Nell’opera cinematografica di Enrico Pau si possono ammirare alcuni pezzi della collezione dell’Università di Cagliari
10 May 2017

Sergio Nuvoli 

Cagliari, 10 maggio 2017 – Ci sono anche le Cere anatomiche di Clemente Susini dell’Università di Cagliari nel film “L’Accabadora” di Enrico Pau, in queste settimane nelle sale cinematografiche italiane.
 
I preziosi manufatti, custoditi nell’omonimo Museo incastonato dentro la Cittadella universitaria dei Musei, rappresentano, anche per importanti testate nazionali come “Il Fatto Quotidiano”, una delle “tracce di un passato sardo o addirittura cagliaritano” capaci di “trascinare e affascinare”.
 
“L’obiettivo della macchina da presa disegna quadri statici e fissi talvolta persino d’insieme – scrive tra l’altro il quotidiano nella recensione del film di Pau - senza però farli vivere di una solennità alta e rigorosa, tanto che calcinacci, muri scrostati e veli neri paiono più come l’esteriorizzazione formale di un’idea che una sua rappresentazione stilisticamente essenziale”.
 
Nelle note di regia, Pau scrive, descrivendo la città sotto le bombe: “Decine di migliaia di cagliaritani sfollarono. Ma qualcuno rimase a tenerla in vita, e a costoro il film è dedicato. Rimase il dottore che ebbe l’incarico di custodire le meravigliose cere settecentesche del Susini, autentici capolavori della ceroplastica mondiale, che ancora oggi si possono ammirare alla cittadella dei musei. A quel giovane e coraggioso scienziato è ispirato il personaggio di Albert, il nostro medico, che in fondo è un personaggio reale”.
 
Il regista, in un’intervista concessa a Fabio Canessa per “La Nuova Sardegna”, riassumendo il significato del film spiegava che “durante la guerra un medico, mentre molti scappavano, rimase in città per prendersi cura delle meravigliose cere anatomiche del Susini, per salvare la bellezza”. Quella bellezza che, attraverso l’opera paziente e laboriosa del prof. Alessandro Riva e di altri docenti che nei secoli l’hanno custodita, è arrivata fino a noi.
 
L’idea dell’inserimento di questo episodio nello svolgersi del film è nata forse da lontano, forse da quando lo stesso Enrico Pau, recensendo per “La Nuova Sardegna” il bel volume della Ilisso dedicato alle Cere del Susini, ne descrisse in modo accurato la straordinaria bellezza.
 
Ricostruendone la storia, l’insegnante-regista-scrittore già nel 2007 scriveva infatti: “Il viaggio di queste cere dal laboratorio del Susini a Firenze fino all’università cagliaritana è legato al destino, ad alcune circostanze che starebbero bene all’inizio di un romanzo gotico. Una storia che ci regala un’immagine inconsueta della Cagliari degli inizi dell’Ottocento, che seppure lontana da tutto, isolata dal resto del mondo, mostrava nel suo legame con la scienza il desiderio di avvicinarsi alla parte anche più misteriosa della conoscenza”.
 
Un’immagine che Pau ha saputo restituire agli spettatori in maniera insuperabile, testimoniando una volta di più che il legame con la scienza, per i sardi (e non solo), si identifica con l’Università degli Studi di Cagliari.
 
 
 
 
 
Una scena del film
 

UFFICIO STAMPA ATENEO - mail ufficiostampa@amm.unica.it - Sergio Nuvoli - tel. 070 6752216

 

 

 

               

 
 
 

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