Università di Cagliari cerca donatori volontari di impronte digitali. Obiettivo: realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici. L’iniziativa è promossa dalla divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica. Si tratta di un progetto che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della "Fingerprint Liveness Detection Competition", un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ’rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali. La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento indicando data e ora a più congeniali. (ANSA).
 

 
SARDINIAPOST.IT
24 maggio 2017 Innovazione
 
L’Università di Cagliari cerca donatori volontari di impronte digitali. Obiettivo: realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici. L’iniziativa è promossa dalla divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica. Si tratta di un progetto che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo. Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali. La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento indicando data e ora a più congeniali.

 


 

L’UNIONE SARDA
L’UNIONE SARDA di mercoledì 24 maggio 2017
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Lo studio del Dipartimento di Ingegneria
Progetto sulla sicurezza: l’Università cerca donatori di impronte digitali
 
L’università cerca donatori di impronte digitali. L’appello arriva dal Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica - Divisione biometria del PRALab - che lavora per realizzare un archivio. I dati saranno utilizzati «esclusivamente per testare le soluzioni progettate e sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali».
Per garantire la privacy del volontari, il processo di acquisizione delle impronte sarà anonimo. L’iniziativa rientra nell’ambito della “Fingerprint liveness detection competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento degli individui. L’obiettivo è quello di sostituire chiavi, tesserino, password o pin con il riconoscimento delle impronte digitali attraverso sistemi di riconoscimento biometrici ai quali da tempo lavorano i ricercatori dell’università di Cagliari. Il rischio che i dati possano essere rubati, però, fa sì che gli studiosi debbano mettere a punto meccanismi di sicurezza sempre più avanzati: per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale per ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
«La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione» assicura la nota dell’Università. I volontari potranno partecipare compilando il modulo disponibile sul sito dell’ateneo.
 

 


 
YOUTG.NET
 
CAGLIARI. Cercasi donatori di impronte digitali contro il furto dell’identità. L’appello arriva dalla Divisione Biometria del PraLab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’ateneo cagliaritano cerca volontari disposti a “donare” le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. Il processo di acquisizione, spiegano dall’Ateneo, è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto della normativa sulla privacy.
Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, il professor Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
La Liveness Detection è una disciplina che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche per combattere gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. Questo tipo di attacchi a sistemi di identificazione è noto in letteratura con il nome di attacchi diretti (presentation attack), spoofing o fake. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito ‘vero’ o da una replica artificiale?
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin: tutti strumenti che non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo.
Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento indicando data e ora a più congeniali.
 

 
SARDEGNAMEDICINA.IT
Mar, 23/05/2017 - 11:14
 
La Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari cerca volontari disposti a “donare” le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto di tutte le norme in materia di privacy. Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, prof. Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento (http://pralab.diee.unica.it/LivDet2017), indicando data e ora a più congeniali.
La Liveness Detection è una particolare branca della biometria che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche. Il fine di questa ricerca è quello di contrastare gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. Questo tipo di attacchi a sistemi di identificazione sono noti in letteratura con il nome di attacchi diretti (presentation attack), spoofing o fake. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito ‘vero’ o da una replica artificiale?
 

 
SARDEGNAOGGI.IT
 
CAGLIARI - La Divisione Biometria del PraLab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari cerca volontari disposti a "donare" le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali.
Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto di tutte le norme in materia di privacy. Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, il professor Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della "Fingerprint Liveness Detection Competition", un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ’rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento, indicando data e ora a più congeniali.
 

 
VISTANET.IT
23 maggio 2017 12:03 La Redazione
 
La Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari cerca volontari disposti a “donare” le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto di tutte le norme in materia di privacy. Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, prof. Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento (LINK), indicando data e ora a più congeniali. La Liveness Detection è una particolare branca della biometria che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche. Il fine di questa ricerca è quello di contrastare gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. Questo tipo di attacchi a sistemi di identificazione sono noti in letteratura con il nome di attacchi diretti (presentation attack),spoofing o fake. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito ‘vero’ o da una replica artificiale?
 

 
CAGLIARIPAD.IT
 
La Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari cerca volontari disposti a “donare” le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto di tutte le norme in materia di privacy. Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, prof. Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento (http://pralab.diee.unica.it/LivDet2017), indicando data e ora a più congeniali.
La Liveness Detection è una particolare branca della biometria che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche. Il fine di questa ricerca è quello di contrastare gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. Questo tipo di attacchi a sistemi di identificazione sono noti in letteratura con il nome di attacchi diretti (presentation attack), spoofing o fake. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito ‘vero’ o da una replica artificiale?
Referente scientifico è il prof. Gian Luca Marcialis – marcialis@diee.unica.it
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CASTEDDUONLINE.IT
Autore: Redazione Casteddu Online il 23/05/2017 10:49
 
La Divisione Biometria del PRALab del Dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell’Università degli Studi di Cagliari cerca volontari disposti a “donare” le proprie impronte digitali per realizzare un database non commerciale da utilizzare solo ed esclusivamente per testare le soluzioni progettate per sopperire a eventuali attacchi informatici ai sistemi di riconoscimento di impronte digitali. Il processo di acquisizione è reso totalmente anonimo ed è a fini di ricerca scientifica, nel pieno rispetto di tutte le norme in materia di privacy. Si tratta di un’iniziativa che i ricercatori guidati dal responsabile della Divisione, prof. Gian Luca Marcialis, stanno realizzando nell’ambito della “Fingerprint Liveness Detection Competition”, un confronto a livello internazionale tra gli operatori che si occupano dei sistemi di riconoscimento di un individuo.
Questa operazione, necessaria in molti momenti della giornata, è oggi ancora affidata a strumenti come il possesso di una chiave o di un tesserino, la conoscenza di una password o di un pin, ecc. Strumenti che tuttavia non garantiscono totalmente circa l’identità del possessore, in quanto possono essere illegittimamente sottratti, ma anche smarriti o dimenticati. Al contrario, i sistemi di riconoscimento biometrici, su cui da tempo studiano i ricercatori dell’Università di Cagliari con costanti riconoscimenti internazionali, fanno affidamento su caratteristiche fisiche proprie dell’individuo (volto, impronta digitale) e ci identificano per quello che siamo e non per ciò che ricordiamo o possediamo. Negli ultimi anni la diffusione di sistemi di identificazione biometrica ha reso necessario lo studio della loro sicurezza, evidenziando come sia possibile ‘rubare’ anche i tratti biometrici di una persona, per esempio costruendo un calco dell’impronta digitale, e così ingannare i sistemi di riconoscimento grazie a repliche artificiali.
La raccolta di impronte digitali avviata dai ricercatori va in questa direzione: i volontari interessati potranno partecipare compilando il modulo sul sito del dipartimento (http://pralab.diee.unica.it/LivDet2017), indicando data e ora a più congeniali.
La Liveness Detection è una particolare branca della biometria che studia l’autenticità delle caratteristiche biometriche. Il fine di questa ricerca è quello di contrastare gli attacchi ai sistemi di riconoscimento automatici tramite repliche artificiali dei tratti caratteristici individuali. Questo tipo di attacchi a sistemi di identificazione sono noti in letteratura con il nome di attacchi diretti (presentation attack), spoofing o fake. In altre parole, la Fingerprint Liveness Detection cerca di rispondere a domande del seguente tenore: questa impronta digitale è stata prodotta da un dito ‘vero’ o da una replica artificiale?
Referente scientifico è il prof. Gian Luca Marcialis – marcialis@diee.unica.it
Per informazioni si può contattare lo staff all’indirizzo livdetlaboratorio@gmail.com

 

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